Dopo
Pasqua
Nella
Pasqua di Resurrezione, mia madre da me in visita ha risuscitato il mio
tormento, quando il Lunedì dell' Angelo, " è alla libertà che
guarda", ha detto dell'uccellino volto ai vetri, oltre i quali è intento a
fissare il volo nell'aperto dei cieli d'ogni altro volatile.
Ed
anche ieri - 23 aprile- sul balcone,
nella schiarita dei cieli rinfrescati dalla pioggia, perseguivo il volo dei
piccioni che hanno dimora presso le gronde e sui tetti della casa di fronte, l'
accostarsi momentaneo degli storni delle
cornacchie a questo o a
quell'altro, lo svariare da uno degli alberelli oltre il cortile, della banda
degli uccellini che ospita il mio balcone, e cui grida come essi accorrono ed
egli li avverte il mio canarino, di lì a poco a becchettare di nuovo in
fondo alla gabbia, intanto che i quattro si richiamano in volo, svariano
insieme oltre il profilo d'angolo della casa di fronte, per riapparire
dall'alto sul mio balcone e sviarsi alla mia vista, altrimenti, quando rientro
all'interno, mi accade di lì a poco di vederli discendere frenando il volo
sulla mia ringhiera, per staccarsene e litigare ancora per aria, su chi dei
tre, sempre il medesimo, abbia priorità assoluta nell'accedere alla
ciotola di scagliola.
E
intanto il mio uccellino, per la mia apprensione possessiva, stenta e
immalinconisce nella sua gabbia, ove gli è preclusa altra vita che quella in
mia compagnia, e non può trarre piacere con una canarina o svezzare suoi
implumi novelli.
Sul
bucato
Quando
Venerdì pomeriggio, al rientro in appartamento, ho visto uno degli uccellini
che frequentano il mio balcone starsene a bell'agio sui fili della biancheria,
ho subito inteso,lo sventurato, che disgrazia minacciava di assicurare
all'intero gruppuscolo; nell'aria ventosa ho steso in giù il capo, per vedere
se sotto fosse stesa la biancheria degli inquilini che non sopportano il
fastidio di ogni mio segno di vita, e se per sventura l'irreparabile fosse
accaduto quale deiezione precipite sui loro panni.
Nonostante
il giorno avesse minacciato pioggia fin dal mattino,
avevano
steso lenzuola e asciugamani sui fili sottostanti, e su di un bianco lenzuolo
allungato di traverso, un che di vagamente ocra e puntiformemente sparpagliato
suscitava sospetti che quasi erano certezze.
Senonchè
il vento che il tutto lo faceva volitare appresso, e poi cadere via, nel mio
perscrutare il telo per minuti e minuti, in apprensione, mi tranquillizzava che
si trattava piuttosto di gusci di sementi, e di detriti di saggina, che il
vento stesso aveva sospinto di sotto e sopra il lenzuolo dal mio balcone.
Erano
già oramai quasi le sette di sera, difficilmente gli uccellini avrebbero fatto
ritorno, per il giorno restante potevo supporre eluso il pericolo, e intanto
andarmene al supermercato vicino, e in
centro per l'acquisto delle ulteriori videocassette, e ritirare due copie di
una fotografia molto bella che ho scattato l'anno scorso di mio padre e mia
madre, da inviare a mio fratello e mia sorella.
Al
rientro eccoli ugualmente di ritorno, gli inquilini del piano di sotto, nel
loro daffare reciproco da cui ogni altro restava precluso in quanto estraneo ed
ostico... risalgo, vedo un volo di uccellini che al mio arrivo si squaglia nel
cielo,guardo di sotto, e un piccolo filino biango grigio, serpentiforme, in un
aloncino liquido intorno e che non dava tracce di sparpagliarsi o di scorrere
in moto, non mi lasciava dubbio che l'irrimediabile era stato compiuto.
Cosicchè
il mattino seguente ero pressocchè certo che l' avrei istantaneamente trovato
nella cassetta delle lettere il bigliettino ferale.
Cui
a scuola abbozzavo tale risposta, congedatomi dall'ultimo genitore che avevo
ricevuto"
"
Spero che le S.S. V. V. abbiano la " bontà" di lasciare ai miei
volatili almeno i sette giorni di tempo per disabituarsi a frequentare il mio
balcone e a quanto assicurava a loro di sostentamento e di pace beata.
Posso
assicurarvi, con la vostra più certa soddisfazione, vche l'ottemperanza mi da
più dispiacere che la comunicaziuone di un miocancro maligno."
Poi
oggi, giorno di elezioni e di pioggia, non c'era che uno strofinaccio sui
fili di sotto, e la ciotola è rimasta
dov'era sul balcone, perchè svuotandola per sempre i miei passerottini stessi tolgano ogni ragion d'essere al loro
ritorno.
Che
il mio canarino ha seguitato a salutare con grifdii striduli e la rianimazione
nel volo ad ogni loro arrivo dal cielo.Volto a quella finestra, dove è intento
a ogni volo di fuori di colombe e di passeri, " alla libertà", come
mi disse in visita lunedì scorso mia madre, risuscitando in me lo struggimento
della solitudine cui la mia possessione confina il mio tanto amato uccellino.
Sempre più inesusto e meraviglioso tuttora nel canto.
La
certezza
Ho
avuto poc'anzi la certezza, che nel suo vocio il mio canarino stesse
dialogando, botta e risposta, con il passerottino che oltre i vetri gli stava
di fronte sul balcone. ( 24 aprile 1995)
L'uccellino
assassinato
L'uccellino assassinato
"Ha
un uccellino, (che vive) con lei?
mi
ha chiesto ieri l'allievo ripetente di prima in vena di confidenze.
"
Ancora non l' hai inteso (realizzato)?...' gli ho replicato, visto quante erano
già le volte che ne ho parlato.
"
Glielo chiedo visto che Perchè domenica io e i miei amici abbiamo
sparato a un passerotto.
"
Consentimi di dirti che siete state delle bestie...." ho soggiunto,
interrompendo l'interrogazione che avevo in corso in Italiano per sfogarmi a
freddo.
"
Ma se facesse danno..."
"
Ma quel passerottino non vi aveva fatto nè poteva farvi niente..."
E
ho seguitato a tirare dritto con l'interrogazione.
Ieri
mi è tornato più volte in mente quel passerottino, (della sua fine
dispiacendomi) dispiacendomene sentitamente, pur nel suo anonimato remoto di
cadaverino, così come provo piacere, e
simpatia, di ad ogni uccellino che vedo rifuggirmi per i campi o per le
strade.
E così ( al pari di) Come
mi ha rammaricato ed irritato anche il solo apprendere, da mia madre, la
sola notizia che mi ha recato mia madre, che il canarino che la sua
conoscente che l'aveva ispirata a farmi dono di Bibo, aveva ceduto alla sorella
dopo che il primo le era morto sconfortandola come fosse la perdita di un
congiunto, dato che aveva assunto in casa un gatto con cui il secondo canarino
era incompatibile, la sorella sventatamente l'aveva fatto già morire,
lasciandolo esposto al freddo e al vento un'intera nottata in balcone.
E
stamane, al rientro a scuola, non ho mancato di interrompere l' interrogazione
di Storia per riprendere il caso di quel passerottino.
"
E (non posso tacervi che) non ho ancora dimenticato la sorte di un certo quel
passerottino, che domenica scorso aveva ha preso il volo di nuovo non so
se da un albero o dal folto di un cespuglio, credendo lo attendesse una vita
interminabile di voli e voletti e granini e pagliucole da beccare, e cinguetti
e canti a non finire, e non so dirvi se il volo l'ha spiccato da solo o in
compagnia dei suoi compagnucoli, precedendoli o attardandosi al seguito. Solo
che purtroppo l'attendeva il cattivo incontro con uno di voi, che non sapendo
come impiegare meglio il suo tempo ozioso e vincere la noia, ha pensato bene di
sparargli e di fare in modo che tutto quanto quel passerottino si riprometteva in gioia e in volo e in
canto, per lui finisse così per sempre...
Ora,
dico, se non sapete come impiegare il tempo, un ottimo consiglio è che agiate invece al contrariodi quel vostro
compagno, e che a piedi, o in bicicletta, al più, usciate per i campi e per le
strade, e osserviate quale mirabile spettacolo per cui non si paga biglietto d'ingresso,
costituiscono infiniti invece i passerottini, che sono uno degli animali
più stupendi ed eleganti che siano in natura, più del mio stesso rinomato
canarino, per l'equilibrio maggiore che richiede ogni loro più libero moto.
Guardateli
anche soltanto quando arrestano su un ramo, come rapidamente controbilanciano
l' inerzia del volo e s' impettiscono erti e già snelli, o quando procedono in
avvistamento del cibo a gruppettini, con il capobanda e il seguito in volo, che
si bisticciano prima ancora di essere al suolo.
oh,
non v'è acrobata, o ginnasta, che possa avvicinarsi al loro equilibrio
d'assetto e d'atterraggio".
Silenzio
partecipe e un po' divertito.
Poi
all' intervallo, quando a questo o a quello confermavo che tutto il mio
infervoramento era sincero, -e non era affatto francescanesimo d'accatto-
questo o quello mi diceva della sua cocorita o del suo cocoritino, del gatto
sporchevolissimo, che s'immmerge
finanche nella vasca dei pesci rossi a divorarglieli.
"
Hmmm, fa dunque il sub, addirittura..."
"
eh, ma fin che ci saranno tra voi certi criminali assassini, io non mi
stancherò di sfornare le mie Leggende auree..."
Quel
criminale assassino, che non avevo certobisogno di nominare tant'era evidente a
tutti, mi si avvicinava di lì a poco, per sincerarmi che l'uccellino l'avevano
colpito mentre era posato sui fili del telefono dell' alta tensione.
"
Capita di vedervi anche tortore e piccioni, o storni cornacchie sempre
più spesso"
"
I piccioni, lui replicava, quelli c' è divieto di cacciarli. Sono specie
protetta, anche se le feci che fanno portano delle malattie.
Solo
che se voglio, basta che lo chieda al mio reverendo e quello per sparargli mi
apre il cancello che da sul di dietro della canonica."
"
E' anche per questo che non sono cristiano- ho colto l'occasione per dirgli.-
OH, per la Chiesa di Cristo importa solo affermare il primato e la supremazia
dell' uomo in Natura. Del creato Egli ne può fare quello che vuole...".
Intanto
mi tornava alla mente la cacatura di piccione ch' è ancora incrostata sul mio
balcone, quant' è stata la mia apprensione che le deiezioni dei volatili, che
vi si posano, possano in qualche modo contaminare e infestare il mio diletto
Bibò, poichè anche un orlo di calzone o le suole possono trasportarne i resti
nella sala da pranzo ove sta in gabbia, e ove ripongo al suolo bacinelle e
fogli sabbiati per la pulizia del fondo, mentre insieme con i discorsi
degli allievi su questo o quell' altro animaletto in gabbia di cui si
dispiacevano che fosse a loro morto, m' incupivano di fatalistica apprensione
per la precarietà del mio uccellino, il mio piccolino, il mio omino carissimo,
come poi non mi stancavo di adorarlo a parole, quando al mio rientro in
appartamento si è messo magnificamente a modulare rollii ( a cantare) intanto
che mentre mi preparavo il
pranzo.
Ma
la mia mente ha seguitato a pensare intanto seguitava a pensare a quell'
uccellino straziato, ravvisandolo nella sera in ogni passerottino, che
rasserenatosi il cielo, al pari di come esso lungo le viottole dei campi
suburbani, si riposava dal volo sui fili della luce, dondolandovisi quieto
incontro ai grattacieli della città e al suo brusio vicino, intanto che
venivo/a concependo il seguito in classe del mio intervento animalistico,
quando domani più o meno continuerò così:
"
E non è finita, con quell' uccellino da uno di voi ucciso, il pensiero del
di quell' uccellino suo cadaverino, del suo esserino cadavere ieri non mi ha
abbandonato tutto il giorno, ravvisandolo ( com'era) in ogni passerottino che
nella sera posasse sui fili, e ha avuto quindi un seguito anche nei miei sonni,
quando dove il suo fantasmino stanotte mi è apparso in sogno, al capo
del letto, come l'ombra di re Banco non smetteva di perseguitare in sogno
Macbeth che l'aveva assassinato per usurparne il trono, secondo quanto debbo sono
qui a spiegare a chi di voi conosca solo Beautiful o Cuore selvaggio, e
non già le tragedie di un certo Shakespeare...
E
il passerottino, o il suo spirito, dunque mi si è posato al capo del letto, ha
cinguettato un poco per cantarmi tutto il suo dolore di essere morto, e quindi
fiero e impettito " mi vendica- mi ha mormorato- mi vendica tu che lo
puoi, di quello dei tuoi studenti asinoni che m'ha ucciso e tolto il volo e il canto e la vita. Dagli un
quattro finale e fallo secco, come lui ha sparato e fatto secco me povero
uccellino..."
E
l'uccellino saltellava fantasma, senza potere beccare più niente e dileguava
via..."*
Rimorso
Agli
inizi della settimana seguente, lunedì
scorso, mi ha riavvicinato durante l' intervallo l'allievo che aveva ucciso il
passerottino, per dirmi come con suo nonno avesse raccolto un uccellino che era
appena caduto dal nido rimettendolo in volo.
-
E' vero quello che lei mi diceva, su come siano abili nel volo.
Mio
nonno mi ha mostrato come siano lesti a infilarsi da un buco della rete del
pollaio e a uscirne da un altro, dopo avere becchettato ciò che serve a loro.
A
differenza delle rondini ho visto che discendono e indugiano a a terra, a
cogliere il vermicello che si mangiano o la pagliuzza o il filino per fare il
nido."
io
ho solo aggiunto come li si veda anche ostinarsi per strada fino al
sopraggiungere della ennesima auto, perché servono ad essi anche i granellini
minerali che vi raccattano, a sostanziare e triturare il cibo in assenza di un
apparato masticatorio.
Suppongo
ora che fin dal primo giorno che mi ha raccontato la storia di quell' uccellino
messo a morte, a farlo parlare fosse l'impulso del rimorso, il bisogno di
confessare la cosa per ravvedersene.
E
dunque se mi ha provocato con l'immediatezza con cui mi ha riferito la
brutalità del fatto, era appunto per provocare la catalisi di una conversione
per effetto delle mie parole.
La
cosa mi ha confortato fintantoché ieri rientrando a casa da scuola, dopo giorni
e giorni che mi sono lusingato di poter rinvenire qualche uccellino invalido da
riadattare al volo, all' altezza dell' obitorio, lungo il margine della strada,
non ho visto quell' uccellino morto anziché il solito sfacelo di visceri e
penne, le zampette al cielo inerti e già in decomposizione, il capino addossato
al cordolo con le cavità socchiuse, il piumaggio scomposto della sua livrea
dimessa che più non gli sarebbe servita al volo, povere piume che non sarebbero
più stata l'attrattiva d'alcuna
passerottina, che non gli avrebbero più valso (dismesse) foga e riparo
nel volo...
E
sono riandato a quell' uccellino schiantato dall' allievo, al mio canarino in
soggiorno, solitario e celibe, a cui
svento e tramo al contempo ogni immaginabile rischio, alla mortalità che anche su di lui sta in agguato, per mia mano,
all' irredimibilità della fine anche di uno solo degli infiniti uccellini, per i campi ed il cielo, per chi sappia
amarli con l'intenerimento e l'apprensione per la loro delicata grazia
atterrita nel volo volatile, di cui disdegna la propensione verso
qualsiasi individuo del suo stesso genere.
Ed
era quell' uccellino che non ho più ritrovato cadavere , che mi riveniva alla
mente ai versi di Auden da Il mare e lo specchio che ho appena letto:
su
sentieri attraverso i boschi d'inverno, una carcassa
disseccata
d'uccello
agita
la retina per nuove immagini",
pur
se il mio canarino non è mai stato come per Prospero il mio alato Ariel, sotto
il cui influsso " la morte è inconcepibile".
Quale
rimorso
Ma
quando abbiamo avuto modo di parlarne ancora, di uccellini, io e quel mio
allievo, altro che rimorso nelle sue parole...
Mi
ha chiesto dei piccioni di cui avevo appena parlato, che dalla torre campanaria
del paesino antico lungo il Pò, vanno e vengono dal fiume.
Che
beatitudine avevo vagheggiato nel loro vivere, evocandone tale viavai fluviale
d' in su la vetta...
E
mi ha detto, con competenza, del diverso volo di rondini e piccioni, di come
questi planino a lungo sfruttando le correnti, e l'atterraggio frenato richieda
il dispiegamento con le ali remiganti di quelle timoniere.
Credevo
in lui stesse germinando, così cogliendo i miei frutti, la più autentica
passione animalista, tanto più che sapeva dirmi, come nelle pozze, gli
uccellini guazzassero in bagnetti.
"
Che bello, mi confidavo, andare ad osservarli nei loro modi di vita... c' è
anche un termine inglese per questa osservazione attenta che li salvaguarda,
birdwatching..."
"
Preferisco andare a caccia..."
Irredimibile
il bruto...
"
Ma non ti dispiace spezzarne la vita, negare loro il piacere di seguitare nel
volo e nel canto?..."
"
Li mangio, io " ne è stata la risposta esaustiva e risolutrice di ogni
dubbio od ubbia " Fagiani, quaglie..."
Al che, mi sono arreso non
già come a un controanimalista, ma come al coacervo a me di fronte di ogni
incoerenza e incongruenza mentale.
intanto che la campana suonava la fine dell' intervallo e di ogni
dialogo a proposito.
Macchie
oculari
Ora
che non ho più che macchie oculari,
che sensori del tratto
ancora di mortificazione del vilipendio da cui difendermi,
nel ripercorrere lo stesso tratto di mortificazione
fra i vigilantes, insonni,
anche sull' accorrere di sparuti uccellini
al mio balcone deserto,
al
balcone deserto,
desolata
di ospiti anche la quella piccola ciotola,
eppure affranto dall'incombenza negli umani riguardi,
di
schianto in schianto di esagitati affanni,
nell'eccesso ferito sui doveri degli atti,
senza più rotte a uno squarcio di miraggi di varchi nei cieli,
senza più il lascito, ancora,
per ancora altri popoli e vestigia e miseria,
ricurvo,
ogni giorno di nuovo,
su
altri rifiuti e polvere di pochi metri quadri,
vita
e morte, ogni splendore glorioso,
eppure
risorgono in limpidità d'incanto,
sono
la luce che sfolgora ancora nella magnificenza dell'alba, nell'alba
che infresca,
madida
di essa i suoi quegli atti dimessi,
non sono più per la mia vita che un canto volatile,
vita e morte riattinte riattinte, oltre l'oltraggio e la vanità del
tempo,
nel
becchettio riattinte che ne sostenti il suo canto volatile,
nel
nutrirlo ancora di miscelati grani
nell'esserino che è il tutto nella sua gabbia del futuro che resta,
(nel)l'esserino
inesausto di inebriarsi
che
nella sua gabbia è quanto futuro ancora mi resta,
per
pietà chiedendo ancora all' Angelo soccorso di vita
finchè
concorso di vita vi sia nel suo anelare alla luce nel canto,
nel
suo trascorrere quieto di semente in semente indorato di luce,
soccorso
io di vita fino a quando, soltanto,
la
mia sospensione del canto possa ancora confortarsi ancora
di
suoi suoni d'acqua,
per
pietà ma chiedendo allora soccorso di identici battiti, di morte,
non
un solo istante attimo, di più,
come
quando il capo sotto l'ali in lui reclini nel niente sonno per
sempre,
dispento l'esserino per sempre alla quietudine ed al moto.
Fino ad allora Esaudendo(mi)
il sostento (possibile) della sua
grazia soltanto, di quietudine e moto,
il mio cammino ancora di polvere e rovi fra gli uomini.
Che resta, esaudendo il sostento della sua grazia soltanto,
in di quietudine e moto,
del cammino di polvere e rovi fra gli uomini.
Esaudendo
il sostento della sua grazia soltanto
in
di quietudine e moto,
che
resta del cammino di polvere e rovi fra gli uomini.
For
Assisi
Discorso
bis
Signore
e Signori,
come
i Signore e Signori di " Signore e Signori" di K. Brandys, onde a
evitarvi trattane la debita lezione la loro fine annoiata, vi prego di
esonerarmi con i più vivi accenti da ogni discorso che sia intreccio di idee( e)
in nome di alcunchè o di alcuncosa, per la mia idiosincrasia che non è solo
fiction, rispetto ad ogni formulazione di idee più o meno vagamente o
presuntuosamente generali, per ogni esercizio argomentativo o benchè
minimamente persuasivo della parola che qui assumo.
Mi
è capitato tra l'altro lo shock, mentre per televisione ascoltavo il servizio
sulle esequie di una cantante italiana morta di recente, di sentire che le
ultime parole che intendevo sciabolarvi in faccia del discorso di rito, da me
già compilato, erano pressappoco le stesse che il prete enfatizzava ai
convenuti al rito impenitenti." E tu perdonaci di essere uomini..."
Sicchè
con un vago disagio sono rinsavito dal farmi impropriamente prete al vostro
cospetto, e in virtù del mio senso ch' è pur sempre tragicomico dell' infinita
vanità del tutto, vorrei invece narrarvi e basta una mia storia scolastica,
d'ispirazione sinceramente animalista, a omaggio di Frate Francesco di questa
Città che mi ospita e saluto. Sentite or dunque Signori e Signori,
la
sola storiella che segue a mio omaggio e congedo.
"
L'uccellino assassinato"
Estate
Il
tulle
Non
sono passati che un giorno e due da che gli ho spalancato il balcone, ossia da
che non è più il vento insidioso, cui debbo sottrarlo, ad assicurare la
serenità e il bel tempo, (e) che su Bibò, all' aria aperta, già grava la cappa
del velo di tulle, a preservarlo da zanzare ed altri insetti volatili, che già
si sono schiusi nel volo e mi sono venuti pungendo urticando.
Ma
nella luminosità celeste quiete aerea irradiata da un sole caldo, per
lui ugualmente è un mondo che gli ho
aperto davanti, e poi velato intorno, come schiusegli le ante, anche solo l' ho
posto sul limitare del davanzale: chè ma egli era così nell' aria
liberamente circolante tenue, nella luce del sole solo un pò offuscatagli attenuatagli,
tra genie intorno di rondini e colombi intorno in voli e gridii.
.................................................
Dalla
torre campanaria
Per
Bibò ter
da
rielaborare in La perdita
(
Cronache di una perdita)
Solo
verso le sette di sera, ieri di domenica, sono riuscito a liberarmi degli
affanni domestici e a riprendere con la bici la via della fuoriuscita dalla
città, lasciato Bibò, nella sua tulle, alfine quieto e al riparo da insetti e
dal vento, io che intanto procedevo mentr'io mi defilavo dalla
conurbazione già lungo la statale e la strada secondaria insinuantesi, fra i
campi, in una fragranza estiva di sfoggio
estivo (di erba medica) (spagna) di trifoglio e di borraginacee, che
infoltavano i bordi rivi lungo il folto dei rivi costieri del folto al
margine di fossati continui; frammezzo, oltrepassando veloce oltrepassata
già la borgata di case, in prossimità della meta, che la solarità estiva
antiquava nelle sue rustiche pietre canonicali canonicheggianti a
ridosso della Chiesa; nella pienezza della luminosità intorno, che rendeva
mitiche ogni siepe e calcinazione muraria, ogni solco di volto e ogni rugginio
d'arnese della mia Padanìa estivantesi, a ogni corte un ardore luminescente,
fuori del tempo, (in) ogni giardino un fulgore di rose e gerani; finchè
l'argine esterno fluviale si approssimava, profilato di pioppi, e la risalita
mi immetteva in una sequela di parchi e di aziende agricole lungo i declivi, di
ingressi alberati e radure d' erba circostanti; nello splendore solare, dell'
erba rada, surreali (del)le balle cilindriche di fieno, ferma lì accanto per il
giorno seguente la rotopressa, prima delle case basse del paese e delle sue
locande, della pieve a ridosso dell' argine e infine del fiume ...
Lì,
a una panchina di cemento volta al suo corso, nel far del tramonto mi sono ho
arrestato la mia corsa, ove il procedere del Po (dismette) scostandosene, rilascia sull' altra riva
litorali di sabbia, per frangere ed erodere in turbini d'acqua la sponda erbosa
sottostante, oltre i pioppeti riparata da massicciate arginanti. da
arginature di massi.
Intanto
radenti le acque , e in su sfreccianti, osservavo era un viavai di
rondini nel cielo, a pelo dell' acqua come si risollevavano e riabbassavano ad
ogni increspatura e flutto, per divagare tra i pioppi e traversare la strada
d'argine fino ai campi e le case retrostanti, le più giovani le più inesperte e
remiganti.
Poi
è stata la volta di uno aereo stormo di colombi, a dibattersi e planare
lento e risollevarsi in alto, prima di riavviarsi di ritorno alla torre
campanaria in cui s' annidano, agli
antichi coppi e colmigni e alla grondature della pieve che ne è l'ospizio, e
ove altri colombi e tortore si crogiolavano nella smorzatura della calura e
della luce diurna, già quietandosi all' imminenza nell' imminenza del
riposo notturno.
Come
indi era per gli storni (i merli) volti al fiume o alla vastità pianeggiante,
controsera, lungo i cavi telefonici sospesi in alto, per i passerottini che al
mio sopraggiungere s'infoltavano in un cespo arbustivo o in un intrico già
ombroso di rami, o per i confratelli piccioni e le consorelle tortore,
conurbate, ritti ed erte sui fari luminosi dei viali di città.
Da
tanta beatitudine di vita volatile, finchè al rientro in appartamento, acceso
il video, ne era una eco l'ultimo canto di Bibò al limitare del balcone dischiuso, me ne distorceva l'
orrore bosniaco riportato nei notiziari, che riferivano le ultime degli scudi
umani e degli ospiti di pace dell' Onu assunti in ostaggio dai serbi, dei
giovani morti di Tuzla dilaniati in una sera come questa al caffè all'
aperto,e che quella notte sarebbero
stati sepolti al riparo dell' oscurità delle tenebre nel cimitero islamico.
prima
metà del mese di giugno del 1995.
Una revisione è stata condotta su un foglio
che mi sono recato appresso in Assisi.
Temi
Come
oggi, schiudendo a Bibò l'accesso al balcone, prima che il maltempo in arrivo
dalla Francia mi costringa a rinchiuderlo di nuovo in soggiorno, gli abbia
aperto un nuovo mondo, il mondo della reimmersione nell' aria e nella luce
solare, tra gli insetti volatili e i plumini sospesi intorno, il canto degli
uccelli e le ombre gettate dai voli in alto di piccioni e tortore, il clangore
urbano e il canto di altri uccelli tra i rami degli alberi nel cortile e nel
giardino poco distante, la fragranza e il verde delle piantine che si ritrovava
accanto, sospese al balcone, di menta e salvia e rosmarino e lavanda,ove già
dei passerottini li ho sorpresi a sfrucugliare fronde e germogli...
Era
l'una passata, ed ho dovuto proteggerlo dal sole con un telo sulla sommità
della gabbia, che creando un gioco di luci ed ombre all' interno, lo
approfondiva contro il profilarsi esterno della selva di pianticine
aromatiche...
Ed
egli superato il primo smarrimento, come ergeva ed erge il capino, tuttora, a
scrutarsi intorno oltre lo specchietto che lo impedisce, come già ambientatosi,
vi si è prolungato ed estenuato nel canto...
E'
così bastato il valico del balcone, perchè Biba iniziasse ed io iniziassi con
lui la mia villeggiatura, e con la villeggiatura mille nuove ansie e timori...
E
la corrente e le essudazioni, e se inciampo o la tapparella ricade sulla
gabbia? o la anta della porta- finestra si ribatte e la rovescia? E non può
darsi che nelle pianticine più belle, (si) appunto le rosseline, si annidi
l'insidia di parassiti che si posssono trasmettere letali al mio uccelino,
mentr'io congiuro a complicare e rendergli periglioso ogni spostamento più
arioso e solare .
20
giugno 95
Oggi
per il terzo pomeriggio consecutivo, profittavo dellla bella bella giornata di
sole per esporre il canarino all' aria aperta sul balcone: nella persuasione
che fosse oggetto universale d'ammirazione, a ogni veranda o persiana da cui
potesse essere rimirato nel canto.
Quando
un rumore secco , d' improvviso, come di una raffica,ha ridestato ogni mia
apprensione pessimistica,
"
E se fosse stato uno sparo? Quanto più l'adori e ne fai mostra, quanto più è
bello e gratuitamente incantevole nella sua natura innocente, tanto più non può
che provocare irresistibilmente l'odio e la crudeltà feroce. Come ti riveli di
nuovo ingenuamente sentimentale, di un narcisismo amoroso scioccamente empatico
presuntuoso, nel supporre la condivisione unanime dei tuoi trasporti per il
bell 'uccellino . Quando invece stai attirando odio e crudeltà
bestiale...."
E
così, tra un verso e l'altro dell' Auden de" Il mare e lo specchio",
l' estasi radiosa di questo pomeriggio, e di ogni altro futuro, si è incrinata
irreperabilmente, finchè non ho trovato requie alle mie apprensioni, stendendo
uno stuoino tra l' uno e l'altro posatoio, ove Bibò potrebbe offrirsi come
bersaglio.
So
bene che forse, anzi senz'altro è stato il rumore secco della ricaduta delle
tapperelle di una finestra.
Ma
per tutta sicurezza, prima di recarmi a vedere " Creature del
cielol", ho abbassato le tapparelle sin di sotto la figura o sagoma del
mio canarino adorato.
E
il nervosismo inquieto e di se angosciato che avvertivo in sala, era il
trasporto agitato di chi non sa più stare senza il suo amato accanto.
Felici
vacanze? Insieme tutta l' estate, senza ch'io vada via? E per davvero non
andare io via ?
Umano/
disumano
Nell'
apprendere degli orrori di Bosnia e di Cecenia, di fronte alle lacrime di
quell' anziano uomo russo che piangeva i cari sterminati nell' assalto di
terroristi ceceni all' ospedale di Budionnovsk, o alle immagini dei corpi
dilaniati da una granata della gente in fila coi bidoni per l'acqua a Serajevo,
in quello che prima della guerra era il quartiere verde di Dobrinja, avessi
provato l' apprensione delicata e pietosa, con la quale nella calura meridiana-
era già l'una- ho soccorso ad una ad una le pianticine di basilico che
trapiantavo ad una ad una nel terriccio dei vasi, districandone l' intrigo delle radici confitte aggrovigliate in un
unico recipiente, così come mi sono state trasmesse come le avevo appena
acquistate nel vivaio, anche alle più esili salvaguardando un filo di
abbbarbicamento possibile, interrandone con cura la base dello stelo pur se già
vizzo e reclino, indi liberandone le foglioline da ogni sommersione di
terriccio smosso, affidandole tutte quante al sostegno di cannucce e stecchi di
bambù; o avessi avvertito per i miei simili dilaniati dalla guerra, il
sensibile richiamo che mi ha inibito di abbandonare a morte sicura il bruco
dannoso, che avevo appena scovato tra le foglie che aveva appena eroso da
lui appena erose della mia
pianticina di menta, che afflitta per altro dagli afidi avevo da poco appena
riposto, per la disinfestazione, sugli scomparti dell' infermeria botanica del
mio balcone. L'ho invece raccolto in capo a uno stecco, e l' ho così condotto
sino al piano terra e al giardino antistante il mio condominio, ove con sua
soddisfazione immediata l' ho rilasciato su una foglia di qualche senecio.
Per
non dire di come si sommuova di dentro a ogni refolo di vento, se in balcone vi
è esposto tra il tulle Bibò.
Per
il pensionato Giovanni
Astio
Le
vacanze richiedono che l'anziano pensionato affidi per qualche settimana l'
uccellino alla sorella.
Ma
egli non riesce a fidarsene, l'ostilità per la sorella acuisce ed esaspera ogni
sorta di diffidenza.
E
se le sfugge mentre lo accudisce aprendo la gabbia quando sono aperte al
contempo porte e finestre? E se nel ripulire la gabbia la rovescia, e fa perire
o fa si che si fratturi senza scampo l 'animaletto? E se e se e se....
A
esasperarlo è che in sua assenza, quando come in una prova d'anticipo le ha
affidato l' uccellino insieme con l'appartamento da ripulire, allorchè si è
recato in visita per due giorni di quel vecchio suo conoscente, a sua insaputa
e contro ogni intesa stabilita lei ha condotto con sè nel appartamento il suo
came, ignara ancora di quali potessero esserne le reazioni in compresenza con
un uccellino.
E
dire che così tanto si era raccomandato che non facesse alcunchè di testa sua,
e che per prevenirne ogni invadenza,
aveva
pulito e riordinato ogni cosa possibile.
E
la sua esasperazione era giunta al punto di meditare quanto pur aveva meditato
, follemente, l'assassinio stesso del canarino a freddo per toglierne il
fastidio, dopo che per ore e ore aveva dovuto anticipare ogni ingerenza del
riordino del suo appartamento da parte della sorella, prevendone ogni possibile
intromissione e svolgendola invece di lei, insieme con ogni mancanza di
riguardo, nel provvedervi, per le
infinite cure cui si sottopone per tutelare l' uccellino.
Così
è stato per i sottobottiglie, per gli involucri appositi in cui ha riposto nei
vani superiori i panni costipati nei cassetti, per i mille e uno angoli e
cantoni che ha spolverato, per ogni ninnolo o bibelot che lei potesse ritenere
superflui o accumulati in eccesso.
Finchè
non ha avuto un eccesso, quando la invadenza che presupponeva nella sorella nei
suoi riguardi, ha assunto per lui già i contorni certi di una intromissione
senza rispetto, più ancora odiosa ugualmente, per le infinite misure di
salvaguardia che pone nei riguardi dell' uccellino.
E
ha pur iniziato anche a scriverle una serie di raccomandazioni, ( vedi allegato
originario a penna da trascrivere); ma avrebbe fatto ciononostante attenzione a
non riportare all' interno lo sporco del balcone; a non usare per l'uccellino
che la sua catinella e l'apposita carta igienica? A dargli la mela
inguantandosi le mani o tenendone il pezzetto fra la carta domestica? Non no
no, tanto valeva si, ucciderlo e
telefonarglielo, che lo si era soppresso per evitare che fosse lei ad ucciderlo
inevitabilmente con la sua noncuranza!....
Lo
schiocco
Non
era stato che lo schiocco di una tapparella riabbassata fragorosamente.
Ma
il suo rumore, per il fatto stesso e per le ragioni stesse che gli avevano
fatto supporre che si trattasse piuttosto di un colpo di fucile diretto al suo
uccellino, che teneva esposto in bella
evidenza sul balcone, aveva in lui ridestato l'astio e il risentito rancore
verso la generalità degli uomini, ....
( continua)
Al
limitare
Quando
ieri pomeriggio, sul tardi, sono giunto in bike al limitare dell' asfalto lungo
l' argine di Pò, e lungo il tratto seguente, infrequentato dalle (d') auto, ho
visto gli uccellini ripetere il loro saltabecchio sull'asfalto fra la
ghiaia successiva del seguito, trasvolare il tratto fra il fiume e i campi a perdita d'occhio,
in un seguito più in alto di rondini e rondoni e altri uccelli maestri
di fiume, infoltarsi nel folto ombroso di una pioppeta nella radura lacustre, o
in un saliceto in riva al fiume, sorvolarne le acque o discendervi a volo
radente, è lì, mi sono detto, che io o il pensionato Giovanni lasceremmo libero
l'uccellino, infelicitati della tanta libertà che gli nega il nostro amore
tutelare. Ma è lì, immaginavo commosso, che sul margine si arresterebbe il
canarino fuor di gabbia libero, senza capire stupito e sorpreso il
perchè, sconcertato che non lo si voglia più tra le sbarre in gabbia e
al sicuro.
Ed
è lì, che il nostro animo piangente lo trarrebbe a sè in lacrime e lo
ricondurrebbe nella detenzione comune in gabbia.
lalie
Sulle
zanzare
L'altro giorno con il mio bell' uccellino,
come il pensionato Giovanni, mi sono messo a discorre come lui mi intendesse,
ciacolandogli in veneto sulle zanzare da cui il velo di tulle dovrebbe
proteggerlo.
E
così gli venivo ciacolando, il suo amabile capino che mi fissava quietamente
come stranito e intento:
"Ti
te me poo domandar, bel uselin, che la se mai chela nivoleta, che la va e la
vien che te meto intorno, e che te infastidise la visual.
Vedi,
uselin , mio bel uselin , ghe s'é gh'é de le bestioline che le vola come
ti, più picolete, che le se asetate de sangue, le nimalete, ih, e quando le
vede il bel uselin , no le dise come il sotoscrito che tanto te fa paura:
" Caro che bel uselin, che il cielo lo benedisa. Xse tanto belo che lo
poso neanche sfiorar quel angioleto beo, no, le ghe guarda le sampine pervase
de sangue e le dise invece avide: Mo guarda guarda che bele sampine da
ciuciarghe il sangue, ciucia ciucia più che te poi, che l' è tuta grasia
saporita...."
E
cussì le nimalete le ciucia le ciucia al me bel uselin, che lu neanche intanto
se ne acorse , gnanca le vede le diavolese, ma dopo, ih, l' bel uselin come el
se grata e grata con il suo becheto...
E
grata grata, l me amorin eco che cussì l' s'infeta, e po quel che po suceder
dopo, gnanca l' ghe vo dir, non solo pensar".
E
intanto come al pensionato Giovanni le lacrime cominciavano a scendermi, al
cospetto del mio bel uccellino che seguitava a fissarmi inalterato e
quieto.
Piccolino
E
ieri sera ( 1/7/95) sono finito in lacrime di fronte al mio bell' uccellino,
sfinito dal travaglio dopo una domenica di vicissitudini casalinghe, della cura
con cui ho ripulito e insabbiato di nuovo il fondo della sua gabbia, quando la
sua stessa piccolezza che lo fa tanto vezzoso ( grazioso e bello), il mio
canarino, mi è balenata come la stessa ragion d'essere della sua mortalità
precoce:
"
Caro il mio piccolino, dicendogli, che proprio perchè non è grande e grosso (e
stupidone) e rozzo come un pachiderma, per quanto sia resistente e sano, tra
dieci anni al più ..."
E
scrutavo il suo capetto ignaro, i puntolini vivaci e lucenti dei suoi occhi
indaganti, mentre sentivo di non avere alcuna forza per saper affrontare e
sopravvivere alla sua morte, e asciugandomi il pianto e ridiscendendo a
depositare il pattume, nell' aprire la porta mi facevo animo ripetendomi che
farlo vivere al meglio e più a lungo, con ogni agio e piacere, è tutto quanto
mi era dato di fare di possibile per lui.
Intanto
che lo strazio di dovermi separare da lui, se vado via, di doverlo affidare
alle mani pur dedite e attente di mia madre, che non possono avere purtuttavia,
per esso, le innumerevoli attenzioni che mi detta ed ispira l' amore per
l'uccellino bello, dava il colpo di grazia definitivo ai miei vaghi intenti di
recarmi in Libia, dopo che a estraniarmi e distanziarmi da tale intento,
incrementando le mie apprensioni sul trattamento che a me singolo, e turista,
ed italiano, possono riservare le autorità libiche, già era intercorso il
diffuso rifiuto oppostomi nel pomeriggio, dai vari vu cumprà marocchini a
trascrivere in arabo le mie generalità entro il timbro bilingue,
indispensabile, che ho ritirato per l' espatrio in Libia presso la Questura di
Milano.
Benchè
ripetessi loro che non si trattava che della trascrizione in arabo dei dati in
Italiano della prima pagina del mio passaporto, che se fosse vietata la
compilazione del timbro non si capiva perchè la Questura me l'avesse rilasciato
in bianco,
non
potevo che prendere atto del loro rifiuto, motivato da quanto di sacrale e
intoccabile può essere per un extracomunitario un passaporto in regola, anche
per la diffidenza e l' apprensione che risorgeva in me come già si manifestava
radicata in loro, su come la bastianità contraria delle autorità libiche
avrebbe potuto avvalersi di ogni minima irregolarità di cui fosse traccia
magari in quel timbro, per trattenermi o respingermi come a loro più
interessasse o fosse l' (d)'umore di agire.
Scaricato
indi il pattume, ma prima di uscire poi a a spasso per il centro, quand' era
già sera, sono ritornato in cortile nei pressi del cadaverino di quell'
uccellino che avevo scoperto ieri mattina, la sua esile carcassa già pullulata
d'insetti e ridotta all' ossame, le povere piume scarruffate in ali informi, il
capino senza più sembiante.
Chissà
mi sono detto, che non sia uno di quegli stessi passerottini che dalle fronde
dell' albero, nel cortile adiacente, veniva a posarsi sul mio balcone a beccare
il seme sparsovi, forse quello stesso che indugiava a intentare di cinguettare
con il mio canarino, o che mi svolava tra la menta e la salvia..."
E'
il gatto condominiale, il probabile uccisore, unanimemente vezzeggiato e
accudito, si aggirava intorno per ripulirlo ancor più.
Oggi
vedrò, come scenderò per le spese, se
mi è dato modo di recuperarne i resti e seppellirlo in un angolo di terra. Intanto stamane, con indugi forzosi, non mi sono recato a Milano
per consegnare i moduli e farmi compilare il timbro bilingue presso il
Consolato Libico.
Mi
sono concesso ancora una pausa di riflessione, per non dire piuttosto di
affossamento di ogni intento di viaggio.
Certo,
se faccio conto sulla retribuzione dei corsi di recupero che non mi è stata
ancora messa in pagamento, sui miseri indennizzi previsti dal nuovo contratto
per la scuola, per recuperare quanto
stia arrettrando nelsuo potere d'acquisto disavanzava il mio stipendio
rispetto all' inflazione, ma anche così, non faccio che sanare e turare le
falle pregresse, e poi?
Se
intendo visitare vestigia tardo-romane, posso pur sempre orientarmi all'
ultimo, se ne ritrovo i soldi, per l' Estremadura ed Evora e Lisbona,di Pessoa
ed ora Wim Wenders, e ritornare per la
via lattea di Santiago de Compostela, Burgos e Leon...Intanto, vaneggiando, me
ne sto quì a scrivere in pace e delizia in compagnia del mio bell'
uccellino, presso il quale ritorno e mio Dio svento l'insidia, che
soffocandolo, poteva per lui costituire un brano di carta igienica che lui
è venuto or ora compattando, di quella che ho usato ieri sera proprio per
pulirgli e igienizzare la gabbia.
Che
se fossi partito, chissà che poteva cagionargli, ora mi vengo inquietando, quell' incauto lascito ieri sera della mia
dedizione stremata.
fatalità
inesorabili
3
luglio 1995
La
fatalità tragica che poteva costituire la consistere in quella
pallottolina di carta che mi è sfuggita a un mio (al mio ) accertamento
, ieri sera, benchè già l' uccellino l' avessi visto e distolto da un' altra
sua pallottolina, mi richiama la logica terribile che è incombente su ogni mio
atto per salvaguardarlo, e assicurarlo, in cui può insidiarsi ogni giorno la
sua fine.
Cui
è appesa anche la mia, poichè solo l'idea dello sconvolgimento tremendo in cui
getterei allora mia madre, il cui dono dell' uccellino si sarebbe rivelato l'
insidia fatale alla mia vita, può trattenermi nel vivere oltre, non già la
consapevolezza, di certo, di quale possa essere il talento di cui tronchere gli
esiti, o l' aspirazione a seguitare a leggere e viaggiare e ascoltare musica (e
vedere quadri o monumenti) formandomi e ancora crescendo, tanto mi è in
odio ogni proficuità e lascito civile, e tanto me ne infischio di tutto
ciò che posso lasciare agli altri miei simili in eredità di forme e di affetti,
che non sia la testimonianza della mia predilezione su ogni altro, e su tutto,
del mio bell'uccellino e della sua genia volatile, con il corredo delle mie
pianticine figliolette.
E
come la carta od ogni altra sostanza che uso nella igiene della sua gabbia, è
la stessa instabilità di questa, sul suo piede d'appoggio, negli spazi
irrimediabilmente angusti della mia costipazione domestica, l'insidia che
avvertivo con sconforto presente in ogni movimento con cui l' accudisco, come
ieri sera, stremato di stanchezza, ho constatato quando perchè perdessi il
controllo dei miei gesti, è bastato l' involarsi tra la gabbia e la
porta-finestra di quel coleottero, per risospingere il quale, oltre i vetri, ho
lasciato incustodito lo sportellino aperto e ho volto incautamente le spalle
alla gabbia e al suo piano instabile d' appoggio.
Come
può essere la stessa mia ritrosia a partire e ad affidarlo a mia madre, la
causa invece della sventura che mi accomuni al mio uccellino.
Tutto
ciò ha implicazioni sull' andamento della trama della stessa fiction del pensionato
Giovanni, poichè solo se la fine morte del suo ( oh, non mio e invece
del mio) uccellino è cagionata da una fatalità così dialettica, è forse
preferibile l'ordine narrativo reale a
rigor di logica.
"
Mio dio è stato un pezzo di carta che lo ha soffocato, un resto della carta
igienica che ho usato ieri sera per pulirgli la gabbia.
Se
solo non solo partito... Ma che farci.
L'ho
già seppellito in un vasetto di terra".
La
mia immaginazione è così immaginativa, che come mi basta evocare il solo
sospetto che uno mi agisca contro per odiarlo accanitamente, così mi è bastato
evocare questo scambio al telefono di battute in cui ne comunicavo la fine a
mia madre, forse così pacatamente rassegnato per celarle ogni intento di un
successibvo suiciduio, perchè per me fosse tragicamente già morto l' uccellino
mio caro, che invece sta bellamente mangiucchiando il suo pastoncino,
canticchia e indenne svolicchia, il suo trillino che si ingrossa e fa le prove
del canto.
Incanto
Che
incanto, sento la vita; eppure quella pallottolina di carta, un niente,
togliendo la vita al mio caro uccellino,
può tramutarlo istantaneamente in orrore sinistro.
Ed
io sono incantato e pur pronto all'atto estremo, come e appena l' estasi si
rovesci (si muti) a un mio rientro e al rinvenimento, nella discoperta dell'
atrocità che mi schianti.
Posso
essere più apparentemente forte e più realmente debole di così?
L'uccellino
in cortile
E
quando di rientro dalla Questura e dal Palazzo di giustizia, in cerca di chi mi
traducesse in arabo i miei dati per il timbro bilingue, ho rivisto insepolto in
cortile quell' uccellino, nel garage ho preso un paletto scalfito, in mancanza
di altro, e oltre la siepe ho scavato nel vano erboso una piccolo buca dove
interrarlo.
Con
un foglio di giornale ho quindi sollevato il suo corpicino sfatto, divorato
degli organi interni e di cui erano visibili le più riposte interiora, così
distogliendolo da un viavai continuo di formiche, mentre di lui il capino con
gli occhi in sfacelo, e le povere alucce, sotto la mia lieve stretta erano
pendenti in ogni verso.
Poi
su quel misero esserino ho iniziato a stendere terra pietosa, e al suo canto e
alla sua vita celeste, per mia mano è subentrata la confusione definitiva di
carne e piume e terriccio, la mescolanza delle loro vicissitudini organiche
sotto il riparo della coltre di piccole zolle, che pur seguitandone lo scempio,
poneva un riparo per quei resti dall' inclemenza degli esterni elementi.
E
subito dopo, nel pomeriggio che si faceva già temporalesco, sono risalito in
appartamento dal mio quieto Bibò, e una volta in bagno, per ripulirmi, mi sono
ritrovato sono scoppiato in un pianto dirotto per su quell'
uccellino straziato, commosso dalla per la fine così anonima e orrenda,
e tanto precoce, che per quel poverino aveva significato di ogni gioia
di vita e di volo nel canto per quel poverino.
Piangendolo
di quelle lacrime, affrante, che tuttora mi sgorgano ma che non so piangere trovare
per alcun umano individuo cosciente.
Che
non so come potrò comporre in un dolore cui sappia resistere, quando alla terra
debba rendere, ugualmente, il mio canarino pencolantemi allora senza più
vita.
Un
altro posatoio
Se oggi ( 4/7/93) ho dovuto rinunciare
Quando
dalla traduttrice in arabo, del tribunale di giustizia, mi sono sentito
richiedere il mio stipendio di un giorno per trascrivere otto dati anagrafici,
come esigeva richiedeva la redazione del timbro bilingue imposto richiesto
dalle autorità libiche, è con un senso di liberazione,insieme con la ripulsa,
che in me ho salutato la rinuncia interiore al viaggio nella grande Jamayria,
al rischio di ogni sorta di disavventura e di traversia con ogni sorta di
forza di sorveglianza e di polizia di quello Stato, che più non mi avrebbe
diviso da Bibò.
E
mentre io così rinunciavo alla possibilità, per quanto solo ipotetica, di
vedere Sabratha e Leptis Magna, al mio uccellino sono venuto assicurando la
possibilità di spaziare ancora più in alto nella sua gabbia, sistemandogli un
posatoio ulteriore in prossimità della copertura, come mi ero riproposto già
ieri sera, quando ponendo termine alla mia afflizione in lacrime per la sua
mortalità, ho avuto alfine occhi per vedere la sua vitalità presente, come
mirasse a volare più in alto, senza altri appoggi precari che la sommità cui
aggrapparrsi delle sbarre verticali più in sù alto di lato.
Ed
eppur con tanta prudenza ed esitazione, l' uccellino è infine riuscito a
guadagnare la nuova posizione, poi recuperandola ed installandosi con
acresciuta sicurezza sul più alto posatoio, la cui istallazione aveva accolto
inizialmente con vivo terrore.
Il
terrore animale generico e generale, di cui parla Brandys, in Rondò, quando di
un cane pointer scrive che " Non
aveva paura di me e neanche del dolore,
penso che temesse qualcosa che potesse capitargli, qualcosa di inimmaginabile,
spaventoso, la peggior cosa che potesse capitargli."
Ma
intanto la rinuncia a quel viaggio, come la improbabilità pur anche che
possa recarmi in Estremadura ed a
Lisbona, la impossibilità per la mia misera retribuzione di insegnante di tutto
quello che non siano i generi alimentari o i prodotti della casa, il dovermi ridurre
all' acquisto dei soli libri e compact disc in economica, il leggere sul
giornale quella lettera che trovava giusto che noi insegnanti fossimo
retribuiti come i raccoglitori di pomodori, o l' aver appreso che Agnelli,
ossia la Confindustria, invita a non aumentare ancora gli stipendi, quando per
noi insegnanti ciò non avviene di fatto da cinque anni, e tutto ha seguitato ad
aumentare nel suo costo oltre ogni limite o soglia prefissati, o di come mentre
si accusa di immoralità chi di noi insegnanti si sottrae a venire mortificato
in Commissione d'esami, in televisione questa o quella presentatrice può
tranquillamente arricchirsi invitando i giovani a copiare nelle prove d'esame
come lei ha sempre fatto, il tutto che mi ha così colpito sui giornali e in
televisione, mi ha incupito di una tristezza amarissima, e mi sono sempre più
deprimentemente immedesimato nelle parole di quell' insegnante che venivano
citate, in risposta, dalla curatrice di
una rubrica giornalistica nel replicarle, alla protervia di quella lettrice che
ci vorrebbe veder sottostare, più ancora immiseriti, a ogni precettazione ed
obbligo di servizio, :
"Questa
condizione ci sta spingendo verso un odio generalizzato verso tutto e tutto
oppure verso una disperata rassegnazione".
Mentre
venivo meditando, se il signor Giovanni, non fosse il caso di trasformarlo da
impiegato di concetto in un miserevole insegnante
Le
malattie delle piante.
Come
le malattie insorte alle piante, e che ne hanno condotte o ne stanno conducendo
alcune a morte, senza che io sappia come intervenire, se trapiantandole o
arricchendo il terreno di ferro o nitrati, se l' insecchimento succeda per
troppa o troppa poca acqua, mi abbiano
suscitato una disperazione che mi deprimeparticolarmente, perchè me ne rincresce
e più ancora perchè mi immagino un giorno afflitto da uguale tanta
imperizia od impotenza, di fronte al mio canarino che manifesti disturbi cui
non sappia come far fronte, e che rapidamente lo debilitino sino a farne temere
od approssimarne a me insostenibile la morte.
13
luglio 95
E
tutt' oggi mi sono intrattenuto a leggere Età di ferro e a vezzeggiare il mio
canarino, nella vana attesa di qualche reazione dell' Europa e del mondo alla
pulizia etnica che è in atto a Sebrenica.
E
invece, il lupo Mladic può impunemente intercettare le genti che ha volto in
fuga, mostrare di blandirne i piccoli sgomenti, e con bandi altrimenti di morte
separare gli uomini bosniaci dalle donne e i bambini, confinarli e concentrarli
dietro il filo spinato.
Eppure
è possibile che tutto questo stia adesso accadendo e che noi si possa
tranquillamente mangiare e dormire, con la stessa naturalità assuefatta con cui
ci cibiamo di questo o quel trancio di carne di animale catturato, appeso per
un gancio , sgozzato o decapitato.
After
Ieri
l' altro notte, quando ho interrotto la lettura di Età di ferro, per scrivere
al computer anche da tale lettura provocato, come venivo vivendo l'orrore
composito della pulizia etnica di Sebrenica e del dominio animale dell' uomo,
la quiete in cui ho sorpreso immerso l'appartamento nel plenilunio, o nella
luce lunare dentro la sua gabbia l' uccellino addormentato sul posatoio più
alto e ogni utensile domestico in cucina, era un incanto cui mi sono ripromesso
invano, poichè nel suo silenzio estatico mi ha vinto lo sfinimento, ed ho
dovuto desistere per il letto nel mio cubicolo afoso.
eppoi
l'indomani dovevo partire la mattina presto per Padova,
a
vedervi il Giotto degli Scrovegni e l' altare del Santo.
Ma
chè meraviglia eppure in un flash mi è parsa la vita, la mia vita, ( pur in
quei pochi minuti), sospeso intorno ogni gridore, madidi del plenilunio i
condomini e i balconi circostanti, il vario fogliame sul terrazzo della
lavanda( e del papiro) e della ( melissa) e della menta e della salvia, l'
ultimo utensile dismesso e il calice e la tazza in cucina, le bottiglie nelle
scie di luce delle vetrate riflesse sulla pavimentazione ,
i
tanti videotapes e i libri e le trame delle gabbie al di qua della porta
finestra del soggiorno, ogni mio estenuante lavoro realizzato e l'ordine domestico
interno, e sul posatoio più alto l'uccellino assorto nel nuvolio del suo
estatico sonno, come affiorantevi (sospesovi)
nel chiarore alla fonda di una sua navigazione celeste(, piccolo e
immenso nella quieta sua grazia).
E
la vita che tutto quel giorno mi ero disperato di gettare, perchè angosciata di
ritrovarsi in tutto sessualmente e mentalmente e socialmente afflitta da
impotenza, nell' ingiuria dei tempi, disperando di essere nello spirito e nella
carne un fallimento senza più vie d'uscita, impossibilitato che alla sola
miseria e l'andare perduto, in quale insaputa grazia e dignità nobile l'ho
scoperta sospesa, già quanto adempiuta e ancora da adempiere...
E
l'impasse, nel chiarore che mi estraniava allo sconforto, non era che il
silenzio quieto del divino.
E
l' indomani mattina, nella cappella degli Scrovegni, al cospetto di Giotto che
m'importava più di ogni mia miseria estivante, di come tutto sia diventato
oggetto di rinuncia, e non veda più possibilità di viaggiare altrove nel mondo
e pubblicare alcun scritto, di avere una vita di affetti o di ulteriori
rapporti.
Ma
già oggi, quando la spesa per l'acquisto dei generi alimentari di prima
necessità mi ha di nuovo svuotato il portafoglio, e mi sono ritrovato
sconfortato di fronte al computer e ai miei progetti di invio di questo o quel
testo a questo o quel critico, a
desistere anche dall' immedesimarmi nel desiderio fisico, come farla finita è
divenuta la mia ricorrenza mentale, la sola via di sbocco che mi sembri
credibile, che mi dia un poco di sollievo nella tortura del mio stato di fatto
.
Se
Una
delle mie mani immersa nell' acqua corrente dal rubinetto, l' altra,
umida anch' essa, tesa a rimettere sulla piastra del fornello la caffettiera
con il caffè rimastomi non sorbito, quando una dispersione di corrente mi ha scosso, intanto che l' uccellino
cantava a voce spiegata sulla musica di fondo di Mendelshonn Bartoldy...
Il
manuale del forno lavastoviglie riconduce l' accadimento a un inconveniente
dovuto alla presenza del filtro antidisturbo radio, se la messa a terra dell'
impianto elettrico non è efficiente, ma...
Comunque
respiro ora di essere vivo con il mio uccellino, che se fossi rimasto
fulminato, avrebbe si seguitato a cantare e mangiare come nulla fosse, ma
avrebbe forse finito ogni risorsa di alimenti e di acqua ed avrebbe cessato di
vivere senza più cibo nè acqua, prima che nell' estate senza più contatti con i
miei, ci si fosse resi conti dell' incidente letale...
O
forse dalle porte-finestre si sarebbe visto il mio cadavere, qualcuno avrebbe
dato l' allarme, e l' odore della mia decomposizione avrebbe recato i suoi
miasmi a finestre aperte, e lui avrebbe seguitato voli e canto sul mio niente.
In
ogni modo ho appena cessato di leggere le mirabili pagine di R.Longhi sugli
Squarcioneschi, prima di recarmi in settimana a Padova a vedervi l' altare di Donatello, dopo che avevo
seguitato la lettura di L'enigma dell' arrivo, ove le osservazioni di Naipaul
sul servilismo di cui accusava il giardiniere *,il fatto che all' eleganza
dell' abbigliamento corrispondesse tanta sua sciatteria domestica, per la sua
ostinazione ad addebitare ogni miglioria o riparazione al padrone, mi avevano
agotato e attivato a porre riparo all' incuria, per le medesime ragioni, in cui
tengo le prese elettriche che svasano o ricadano fuori del loro forame nel
muro.
Così
ne ho parlato senza addebitargliene l' onere alla mia anziana proprietaria,
ieri sera quando mi sono recato da lei
per l' affitto.
E
lei ha fatto tutto semplicemente risolvibile, bastava con il cacciavite ridare
possibilità d'aggancio alle graffe laterali.
Ma
io che per la bisogna avevo già previsto di fare altrimenti, dopo avere invano
tentato di reinserire le prese secondo i suoi accenni, le sue indicazioni,
ho preso il tubetto di silicone, e staccata la corrente, l' ho usato come
collante della presa di plastica contro il muro calcinato, incapace di credere
in qualsiasi efficacia del mio tentativo di presa, mentre il collante colava
lungo il muro, rigava la presa sino a lambirne i fori.
Ed io agitato ero in balia di un
disorientamento svasante come in gabbia succede all' uccellino , quando l'
impavidisco e perde ogni misura di reale difesa, diventando capace di ogni
rovina nel suo volo atterrito...
Ma
il silicone faceva intanto effettivamente presa, la rigatura con un pezzo di
carta era distolta dai fori, e riattivata la corrente tutto appariva sistemato
e a posto.
Come
appare tutto ora sistemato e a posto, la TV che trasmette in diretta la tappa
pirenaica, l' uccellino beato che si è quietato nel volo, e saltella verso la
mela fresca, io che m' affretto ad uscire per acquistare i giornali e la phone
card prima della chiusura pomeridiana.
Al
rientro, già nel supermarket di cui ero il penultimo cliente, ho iniziato a sfogliare
la prima pagina dell' Unità in prossimità della cassa, in un conato d' orrore,
soffocato, al resoconto che vi si anticipava di un misfatto tremendo:
"
Ho visto le milizie serbe sgozzare un bambino davanti alla madre, e poi
chiederle di berne il sangue per salvare il resto della famiglia. La donna che
ha obbedito, poi si è avventata su un altro figlio e l' ha strangolato. Ha
preferito ucciderlo lei... E i cetnici guardavano divertiti...la donna è quindi
scappata mentre sul posto è rimasto un terzo figlio, che si è fatto prendere
per mano da una vicina e l' ha seguita fino al campo profughi. Da quel giorno
non parla più"....
Mi
sono guardato intorno, tra i banchi e le commesse, le tante merci refrigerate o
esposte nell' interno climatizzato, e mi sono sentito mancare il fiato e il
grido, quasi che qualsiasi reazione vi fosse una profanazione.
Nell'
appartamento l' uccellino mi ha riaccolto più che mai sano e felice nel canto,
ed io più che mai l' ho vezzeggiato nella sua luminosità naturale, tanto pura nel
suo fulgore arancione, quanto adombrata di inestiguibile orrore era la mia
intimità sociale, cui nel fronteggiarlo, era intollerabile ogni impotenza o
inerzia a contrastare le atrocità serbe. ogni connubio o coesistenza o
arrendevolezza con l' impotenza a fronteggiare il male. Dunque, non sta accadendo, che il mio
vagheggiamento del mondo animale e del mio uccellino, in particolare, mi abbia
reso indifferente a ogni umano inferno, che mi abbia calafatato
impermeabilizzato a ogni sensibilità per il male di cui sia vittima il mio
simile, tant' è che non solo intendo, ma sento come sia insostenibile mangiare
e dormire, non lungi da coloro che così ammazzano gli altri.
Come
ho smesso di consumare l' insalata estiva, nel meraviglioso pomeriggio di luce
e canto in armonia del mio canarino, mi sono messo al computer ed ho
parafrasato in versi il resoconto di quel misfatto, quale l' aveva raccolto da
una profuga l' inviato dell' Unità.
Cercando
di usare il minor numero di parole le più comuni che fosse possibile, perchè
nessun ornato o escogitazione retorica falsasse l'orrore del fatto, ne
indebolisse la denuncia implicita.
E
solo quando di tale poesia "in diretta" ( o in tempo reale") ho
ultimato la prima stesura, ho riacceso il televisore per sentire in stridente
contrasto, quali mai imprese vi stesse compiendo nel tour pirenaico il ciclista
italiano Pantani.
Ma
la voce al fondo di se stessa dei cronisti, il fatto che il campione non
figurasse tra i primi, mi lasciava intendere che anche nello sport era tragedia:
e consultavo il televideo e ne avevo conferma: " 14, 53 Tour: è morto il
ciclista Casartelli", che quando avevo spento il televisore alle 14,30
risultava la vittima non grave di una
caduta in discesa"
E
intanto l' uccellino canta inesausto e s' imbeve della luce del cielo che
volge al tramonto, nella quiete
pomeridiana di voli e gridii, di rumori e traffico sospesi d' intorno, come il
velo di tulle e la gabbia indorati di luce nella sera che arrosa.
Ed
io del critico letterario di cui mi erano insostenibili stamane, a commento di
Yeats, le parole di quiescenza al male, ove lo dice necessario e sacro quanto
il bene..., - e che come tuttora mi risuonano vacue di vero sentire,-
ripenso ora altresì quanto per lui restava di ogni speranza, al termine, se fallisce ogni ritorno fra gli
umani degli dei: ché essi ritornano altrimenti nella vita animale e vegetale,
" nella musica degli uccelli, nel finale canto del tordo, nel battito del
cuore sempre rinnovato della primavera".
Ma
come non credere, allora, che quegli dei non vi siano delle esiliate potenze,
soggiogate, finchè le demonie hanno in scacco le potenze umane, al punto che i
confini tra quegli alberi e giunchi vi siano confini che si devono tracciare
col sangue sangue?
E
dimenticarmi che l' apparenza che contemplo incantarmi nel mio uccellino or
vivo e in armonia di canto con la luce, eppur è gravida della sua morte e del
suo sfacelo, è il volto radioso in cui perpetuamente si ricompone l' orrore in
cui si decompone?
Che...
Per
Alì che non ne parla
Per
Alì che ha perso la parola,
Alì
che ne ha l' orrore negli occhi e nella mente,
è
Azra Salkic che ne fa il racconto.
Li
ha visti lei stessi, a Potocari,
quando
di fronte alla madre di Alì
perchè
desse a loro tutto l' oro, e i marchi,
che
inutilmente implorava in lacrime di non avere, (a un cenno) si sono intesi
di procedere come al solito
hanno
annuito e il coltellaccio che vi era puntato ( contro)
nella
gola del bambino più grande ha aperto lo squarcio.
La
madre allora precipitandosi
gli
ha messo sulla gola e intorno le mani intorno
quasi
potesse fermare tutto quel sangue (potesse fermarlo).
Tra
i commilitoni intorno che ne ridevano,
uno
le ha allora urlato come a una bestia:
"
bevine il sangue (sulle tue mani )che hai sulle mani,
e
salvi la tua vita e degli altri tuoi figli".
se vuoi ancora salvare la vita a te
e agli altri tuoi figli."
E
lei ha cominciato ad obbedirgli.
(gli
ha subito obbedito)
Nel
leccarsele
non
piangeva e non gridava neanche più.
(E
lei fattasi calma all' improvviso
ha
cominciato ad obbedirgli.
Nel
leccarsele
non
piangeva e non gridava neanche più).
Quando
di scatto si è rivolta sull' altro figlio
(Quando
all' improvviso si è rivolta sull' altro figlio)
e
con le sue stesse mani lo ha strangolato.
Piuttosto
che fossero loro ad ucciderlo...
Seguitavano
a deriderla quei cetnici,
quando
ha ripreso a urlare fuggendone via.
Alì
invece no,
ha
visto tutto e non ha pianto una lacrima.
Si
è fatto prendere per mano da una vicina,
e
l'ha seguita fino a qui.
Da
allora non parla e non mangia più.
Non
una parola, non una lacrima".
Coautori
Azra Salkic
Nuccio
Ciconte
Odorico Bergamaschi
Con
preghiera
Alla redazione della Gazzetta di Mantova
Vi
invio con preghiera di pubblicazione il seguente testo, che non è che la
versione poetica del racconto d' orrore di una profuga da Sebrenica nella
tendopoli di Tuzla, Azra Salkic, quale l' trascritto l' inviato dell' Unità
Nuccio Conte, in data 18 luglio 1995, raccogliendolo tramite una propria
interprete croata.
Dell'
orrore bosniaco, che ha carnefici e vittime e complici ben precisabili, ho
voluto così formulare in diretta la sola parafrasi, poichè è solo la più nuda
vulgata, appunto, la rilevazione attraverso la forma più semplice e priva
d'ornato, che s'addice all' orrore e può denunciarne l' insostenibilità.
Ossia
che non possiamo mangiare e dormire come se non stesse intanto accadendo. Ora a
Zepa come ancora a Sebrenica.
Odorico
Bergamaschi
insegnante
Per
Alì che non ne parla
Per
Alì che ha perso la parola,
Alì
che ne ha l' orrore negli occhi e nella mente,
è
Azra Salkic che ne fa il racconto.
Li
ha visti lei stessi, a Potocari,
quando
di fronte alla madre di Alì
perchè
desse a loro tutto l' oro, e i marchi,
che
implorava in lacrime di non avere,
hanno
annuito e il coltellaccio che vi era puntato
nella
gola del bambino più grande ha aperto lo squarcio.
La
madre precipitandosi
gli
ha messo sulla gola e intorno le mani
quasi
potesse fermare tutto quel sangue.
Tra
i commilitoni che ne ridevano,
uno
le ha allora urlato come a una bestia:
"
bevine il sangue che hai sulle mani,
e
salvi la tua vita e degli altri tuoi figli".
Lei
si è fatta calma all' improvviso
e
ha cominciato ad obbedirgli.
Nel
leccarsele
non
piangeva e non gridava neanche più.
Quando
si è avventata di scatto sull' altro figlio
e
con le sue stesse mani lo ha strangolato.
Piuttosto
che fossero loro ad ucciderlo...
Seguitavano
a deriderla quei cetnici,
quando
ha ripreso a urlare fuggendone via.
Alì
che non ha ancora quattro anni
ha
visto tutto e non ha pianto una lacrima.
Si
è lasciato prendere per mano da una vicina,
e
l'ha seguita fino a qui.
Da
allora non parla e non mangia più.
Non
una parola, non una lacrima".
Coautori
Azra Salkic
Nuccio
Ciconte
Odorico
Bergamaschi
Liquidità
omicida
Quando
dall' estratto bancario di emolumenti e prelievi, ho accertato che il pagamento
dei corsi di recupero che ho sostenuto mesi or sono aveva dimezzato il mio
passivo, che sollievo ieri ne ho tratto, ed è tornata a rifiorire la speranza
di viaggiare in vacanza, in Portogallo e Estremadura, o a Cipro o sulle coste
dalmate, o alla peggiore nell' Italia etrusca di Cerveteri e Tarquinia.
Ma
con la speranza al sollievo di poter viaggiare e andare via, è insorta l'
angoscia per questo di lasciare Bibò, di esporlo a rischi letali, di pagare e
scontare con la sua morte il ritorno a viaggiare- ah, quante avvertenze occorre
con lui avere -, e l' incubo si è affacciato desolante, se non cominciassi a
desiderarne sottilmente la morte, magari nella sprezzatura stessa del
trattamento che gli riservi.
E
per questo il mio uccellino mi è parso più ancora indifeso e in mia mano, più
ancora amorosamente caro nel suo timore invincibile atterrito.
Io
che non potrei andare in India
Io
che quand'anche ne avessi le facolta economiche, non potrei più andare in India,
tanto perchè a se mi lega l' uccellino, che di me non può fare a meno
nella sua cattività in gabbia, l' uccellino, a sua volta, che non può
andarserne libero fra i casamenti ed allontanarsi fra i campi, come l' ispira
il canto, perchè io non posso fare a meno a mia volta di averlo in gabbia che
mi fa compagnia.
E'
bellissimo, qui
"
E' bellissimo qui.Ti aspettiamo. Saluti mamma e papà."
Così
mi hanno scritto sul retro della cartolina con l' immagine di Sauze d' Oulx,
" il balcone delle Alpi".
Ma
come posso recarmici, se non ho nessuno cui affidare in mia assenza l'
uccelino.
Se
posso contare solo su loro, che me lo custodiscano, per potere andare via al
loro rientro?
E
se la condizione per avere i soldi per andare comunque via, in Portogallo, o a
Cipro, è che nel frattemnmpo non mi rechi altrove, che preservi tutto il denaro
possibile.
Per
risparmiare sto bevendo acqua e limone anzichè le bibite, e cenando con
pizzette guarnite e fettine di melanzana con sottilette e pomodoro e origano,
in alternativa, sto rinunciando a riparare insieme alla bicicletta anche il
motorino che si è disaggiustato ....
Mentre
ho intensificato le cure e le premure che riservo a bibò, -cui devo cercare,
nella gran afa, di assicurare tutta l'aerazione possibile senza esporlo a correnti,-
nel timore che il mio subconscio trami la sua fine o eliminazione.
Anche
poc'anzi lo ho accudito risvegliandolop nel sonno, al rumore che ha fatto la
porta- finestra a lui accanto,quando l'ho socchiusa per conserntirgli un pò di
frescura nitturna.
E
mi ritrovato più che mai folle del mio canarino, che mi è irrinunciabile più
che la vita.
Come
è vero altresì che se non dovessi accudirlo, la cartolina sarebbe giunta ch'io
sarei già in viaggio per il campo di
Tuzla, a prestare qualsiasi forma di soccorso di cui sia capace ai profughi
bosniaci.
Uccellino,
uccellino delle mie brame
Uccellino,
uccellino delle mie brame
chi
è il più prigioniero del reame?
Due
riflesse solitudini
Ci
rispecchiamo l'uno nell' altro, nelle nostre due solitudini di singoli, io e il
mio canarino costretti in gabbia e a casa per le vacanze .
Egli
ch' eppure vi vive contento del suo stato, solo che non lo impavidisca o
infastidisca- sono comunque certo che in me non vede un Landrù o un Barbablù-,
io che della mia vita e di me stesso vi sono talmente tormentosamente
insoddisfatto, tanto per come mi costringo pur sempre alla vanificazione
di ogni piacere, per il folle mio scrupolo
che mi comanda ed impone di attenermi solo a me stesso e alla mia
vocazione artistica, di cui gli esiti quello stesso mio scrupolo, mostrandomi
intollerabilmente imperfetto e ancora da riscrivere ogni mio scritto, consegna
all' angoscia di viversi come un fallimento senza scampo, cui ho sacrificato
ogni successo e fortuna e godimento.
Per
cui non c' è giorno di questa mia povera estate costernante, che non trascorra
suicidario e in miseria accanto al mio uccellino, tanto vi sono ridotto
a odiare tutto e tutti, nella mia condizione affamata e rigettata di
insegnante, cui mi destina la stessa mia incapacità di riuscire a valere e ad
affermarmi come scrittore, per tacere della mia impotenza a impersonarmi ancora
in una vita sessuale.
Sicchè
la cura del mio uccellino è la mia sola vita in cui mi riconosca, benchè sappia
che il legame che ci unisce è reso possibile dall mio fallimento a vivere la
vita che vorrei vivere, ora in ogni altra parte del mondo che non qui, quale
giornalista e scrittore di viaggi fortunato e di valore, cui è possibile a Rio
o a Bangkok, o a Djerba, la vita sessuale che qui è solo ridicolo o ignominia,
e abbia sempre presente che tale legame, fin che ci unisce, mi rende
impossibile profittare di attuare ogni possibilità che mi si offra di
tale vita.
Pecore
vs uomini
Stupisce
la opinione pubblica che il giovine ligure che ha fatto a pezzi i genitori,
eviscerandoli e dandone in pasto il cuore ai gatti, in prigione seguiti a
chiedere preoccupato delle sue pecore, che se ne abbia cura e le facciano star
bene.
Mentre
ripensa a ciò che ha fatto dei suoi genitori come a un atto liberatorio.
Di
questo si può in ogni caso essere certi:
che
mai avrebbe fatto quello che ha fatto ai suoi genitori, se stare con loro lo
avesse soddisfatto come lo stare con le sue pecore;
che
solo un timore poteva sventarne l' efferatezza, appunto il timore di perdere,
con l' incarceramentoi, la possibilità di stare con le sue pecore amate.
E
lo so per esperienza.
latore
angelico
Se
il mio uccellino non è un angelo, di certo mi è il latore di un messaggio
angelico, nella sua stessa immediata natura animale.
Lui
che in tutto il suo corpo si fa intento nel canto, come avvio sul lettore un
compact di musica classica, sia la Vedova allegra che il Sogno di una notte di
mezza estate che l' Elisir d'amore, o appena, sulla porta finestra sia
sulla porta finestra, si senta nel fluido dell' aria aperta e della luce
immediata.
Un
uccellino solo
Sviluppo
di "due riflesse solitudini"
Che
pena , da ieri, quando su quel libro, sugli uccelli, ho letto che un uccellino
solo non è un vero uccellino.
Dunque,
anche in questo, il mio caro uccellino sarebbe un mio infelice riflesso?
E
dunque come io sono un uomo mancato, senza famiglia e moglie e successo, lui
ugualmente sarebbe natura imperfetta, non sarebbe un vero uccellino come io non
sono un vero uomo?
E
i suoi voletti non sarebbe autentici voli, e il suo canto tanto più artificioso
quanto più è meraviglioso?
E
in lui non vi troverei espressa che una felicità innaturale, perchè è il canto alla vita di chi è privato
della felicità più autentica e più libera?
Mio
dio, caro uccellino, che se così fosse, tu che pur ami tanto una vita che io mi
affretto invece a volgere al termine, quanto mi saresti eppur infelicemente
simile.
E
che pena mi fai, mi fa penare rincresce se solo ripenso ai
passerottini che ora che i condomini di sotto sono in vacanza, posso più
liberamente fare accorrere a becchettare il mangime, senza che a loro nulla
importi, indifferenti, del tuo canto e degli svolii con cui in gabbia li
richiami.
Mentre
quando sei solo tu cerchi e vagheggi, a me similmente, un tuo altro nella tua
immagine negli specchietti riflessa.
Due
solitudini
E'
la stessa mia incapacità od impossibilità ad accudire altrimenti che come
faccio l'uccellino, che fa sì che lui sia in appartamento il mio doppio in
gabbia.
Non
fossi solo, potessi conviderne con altri la cura, non fossi così timoroso di
perderlo ad ogni suo contatto con altri
volatili, potrei farlo accoppiare con una canarina, tenerli in coppia e
farne crescere e cedere la discendenza.
Così,
lo stesso mio uccellino mi vincola talmente in ogni mia libertà di andare
altrove e di assentarmi, ho talmente timore di perderlo se lo affido alle cure
di altri, che non amandolo quanto io l'amo mi dico che non può avere tutte le
attenzioni che occorrono, che non posso che tenere lui solo in mia compagnia,
io solo in casa, lui solo in gabbia, io scrivendone su un tasto e l' altro
della tastiera, intanto che lui si riposa o si anima in un voletto da un
posatoio all' altro, scapolo solo soletto tra le barre ottonate.
Ricordando
Quando
ieri pomeriggio, presso i miei cari, il servizio televisivo ha commemorato la
ricorrenza della morte del cantautore Domenico Modugno un anno or sono, che
fitta mi ha stretto in una morsa, al ricordo che l'annunzio mi fu dato ch'ero
il primo giorno a Malta, l'anno scorso, mentre come una cicala mi stordivo
nella luce del mare assolato nella baia, dal gestore di quel locale sulla punta
estrema di La Valletta.
E
mentre il treno de rientro era in partenza, quando mia madre mi ha interpellato
alla stazione per dirmi che se volevo partire potevo ancora fare affidamento in
lei, che mi avrebbe custodito l' uccelino , se ci fossero state novità, "
che novità vuoi che si presentino?- le ho detto,- questa per me non è più che
un aborto di estate, senza possibilità di viaggi...", e afflitto l'
ho lasciata in silenzio per abbandonarmi sul primo sedile interno del vagone
del treno, certo di averla intristita nella mia perversione, cui non so
resistere, di tormentarla e torturarla quanto più la sento sensibile e
sollecita.
Durante
tutto il viaggio di ritorno, sonnolento, che insistere della mente costernante
sulla mia miseria sociale, poi, senza che fossi capace di distogliermi dal mio
risentimento per l' egoismo degli abbienti incolti che la determina, prima che
lungo il viale verso casa -ove da un' auto dei giovani si sarebbero sporti per
recarmi offesa sessuale- , non riemergesse l' altro impedimento a partire non
meno decisivo, quando con la reattività in me insita verso i miei familiari,
tutto ciò cui avevo assistito presso di loro nelle ore precedenti, è riafforato
a dissuadermi che potessi mai e poi mai affidare a loro il mio uccellino.
Nessuna
cura di evitare trasmissioni di morbi tra loro e il cane di mia sorella che
custodiscono, del quale ogni vicenda di irrequietudine e danni che mi
raccontavano, era una ragione per temerne la fatalità per il mio uccellino,
qualora dovresse convivere con il cane sotto lo stesso tetto...
E
rimettendo piede nell' appartamento e salutando quieto il mio bel canarino , mi
dicevo che mai e poi mai, avrei anteposto la passione dei viaggi all'
assicurazione dell' incolumità del mio uccellino, per quanto viaggiare sia la mia più reale passione vitale e
salute mentale, e che poi non avrei saputo perdonarmelo, se l' incidente
paventato fosse accaduto...
Ma
anche stamane quando non l' ho avvertito al risveglio, o poc'anzi quando si è
appisolato, ne ho paventato e atteso la morte come una liberazione, e lo rivedo
ora sul trespolo come il più amoroso gravame.
Che
nulla avverte, nella sua
apprensività, di ciò che in me incombe
ad angosciarmi nel silenzio intorno.