Vuoto a perdere
E'
il vuoto a perdere
ora
il tuo tempo.
Non
c'è più niente
tra
te e la fine.
Che
importa, mai.
Saresti,
lo sapesse,
(ciò
ch'è un vecchio che disgusta.)
lo
sgomento dell'orrore.
marzo '91
Che
stanchezza, sempre più spesso
Che
stanchezza, sempre più spesso. Anche ogni lettura, sempre più spesso,
s'interrompe in deflussi del sonno, e non fosse per i caffè energetici, il mio
tempo libero sarebbe l'incessante tracollo di una tensione sfinita.
E'
solo nelle attività necessarie cui sono coatto,è nella sola reattività
risentita ed orgogliosa, ch'io trovo ancora vigore a resistere.
E
quando, cessato il lavoro e le attività domestiche, potrei attendere
liberamente a me stesso, la negatività interiore
attiva
le arti di perdere quanto più tempo è possibile.
Così
ritardo interi pomeriggi il rientro a casa, per indugiare in Laboratorio in
interminabili attività didattiche benchè minimali; pur di guadagnare i minuti
di tempo della dettatura degli Esercizi, perdendo ore per trascriverne e
stampare al computer la formulazione; ed al rientro, ogni scrupolo di igiene
intima, e di economia domestica, è rigidamente da me anteposto alla mia
formazione ulteriore.
Così
come concretamente non faccio più nulla di nulla, per affermarmi e far valere
ragioni.
E
il campanello all'ingresso, ( così come), e la cassetta della posta, ancora non
recano la targa del mio nome, e non ho provveduto a che sia riparato il guasto
al teleriscaldamento, o a farmi radiografare l'arto che mi fu investito in un
incidente a Monaco, e che mi dà fitte ogni giorno sempre più frequenti.
Mi
dico spesso, a consolazione umbratile, che con l'incuria di queste misure mi
attengo meglio al mio isolamento e al mio distacco, che rifiutando anche il
telefono meglio esprimo l'orrore che ho di ogni relazione, il mio divergere nel
disagio dalla sollecitudine comune.
Quando
la verità, invece, è che il tempo che perdo è il perdurare di una vita che non
voglio, cui mi confinano assennatezza prudente e sconsolato sconforto,
debolezza e ragionevolezza congiunte; sotto (le) mentite spoglie di
insegnantile gramizie, così infelicitando senza piacere e rovina.
Apolide
(Per "Singolo e solo"-Single)
Non
basta, per poter disporre ancora di un appartamento in affitto, che egli debba
seguitare a rinunciare ad ottenere la residenza dove lavora già da dieci anni,
la condizione richiesta da ogni locatario (suo conterraneo) per concederglielo
solo ammobiliato.
Deve
patire ogni perdita del caso. E dunque, in quanto non é residente dove lavora,
ogni volta deve pagare la visita al medico ed ogni prestazione sanitaria se ve
ha bisogno,- egli non figura infatti della medesima Unitarà Sanitaria Locale-
benchè comunque, come lavoratore, gli siano regolarmente detratte le ritenute
assistenziali dall'Autorità centrale.
E
sempre perchè non risiede dove eppure è
domiciliato e vive e lavora da anni, deve pagare in sovrappiù un tributo fisso
ad ogni bimestre per l'energia elettrica.
E
come domiciliato benchè non residente, nei mesi alterni deve pagare invece le
tasse sui rifiuti urbani.
Perchè
meravigliarsi, dunque, se si stranisce eppure di viverci da anni, in quella
città che non riesce a definire "la mia città", smemorandone i nome
di edifici e di vie, disdegnandone ogni pretesa e protesta, o non sapendo
ancora che espressione usare, quando gli si chiede dove mai abiti, se non che
"vi alloggia" in una certa via...
Perchè
meravigliarsi, mai, se vi è più straniero che in Midan el Tahir al Cairo?
Ma
non basta tutto (neanche) questo, non
basta, nel paese di evasione e erosione e elusione fiscale, che paghi
regolarmente più tasse del dovuto, regolarmente versando ogni contributo.
Ora
i malgovernanti, forti del consenso che assicura lo stesso loro malgoverno
corrotto, per rabberciare lo sfascio che impuniti così hanno arrecato, impuniti
al pari della stessa criminalità dilagante ch'é il loro liquame (di cui sono i
diavoli nefandi che fanno i coperchi) ( cui sono conniventi), vanno assicurando
che a colui che ha molto evaso molto sarà condonato, e che a chi ha pagato da
sempre sarà ancora più tolto...
Sono
loro, dicono a soccorso superne (emerite) le autorità della Chiesa, coloro che
meglio incarnano il messaggio evangelico...
(Quando
quel loro eterno potere per lui è già negazione più che bastante, benchè non
necessaria,( come si torce e lamenta), di ogni qualsiasi esistenza di
Dio .)
E
il suo stipendio, pensa intanto in anima e corpo, sarà ancora più stremato nel(
di ogni) potere d'acquisto di beni della cultura.
Per
foraggiare ai loro servi la mangiatoia e le troie e i gioielli... un tempo avrebbe gridato... e chissà che
altro, contro i più forti al millesimo di tergo ai più deboli, secondo il
rapporto di forze che esprime sempre lo Stato di classe...
Ora
invece, esausto, sospira ad un cielo grigio autunnale, ricorregge le sue ultime
carte senza destinatari esistenti, prepara l'ulteriore lezione, per i suoi
allievi, sui miti e
i
feticci (le collezioni) della loro cultura (dei suoi allievi), confinata
dall'autorità scolastica in un'ultima ora impossibile... e si consola dicendosi
che la sua condizione è comunque migliore di quella di chi, benchè lui abbia
insistito, in risposta, di vivere nel suo alloggio come un uccello su una
frasca, non se ne capacita e lo scongiura, dalla Tunisia, di assicurargli nel
suo appartamento in affitto precario, l'"hebergement che gli occorre per
potersi trasferire e lavorare in Italia.
E
lo conforta che ora che anche l'ultima traccia di questo ultimo suo scritto è
stata memorizzata su un disco ulteriore, l'animo è pronto a lasciare già
l'indomani ogni cosa (questo tutto) per sempre.
*Piccola
divinità benevola (Per Singolo e Solo )
Ogni
volta che gliene (me ne) sovviene l'Idea, negli affanni domestici, Ella ritorna
come una piccola divinità benevola nel suo sembiante.
Certo
è assillante il suo riproporsi, ma sembra ogni volta così piccolo il sacrificio
richiesto, nella sua sollecitudine è così gradevole il lenimento che prefigura,
che immancabilmente ne asseconda i voti.
E
poi, successivamente, saràè libero ( sei libero ) di spaziare nell'alto o nel
vuoto dei cieli... Che gli costa dunque mai, svuotare la casa di
quell'ulteriore oggetto inestetico, disfarsi dopo il deodorante anche della
lavanda di cattiva marca? Che gli è servito, a completare l'opera, dotarsi
anche del servizio di te cinese, se non lo correda del suo vassoio?
Ancora
uno sforzo, una piccola serie ancora di piccoli acquisti, si dice, il ricambio
di quei piatti dozzinali che reclamizzano il pastificio, l'ingiunzione infine
accolta di sostituire anche il tegame che ha perduto troppo della sua
metallizzazione, e con sua pace e appagamento, l'ordine benefico sarà
finalmente composto, in un suo interno dotato di ogni indispensabile confort,
di soli oggetti utili e ricercati nel design.
Sembra
ogni volta una piacevole leggerezza darle udienza, alla deità casalinga, a
quella Estia di un bianco sempre più bianco di fornelli e di water, quasi fosse
una voce insignificante che si può comunque tacitare subito, eppoi è così
leggero e stimolante l'affanno che subentra, è così piacevole il senso di
benessere che si insinua all'appagamento della sua richiesta, sempre associata
a un acquisto o a un lavoro domestico di non grave entità, che accondiscenderle
è un obbligo quasi dovuto.
Pensa
di quale conforto, si dice allora, ti sarà di qui a poco rientrare o permanere
in tanto bell'ordine domestico, dal quale ogni oggetto fuori uso od
inestetico per sempre sia stato
bandito, dopo che anche i portasaponette, in bell'accostamento, sono stati riscattati
per la marmorizzazione plastificata che li abbellisce, quando non vi sussista
(all'interno) più prodotto che non risulti di marca, od ortaggio o verdura o
carne che non siano freschissimi, stipati nel frigorifero per i menù di una
intera serie di pietanze secondo la nuova cucina, mentre nell'armadio, a
confortarti, non v'è oramai ( più) giacca che non abbia le camicie e i
maglioni, e soprabiti e cappotti con cui intonarsi; e qualora (quando) etichetta o firma o reclame non garantiscano
di ogni cosa la qualità seriale, sia la
sola sua certa matrice artigianale, Made in Cina od in Hong Kong, che
assicura la coesistenza umile e pacifica del prodotto in vimini o giunchi con
il mobile high tech laminato in Svezia.
Quando
la serenità domestica così gli appare infine raggiunta, soffonde a momenti di
un'aura incantata i volumi tra i ripiani metallici.
Lo
fa palpitare allora il sogno, tra i libri ritrovati, di permanere ora e sempre
in un fervore di libri e di opere, tra lo sfogliato candore di pagine di versi
sublimi o di immagini d'arte;
in
un febbricitante ardore di ispirato dolore, compulsando l'esaltazione
immaginifica di Trakl, o come si impreziosisce la parola di Longhi a traslare
un affresco o un dipinto, tra i manierismi d'accenti di un sonetto o di una
canzone per liuto elisabettiani, visionando ancora un ciclo dei mesi o le Stagioni miniate.
Ma
intanto si assilla ancora nel Limbo, c'è come un' inquietudine, sottesa, in
cerca di un ulteriore immancabile ammanco, che perlustra i vani e gli stipi,
s'innervosisce alle etichette ancora da togliere di prezzi incollaticci, e
ripercorre i promemoria dele ordinazioni sull'agenda, quanto permanga di
inevaso di urgenze remote.
Finchè
l'erratico riandare, per gli stessi metri quadri, trova l'insostenibile che
cerca, nel guatare la tovaglia del tavolo in soggiorno, che benchè di un grande
magazzino, gli è d'ora in poi del tutto intollerabile, se non basta a ricoprire
la sottovaglia che ne occhiegghia, plasticata, in tutta la sua
casalinghitudine.
E
in uno spasimo, si affanna a uscire in cerca di un altro telo che la
sostituisca, procrastinando( di nuovo) (ancora) la fine della rilettura di
"Albertine disparue".
Ora
che tutto è terminato
Ora
che tutto è terminato, che più conta, immiseriti del tutto, è non lasciare più
tracce di sporco.
Maghreb
-Postscriptum
Da
Taghit, in cambio dei primi duecento franchi francesi, che gli ho inviato, * mi
ha spedito tre chili e mezzo di datteri, che ho ritirato alle poste benchè in
sentore già di fracidume.
Achim,
il tedesco, ha risposto alla mia cartolina da *, scrivendomi che Anna, la sua
compagna, ora è ancora molto
malata,
perchè poi ha bevuto in Nord Africa dell'acqua cattiva.
Degli altri, mi ha scritto solo il giovane studente che mi ha aiutato a fare l'autostop per Le Kef da Maktar, "où tu m'as donnè un papier d'alluminium pour m'en couvrir contre le froid".
Dice
inoltre, nella lettera, di considerarsi fortunato di avere fatto la mia
conoscenza, di avere sempre sognato un'amicizia con una persona come me, e di
attendere con impazienza la mia lettera che sarà la "debutante".
Ed
io, ora a distanza di due mesi, ancora non gli ho scritto.
Nel
frattempo ho cercato gli occhiali e una cuffia auricolare per Zenagui.
Gli
ho inviato entrambi i doni senza i cento franchi che malamente mi ha richiesto,
dopo che finalmente ho trovato la scatola che poteva servire a contenerli.
Al
giovane di Fes, prima ancora ho inviato
due nastri registrati di concerti e sinfonie e arie mozartiane.
Sono
ancora in attesa di una sua risposta.
Mentre
nel frattempo non ho scritto a nessun altro.
*Liberalismo
di sinistra
Essere
liberali di sinistra significa sostenere le tendenze in atto a un sistema
aperto che si sviluppi come un ordine non più fondato su un equilibrio, entro
il rapporto di forze di una giustizia, in analogia, non più basata su similari
criteri irreali di uguaglianza, pur lottandovi perchè il privilegio, e
l'individuazione delle diversità, costituiscano ( si giustifichino come) la
condizione di una riduzione ( minimalizzazione) della miseria dei più deboli, e
insieme delle disparità delle opportunità concesse.
Sul
presupposto in comune, con il pensiero negativo, che la disuguaglianza, e lo
squilibrio, sono le condizioni dello sviluppo e della crescita delle soggettività.
In
ritardo
E'
tuttora una sollecitudine che ancora non mi consente di prendere sonno,
l'agitazione del mio senso di colpa per la mia diserzione scolastica, quando
stamane, risvegliatomi solo dieci minuti prima dell'inizio delle lezioni, per
essermi prolungato sino a tarda notte a correggere compiti, piuttosto che
marcare il ritardo e venire nuovamente stigmatizzato, ho preferitoi darmi
ammalato evadendo le lezioni.
Ed ora, benchè domani sia il mio giorno
libero, temo ugualmente di addormentarmi per non risvegliarmi in ritardo.
E
che dire dell'incidente di sabato nell'andare a scuola, per il quale debbo
ancora strascicare l'arto sinistro, quando dal bloccaggio della ruota
anteriore, ad opera dell'intrusione della sporta fra i suoi raggi, sono stato
catapultato sul cemento del sottopassaggio in ascesa.
Ah,
non m'importava niente del dolore alla rotula, di gonfiore e lacerocontusione,
trepido di gioia, piuttosto, che l'incidente
convertisse
in merito solerte l'incipiente ritardo al cospetto del Preside stesso.
E
quando lui medesimo, l'istanza suprema,
mi ha dispensato all'ingresso ( sulla soglia) l'alcool con il batuffolo,
era come se un balsamo, onorifico, mi conciliasse radiante con ogni propiziata
divinità superna.
Che
angoscia, avvilente, di essere anche solo disdicevole al potere, al trovarmi in
una posizione con la Legge da sanare comunque.
E'
la medesima angoscia che mi tiene in sospensione continua, terrificandomi, se
nella messa in stato di accusa dell'attuale Presidente della Nostra Repubblica,
anche solo parteggio immedesimandomi con chi l'ha decisa, e che mi ha
svergognato lasciandomi atterrire e mancare di riguardo dalle medesime denunce
di un bidello, di denunciare al Predide che indugiando nella sala di
Informatica ho fatto scattare l'allarme, per cui ha dovuto rientrare nel plesso
a disinserirlo.
E
tutt'oggi, per placare un tormentativo senso di colpa, ho ultimato solo nel tardo pomeriggio di
correggere con applicazione esemplare i residui Compiti in classe, e ho atteso
a pianificare il seguito delle attività didattiche fino a Natale, per
recuperare in qualche modo le ore perdute.
E
già domanimattina, benchè sia il mio giorno libero, mi recherò a scuola a
consegnare già il certificato medico per regolarizzarmi, e in anteprima le
prove corrette, fuori orario e fuori servizio.
l
tunnel dell'angoscia
Quando
al rientro da una piccola spesa domestica mi sono predisposto per andare a
scuola, di primo pomeriggio, non sapevo, nel ripulire il fornello che avevo
intravisto sporco, che stavo per entrare nel tunnel di un'angoscia
agghiacciante.
La
pulitura delle piastre è diventata per ossessione di scrupolo quella
concatenata delle manopole, poi delle incrostazioni ravvisate sull'ammattonato
all'apertura del frigo, nel riporvi il vasetto della maionese che avevo appena assaggiato, e quindi dei cirri di
sporco intravisti al rientro in sala da letto.
Così
sfumava la possibilità di pervenire a scuola innanzi la ressa al bancone del
bar, per un fast food prima della lezione, pazienza, il peggio era che mi
ghermiva anche l'assillo di scaricare il sacco di plastica ( il contenitore)
del pattume, poichè vi erano quelle feste tostate, da immemore tempo riposte in
una scansia, che ieri notte, una volte addentatele in assenza di biscotti e di
pane, a una loro presenza individua, finita nella marmellata, avevo riscoperto
gremite di vermi; e nel riafferrarne la imboccatura, in orrore di
contaminazione, mi mettevo i debiti guanti e mi disinfettavo più volte le mani.
Ma
l' uscita dall'appartamento per me non si era ancora compiuta, (consumata),
poichè non bastava, ridisceso di tre piani, che avessi già accuratamente
controllato che i puntolini fossero sull' off, al vaglio delle manopole che
avevo girato nella pulitura dell'untume, cosicchè, per tranquillizzarmi, dovevo
risalire i tre piani di scale, trovando la cura di risistemare di sfuggita
alcune sparse penne nell'apposito ( zainetto) astuccio, nonchè le forbici e un
fermaglio fuori posto; né mancavo di rientrare una volta ulteriore in
appartamento, a sincerarmi di quanto era già stato più volte controllato in
ogni risvolto dei pomelli.
E'
da credere che la sortita fosse così conclusa? E' quanto ho supposto io stesso,
superate le sbarre rialzate al passaggio del treno, finchè parcheggiando in
Istituto la bicicletta, non mi sono accorto che avevo tralasciato in
appartamento il video che dovevo trasmettere, in 2C, sui rituali di guerra dei
tifosi ddell'Inter e della Roma nella partita di ritorno della Coppa Uefa '91;
per cui dovevo trangugiare in un sudore freddo birra e panino, e rieffettuare
un rientro frettolosissimo a recuperarlo, nell'intertempo prima che le lezioni
avessero inizio.
Poi,
in Istituto di nuovo, mancando una manciata di minuti prima dell'inizio, ho
pensato bene di risollevarmi nel recuperare, nel Laboratorio di Scienze, la
cassetta che vi avevo immesso nel videoregistratore, ieri sera, per registrarvi
con il timer "Racconto di primavera" di Rohmer, il cui inizio era
concomitante con la fine della messa in onda de "Le Relazioni
pericolose" di Frears.
Ma
con stupore attonito, e sgomento, vi trovavo spenti e inaccendibili, quali
carcasse fuori uso, televisore e videoregistatore e timer.
Agghiacciato
risalivo in aula stravolto, stranito già presagendo la mia inevitabile messa in
stato di accusa, per il guasto che così avevo cagionato con la mia prima
escursione nel geloso dominion ( regno) finora inaccesso, (, impervio e
inaccesso,) delle Geografie e delle Scienze Naturali.
Quando
in stato nevralgico di trance, terminavo in Storia l'inquisizione interrogante,
mi era così di sollievo sapere che nessun guasto sussisteva, poichè era
accaduto, solamente, che avendo io acceso la ventilazione nel cercare le luci
del Laboratorio, l'addetto alla custodia avesse spento ogni alimentazione
dell'interno al rumore delle turbine.
Così
in stato di esaltazione ininterrotta, come in un incubo "Fuori
orario", riprendevo la trama delle lezioni, in un break di continui
richiami e illuminazioni; diaccio e ancora scosso, a iniziare dalla ripresa,
sulla lavagna, di quella frase che ho rinvenuto ieri sera ultratardi nel
saggio di A. Green sul Perchè del male,
acquistato al colo in libreria nonostante il prezzo proibitivo, secondo la quale
il male ha origine nell' escorporazione
di ogni cattività interna nell'altro che ne è infettato di ogni male, cosicchè,
di conseguenza, eliminando l'altro ci si illude di eliminare la realtà medesima
del male.
Era
ancora l'inestinguibile fuoco che mi divampava, in tale dispendio nel farmi terapeuta
del loro razzismo, forse solo illuso, di poterne sventare l'indifferenza a ogni
sterminio , quasi che potessi risvegliarli alla primordialità infantile,
patologica, del loro ricondurre la rovina d'Italia all'infezione dei terroni.
Ma
oggi mi sono disilluso, già di nuovo, nel vedere come ridevano di intesa, tra
le perle, allorchè ho rievocato che cosa
ha irradiato ieri il termine felice della mia giornata: l'arrivo in un
pacchetto da FES, delle cassette di musica araba egiziana di O. K e di M. Abduallah. speditemi da *.
Del
quale non mancherò, domani, di mostrare loro le foto che mi ha inviato della
sua favolosa dimora.
_Al
Signor Preside dell'*** **** di **
Al
Preside dell'ITIS E. Fermi di Mantova.
Debbo
scriverle per comunicarLe che non mi risulta più tollerabile, per certune
ragioni che seguono, le quali forse richiedono che Lei ne parli con qualche mio
collega, l'atteggiamento assunto nei riguardi del mio insegnamento, ed in mia
assenza, dagli allievi di 2C nella persona dei loro rappresentanti, i quali non
già con il sottoscritto, ma indirettamente con certi miei colleghi,- gli
insegnanti di Fisica e di Chimica, ad esempio, forse proprio perchè sembrano pregiudizialmente prestare Loro
credito, vengono lamentandosi dell'eccessivo onere di studio che richiedo, o di
un sovraccarico di Esercitazioni, quando:
a)
pur avendo un orario ingrato- 5 ultime ore di cui due pomeridiane su
sette- sono stato l'unico degli
insegnanti, a quanto mi risulta, ad essere sensibile all'esigenza di non
interrogarli il giorno seguente le lezioni pomeridiane, mentre l'insegnante di
Fisica, ad esempio, in tale occorrenza li sottopone a prove oggettive, così
come ho spostato la data delle interrogazioni di Storia, quando risultavano
concomitanti con quelli di Chimica;
b)ho
predeterminato il giorno settimanale delle interrogazioni e mi sono limitato a
sottoporli, dall'inizio dell'anno sino a tutto il 28 gennaio, in Italiano, ad
una sola Interrogazione settimanale;
c)
dal rientro dalle vacanze Natalizie ho ridotto al minimo lo svolgimento di
ulteriori argomenti e l'assegnazione di ulteriori compiti, limitandomi in
Grammatica alla analisi degli aspetti lessicali della lingua, quale argomento
di alleggerimento, e ad iniziare l'analisi dei giornali in classe, il che mi ha
ulteriormente consentito di alleviare il loro onere tramite la trasmissione di
registrazioni audiovisive di telegiornali pubblici e privati- e di loro
edicole-, così come non ho mancato Giovedì 16, in luogo di una tarda lezione
testuale, di proiettare i documenti di Mixer sull'olocausto nazista e della
infanzia irakena;
di
Promessi Sposi ho svolto si e no due la lettura di due pagine del capitolo XIV
, ed in Antologia non ho mosso un passo oltre l'assegnazione di due brani- per
un totale di 6 pagine-, sulla sintassi appunto dei giornali, insaputa comunque
dai medesimi allievi interrogati.
Inoltre
le Esercitazioni assegnate non superano la decina, rammassando uno uno per uno
gli Esercizi grammaticali, i ritagli di trafiletti di giornale, minitest di
una, al più due domande.
d)Per
quanto attiene a Storia, il programma svolto, dall'inizio dell'anno, come Lei
può riscontrare confrontando l'indice testuale con gli argomenti contrassegnati
sul registro, assomma a meno di 40 pagine, ad esagerare!, ed anche a
prescindere dai tagli analitici a cui le ho sottoposte.
Le
faccio altresì presente che ogni variazione, per ragioni di necessità, alla
determinazione standard delle attività settimanali, che comportasse aggravio
per gli allievi, è stata concordata con una consultazione dei medesimi tramite
votazione.
IL
sottoscritto, inoltre, pur di assicurare un minimo di riscontro alle attività
che svolge in suddetta classe, ha puntualmente corretto ogni Esercitazione
domestica che ha ritirato agli allievi, ed ha sempre replicato nel solo modo
che mi è possibile, elevando più ancora la qualità- non già la difficoltà- di
ciò che veniva facendo, a ogni loro atto che significasse spregiativo di ciò
che venivo intraprendendo.
Il
che mi permette di farLe rilevare una asperità che per lo più ignorano gli
insegnanti tecnico- scientifici del Suo Istituto, dei quali qualcuno -
l'insegnante di Fisica- eppure si raccomanda che sia attento al fatto che siamo
innanzitutto degli Educatori(...), forse
trovando disdicevole qualche mia esternazione, mio sommo malgrado, volta
comunque contro i singoli che desolidarizzano con i compagni, inguiandoli
all'atto, allorchè tentano di aggirare tramite le assenze interrogazioni
ineludibili, o inoltrano in virtù del supporto familiare delle indebite
richieste, eludendo ciò che è norma e misura comune.
Degli
Educatori, primaditutto, .... quando non io da anni, di certo, avvantaggio
inavvedutamente una certa qual carineria ruffiana...
Ora
per i summentovati docenti delle materie scientifiche, dal cui apprendimento
gli allievi non sono in grado mai di trarmi (desumermi) che cosa logicamente
sia un rapporto, non discuto di certo che sia assai più facile trovare
"carini" gli allievi suddetti, e rimettersi ogni giorno in cattedra
nell'insegnamento di una disciplina tecnico -scientifica che nella versione
strumentale corrisponde alla loro spontanea logica calcolante, - l'esito
raggiunto nella quale può bastare a deprecare la bocciatura- che per chi, anno
dopo anno, vede rimontare nei medesimi sotto le apparenze distinte di bravi
ragazzi, e l'esteriore disciplina formale, le più spontanee tendenze a
condividere e a compiacersi di ogni
forma di disumanità sociale, secondo la
sola logica mentale dell'adattamento e del conformismo, di una difesa del
proprio relativo benessere sempre più rapata e razzistica.
Faccio
ulteriormente presente che obliquamente, nell'aula di Fisica da cui assistevano
alla richiesta inoltratami, dall' insegnante di Chimica, di essere tanto meno
esigente nei loro riguardi, a ciò
sollecitato dai medesimi,- se potessi esprimermi liberamente parlerei di un
abboccamento su suggerimento, od imbeccata -i rappresentanti di classe
sembravano assistere alla cosa alquanto divertiti e compiaciuti, insomma "
godersela".
Faccio
altresì rilevare, in conclusione, che ho richiamato i medesimi rappresentati,
eppure non entrambi della stessa risma, e comunque espresssione della platea,
all'incoerenza ch'è palese, nel loro atteggiamento di complicità generazionale,
rispetto ai compiti di tutelare i propri rappresentati, quando difendono
compagni più che in in odore di essersi sottratti ad una interrogazione
inevitabile, entrando a scuola autorizzati alle 10 ,55 del sabato in questione,
giusto allo scadere delle mie lezioni, altamente infischiantisi, i medesimi,
del fatto così di inguaiare chi a scuola è presente regolarmente attendendo ai
propri impegni.
E
quanto così segnalo è per me gravein quanto pur essendo platealmente
strumentale, trova la pronta comprensione pregiudiziale di certi miei colleghi,
che nulla di nulla hanno fatto- e chi si aspettava niente di niente di questo?
Figuriamoci....- per rendere meno difficoltoso l'assolvimento dei compiti dei
miei allievi nelle mie materie.
Ben
consapevole che, per i più di loro, i miei allievi già hanno più che assolto
l'obbligo scolastico nelle mie materie, sottoponendosi all'onere di sottostare
disciplinatamente alle mie ore di lezione;
comunque
impossibilitato per il riguardo che pur ho di me stesso,
e
per la mia attività e per la personalità degli allievi in questione, a mettere
in atto il precetto evangelico delle
perle e dei porci, poichè mi sarebbe( di
un'atrocità) più ancora intollerabile venire a scuola (mimando il mio
ruolo e) degradando più di quanto, già non faccia, la qualità e la sensatezza
residua e le pretese superstiti del mio insegnamento;
Cordialmente La saluta
*Anche
il tuo piccolo amore
Anche
il tuo piccolo amore, il tuo fratellino mio, il tuo piccolo grande uomo, già
sai, quanto se ne è approfittato del tuo riguardo!
tu
lo sai, che non verrà mai a trovarti nella tua reclusione, poichè in lui
ingeneri l'ombra del tuo trepido timore, da che concependo la trama del
racconto di un omicidio, ti sei reso conto che è la sola persona al mondo che
potresti uccidere...
Poichè
non potresti tollerare che sopravvivesse, inorridito di disgusto ad un tuo
incauto gesto, e che la sua ammirazione si rivoltasse nella repulsione che
suscita uno schifo che già subitaneo è assoluto, senza più appello, allorchè tu
per Lui divenissi la profanazione di ogni sua superstite stima in un Altro.
E
sai nel caso, che prima faresti sparire a pezzi le prove umane dell'abominio.
Come
lo ignorassi, già prima, che nella tua dedizione pedagogica c' è la sublimazione
inerme della tua voglia di prenderglielo in b.___.
Tanto
più esaltato, nel devolverti, quanto più sei disperato dall'impossibilità che
accada...
Dalla
consapevolezza che già deliravi nel fissarlo intento...
e
com'eri pronto subito a ritorcerti senza mai mordere, come ti accorgevi che il
piccolo profittava di ogni tuo riguardo...
Sotto
che untuosa maschera pedagogica salvaguardandoti...
Eppure
ancora ti dissimuli tra di loro, l'universo scolastico normale, tra i
colleghi che per tua fortuna non intendono, non vedono e non sentono...
nella
loro ottusità mediocre di ciò che succede...
gli
affari (il conto in banca) e il daffare
a casa, il lato più sacro della loro
esistenza.
Loro
resi inoffensivi, sian grazie ai Numi, dalla incapacità di supporre e intendere
ciò che eccede il normale.
Varie
In
ritardo
E'
tuttora una sollecitudine che ancora non mi consente di prendere sonno,
l'agitazione del mio senso di colpa per la mia diserzione scolastica, quando
stamane, risvegliatomi solo dieci minuti prima dell'inizio delle lezioni, per
essermi prolungato sino a tarda notte a correggere compiti, piuttosto che
marcare il ritardo e venire nuovamente stigmatizzato, ho preferitoi darmi
ammalato evadendo le lezioni.
Ed ora, benchè domani sia il mio giorno
libero, temo ugualmente di addormentarmi per non risvegliarmi in ritardo.
E
che dire dell'incidente di sabato nell'andare a scuola, per il quale debbo
ancora strascicare l'arto sinistro, quando dal bloccaggio della ruota
anteriore, ad opera dell'intrusione della sporta fra i suoi raggi, sono stato
catapultato sul cemento del sottopassaggio in ascesa.
Ah,
non m'importava niente del dolore alla rotula, di gonfiore e lacerocontusione,
trepido di gioia, piuttosto, che l'incidente
convertisse
in merito solerte l'incipiente ritardo al cospetto del Preside.
Peli
E
come potrei avere peli sulla lingua, se non ho peli sullo stomaco?
La
casa
14/ 3/92
Quanto
sarebbero meno angosciati i miei timori esistenziali di natura sociale, se
infine disponessi di una casa mia.
Non
avrei così da temere l'incubo, ricorrente ogni giorno, di ritrovarmi, a una
semplice comunicazione, in pasto al mercato degli appartamenti ammobiliati in
affitto senza mai alcuna liquidità disponibile, o alcun mezzo di trasloco, con
tutti i miei libri e dischi e compact e videocassette ed abiti ed
elettrodomestici e mobili in mezzo a una strada.
E
a ogni libro e rivista od oggetto d'uso che acquisto, non dovrei chiedermi se
non sia il caso piuttosto di rinunciarvi, visto che il volume ad esempio di un
certo catalogo, rende già di per se ancora più onerosa quella prospettiva
comunque futura.
Ed
ogni quindici del mese, non dovrei svenarmi giusto del rimanente del mio
affitto, per riversarlo puntualmente alla mia affittuaria, eppure con lei nel
condolermi, per propiziarla,
condividendone la protestatarietà sociale; mentre ogni volta che
sostituisco i colleghi così spesso assenti, o che arrivo con un minimo ritardo,
non dovrei rimodermi l'animo al pensiero che io non posso nemmeno assentarmi
quando più ne avrei bisogno, poichè non potendo assumere la residenza ove
lavoro e vivo da anni in appartamento ammobiliato, non posso disporre che di
un'assistenza sanitaria a pagamento...
Per
tacere della stizza all' arrivo delle bollette della luce e del gas, al
sovrimporto che come residente appunto devo pagare...
E
quando suppongo che qualche centinaia di migliaia di lire possano capitalizzare
l'inizio dei miei risparmi per ottenere un mutuo per la casa, incombono ad
azzerarlo le spese ulteriori condominiali...
Eppure
sono io, che mi angoscio se si violano norme e si offendono le Istituzioni,
mentre per l'appunto chi già dispone e possiede, s'avventa e infuria e perpetra
lo sfascio e la terrificazione ulteriore...
Comics/
Alia
L'escursione
Mentre
in Laboratorio riscrivevo le pagine della mia escursione ai rilievi rupestri
presso Taghit, mi riaffluivano angosce ed emozioni di quel giorno,
l'esaltazione tesa ed eccitata del mio inoltrarmici senza più indosso che le
scarpe ginniche e lo zaino, mentre con la mano
esasperavo la nudità del glande contro le fibbie, seguitandolo a farlo
pulsare sempre più turgido, libero tra le falesie di fisicizzare il grido a
cielo aperto...intanto che al computer mi si irrigidiva inumidendomi
identicamente nell'evocazione, il grigiore del giorno invocando invasato
l'ardore del Sahara.
Era
esaltante sentire tra gli allievi e i sopraggiunti i genitali palpitanti, e a
lui riaccostarmi, al ritrovarlo con gli altri nell'ultimo giorno di scuola
prima delle vacanze pasquali, deliziato d'affetto e carnalmente pervaso, al suo
vagare intimidito presso i vari gruppi
dei compagni di classe.
Stavo
per stampargli in dono la pagina del diario di viaggio su Zenagui, quando è
suonata la campana e si è dileguato.
Ma
la mia solitudine, nella riscrittura delle pagine del mio diario di viaggio del
Maghreb, può consolarsene se mancano i soldi per andarmene via, poichè con la
parola scritta sono ritornate e ritornano intatte sensazioni ed emozioni del
Maghreb, rivivono più ancora vivide e possenti, senza più la pena fisica e
l'orrore, o lo sgomento, a ogni circostanza e stato di fatica e di miseria.
E
l'esaltazione genitale così risuscitata, è un trasporto trascinante nell'aria
umida e tesa del temporale che incombe.
aprile 92
La
schittatura
Gazzetta
di Mantova Mrtedì 21 Aprile 19992
E'
accaduto sabato scorso a mezzogiorno
INSEGNANTE
MANTOVANO PER POCO NON E' SCHITTATO DA UN PICCIONE
SULLE
SOGLIE DELLA BIBLIOTECA COMUNALE
Incolume
anche il sellino della sua mountain bike
L'aveva appena addossata al muro sotto la
grondaia,
perchè
non fosse d'intralcio ai passanti.
Martedi
21 aprile 1992
Anche
il sabato di Pasqua, un fatidico piccione per poco non colpisce ancora, e
giusto dall'alto delle grondaie dell'Archiginnasio, come troppo spesso si
verifica nei paraggi degli edifici
storici della nostra città.
La
vittima mancata è un emerito insegnante della nostra città, l'illustre
professor ** ***, insegnante presso l'oramai glorioso Itis di Mn, il quale ha
potuto risollevarsi comunque del tutto dall'accaduto, (e) di lì a poco,
allorchè, e senza che gli si dovessero prestare le cure del caso, ha potuto
verificare nella toilette della Biblioteca Comunale che anche i suoi capelli erano
rimasti incolumi, nonostante una sgradevole impressione olfattiva
che
persisteva nelle sue narici.
E
dire che quando è giunto meritoriamente all'ingresso della Biblioteca, a
mezzogiorno, per riconsegnare con squisito senso civico prima della scadenza dei
termini " Anima" di Soseki Natsume, quasi che fosse prevedibile una
ressa generale degli utenti della biblioteca per leggere l'opera, è con una
certa riluttanza, quasi come per un vago presagio, che ha addossato ancora di
più alle pareti la sua mountain bike, così credendo di dovere fare comunque,
perchè il mezzo non fosse d'intralcio agli eventuali passanti.
Giusto
allora il vago senso di un ploff, di umidiccio e di un acre odore
inconfondibile, l'ha avvisato che i suoi civici intenti erano stati beffati e
battuti sul tempo da un infausto esemplare dell'avifauna locale, e ha subito
paventato che un lascito imbarazzante ne contrassegnasse la persona
all'ingresso del luogo di cultura.
Ma
a un primo tastamento, nulla di sgradevole restava impiastricciato alla sua
mano, così come incolume appariva il prospiciente sellino; ne era sorpreso
piacevolmente, purtuttavia il disgustoso odore persistente, il vago senso di
essere stato miracolato per caso da quella lordura, lo induceva comunque
all'ardire di chiederne spigliata conferma a una ragazza ch'era intenta in un
colloquio, con una sua amica, lungo la scala d'ingresso nella sala del
prestito.
La
giovane, pur se non era stata testimone dell'accaduto, poteva comunque
anticipargli che no, non c'era traccia di sporco fra i suoi capelli, ciò di cui
aveva poi lieta conferma dinanzi allo specchio appunto della toilette, solo
davanti alla quale le sue ultime apprensioni venivano fugate.
Il
nostro insegnante, igienista ossessivo, provvedeva comunque alle abluzioni di
rito.
L'evento
non ha lasciato strascichi o postumi, e nonostane la celebrità della persona
scampata d'un ette a quella traiettoria
ingloriosa,
ha avuto finora scarsa, o per meglio dire nessuna risonanza fra la popolazione
locale.
Stavolta
Gazzetta
di Modena
Proprio
quando si sentiva più al sicuro
STAVOLTA
NON HA POTUTO SFUGGIRE AL FRANCO PICCIONE TIRATORE
Già
incolume sulle soglie della Biblioteca comunale di Mantova,
davanti
alla stessa casa dei suoi familiari,
due
giorni dopo è proditoriamente lordato a Modena da un altro piccione.
E'
occorso anche il lavaggio del colletto.
Quando
si dice la fatalità del caso! Il celeberrimo professore dell'Itis ** ( neanche
era il caso di farne il nome...), che come ha riportato un nostro collega nella
cronaca locale della Gazzetta di Mantova, era già sfuggito alla precedente
traiettoria di una caccola di piccione, la quale, se l'avesse colpito, chissà
come avrebbe reso imbarazzante il suo ingresso in Biblioteca, nemmeno due
giorni dopo doveva invece subire questo spiacevole impatto, e si dà il caso
proprio nella nostra operosa città, e quando più credeva statisticamente di non
correre rischi...
L'increscioso
episodio si è verificato verso le quattro del pomeriggio del Lunedì dell'Angelo
in Via degli Schiocchi al numero ***, dove era venuto a trascorrere le
festività pasquali presso i suoi genitori che vi risiedono.
Era
sceso in cortile, poco prima, per terminare di rileggere fra il verde dell'
orto il volume primo del noto capolavoro Oblomov, di Gonciarov, opera capitale
della prima letteratura russa del secondo Ottocento.
(
Prima stesura:Contava che stavolta fosse la volta buona, dopo che in precedenza,
prima il cane lasciato in deposito presso i condomini dai proprietari del
casamento, e poi il cane stesso
dei
suoi congiunti, il pur amatissimo Fred, con le loro insistenze uggiolanti e il
loro contornarlo abbaiando, avevano fatte andare a vuoto l'opportunità di
insediarsi sulla romantica panca di cemento, fra gli ortaggi e le primule, in
un luogo ameno di distensive letture.
Ma,
a suo disdoro, stavolta si è lasciato
fuorviare dai suoi intenti originari, arrestandosi proprio sotto il
fatidico pioppo antecedente, per sedersi piuttosto su una delle confortevoli
seggiole di plastica, presso un similare tavolino pur esso bianchiccio, che vi
sono state sistemate dai suoi congiunti per farvi "salotto
all'aperto".Ed allora è improvvissamente capitato l'imprevedibile, anche
secondo un calcolo delle probabilità, dopo il recente infortunio schivato di
poco.)
Credeva
di essersi così almeno assicurata una amena quiete propizia allo sprofondarsi
nel testo, se fosse giunto a sistemarsi stabilmente tra primule e ortaggi su
una romantica panchina costituita da un piastrone di cemento, dopo che già per
due volte aveva dovuto risalire in stanza imprecando, infastidito dalle
incessanti molestie dapprima dell' irrefrenabile cane lupo dei proprietari del
casamento, e poi, dopo che al suo cruccio manieroso la bestia era stato
rinchiusa nel suo debito gabbione, dallo stesso cane Fred che è diventato una
sorta di familiare aggiunto di suo padre e sua madre, e che non desisteva dal
farsi a lui sotto, perchè a sua volta desistesse infine (una buona volta) dal
leggere, e giocasse a rilanciargli una lurida palla da tennis bavata e
sbavata...
Ma
una volta che se ne è liberato con il ricondurlo ed il rinchiuderlo
ingannevolmente di sopra, anzichè optare, ridisceso, per il banco di cemento
così prossimo alle primizie primaverile che coltiva suo padre, si è lasciato
invece fuorviare dalle più confortevoli sedie di plastica sistemate all'ombra
del pioppo antecedente, a contorno di un tavolinetto in simil plastica
anch'
esso biancastro.
E'
allora che un improvviso stacco dall'alto gli è precipitato addosso, e che l'ha
lasciato (lasciandolo) non solo di stucco, per la sorpresa, sconcertato che
contro ogni calcolo delle probabilità potesse essersi duplicato l'evento cui
era scampato non più tardi di sabato scorso.
Ma
gli è bastata una leggiera torsione del collo, per rendersi conto che stavolta
no, non l'aveva fatta franca, nel cercare così invano una quiete ombrosa sotto
quel pioppo fronzuto, e già semisecco, che fronteggia la casa dei suoi
genitori.
Gli
è subito sfuggita una maledizione rabbiosa, che non ha avuto tuttavia alcun
testimone, tranne la sua coscienza e se esiste l'Onnipotente.
Ha
comunque provveduto, prima che sopraggiungesse sua madre, a occultare ogni
traccia obbrobriosa addosso dell'accaduto, correndo di filato ( di corsa) a
lavare sul collo la camicia di jeans, che senza poterne avere nessun riguardo
per il fatto che fosse firmata, quel bell'esemplare aveva schittato proprio sul
girocollo.
Essendogli
rimasti in quel punto dei lasciti addosso appena impercettibili, si è poi
lavato e disinfettato (ha provveduto poi a lavarsi e a disinfettarsi) tra capo
e collo, timorato dell'alto tasso infettivo dello sterco di piccione.
Ma
le stesse apprensioni igieniche non ha manifestato di certo sua madre, che per
mostrarsi amica naturista di ogni forma di vita animale, da lui informata di
ciò che era successo, senza mostrare per questo segni visibili di
preoccupazione, ha sollevato e sminuzzato con le dita nude, con suo sommo
disgusto, quanto della cacca del volatile era giunto a segno sul ripiano
sottostante del tavolino all'aperto.
Al
che il nostro, incurante di mostrarsi in questo irriguardoso nei confronti
della sua genitrice (di sua madre), si è rifornito (ha provveduto a rifornirsi)
di un secchio di acqua a un rubinetto negli scantinati, perchè nonostante gli
iniziali dinieghi, sua madre se le lavasse più volte di seguito, prima di
accingersi ancora ai fornelli.
A
parziale giustificazione della insofferenza intollerante dimostrata dal nostro,
è da dire che è del Segno dello Scorpione, e che dunque ha ben motivo di temere
disturbi di pelle, a seguito di imprevidenti contatti con il regno animale,
come gli capita fin troppo spesso di subire quando è con i suoi , per i quali è
più che un figlio il cane Fred, al quale non negano ogni sorta di effusione
intima.
Bis
Gazzetta
di MOdena
Proprio
quando si sentiva più al sicuro
STAVOLTA
NON HA POTUTO SFUGGIRE AL FRANCO PICCIONE TIRATORE
Già
incolume sulle soglie della nostra Biblioteca comunale,
due
giorni dopo è stato proditoriamente lordato a Modena da un altro esemplare
davanti
alla stessa casa dei suoi familiari.
E'
occorso anche il lavaggio del colletto.
Quando
si dice la fatalità del caso! Egli che era già sfuggito a una precedente
traiettoria escrementizia, che se l'avesse colpito avrebbe reso imbarazzante il
suo ingresso in Biblioteca, come ha riportato un nostro collega nella cronaca
locale della Gazzetta di Mantova, doveva invece subire l'impatto dello
spiacevole evento nemmeno due giorni dopo, nella nostra città e quando più si
credeva assicurato.
L'increscioso
episodio si è verificato verso le quattro del pomeriggio del Lunedì dell'Angelo
in Via degli Schiocchi al numero ***, dove era venuto a trascorrere le
festività pasquali presso i suoi genitori che vi risiedono.
Era
sceso in cortile, poco prima, per terminare di leggere fra il verde dell' orto
il volume primo del noto capolavoro Oblomov, di Gonciarov, della prima
letteratura russa del secondo ottocento
Gli
è bastata una leggere torsione del collo, per rendersi conto che stavolta no,
non l'aveva fatta franca, cercando cosi invano una quiete ombrosa sotto il
pioppo fronzuto, e già semisecco, che fronteggia la casa dei suoi genitori.
Gli
è subito sfuggita una maledizione rabbiosa, che non ha avuto
tuttavia alcun testimone, tranne la sua coscienza e l'Onnipotente, ed ha
comunque provveduto prima che sopraggiungesse sua madre a occultare le tracce
addosso dell'accaduto, correndo di corsa a lavare sul collo la camicia di
jeans, che senza poterne avere nessun riguardo per il fatto che fosse firmata,
quel bell'esemplare aveva schittato sul girocollo.
Essendogli
rimasti lasciti addosso appena impercettibili ha provveduto poi a lavarsi e a
disinfettarsi, avendo avuto notizia dell'alto tasso infettivo dello sterco di
piccione.
Le
stesse apprensioni igieniche non ha manifestato di certo sua madre, che per
mostrarsi amica naturista di ogni forma di vita animale, informata di ciò che
era successo, senza mostrare per questo segni visibili di preoccupazione, ha
sollevato e sminuzzato con le dita nude, con suo sommo disgusto, quanto della
cacca del volatile era giunto a segno sul ripiano sottostante del tavolino all'aperto.
Al
che il nostro, incurante di mostrarsi in questo irriguardoso nei confronti di
lei, ha provveduto cou un secchio a rifornirsi di acqua a un rubinetto negli
scantinati, perchè nonostante gli iniziali dinieghi sua madre se le lavasse più
volte di seguito.
A
parziale giustificazione della insofferenza intollerante dimostrata dal nostro,
è da dire che è del Segno dello Scorpione, e che dunque ha ben motivo di temere
disturbi di pelle, a seguito di imprevidenti contatti con il regno animale,
come gli capita fin troppo di subire quando è con i suoi , per i quali è più
che un figlio il cane Fred, al quale non negano ogni sorta di effusione intima.
*
Copia per una prova di correzione in classe.
Gazzetta
di Modena
Proprio
quando si sentiva più al sicuro
STAVOLTA
NON HA POTUTO SFUGGIRE AL FRANCO PICCIONE TIRATORE
Già
incolume sulle soglie della nostra Biblioteca comunale,
due
giorni dopo è stato proditoriamente lordato a Modena da un altro esemplare
davanti
alla stessa casa dei suoi familiari.
E'
occorso anche il lavaggio del colletto.
Quando
si dice la fatalità del caso! Egli che era già sfuggito a una precedente
traiettoria escrementizia, che se l'avesse colpito avrebbe reso imbarazzante il
suo ingresso in Biblioteca, come ha riportato un nostro collega nella cronaca
locale della Gazzetta di Mantova, doveva invece subire l'impatto dello
spiacevole evento nemmeno due giorni dopo, nella nostra città e quando più si
credeva assicurato.
L'increscioso
episodio si è verificato verso le quattro del pomeriggio del Lunedì dell'Angelo
in Via degli Schiocchi al numero ***, dove era venuto a trascorrere le
festività pasquali presso i suoi genitori che vi risiedono.
Era
sceso in cortile, poco prima, per terminare di leggere fra il verde dell' orto
il volume primo del noto capolavoro Oblomov, di Gonciarov, della prima
letteratura russa del secondo Ottocento.
Contava
che stavolta fosse la volta buona, dopo che in precedenza per due volte, prima
il cane in deposito dei proprietari del casamento, e poi il cane dei suoi
congiunti, il pur amatissimo fred, con le loro insistenze uggiolanti e il loro
contornarlo abbaiando, avevano fatte andare a vuoto l'opportunità di insediarsi
sulla romantica panca di cemento, fra gli ortaggi e le primule, in un luogo ameno
di distensive letture.
Ma,
a suo disdoro, stavolta si è lasciato
fuorviare dai suoi intenti originari, arrestandosi proprio sotto il
fatidico pioppo antecedente, sulle confortevoli seggiole di plastica presso un similare tavolino pur esso
bianchiccio.
ED
allora è improvvissamente capitato l'imprevedebile, anche secondo un calcolo
delle probabilità, dopo ikl recente infortunio schivato di poco.
Gli
è bastata una leggere torsione del collo, per rendersi conto che stavolta no,
non l'aveva fatta franca, cercando cosi invano una quiete ombrosa sotto il
pioppo fronzuto, e già semisecco, che fronteggia la casa dei suoi genitori.
Gli
è subito sfuggita una maledizione rabbiosa, che non ha avuto
tuttavia alcun testimone, tranne la sua coscienza e l'Onnipotente, ed ha
comunque provveduto prima che sopraggiungesse sua madre a occultare le tracce
addosso dell'accaduto, correndo di corsa a lavare sul collo la camicia di
jeans, che senza poterne avere nessun riguardo per il fatto che fosse firmata,
quel bell'esemplare aveva schittato sul girocollo.
Essendogli
rimasti lasciti addosso appena impercettibili ha provveduto poi a lavarsi e a
disinfettarsi, avendo avuto notizia dell'alto tasso infettivo dello sterco di
piccione.
Le
stesse apprensioni igieniche non ha manifestato di certo sua madre, che per
mostrarsi amica naturista di ogni forma di vita animale, informata di ciò che
era successo, senza mostrare per questo segni visibili di preoccupazione, ha
sollevato e sminuzzato con le dita nude, con suo sommo disgusto, quanto della
cacca del volatile era giunto a segno sul ripiano sottostante del tavolino
all'aperto.
Al
che il nostro, incurante di mostrarsi in questo irriguardoso nei confronti di
lei, ha provveduto cou un secchio a rifornirsi di acqua a un rubinetto negli scantinati,
perchè nonostante gli iniziali dinieghi sua madre se le lavasse più volte di
seguito.
A
parziale giustificazione della insofferenza intollerante dimostrata dal nostro,
è da dire che è del Segno dello Scorpione, e che dunque ha ben motivo di temere
disturbi di pelle, a seguito di imprevidenti contatti con il regno animale,
come gli capita fin troppo di subire quando è con i suoi , per i quali è più
che un figlio il cane Fred, al quale non negano ogni sorta di effusione intima,
con sua riprovazione sottaciuta a stento.
Macabra
scoperta
Macabra
scoperta nel proprio freazer
Ritorna dalle vacanze e trova nel frigorifero
del formaggio caprino (una braciola) in avanzato stato di
decomposizione.
La scoperta risale a qualche giorno fa
Tutto è accaduto perchè si era dimenticato del contenuto di
quell'anonimo involtino.
L'illustre consumatore ha comunque provveduto a gettarlo
immediatamente nel pattume.
Macabra
scoperta nel proprio freazer.
Ritorna
dalle vacanze e trova nel frigorifero una scaloppa in avanzato stato di
decomposizione.
La
scoperta risale a qualche giorno fa.
Tutto
è accaduto perchè è saltato l'impianto di refrigerazione.
L'illustre
consumatore ha comunque provveduto a gettare il tutto nel pattume.
Un
orendo lezzo l'ha accolto in cucina, appena deposti i bagagli
vi
ha fatto ingresso per bervi un buon bicchiere di birra.
Ha
così provveduto immediatamente ad aprire logge e balconi, per aereare quel
cubicolo ( quello stanzino) di metri 1,5 per 5 o 6, precipitandosi poi
immediatamente sulla maniglia del friser ( freazer), da dove
quell'insostenibile puzzo inconfondilmente si spandeva dintorno.
Ed
ha così effettuato la macabra scoperta:
nell'umidiccio
caldo dell'interno in cui era venuta meno la refrifergazione, il puzzo emanante
era un tanfo composito il cui fetore più intenso proveniva dalla stessa
ghiacciaia superiore,
donde
un colaticcio era il residuo liquido del ghiaccio discioltosi.
E
dentro, orribile a dirsi, di un carnacino oramai ultravioletto, in avanzato
stato di decomposizione rinveniva i resti della scaloppe acquistate la
settimana prima di partire nel negozio Conad di via **+ della nostra città, e a
Lire **** l'hg, se non di primissima scelta, certo di buona qualità di taglio e
di bestiame, proprio di vitellone e senza nervature come piacciono a lui.
Era
la seconda, di due scaloppe preconfezionate in un vassoietto di polymere
espanso, ed avvolte in cellophane, con tanto di determinazione automatica della
pesatura e del prezzo e del giorno del taglio, ancora leggibili nel risvolto
residuo del loro rivestimento originario.
La
sospensione della refrigerazione, che aveva provocato ed accelerato il processo
di decomposizione della scaloppa ch' egli non aveva ancora provveduto a cucinare,
era da far risalire ad almeno due giorni prima, secondo una prima impressione
disgustosa di fetore e colore.
"
Se tutto questo non fosse accaduto- aveva modo di commentare
tra
sè scosso del fatto- avrei potuto cucinarla proprio come mi piace seconda una
recente ricetta che ho letto su Guidacucina, con un trito grossolano di
cipolline, cetriolini e capperi misti con senape, la maionese a parte, dopo
averla infarinata d'ambo i lati un pochettino."
Così
stando le cose, dovrà rinunciare anche alla bevuta di una mediocre birra, delle
più ampiamente commercializzate, essendosi surriscaldata la cervogia nelle
lattine, e porre rimedio all'incidente cenando in pizzeria.
Con
la scaloppa, anche un pomodoro e due zucchine sono risultate guaste nel
container sottostante.
Dopo
averne raccolti i resti in un involucro di plastica, si rassicura la
popolazione che ha provveduto a gettare il tutto, ben suggellandolo,
nell'apposito cassonetto all'angolo tra via *
e
via*
Al
personaggio illustre, di cui non si fa il nome per delicatezza, e alla sua
famiglia di cui costituisce l'unico componente secondo lo stato civile,
esprimiamo il nostro vivo rammarico e il solerte invito ad acquistarsi a rate
un frigo che funzioni.
P. S. Egli ci ha fatto presente che il
frigorifero è l'unico elettrodomestico del suo appartamento ammobiliato che
figuri a spese dei locatari.
In
virtù del quale egli paga un importo che è quasi tre volte superiore al canone
denunciato.
Richiesti
telefonicamente di un chiarimento, i proprietari, dichiarandosi comunque
apertamente democratici e di sinistra, hanno replicato che hanno colto
l'opportunità dell' ammobiliatura dell'appartamento, per disfarsi della loro
vecchia cucina e comperarne una nuova.
Non
senza lasciarci ad intendere che avranno modo di ridefinire termini e identità
del locatario dell'appartamento al rinnovo del contratto.
Eh,
si, quando si dice che di cosa nasce cosa...
Raccapricciante
Raccapricciante
oltre ogni dire
Se
ne accorge solo dopo averne già mangiati una mezza dozzina.
Morde
un altro chicco di uva passa e vi addenta un vermicino.
Anche
tutti gli altri chicchi confezionati risultano infestati.
E'
impossibile diagnosticare per ora quanto pagherà cara l'inavvertenza.
E
dire che cerca di attenersi ad ogni avvertenza del caso,ripulendo accuratamente
la verdura di ogni guasto, e lavandosi le mani con il sapone disinfettante ogni
volta che cucinando tocca il sacchetto dell'immondizia ove getta i rifiuti...
Ma
vi è nell'illustre personaggio una componente insondabile, sembrerebbe, non
fossimo così irriverenti, quasi un'avarizia di fondo insuperabile, che lo
induce a sfidare i termini della scadenza dei prodotti indicati sulle
confezioni, o a consumare
ogni
avanzo per quanto risulti invecchiato nel tempo.
Interpellato,
risponderebbe che è una forma di rispetto per chi è miserabile e rovista nel
pattume anche i tozzi di pane, o una reattività risentita per i suoi magri
livelli retributivi, secondo un tariffario scolastico che uguaglia la
calcinatura dei mattoni alla illustrazione della democrazia di Pericle secondo
i dettami di Tucidide.
E'
comunque dovere del cronista riferire i fatti secondo le modalità del loro
svolgimento, a cominciare dalle ore 19, 45 di Venerdì scorso, quando, per
insoavire la sua insalata rituale di foglie di lattuga, pere, emmenthal, e
sapido tonno, ha voluto aggiungervi con i semi di finocchio l'uvetta passa,
quella che ha trasferito nel suo ulteriore appartamento dalle scansie del
precedente all'atto del trasloco, certo, secondo una credenza rivelatasi falsa,
che la mummificazione dei chicchi li avesse resi incorruttibili.
Chicchi
di uva sultanina di Turchia, di Smirne
crede di ricordarsi, avendoli scelti in luogo di altri maturati al sole di
Sicilia, perchè la loro origine terzomondista, in virtù dello scambio ineguale
così opportunamente sfruttato, li rendeva quantomai più appetibili perchè più
convenienti quasi della metà economicamente...
All'atroce
scoperta, risputato il chicco, ha ingoiato oltre un bicchiere d'acqua tinteggiata
di ammoachina in soluzione stomachevole, perchè incadaverisse i residui
verminali lungo il tubo digerente o già nell'intestino, quindi ha provveduto a
smaltire i chicchi residui in modo da evitare ogni possibilità
di
infestazione ulteriore, scaricandoli in fondo al water e disinfettandone l'
imboccatura, non senza avere effettuato un sopralluogo nei dintorni del
contenitore di plastica dell'uvetta, dopo averlo avvvolto in un duplice foglio
d'alluminio debitamente isolante prima di gettarlo nel cassonetto a parte.
A
questo punto non è dato sapere quali siano le conseguenze per il Nostro di tale
orribile ingestione.
Gli
rinnoviamo comunque gli auguri del caso.
Notte
da incubo
Notte
da incubo nell'appartamento del Nostro.
Era
più dura del cemento.
Per
oltre due ore infierisce vanamente su quelle misere carni.
Ignaro
che era buona solo per fare del brodo
pretende
di squartare per uno spezzatino quella vecchia gallina .
Le
sue carni sono risultate orrendamente maciullate.
Immangiabile
lo spezzatino, ritrovati in un cassonetto i poveri resti.
Un
senso di vomito e di disgusto ha accompagnato le operazioni di quel suo macabro
rito.
E'
la prima volta, ha confessato il giorno dopo a una collega in Istituto, che in
vita mia ho compiuto un atto del genere.
Non
lo ripeterei mai più, mai più, ha ripetuto asncora sconvolto, dovesse anche
trattarsi delle più tenere carni.
Dopo
due ore di quell'autentica carneficina imbelle, si è dichiarato vinto, esausto,
spossato dalla fatica in un bagno di gelido sudore malaticcio.
Era
riuscito in tal tempo ad affondare il
coltello solo tra un'ala e un pettorale dell'animale, smembrando a pezzi, più
che recidendone, l'arto del volatile insieme con un pezzo di spalla.
Aveva
anche provato a fare forza immergendo il dito nell'orifizio filamentoso e
gelatinoso dell'animale, mentre l'acre puzzo di ciò che esternevano le visceri
gli rivoltava lo stomaco, senza sortire altro effetto, tuttavia, che di
ritrovarsi con il culo dell'animale in libera perdita di liquame lurido.
Il
rigor mortis aveva pressocchè marmorizzato la vecchia gallina, rendendo a lui
inaffondabile la lama del coltello, nonostante l'orrore, oltre i legamenti sino
alla polpa dei lividi muscoli.
"
Come potrei mai essere uno Squartatore, si è ripetuto più volte, scuotendo il
capo, benchè le mie fantasie sessuali spesso le vogliano fare a
pezzettini."
Si
riferiva alle sue colleghe di lettere, beninteso, quelle galline umane, a suo
giudizio inespresso, che la malasorte sociale ha destinato a divulgare ai
giovani i poeti.
Secondo
quali estri e umori ovaioli, è decenza non proferirlo.
L'
assurda esperienza dovrebbe insegnargli, comunque, che è proprio una virtù
delle donne, a lui non concessa, avere a che fare e non solo con le mani con
ogni sorta di cose, mentre lasciano sembrare che non possano assimilare che
bocconcini e la sola vita ordinaria ( di decoro ordinario) .
*Impersonificazioni
Il
limite fatale del mio talento, mi è ben chiaro, è che so personificare le
mutazioni della mia sola maschera,
poichè
per la mia stantia diversità, ho ripugnanza a internarmi nella gente comune, e
mi sopravanza di ricondurne la vita a motivazioni generiche.
Ne
avessi l'estro e le capacità, come già
Verga in Libertà, epica miniepopea di ciò che è lotta di classe, vorrei invece
conseguire la rappresentazione artistica dei moti razziali nei ghetti delle
metropoli, o ricalcando Maupassant, dare voce alla nullità di ogni progresso
rispetto alla umanità da lui ritratta, mostrando come il moderno muti solo la
materialità strumentale della brutalità e della miseria, della volgarità
lussuosa e della corruzione, secondo i tristi casi attuali, ad esempio, di
omicidio della prole, che si perpetra lasciandola abbandonata al gelo in un
cassonetto, anzichè davanti a una Ruota di un convento o denudandola al freddo.
"
Io non so e non voglio inventare niente", dicevo or ora pertanto a quella
mia collega, che mi proponeva la figura del nostro Preside come personaggio
esemplare, quale Egli lo è in effetti, se in lui si individualizzi il
funzionario della assicurazione di un ordine, con le più maniacali stravaganze
di pignoleria di riscontri, in una sua
solerzia che tanto è rigida e accanita, quanto egli eppure è consapevole della
sua insensata vanità (nulleria).
E
per il quale, tuttavia, non c'è altro da fare, comunque.
Una
figura in cui obiettivarmi piuttosto, per un racconto, potrebbe essere invece
mia nonna, nella sua tragica parabola di cui mia madre è la messinscena; mia
madre cui ella dettava da giovane perfino di restare in casa e di vestire di
scuro allorchè rimaneva incinta, la stessa nuora, che trent' anni dopo, ne
precipita la fine rifiutandosi di volerla nella Sua casa e di accudirla di
nuovo, quando la vecchia declina inesorabilmente e si fa per questo più
impotente e più ancora prepotente, in una casa, che di mia nonna, solo all'atto
di tale rifiuto finisce di essere sua, così togliendole- con l'ultimo residuo
della sua dominazione domestica- l'ultimo attaccamento alle cose e alla
vita.
*Lettera
a M. Starobinsky
Stimatissimo
professore
spero
Le giunga utile e gradita, la copia che allego alla seguente Lettera, della
prima parte di una mia opera di recente composizione, che mi sono consentito di
inviarLe supponendo che possa comunque corrispondere, nei suoi contenuti, quale
ne sia il pregio, al Suo interesse per la malinconia ed i melanconici.
Già
ne ho inviato copia, per le festività Pasquali, a chi supponevo potesse essere
mio Lettore unico, ossia il germanista Claudio Magris.
Ma
dopo avermi espresso una certa ammirazione per le prime poesie e prose che gli
inviai, sono già tre volte, ahimè, che mi risponde con la più viva
sollecitudine per motivarmi perchè non ha avuto nel frattempo il tempo di
leggere di me ciò che Gli è giunto, accusando le più gravi ed intime scusanti.
Per
cui, chi Le scrive, di cui le pagine che Le Invio sono una fin troppo veritiera
e per nulla accentuata rappresentazione in atto, se non può non essere grato
che gli si riservi tanta confidenza, nella sua umoralità non può che trarne che
il sospetto di una reiterata reticenza pietosa, timorosa, in tale suo
interlocutore, di dovermi denunciare uno scadimento di altezza di vita e di
stile.
Ond'io uhm, su che trampoli stilistici mi sono
inerpicato-
ho
allegato anche un breve racconto, che già inviai a Magris, del quale egli pur fu sincero estimatore, e
che nonostante l'effervescenza d'esordio, è nei suoi approdi atrabiliare,
perchè così Lei sia libero, se ritiene sia il caso, di confermarmi o meno, con
pochissime righe di giudizio, nelle mie supposizioni comunque autostroncatorie.
Ciò
che in tutta sincerità mi sembra di potere dire a mia difesa, è che nelle
trasformazioni dei miei contenuti espressivi, ritengo di avere ubbidito al
tempo, e alle necessità, di una diminuzione di vita inevitabile.
Auspicando
di esserLe comunque utilmente sintomatico
La
saluta e comunque La ringrazia
*
La lettera è d'uso artistico, non già pragmatico
*Il
lusso nella miseria d'antan
Il lusso nella miseria
d'antan
Nella
sua vita cittadina così egli ora già vagheggia, come l'età dell'oro, il
passato prossimo della sua vita di
lusso nella miseria, allorchè permanendo nel retaggio della famiglia allo
sfascio, recluso in un cantuccio di provincia, eppure ne traeva assai di che
studiare e scrivere, e di che vestire con estrema eleganza, oltrechè il
necessario per viaggiare fortunosamente in paesi stranieri, come nulla
importandogli, quasi un portento in incognito, di giacervi in letti
perennemente disfatti, tra i cumuli limitrofi di pile di giornali muffiti;
nell'impolverio d'intorno degli sterminati libri, i loro volumi, dentro le più
periclitanti scaffalature ammonticchiati nel caos.
Ora
invece, nonostante ogni aumento, deve commiserarsi che lo stipendio che gli
riserva il discredito pubblico della sua attività di insegnante, ora ch'egli deve vivere da solo in città, ed
in un appartamento ammobiliato in affitto, lo obblighi ad affidarsi quasi
esclusivamente a se stesso per ogni necessità materiale, dati i costi per lui
insostenibili dei vari servizi alimentari o vestiarii nel loro complesso.
Quand'egli
ora, meno ancora di prima, sente di potere disattendere i richiami di Sua
Signoria Lo Spirito, nè può più patire disordine o incuria nella sua intima
sfera. Senza più l' intorno di madre e congiunti cui addebitare il disordine ,
infeliciterebbe nella nera figura altrimenti del suo ammanco di scapolo, e
finirebbe con l'obbrobriare l'anima, desolandola, come abbia ad aggirarsi in un
sudiciume circostante che le sia speculare; poiché in tale sporco ella si
ammorberebbe sempre più occlusa, da che la sua solitudine viene sempre più
esternandosi e involvendosi, quale maniaca monade, negli interni rimessi alla
cura sua propria.
Ma
per sovvenire innanzitutto alle più elementari necessità di ogni giorno, dischi e libri sono diventati (ora)
una preziosità d'acquisti sempre più rari, il viaggiare all'estero o in Italia
su lunghe distanze, la malinconia sofferta di possibilità sempre più remote...
Egli
ora, pertanto, deve razionare il vitto ad una sola pietanza per pasto, ed almeno di un mese protrarre ogni
acquisto rilevante, essendo ora tale anche quello di uno stipetto o di una camicetta, se una bolletta d'acconto è
in pagamento; ed anche l'andare a passeggio per minuti piaceri, è tempo e
denaro di un superfluo che sempre meno spesseggia...
E
dire che egli si vagheggiava un tempo, quando in città, solitario poeta
abitudinario dei più mondani ritrovi...
*Inviti
a energiche proteste
E'
l' autentica cifra della falsa coscienza del potere, che nel medesimo frangente
che si sottomette qualcheduno al proprio rapinio od al proprio abuso, o nello
stesso istante che gli si nega l'aiuto
dovuto, oppure la riparazione del torto commesso nei suoi riguardi, lo si
esasperi a farsi valere protestando contro un'istanza contigua.
Liquidiamo
innanzitutto, come più ancora perversificato, il tono punitivo con il quale, la
settimana scorsa, la segretaria dell'amministratore condominiale intentendeva
addebitarmi i costi del torto subito, anticipandomi ch'ero io stesso che dovevo
pagare l'istallazione di una nuova targhetta, in luogo di quella che qualche
gentile condomino persevera a farmi mancare sulla cassetta della posta;
quand'io stesso avevo già provveduto ad apporvela, impeccabile, su insistita
richiesta ( tramite terzi) dello stesso amministratore, ch'eppure avrebbe
dovuto sui condomini divergere l'onere, visto che ogni etichetta provvisoria
fin dalla prima settimana mi era stata stracciata sino all'interno.
E
a scorno maggiore, benchè avessi richiesto, se non l'addebito agli altri
condomini dell'installazione della targa ulteriore, almeno di segnalare loro
l'indegnità del caso, una lettera di lì a qualche giorno in effetti è pervenuta
a ciascuno di noi, ma che raccomandava di evitare ogni condotta molesta, ad
eccezione
tuttavia
proprio di quella di impedire di ricevevere liberamente la propria
corrispondenza.
Voglio
considerare piuttosto, a distanziarmene, come il mio Istituto scolastico ed il
Provveditorato mi abbiano istigato l'uno contro l'altro, quando ho accertato
che la domanda sostitutiva di nomina a
Commissario d'esami, con la quale intendevo scongiurare di finire come
esaminatore a Modena, come avevo improvvidamente gìà richiesto nel precedente
modulo, non era pervenuta al Ministero in luogo della prima, cosicchè ero
finito Commissario d'esami proprio nella sede che mi era divenuta la più
indesiderata, poichè nell'intertempo l'orario ferroviario è stato mutato, come
ne ero stato informato appena compilata la prima domanda, ed ora vi è un treno
che vi arriva prima delle 8 e che parte da Mantova due minuti dopo le 6,30,
sicchè per quei due minuti una stessa immane fatica mi sarà retribuita la metà,
ed io dovrò sacrificare ancor più allo stremo le mie possibilità di vita; perdo
così infatti metà dell'ammontare delle spese condominiali, e quei soldi mi sono
esiziali, se volessi partire in aereo come non mi è più possibile per le
vacanze.
In
Provveditorato mi avevano accertato indubitabilmente che il solo diretto
responsabile era il mio Istituto, sollecitandomi a chiedervi pezze d'appoggio,
il riconoscimento ad esempio di errori materiali, se intendevo motivare il
cervellone centrale a cambiarmi la sede; ciò che altrimenti non poteva più in alcun
modo verificarsi, poichè giusto il giorno prima erano scaduti i termini per
richiedere modifiche, dato che quattro giorni, e non di più, sono il lasso di
tempo che concedeva il documento di revidibilità dei dati, da che mi era stato
consegnato la fine della settimana prima; laddove, in un avverbio fatale, si
invitava a richiederne la modifica "tempestivamente"; troppo breve
termine, ahime, perchè io potessi recarmi in Provveditorato, di persona, nel
primo giorno libero da urgenze scolatiche.
Ed
io agendo proprio come mi si istigava in Provveditorato, ho ottenuto il gran
risultato che il Preside mi intimasse sgarbatamente che in ciò non lo seccassi
più oltre, poichè, comunque, non ne sapeva e non gli risultava nulla
dell'affare, e che a sua volta il Vicepreside, che pure mi aveva aiutato di
persone a modificare la domanda, mi caldeggiasse a che invece che rompessi e
dirompessi le scatole in Provveditorato, dove quando ho preso atto che la
frittata era irrimediabilmente fatta, mi si vellicava ancora a prendermela
inutilmente con il mio Istituto.
Ho
così iniziato subito a rimediare al patatrac, sacrificando l'acquisto della
bici da corsa, e riducendo i consumi mattutini al fast food della scuola, dove
questo pomeriggio, nella sala insegnanti, il figuro che era ancora incazzato,
che ad un incrocio assurdo, gli fosse stato sfasciato in passato il carico di
un natante che aveva appena acquistato, mi era uno dei tanti qui in Istituto,
che vi incrementano solo i proventi dell'esercizio di una libera professione, con il quale io dovrei solidarizzare come se
fosse mio collega e mio pari di status...
E
masticare fiele amaro quale il suo di leghista, se ad entrambi è parimenti
negato ogni miglioramento retributivo...
Sempre
lo stesso giorno, come non bastasse, in cui ho appreso della mia destinazione
irrevocabile quale Commissario d'esami, nel deliquio del patimento mi sono
smemorato di partecipare al più rituale Collegio docenti, cosicchè, l'indomani,
quando mi sono riavuto dallo ottundimento, mi ha corso le membra il sudore
gelido che dovevo presentare alla Scuola certificato medico giustificativo,
benchè il giorno prima costituisse per giunta il mio giorno libero.
Era
un'altra insofferenza dei torti che si riacutizzava; infatti, per quella
nullaggine, non potendo ricorrere al medico con il quale sono convenzionato,
perchè mi è concesso di usufruirne dove ho la residenza e non già il domicilio
in un appartamento ammobiliato, che
si concede fuori di ogni canone solo ai non residenti per sloggiarli con
agio- ed altrimenti non è dato
affittare dovevo ricorrere per quel certificato ad una dottoressa solo dietro
pagamento, rinnovellando l'intollerabilità, nonostante i contributi che verso,
di non godere nemmeno dei diritti alla salute riconosciuti ad ogni straniero
extracomunitario.
Non
solo; l'amabile dottoressa mi estorceva più del doppio dell'importo dovuto; e
mi stilava un certificato che l'impiegata della scuola reputava di validità
nulla, in quanto vi mancava ogni sorta di diagnosi.
Così
il giorno seguente dovevo risalire esacerbato le scale che menano a
quell'ambulatorio, ove la dottoressa, sentitomi, rovesciava all'istante i
termini della contesa, e mi mortificava rifacendosi a un mio diritto per il
quale dovevo farmi intendere e valere, se aveva tenuto segreta la diagnosi al
mio datore di lavoro...
E
se avessi avuto una malattia che era opportuno tenere segreta?
Che
mi appellassi ai sindacati, che inoltrassi protesta al Preside ed al
Provveditorato, non potevo soprassedere, dopo che si era lottato talmente per
tale conquista, se poi etcetera, etcetera....
Avrei
dovuto sentirmi una schifezza, le fossi stato succube, quando l'ho invitata
comunque a rifare il certificato e formularvi una diagnosi, che fosse, certo,
la più banale e insignificante, purchè la controversia fosse conclusa.
Com'è
successo l'indomani, quando un nuovo gioco delle parti è stato messo in atto
dall'addetta della scuola; la dottoressa aveva ragione, solidarizzava, ma lei
aveva ricevuto precise disposizioni tassative, nella duplice veste di addetta dell'Ispettorato
del Lavoro e della scuola, e dunque etcetera etcetera e dunque lei non poteva
etcetera etcetera...
Uno
squallido episodio
Potrei
narrare di qull'episodio capitato a mia madre, qualche anno fa, quando era
aiutocuoca tuttofare in quel sozzo ristorante per camionisti presso il casello
autostradale di Modena.
Più
bitume che verdure e carne in ogni pietanza.
V'era
inserviente un tunisino, il quale, pagato una miseria al pari di mia madre,
poichè anziana lavorante, per racimolare risparmi si privava di tutto.
Il
proprietario, altresì, in combutta con la malversazione del figlio arrogante e
con un sordido spione infiltrato in cucina,
un
meridionale che cercava con ogni basso servizio di ripulirsi delle origini, e
di rifarsi così una seconda vita ed una dignità settentrionale, profittava
della sottomissione in tutto del tunisino, in quanto era un povero immigrato
senza permesso,
per
farlo lavorare senza tregua durante l'orario di servizio; sicchè una sera si
presenta timido in cucina, dove mia madre era intenta a dividere le razioni,
chiedendole se c'era rimasto qualcosa da parte, qualche avanzo di ritorno che
lei potesse lasciargli da mangiare.
Una
cotoletta era appena rientrata nel suo untume di contorno pressocchè intera,
cosicchè mia madre ne aveva ripulito i margini intaccati da coltello e
forchetta, per riservargliela con un pò di purea.
Sopraggiunse(ge)
allora in cucina il tenutario, il quale intima a mia madre di riutilizzare
altrimenti quegli avanzi, perchè il tunisino li servisse piuttosto in
un'ordinazione ch' era giunta intanto dalla sala.
Gli
era al seguito il meridionale, Salvatore mi pare facesse di nome,il quale il
tutto osserva e quindi medita tale bella trovata, d'intesa con il padrone:
mentre
il tunisino rientra in sala egli rovista nel pattume, vi trova i resti di
alcune braciole, buttatevi con la rigovernatura della cucina e l'ordura
dell'impiantito della sala, le accomoda su un piatto, e quindi le serve al
tunisino, che di ritorno, ignaro se ne ciba ringraziandoli di cuore.
E'
superfluo aggiungere, in conclusione, i due che risate che si fanno.
(
" E tu?, chiesi a mia madre. " Gli ho solo chiesto se avrebbe fatto a
loro piacere, se un giorno così altri trattassero a loro un figlio").
**Billy
Budd e Metamorfosi
Leggendo
con emozione commossa Billy Budd, in questi giorni, il suo tema artistico
fondamentale mi è apparso lo stesso della Metamorfosi di Kafka: la sacralità
del sacrificio del giusto per la continuazione di un ordine ingiusto, tramite
la sua messa a morte da parte di chi gli è- o lo ha- più caro.
Come
de Il Medico di campagna, sempre di KafKa, leggendo un passo del Malte Laurids
Brigge, successivamente alla rilettura in classe del racconto, mi è parso di
rinvenire un'anticipazione tematica, se non un ascendente illustre, nella
" lègende de Saint Julien l'hospitalier", di Flaubert, laddove il
santo si stende nudo sul lebbroso per riscaldarlo con il proprio corpo , come
poi il Medico di Kafka sarà tuttavia forzato dalle genti del villaggio.
"
Mi pare che cio che conta sia questo:- osserva l'io narrante del Malte-
riuscire a giacere accanto al lebbroso e riscaldarlo con l'ardore del cuore
delle notti d'amore, non può portare altro che bene."
E'
ciò che appunto si esige dal medico di campagna, il quale ha invece una
concezione del suo dovere, e della sua dignità, ch'è esclusivamente
professionale, sicchè ne disdegna la verità di fatto, che la sua attività è
comunque un arte magico- sacrale,
comunque mitologica, poiché comunque, nelle sue vesti sacerdotali o
laico-ospedaliere, al medico si chiede l'impossibile: che è curare l'incurabile
e sanare l'insanabile.
E
in ogni caso, di agire come se tutto fosse sanabile.
Il
suo senso del dovere rifiuta pertanto la spoliazione neccessaria, e viene
coatto a giacere con il malato, la sola terapia della ferita insanabile del
male di vivere, tramite l'immedesimazione di malato e paziente, e il giacere
insieme nella trasfusione di una sorte incurabile.
Chè
è l'essenza stessa, io credo, dell'arte dell'insegnamento che sia
civilizzazione, secondo lo spirito della cultura (J. Hilmann).