Alla pagina seguente | Alla pagina seguente | |
Martedì 30 luglio
2003.
L'altro
ieri, di domenica, la Bibbia si è aperta sulle parole del libro di
Giobbe in cui si dice che anche per il giusto si dà la rovina, ed ogni
sviamento possibile mi ha condotto finanche ad una magnifica meta
ulteriore oltre Sevan ed
il suo lago celestiale
Solo
così, noleggiando un taxi da Dilijian, sono pervenuto al monastero di
Hagatsin nel folto del verde montano,
in cui si profilava ed era profondamente immerso,
traendone e infondendo amenità spirituale . Ed
a notte fonda, nella periferia di Erevan, a dispetto di dinieghi
risoluti, ironie scettiche, asseverazioni categoriche che non era più
possibile in alcun modo raggiungere Ashtarak, quando erano già passate
le 11 di sera la scassatura di un ultimissimo autobus mi ci ha riportato
in hotel. Ieri
mi si è aperta invece la pagina del Vangelo di Marco ove Gesù chiede
agli astanti chi darà pietre al figlio che gli chiede pane, e mi si è
chiusa la porta di ogni apparente possibilità di andare in Iran. Dieci
giorni lavorativi escludendo dal computo il Giovedì ed il Venerdì,
giorni islamici di riposo festivo, devono intercorrere prima che possa
ottenere il lascito del visto, secondo quanto mi ha detto e ripetuto con
crescente fastidio l'anziano addetto dell' Ambasciata. "
Armenia democratic Republic, Iran islam republic" seguitava a
ripetermi Miss Gohar, non meno delusa della sua bella e giovane
assistente. La
mia sconsolatezza parlava oramai tanto per mio conto, che alla ragazza
che seguitava a chiedermi, "please", che cosa potesse ancora
fare per me, ho rinunciato a dire che ciò che ancora volevo costituiva
solo ciò che non era più possibile. Che
poteva più interessare, nel suo reportage, la cronaca d'un mio ritorno
in minore in Armenia che non interessava nemmeno più me... Addio
Shiraz, Persepolis, decantati splendori achemenidi di Persepolis,
mirabilia ilkanidi di Soltanye, moschee blu dei miei sogni e tombe su
cui genuflettermi dei miei più amati poeti. Eccomi
ora invece a rimediare l'amaro di ritrovarmi in strada verso Arouch,
nella vastità assolata della piana dell' Ararat già incline al
tramonto, lungo il sentiero campestre che reca alla chiesa, al cui
esordio la putrefazione fetida della enorme carogna di un cane pastore
seccava al sole. Raggiungo infine la chiesa di Arouch, addentrandomi nel cimitero in cui si staglia, nel folto dell' intrico circostante di erba secca, per
accedere alle rovine di un palazzo accanto che mi restano indecifrabili. Mi approssimo più ancora alla cattedrale del VII secolo, ( 661-666 d.C.) e la sola vista possibile del suo mirabile interno mi disvela che la sua forma basilicale esteriore, più animata nelle facciate laterali
che in quella anteriore, schematicamente compita,
sotto i ripetuti salienti rivestiva una sola navata affiancata da
tre arcate, una delle quali sovreminente, i cui pennacchi fungevano da
transito allo stacco dell'oculo, a cielo aperto, del tamburo e della
cupola perdutesi. E
dunque A
lungo, per imprevidente Ciononostante
che mestizia, nel ritorno a piedi per la interminabile strada in
direzione di Kish, verso Ashtarak, oltre la forra in cui giacevano i
covoni delle fienagioni, la mole innevata dell' Ararat
che seguitava sempre più a sfumare nella sera incipiente, finché
quando l'aria si era già oscurata, lungo la strada sono raccolto da
alcuni lavoratori diretti a Erevan, non altrimenti che perché già
mi ero reso a loro sconcertante per
avere chiesto se da dove sostavano, in un'officina meccanica,
finito il lavoro, lì da dove non si vedevano che rottamazioni, per
Ashtarak qualche autobus provvidenziale a quell' ora fosse ancora in
partenza. |