Come stasera sono arrivato in bicicletta dove le avevo avvistate, ero ancora distante, e stavo ancora in sella, quand le mie anitrelle mi sono venute incontro reclamando cibo. Mancava di loro solo la femmina, che è sopraggiunta dal lago tutta umida un poco più tardi. E ovunque io mi spostassi, hanno seguitato a venirmi appresso, con lei in testa Anche quando non avevano più del biscottino da sbriciolarle, lei seguitava a mordermi le mani appena gliele accostavo. E allorchè, scese in acqua, le anitre hanno avvertito che nei pressi le seguitavo a riva, per due volte hanno lasciato il lago per raggiungermi sulla proda erbosa, querule e insaziabili anche dopo che avevo sbriciolato loro i biscotti di un secondo pacchettino. Finche si sono capacitate ed hanno preso il largo, oltre l'albero, dai rosei germogli , che nei suoi rami e virgulti ricadeva nell'acqua Ma al rientro per l' ora di cena, quando sono stato per immettermi nella pista ciclabile che costeggia la ferrovia, in prossimità dell' imboccatura dalla strada della circonvallazione, ho visto sull' asfalto l'inerte sagoma di un grosso gatto, greve quale può esserlo solo un cadavere. All' impatto con un automezzo il suo muso ero stato disfatto in uno sfracello, e l' urto aveva fatto uscire della materia interna dalla testa fracassata. La bocca, come gli ho voltato il muso, mi ha affrontato sanguinolenta di una spaccatura atroce. Appena è finita la trasmissione in diretta di una partita di Champions League, con due sacchi di cellophane, ed una spatola, sono uscito che tuonava e pioveva forte per andarlo a riprendere e poi seppellirlo. Era rigido negli arti, e già emanava fetore, sotto la pioggia che ne infradiciava il povero corpo abbandonato. Dentro uno dei sacchi l' ho trasportato al di là della ferrovia in prossimità del lago, discendendo nel buio la scarpata fino a un albero rivestito d'edera, su uno slargo sabbioso, dove sotto la pioggia che mi offuscava le lenti ho sudato a scavargli la fossa. Il cielo rombava di tuoni, guizzava di lampi, poco distante l'acqua del lago fluttuava sferzata, ma io non avevo paura di che temevo, era cosi che sentivo di dover fare, e che venivo facendo, finché la buca in cui seguitavo ad addentrare le spoglie del gatto per vedere se ci rientrava, così già deturpandole di fango e di sabbia rivierasca, è parsa di sufficiente capienza per seppellirlo . Una pietra ora sovrasta quella fossa, di cui ho pregato lo spirito del povero animale che da ieri notte vi giace, di visitarmi qualche volta nei sogni. |