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NEL  2000

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Sogno

Perchè mai, ora mi chiedevo, mi ero cacciato in ero finito in quella dannata situazione scolastica?

Per quale ricongiungimento, mai, rinunciando rinunciando avevo rinunciato ad un plesso di città, ed avevo finito avevo finito finendo per essere l' insegnante di quella classe, che solo quando già avevo accettato, con compiacimento, mi era stato detto che era d'inferno, in una di quelle aule, che pur nella sua scialbatura, mi appariva una delle stesse tornavano ad essere le stesse della mia scuola del mio paese d'infanzia.

Vedevo uscirne oramai rassegnati al peggio i miei colleghi consueti, che mi presagivano che mi avrebbe atteso.

" Insolentiscono, ti scagliano contro di tutto, devi attenderti anche che ti sputino addosso..."

E nessuno che intervenisse....

Avrei usato i toni duri, mi riproponevo nell' entrarci dentro, c'era pur anche l'autorità di polizia cui rivolgersi, per queste cose, pur nel rifarmi ai loro interessi, a quanto con l'altro insegnante avessero già svolto...

Ma tranne il disordine dei banchi, in quella classe di giovani menadi e di disfatti ( disparati) ragazzi, al loro seguito, non insorgeva c'era verso di me ostilità o attacco preventivo, c'era attesa, in quei volti dispersi, di che cosa non sapevo, una qualche cordialità distante di modi cui potevo rifarmi,- come nel fare di quella giovane, allettante invitante, che viveva nella della corte fangosa accanto all' antica casa dove avrei abitato.

Era l' un'avita dimora in cui mi suggestionava di fare ritorno, tra la consunzione degli arredi agrari e i cumuli di carte,  atti e lettere, scompigliati da refoli e spifferi di vento.

Erano Mentre gli allievi stessi che adesso mi davano un passaggio, che mi riconducevano a quella mia vasta casa, l' ora che volgeva al tramonto di un giorno inesausto di pioggia, mentre io mi ripetevo da che cosa sapevo che avrei dovuto guardarmi in quei giovani discinti, persi nel fumo, mi ripetevo da che cosa avrei dovuto guardarmi, chiedendomi su che cosa invece avrei dovuto giocare, dei sentimenti nei miei riguardi di quelle ragazze...

Anche la mia passione per le carni succulente poteva giovarmi, in quella scuola di cucina in cui ero finito, nonostante i miei gusti vegetariani che mi facevano diafano al loro contatto...

Ma in quella casa, da quelle corti di orme nel fango, quali amici, sconosciuti, mai, venivano a riprendermi per la città, Vienna, Monaco, non so quale altra metropoli,- nemmeno immaginavo, mi ripetevano, come lì mi ci fossi perduto nel mondo, ma mi sarei ripreso per il week end, avrei riacquisito i debiti contatti scintillanti.

Tutto come era previsto, nel copione del film in cui ero dentro, di cui la fine era la mia mia vita davanti...

Ma solo che facessi esperienza della città, e sarei poi tornato tra quella perduta gente come alla vera gente, tra quei giovani come ai miei ragazzi reali  ... era stata già scritta anche la necessità, finchè lì fossi rimasto, che se volevo per raggiungere la via verso la città, ogni volta dovessi mi toccasse di dovere affrontare a piedi quella erta scarpata, i suoi bordi sulla vastità della valle a perdita d'occhio... finchè raggiunta prima che raggiunta la strada, finalmente, ora la scarpata che oltre la svolta fiancheggiavo era alla mia sinistra, mi appariva sse verde e fragrante di siepi, e che il biancospino prunato cedevasse a dei verdi prati, di gioco, a un luogo campo di memorie della resistenza all' oppressore all'oppressore nazista ch'era adesso divenuto un campo di giochi, ch'era deserto, fra della gente oramai dimentica di tutto, oramai, - Che magnifica/o scena copione venivo così vivendo impersonando, venivo rivedendola così come sugli schermi già mi era apparsa/o incantevole magnifico, quale ne fosse la critica,- il regista ch' era quasi uno sconosciuto,- prima che sopraggiungesse anche lo squarcio mirabile di quel cielo azzurro tra la serenità dei colli, in cui inoltrarmi oltre le fronde memoriali di intensi cipressi, al di là di tutto oltre le trame dei di voli d' uccelli al di là del mondo.

12 aprile

Quando stasera sono giunto sul tardi alla punta del lungolago,   vi ho ritrovato soltanto i due germani che sono rimasti, da che è scomparsa venerdì scorso la femmina, con il suo consorte. Ed è è soltanto perché l'altra sera li ho seguiti fin che non sono dileguati al largo, che ho potuto intravederli nelle loro vaghe parvenze che vi fluttuavano lontane, e vi disparivano nella chiaria azzurra illuminata dai bagliori a riva.

Li ho richiamati, tuttavia, con un ripetuto cenno affettuoso: " Ehi, ehi, ehi...".

E allora è successo che essi che erano distanti già decine e decine di metri, hanno invertito il tracciato del cuneo della loro  scia nell' acqua, che ha preso a puntare indeflettibilmente verso riva.

Dove sono emersi dall' acqua e mi sono venuti incontro, incontro alla promessa di leccornie ch'ero per loro...

E Come già ieri, e la settimana scorsa, è successo che appena esse stando a terra mi hanno visto arrivare, essi hanno cominciato a gracidare e ad accorrermi incontro, a seguitarmi in schiera nel loro caro dimenio posteriore per ancora dei maccheroncini.

Domenica erano intimiditi a riva da un branco di cigni che vi era uscito dall' acqua, insieme a due folaghe particolarmente intraprendenti. più intraprendenti della generalità delle altre.

Era una giornata piovosa che non li invitava al largo, dove invece sabato spaziavano magnificamente nello splendore delle acque irradiato dal sole, disertando il piccolo cabotaggio limicolo e l'approdo ai miei richiami succulenti.

Mentre domenica, quand'era già scuro, è bastato che mentre stavano a riva essi abbiano inteso delle voci nell' aria, di altri germani di passaggio o distaccaisi dai rami, perché e prima l' anitra a guardia ch'è il guardiano del loro specchio lacustre territorio, poi le altre due, si siano sono involate sul lago e vi siano sono scomparse.

Sempre più è via, o a sé stante, l'anitra che  è il guardiano del gruppo: già domenica è rientrato/a dopo un certo lasso di tempo da un intercettamento, ed io anche ieri ho finito per dovermi unire unirmi diviso nella sua attesa con le altre due anitre, divise tra la corsa al mio seguito per gustarsi pastasciutta e biscottini, e l'attesa ai bordi della riva del suo rientro.

Finchè un loro grido, mentre vi indugiavano ferme, intente fisse all' orizzonte del lago, mi ha avvertito che stava planando, e istantaneamente subito l'ho scorto, come ho scorto non appena mi sono volto alla distesa delle acque ho volto la vista.

Stasera, invece, è sopraggiunto quando non credevo più che facesse ritorno, nuotando attorno alla punta senza che abbia potuto discernere dove non ho visto in che modo fosse arrivato.

Non ho potuto più dargli che il poco biscottino che mi era rimasto.

Poi si sono riuniti oltre i canneti dove si sono arrestati.

E li ho lasciati, i miei anitroccoli, che guazzavano a riva nel chiarore notturno, tracciandovi il cuneo di una luminescenza la cui scia avanzava nel buio. 

16 aprile 2000

L' altro ieri, venerdì, come spiegavo ad un uomo che con le sue bambine dava da mangiare a riva alle mie anitre, prima a quelle rivierasche poi a quella di pattugliamento, quand'è sopraggiunta, insieme ad un altro germano maschio che è stato accolto nel gruppo, è accaduto che per la prima volta le abbia viste cedere nel dominio incontrastato del territorio, quando l'anitra ch'è di vedetta ha perso la sfida con il maschio di un'anitrella, in compagnia della quale stazionava nella conca interna di quella prominenza.

E ieri, ancora, altri gruppi di anitre sono venute approdando incontrastate nel loro tratto di costa, mentre le mie anitroccole abituali, sospintesi al largo, sono riapprodate presso il capo opposto della insenatura, dove, oltre degli attracchi e delle imbarcazioni fluviali,  una tavola al largo, sporgente dalle acque, offriva alla mia prediletta, cui si sono unite le altre, una zattera fissa su cui sostare nel sole  rilucente nelle acque.

Ho atteso a lungo finché non sono venute a riva, dove un lembo di terra mi offriva la sporgenza fradicia e folta di vegetazione spontanea, su cui le ho raggiunte con le mie cibarie, che ho dovuto laciare a loro ghermire in acque malfide nella loro oleosità bituminosa.

In un cielo grigio-rosa, irradiandolo di bagliori, vedevo il sole calare di fronte,  oltre il diramarsi dei pioppi sulle acque lacustri del loro territorio abituale, che ora che da esse era dismesso, o in via di perdizione,  guardavo con la nostalgia con la quale ci si volge a ogni lembo di questo mondo, in cui si crede che di avere ritrovato la nostra felicità o quiete interiore, abbia ritrovato le coordinate di un appuntamento immancabile con la felicità essa, solo che non si sappia mancare all' incontro fisso appuntamento fisso con chi o ciò che è diventato , con le regolarità puntuali della libertà divenuta preventivabile dell' oggetto d' amore del nostro cuore inquieto, di chi si ama, in virtù di regolarizzata da istinti, o di ricorrenze sociali immancabili, per, di necessità o convenzioni ineludibili, l' oggetto umano od animale o naturale del nostro cuore inquieto.

E dire che anche giovedì, quando di rientro da Milano vi avevo fatto ritorno così tardi,  oramai erano quasi le nove di sera, avevo potuto vederle filare nell' acqua verso il punto in cui le attendevo e in cui mi hanno raggiunto a riva, disturbate da un cigno che contendeva loro i miei bocconcini che ammannivo anche a lui , prima, che da me inavvertito, sopraggiungesse alle mie spalle un cane a farle precipitare nell' acqua.

I loro maccheroncini li ho dovuti destinare a un gatto nella cui macchia scura, intravista tra l'erba, mi sono imbattuto lungo la strada dell'argine, al ritorno, fissa che seguitava a profilarsi in timorosa attesa , oltre le divisorie che limitavano l'accesso alle ferrovie adiacenti.

E anche ieri, quanto mi rimaneva della pasta che avevo cotto per i miei anitroccoli, della confezione dei miei biscottini, l'ho ceduto ai due anitroccoli, il maschio e la femminuccia, che con una folaga vagavano tranquilli lungo le loro rive perdute.

 La femmina del germano aveva la costanza, in ciò seguita dal maschio, di balzare ogni volta dall' acqua sul breve pontile di cemento in cui li gettavo e di venire a mangiarseli, per tuffarsi poi entrambi nell' acqua e risalirne di nuovo, in un balzo,  per i successivi maccheroncini che vi facevo ricadere.

Ero così almeno appagato che non fossero andate sprecate le mie cibarie, quando dalle acque, dal cielo, è planato a disperderli in fuga il mio germano di vedetta, ristabilendo a ristabilire di chi ancora fossero a chi ancora spettassero quelle acque e le loro risorse.

Allora soltanto, quando mancavano poche decine di minuti all' inizio, mi sono ricordato del concerto di Pasqua in una delle chiese delle mie città, con musiche di Bach, di Buxteude,- l' "Actus tragicus", le "Membra Jesu nostri"- e mi sono affrettato per questo a rientrare fra gli uomini.        

E tale è il punto ora della situazione: del gruppo delle quattro mie anitrelle solo due sono rimaste, ma è di esse quella che mi è più cara, dal piumaggio sul dorso e sulle ali di soli toni bruniti, a contrasto con il bianco pettorale.

Quella ch'era di guardia invece sembra sia trasmigrata si è recata altrove, forse facendo coppia con quel germano maschio che voleva apportare agli altri due.

O forse, piuttosto, egli che ne è il consorte sta assistendo l'anitra in cova.

I due germani residui li ho ritrovati anche ieri era presso la punta cui si sono ridotti, di quello che era tutto il loro territorio, prima che oltre il canneto filassero al largo e vi disparissero; laddove , mentre nella insenatura dove già primeggiavano,  si muovevano indisturbati il germano maschio e la sua giovine femmina che già ne erano stati i timorosi pretendenti tentavano timorosamente di addentrarvisi, ( mentre adesso  ne hanno oramai acquisito i quali e che ne hanno oramai acquisito pieno possesso.

Anche stasera,  nella luminosità residua della insenatura, il germano che più mi è caro mi si è avvicinato, ed ha lasciato che a lui mi avvicinassi, senza più il vorace appetito degli altri  giorni, quando il cibo veniva a distoglierlo dalle mie mani.

Credevo che ci fosse una raggiunta coesistenza tra di lui e la coppietta che navigava un poco più al largo, con al seguito un' intraprendente folaga. Invece...

è bastato che sulla cementificazione a riva il mio germano si lasciasse intimidire dal maschio della giovane coppia mentre pretendeva di respingerlo, che gli rivelasse isolato e solo la sua debolezza, perché quell' anitroccolo di lui più piccolo e giovane assumesse tutto l'ardire di andargli all' assalto, di mostrargli il becco per cacciarlo via, nel contendergli il cibo che gli lasciavo .

Così agiva in tutta la giovine prepotenza con cui si rifaceva, sul mio caro anitroccolo, della intimidazione che invece come lui subiva, da parte di quella folaghina formidasbile.

Lì a riva, sempre più a secco, sulla difensiva vana, il mio caro animale seguitava a lanciare il suo richiamo, inaudito da tre suoi consimili di passaggio al largo,(  a lui indifferenti, o a nessuno dei quali era rivolto).

Una mia inavvertenza, nell' allontanarmi, e l'anitroccolo che già l'aveva assalito e che siccome mi teme,  ogni volta che mi avvicinavo se mi avvicinavo a entrambi recedeva discostandosi e si discostava in acqua, ha menato gli ha mosso un attacco decisivo e l'ha costretto a volare via, verso la punta cui è planato al largo.

Ne provavo pena mentre rimpiccioliva in solitudine/solo, si riaccostava e doppiava la punta, lanciando nel vuoto delle acque il suo richiamo a dirotto.

Finchè dal canneto in cui di sera s' eclissa, è apparsa una anitrella maschio, in cui, per come si sono ricongiunti, sono stato felice di poter ravvisare il suo compagno ch'era accorso a unirsi a lui, per come si sono ricongiunti, a differenza che con ogni altro, accennando a un' intesa filando d'accordo.

E quando a riva li ho avvicinati, lasciando al compagno il bocconcino delle ultime penne intinte d'olio, entrambi mi hanno accolto tranquillamente, come una presenza che non è estranea od ostile a entrambi.

Solo allora, pur se quando hanno doppiato il canneto raggiunto il canneto un gracidio che n' è insorto vi ha negato a loro negava loro ospitalità, vedendoli seguitare insieme in vicendevole aiuto, confortato e sereno nel mio affetto distante, li ho lasciati che filavano al largo nel chiarore lunare, risollevato e sereno nel mio affetto distante.

Distante e partecipe, nei riguardi della loro animalità, come permango distante dall' animalità sessuale di chi mi attrae e mi è inavvicinabile, e dalla cui natura ottenere la grazia di un minimo favore, di un orientarsi a me verso, mi è arduo e emozionante come volgere nei miei riguardi l' istintualità animale dei miei cari germani, alla cui spontaneità devo ugualmente consentire inesorabilmente.       

Così mi dicevo, racconsolando l'anima, mentre nella frescura del Venerdi santo ripercorrevo verso casa la costa del lago soffusa di luna.

Poi, in quelle che furono le sue stanze, la mia anima ha pregato pregando il mio uccellino, nel suo spirito vagante, il canarino Bibò che gli è immedesimato , nel quale è immedesimato anche il canarino Bibò tutto l' amore per il quale è in lui trasmigrato, di fare che non li tradisca nell' affetto amore per le mie anitre, che comprendano, capiscano, che mi vengano in soccorso aiutino, poiché in quei germani si reincarna il medesimo lo stesso amore di cui furono entrambi il mio idoletto, lo stesso attaccamento che non sa resistere e che si da pena.

" L' Avete pur visto anche voi, , miei diletti, come'era inerme, come a riva, isolato e solo, stava in ascolto di una risposta al suo richiamo che non veniva, che intanto che non riusciva egli a difendersi dal minimo assalto e arretrava in secca, che da quel minore mi veniva volto in fuga.  ............

Ma nel Al primo sole,

a che riapro le stanze

dove atrocizzasti fosti vivo

Torpore umano,

il Tuo farsi di Te polvere

nel mio rimpianto.

                               22 aprile 2000

variante:

torpore umano,

con Te il farsi polvere

del mio rimpianto.

Era l' ultimo giorno di vacanza pasquale, e mi stavo godendo il lago splendido di luce nel tardo pomeriggio, l' incanto del folto dell' erba dove erano riparati a riva un anitroccolo e la sua femmina, accanto a costei che che vi si era tranquillamente distesa in bell' agio animale; quando finalmente, quelli che avvisto al largo, sono i miei due cari anitroccoli maschi, ed io li richiamo e il cuore ancora una volta mi trema di gioia e di stupore, a che intendano il mio grido, il mio cenno che vengano, a che si dirottino verso riva dove mi raggiungono.

Ma i due non sono ancora usciti dall' acqua, pimpanti,  che hanno già fiutato ciò che avvistano, che non è più niente il mio allettamento non è più niente che sono mai i miei bocconcini,, rispetto a ciò cui puntano fulmineamente: l' anitrella, ora sgomenta, che ne è volta in fuga dal suo giaciglio di erbetta fresca presso le canne, verso il prato, trapunto di margherite, dove il suo germano tenta invano di ripararla, di poterla difendere, dai miei due anitroccoli che lui lo isolano incalzano, lei la inseguono, lui lo intimidiscono e lei la stendono al suolo.

Nella mia sorpresa confusa, in cui non mi capacito, alla vista di quanto mi sembra piuttosto l'aggressione di un attacco, quasi che colei l'avessero ritrovata, finalmente, adesso per fargliela vedere, mi sgomento quando vedo come l'uno, poi l'altro, col becco le raggiungono la nuca, sembrano mordergliela, finirla...

Vorrei renderli innocui e tento di dividerli, anche in quanto temo che si scateni la reazione dell' altro anitroccolo in difesa della sua femmina, è tale e tanta la violenza del gesto, lei sembra talmente in pericolo nella sua remissività tacita, nel suo sguardo liqueo di vittima di fronte alla sua possibile fine, che solo quando scendo con lo sguardo e vedo uno dei due che la copre, realizzo che si sta acccoppiando con lei.

Del resto, quel che stento a vedere  è così differente da quel che ne dicono i testi, sui preliminari in cui la femmina medesima provocherebbe il maschio che sceglie a dei singolar tenzoni...

Dunque assisto e li lascio fare, lascio che tutto sia consumato, è tale la foga dei miei anitroccoli, peraltro, che neanche la mia presenza incombente, o la mia voce che li sgridi, possono farli minimamente recedere...

Ma basta che i due allentino la presa, nel bel verde, tra quelle tante margherite che vi sono fulgide, che lei istantaneamente ne profitta per distogliersi e convolare via con il suo anitroccolo, al largo del lago dove ciò che si è consumato si ricompone tra loro.

Sono rimasti invece a riva i miei anitroccoli, e vi fanno la siesta tra il verde fiorito, il languore con cui socchiudono gli occhi sembra che non vogliano saperne più altro, neanche nel  cibo rimastomi che a loro destino.

E' all' incirca lo stesso sito, in cui stasera, all' altezza dello stesso punto, che stasera, quando credevo che dalla superficie acquea corrusca, di un giorno corrusco, i miei due anitroccoli non mi sarebbero più apparsi, vedo le loro deliziose sagome profilarsi nella insenatura, che dall' aperto filano direttamente in prossimità della costa.

Incurante di parere delirante al prossimo che mi sorprenda, li chiamo, che sono ancora al largo, e dal largo prima l'uno, poi l'altro, si interpellano e lasciano la rotta per dirigersi verso di me, che li vedo approdare e risalire a riva, raggiungermi sul dosso della sponda... sono emozionato ancora una volta della gioia stupefatta, emozionato nuovamente della gioia stupefatta, come se fosse il verificarsi sempre e ancora di un miracolo primigenio della prima volta, che un animale selvatico possa deflettere dai suoi intenti in atto per raggiungermi ed assecondarmi, e venirmi a raggiungere memore di me, idelebilmente, e del bene del cibo che gli arreco.

Ma quando sfamatisi mi lasciano e si inoltrano tra l'erba fragrante, per ridiscendere nell'acqua dall'altra parte della punta, vi ritrovano quella femmina e il suo compagno di ieri, che vi sono appena approdati per diguazzarvi e cibarsi, con quanto ne segue e che mi è facile prevedere senza poter prevenire.

La dolce femmina è nuovamente raggiunta e inseguita nell' acqua, tra i cui flutti i miei due ribaldi ci si mettono con foga, l' uno a sormontarla, l'altro suo complice per subentrargli a soccorso, ma il germano consorte non si dà vinto, stavolta, li raggiunge e li contrasta, quando già più di una volta la sua femmina è stata sommersa

Anzi riesce a sospingerli, assalitori e assalita, nello strepito e nella zuffa di uno scontro aereo al largo, di cui a riva resto in attesa degli esiti incerti.

Un pescatore che mi è accsanto, trova il tutto un magnifico spettacolo per lui abituale , dei loro amori di cui è la stagione.

Io gli dico degli antefatti recenti, di tutta la simpatia che nutro per i miei due gasglioffi, ma come ciononostante, dopo quello che hanno inflitto e cui hanno patito di assistere al germano consorte, io parteggi perchè costui prevalga.

Ed eccoli i reduci, che rientrano nei due gruppi separati e divergenti di vincitori e vinti: la femmina con il suo maschio, più defilati e alla larga i miei due amici sbollitisi.

E' il trionfo dei valori e dei legami di coppia, e una tantum ho modo di compiacermene anch' io.

Cosicchè, quando il germano consorte e la sua trepida e umida femminetta toccano riva, affiatati e tranquilli, vengo in soccorso e sono di sollecito conforto ai vincitori, con quant' è la pastasciutta e con quanti sono i biscottini che i miei due cari aggressori hanno rifiutato.

Sono approdati anch'essi poco distanti, ma a quanto pare, dopo l'insuccesso, in un saggio e quieto rispetto delle reciproche zone.

Si acquattano dietro i giunchi che me li nascondono, nella lisciatura del piumaggio e nel filtraggio con il becco di quanto l'acqua può loro offrire di sostentamento.

Ma temo o mi aspetto di assistere a un ulteriore azzuffio, quando il maschio di coppia si avventura nei loro paraggi, e mi predispongo all' ulteriore battibecco o conflitto terracqueo, per cielo, e tuttavia non è così; all' approssimarsi dell' altro, entrambi i miei infidi lasciano la riva e divergono al largo, ove  sotto i velami (nubilaginosi) della luna che trapela nel cielo, l' oscurità non è tale, tra i bagliori a riva, che non possa vedere ancora a lungo, commovente, fluttuarvi il biancore del petto del mio germano più caro. 

                           Diverso

Ne ho fatto forse una sorta di diverso, per il fatto che lui solo lasci gli altri germani per venire da me a riva, dove lui solo si accosta senza temermi, e indugia lungamente, isolato e in attesa, per poi al loro seguito rimanere distante se si riunisce, incapace di accoppiarsi o di volgere in fuga?

In questi giorni mi si è semplificato il quadro, presumo, delle peripezie dell' universo dei germani in quello specchio d'acque.

E la sex ratio che ne condiziona il decorso, per una rarità delle femmine rispetto ai maschi: così questi, ed è quello che attuano i miei due germani, devono raggupparsi in coppie di giovani scapoli l'uno all' altro fedeli, i quali solo provvisoriamente si aggregano in gruppo per poi scindersi nei loro binomi fissi.

E quando, coalizzati in coppia, episodicamente insidiano le femmine che incrociano con un proprio compagno, gli esiti raramente sono a loro favorevoli.

Non hanno l'ardire, e l'intraprendenza, che negli anitroccoli accoppiati con una femmina suscita invece la consuetudine con questa, e che anche a dei novellini, rispetto ad essi, assicura (dà) la determinazione che fa sì che la spuntino, che li volgano in rotta da costei e dal territorio che le assicurano.

Ma nell' intasamento insolito, l'altro giorno, di anitre e anitroccolini e di maestosi cigni nell' insenatura della punta, a scomodare ancor più il maschio consorte e la sua femminetta, come non bastasse loro e agli germani di dovere continuamente schivare l'ostilità di quelle maestà regali, ogni volta che tentavano di eluderla per cibarsi dei bocconcini che a loro propinavo nell' acqua, è accaduto a entrambi di dovere come gli altri per amor di quieto vivere prendere il largo, quando si è fatta vedere e valere la folaghina che è insediata nel sito.

Così alla fine, a riva, è rimasto solo il mio anitroccolo diletto, che ha sopportato tacitamente che gli facessi compagnia, finchè al largo, puntualmente come le altre sere alle 21,15 solari, come le altre sere ha spiccato il volo è partita in volo e si è dileguato nel buio.     

                         Vertigo      

Ne trabocco ancora di gioia stupefatta e tremante, di soddisfazione per ciò che all' istante non ho esitato a compiere.

Come quel passerottino l'ho visto immobile presso la linea di spartitraffico del lungo ponte sul lago di San Giorgio, ho avvertito immediatamente che gli stava accadendo: era paralizzato dal traffico che non sapeva affrontare, succube delle velocità delle macchine che gli erano passate accanto, che sopraggiugevano incessantemente lungo il rettilineo.

Solo che fosse rimasto lì ancora un poco, e la prima vettura che si fosse approssimata alla linea spartitoria l'avrebbe schiacciato.

Non era possibile, che ciascheduna di esse incombenti, potesse avvistarne in tempo la piccolezza dell' essere sbigottito e inerme.

Solo io potevo più salvarlo.

Una risoluzione irremovibile mi ha dunque indotto a fermarmi, ad accostare la bicicletta ai bordi e ad avvicinarlo cauto.

Astraendomi dalle auto che sopraggiungevano, che rallentavano accanto, l'ho accostato e senza emozionarmi sono riuscito a ghermirlo e a trattenerlo.

Ma quando sono stato ai bordi l' emozione è sopravvenuta così palpitante, ho temuto tanto di non sapermi distaccare da lui e di lasciarlo andare via, che ho aperto il palmo e l'uccellino ha spiccato il volo.

Ma era così rasoterra, che s'è arenato nel folto degli steli d'erba che ha raggiunto.

Ve l'ho ricercato, mentre la testa che pulsava confusa mi si annebbiava, pervasa della sollecitazione a ritrovarlo, per trattenerlo, con l'intento di esaminarne lo stato di salute prima di affidarlo al volo.

Quando l'ho rinvenuto con le ali impedite dagli steli d'erba, mi è parso così debilitato che non ho preso precauzioni quando l' ho riassunto in mano.

Ed egli invece allora mi è volato finalmente via, felicemente in alto, questa volta, verso un arbusto, sulla ripa del lago, tra i cui rami mi è scomparso definitivamente alla vista.

L' emozione, ancora agitata, quando già stavo percorrendo il lungolago cittadino, mi ha sollecitato ad essere di ritorno a quel punto, ed ho voluto esserci di nuovo stamattina, voglio ritornarci domani.

Nel timore che lì, perdute le forze, senza il mio soccorso abbia a dibattersi in uno stato che diverrebbe la sua agonia, nell' apprensione di potervelo rivedere in qualche modo.

Oscillante sul ramo, schiacciato sull' asfalto in cui si fosse avventurato di nuovo.

         Anche stasera

5 maggio

Anche stasera, quando più non lo aspettavo, come per miracolo lui è sopraggiunto.

Nello specchio vuoto del lago, non una forma di germano, solo quella perenne folaga a riva.

Finchè nella sera che calava, al largo ne ho scorto due gruppi, ed io ho lanciato il mio richiamo.

" Ehi, Ehi, Ehi..."

Che follia....

Eppure sembravano divergere dalla rotta prestabilita, separarsi gli uni dagli altri nell' accostarsi alla mia riva.

Ma quanto restavano distanti, divaganti nella rotta.

Io ciononostante non mi sono arreso, ho seguitato il mio richiamo:

" Ehi, Ehi..."

E mi sono volto alle mie cose, tra il verde, e lui è apparso, come un miracolo è sopraggiunto dalla destra , nell' acque già prossimo a riva. a riva.

Pareva essersi materializzato all' improvviso, anziché costituire la figura che si era ravvicinata ravvicinatasi di uno di quei germani al largo.

Traboccante di gioia l' ho accolto che risaliva dall' acqua, sino a venire a nutrirsi del biscottino dalle mie dita.

Ne era così vorace che quando il suo compagno è sopraggiunto, non gli ha fatto cenni di accoglienza ed ha lasciato che in volo prendesse il largo.

Poi si è distaccato, con i suoi piedi palmati e sporchi di fango ha disceso i gradini che aveva risalito sino a me, e si è volto alle acque ed ai richiami che ne provenivano.

Finchè puntualmente, come le altre sere tra le 21, 10 e le 21,15 solari, ha rotto gli indugi ed in un istante era già via, in volo verso che per lui è sopraggiunto nella vastità del lago.

Ed io ero felice che liberamente fosse scomparso, come ero stato felice della sua oramai inaspettata apparizione.

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