La Storia del pensionato Giovanni e l' uccellino Bibò
Esordio
Il signor Giovanni, il nostro personaggio, da pochi
mesi è infine finalmente può dirsi in pensione, al termine di una
grigia dimessa vita lavorativa, quale impiegato di concetto, all'
ufficio tributario della amministrazione comunale del suo paese, una cittadina
lungo il corso del Pò tra Emilia e Lombardia.
E' a questo che si deve il fatto che tutti lo
conoscano nel vicinariato per questo che si può dire tutti lo conoscano nel
vicinariato, e ch' egli non è familiare solo ai coinquilini del suo condominio
popolare, dove vive da decenni nello stesso appartamentino in affitto, di una
sua fama in paese che si è accresciuta benchè egli abbia assunto un'esistenza sempre più riservata di
singolo.
Ma la cessazione della sua attività impiegatizia e
tutto il tempo di cui ora più liberamentedispone , sembrano avere più ancora
gravemente incupito, anzichè lenito, l'
aspetto esteriore depresso della afflizione di con cui ha recinto
isolandola dagli altri la sua vita solitaria, e talmente nel tempo s' è
in essa intristito e fatto ancora più tetro, lasciato il lavoro, che al vederlo
passare, non fosse per gli abiti indosso che salvaguarda con cura, lo si
direbbe all' aspetto un derelitto, un
vagabondo cui ogni giorno ulteriore sia d'avanzo.
Eppure come ti ravvisa, può dirlo chiunque, non
manca mai di salutarti deferente, finanche come intimidito, nei suoi modi,
benchè ai più non ispiri alcuna avversione o malevolenza, ma una naturale
simpatia che non trova tuttavia, nell' anziano signore, per il ritrarsi
con un che sgomento, ad ogni approccio
reale, non trova il riscontro di alcuna corrispondenza a familiarizzare
davvero.
" E' tanto cortese e gentile quanto è distante e
negato ai sentimenti. Se non scostante " di lui si dice infatti.
E anche le persone più prossime, la sua stessa
sorella, ribadiscono( avvaloravano) e rinforzano nei loro discorsi tale idea
dell' uomo.
La sorella:" Quant' era espansivo da bambino,
si è fatto da uomo un egoista senza propensioni sentimentali. Chiuso sempre tra
quelle sue quattro pareti."
E l'anziana cugina:
" Sono anni che lo invito inutilmente a venirmi
a trovare. Ah, lui si ripromette, interpellato. Ma che si sia fatto vedere una
volta ch'è una volta?".
Eppure non si può dire che non fosse stato un uomo
attraente, che anzi, se si fosse dato da fare...
Solo che sembra che la famiglia, i figli, siano una
causa a cui fin da giovane si fosse o si sentisse negato, una prospettiva che
si é era precluso ed ha escluso da sempre.
E per che cosa? Se di amici non ha che i pochi che
gli sono rimasti tali fin dalla scuola, i pochi che hanno seguitato a provarne
pietà, o pena, nonostante egli mostri fastidio e rifugga anche disdegno di
freddi nei modi anche il solo accenno ogni commiserazione di se stesso.
di commiserazione propria o altrui.
E' che per metter sù famiglia occorre comunque una
propensione o un attitudine al sesso e a generare, un amor proprio e un
convincimento in se stesso, che induca a credere che una donna abbia qualche
ragione di ricercarti e di amarti, se ti desidera e ti vuole, ma in lui, chi
avesse un endoscopio atto a sondarne l' animo, avrebbe modo di scoprire che il
sesso, cui adolescente, entrando di sorpresa nella loro stanza, aveva colto
intenti e celarsi confusi sotto le coltri i suoi genitori, gli si è fissato
anche a quella vista come una attrattiva viva e impellente, pur sempre,
ma il cui sfogo o soddisfacimento lasci il seguito di una vergogna animale più
che la memoria di chissà che piacere, e così come il sesso la sorella più
anziana si era ostinata a viverlo dopo la separazione dal marito, si è
mortificato in un impulso penoso che in lei fosse fosse sopravvissuto a ogni sorta di
intelligenza, più che di decoro.
E se solo una donna , e ve ne era stata più di una,
gli avesse dato motivo di supporre che era a lui interessata, egli ne aveva una
sorta di repulsione, se non di orrore, come se l'attrazione che in
quella suo malgrado aveva suscitato, fosse uno stato di alienazione e un
cedimento della donna per lui intollerabile, talmente, per ciò che di arido e
vuoto e di inetto e di indisponibile a ogni sorta di dedizione sentiva di
essere, l' identificarlo con un uomo atto di essere sposo e padre lo lasciava
sgomento.
E la freddezza con cui si atteggiava nei riguardi
della donna come ne aveva il sospetto di interessarle , il suo non sguardo ai
limiti più taglienti della crudeltà, sapeva dissuaderla all' istante, se vi era
propensione, senza che occorressero bisogno alcuno di spiegazioni a
parole.
Egli di profilo, di fronte, o di spalle, vedendosi
in un suo specchio mentale, fin da giovane, comunque come l'uno che non si farà
mai due.
Sicchè il celibato solitario gli è parso fin da
allora un destino così connaturato a se stesso, che non è di questo che in vita
può aver disperato, nel suo passato.
Piuttosto, aveva cercato di preservarsi ben tenuto
come scapolo, di non inflaccidirsi obeso e torpido come certi zitelli di paese,
lustri e panciuti come quei padri cappuccini di cui assumono le forme gli
orciuoli di gesso.
Il sesso, quando l'aveva praticato, lo aveva
consumato con discrezione e in silenzio solo con questa o quella donna
occasionale, alla quale lui fosse del tutto un estraneo.
E con loro non aveva voluto ed ottenuto che
l'abiezione nel rapporto.
Credendo per questo, disincantato, di non avere mire
di purezza.
E s' è persuaso radicato nella credenza che
s'egli nella vita s' è perso ed é rimasto anonimo e oscuro, rispetto a quanto
nemmeno più ricorda di avere ha pur vagheggiato per sè in gioventù, come
ogni giovane ambisce, ed una volta vinto quel concorso, aveva lasciati
interrotti gli studi per seguitare a vivere di un' attività più modestamente
impiegatizia, e non era stato più capace di darsi una sorte e una vita
migliore, s' è persuaso che tutto questo sia diventato il suo destino, per
un ' aridità interna, d'affetti, che in nessun rapporto, che aveva considerato,
intentato, aveva supposto conosciuto possibilità di rimedio, per una
desolazione mortificante talmente
sconfortata e incapace di dare credito o avvalorare, di conati di slancio o
propensione, che neanche con i migliori
fra gli uomini, che avesse incontrato, neanche con le più sensibili e sollecite
donne in cui avesse ispirato simpatia, o pur anche affetto, aveva potuto
ritenere fosse possibile l' assunto di una vita di amicizia o di amore da
vivere insieme, una reale condivisione di valori e di sentire, una comunità di
intenti e di scelte di vita. per
una difficoltà interna a qualsiasi rapporto, un venir meno di qualsiasi conato
di slancio o propensione, di accreditare come favorevole qualsiasi occasione o
circostanza, quale un aiutante qualsiasi interlocutore, che neanche ai migliori
fra gli uomini, che avesse potuto incontrare, gli era stato possibile fare
ricorso.
E dunque era divenuto incline a farsi schivo anche
di qualsiasi amicizia, sembrandogli pura finzione, e mistificazione
ingannevole, qualsiasi miraggio di una vita di amicizia o di amore da vivere
insieme, una reale condivisione di valori e di sentire, ogni volgere a una
comunità di intenti e di scelte di vita.
E per quanto avesse segretamente perseguito lo scopo
di emergere scrivendo, quand' era giovane, egli sapeva infatti pur
scrivere bene, e non essere solo calligraficamente così notarile quale
risultava negli atti, alla prova dei fatti era stato incapace di farsi valere
anche solo come corrispondente locale del giornale di provincia, di acquisire
alcuna fama o rilievo di stima, per quanto potesse essere di modesto ambito,
anche perchè ogni volta che si era posto anche solo di fronte all' esigenza di
acquisire credito ed ascolto, aveva seguitato a inibirlo il fatto che gli
altri, generalmente intesi, pur nei modi delle estreme forme di cortesia e
riguardo, occorresse per questo usarli con tutta l'indelicata intrusione, e
assenza di scrupoli, cui solo il disprezzo e l' avversione ai quali più
naturali, cui si ricusa tuttora di improntare il suo fare nonostante tutto,
nonostante ogni evidenza, tuttora ritiene che possano renderci atti
senza fallire.
E si può, ha seguitato a chiedersi, destinarsi nella
espressione stessa della propria vita più intima e segreta, a chi pur si senta
nell' intimo, proprio malgrado, di sprezzare tanto come proprio pubblico
reale? Ed egli stesso come avrebbe potuto comportarsi altrimenti, che loro,
nei suoi anonimi riguardi che pretendevano di essere finalmente la
rivelazionedi una rarità di riguardo?
Era dunque perchè sentiva in se l' identica feccia
che lo disgustava ammorbava negli altri, pur se negli altri ciò che gli era
intollerabile era per lo più ovvietà mondana, o convivenza con ii suoi risvolti
pur socialmente piacevolei o convenientei, che
Egli dunque pur disdegnando di farsi misantropo,
s'era venuto alienando dalla generalità degli uomini, e della vita sociale, sempre
più desistendo da ogni sollecitazione a
protestare o esserne attivamente parte lottare, quale che fosse il torto o la
privazione subita che potevano indurlo a ciò, interessandogli più di
estranearsi nella sopravvivenza, che di indaffararsi nei tormentosi conflitti
di chi invano rivendica .
E viveva pertanto ritirato e indigente, pur di non
esacerbare la sua estraneità in odio ed ostilità diffusa civile, da cui sentiva, se finiva per
esasperarsi, che avrebbe dovuto prima o poi recedere per rassegnarsi.
Nè aveva o
manifestava più alcuna fede religiosa, o politica,
sembrava anzi, oramai, non concepire più alcuna idea di alcunchè, come se la vita, la
realtà sociale e più propriamente umana, alla luce di un'esperienza originaria,
più ancora che di un' esperienza fattane, di un orientamento a priori che le
vicissituddini non avevano avuto modo che di ribadirgli, non valessero la pena
o alcuno sforzo di pensarci.
Ed anche il suo aggirarsi, e affaccendarsi, sempre e
solo per le stanze interne delle casa e le vie interne del paese, tanto più ora
che non ha più il suo lavoro, è come se avvalorassero il suo senso che l'
esistenza non fosse e non sia più che ordinarietà continua, di cui non
era e tanto più ora non è il caso
che di assecondare il seguito per consuetudine.
Tanta predisposizione quotidiana al peggio, senza
reattività, tanta ovvietà di asservimento all' insignificanza della vita in
quanto tale, suscita in certuni
inquietudine più della stessa sua tetraggine, quando la sua apatia ne é la schiarita
in un vuoto sguardo di un vuoto agire.
Egli dà allora più che mai da presagire, o da
temere.
E si dice che l'avesse pur tentato, quand'era ancor
giovane, quando per tre giorni era scomparso, e suo padre si sapeva ch'era era
stato convocato all' obitorio.
Qualcuno diceva allora che l'avessero rivisto e
ritrovato lungo l' argine golenale, che vi vagolava come sotto l' effetto di
pasticche che non avessero sortito che l'effetto di assopirlo.
Poi, su ogni voce e indiscrezione, erano calati il
silenzio e le relazioni e il rapportarsi abituali di ogni giorno, il riserbo e
il rispetto pur dovuto a chi, pur senza mostrare alcun interesse reale per gli
altri, eppure se aveva qualche pratica in corso che riguardava questo o quell'
altro in cui si imbatteva per strada, non mancava mai di avvicinarlo per
avvertirlo, e rallegrarlo che pur tuttavia le cose stavano procedendo, o per
giustificarsi delle lungaggini in corso, a che se ne facesse una ragione.
E tanto più ora che é in pensione, e che il lavoro
non é più per lui un diversivo del suo vuoto di fondo, é più impressionante,
per chi lo conosca, come si ostini a non ricercare divertimenti, o svago
alcuno, non manifesti alcuna passione sportiva o ricreativa di sorta, ché a
null' altro é possibile coglierlo intento,
dai vicini, che a tramestare e rovistare negli scantinati o in granaio,
rimestando in cassettiere, e scaffali, dei vecchi giornali ed anticaglie
domestiche, finchè non esce per per oziare trasferendosi prendere aria, divagare
trascinandosi da un sottoportico o un caffè all' altro, e ritirarsi prima o poi
a sedervicisi in disparte, ordinare il solito amaro bitter e restare a
guardare passare la gente, con occhio indifferente sempre più assente e
distante.
" Sembra la morte ambulante, capita spesso di
sentire dire a qualcuno dei suoi concittadini, al vederlo passare da dietro le
insegne di un bar, o dentro questo o quel negozio.
Di fatto, egli è giunto invece nel tempo a disertare
ogni discorso o vista di morte, al punto che quando è deceduto suo padre, dieci
anni or sono, appena ne ha avuto notizia ha fatto immediatamente le valigie e
si è recato nessuno ha saputo dove, non si sapeva dove, per rientrare in
paese a funerali già avvenuti.
Nè secondo quanto ne dice la sorella, si è mai
recato in cimitero sulla tomba del padre, limitandosi a farvi depositare dei
mazzi di fiori dalla stessa sorella.
Costei non ha mai voluto con lui affrontare la
questione, per quanto più che sorpresa, ne fosse rimasta profondamente
indisposta.
Temeva così di scatenare le sue reazioni più penose
di difesa, di un egoismo umano così arido e vuoto, che una volta messo in crisi
nei suoi equilibri di riguardo e prudenza sociale, chissà quale miseria
interiore del fratello avrebbe potuto disostruire...
Tale sua condotta ha particolarmente impressionato
sfavorevolmente, perchè è stata l'unica sua mancanza che abbia commesso, di una
certa risonanza , verso le forme del rispetto dovuto a ogni altro, tanto più
deplorevole se nega a un padre ciò che è dovuto anche a un nemico.
E a dire il vero anche al caffè, se si mette a
leggere in disparte il giornale, termina anche solo di sfogliarne le pagine,
come perviene agli annunci mortuari.
C' è pertanto motivo di credere che non si debba
temere un suo "gesto insano", come si dice, poichè non brama affatto
la morte come succede di chi ama la vita, nè, tanto gli è insipida e vuota, non
si vede quale reiterato inganno o atroce perdita gliela renda insostenibile.
I telegrammi quelli sì, li invia puntualmente per
ogni decesso di ogni persona di sua conoscenza o che ne sia stato un congiunto.
Ma come in paese si venga a sapere di qualcuno, che
pur se seguita a svolgere regolarmente ogni cosa, un cancro o qualche altra
malattia lo approssima alla morte, per il nostro Giovanni colui già si annulla
nella sua esistenza, e se non vi è necessitato evita in ogni modo di
incontrarlo, deviando il suo cammino se lo vede avvicinarsi, o se finirebbe
altrimenti per passarvi nei paraggi.
Ciò ha una singolare corrispondenza anche con il suo
modo di preservarsi inaccessibile agli altri.
Sulla sua porta e al campanello non ha voluto mai
mettere un etichetta o una targa con il proprio nome.
E nonostante le insistenze della sorella e dei
parenti, egli seguita (inoltre) a non volere nemmeno impiantare il telefono,
benchè gli si ripeta quanto gli possa servire in caso di malore, tanto più ora
che non è più un giovane.
Quasi che tale insistenza potesse allertarlo, quand'
egli è tutta una vita che viene
evitando, quanto più può, di ricorrere agli altri e di averne bisogno, e
preferisce piuttosto tenersi disagi e malanni e situazioni di rischio, che per
ovviarvi avere a fare affidamento nel prossimo, e, a quanto é dato intendere
del suo orientamento di vita, così vivere nello stento ritirato e indigente,
pur di non avere a esasperarsi, sconciandosi, in una fittura atroce, a
inefficienze o incuria o esosità di importi pretese richieste per
le prestazioni richieste avute, se si fosse affidato a pubblici
servizi o a un profesionista o un tecnico,
si tratti dell'idraulico o del servizio sanitario, ed esacerbare in astio sociale che a nulla
varrebbe sarebbe (avrebbe) valso, la sua estraneità che ha aveva
assunto come un tegumento protettivo
e cautelare preventivo.
Eppure, una di queste settimane, a dispetto di ciò
che lo stesso Giovanni ritiene di se stesso, qualcosa gli è successo e lo ha
perturbato alterato.
Quando tra le altre fotografie, all'interno della scatola di dolciumi che le
conteneva in un suo armadio, la sua anziana sua madre, ch' era da lui in
visita, ha prescelto e gli ha porto quella sua immagine di lui piccolino, a
sette, otto anni, e chi lo sa più, un sommovimento lo ha riscosso: fra i campi
gli sorrideva come al suo osservatore di allora il più amorevole bambino, il suo
sorriso soffuso di delicatezza dolcissima, gli occhi confidenti nella amabile
grazia della vita ancora in boccio.
Dio mio, questo ero io? sono io forse ancora lui? si è istantaneamente subito
chiesto, *sconcertato, mentre in un turbine di pensieri, voraginoso, a sua
madre cercava di attenuare l'impressione del suo senso di sgomento, nel
ricomporre le sue mutazioni successive in altre fotografie.
Come appariva ancora intatto quel bambino, mentre
poi, segnalava a sua madre, le immagini immalinconite accusavano che qualcosa e
che mai era successo?
Ma era poi vero, si interoga, che quel faccino di
impertinente dolcezza così delicatamente sfumata, allora ignorava ancora il
dolore e l'offesa?
Il suo ricordo di lui, in cui eppure quel bambino
era ancora superstite nel suo solo intimo (vivo), in virtù del quale lui, e
nessun altro, eppure ne era l'a sua allucinata e stranita sopravvivenza
adulta, se pur qualcosa di quel piccolo in lui sopravviveva ancora, a
immemorabili distanze, di epoche e tempi, era un ricordo di sicure
lacrime e di sicure ferite, di cui lui, e nessun altro, almeno era ( dunque) il custode unico
e solo possibile: già allora sapeva del peccato originale, della propria morte
certa oltre il verde dei campi e l'erba fresca, della vita, l' estasi
del giocare nel cui umidore, è il ricordo confuso di ciò ch'era allora la sua
interminabile felicità pomeridiana, in di quegli anni immemoriali
senza tempo, già aveva visto suo padre fare piangere sua madre a pugni e
schiaffi, e si era avvertito un peso noioso per sua sorella e le sue amiche, un
essere soprannominato ridicolmente da compagni e da adulti, afflitto,
nerastramente, del timor di Dio da preti e donne di chiesa, e come in
quegli occhi di confidente innocenza divertita, senza alcun senso di peccato
alcuno, come si erano impresse le forme di caldi seni femminili, e sempre senza
alcun senso di offesa e di peccato, quelle labbra soffuse nella foto del più
deliziato sorriso di inerme dolcezza, si erano accostate ai volti di altri
bambini e bambine per baciarli indiscriminatamente...
Ma in quel sembiante ridente, e confidente, non ne
restava nulla di quelle angosce, come lo attendesse appare solo la
felicità di vivere davanti.
Mio dio, tra se è trasalito (sbiancavo), che ne ho
fatto di quel caro bambino, che cosa gli ho consentito, mai, di divenire e di
vivere di ciò che sognava allora?... Che ne è più stato di lui in quest' Io me
stesso....
in me, io, io che ne ho fatto solo un abietto nella mia
vita sessuale, io che l'ho lasciato un tempo discendere negli abissi più
atroci della disperazione, che non gli ho risparmiato l'incrudelimento contro
ogni più sacro legame nell'inferno degli stupefacenti, per non riaffacciarmi
più al dolore del conscio, io, io che ho cercato di porre termine ai suoi giorni...
poi per anni e anni caro piccolo, delicatamente
ridente, ammarandoti nelle secche inerti di lunazioni depresse, arresomi arrendendomi
alla mia incapacità di farmi e di farti valere, sicchè a sessant'anni e più passa
nessuno ancora sa che io abbia scritto,
quando tu già allora, tra nuvole e campi, sognavi di divenire o un filosofo o
un poeta.
E non ho vinto e ho solo perso nella vita, e ho
subito tutte le le invalidazioni umilianti che già allora pativi per la tua
prodigiosità a scuola, o per i modi effeminati che assimilavi, sicchè
sono pressocchè un fallimento d'uomo invalido sociale, un inetto a
ogni necessità meccanica, che non ti ha dato nonchè una compagna o
una famiglia, la capacità di guidare un mezzo o di saper utilizzare alcun
utensile.alcun calore d'affetto o di stima affettuosa.
Mentre la domanda che ha seguitato a sconvolgerlo, nel
senso di se stesso così perturbato* è quale sia il rapporto in cui rimane,
con quell'essere bambino che gli sorride immutevolmente in quell'effige.
Come può dire di essere ancora in alcunche quel
bambino? Non è vero, piuttosto, che l' immagine di quel piccolo che ogni volta
che lo guarda in fotografia gli sorride ancora, è tutto ciò che resta
dell'essere scomparso che lui costituiva quando era ancora bambino? Dal quale è
diventato un altro innumerevoli volte, quante sono le volte che si è tramutato
nella sua costituzione fisica o nella sua interiorità, o quante sono le epoche
che ho vissuto e che sono intercorse? Per poi cadaverizzarsi fissarsi
nel suo rigore di morte anticipato .."Oh, tu eri per davvero un grande
bambino, dice per lui è il caso di dire a quel volto che lo guarda, ed
io per quanto sia un altro, eppure ho ancora vagamente i tuoi lineamenti, e la
mia vita ininterrotta contiene sia pure eppure confusamente certe tue
sensazioni ogni tua/o dolore e sensazione, vede ancora ciò che vedevano
i tuoi occhi, ricorda quei tuoi eventi, come se ne fossi e in quanto ne sono,
solo io, l' unico il solo superstite custode e testimone,
incredibilmente qui e ancora vivo, e vivo proprio della tua stessa morte, caro
scomparso, tra altri che ti furono coetanei, per i quali conservo la tua
denominazione e identità sociale, appunto come se io vegliardo fossi te ancora
vivo, che è quanto ovviamente suppone ogni altro, mia madre, tua madre, mio
padre che ti scattò quella foto finchè fu vivo, mia sorella tua sorella, tu che
eppure nella foto ancora mi parli, e ancora, me bambino carissimo, mi chiedi
conto di che ho fatto dei tuoi giorni, dei tuoi sogni e del tuo "vago avvenir
che in mente avevi".... e ti ostini a chiedermi, gentile e ridente, di non
perdermi più, di non perderti mai più..."
Fine capitolo primo.
Sulla sua esistenza appartata così non pesano tanto
tragiche esperienze particolari, quanto le ragioni stesse del riguardo che
impone agli altri per la sua discrezione rispettosa.
Nè a ha potuto più di tanto tanta sua solitudine
schiva, poteva
indurlo l' irrisione che alle sue spalle non poteva
non cogliere, specialmente nei giovani, per la sua "gentilezza"
finanche intimidita, la sospettosità e la diffidenza diffusa sulla sua reale
natura del suo sentire, nonostante unanime fosse l' apprezzamento per la sua
cordialità compita e corretta e sollecita,
ogniqualvolta si doveva fare a lui ricorso sollecitarlo dietro lo
sportello del' Ufficio di anagrafe.
Sinopie
Iniziando a
caratterizzare il pensionato Giovanni
Egli da pochi mesi è in pensione, al termine di una
dimessa vita lavorativa quale impiegato di concetto nella amministrazione
comunale del suo paese.
Certo sulla sua solitudine sempre più riservata di
singolo, nel suo appartamentino, pesano amarezze e dolorose esperienze
particolari, il riguardo diffidente degli altri per la sua riservatezza, o l'
irrisione che non poteva in loro non cogliere per la sua
"gentilezza", nonostante unanime fosse l' apprezzamento per la sua
cordialità compita e corretta e sollecita,
dietro lo sportello del' Ufficio di anagrafe.
Ma ciò che l' aveva reso estraneo agli altri, più
che altro,
più che questa o quell' offesa determinata, o questa
o quella maldicenza cattiva che aveva avvertito egli stesso alle sue spalle,
era l'avere dovuto constatare, soprattutto in ciò che era sottaciuto dai modi
formalmente cortesi, che s'egli s'era perso d'animo e aveva lasciati interrotti
gli studi per quell' attività modestamente impiegatizia, e non era stato capace
di darsi una sorte e una vita migliore,
era perchè aveva seguitato a dovere prendere atto che gli altri,
generalmente intesi, occorreva per questo trattarli piuttosto con tutto il
disprezzo e l' avversione che pur sentiva di nutrire per loro, non già con
tutto il riguardo e il rispetto scrupoloso cui si era attenuto, a differenza di
quello, di sola maniera, che gli altri per lo più usavano con lui perchè si
prestasse a venire loro incontro, in questo o quello di discrezionale, cedesse
infine a questa o quella richiesta importuna.
E quante volte, per lo più, oh, pur se sapeva quanti
fossero gli altri pur degni, s'era dovuto arrendere all' evidenza ch'era un
illusione supporre nel prossimo i nobili intenti, quando era vero che proprio
per quello la signora e poi la vedova accanto gli faceva un favore, e che non
era stato ingeneroso a supporre che le animasse nei suoi riguardi, come questo
o quel ragazzo che credeva nei suo confronti schietto e cordiale, era perchè
gli serviva quanto mai prima questo o quel certificato, che se lui potesse
mettere una parola...
E chi era come lui, era per lui riconoscibile in
questo perchè ugualmente schivo e ritroso, gentile ma ritirato e riservato.
E bastava che anche lui dovesse averne bisogno, che
dovesse fare affidamento alla società di cui era lui stesso funzionario, per
questo o per quello, perchè in ogni parcella di cui dovesse chiedere l' importo
per qualsiasi prestazione, avvertisse una minaccia di esborsi per lui
insostenibili, con il suo stipendio di statale che gli era consentito in virtù
di quanto lor signor evadevano il fisco e l' imposte, o non dovesse stancarsi
di giustificare che altrimenti la verdura e la carne gli sarebbe rimasta a
deteriorarsi in frigo inutilmente, per frenare le avances, dei negozianti a
vendergli sempre il taglio o l' ortaggio più cospicuo e costoso, e bastava
avesse bisogno di ricorrere a un qualsiasi certificatood attestato, perchè norme e leggi in ogni loro limitazione o
costrizione, o condizione posta, si incarnassero e personificassero più che
nell' attuazione inflessibile del senso del dovere, in un accanimento
burocratico spietato di addetti e incaricati e preposti, pronti a cogliere ogni
clausola o norma restrittiva come un' occasione per infierire spiaciuti,
appunto come si era verificato nelle circostanze travagliatissime del suo
pensionamento, sicchè era venuto evitando quanto più poteva di ricorre agli
altri, e di averne bisogno, preferiva piuttosto tenersi disagi e malanni e
situazioni di rischio, che far affidamento ad altri e avvertire quanto si
facessero pesare o pagare, mortificandolo se erano impiegati, quali colleghi che
potevano mostrargli come non ignorassero, nel frustrarlo, le stesse doverosità
formali e d' ufficio del suo mestiere, o se erano idraulici o meccanici
volgar-ignoranti, senza poter evitare
che lo riducessro allo stremo nelle sue ristrezze di statale, come vi avesse
dovuto fare raffidamento, e così viveva ritirato e indigente, pur di non
esacerbare la sua estraneità in odio e ostilità civile, da cui sentiva, se finiva per esasperarvisi, che doveva prima o poi recedere per
rassegnarsi.
Prima o poi sarebbe venuta la nuova normativa, o
immissione, che avrebbe contemplato anche il suo caso, anche se con sempre
minori diritti riconosciuti per ogni suo adempimento, con l' ulteriore
sanatoria concomitante (per i più) di illeciti e abusi.
Al vederlo
Al vederlo passare, talmente nel tempo s' era
intristito e fatto tetro, non fosse stato per gli abiti indosso che
salvaguardava con cura, lo si sarebbe detto all' aspetto un derelitto, un vagabondo cui ogni giorno ulteriore era già
d'avanzo.
Eppure come ti ravvisava, poteva dire chiunque, non
mancava mai di salutarti deferente, finanche intimidito, benchè ai più non
ispirasse avversione o malevolenza, ma una naturale simpatia che non trovava
tuttavia nell' anziano signore alcuna corispondenza a familiarizzare davvero.
" E' tanto cortese e gentile quanto è distante
e negato ai sentimenti. Se non scostante " di lui si diceva.
E anche le persone più prossime, la sua stessa
sorella, ribadivano( avvaloravano) e rinforzavano nei loro discorsi tale idea
dell' uomo.
La sorella:" Quant' era espansivo da bambino,
si è fatto da uomo un egoista senza propensioni sentimentali. Chiuso sempre tra
quelle sue quattro pareti."
E l'anziana cugina:
" Sono anni che lo invito inutilmente a venirmi
a trovare. Ah, lui si ripromette, interpellato. Ma che si sia fatto vedere una
volta ch'è una volta?".
Eppure non si poteva dire che non fosse stato un
uomo attraente, che se si fosse dato da fare...
Solo che sembrava che la famiglia, i figli, fossero
una causa a cui era negato, una prospettiva che si era precluso ed aveva
escluso da sempre.
E per che cosa? Se di amici non aveva che i pochi
che gli erano rimasti tali fin dalla scuola, i pochi che avevano seguitato a
provarne pietà, nonostante egli freddasse nei modi ogni commiserazione della
sua sorte.
Nè aveva fede religiosa o politica o passioni
sportive, o altre forme di impiego del tempo che di tramestare e rovistare
negli scantinati o in granaio, rimestando in cassettiere e scaffali vecchi giornali ed anticaglie, finchè non usciva per
per oziare trasferendosi divagare da un sottoportico o un caffè all'
altro, e ritirarsi prima o poi a sedervicisi in disparte, ordinare il solito
bitter e restare a guardare passare la gente, con occhio sempre più assente e
distante.
Nonostante le insistenze della sorella e dei
parenti, nemmeno aveva voluto mai impiantare il telefono, benchè gli si
ripetesse quanto gli potesse servire in caso di malore.
Quasi che tale insistenza potesse allertarlo, quand'
egli era venuto evitando, quanto più poteva, di ricorrere agli altri e di
averne bisogno, e preferiva piuttosto tenersi disagi e malanni e situazioni di
rischio, che far affidamento nel prossimo, e, a quanto era dato intendere del
suo orientamento di vita, così vivere nello stento ritirato e indigente, pur di
non avere a esasperarsi, a inefficienze o incuria o esosità di pretese richieste
per le prestazioni avute, se si fosse affidato a pubblici servizi o a un
profesionista o un tecnico, fosse l' idraulico o il servzio sanitario, ed esacerbare in astio sociale che a nulla
avrebbe valso, la sua estraneità che aveva assunto come un tegumento protettivo e cautelare preventivo. in odio e ostilità civile, da cui sentiva, se finiva per
esasperarvisi, che aveva e che avrebbe
dovuto ogniqualvolta prima o poi recedere per rassegnarsi.
A onore del vero, già la erbivendola
(ortofrutticola) con fare accortamente distratto, quasi che bastasse chiamarlo
signore perchè non risultasse un misero pensionato, come già quando era un
impiegato statale ridotto a emolumenti da poveraccio, non mancava mai di
vendergli la frutta più cara o il cespo più grosso, o di intendere che le
arance che aveva richiesto fossero quattro o cinque e non due o tre, e
ugualmente come il macellaio con lui si sbagliava sempre per eccesso,
nel rifilargli ogni fettina o filetto reincartato e del taglio migliore, il che
lo induceva ad essere lui a scusarsi e a giustificarsi nei loro riguardi,
adducendo che viveva da solo e che la verdura e la carne oltre il quantitativo
richiesto gli sarebbero rimaste altrimenti a deteriorarsi in frigo, perchè non
gli vendessero che quanto aveva ordinato, pur arrotondando e sovraincartando
per eccesso i generi.
In realtà era difficile reperire chi più di lui, nessuno
più di lui che pagava ogni tassa ed imposta, e corrispondeva anche il bollo
dell' assicurazione per un suo motorino che rimaneva perennemente in garage
inusato e oramai inutilizzabile, e aveva dovuto mostrarsi per anni rispettoso,
allo sportello, di ognuno di cui era tenuto a venire a sapere e a tacere quanto
fosse evasore o profittatore o abusivista, sembrasse inavveduto mentre era più
che mai consapevole e oltraggiato di quanto vivesse in un paese, e in un
mondo, che lo destinava a permanere tra i sempiterni dannati sociali, cui non
v'era cambio di classe dirigente o di regime, che potesse commutare la pena di
essere gli onesti che finendo ridotti sempre a un tenore minimo di vita, sono i
soliti che pagano per tutta la dissipazione e la corruzione, ed il disastro,
perpetrati da chi seguitava impunemente a profittare e a profittare
dello scempio occasionato per ingrandire ancora affari e fortune, senza dover
nemmeno ricorrere all' ulteriore sanatoria o condono di abusi od illeciti, o
dover temere sanzioni od arresti .
Egli che se non poteva farne a meno, bastava che
dovesse aver bisogno di idraulici o medici specialisti, che dovesse fare
affidamento ai servizi della società e dello stato di cui era stato integerrimo
funzionario scrupoloso, perchè ad ogni parcella di cui dovesse chiedere l'
importo, anche solo per ricopiare dei dati o inserire ogni spina nella giusta
presa di corrente per riavvitare risistemare alcunchè al suo posto,
paventasse con il batticuore l' incombenza di esborsi per lui insostenibili, talmente
infimi era la retribuzione e il pensionamento statale che gli erano consentita,
in virtù di quanto lor signor evadevano il fisco e l' imposte, stati concessi
riconosciuti.
E la sua remissività, se mai egli aveva bisogno di
ricorrere a un qualsiasi certificato od attestato di un altro Ente o sportello
civico, si piegava incontro ad alcunchè di pressocchè inalterabile cui
sottostare, come fosse una fisio- o fitopatologia, quando provando una
fittura che rischiava di scomporre la sua stessa dignità, quando accadeva che
norme e leggi per la limitazione o costrizione o condizione posta, si incarnassero
e personificassero per opera di chi era al di là del vetro, più che nell'
attuazione inflessibile del senso del dovere , in un accanimento burocratico
spietato di addetti e incaricati e preposti, pronti ai suoi occhi a cogliere
ogni clausola, o norma restrittiva, come un' occasione per infierire su di lui
quantomai particolarmente spiaciuti. mortificandolo se erano impiegati,
quali colleghi che potevano mostrargli come non ignorassero, nel frustrarlo, le
stesse doverosità formali e d' ufficio del suo mestiere,
Ne era stato
un caso esemplare il decorso del suo
pensionamento, e poteva pur dirsi uno scampato, se non era incorso nella
tragica sorte di quel suo conoscente, fin dai tempi della scuola, che aveva
dovuto riprendere il lavoro a sessant'anni passati, per giungere al pagamento
di tutti i contributi necessari per il pensionamento, ed al termine del primo
giorno di impiego in una serra, non aveva fatto in tempo a deporre gli arnesi
che era rimasto morto al suolo per infarto.
Vedi 1.2 i miei inutili sacrifici, convertendolo
magari in un impiegato privato, il pensionato Giovanni, e Cronache mantovane
del 20 marzo 1995.
Al vederlo-riduzione
Al vederlo passare, talmente nel tempo s' era
intristito e fatto tetro, non fosse stato per gli abiti indosso che
salvaguardava con cura, lo si sarebbe detto all' aspetto un derelitto, un vagabondo cui ogni giorno ulteriore era già
d'avanzo.
Eppure come ti ravvisava, poteva dire chiunque, non
mancava mai di salutarti deferente, finanche intimidito, benchè ai più non
ispirasse avversione o malevolenza, ma una naturale simpatia che non trovava
tuttavia nell' anziano signore alcuna corispondenza a familiarizzare davvero.
" E' tanto cortese e gentile quanto è distante
e negato ai sentimenti. Se non scostante " di lui si diceva.
E anche le persone più prossime, la sua stessa
sorella, ribadivano( avvaloravano) e rinforzavano nei loro discorsi tale idea
dell' uomo.
La sorella:" Quant' era espansivo da bambino,
si è fatto da uomo un egoista senza propensioni sentimentali. Chiuso sempre tra
quelle sue quattro pareti."
E l'anziana cugina:
" Sono anni che lo invito inutilmente a venirmi
a trovare. Ah, lui si ripromette, interpellato. Ma che si sia fatto vedere una
volta ch'è una volta?".
Eppure non si poteva dire che non fosse stato un
uomo attraente, che se si fosse dato da fare...
Solo che sembrava che la famiglia, i figli, fossero
una causa a cui era negato, una prospettiva che si era precluso ed aveva
escluso da sempre.
E per che cosa? Se di amici non aveva che i pochi
che gli erano rimasti tali fin dalla scuola, i pochi che avevano seguitato a
provarne pietà, nonostante egli freddasse nei modi ogni commiserazione della
sua sorte.
Nè aveva fede religiosa o politica o passioni
sportive, o altre forme di impiego del tempo che di tramestare e rovistare
negli scantinati o in granaio, rimestando in cassettiere e scaffali vecchi giornali ed anticaglie, finchè non usciva
per per oziare trasferendosi divagare da un sottoportico o un caffè all'
altro, e ritirarsi prima o poi a sedervicisi in disparte, ordinare il solito
bitter e restare a guardare passare la gente, con occhio sempre più assente e
distante.
Nonostante le insistenze della sorella e dei
parenti, nemmeno aveva voluto mai impiantare il telefono, benchè gli si
ripetesse quanto gli potesse servire in caso di malore.
Quasi che tale insistenza potesse allertarlo, quand'
egli era venuto evitando, quanto più poteva, di ricorrere agli altri e di
averne bisogno, e preferiva piuttosto tenersi disagi e malanni e situazioni di
rischio, che far affidamento per ovviarvi nel prossimo, e, a quanto era dato
intendere del suo orientamento di vita, così vivere nello stento ritirato e
indigente, pur di non avere a esasperarsi, sconciandosi, in una fittura
atroce, a inefficienze o incuria o esosità di importi pretese richieste
per le prestazioni richieste avute, se si fosse affidato a pubblici
servizi o a un profesionista o un tecnico,
si trattasse dell'idraulico o del servizio sanitario, ed esacerbare in astio sociale che a nulla
avrebbe valso, la sua estraneità che aveva assunto come un tegumento protettivo e cautelare preventivo. in odio e ostilità civile, da cui sentiva, se finiva per
esasperarvisi, che aveva e che avrebbe
dovuto ogniqualvolta prima o poi recedere per rassegnarsi.
A onore del vero, quando aveva a che fare con gli
altri, già la erbivendola (ortofrutticola) con fare accortamente distratto,
quasi che bastasse chiamarlo signore perchè non risultasse un misero
pensionato, come già quando era un impiegato statale ridotto a emolumenti da
poveraccio, non mancava mai di vendergli la frutta più cara o il cespo più
grosso, o di intendere che le arance che aveva richiesto fossero quattro o
cinque e non due o tre, e ugualmente come il macellaio con lui si
sbagliava sempre per eccesso, nel rifilargli ogni fettina o filetto reincartato
e del taglio migliore, il che lo induceva ad essere lui a scusarsi e a giustificarsi
nei loro riguardi, adducendo loro, con voce sforzata, che viveva da solo e che
la verdura e la carne, oltre il quantitativo richiesto, gli sarebbero rimaste
altrimenti a deteriorarsi in frigo, perchè non gli vendessero che quanto aveva
ordinato, pur arrotondando e sovraincartando per eccesso i generi.
Ne era stato
un caso esemplare il decorso del suo
pensionamento, e poteva pur dirsi uno scampato, se non era incorso nella
tragica sorte di quel suo conoscente, fin dai tempi della scuola, che aveva
dovuto riprendere il lavoro a sessant'anni passati, per giungere al pagamento
di tutti i contributi necessari per il pensionamento, ed al termine del primo
giorno di impiego in una serra, non aveva fatto in tempo a deporre gli arnesi
che era rimasto morto al suolo per infarto.
Vedi 1.2 i miei inutili sacrifici, convertendolo
magari in un impiegato privato, il pensionato Giovanni, e Cronache mantovane
del 20 marzo 1995.
Alcuna idea di alcunche
Sembrava non concepire alcuna idea di alcunchè, come
se la vita, la realtà sociale e più propriamente umana, non valessero la pena o
lo sforzo di pensarci.
Ed anche il suo aggirarsi, e affaccendarsi, sempre e
solo per le stanze interne delle casa e le vie interne del paese, sembravano
avvalorare il suo senso che l' esistenza non fosse che ordinarietà continua, di
cui non era il caso che di assecondare il seguito per consuetudine.
Tanta predisposizione quotidiana al peggio, senza
reattività, tanta ovvietà di asservimento all' insignificanza della vita in
quanto tale, suscitava in certuni
inquietudine più della stessa sua tetraggine, quando la sua apatia ne era la
schiarita in un vuoto sguardo di un vuoto agire.
Dava da pensare, o da temere.
E si diceva che l'avesse pur tentato, quand'era
ancor giovane, quando per tre giorni era scomparso, e suo padre si sapeva
ch'era era stato convocato all' obitorio.
Qualcuno diceva che l'avessero rivisto e ritrovato
lungo l' argine golenale, che vi vagolava come sotto l' effetto di pasticche
che non avessero sortito che l'effetto di assopirlo.
Poi, su ogni voce e indiscrezione, erano calati il
silenzio e le relazioni e il rapportarsi abituali di ogni giorno, il riserbo e
il rispetto pur dovuto a chi, pur senza mostrare alcun interesse reale per gli
altri, eppure se aveva qualche pratica in corso che riguardava questo o quell'
altro in cui si imbatteva per strada, non mancava mai di avvicinarlo per
avvertirlo, che pur tuttavia le cose stavano procedendo o per giustificarsi delle
lungaggini in corso.
Eureka
Penso bene di togliere ogni coscienza giustizialista
oltraggiata in Giovanni, qualsiasi vicenda pensionistica rivelatrice .
Sarebbe un detrimento letterario, a felicitazione
delle aspettative semmplificatorie e strumentali politiche, di destra o
progressiste che siano.
Non scrivere mai, ciò che da te si attende la
"coscienza civile" del paese.
Sia Nabokov in questo il tuo nume tutelare.