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In quel reame di reami di abbagli turistici che è il
Rajasthan, anche il
city Palace di Jodpur nei suoi interni non è venuto meno dal deludere le
mie aspettative: solo all'uscita quando sono
stato all'altezza della
Loha Pol, mi ha emozionato ravvisarvi nei muri le mani impressevi delle mogli di M.
Singh,
prima di ascendere sul rogo del marito per la sati.
Ma di che bellezza stupefacente è
il complesso di
mura e palazzi, l'imponenza
con cui dalla roccia
della rupe le fortificazioni emergono, impervie, per ingentilirsi negli sporti e nelle grate dei
palazzi librantisi ancora più in alto, sorretti solo su di un pilastro
o su di una colonna che li slanciano al cielo, quali inanellate mani, guantate
inflesse a reggere, nel palmo, quelle sbilenche magioni di aeree fiabe.
Puskar 11 agosto
Ho svoltato anche la pagina di
viaggio di Jodpur, dei suoi
cenotafi e dei palazzi dei suoi maraja, - "very, very
big", era la impressione tutt' altro che ammirevole, che salutando la vista dell'Umaid
di Bhavan, non sottacevo a due giovani turisti che stavano uscendone. Ed essi
contraccambiavano con un riso perplesso tale mia stupefazione per la
grandiosità delle sole dimensioni dell' edificio, traendone una conferma delle loro
evidenti riserve sulla bellezza e l'abitabilità umana di quell'immensa
residenza. Eppure sono stati dei principi come Umaid Singh
che ihanno assolto in tempi più recenti la
funzione volta nel passato remoto dai dinasti Kushana; e come alla antica corte di
Bagram si contaminavano e si integravano Oriente ed Occidente, affluivano e
reciprocamente mutuavano il loro stile porcellane cinesi, avori indiani,
statuaria ellenistica, il maharana di Jodpur
acquisiva vasi laccati in Indonesia e ceramiche di squisita fattura inglese,
monumentali orologi vittoriani delle più svariate raffigurazioni portanti, i
cui emblemi del tempo erano desunti dalla più classica
cultura occidentale, e a H. V. Lanchester commissionava l'architettura liberty
di un edificio che risulta compartito simmetricamente, secondo la tradizione
indoislamica, in
un androceo-mardana e in un gineceo-zenana.
Già nel bazar ci si disponeva alla quiete serale ed al
sonno, su delle brande accostate agli usci,
o ci si attardava ancora nelle attività di
bottega, intenti a caricare e a scaricare del vasellame in terracotta,
quando vi transitavo di rientro nella locanda, per
riprendere i miei bagagli sulla via per Adjmer, Puskar.
Avevo ancora del tempo disponibile, e ne profittavo
per indugiare sulla terrazza durante la cena rigorosamente vegetariana che vi
ordinavo- la preclusione dell' uso delle stesse uova non mi consentiva di
chiedere neanche un'omelette- e rimirarvi il Meheranghar, finché è
rimasta accesa l'illuminazione notturna della sua incantevole mole.
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