Riscrittura di un testo perduto (Anno 2000) Quando ogni sera sono di ritorno al lago, è lei che calamita ogni mia cura , l'anitra zoppa che sopravvive a margine del gruppo. Finché è in acqua, dove non è impedita, come mi avvista precede ogni altra fino a riva, dove se il dislivello le si fa insuperabile, ogni altra anitra la sovrasta nel traguardare la sponda.. Allora l' anitrella permane in acqua placidamente, ove diguazza nella confidente consapevolezza che la mia semente la spargerò giusto per lei, nel tratto della proda in cui resta situata . Ma negli ultimi tempi ha appreso a sorvolare le anitre che la sopravanzano con un breve volo, per ricadere tra le prime ove più scorbutica è la ressa. Le altre le sono immediatamente addosso come le sparpaglio i chicchi del mais, ma ella, intrepida, è formidabile nell' acquattarsi per preservare e difendere meglio la posizione acquisita, non teme neppure l' oca del branco che su tutte primeggia, anticipandole a riva, talmente oramai è avvezza, la mia "zuppidda", a patire e a dover fronteggiare i calpestoni di questa, a che debba farsi valere a colpi di becco, avidi e rabbiosi, nei confronti delle anitre che le contendono la semente prevaricandola. Quando invece il dislivello tra l'acqua e la terraferma non le è proibitivo, o se al mio sopraggiungere è già riva benché claudicante avanza come può sino alle prime, nonostante vi finisca nella calca incombente che le frana sopra, appena io la raggiunga con la semente e le altre anitre accorrano a contendergliela L'altro giorno, dall' acqua protendeva il becco sul ciglio della proda a racimolarvi il seme. E non vi è vista che mi commuova più di quando la vedo o la rievoco, nella sua zoppia, che si allontana dietro le altre al minimo pericolo, o che si muove anch'essa al richiamo verso il largo, strascicandosi intrepida e claudicante, che è ancora a riva quando le altre sono già in ammollo, due passi lenti e poi il vacillare ad ali distese, per riavanzare e inflettersi ancora, prima che l'acqua e il guado tranquillo sia raggiunto. E non vi è vista che mi commuova più di quando la vedo o la rievoco, nella sua zoppia, che si allontana dietro le altre al minimo pericolo, o che si muove anch'essa al richiamo verso il largo, Con il mio sollievo che sia così salva dalle insidie a riva, cui più che ogni altra è esposta nella sua claudicazione lenta. Almeno, per quanto lei è indomita, è' da sperare che possa sottrarsi al destino che secondo quanto mi sono venute dicendo delle donne che frequentano il parco, avrebbe segnato la fine di una precedente anitra zoppa, che incapace di difendersi e di contrattaccare, è rimasta vittima delle beccate con cui ogni altra le si accaniva contro, sinchè ne è morta stremata dai colpi. Nella sua animalità creaturale lei è così divenuta la mia guida esemplare, la cui imago è la forza che mi rianima ancora, che mi sprona ancora a dibattermi, quando il chiasso degli allievi in classe assorda il senso di ogni mio discorso, o profittando della mia menomazione acustica tende a sopraffare lo sforzo che faccio, nel rammemorarla come difende gli spazi e la semente che acquisisce. Nè vi è sguardo d'allievo che veda più trepidamente confidente a me proteso, del suo quando mi si volge in acqua, o a riva, certa che il seme che spargo è rivolto a lei prima che ad ogni altra. Ed è lei che ho rivisto ancora arzilla, nella anziana minuta e ricurva che è entrata nel vagone della metropolitana di Milano sostenendosi a fatica su un bastone, quando ha dovuto animarsi con le persone sedute che non le cedevano un posto nonostante la sua menomazione evidente, ottenendolo con la medesima vigoria con la quale la mia anitrella carpisce ogni seme Tacita quiete in cui intenso è intenso autunno, sfuma la luce, gli alberi imbruniscono in un fulgore assorto. varianti dell' ultimo verso gli alberi imbruniscono a una perenne fine/ una perenne fine. ( a un'aurea fine) ( fulgori assorti) |