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Ashtarak,
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Oltre 12 ore di autobus, da Tbilisi ad Ashtarak, dalle 9,30 del mattino alle 10 di sera di ieri, lungo un percorso che in Georgia si è tramutato in una viottola di montagna che singolarmente ancora asfaltata s' insinuava tra i boschi. Ne
sortiva e si inerpicava in radure in altura,
ove tra i più remoti casolari alpestri arrivavano a destinazione
dei passeggeri georgiani, per poi reimmergersi nei boschi e
ridiscendere a costeggiare torrenti prima di risalire ancora più
in alto, senza che riuscisse immaginabile come ,e quando, quel tragitto
recasse e pervenisse ad una frontiera.
Si è
fatta interminabile la sosta alle barriere armene, prima che in Armenia ci
si riaddentrasse tra pendii boscosi, e che la discesa a valle, verso
Stefanavan, avvenisse tra praterie pregne dell' acqua della pioggia
caduta a dirotto, lungo una strada in cui il tormentio diventava come, e
quando, potessero cessare i crateri in cui l'orizzonte stradale seguitava
a franare, nella sua parvenza che a distanza seguitava a riapparire
liscia. Finché
riconoscevo in lontananza le ricostruzioni di
Spitak, mi ritrovavo nella sua piazza ancora inabitata, lungo le
meravigliose dorsali e i fondovalle di una ininterrotta prateria fragrante
di erbe e di fiori, viola e
gialli, in chiazze di colore di una diffusione infinita per i
pendii, e valicato il passo riappariva l'Aragats, dove la
prateria sommitale cedeva alle rocce ed alle nevi.
I
villaggi che si susseguivano nel tramonto
mi rammemoravano, incantandomi, le stesse scene di vita che un anno
fa, alle stessa altitudine, e a una medesima latitudine,
al di là delle frontiere chiuse avevo visto animare in Turchia i
villaggi a nord di Horasan,... Altro
sterco giaceva cumulato in pani, tra i casolari spioventi nei tetti di
lamiera, mentre ove il fondo del terreno era rimasto compatto alle
periferie, tra le prode s'inerpicavano delle mucche sciolte, dei bambini
intenti nel giuoco del pallone. Fra
i prati si prifilavano invece più remote, come nella Turchia di Kars, le
tante casipole che ora dalla infinitudine floreale circostante,
assicuravano il ritorno nell' alveare delle api per il miele.
Ma che
tristezza/ scoramento l'arrivo in Ashtarak, nello stesso hotel, quando
dopo avervi dovuto fare di nuovo i conti con la stessa anziana donna con
la quale era impossibile non litigare, come già l'anno scorso, -a
proposito di quanto le dovevo in dollari, anziché in draham,
e averle dovuto concedere la fiducia che mi negava del tutto,
lasciando che si trattenesse con il passaporto 20 dollari invece dei 10
che le spettavano,- mi sono ritrovato nella stessa stanza dove mi ero
lasciato con Sasha, divenuta così avvilente in assenza di lui.
E
per le vie senza luce di Ashtarak, ho fatto ritorno idiota ed affamato
in cerca di cibo.
28
luglio, domenica Ieri
è stato invece un giorno santificato, benedetto dalla luce del Sole:
nella signora Gohar Alexanian, nell' ingegnere iraniano cristiano che ha
messo a mia disposizione e che mi ha fornito ogni assistenza per
l'ottenimento del visto del suo Paese, ho ricevuto un 'accoglienza
ed un aiuto che hanno trasceso ogni mia felice aspettativa immaginabile.
Ha
trovato appieno riscontro, quanto di superlativo di Lei avevano scritto
dei pellegrini della mia stessa Città, nell' Album dei commenti raccolti
sull'attività della propria agenzia che Gohar
Alexanian mi ha mostrato, insieme con i numeri che le erano stati
inviati del nostro settimanale diocesano in cui si raccontava quell'
esperienza di viaggio: 12/20
marzo (2001): Venuti
senza sapere bene che cosa avremmo incontrato, quale mondo sconosciuto
avremmo perlustrato, tra quali genti avremmo trascorso alcuni giorni, ce
ne andiamo arricchiti della Storia armena fatta di drammi e di rinascite,
allietati da testimonianze religiose uniche al mondo, sorpresi da una
natura amara e tuttavia ricca di doni che consentono la vita. Soprattutto
Anche
noi ci porteremo in cuore la maestosità dell' Ararat: simbolo stupendo
di un popolo come questo, che ha la base quasi sempre in balia
della nebbiosità,ma oltre la nebbia! La vetta si staglia bianca, potente
e forte da qualunque parte ci si muove e stimola a "tener duro",
e ricominciare da capo. Attorno
all' Ararat, o meglio insieme a lui ci rimangono in cuore le centinaia di
croci fiorite che testimoniano il carattere di un credo cristiano
sconosciuto da noi. Ha
avuto ragione Gorki nel dichiarare che Sevan deve essere proprio " un
lembo di cielo ben caduto in terra". Lo meritate proprio. Gli
italiani di Mantova e Firenze Rita
Protti Tosi Fabio Zacchè
Poi, l'uomo cui mi sono rivolto in una gioielleria per chiedergli
quale marsukta recasse nei pressi della chiesa di Avan, mi ha preso per
mano e non mi ha lasciato fin che non è stato certo che dal vero e
proprio dibattito che è insorto nella galleria in cui si allineavano i
banchi ed i negozi di gioielleria ,non fosse sortito e non mi fosse stato
fornito per iscritto il consiglio giusto, su come e dove prendere la
marsukta, e su come e dove indicare al conducente di farmi scendere per
l'enigmatica chiesa.
Tra i
gineprai che ne fronteggiavano le rovine mi sarei ritrovato come Charlot
nelle sue comiche, con una scarpa ginnica che mi si è aperta,
scollandosi, senza consentirmi più di procedere che come un pinguino, ed
è stato solo grazie all'intervento di una ragazzina e della sua sorellina
che vi hanno applicato della colla che sono andate a prendere dal nonno
che risuola le scarpe, che il fondo ha aderito alla tomaia ed ho potuto
riavviarmi.
In
Avan risalendo alla stessa matrice armena della chiesa georgiana dell'
Atenis Sionis, la cui visita aveva ultimato il mio viaggio in Georgia due
giorni avanti.
Riscrittura: Nella
sua muratura massiccia si era articolata l'origine della forma
architettonica di cui in Atenis Sionis avevo ritrovato due giorni avanti
gli esiti georgiani: la chiesa centrica con il florilegio di quattro
conche, precedute da protiri, intervallate all' interno da sagrestie
angolari, delle camere circolari voltate a cupola cui preludevano delle
celle di immissione.
La luce che mi ha poi benedetto ( Siracide, 32) è la luis dell' harev in cui ha brillato la meravigliosa bambina Ruzan, nella notte stellata di Ashtarak, mentre mi sillabava in armeno la preziosità dei termini essenziali di ogni cosa fondamentale, di cui riscoprivo l'incanto sotto il pergolato della soglia della sua povera casa, la lusin che sul desco sparecchiato splendeva tra le astèr di che notte lucente.
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