23 luglio 2006

 alla home page

" K..-ho chiesto stamane al mio amico-, ti senti libero con me? C'è qualcosa che stando con me  ti dispiace?

" No problem, mi ha detto sorridendo, nel levarsi dal letto per scendere a pagare il conto.

"You are wahah wallah, a good person.

Grazie, K. infinitamente grazie, my friend, l 'ho contraccambiato carezzandogli la mano che  girava la maniglia.  Gli sottacevo, così, che solo  con tali parole  mi  gratificava  finalmente di avergli consentito il primo volo aereo della sua vita, e che volo!, che ci ha addentrato nella sublimità grandiosa dei ghiacciai e dei  picchi dell'Himalaya,  insieme vedendo l'Everest per la prima volta nella  nostra vita.

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Le immagini dell'Himalaya range sono di K.

Durante l'intera giornata di  ieri , al rientro dal volo, non ha fatto che lamentarsi  del suo raffreddore, che dolersi del disturbo all' udito causatogli nel decollo dal variare della pressione.

E si è trascinato al mio seguito, nel Palazzo Reale, come i giorni precedenti è arrivato di mala voglia fino all' occhio onniveggente di Buddha, sull' altura di Swayambunath,2buddha.jpg (412177 byte) 

3buddha.jpg (364844 byte) od in Bodnath, 1buddha.jpg (338828 byte) edha trasformato in una deambulazione stremante il rientro in città, tra i templi e i  siti della  cremazione lungo i fiumi

" Good idea, aveva detto a commento-  but expensive idea- si era corretto,  a proposito del fatto  che avessi appena prenotato per entrambi i biglietti del volo.

Per il mio amico,  da che siamo nel Nepal, era come se  non esistesse più l'arte di ringraziarmi, forse perchè niente da me poteva più giungergli gradito,  di quanto gli offro, secondo quanto mi sono  intristito a dovere ritenere per vero,  fossero  le sole sue scarpe, in luogo di quelle che ha ricevuto in uso  dal fratello, o gli abiti per i suoi bambini, - oramai quanto gli donavo sembrava che  gli  fosse divenuto un intollerabile peso, come la presenza continua della mia persona, tanto più in quanto non può più  liberarsene, senza finire nella miseria della sua esistenza precedente.

"I love the free life",mi ha detto alcune sere fa, mentre cenavamo di nuovo nel Maggi restaurant di Freek street, a chiosa di quanto l'avesse sorpreso la libertà delle donne nepalesi, che come Maggi possono gestire restaurant, o vendere nei negozi,  al contrario della sottomissione cui  fa sottostare sua moglie, confinandola tra le mura domestiche

" Vent'anni fa era così anche in Nepal, - mi ha detto l'altra mattina il gestore dell 'Himalaya guest house, - ma ora tutto sta cambiando." Al punto che sua figlia è la prima donna ad  avere asceso la vetta dell 'Everest, in compagnia del marito sherpa.

" Ora il re ha meno potere in Nepal, vero? less power?"

" No more, ha sorriso, all it 's better".

Ora . a  viva voce, mi si chiama per la colazione sul terrazzo della guest house, prima della partenza in mattinata per Pokara. 

Mi felicita  fare così ritorno ove l'altra sera, cenando, io e K. ci siamo intrattenuti parlando delle piante che ci attorniavano.

K. mi mostrava il basilico che vi cresceva al centro, così come l'avevo visto  crescere rigoglioso nei piccoli sacrari della sua casa e di un maestro di Khajuraho, così come cresce immmancabile in ogni casa di ogni famiglia hindu.

" Non devi ora nemmeno toccarlo, mi ha avvertito, appena ho fatto il gesto di saggiarne la fragranza e il profumo,- ora che ti sei già portato le mani alla bocca per mangiare.  Solo dopo che ti sei lavate le mani puoi farlo. E' una pianta sacra, vi è Dio..."

" Non si possono staccare le sue foglie?"

" Si, ma solo quando è giorno e se le tue mani sono pure"

Tornava a contrapporci ciò che per un indiano è nirmal, o jutha,  al contrario di ciò che per un occcidentale è puro o impuro,  Mentre per me è contaminante  portare alla bocca delle mani che siano sporche di ciò che è estraneo al mio corpo, per K. è jutha  portare le mani ad una bocca che le contamina con gli umori interni  che vi risalgono,  dai quali ogni sera ed ogni mattina e durante il  giorno deve spurgarsi .

Alle mie spalle poteva invece mostrarmi un albero di pipal, o sal, della cui sacralità così spesso abbiamo parlato, almeno quante sono state le volte che la vista dei templi in noi ricorreva  ai tanti campanelli che vi pendevano dalle gronde, ognuno con il batacchino interno a guisa di foglia di pipal. "

 Il pipal, -mi ha confidato in terrazzo, - cresce quasi sempre dentro un albero che gli fa da padre."

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