Da " Le vacanze libiche"
In Medenine - Nel Sud della Tunisia
Come
pressoché tutte le
volte, che dall' Italia, ho composto il numero di telefono di Moshen perché
egli a sua volta mi mettesse in contatto con K., chiamandolo dal taxiphone di
Medenine mi ha risposto sua sorella, ad Ain D., ed a lei non me la sono sentito
di dire di che cosa di grave si trattava, ho provato dunque altrimenti a
sistemare la faccenda, ma non c'era chi rispondesse al numero pubblico del
funzionario di polizia ch' è amico di K., perché a questi indicasse che
cosa gli restava da fare per uscire dai guai. " Debbo ancora spazientirmi
sulle sue tracce?", mi sono allora detto, " quando posso rivolgermi più
sbrigativamente al più vicino commissariato di polizia?" Mi sono guardato
intorno, e dov' era l'accesso al taxiphone dallo spiazzo antistante affocato dal
sole, ad un signore tunisino che ho individuato di ragguardevole aspetto, ho
chiesto agitato e nervoso dove fosse il Commissariato.
A sua volta egli mi ha
chiesto di che si trattasse, perché a seconda del caso avrei dovuto rivolgermi
a questo od a quell' altro centro di polizia.
Gli ho risposto che si
trattava di un furto, lui allora mi ha pregato di essere più preciso, ed io con un
certo qual fastidio gli ho soggiunto che erano faccende di cui non potevo
rivelargli nulla per la loro gravità, e che quanto gli avevo detto poteva
comunque bastargli per orientarmi, se lo voleva.
Al che mi ha tratto in
disparte, e dopo avermi vagamente indirizzato verso la stazione di
polizia, mi ha detto che non aveva intenzione che di aiutarmi, e che per questo
valeva la pena che con lui fossi più preciso.
Poteva così indicarmi se
alla polizia era il caso di farvi ricorso.
" Sono un
funzionario di Stato, sapete."
Mi sono limitato a
riferirgli che il fatto era accaduto non lì a Medenine, ma ad Ain D., a
raccontargli sommariamente che cosa mi fosse successo.
" Allora non serve a
molto che voi inoltriate qui a Medenine la vostra denuncia. Occorre che
ritorniate ad Ain D. e che colà vi rivolgiate alla polizia locale.
Potete
far presente pure qui a Medenine che cosa vi è capitato, ma prima che
l'esposto sia trasmesso e che pervenga ad Ain D., passerebbero tre, quattro
giorni, e nel frattempo voi che fate?
State pur certo, in ogni
caso, che qui la polizia procede realmente*, e che il vostro uomo verrà preso e
le sarà portato di fronte. E se i fatti saranno accertati, egli si farà almeno
quattro mesi di prigione. Avete subito un furto, ed è vostro diritto fare una
denuncia perché si intervenga".
Capisco, a quanto a mi
dice, che K. non voglio rovinarlo, e protesto istantaneamente che quello che
mi importa è che il manigoldo che mi ha derubato mi renda ciò che mi ha tolto, poiché mi
è assolutamente indispensabile per il resto del viaggio.
Le mie scarpe di
ricambio, l' orologio, i miei dollari, gli altri miei effetti personali. Ma non
di persona. Da Ain D. inviando qualche suo compagno a rendermeli .
"Volessi, potrei in
effetti distruggerlo, solo che rientri dove vive".
" E voi credete che
possa davvero accadere ciò che vi ripromettete? Che serva a qualcosa allarmarlo
o denunciarlo? Lui potrà negare, e dire invece: " Vedete, l' ho ospitato,
lui ha smarrito le sue cose, il suo denaro, quanto ho rinvenuto io glielo ho
tenuto con cura in disparte, ed ora mi accusa di averlo derubato..." Pensate forse
che trovereste ragione?"
" Lo so, gli
ribatto, -spazientito di dovere seguitare con lui a discutere in quello spiazzo
rovente di quanto
mi esacerba,- lo so che può darsi che il diritto non possa
riconoscere le mie ragioni , ma io sono assolutamente certo di quanto è
accaduto.
Le menzogne che il
soggetto in questione ha usato con me, tutto il suo comportamento, non sono
spiegabili che in tal senso".
" Voi comunque avete
avuto il torto di fidarvi di lui".
Avrei potuto ricusare
questa sua intromissione fuori luogo, di alcunché di prettamente umano, in ciò
ch' è d'ordine esclusivamente giuridico, ma preferivo attenermi e restare
intrigato nel disegno che perseguiva quell' uomo, ch' era. evidentemente, di
assecondare il mio intento contro K. per invalidarlo meglio, intanto che cercavo,
nel dilungarsi del confronto, di ripararmi, nell' atrio del taxiphone, dalla
calura che già a quell'ora imperversava all' esterno.
" Io ne diffidavo,
eccome, al punto che sono venuto qui da lui in Tunisia con presso ché nulla
appresso che potesse interessarlo, e (che) ho cercato , accuratamente, di tenergli
nascosto tutto
quanto in effetti mi ha rubato, - è per non fargli vedere le stesse scarpe di
ricambio, che ho usato sempre le stesse che già calzavo,- già presumevo che
tutto ciò che mi ha sottratto me lo avrebbe richiesto, tant' è che ha preteso anche quest'
orologio che mi vedete al polso; solo che credevo, e mi è stato fatale, che
avrebbe cercato di ottenere ogni cosa con l' insistenza di un bambino che chiede con petulanza, ma mai e poi mai con il
furto. No, di questo non sono mai stato in grado di ritenerlo capace".
Quel signore si è
atteggiato come se così gli avessi chiarito in tutto e per tutto il mio rapporto
fiduciario con l'altro.
" Se è così, siete
nella ragione, e il vostro diritto vi può essere reso. Voi tornate in Italia e
siate sicuro che qui la pratica andrà avanti."
Mi tocca così ribadirgli
che K. non intendo rovinarlo, che si tratta di un giovane uomo disoccupato, e
che se gli sporco la fedina è lui che non potrà più recarsi in Italia per trovare
lavoro.
Ma mi aveva fatto
un'azione troppo malvagia, talmente l'aveva condotta con calcolo, perché potessi
lasciarla impunita e senza seguito.
L'aveva messa in atto con
un continuo raggiro, premeditato, tessendomi una ragnatela di sempre nuove
menzogne, giorno dopo giorno, mutevoli come le occasioni che cercava di
cogliere...
C' era per il mio
interlocutore - debbo supporre- troppa risentita offesa nelle mie parole, troppo
di ancora insanato che mi esasperava, perché una volta che se ne era interessato,
la cosa potesse finire a tal punto, o perché potessimo discorrerne oltre, lì
all' aperto, tra la gente ch'era di passaggio.
Mi ha invitato a
seguitare a parlarne nel grande caffè centrale, sovrastante, dove ci siamo seduti ed egli mi ha offerto quanto si
è ordinato al cameriere.
Ha allora rimesso a posto
la mia situazione dal suo punto di vista.
" Lo so, immagino
bene che cosa vi è successo. Lui ha seguitato a scrivervi, a cercarvi, "
mon ami, mon frère..."
- "Amigo
querido ..."
Voi
gli avete creduto, e siete venuto...
" E' da due anni che
la cosa procedeva, ch'io mi davo pena perché non venivo a trovarlo, che mi
sentivo in dovere nei suoi riguardi. Mentre lui non meditava che di ospitarmi
per potermi derubare...
E' perché credevo che mi amasse che sono venuto a trovarlo, quand' io provavo solo dell' affetto per lui ...Fosse stato un estraneo a farlo...
" ( Ma*) deve
diventarlo adesso per voi."
Poi,
immedesimandosi in
me che mi rivolgevo un'ultima volta a K.:
" Voi avete agito
così? Bene, chiuso, "Fermé", ... Voi non siete più
mio amico. Uscite dalla mia vita."
Ho sorriso di questo, più
volto a me stesso che nei suoi riguardi, talmente espellere da me K. non
aveva più alcun costo di dolenti sensi.
"
Monsieur, non sono
di certo qui a piangere sulla fine di un amore."
"Oh,
se anche fosse,
credetemi, che a questo mondo tutto si dimentica. Anche ciò che non si vorrebbe che ricordare, che
ci è più caro. Mio padre è morto da cinque anni, e oramai, anche il
ricordo... Ah, la grande forza di dimenticare....Con tutto il male che c'è al
mondo... Anch'io, ad esempio, tempo fa ho prestato 400 dinari ad un altro
tunisino, e lui quando glieli ho richiesti, anziché rendermeli mi ha detto: Ma
io non ne so niente...". E che potevo più farci?
Che sono 100 o più
dollari? Si lavora, e li si ha ancora in tasca.
Dimenticatelo, lasciatelo
perdere. Seguitate il vostro viaggio.
Stop e fare ritorno, o
andare avanti , a questo punto. A voi non resta altro.
Considerate, con i soldi
che vi ha rubato, di avergli pagato la camera, l'affitto. Se voi aveste
alloggiato in albergo, avreste certamente pagato di più".
Non me la sento, a ciò,
di limitarmi a consentire edificante.
" Ma io non lavoro
qui in Tunisia. Io qui posso solo fare dei risparmi per rimediare al danno. Il mio
viaggio per il quale mi sono talmente sacrificato, anche al fine di andare a trovarlo,
quel ladro, come egli insisteva a
chiedermi per lettera,
egli me lo ha comunque rovinato, e adesso sono adesso
obbligato a delle continue restrizioni se non lo interrompo. Restassi in Tunisia,...
è che io sono qui per recarmi in Libia.
E per noi stranieri, noi
che siamo degli stranieri per il mondo arabo, intendo dire, la Libia è un paese difficile, e duro,
un' incognita anche economica... per questo quei dollari mi servivano tanto. Mi
rassicuravano,
" Non è vero ciò
che dite, la Libia è come ogni altro paese. Viaggiare è dovunque un'
avventura. C'è chi perde anche tutto in viaggio. Andate avanti che lo potete
ancora."
Si è sorbito il caffè
ed ha continuato:
" Voi siete- e qui
ha cercato in francese la parola- come dire, troppo sentimentale. Con tutto il
male che c'è al mondo... Se ci si pensa, se non si dimentica, finisce che la
testa scoppia, "qu' on éclate...".
Mentre il mio silenzio
accresceva le pause tra le sue parole, sentivo
,e per questo lo assecondavo, che dal mio interlocutore ero ricondotto alla sola
cosa che mi restava da fare. Se non che, non intendevo e non intendo ancora
desistere, dall' agire in qualche modo nei riguardi di K.
" Sono d'accordo in
questo con voi. Voi avete ragione e vi ringrazio di avermi ricondotto a tal
punto. Solo che io seguito a pensare che se lascio perdere, se rinuncio a
perseguire il furto, ciò che quel giovane uomo ha fatto avrà avuto successo, e
lui potrà con altri ritentare lo stesso."
Quasi che a determinarmi,
per davvero, che per me l'importante fosse moralizzare K....
" Lo rifarà con
altri, e che importa? Non potrà più farlo a voi, contro di voi..."
" Siatene
ben certo.
Come io non ho dubbi che dal distacco sono io che ne esco avvantaggiato, assai più
che quello sciagurato".
Ciò che piuttosto mi
urgeva ancora di chiedergli, pur se scemava così il discorso, e ricadeva nell'ordinarietà
materiale del mio assillo, era come avrei potuto con minore denaro fronteggiare
la mia " impresa" libica.
" Quel denaro mi
manca perché mi serviva nell'evenienza, che al cambio legale, in Libia tutto
finisca per costarmi carissimo".
"
Occorre cambiare prima
del confine qui in Tunisia, lungo la strada. Tre dinari libici per un dollaro, e
tutto torna conveniente. Avete piuttosto dei progetti?"
" Dopo quello che mi è successo, ho subito un arresto psicologico. Mi occorre tempo per fronteggiare il fattaccio, per farmi forza"
"
Allora andateci oggi stesso in Libia. Fatevi forza. In Libia si può fare tutto, tutto".
Mi sarei chiarito in
giornata i propositi.
Sarei andato intanto a
Tataouine, a Chenini.
La bottiglia d' acqua
minerale era quasi vuota, il mio "café au lait "l'avevo bevuto, arrivava il
cameriere ed il mio interlocutore pagava il conto per entrambi.
" Ora vi lascio
signore. C'est tout. Bonjour ...e auguri di una felice continuazione del viaggio
".
Affaticato nei tratti del
volto, lui era già oltre il compito a cui aveva adempiuto.
Quel suo congedo, come da
un atto d'ufficio, ..... come se ciò che lo aveva assillato, per davvero, che
lo aveva reso tenace nei miei riguardi, fosse stato il proposito di intervenire
per cacciare fuori dei guai un proprio sventurato connazionale
nell' acuirne una disamina che non poteva non rivelare del mio caso la
natura miserevole e vile, che era
inevitabile che ne avesse già avvertito una certa ripulsa, distaccandosene
anche per la disaffezione che ormai ne avvertiva.
Solo che adesso, mi
ripeto, prima di desistere di nuovo dal telefonare al poliziotto ch'è amico di
K., ora che a seguito del furto di costui se voglio entrare in Libia sono
costretto a cambiare in nero, son'io
che rischio di finire nelle prigioni di Gheddafi, anziché K. in quelle
tunisine.