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 Goris, 6 Agosto

 

 

La vista del paesaggio tra Yeghegnadzor e Sisian , per meravigliose che fossero le praterie smaglianti di fiori, da cui si discendeva in una valle orlata da un lago, dopo avere lasciato i torrenti ed i rigogliosi fondovalle del Vayots Dzor per le convalli d'altura del Syunik, improvvisamente mi si è oscurata, come mi sono resoconto  che l'uomo che mi aveva dato un passaggio si stava tramutando in un brigante di strada.

All'arrivo a Goris  purtroppo non disponevo più che di banconote di grosso taglio, e l'importo strabiliante che sono stato costretto a concedergli lo ha reso più ancora vorace.

Pretendo ancora di più, benchè con il figlioletto fosse diretto più oltre fino a Meghri, è ritornato sui suoi passi come un lupo famelico, egli che in precedenza non aveva preteso alcun soldo da un passaggio intermedio concesso ad una masre ed al suo ragazzo, ma io non ho prestato alcun ascolto alle sue pretese, giù a dirotto, con lo zaino in spalla, per la interminabile strada disselciata,  disseminata di buche, che con l'animo infranto dall' angoscia e in affanno mi ha condotto fin dove,  quanto mai stremato, mi è apparso l'hotel Goris. un vero hotel " Kraza", a denominarlo in Russo

Un edificio in sintonia con la stanza squalliduccia che mi è stata riservata, per la quale mi è stato chiesto decisamente di più del prevedibile, più di quanto comunque spettasse al suo degrado ammalorato.

L'amaro del disgusto erano comunque tale e tanto, che ho rifiutato nel tardo pomeriggio di andare in taxi al monastero di Tatev, vanificando la sola e unica ragione per la quale mi ritrovavo a Goris, -quando l'autista convocato dalle donne dell'hotel e materializzatosi sulle sue soglie nonostante il mio diniego, ha insistito a chiedermi l'esborso di altro 8.000 dihram.

Troppi, comunque, per la mie disponibilità residua, in tutti i sensi,  benchè si trattasse pur sempre di oltre settanta chilometri di tragitto.

Così ho tentato la presunta insanità di volermi avviare a piedi per un passaggio fino a Tatev,  ritornando sino all' ingresso di Goris, fino al ponte ch'è all' imboccatura della sua vallata, 

da dove mi sono riavviato sulla via che riconduceva a Sisian, lungo la quale avevo visto in precedenza la freccia che indicava la deviazione verso Tatev.

Ho dovuto invece mestamente ripiegare sulla vista delle escrescenze cappadociche che mi si si sono profilate lungo il percorso, 1goris.JPG (119283 byte) divagare nelle chiacchiere con alcuni Karabagiani che erano in sosta a una locanda al margine della strada, sulla via del ritorno a Stephanakert.

Sulla soglia dell' hotel cui sono riapprodato sfinito, mi sono immusonito e rifiutato a lungo di entrare,  mi ispirava piuttosto la vista di una mucca cui era bastato un cenno di voce, perché si fosse riavviata da sola alla sua stalla all' interno di una casa lungo una via urbana nelle vicinanze.

Gli uomini che di fronte al suo ingresso stavano ammassando del fieno, mi hanno fatto vedere dove ella stesse con un'altra mucca da latte, l'una vorace, l'altra inappetente, in una stanza accanto al garage dov'era stato predisposto provvisoriamente il fieno raccolto, che uno dei due uomini provvedeva a pressare in un cassonetto  prima di avviarlo di sopra.

La scala a lato del garage conduceva infatti al fienile  sovrastante alla casa, una dimora a assai  che le donne si sono compiaciute di mostrarmi.

Ma che amarezza  persistente il rientro l'indomani a Erevan nella rinuncia definitiva a Tatev, quando mi sono ritrovato a considerare in stanza i frantumi della giornata .

Del veleno del male basta davvero anche una sola goccia, a mortificare tutta la bellezza di ogni cosa circostante 

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