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" Infelici sono coloro
le cui speranze sono in cose morte
e che chiamano dei
i lavori di mano dell' uomo
come argento lavorato con arte
e immagini di animali
oppure una pietra inutile
opera di mano antica"
Sapienza, L'idolatria, 13
Più che dei risvegliati dalla casualità di scavi rurali, le schiere sterminate dei guerrieri invitti del principe Qin Shi Xian, (Shi Huangdi), sembrano dei ranghi di combattenti ancora in sonno, immobilizzati in armi, nel corso del tempo, dal tragico evento della precoce fine anzi tempo del loro unico e possibile sovrano,- vana, in ogni dove, la ricerca di un elisir di lunga vita,- eppure, in virtù di un vincolo di fedeltà che si protrae oltre quella sua morte illusoria, pronti da sempre a vincere l'incantesimo della loro sospensione nel moto, per avanzare all' istante, invincibili, come sopraggiunga la voce ultraterrena che li appelli all' evento, ognuno nel rango e nel grado- di cavaliere, di arciere, di balestriere, di semplice e nobile soldato, o di cocchiere al seguito, -in cui l'effigiò per sempre la mano creatrice artigianale.
Idolatria, smisurata idolatria, il sogno di immortalità di Qin Shi Xian, (Shi Huangdi), le migliaia di guerrieri al seguito della sua sepoltura, nonostante ogni antecedente ricerca vana dell' elisire, che nessuno dei mille giovinetti, e giovinette, poté recare a Shi huang dalle tre montagne sacre, come idolatria è l'ansia odierna che è qui intenta a dare un compimento alla propria esistenza, a esaltarsi di una sospensione irreale della propria finitezza, globalizzatasi, nel visualizzare in riproduzioni, pressocchè immateriali, il ritrovato esercito del delirio di Qin Shi Xian.
A confortare il presente e l'antico abbacinamento di sentirsi degli immortali, esso pare riemerso indefettibile, al suo servizio, a dispetto di quanto non poté allora celare e revocare ai sudditi, nella sua irreparabilità, il carico di pesce salato e che sotto il sole ben presto si fece marcio, che fu posto al seguito del cadavere di Shi Huang, allorché ne venne imposto il rientro nella capitale su di una lettiga, per sovrastare il fetore della sua putrefazione.
Eppure, anche nella consapevolezza acrimoniosa che si sta praticando il culto dell' illusione virtuale di un'immortalità terrena del nostro ego, in luogo dell' eternità celeste che ci attende solo nello spossessarci di esso, ci sobbalza il cuore, in Xian, al ritrovarci di fronte alle mura dell' antica Changan, nel sapere di esservi giunti alla fine e al principio delle antiche Vie della seta, e vagabondi planetari, vaghiamo nelle selva di steli di editti e di libri di pietra, benché se ne ignorino e restino indecifrabili i caratteri, e al più si possa, sulle lastre incise, distinguere gli ideogrammi in corsivo da quelli scolpiti nei caratteri di una più elegante raffinatezza formale, pur di ravvisare, alfine, oltre le croci graffite nella pietra dell' Asia centrale dalla fede cristiana, rinvenute nelle teche di Taskent, il contrassegno più illustre della diffusione del nestorianesimo nel Grande Impero, nella stele dell' editto emanato dai sovrani Tang, che ne riconoscevano il culto cristiano in ogni senso.
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