Yeregnadzor,
4 agosto
Ieri
mattina , dopo essermi attardato in Ashtarak nello scrivere, mi sono
dilungato a rivedere le tre chiese gemine della cittadina, la Karmaravor
, la Tziranavor,
, la
Spitakavor,
, ho ritrovato Ruzan e i suoi fratellini, e mi sono chiarito il
significato possibile di alcune delle ultime parole armene che mi aveva
trascritto e che mi erano rimaste indecifrate.
La
chiesetta della Karmravor mi è stata quindi aperta dalla custode,
con la quale mi sono intrattenuto a raffrontare il segno di croce della
cristianità cattolica con quello della cristianità armena.
Sulla
marshrutka da Erevan
per lo Zangezour , della " campana inaudibile, nel sud dell' Armenia,
terminata l'estrema periferia periurbana ci si è addentrati nella valle
dell' Ararat, lo scenario era un esaltante paesaggio mitico
biblico-americano, vino di Noè e Coca. Cola, quale
l' offerta dei coltivi dei vigneti e delle effigi delle locande, la
montagna dell' arca nelle lontananze turche, oltre le ultime
prominenze rocciose in cui si annidava Kor Virap. Lungo le strade.i
chioschi ininterrotti di frutta ed ortaggi.
Si
è lasciata la valle per addentrarci in montagne che una siccità ancora
più arida, una luce assai più tersa, similarizzava alla grandiosità dei
dirupi sinaici, del' Hoggar sahariano.
Ma
è bastato ritrovare il fondovalle per essere di nuovo nel verde
germogliante di coltivi irrorati da torrenti, tra i fondali circostanti di
una nuda asperità scabrosa fino all' arrivo in Yeghegnadzor.
La
marshrutka mi ha lasciato proprio di fronte al solo hotel in centro, che
si è rivelato superiore ad ogni aspettativa nello stato di manutenzione,
benché l'acqua vi fosse disponibile solo in secchi e in pentoloni,
e più ancora per la accoglienza prestatami dalle due donne che vi erano
addette, cordialmente disponibili e vivamente interessate a fornirmi di
ogni "vremja utile, insieme con il taxi ed il suo d'autista d'intesa
per Noravank.
Vi
si arriva tra voragini a strapiombo che si rinserrano fino a lasciare solo
un varco sinuoso tra le lamine rocciose dei loro declivi,
oltre il quale il monastero, su in alto, fa la sua comparsa in uno
scenario di rocce di un fulgore igneo, tra cangescenze ferruginose,
nella cui pietra una fiamma incandescente emanava il suo bagliore rappreso
come il sole l'accendeva.
Ma
in tutta la sua finezza d'intaglio, nella fronte scalinata principale come
nella capziosa elaborazione, retrostante, dell'alfa e omega del simbolo
della croce in acuzie di frecce dilatate in ottagoni ,
l' Astvatzatzin emanava una preziosità fredda che mi lasciava solo
ammirato, che non mi emozionava come la semplicità della
commovente grazia mattutina della Karmravor
in Ashtarak.
A
una cripta che era il sacello della famiglia Burtelashen sovrastava
la chiesa cui davano accesso le scalinatelle,
conclusa in un'area loggia celestiale,
che tuttavia era stata ripristinata nella sua meraviglia da un
restauro di cui si avvertiva l'artefazione.
All'
esterno, le ruvidità lineari delle sculture nelle lunette dei
due portali d' accesso di Momik, che effigiavano la Vergine tra gli
Arcangeli in basso, e il Cristo e gli Apostoli Pietro e Paolo
in alto, figuravano incastonate in una trama finissima di viluppi di
intrecci floreali di matrice islamica, una orientalità ornamentale
che appariva a ancora più sviluppata all' interno della chiesa.
A
ricomporre il tutto in sintesi, negli angoli degli stipiti figuravano
delle cordonature plastiche, effigi animali desunte dai bestiari
ancestrali, entro un profluvio parietale di Kachkars.
(Immagine desunta da Google)
Più
singolare che ammirevole mi è parsa la sala d'accesso della chiesa di S.
Karpet, in cui la navata unica è una volta contornata da una
galleria rudimentale, in cui sono imitate le coperture lignee delle "azarhasen",
le antiche case contadine dell' Armenia.
Nella
sera di Yeghegnadzor mi hanno calamitato il suo parco, i giovani e i
ragazzi ed i bambini che vi erano raccolti in un'arena di cemento, dove
nelle poche luci e nel buio predominante molti di loro si
sforzavano di ballare al suono della musica di audiocassette, reso
assordante da due amplificatori.
La
giostra di una enorme ruota, poco oltre compiva lentamente il suo giro.
Finché
alle undici si è spento tutto, luci e musica e rumori. E tutti sono
sciamati via.
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