Era l' ultimo giorno di vacanza pasquale, e mi stavo godendo il lago splendido di luce nel tardo pomeriggio, quant’era l' incanto del folto dell' erba dove erano riparati a riva un anitroccolo e la sua femmina, standomene disteso accanto a costei che vi si era tranquillamente adagiata in bell' agio animale; quando finalmente, quelli che avvisto al largo, sono i due cari miei anitroccoli maschi, ed io li richiamo e il cuore ancora una volta mi trema di gioia e di stupore, a che intendano il mio grido, il mio cenno che vengano, e si dirottino verso riva dove mi raggiungono. Ma i due non sono ancora usciti dall' acqua, pimpanti, che hanno già fiutato ciò che avvistano, che per loro non è più niente il mio allettamento. E che sono mai i miei bocconcini, rispetto a ciò cui puntano fulmineamente l' anitrella, ora sgomenta, che ne è volta in fuga dal suo giaciglio di erbetta fresca presso le canne, verso il prato, trapunto di margherite, dove il suo germano tenta invano di ripararla, di poterla difendere, dai miei due anitroccoli che lui lo isolano, lei la incalzano, lui lo intimidiscono e lei la stendono al suolo. Nella mia sorpresa confusa, in cui non mi capacito, per quanto mi sembra piuttosto l'aggressione di un autentico attacco, quasi che colei l'avessero ritrovata, finalmente, per fargliela ben vedere loro, a questo punto, mi sgomento quando vedo come l'uno, poi l'altro, col becco le raggiungono la nuca, sembrano mordergliela, finirla... Vorrei renderli innocui e tento di dividerli, anche in quanto temo la reazione dell' altro anitroccolo in difesa della sua femmina, si è fatta tale e tanta la violenza degli atti, lei sembra talmente in pericolo nella sua remissività tacita, nel suo sguardo liqueo di vittima di fronte alla sua possibile fine, che solo quando scendo con lo sguardo e vedo uno dei due che la copre, realizzo che si sta acccoppiando con lei. Del resto, quel che stento a vedere è così differente da quel che ne dicono i testi, sui preliminari in cui la femmina medesima provocherebbe il maschio che sceglie a dei singolar tenzoni... Dunque assisto e li lascio fare, lascio che tutto sia consumato, è tale la foga dei miei anitroccoli, peraltro, che neanche la mia presenza incombente, o la mia voce che li sgridi, possono farli minimamente recedere... Ma basta di lì a poco che i due allentino la presa, nel bel verde, tra quelle tante margherite che vi sono fulgide intorno, che colei istantaneamente ne profitta per distogliersi e convolare via, con il suo anitroccolo, al largo del lago dove ciò che si è consumato si ricompone tra loro. Indugiano invece lì a riva, i miei anatroccoli, a farvi una siesta tra il verde fiorito come se niente più fosse, il languore con cui socchiudono gli occhi sembra che non voglia saperne più d' altro, neanche del cibo rimastomi che a loro destino. E' all' incirca lo stesso sito in cui alcuni giorni dopo, di sera, quando credevo che dalla superficie acquea corrusca, di un giorno corrusco, i miei due anitroccoli non mi sarebbero più apparsi, vedo le loro deliziose sagome profilarsi nella insenatura, che dall' aperto filano direttamente in prossimità della costa. Li chiamo, che sono ancora al largo, incurante di parere delirante al prossimo che mi sorprenda, e dal largo prima l'uno, poi l'altro, si interpellano e lasciano la rotta per dirigersi verso di me, che li vedo di lì a poco approdare e risalire a riva, raggiungermi sul dosso della sponda... emozionato per la gioia, stupefatta, come se assistessi al verificarsi di nuovo di un miracolo primigenio, -che un animale selvatico possa deflettere dai suoi intenti in atto per raggiungermi ed assecondarmi, memore di me, indelebilmente, per quanto gli sono indissociabile dal bene del cibo che gli arreco. Ma quando sfamatisi mi lasciano e si inoltrano tra l'erba fragrante, per ridiscendere nell'acqua dall'altra parte della punta, vi ritrovano quella femmina e il suo compagno, che vi sono appena approdati per diguazzarvi a riva, con quanto ne segue e che mi è facile prevedere senza poter prevenire. La dolce femmina è nuovamente raggiunta e inseguita nell' acqua, tra i cui flutti i miei due ribaldi ci si mettono con foga,- l' uno a sormontarla, l'altro suo complice per subentrargli, ma il germano consorte non si dà vinto, stavolta, li raggiunge e li contrasta, quando tuttavia già più di una volta la sua femmina è stata sommersa. Anzi, riesce a sospingerli, assalitori ed assalita, nello strepito e nella zuffa di uno scontro aereo al largo, di cui a riva resto in attesa degli esiti incerti. Un pescatore, che mi è intento accanto ai suoi mulinelli trova il tutto uno spettacolo per lui abituale. Io gli dico degli antefatti recenti, di tutta la simpatia che nutro per i miei due gaglioffi, ma come ciononostante, dopo quello che hanno inflitto al germano consorte, io parteggi perché costui prevalga. Ed eccoli i reduci, che rientrano nei due gruppi separati e divergenti di vincitori e vinti, la femmina con il suo maschio, più defilati e alla larga i miei due amici sbollitisi. E' il trionfo dei valori e dei legami di coppia, ed una tantum ho modo di compiacermene anch' io. Cosicché, quando il germano consorte e la sua trepida e umida femminetta toccano riva, affiatati e tranquilli, vengo in soccorso e sono di sollecito conforto ai vincitori, con quant' è la pastasciutta e con quanti sono i biscottini che i miei due cari aggressori hanno rifiutato. Sono approdati anch'essi poco distanti, ma a quanto pare, dopo l'insuccesso, in un saggio e quieto rispetto delle reciproche zone. Si acquattano dietro i giunchi che me li nascondono, intenti alla lisciatura del piumaggio ed al filtraggio, con il becco, di quanto l'acqua può loro offrire di sostentamento. Ma temo o mi aspetto di assistere a un ulteriore azzuffio, quando il maschio di coppia si avventura nei loro paraggi, e mi predispongo all' ulteriore battibecco o conflitto terracqueo, o per cielo, e tuttavia non è così; all' approssimarsi dell' altro, entrambi i miei infidi lasciano la riva e divergono al largo, ove sotto i nubilaginosi velami della luna che trapela nel cielo, l' oscurità non è tale, tra i bagliori a riva, che non possa vedere ancora a lungo, commovente, fluttuarvi il biancore del petto del mio germano più caro.
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