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Pechino, 27 luglio 2004 Da che sono arrivato a Pechino, sul far del giorno, assonnato dal viaggio in treno da Xian, nel corso della notte e senza conforto di cuccette, mi č stato interdetto dalla pioggia l'accesso nella Cittā proibita. Lungamente, in attesa che la pioggia cessasse, mi sono attardato nel riordino dei bagagli e in Internet, inconsapevole che i monumenti di Pechino alle quattro del pomeriggio chiudono gli ingressi. Proseguendo l'attesa, poi non sapendo che fare, mi sono infracidato di pioggia nei cortili d'accesso alla Cittā Proibita, lungo i canali che sono prossimi alla sua Porta a Sud, finendo la giornata tra i volumi e gli album di pittura cinese che ho ritrovato nella magnifica libreria centrale. Oggi una dolce luce č soffusa in ogni aspetto di Pechino, e quando vi sono transitato, i canali riflettevano una quieta animazione e una dimessa delicatezza gentile. Poi finalmente ho avuto accesso, e finalmente, oltre il baluardo dell' ultimo cortile, si č dischiusa la luminositā radiante del palazzo della Suprema Armonia, in cui si fa luce sovrana che tutto sovrasta e in se concilia, l'arcano imperscrutabile della concessione o della condanna .
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