" Non sei tu che guidi coloro che ami: è Allah che guida chi Lui vuole. Egli ben conosce coloro che sono ben guidati". ( Sura XXVII, 56).
Se Farhang l'altro ieri non mi avesse interrotto nella lettura della sura del Racconto, per richiamarmi nella sala da pranzo per l'ultimo congedo dai suoi cari, avei potuto rinvenire tali parole, nei versetti seguenti, a suggello di quanto egli mi aveva detto qualche ora avanti., sorridendo, in risposta alla mia domanda di che cosa potessi fare per lui presso il cugino Babak, in Teheran, nella cui casa gli servirebbe di poter dimorare ancora: potrebbe così andare a scuola dai maestri d'acquarello che hanno apprezzato i disegni che ha esposto in questi giorni, e trarre provento dall' insegnamento che ragazzi e ragazze gli hanno chiesto che impartisca a loro.
Già il cugino lo ha talmente aiutato nell'allestimento della mostra, che Farhang ricercando la parola confacentesi, nel dizionario inglese- farsi, per dire la sua reticenza a chiedergli ancora, non ha trovato di meglio che l'espressione "shame", per esprimere la vergogna che prova in questo.
"Ma io sono già nelle Sue mani,
", ha soggiunto in quel sorriso, declinando il mio fragile invito .Ed io ad Allah ho ceduto il passo e chinato il capo in un mio reciproco sorriso.
Suo padre, prima che ci lasciassimo, nel trasmettermi un estratto della sua biografia e di alcune sue poesie, mi ha confidato che ripone nel Corano l'identica fede laica del figlio, identica alla mia nel Cristianesimo evangelico.
Era di sinistra, un tempo, come il poeta di Khermanshah che veniva studiando e di cui stava scrivendo, prima che la sinistra fosse decapitata dai regimi iraniani.
E' il vero Corano, - the "real Koran", in cui crede, non quello degli imam.
"Quando avremmo potuto rivederci ancora?" era la richiesta accorata della sua famiglia, che sulla soglia mi ha trasmesso Farhang.
L'anno venturo, se farò ritorno in Iran dall' India traverso il Pakistan, o se vi sarò di transito di rientro dal viaggio nel Khirghizistan, e nello Xin Jang.
Mentre il fratello Berhang conduceva entrambi all' autostazione, ho chiesto a Farhang, perché mi ispirasse una poesia, il motivo per il quale nei suoi acquerelli ricorre talmente l'acqua.
Credevo di ritrovarvi delle sue intime corrispondenze con le Xvarnah, i paradisi di un'estensione immateriale localizzati oltre le montagne smeraldine di Qaf, di cui gli avevo chiesto, quel mattino, dove si situassero nella geografia fisica dell' Iran, mentre al computer eravamo di fronte alle immagini di un mio testo poetico sulla Resurrezione corporale, come è immaginata nelle filosofie iraniche degli Shaiyk.
Credevo che potesse essere attratto dall' acqua per l'immaterialità delle forme che vi sono riflesse, come della nostra realtà eterna, per Sohravhardi, noi siamo l'immagine temporaneamente riflessa negli specchi di questo mondo terreno
Era perché l'acqua è libera, " because it's free, free," che la prediligeva tanto, " ed io amo la libertà", come aveva tenuto a ribadirmi non appena ci siamo ritrovati insieme, sulla autovettura di famiglia che mi riconduceva alla sua casa."L'acqua per me è la libertà perché, vedi, se la lasci uscire si spande tutta intorno, e tutto ciò che ha a che fare con l'acqua me la richiama," i pesciolini, ad esempio, che nuotano nella vasca che è al centro del cortile della sua casa, ed ai quali in mattinata aveva avvicinato la mano, nell' acqua, per dirmi quanto li amasse.
Hanno preso le veci dei canarini che sono scomparsi dalla sua casa, e dei quali gli avevo chiesto fin dall' arrivo.
Se con il cuore spezzato venivo anticipatamente così recidendo il filo dei giorni che ci avevano accomunati insieme, quando avrei potuto rimanere ancora per giorni, non era forse per una mia vocazione analoga, inquietato dal timore e tremore di una parola, o un atto, o di un' insistenza che fosse di troppo, mosso dall' apprensione che le nostre ore trascorse l'uno in prossimità dell' altro, finissero per avere più peso dell' acqua?
Non ero io pur sempre un altro rispetto alla loro famiglia, alle sue esigenze segrete, per quanto suo padre seguitasse a ripetermi che la loro era la mia casa?
Solo all' autostazione ho confidato a Farhang che avrei potuto permanere ancora, perché mi confidasse a sua volta se sentiva il bisogno od il desiderio che recedessi, che differissi la partenza di qualche giorno.Ma così dicendogli gli tacevo che anticipavo l'addio per salvaguardarmi la possibilità che un torbido incontro subentrasse al nostro limpido affetto, chissà quali altre possibilità di mete residue, dopo il Paradiso perduto del nostro reincontro.
" Non pensare a me", mi ha ripetuto, "to be happy", sii felice", mormorandomi, nell' ultima stretta delle sue mani dal finestrino dall' autobus.
Solo poco prima l'avevo baciato, nel solo trasporto fisico del mio sconfortato addio, ricordandogli. come è avvenuto all' addio dell' anno scorso, che gli sarei stato vicino pur essendogli lontano
" Do you remember , I'm far, I'm near".
Così come non appena avessi a precederlo nell' altra vita, per intercedere presso l'Altissimo per la sua adorata anima.