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frammento poetico
1O aprile 2015
12 aprile 2015 Baba Biryani "Macché Krishnamurti o
Ramakrishna, Bab Dev o Sai Baba, chiamami fin d'ora Baba Biryani , che sia il mio nome ora e per sempre..." , senza più riserve intonavo l'altro ieri a Mohammad, che
ne rideva nel ristorantino di Khajuraho dov’era con me convenuto, a onore e
gloria della specialità principale della sua Kanpur, il cicken byryani,
quanto della denominazione del ristorante che vi è più rinomato per
cucinarla, assurti nel nostro gioco ad attrattiva predominante, oramai
esclusiva, del viaggio che vi faremo insieme ad Ajay, via Gatampur alla volta
preliminare di Bithargaon, del suo tempio gupta di mattoni tra i primi dell
india del Nord. 13 aprile 2015
Nell'incertezza
sul volgere del tempo, insieme a Kailash ho raggiunto
Rewa ch'era ancora giorno, dopo tali e tanti sobbalzi e ondeggiamenti Quanto
all'itinerario successivo, che aveva come meta il remoto tempio
Kalachuri di Chandrehi, ch'è " Che ne pensa del Madhya Pradesh "Che le sue strade sono veramente un disastro" " E del Mahatma Ghandi? Gli è stata affiancata la figura
di Nelson Mandela" " Grandi persone, ma l india ed il mondo hanno scelto e non
potevano scegliere che altre vie rispetto alle loro" Magari avremmo
potuto inserirvi una visita anche del museo, nel villaggio di Tala, dei
lasciti nel territorio di Rewa e distretti limitrofi dell'ultimo suo Raja,
Martand Singh in cui alla ricerca e al ritrovamento da parte di costui di esemplari rari di tigre bianca ,era destinata la parte
centrale. Storie di
tigri avevano contrappuntato i miei ultimi itinerari e percorsi e racconti di
storie nel cuore del Madhya Pradesh, in
Shivpuri quella del destino capitato agli sforzi del maharaja di
Gwalior di deliziarvi di un giorno di caccia alla tigre il suo re e
imperatore d'India Giorgio V. Voglioso di sopravanzare ogni altro Principe
d'India nei servigi fastosi resi a sua maestà, nel cuore della giungla di
Shivpuri volle erigergli un castello Tudor per una notte, inviando
preliminarmente emissari in Europa e nella stessa Inghilterra per la
fornitura su piroscafi di tende, arredamenti, pavimentazioni e
toilettes in ceramica. Dopo che tutto fu allestito in tempo, in ogni
torrettatura e merlatura che l edificio esigeva,
peccato che Sua altezza si sia imbattuto in una tigre sulla
strada stessa per Shivpuri, e che una volta cacciatala e abbattutala non
abbia più inteso procedere per Shivpuri, non degnando il maniero nella
giungla nemmeno di una visita fugace, così consegnandolo allo stesso destino
del magnifico palazzo eretto per il suo sovrano Moghul Jahangir da Bir Singh
Deo II , ad attestazione consimile dei più servili servigi, inclusa la
consegna della testa del più acerrimo rivale di corte del suo Signore, ** L'altra storia
era quella che mi aveva narrato Ghita, prima di lasciare Khajuraho, del
postumo ribrezzo per lo scempio compiuto assassinando delle magnifiche di
tigri in una battuta di caccia, che le aveva manifestato il raja di Panna, nel corso di una visita, mostrandole i trofei di
tale impresa. La storia di
Rewa narra invece di Mohan, la prima tigre bianca che sia
stata catturata e successivamente ricondotta in cattività, con la sua
discendenza. A catturarla fu nel 1951 il maharaja Martand Singh, sulle orme
del suo predecessore Gulab Singh, che nel
1915 ridusse in cattività un cucciolo di 5 anni. Ma sopravvisse solo 5
anni, e le sorti della sua salma imbalsamata ci riconducono a Giorgio V, cui ne fu fatto dono in attestazione della fedeltà
di questo ulteriore maharaja servile alla Corona d'Inghilterra. Ma ritornando
a me ed a Kailash, per le vie di Rewa che si oscuravano sotto una pioggerellina
che ci picchiettava, non vi rintracciavamo che agenzie di autonoleggio,
concentrate nei pressi della stazione degli autobus, con la sola
traccia in tasca degli indirizzi fornitici di autisti privati, ed a tal
punto, una volta addentratici e soffermatici nell'hotel che poteva
rappresentare per la sera seguente un'alternativa a quello già prescelto, su
mio suggerimento Kailash chiedeva all'addetto alla reception se poteva
contattare un conducente al telefono. Sopraggiungeva un proprietario di più
autovetture, che si mostrava a conoscenza delle nostre mete ed in grado di
assicurarci il trasporto nelle località che gli indicavamo,
secondo l'itinerario di massima che io e Kailash avevamo prefigurato le sere
seguenti, carte e mappe alla mano, ma in ragione del dissesto stradale che
disastrava le strade di raccordo tra le varie cascate, più che
suggerirci finiva per imporci l uso dell'automezzo più grande e più
costoso. Quanto a Chandrehi un operatore turistico locale ch'era
di stanza nel hotel e che appariva alquanto bene informato ci confermava che
era ben raggiungibile e visitabile Gaddi Pahar, lungo uno dei percorsi per
pervenirvi , bisognava che chiedessimo del sito archeologico agli
uomini di un ashram locakle,ma ci ragguagliava anche sulle asperità che
presentava la via di giungervi che sulla cartina sembrava la più breve,
da * e che era preferibile accedervi per un percorso più lungo, che avrebbe
incrementato ad almeno 85, i km da percorrere per pervenirvi da Rewa. L'indomani
splendeva il sole sulla nostra partenza da Rewa in Indigo Innova, sul nostro
percorso verso Simaria dell itinerario tracciato, per villaggi
luminosi in cui cominciavano ad apparire le dimore tipiche del Baghelkand,
una successione a schiera di casipole dal tetto spiovente,
raccolte in mohallas collettivi nel folto refrigerante di alberi, propizi
alla vita conviviale, tra le quali risaltavano abitazioni di rango superiore
con un doppio tetto a spioventi, quello più interno a copertura di un nucleo
stanze centrali allineate latitudinalmente che si sopraelevavano dal tetto
esteriore. Poco prima di
Simaria , un paio di chilometri al più oltre la
deviazione successiva da intraprendere per Sirmaur, sulla destra
venendo da Rewa, eravamo già in vista delle cascate di Purwa. Esse
costituivano la voragine immensa nella distesa fattasi scabra dell'altipiano
di Rewa, di un nick point originato dalla rejuvenation del profilo del corso
del fiume Ton, le cui acque vi avevano una caduta schiumante di oltre Ancora una
decina di chilometri lungo la strada per Sirmaur, e ai margini della strada
comparivano i bordi superiori dello squarcio ragnantesi nel suolo
all'altipiano della voragine, ancora più ampia, delle cascate più
celebri di Rewa, le Chachai , lungo il corso del
fiume Bihad, un tributario dello stesso Tons, per una caduta in verticale di Peccato
che tale vertigine stesse solo nell'altezza del precipizio, perchè solo un esile filo
d'acqua ne sprizzava giù, da che una diga ha convogliato altrove le acque
fiume. ma lungo la strada seguente, poco oltre
l'occhio di falco e di lice di kailash individuava due balzi schiumanti , al
di là di un canale in cui defluivano le acque del Bihad. Un ponticello dal
quale era letale cadere, perchè le acque vi correvano sotto tra sponde
cementate senza appiglio di prese, ci recava oltre i cumuli di scavo del
canale in vista del corso ulteriore del fiume Bihad,
la cui vista si estendeva magnificamente per chilometri in un canyon
verdeggiante , lungo il quale, sulla nostra destra, il salto verso il
letto del fiume delle acque canalizzate aveva originato la serie di cascate
che Kailash aveva avvistato. Una deviazione
a sinistra ci immetteva nella strada e già nelle vie
dell'arioso borgo pulito e ordinato di Sirmaur, una sosta per un breakfast,
una svolta a destra della strada principale, e io e kailash ci ritrovavamo
già avviati verso le Keoti Falls, lungo il corso di un altro affluente del
fiume Tons, il Mahana. Magnifiche,
grandiose, da brividi ad ogni reimmersione nella visione del balzo delle
acque, in un orrido sul frastagliarsi dei cui orli
ci ritrovavamo incombenti :
Anche una
qila prossima al baratro, intorno al quale la popolazione locale è
solita radunarsi ogni anno per il Makar Sankranti di metà gennaio, al
transitare del sole nel segno Zodiacale del capricorno. La
sosta preso la
dimora vernacolare di un cordiale raja locale, in un villaggio di dalit
immerso nel verde , e il nostro divagare per oltre una ventina di chilometri
nei dintorni di Katra aveva alfine termine in Deor Kothar, di cui anche
Kailash poteva godere tutta quanta la bellezza del sito, della sue
successioni di stupa fino a quella centrale , inselvatasi, delle sue rock
shelters e delle pitture preistoriche che vi figuravano, della vista del
digradare dei suoi bordi verso la infinità della valle del Gange, ammaliante
di Cheola rosa-arancio nella stagione estiva in corso. L indomani
avremmo saggiato quanto i veri rilievi e le alture ci attendessero più a sud, e non avessimo ragione io e Kailash di lagnarci
che fino a un certo punto, della vettura più costosa di fatto impostaci di
nuovo dal proprietario, quando se ne sarebbe fatto ben a meno per visitare le
cascate a nord di Rewa. La vera
ragione di tale renitenza, ci confidava il conducente che ritrovavamo con
nostro piacere, era che la vettura più economica era sprovvista di licenza di
guida con viaggiatori stranieri. Tutta una
serie di casipole avventizie , forse erette per
giustificare l'appropriazione privata di lande pubbliche o governative, ci
annunciava l ingresso nell'area montana di Gaddi Pahar, dove solo gli addetti
cortesissimi dell'ashram di piante ayurvediche erano in grado di condurci al
sito preistorico. Era
disseminato lungo l' arida china precedente dove le
rock shelters si affacciano sul fondovalle a distanza. E bastato
addentrarcisi, che a iniziare dal decorso di
un rivo tra massi e macigni, ci si è ritrovati in scenari ancora
pleistocenici, di sublime lividore solitudinario. La
strada rovinosa che dal plateau d'altura ci
calava in discesa fino a Ratanpur, precedeva quella scorrevole da
cui si distaccava sulla sinistra la deviazione per Chanderi. Lo precedeva
la meravigliosa apertura fra i monti del fondovalle solatio del fiume Sons, alla confluenza di un suo tributario. Villaggio più
bello di Chanderi è difficile da rinvenire nel Baghelkand o nel Bundelkand,
talmente è affascinante il succedersi o il dispiegarsi dei suoi casolari
sopra i più lievi rilievi o nelle vallette in cui digradavano i loro
declivi. E il tempio,
per raggiungere il quale, al termine di una viottola a destra, non
sarebbe nemmeno necessario addentrarsi lungo il villaggio, ed alle cui origini si riaffacciava la setta Mattamayura di cui avevo
da poco visitato le vestigia nel distretto di Shivpuri, era di una bellezza
arcana e di una singolarità delle più intriganti. Un sikhara ne
raccoglieva le vestigia attorno a un garbagriha
circolare, radiante di pilastri sulle pareti esterne, in luogo
delle proiezioni di badhras e rathas minori. Precedevano il garbagriha il
vestibolo ed il portico d'entrata, di cui il basamento assecondava
fino al'inserto della scalinata d'accesso la dimensione longitudinale, quanto
i muri della jhanga si affusolavano in altezza fino al sikkara Il linga
interno era la manifestazione suprema di un apparato pressoché aniconico., in cui i Mattamayura avevano forse espresso, più che
altrove, la natura trascendente ogni forma dei loro culti. Ma la chiave
di volta del tempio me la forniva uno straordinario Kailash,
sintetizzandone nella sua simbologia la sua discrepanza di verso tra
basamento e pareti e raccoglimento sommitale "Non ti
pare che evochi il linga e la sua yoni? Rientravamo
scollinando le alture precedenti via Govindgarh, per
ritrovarci in un hotel più presto del giorno precedente. Per l indomani
chiedevamo lumi all'operatore turistico che ritrovavamo nella
hall dell hotel. V'erano pur
sempre il forte ed il museo di Rewa, Govingarh e il museo di Tala, le rovine
di un altro tempio Kalachuri in G- Di
sorprendente la sua richiesta di fornirgli foto del tempio di
Chanderi, Non aveva forse ancora trovato il modo di visitarlo, benchè fosse
uno dei pochi siti di rilevanza archeologica dell'area di sua pertinenza. Si celebrava
il giorno natale di Gandhi il di seguente, e questo induceva Kailash, e me
alla sua stregua, a prescegliere il sito, dopo
avere trovato chiuso già il Museo di Rewa, assoldando alla nostra quest il
giovane conducente di tuk tuk che già ci aveva condotto davanti alll'entrata
del museo. Era ben a
prima di , sulla destra venendo da Rewa, verso
la quale dovevamo fare marcia indietro. ma ci accoglievano
solo una distesa di rovine, sotto la sommità di qyuella che era stata l
altura circolare di una qila, un tale spoglio in stato di abbandono che ha
costituito in India la mia tentazione più grande di terminarne un'opera
di rapina secolare, che a detta dell operatore turistico che
ricontattavamo al cellulare, ha coinvolto soprattutto chi avrebbe dovuto
essere di sorveglianza del procedere dei ladri. In Rewa una
lunga sosta, tra bancarelle di frutta dai vividi colori e i negozi di abbigliamento per gli abitini da acquistare ai nostri
bambini. Evitando di mettere piede per le mie sole rimostranze, in un
adiacente King of fashion Hitler con tanto di inequivocabili
baffetti. Alla stazione
degli autobus si saliva su un pullman che avrebbe dovuto essere di lunga
percorrenza fino a Indore, e consentirci di
viaggiare su di esso fin quasi alle soglie di Khajuraho, in Bamitha, Dopo soltanto
una decina di chilometri dall'avvio, sul su e giù pencolante di quella
che era il disfacimento della strada per Satna in ricostruzione
interminabile, alle spalle di Kailash si staccava e cadeva per strada
il finestrino. Il bigliettaio ci diceva di non farci
caso, Era in realtà il preavviso che di li a poco l autobus si sarebbe
fermato senza poter più ripartire. Trasbordavamo
su altri autobus verso Satna , dove era già ad
attenderci un mezzo di linea sostitutivo. Certo, pensavo nel
contempo , che se di questo tenore fosse in India anche la
manutenzione degli aerei... 17 aprile 2014 formulazioni di ipotesi architettoniche sui templi di Khajuraho E' l'intento
di dotare mandapa, mahamandapa e prasad del garbagriha, di una finestra. balcone il cui sporto desse il massimo risalto alla
visualizzazione immagini delle divinità planetarie o del corteo delle
saptamatrika preceduto da shiva Vidhabadra e conclusso da Ganesha , che
presiede alle architetture dei templi Lakshmana, Visvanatha, Kandarya. Ma com era
possibile senza sacrificare rathas ai lati del balcone che funge da badhra, in tempi in cui era normativo
il tempio pancharatha, come si riscontra nelle pareti interne del garbagriha
e nei tempietti minori superstiti di tali complessi panchayatana, che
prevedono ancora almeno una pratiratha per lato a fianco del badhra centrale? Non lo fu nei
templi Laksmana e Visvanatha, in cui la badhra centrale addirittura cozza
contro le statue di due upabadhra, che tali dobbiamo
considerare i filoni di statue con cui collude, in assenza di un recesso
intermedio. Fu invece possibile nel tempio Kandharya, in virtù della sua
estensione saptaratha. Che nei templi
di Khajuraho le ratha si tendesse più ad
incrementarle che a ridurle, rispetto al numero di 5, se non inducevano
a ridurle ideazioni architettoniche predominanti che in un primo tempo
non si riusciva a far valere altrimenti, lo può attestare la loro
proliferazione fino a 7 o a
Un delitto messo a tacere di Khajuraho Di ritorno da
Orchha e dal distretto di Shivpuri in Khajuraho con l
umore depresso da un' infezione intestinale, dal ritrovarmi stesso nel suo
accalappiamento che mi si ripresenta per strada , anche la gioia di rivedere
Mohammad presso il chai shop del padre, volge nei cupi intenti di farmi da
lui raccontare il delitto orrendo che è capitato in Khajuraho due mesi prima,
alla fine di gennaio, quando io ero in Delhi e da lui, o da Ajay, me ne era
pervenuto solo un concitato confuso referto. No, la morte
del bambino di otto anni causata da un ragazzo quattordicenne
non era sto un incidente , un gioco od uno scherzo risoltosi in tragedia con
la caduta nel pozzo del piccolo, e l’impossibilità di trarlo fuori. Dal suo
omicida il bambino era stato tratto tra i campi con l’allettamento di un
piccolo regalo per fargli violenza, poi strozzato con l
uso di una corda e gettato nel pozzo, dove era stato ritrovato a capofitto
nella melma del fondo. “ It
has been a rape” mi ha ribadito Mohammad. Il ragazzo più grande ci aveva provato
già altre volte, con altri bambini, senza esito, mentre questa volta era
riuscito a portare termine i suoi intenti. forse non
l'avrebbe ucciso dopo avergli usato violenza, se il bambino non avesse
minacciato di dire tutto ai familiari di lui.
L’immagine di
come era stato ritrovato il bambino nel pozzo, al
termine del suo prosciugamento, mi richiamava alla mente quella di verso
opposto delle due cugine dalit violentate in un distretto dell Uttar Pradesh
da un branco di stupratori, mentre erano fuori casa di sera per
evacuare nelle campagne. Tale immagine ne aveva
fissato l impiccagione ai rami di un mango, da cui pendevano mosse dal vento
nell aria. con i piedi in giù irrigiditi distanti Ora stava nel
carcere di Laundi, condannato a venti anni di galera, la sua casa era
andata distrutta e la sua famiglia, assalita, era stata costretta
a mettersi al riparo trasferendosi altrove, mentre si voleva erigere un
piccolo tempio sul luogo del delitto. Giorni dopo,
di ritorno in mia compagnia dalla strada verso Chitrai, dove Mohammad era
stato felice di inoltrarsi con me nei campi e di abbandonarsi alle carezze
che aveva sollecitato ad un suo " caro, caro vecchio
bambino", ha salutato per strada un anziano
olandese che non gli era particolarmente simpatico, mentre questi
rientrava in hotel, dicendomi che è uno che chiede ai bambini di fare
sesso con lui. E
ieri sera, di ritorno alla via che reca a Chitrai, essendo troppo tardi
perchè ci recassimo fino a Bamnora, Mohammad mi ha chiesto che lungo la
strada trovassimo la via dei campi. C'era gente
dove c'eravamo appartati la volta scorsa, e Mohammad ha preferito inoltrarsi un poco oltre. "Potrebbero pensare cose
brutte su di noi" La sera che
in India si fa subito notte già incombeva, poco è
stato il tempo di rimanere in compagnia, abbastanza per sentirgli dire quanto
gli piacesse stare li con me. La gente di rientro al villaggio, o che lasciava
i campi, non ci avvistava lungo la strada nelle vicinanze, un casolare con i
lumi accesi e la sua gente dentro il cortile, genitori e bambini, si perdeva
alla vista oltre una cuna. Di notte,
Mohammad lo avrei immaginato nella mia stretta, implorantemi come
ancora un amico. "Rico, salvami, per mio padre e mia
madre". 17 aprile
2015
Alle due e trenta di notte era Mohammad a svegliarmi, entrando
nella mia stanza in cui mi ero appisolato sul letto. Dopo avermi apportato
verso le sei di sera i biglietti ferroviari per me, lui ed Ajaj, si era
rifatto vivo alle dieci di sera insieme con il padre, per trascorrere la
notte a casa nostra, in ragione della partenza alle quattro del mattino del
treno da Khajuraho per Kanpur , di cui è ben
pratico, essendo Kanpur la sua città natale, dove ha trascorso l infanzia e
la prima adolescenza precoce. Avremmo così evitato di doverci chiamare a
raccolta durante la notte, ed il conducente del taxi, già contattato dal
padre, avrebbe fatto capo solo alla casa di Kailash, che è
più vicino alla stazione ferroviaria della dimora di Mohammad in
Manjunagar. Nonostante mi fossi assopito avevo modo di riordinare ancora
le mie cose, di rivedere con lui al computer la pagina sul tempio Bithargaon
del sito www.puratattva.in per condividere la memorizzazione
del soggetto delle sue sculture in terracotta, prima che fosse l’ora della
sveglia anche di Ajay , di caricare i nostri zaini
sull’autorickshaw che era già sopraggiunto e di avviarci alla stazione. Alla partenza io e Mohammad, come due ragazzini coevi, avremmo scherzato a lungo sul conto di Ajay, il nostro
piccolo babbà, o mini vecchietto, da che il giorno avanti l avevo sorpreso
tingersi i capelli, sotto lo sguardo assenziente della madre, per essersi
scoperto qualche capello bianco- “ Sai che è successo, Mohammad, Ajay si è guardato allo
specchio e si è scoperto già vecchio, giusto il tempo di essere
giovane solo per un’ora.” Era bene che così fosse, dopo le tensioni che avevamo
surriscaldato e stremato fino al giorno prima la mia
mente , a causa dell'intrusività stessa dell’amato Mohammad nella mia
esistenza che si costringeva in camera per finire di scrivere almeno il
referto cronachistico dei miei viaggi recenti, delle contrarietà che tale
invadenza suscitava in Kailash, che sentiva che lo preferivo ai suoi figli,
nel concedergli e nel riservargli quanto a loro non era dato, nell uso del
computer che preludevo a Chandu, o in quanto spendevo per assicurare al
ragazzo un vestiario decente , nel condividere i pasti se uscivo o mi
ritrovavo fuori con lui. Nella sua diffidenza oculata nei confronti del fanciullo, anche perché è muslim, temeva che nonostante la
sincerità del sui rapporto d'affetto approfittasse del mio amore per lui, per
carpirmi l uso del computer o per distrarmi denaro, il che lo viene
sospettando sul conto stesso di Ajay. Sopraggiungeva poi il sonno, come mi sdraiavo nel vagone
vuoto, che immancabile si gremiva di passeggeri al suo arrivo in Banda,
secondo quanto Mohammad ci aveva predetto. Oltre il transito della Yamuna saremmo
arrivati in Gatampur ch’erano le 9,30 del mattino di una luminosa giornata di
sole sulla piana gangetica, che al culmine della seconda metà d’aprile
offriva alla vista le stoppie e la pula dei terminati raccolti. Lungo la strada che congiungeva la stazione ferroviaria alla
via di gran traffico che da Mahoba recava a Kanpur, (che avremmo attraversato
e percorso Per essere liberi di muoverci più a piacimento
sceglievo di pagare solo il passaggio in autorickshaw fino a Bhitargaon,
anziché il trasporto in ambo le località e il rientro in Gatampaur, avevamo
tutta una giornata davanti, e e della realizzazione in terracotta di sculture e
rilievi , di ritorno in Gatampur ed ai suoi bazar
ortofrutticoli quando il sole era ancora alto , trasferendoci da una località all
altra , nella fersa estiva, con il tuk tuk rimediatomi dai miei cari Ajay e
Mohammad nei pressi del tempio di Bhitargaon, che stavamo lasciando, per
ripartirne in autobus alla volta di Kanpur, e pervenirvi che non era ancora
sera. Fosse perché ero uno straniero, o perchè oltre che tale ero un uomo avanti negli anni ,dai capelli bianchi, con
due incantevoli ragazzi al seguito, nell albergo che mi avevano reperito i
parenti di Mohammad non c’era posto per me, lo trovavo invece presso l’hotel
Ashoka, non senza che Kailash abbia dovuto rimediare al telefono ai guai che
lo zio di Mohammad vi stava creando, assicurando che ero in India da ben
dieci anni, come soltanto un avventuriero può consentirsi. E ne saremmo usciti per un cicken byriani presso l
oramai mitico Baba Biryani, di cui tanto si era discorso tra me e Mohammad, da farne il nome
della mia conversione alla sola vera religione dell India. L’indomani iniziava a vuoto l’aggirarci per Kanpur , era chiuso per lavori, di lunedì, lo zoo, dai suoi
cancelli e tornelli chiusi muovevamo verso un vicino Gange spopolato, E dire che al mio computer egli era
stato tutto uno sfoggio di zoom e di collegamenti con mappe ed insegne e
immagini di edifici e parchi e ristoranti ed hotel di tabelle di prezzi e di
interni di camere, per cui nemmeno mi ero curato di assicurarmi una mappa di Kanpur.. Al tempo stesso Kailash al telefono si mostrava Si dava ora l’eventualità che dovessimo
già interrompere il viaggio, perché io gli venissi in soccorso con il mio
rientro? In colpa, come mi sentivo, per averlo fatto disperare nella
possibilità di fare affidamento su di me, per il futuro dei bambini, con i
miei squilibri mentali ed i miei stati di infelicità,
benché ogni bene mi stia concedendo la vita, e se non avvengono sventure,
solo i miei oscuramenti mentali o l inottemperanza del limite possano
pregiudicarne la gioia Volevo pur dirgli che la mia ansia di
scrivere che mi faceva talmente indisponibile e indisponente, alieno all
ascolto e ad intendere le sue necessità di ogni giorno, nasceva dalla sua
stessa angoscia per il futuro dei nostri bambini, perché non altrimenti che
con i miei report di viaggio e il loro proporli, credo ancora di potere
recare soccorso a quanti qui amo e mi vogliono bene. Tra le peregrinazioni a vuoto che causava la gaia leggerezza
vanesia di Mohammad e la mia ansia su quali potessero
essere gli esiti inconsulti dello stato A nulla valeva che Kailash si stesse riprendendo e mi
esortasse a seguitare il viaggio, che avesse ritrovato in una guida il nome
dell hotel in cui eravamo stati in Lucknow la volta
scorsa, strapazzavo a tal punto la presuntuosità Il prossimo bersaglio della mia irascibilità sarebbe stato
Ajay, che aveva mostratodi avere ben inteso in hindi dove fosse reperibile
vicino all hotel un internet center in cui rintracciare nel web il recapito
telefonico dell hotel di Lucknow per la sera seguente, mentre rivelava
di non averne la minima idea mentre ci
avviavamo per strada. Facevo cupo ritorno in hotel sui nostri passi, ed era allora
che i due ragazzini mi mostravano d'incanto di che tempra fossero, fors' anche perchè così messi alla frusta dal mio scoppio
irrefrenato di esagitazione iraconda, e riprendevano Alla reception lasciavo che fosse il proprietario dell hotel,
facendosi di noi garante, che prenotava una camera per la sera seguente, con
apparente buona pace ritrovata fra me ed i miei due amati ragazzi. In attesa, la sera, di dormire a casa
della nonna di Mohammad, potevamo recarci a vedere nel tardo pomeriggio il
tempio I K, proponevo . Starcene suoi ospiti l intero
pomeriggio e la sera, prima di trascorrervi la notte, mi sembrava una
dilazione eccessiva. Proposta accolta, senza riserve, non fosse che solo quando ci eravamo già avviati in direzione del tempio distante,
Mohammad si faceva scrupolo di dirmi che a casa della nonna non avrebbe
funzionato il ventilatore, perchè per ore, nel suo quartiere,è sospesa di
sera e di notte l erogazione dell energia elettrica- E dirmelo prima? mi spazientivo non più di tanto, al saperlo avremo potuto
prenotare l hotel in Lucknow per quella stessa sera , trasferendocisi a
dormire. Che si accordassero, se era il caso di
recarci ugualmente a dormire a casa della nonna di Mohammad, o al ritorno in
hotel di prenotare una camera in Lucknow anche per quella sera. I due ragazzi optavano prontamente
per questa seconda soluzione, e così un riequilibrio sembrava raggiunto, non
fosse che giunti al sito del tempio, di una fattura bancaria, nei suoi saloni
inferiori, che rivelava le sue origini magnatizio- cementarie, Mohammad si
mostrava afflitto da una mestizia che ne oscurava ogni gioia. Me ne avrebbe rivelato le ragioni
Ajay, illuminandomi forse la ragione di fondo della svagatezza di Mohamad,
del suo mancato impegno nel farci da guida come era nelle sue capacità. Così
non avrebbe potuto rivedere la nonna, che era la sola cosa che gli stava a cuore in Kanpur. Sulla via del rientro un rimedio era ritrovato all'amato:
scendeva dall autorickshaw quando eravamo in
prossimità della casa della nonna, da cui ci avrebbe raggiunto in hotel, per
ripartire insieme alla volta di Lucknow, in treno, provvedendo al contempo ad
acquistare i biglietti. E gli era ripromesso che saremmo stati in Kanpur
un giorno in più, consentendogli di stare con la nonna materna l'intera
serata e la notte prima del definitivo rientro. Prima di raggiungere l'albergo io ed Ajay provvedevamo
a cenare al Baba Byriani, sulla via del rientro, Ajay consumando un altro
cicken biryani, io un butter cicken squisito. In hotel il proprietario assicurava al nostro rientro la
prenotazione di una camera nell'albergo di Lucknow per quella notte,ed io e Ajay, raccolti i bagagli .restavamo
in attesa di Mohammad. Il mio adorato fanciullo insieme con
lo zio era di ritorno raggiante di gioia, talmente l incontro con la nonna
l'aveva trasfigurato “ No more
tension, Rico, forget all, forget” Lo zio ci accompagnava in moto fin che l'autobus non era
pervenuto nella periferia sterminata di Kanpur, all 'inizio
di un viaggio che avrebbe richiesto ben oltre le tre ore di viaggio per
giungere a Lucknow quando era già passata la mezzanotte, a seguito dell
intasamento di auto e camion e pullman all'arrivo nella capitale, che avrebbe
costretto l autista a invadere per più tratti le opposte corsie. Sull'autobus benchè fossimo accalorati e sudati Mohammad mi si
rannicchiava accanto in cerca di amorevole dolcezza
, ed io mi estasiavo di avere il suo capo sulla mia spalla che si porgeva
alle mie carezze e ai miei baci. della sua
capigliatura Ma a rovinare il nostro idillio di confusi sudori era Kailash,
quando lo contattavo al telefono, e gli dicevo che con me ed Ajay era venuto
in Lucknow anche Mohammad, e che tenuto conto che egli non abbisognava più
della mia presenza, avremmo ritardato di un giorno il rientro in Khajuraho,
per consentire al ragazzo di stare più a lungo con la nonna, e terminando al
contempo la visita di Kanpur. La sua voce si è inasprita salendo di tono fino al grido. Non
bastava che provvedessi per lui a ogni spesa
per il viaggio, dovevo anche Ed in Lucknow la mia tensione stremata ,
all'arrivo nello squallore notturno dei suoi borghi periferici, si sarebbe
rivelata la messa a nudo di nuovo dei nervi scoperti della mia irascibilità,
nelle manifestazioni più livide dei suoi conati violenti. E' bastato che il conducente del tuk tuk
mi lasciasse supporre che intendeva menarci in giro per Lucknow verso un
hotel diverso da quello dove Mohammad ed Ajay gli avevano chiesto di
condurci, che è salito in me l'impulso di serrargli la gola con un braccio
dal sedile posteriore, minacciando di strozzarlo se faceva altrimenti. L'hotel era situato in Charbagh, in un'area trafficata e
affollata nei pressi della stazione ferroviaria, dove ancora a notte
inoltrata, nel gran chiasso che sortiva dalle sue bettole aperte e
dall'unirsi del latrato dei cani allo sferragliare di auto
e treni, la vitalità rumorosa della città si mescolava al L'hotel era in restauro, e ad ogni piano e stanza
alternava la sua fatiscenza pregressa alla incompiutezza
dei baratri del vano dell'ascensore e delle calcinature dei lavori in corso,
in un'ascensione di piano in piano sino al misero recesso della stanzetta con
bagno senza latrina occidentale che ci era riservato, e che ci sarebbe stato
permutato con una camera sottostante più accogliente ma più immersa nel
clamore del traffico, ch'era il precipizio ulteriore della mia mente Quegli uomini poi ad attenderci alla reception in tuta e
canottiera tra sparsi materassi, e che avevano il solo riguardo formale di
non volere accogliere la mia istanza a che
rinviassero all indomani mattina la mia compilazione e consegna(
Ritrovatici in stanza svuotavo il cellulare di scheda e
batteria e lo scagliavo in un angolo, lasciando i due ragazzi esterrefatti,
in silenzio,alle Quindi mi distendevo vestito sul materasso
che era stato aggiunto al letto a due piazze, voltandomi verso la parete in
stato di confusione e vergogna, mentre a poco a poco i miei due ragazzi si
riprendevano, facevano la doccia e si accomodavano a letto, senza fare
rumore. Quando avevo infine l'animo di tornare a
voltarmi verso di loro, trovavo Ajay già immerso nel sonno più profondo entro
il clangore del traffico che risuonava*( si ripercuoteva) nella stanza,
Mohammad ancora insonne che mi rivolgeva lo sguardo. Mi aiutava a riprendermi , a
ritrovare la bibita di cui mi dissetavo, senza che accondiscendessi Restavamo così fino alle quattro, discorrendogli di come la
mia follia e quella di Kailash si alimentassero reciprocamente, che era già
un gran sollievo che non ci portassero più a
colluttazioni e che a rari scontri, e che per parte sua non doveva attendersi
che certe situazioni non si ripetessero più, solo( Lo so già mi diceva il ragazzo, come tu sei, che come un ventilatore la tua mente ora si riscalda ora si raffredda.
Ma occorre controllarla, mi ripeteva, evitare la
troppa tensione. Gli soggiungevo che in realtà le mie esplosioni mentali era
già scoppi controllati, rispetto a quanto di orribile
era in me incandescente, e che mi rifiutavo di ridurre le mie crisi a
disturbi mentali. Per uno straniero in India molte cose sono inaccettabili
che per un indiano non lo sono, e si danno situazioni insostenibili, per come
può essere considerato dalla popolazione locale. “Le mie reazioni non vanno bene, perché sono esagerate, ma nascono
dal fatto che capisco la verità” La verità che rende folli, più che liberi, mi sarei ripetuto
più volte il giorno seguente. Quanto a Kailash , non potevo più
tacere al ragazzo ( Mohammad mi si faceva avanti e si professava pronto a
sacrificare la nostra amicizia, pur che fosse salvo il mio rapporto con la
famiglia di Kailash, a rinunciare a ritrovarci a casa del mio amico, per
vederci soltanto all esterno, del che lo scongiuravo che nemmeno ci pensasse,
Kailash non nutriva solo queste disposizioni d'animo nei suoi riguardi. Gli ricordavo quello che credo gli avessi
detto di lui già sull'autobus, come al rientro del nostro viaggio nel
distretto di Rewa mi avesse sollecitato a fare anche a lui il regalo di una
maglietta o di una camicia, dopo che l'avevo fatto per ognuno dei suoi figli. E la sera prima che partissimo, mi aveva detto
che se era per l onere dei costi del viaggio che avevo delle traversie
mentali, - dopo che gli avevo fatto presente che non mi contrariavano le
spese che sostenevo per la sua famiglia, ma che non potevo certo dirmi
felice, se ogni minimo viaggio in India mi costava quanto un rientro in
Italia, perchè dovevo provvedere oltre che ai costi del viaggio anche al sostentamento
di lui e dei nostri cari e ad ogni spesa domestica in mia assenza- lasciassi
a casa Ajay, e partissi pure con Mohammad soltanto Del resto c'era del vero, in quel che pensava quanto ad
Ajay che ci dormiva accanto. Era successo lo stesso quando
era stato ospite della nostra casa il figlio della sorella, il giovane
Ashesh, che per la sua viva intelligenza aveva finito per eleggere a mio
interlocutore privilegiato rispetto ad Ajay, di cui avrebbe dovuto far
lievitare le capacità mentali, mentre ne aveva fatto invece il complice della
sua negligenza. “Mohammad lo sai bene, come io tendo a chiedere ogni cosa a
te, perchè tu hai più interessi e ti fai più domande. Aiutami a chiamare in
causa ogni volta anche Ajay, alla tua stessa stregua” Quanto il mio mirabile Mohammad avrebbe conservato ogni cosa
nel suo cuore, l'avrei accertato già l' indomani,
durante il resto del viaggio. In merito alla sua famiglia, mi diceva
che il padre mai a nessun altro che a me avesse concesso in affidamento suo
figlio, solo a me aveva riposto fiducia, ed aveva concesso di partire con lui Tenendo le sue mani nelle mie, lo pregavo di riferirgli al
rientro per questo la mia gratitudine immensa. Perdonasse intanto i miei vaneggiamenti sugli
indiani nei riguardi degli stranieri, pronti a prendere a loro di tutto in
tutti i momenti buoni. Si era fatte le quattro di notte, ed il mio ragazzo la cui
anima era tutta raccolta a me di fronte, sentiva finalmente l intorpidimento del sonno, e si congedava perchè a mia
volta potessi assopirmi. Lasciavo dormire fino al loro proprio risveglio Ajay e
Mohammad, perchè il sonno liberasse loro la mente da
ogni sconvolgimento o sedimentazione triste del giorno avanti. Un saporito chola bathura in una locanda accanto, avrebbe
schiuso l inizio di un meraviglioso giorno in
Lucknow, al Bara Imambara, e Chota Imambara, che lasciavamo a pomeriggio inoltrato
per recarci alle rovine della Residency e degli altri edifici in cui i
britannici per 148 giorni finirono assediati durante l uprising del 1857 Già il giorno avanti avevo infittito le mie domande a Mohammad
di matrice islamica, su quanta fosse percentulmente la componente
islamica di kanpur, e se fosse di maggioranza sciita o sunnita. Il conducente dell'autorickshaw che ci aveva condotto al Bara Imambara ci aveva detto che in Lucknow il 95%
della popolazione era di fede islamica, e quasi integralmente sciita, come i
nawab che ne erano stati i signori, mentre per Mohammad i muslim erano oltre
il 70% della popolazione di Kanpur, e in stragrande numero di osservanza
sunnita al pari di lui. Nel Bara Imambara sapeva dirmi di tutto con
pathos partecipe sull imam Hossein e sulle circostanze dettagliate del suo
martirio in Kerbala , e di come avesse coinvolto i suoi familiari, cinque
quante le dita della mano che credevo evocasse Fatima, con al posto del
rilievo del palmo l'otre dell'acqua che a loro era stata negata, solo che si
rivelava un abbaglio immaginare che il suo cuore travalicasse per questo odi
settari. Era convinto che durante il moharram dalle ferite degli sciiti
fuoriuscisse sangue fetido, ed anche in Manjunagar l'aveva raggiunto la
faglia degli attuali antagonismi nelle loro atrocità più aberranti, per cui come adoratori di satana erano suoi nemici gli
yazidi di cui i sunniti del califffato islamico hanno intrapreso lo sterminio,
e la loro difesa da parte degli sciiti un motivo ulteriore di ostilità nei
loro confronti. “Ma mi sai dire Mohammad, perchè mai solo gli sciiti e tutti
quanti gli sciiti hanno un sangue maleodorante...” La verità, mi diceva Mohammad, fugando dal cuore il retaggio
di certi miti diabolici, è che noi musulmani ,
sciiti e sunniti, non facciamo che La sera già imbruniva Lucknow, e neppure le difficoltà a
rifornirci di contante a un qualsiasi atm, mentre
non avevo nel portafoglio nemmeno un migliaio di rupie, per cui eravamo
costretti a vagare di quartiere in quartiere, potevano perturbare più di
tanto la felicità di ritrovarci in rickshaw ove più si affollava tra negozi e
locande la gente di Lucknow, tra luminarie scintillanti e vetrine rutilanti,
i fasti sgargianti delle mussoline locali e i gioielli delle oreficerie, gli
spacci di kebab e le rivenditorie di competion books. (eppure , oltre la cena in un locale
particolare in un vicolo, che era in grado di approntarci tutte le specialità
di pane richiesto, e l’acquisto di due t-shirt ben due volte extra-large, ne
accadevano di cose sgradevoli o dolenti (spiacevoli), il tentativo
antecedente malaccorto, per scherzo o sul serio, di Mohammad che era eretto
di dietro sull’autorickshaw, di distrarmi rupie dal taschino della camicia,
su cui per buona grazia sorvolavo, l impedimento che frappovevo ad Ajay,
sopraggiungendo nel negozio sovrastante dalla strada in cui mi aveva detto di
attenderlo, di spendere 370 delle 500 rupie lasciategli dal babbo per una
t-shirth, tutta la frivolezza ancor più di Mohammad, alimentata dall'acquisto
di camicie e magliette da parte dei suoi familiari in Kanpur, la sua
esibizione in stanza, sul materasso su cui aveva scelto di dormire sul
pavimento, adorabile e straziante per ciò che inscenava, che era quanto
riusciva ad evocare cui potesse appigliarsi nel sentirsi qualcuno nel mondo,
il mio richiamo a che lui ed Ajay tentassero di utilizzare il più possibile
il loro cellulare per non lasciarmi come quella sera, all uscita dalla
residency, nella necessità di farmelo ricaricare da Kailash in Khajuraho, l
immusonirsi a sorpresa nei miei riguardi di Mohammad, per avergli
semplicemente detto che se mancavano 250 rupie a quelle che gli aveva
lasciato in tasca il padre, facesse ben presente a costui ed alla madre che
non mancavano perché io gliele avessi richieste, ma perché se ne erano
serviti i suoi familiari di Kanpur, la conta delle rupie nel portafoglio che
rimettevo nello zaino, per ritrovarne Il rientro in Kanpur avveniva comodamente in treno, prendevamo una stanza solo per due nello stesso hotel
precedente, essendo inteso che Mohammad sarebbe andato a dormire dalla nonna,
e giusto il tempo di uscire in strada per andarci ad accomodare nel vicino
Pewari Restaurant per uno spuntino, che iniziavo di nuovo a sovr-alterarmi. Mi infastidivano le lungaggini per
imbandirci un semplice vegetal sandwich( panino di verdure), e ancor più che
un anziano per strada, avendo in me avvistato uno straniero, si fosse
immediatamente fermato e vi si ostinasse in attesa di un’elemosina. Mohammad non mi aveva assicurato che nella sua città non vi
sono mendicanti? Alla stazione ferroviaria l’uscita prescelta mi aveva sviato e
fatto dimenticare di chiedere una mappa della città, per vedere nel
pomeriggio i luoghi dell insorgenza del 1857 che mi restavano ancora da
visitare, Pertanto chiedevo a Mohammad ed Ajay di fare ritorno in hotel, dove
mi precedevano, per chiedere insieme ragguagli a proposito dei siti e su come
raggiungerli. Lungo la strada, di fronte all’hotel, dove ero rimasto attardato,
un ulteriore uomo mi fermva ed interpellava per
chiedere la carità, ed io ne ero talmente adirato perchè vi era stato indotto
dalle mie sembianze di straniero, che strillavo di disappunto. “ Dunque in Kanpur non esistono mendicanti, eh, come mi avevo detto” giravo e rivoltavo la mia protesta nei
confronti di Mohammad, che stizzito mi replicava “ ed io che posso farci”” Stava intanto consultando una cartina con il gestore e
proprietario diafano dell hotel, e sembrava intendere a menadito come per Uscivamo, sembrava rinfrancati, ma quando al punto di sosta
degli autorisciò, per recarci alla Memorial church invece di avvalersi delle
informazioni avute, il ragazzo estraeva dal mio zaino, che recava Ajay,
un opuscolo illustrativo di Kanpur per mostrare al conducente del
rickshaw un’immagine della Memorial Church, ciò bastava perché montassi su
tutte le furie. Che facessimo ritorno in hote, perchè si facesse rispiegare
tutto, e ripartissimo con le cognizioni acquisite, Sapevo benissimo come ovviare e giungere da solo a
destinazione, mi mancavano solo i punti di orientamento
per intendere in che direzione muoverci, ma ciò che volevo era che lui vi ci
portasse, in virtù della sua conoscenza di Kanpur e delle abilità a
destreggiarsi che gli conoscevo, su di lui puntando gli occhi come su una
piccola guida che stavo addestrando per il bapuculturaltours. Solo che il mio
sdegno per la sua indisponibilità a investire tutto
se stesso nell impresa richiesta, mi faceva andare ben oltre il segno “ Fino a dieci anni sei rimasto in Kanpur, e non sai della
Ghandi road… essermi affidato a te è come ricorre a
un lapka a Khajuraho.. Quanto devo starci in Kanpur, per visitare tre posti,
grazie a te, quattro giorni?”
“ What can I do?- la sua solita solfa ,( Ajay( Ora al vedere Mohammad così arrabbiato per la mia
arrabbiatura, la mia ira raggiungeva il furore. Ajay aveva già fermato un autorickshaw per recarci alla
Memorial church- “ Così sei adirato, so you are angry,
eh? Bene, ora scelgi, con me ed Ajay o dalla nonna” “ My grand mother “ replicava d’istante, ed io, come ad una
sferzata salutare, per il gran male che faceva “ bene, ora vai
dalla nonna, ed io e Ajay muoviamo da soli. See you later ,
a questa sera”. E con Ajay procedevo senza di lui verso A poco poco, tra istituti scolastici
e prime postazioni militari, si diradavano il frastuono ed il traffico e ci siamo ritrovati in un'altra Kanpur, immersa nella
quiete e nel silenzio tra grandi distese di verde, ove iniziavano a fare la
loro comparsa chiese ed edifici religiosi , tra ulteriori scuole e quartier
generali. La mia mente sotto shock si ritemprava, accanto ad Ajay che
osservava meravigliato e mi assisteva in silenzio. Un sacello laterale raccoglieva le salme di una settantina di
militari caduti in Sheorajpur dopo essere scampati ai massacri di Kanpur,
un cippo poco distante evocava l 'eccidio sul
posto di british wheelers Io ed Ajay stavamo finendo di
discorrere con un custode allontanandoci, quando ci raggiungeva la telefonata
di Mohammad, un Mohammad che già era volto al sereno e si era pacificato, e
che chiedeva di rivederci in hotel verso le nove di sera. Ci riservava ben poco il Satiuchaura gath, se non l'evocazione
degli agguati e dei massacri dei britannici tra quei fondali e quelle
diramazioni del Gange, di cui avevo avuto modo di leggere la ricostruzione
letteraria di Guido Gozzano nelle sue pagine dedicate a Cawnpore di Verso la
cuna del mondo, ancor meno il Nana rao bagh, se non
la chiusura circolare del pozzo dove erano stati gettati i cadaveri di donne
e bambini inglesi atrocemente stuprati e massacrati, e dove ora dei giovani
si intrattenevano in gioco. Sulla via del rientro nel vicino hotel consumavano uno
spuntino io ed Ajay, restandoncene in camera fin verso le nove, quando ci decidevamo a discendere nella sala d'ingresso dell hotel
in attesa di Mohammad, cui avevamo richiesto invano, dal parco, di rifarsi
vivo in anticipo Egli sopraggiungeva fresco d'incanto verso le 9,15, con un
amico al seguito non meno elegante e di viva
bellezza. Aveva già cenato e si era già cibato di cicken biryani presso
la nonna, ma ci chiedeva di accompagnarci lo stesso insieme al suo amico al
Baba Biryani, dove si sarebbero limitato a ordinare
un lassi o poco più per stare in nostra compagnia. Subodoravo quel che poteva succedere,
ma ero di una cortesia accomodante. Al baba byriani di fronte al menu, dopo avermi chiesto che
cosa poteva ordinare ed essersi sentito rispondere che poteva scegliere quel
che voleva, lo vedevo e lo sentivo indugiare a voce sui vari kebab di poco
costo, ma all'arrivo del cameriere, dopo che io ed Ajay avevamo
ordinato due chicken biryani, si sfrenava nell ordinarne anche uno per sé e
per l amico. “ char chickem boryani” Mi facevo mortuario mentre consumavo
la mia squisita razione, e quando anch'egli aveva già messo in disparte il
suo piatto, gli chiedevo “ E' stato veramente buono? “ Squisito” “ Bene . Mohammad, ci sono circostanze della vita che sono una prova. Dimmi, cosa credi che penserebbe di una
situazione del genere ora Kailash, che per poterci lasciare
andar via è costretto ora a mangiare con i suoi bambini in Khajuraho
pane e verdure? Mohammad, senza più altre parole, che
un “ oh, sorry, ora capisco”, invitava l'amico a recarsi con lui al lavabo e
ci lasciava in un battibaleno. Rientravo con Ajay in tuk tuk nel
clangore notturno, ed eravamo lasciati lungo un strada di scorrimento del
traffico che dovevamo traversare tutta prima di ritrovarci nella via laterale
che portava all hotel. Bastava che mollassi per un secondo la presa del braccio del
ragazzo, per ritrovarlo troppo avanzato rispetto al bordo dello
spartitraffico, esposto ad un auto che stava
investendolo, Lo ritraevo in tempo, ma la mia mente era scioccata, Nella camera d'albergo a sconvolgermi totalmente
sopraggiungeva una telefonata di Kailash, per sincerarsi delle nostre
condizioni. E se invece di rassicurarlo, avessi dovuto trovare la
forza di minimizzargli l'accaduto al figlio, o di tacergliene la morte,
quando era stato affidato a me in custodia? “ Ajay? È sceso alla reception ad ordinare da bere. Ora è
risalto in stanza. “ Posso parlare con lui? "Mi chiedeva Kailash, che anche
al telefono sa vedere tutto di me intimamente, “ Eccolo accanto, che te lo passo” potevo dirgli con
altrettanto sollievo quanto con angoscia immutata Sopraggiungeva di li a poco una
telefonata di Mohammad che passavo ad Ajay. Doveva richiamarmi due, tre volte, prima che accettasi di rispondergli ” Sei forse arrabbiato con me? “ Sei stato pregato più di una volta di venire prima delle 9. Lo stesso tuo zio ci aveva detto di non stare
fuori e far tardi la notte. Ajay haa rischiato un incidente grave” ed ho
riattaccato. Per quel suo amico, di nome Nour, azzimato come ne ho visti e
conosciuti a bizzeffe di ragazzi arabi dello stesso stampo, altrettanto
succubi di ogni moda occidentale come pronti a
sgozzarti come infedele, dal sangue che puzza. Solo oltre le due di notte , il sonno
aveva la meglio sul mio sgomento attonito. L'indomani era apparentemente per Mohammad già un altro
giorno, pronto a ripresentarsi di primo mattino nella hall
dell'albergo con devota e inalterata amicizia, nel fresco splendore di tutta
la sua fragrante bellezza di adorabile fanciullo. Recandoci la novità che
dopo la visita dello zoo non sarebbe stato di ritorno in Khajuraho con me ed
Ajay, ma che avrebbe protratto la sua permanenza in Kanpur presso la nonna
fino alla settimana seguente, Una prima colazione, poi Lo stesso Ajay , che Mohammad secondo
le mie indicazioni notturne nella stanza d'albergo di Lucknow, mi sollecitava
a coinvolgere nelle nostre iniziative, ci consigliava di protrarre la corsa
in tuk tuk, al rientro, fino alla stazione ferroviaria dove avremmo potuto
comperare i biglietti del treno per il nostro ritorno in Khajuraho. Nella minuta rivendita, poi lungo le arterie del centro, fino
alla ripartenza per lo zoo, di ogni negozio Mohammad
indicandoci le merci di cui era solito fare acquisto, fossero le tele cickan
o le babbucce, il caro ragazzo aveva modo di ostentare tutta la disinvolta
padronanza della sua Kanpur che ve lo faceva davvero il piccolo amico di
tutto il mondo, con la stessa sicurezza con cui nello zoo sapeva anticiparci
gli animali del prossimo recinto, talmente tante erano state le volte che vi
ci si era recato da solo, o con il padre, come nelle circostanze di un fuggi
fuggi generale, perchè da una recinzione era evaso un leopardo- Era favoloso ritrovarci tra orsi e rinoceronti, e ippopotami e
cervi e tigri, di cui tanto avevamo celiato immaginativamente, a
simulare di rabbrividire di fronte ai simulacri Un venti, un venticinque, un trenta per cento,
oramai, l'area dello zoo che eravamo riusciti a visitare, mentre il tempo
passava, ed io seguitavo invano ad insistere ch'era il caso oramai di volgere
all'uscita. Mohammad se ne faceva una ragione solo
quando erano già le 2,45, mentre la partenza del treno era prefissata
per le 16,20. Iniziava allora, inquietantemente, a chiedere dove
fosse un'uscita che io immaginavo che sapesse di certo dove stesse,
supponendo che ad essa ci avesse volto quando era
già ben vicina. In realtà, camminando di gran passo, senza che nemmeno
potessimo consentirci una sosta a una toilette, solo
quando erano già passate le 13, 20 rivedevamo l'ingresso e i tornelli, mentre
alle spalle del ragazzo le mie lamentele iniziali, sospirose, erano divenute
dichiarazioni di apprensione, velati rimproveri, una sequela di contumelie e
improperi che gli avevano fatto temere che volessi picchiarlo. “ Grazie, Mohammad, di obbligare ora me e Ajay a
fare ritorno in autobus, a stare di notte in Mahoba...Ecco quello che
capita, quando si pensa solo a se stessi, a divertirsi di stare allo zoo,
invece di considerare le esigenze degli altri.... L'uomo della vetturetta su cui salivamo,
per affrettarsi a partire rinunciava a bere una parte del suo the che gettava
sul selciato , ma era Mohammad, che ritrovando sotto le mie sferzate il suo
meglio, meravigliosamente sapeva indicargli la via meno lunga per raggiungere
l hotel quando erano ancora le 15 e 50, restandone poco distante la
stazione ferroviaria, che si faceva carico dei miei bagagli lungo la rampa
che portava alla piattaforma del treno in partenza, che vi ci
accomodava me ed Ajay sui soli due appostamenti rimasti ancora liberi, che mi
assicurava da bere prima della partenza- “ No, non è vero che io pensassi solo a me stesso, volevo
farvi vedere quanti più animali fosse possibile” Supplicandolo di non volermene per la mia mente, il mio
piccolo immenso amico, ritrovato di nuovo, avevo modo di stringerlo tra le
braccia e di carezzarlo e baciarlo, anche li alla
partenza, che sarebbe avvenuta con un ora di ritardo, Un'ora che gli sarebbe valsa a brillarvi di nuovo, tra gli
astanti , come il piccolo amico di tutto il mondo
che vi era in partenza. i miti diabolici di mohammad ……………………………………………………. Che disperazione, ad ogni rinsavimento, constatare di vivere
la condizione più felice che mi si potesse concedere, di essere in India con
non uno, due magnifici Kim al seguito , amorosi e
comprensivi, e trasformarla in un inferno per i miei parossismi mentali,
l’atrocità reattiva di ogni mia percezione esagerata ed esasperata della
verità dei fatti, che la perturbava in follia iraconda.
Dolore
Mentale dolore mentale Il risveglio è avvenuto più
tardi del solito grazie ai farmaci che sto assumendo. Ma
a quale luce del giorno per la mia mente? riemerge dalla memoria, del giorno precedente, il
cordoglio di cui sono stato partecipe era per il giovane deceduto in un
autobus precipitato da un ponte, con altre 50 vittime, che abita ancora tre case più avanti
rispetto alla mia. Solo che la mia
mente, senza più controllo, ha ingenuamente fatto
partecipe l’amico di che è capitato nella famiglia della nani materna di
Mohammad in Kanpur, dicendogli dello zio che viene quasi alle mani con il
fratello e nega alla madre i soldi per recarsi a Kajuraho con Mohammad, e
l’amico vi si è sorprendentemente
immischiato per telefonare al padre del ragazzo, per dargli i mezzi per far
rientrare il figlio, per proporsi egli stesso di ricondurlo a casa. Con che
serietà d’uomo, con che lucidità di intenti
superiori, all’apparenza, in realtà pur
di fare a pezzi ogni relazione tra me e Mohammad, spezzare con il suo grugno
di Varaha ogni mia relazione possibile con una famiglia islamica… sicuro di
avermi in pugno come il suo schiavo,
nella ragnatela di servigi che
mi ordisce intorno ogni giorno… ……il mio disgusto mette mano al telefono, lo
riattacca prima di sentirne la voce,
lascia che lui chiami due volte prima di contattarlo, di mentirgli che
tutto va bene, che mi sono sbagliato con i tasti nel ricorso al cellulare….è
intanto una luce meravigliosa quella che filtra dalle finestre, che irrora il
cortile, la gioia di Poorti ed Chandu intenti nei giochi, che lambisce in cucina Vimala e Ajay…, il
ragazzo mi reca le fette farcite per colazione, al che mi riprendo rialzo dai
miei risorti fantasmi sterminatori intenti risorti di sterminarli tutti,
rimetto mano alla mia attività al computer,
prescelgo i testi della rassegna quotidiana per i miei amci in
faceboook, sul grido di orrore degli yazidi, la filosofia come cognizione
del dolore, la salvezza per tutti concessa al centurione Cornelio. Mi sto accingendo a riallineare gli a
capo dei testi su clandestini e
migranti, su quello sguardo che sa
vederne una risorsa , sull’ invocazione che nessuno tocchi i rifugiati, nelle
Supplici, ce lo insegna Eschilo,
quando mi raggiunge una telefonata di Mohammad tramite il cellulare
dell’amico. Si scusa di dovermi chiedere
tre giorni di proroga per il suo rientro, la nonna ha il diabete e dovrà
essere con lui dal dottore domani, al che io gli rispondo che non ha ragione di scusarsi, che sta a lui
ed ai suoi decidere come e quando fare ritorno, solo che pensi anche alla
scuola, mentre lui mi rassicura che
non c’è problema se per comunicare tramite Kailash con il padre, ho reso Kailash partecipe delle miserie
familiari che mi ha confidato, parlandomi
dell’amico, di Chandu, di Poorti ed
Ajay, come oramai di membri della sua famiglia gli mancano tanto, al pari di
me,… non è vero come supponeva Kailash, facendone un mentitore astuto, che egli ritardi di fare ritorno per
prendere parte a una festività islamica che avverrà il 13 di maggio, come mi
informa, ben oltre la data in cui
lascerà comunque Kanpur, solo che io non mi farò scrupolo, vengo intanto
pensando, di non stare certo ad
attenderlo, e di rendermi assente per un viaggio in corso al suo ritardato rientro.. Mi distolgo infine dal computer, stremato da quante imperfezioni e improprietà e leziose
goffaggini rendano interminabile anche la mia ultima improba fatica
descrittiva di un tempio hindu, e Chandu mi appare sortire nudo da sotto la
lastra posta sul pozzetto dell’acqua, dove già lo vedo galleggiare
morto, mentre Vimala è intenta a un
breve sonno sul letto in cui si è sdraiata,
e dico al bimbo, no, no, di non
farlo più, dolcemente atterrito, per uscire di casa mentre stanno levando i tendaggi sotto cui
siedono ancora, sui chabutri, i convenuti ad accompagnare con la loro
presenza il dolore dei congiunti del ragazzo deceduto nell incidente dell
autobus. . Mi unisco a loro, per lo più muslim, e mi si porge una tazza di the, mentre con le bianche nubi di passaggio
assisto al volgere anche di questo giorno, al solo conforto che nulla sia
successo, di sventurato, che possa pregiudicare quello dei giorni futuri. 6 maggio 2015 Sui templi di Khajuraho I templi di Khajuraho sono templi
statuari -di statue templari-, finalizzati al massimo di visualizzazione
delle statue offerte alla meditazione contemplativa 6 maggio 2015
Di ritorno da
Chhatarpur con il mio giovaneAjay, non
eravamo ancora giunti all uscita dalla città che l’autobus su cui
eravamo partiti in pochi passeggeri all’autostazione, già alla seconda
fermata era strapieno nella stessa corsia, dove si venivano
accalcando donne e bambini tra giovani e vecchi. Di villaggio in villaggio
l’autobus ha seguitato a gremirsi, ancora di più, al punto che benché fossi seduto ero pressato da gomiti e bagagli, Ma più che la
calca o la ressa, mi assillava un senso di
angoscia che cercavo di evitare che divenisse asfissia e panico
urlante, nel ritrovarmi di nuovo, su un autobus indiano, intrappolato nel
carnaio della folla che per lucro vi era stata fatta salire, Esternavo la
mia ansia al solo Ajay, che ben sapeva
cosa sarebbe avvenuto, se in luogo dell’accettazione passiva di uno ulteriore
stato di cose intollerabile avessi esternato il mio disdegno e una
minima forma di rivolta, come mi aveva detto delicatamente nel
ristorante di Kanpur, quando avevo iniziato a smaniarvi per l
indifferenza degli indiani ricchi verso i loro poveri, che li induce a
rivolgersi allo straniero per trarne di tutto: “ riderebbero solo di
te”. “ Pensa che
ne sarebbe di noi, se l’autobus si ribaltasse e ci finissero sopra
queste donne e bambini”, il cui pressarmi vivevo
come un’ostile minaccia. Era mancato
poco, a marzo, che succedesse qualcosa del
genere a me ed a Kailash, lungo la strada in dissesto che da Satna conduce a
Rewa, ripercorrendo la quale, al ritorno, dall autobus che ci
riconduceva verso casa si era staccato un finestrino, che Kailash
non era stato in grado di trattenere. Il bigliettaio aveva scosso il capo ed
aveva fatto cenno di non darsene pensiero, si poteva e si doveva procedere
oltre. Per qualche decina di chilometri soltanto, per nostra fortuna, fin che
l autobus non è stato più in grado di procedere oltre, e siamo
trasbordati su altri pullman di passaggio. Non sono
passati due giorni da quel viaggio a Chattarpur, di me ed Ajay, per farmi
prescrivere le medicine utili a sedare i miei eccessi mentali, che al rientro
verso casa, era la sera di lunedì, vedo le donne del vicinato che gremiscono
in silenzio i chabutras della casa bianca che fa
angolo all imboccatura del vicolo dove è la nostra abitazione, e quelli delle
dimore che li fronteggiano. Capisco
istantaneamente che è successo qualcosa di grave,
di cui Ajay vuole parlarmene solo quando ci ritroviamo a sedere nel
bazar, a un tavolino per consumare dei momos . Un giovane
poco più che ventenne, che viveva con la sua famiglia muslim in quella casa
bianca, era appena morto, quel pomeriggio, nell incidente
stradale occorso su un autobus lungo la stesso
percorso stradale, nel tratto successivo che reca a Panna. 35 i morti secondo un primo computo, no, una ventina, secondo i
successi rilievi ufficiali, 50 secondo il referto finale. Da che sono
rientrato in India, nel corso di pochi mesi era la seconda persona che periva
vittima di un incidente d’autobus che abitasse lungo quella via, dopo
la giovane insegnante che è morta, il novembre
scorso, nel disastro occorso nei pressi della stazione ferroviaria di
Khajuraho.
I notiziari
tutti, che avrei ritrovato in internet, avrebbero detto della sola dinamica dell incidente, che l autobus era uscito di
strada poco dopo le Pandava Waterfalls, finendo nel greto in secca di un
fiumicello dove il serbatoio della benzina aveva preso fuoco, come se
fosse stato per la fatalità di un mero evento naturale, Ma le voci
via via raccolte , già il numero stesso delle
vittime, dicevano che era stata una strage in tutto e per tutto causata
proprio da ciò che mi fa rivoltare la mente quando viaggio in
India. L’autobus
viaggiava con oltre settanta passeggeri a bordo, senza uscite di sicurezza,
quando avrebbe potuto farne salire al più la metà,
ma è così che succede in India quando , come ora, è la stagione
dei matrimoni. L’autista
sembrava che avesse bevuto alcolici e fosse su di giri, perché guidava
l’autobus ad una velocità spericolata. In realtà era esagitato perché
era stato messo alla guida di un autobus su cui aveva faticato a tenere
la strada fin dalla partenza, ed a lungo si
era sgolato invano al cellulare con il padrone del mezzo di trasporto
per potere arrestare una corsa che gli era divenuta sempre più
incontrollabile, fin che all’altezza del ponte non era stato in grado
di sterzare. La maggior
parte delle vittime era finita carbonizzata con i propri indumenti dal
fuoco sprigionatosi dal serbatoio dell’autobus,
per cui anche il loro riconoscimento era stato un orrore insostenibile per i
loro congiunti. La mia mente
non è riuscita a procedere oltre, nell immaginare che cosa potesse essere
accaduto nelle loro menti, nel sentirsi schiacciati e soffocati dai
corpi degli altri passeggeri catapultatisi addosso,
a toglierti il respiro, odiosi e letali, ogni possibilità di movimento e di
scampo, mentre il fuoco raggiungeva i loro corpi prima del tuo, e le loro
urla ti anticipavano la tua fine imminente. L’indomani , i giorni seguenti, nelle vie di Khajuraho
che in piena estate sommergevano nella polvere del loro rifacimento
mancato, da due anni in corso, i passanti e ciò che era in vendita in
strada , il mio furore folle e iracondo avrebbe voluto aggredire alla gola
ogni abulico viandante, le persone ferme ai margini, per la loro
apparente accettazione quiescente di ogni stato di cose
esistente. “ Ma che cosa ci possiamo fare? What we can do? Che cosa ci
puoi fare, tu, che qui sei soltanto uno straniero?’-è la
sola reazione di Kailash che avrei raccolto
adirata, dopo avergli mostrato, come anche in ufficio, la polvere
stradale abbia di nuovo ammantato ogni cosa. Dimenticandosi,
l’amico, che mi basterebbe l’andarmene via, io che lo posso, seguitando a distanza l aiuto e l’amore, con la mia follia per avere
tutto alle mie spalle. 7 maggio 2015
( Seconda
versione ) Khajuraho, 26
maggio 2015 Prima
Versione Caro Baldino. Caro B.
Di Delitti e del Piccolo Principe
23 maggio
2015
Gentile C.P. 28 maggio 2015 Lasciando l'India
Sul terrazzo
della nostra casa che in un futuro prossimo forse dovremo
lasciare irrorata dal sole dopo i piovaschi dei monsoni sopraggiunti in
settimana, poc’anzi sono salito a vedersi asciugare il vecchio bagaglio
che ho recuperato per il mio rientro in Italia, mentre due tronchi di
legno trattenevano al riparo del telo giallo che ho fatto acquistare a
Kailash le poltrone che è il poco che sopravanza del suo passato di
casta di barbiere. Porgendo riparo a un piccolo Nndi
di Mrmo e ad un immaginetta di Shiva e Parvati e il pargoletto Ganesha,
fulgevano le pianticelle dell altarino domestico addossato a un muraglione,
ed io nella luminosità spaziosità vuota del terrazzo assaporavo la gioia
della mia lode di grazie per l unità amorosa più profonda ritrovata in
cui potrò distaccarmi a giorni dalla mia famiglia indiana e dal mio amato
Mohammad carissimo, per ricongiungermi con mia madre , secondo il sogno
che mi ha deliziato nel primo mattino , che ci vedeva insieme per le vie di
Londra, a dispetto della sua incapacità di muoversi di casa. In settimana
si è diradata ed ormai è fugata la tempesta che è esplosa nella mente di
Kailash, e che incubava da mesi , per il
timore del futuro dei nostri bambini , la frustrazione di vedere
ridotta alla miseria di poche rupie racimolate la propria fedeltà al karma,
per l’angoscia geloso e possessiva di perdermi nella schiusa del mio cuore a
Mohammad, che lo ha indotto a credere a ogni vociferazione
invidiosa sul conto di me e del ragazzo muslim ,dalla black face,
con cui mi si può vedere allegramente aggirarmi in Khajuraho e nel suo
circondario, a supporre sul nostro conto quel che non gli era lecito
supporre, ponendomi in stato feroce di accusa per la mia stessa felicità Nel cortile
di casa Ajay si prepara intanto a recarsi in bicicletta con me e Mohammad
nella nativa Byathal- abbiamo pensato entrambi, mi ha detto Mohammad, che
siccome ci restano solo pochi giorni per stare
insieme con te, di non andare a scuola , di sabato, per due ore
soltanto, per poter passare in compagnia l’ intero pomeriggio. Vimala è con me più gentile e cooperativa di
prima, pur se la sua voce di nuovo non ha
garbo mentre parla con altri, Poorti si ritrova in casa più volentieri,
al computer che in un baleno ha appreso ad usare, come Chandu, prima di
lei, e dal suo rientro in famiglia, martedì scorso, non ha motivo di
dolersi delle ragioni che ha confidato nel pianto, per le quali ha
sempre più teso ad allontanarsene, i drama dei liti che funestano i
rapporti tra noi adulti in famiglia. Dalla stanza in comune si levano
intanto i barriti in cui nel gioco al computer Chandu ha riconosciuto la voce
dell elefante, il nostro piccolino che vi ha
trovato lo ulteriore schermo di ulteriori finzioni pur anche
magnifiche, che lo trattengono dal tornare a vedere la luce del sole . Così
la stanza comune è divenuta la gattabuia per cui
ricusava quella dell aula scolastica di una scuola che nelle cinque ore
mattutine in cui gli vi è è trovato a restarvi rinchiuso fin dal primo
giorno, gli si era aperta i giorni scorsi come un jail una prigione in cui si
rifiutava in ogni modo di essere di ritorno, divinghiandosi come una
furia in lacrime mentre si tentava di rivestirlo degli abiti scolastici che
addentava per farli a pezzi, pronto a svestirsene in un baleno per ritrovarsi
libero e nudo, djgambara, come rimetteva piede tra le pareti
domestiche. Ha ricusato il cibo per più giorni, cadendo in un sonno di ore e ore per lo sfinimento scolastico, prima che
il suo adattamento corrispondesse con il rientro in famiglia di Poorti, di
cui si è fatto il più accanito carceriere scolastico, invocando per
gioco che le si mettessero i ferri ai piedi se non ottemperava ai suoi
medesimi obblighi. Ed ora è con
me in stanza di nuovo Mohammad, pronto ad avventurarsi con me ed Ayay verso
Byathal, cui chiedo di prestarmi la mia copia in
francese del Picciolo Principe che abbiamo letto fino al capitolo XI, che
reca trascritte le sue parole d’amore al mio distacco per il rientro in
Italia “ When you like, close your eyes, and oper the door of your hearth,
everytime I ll be in fron of you, because I live in your hearth “
Kailash così
fiero e incurante dun tempo delle maldicenze.
L’
inalberarsi di Vimala
La incapacità
di interrogarsi e di muoversi al presente di Ajay.
7 luglio 2015
Io, lo straniero di Kailash,
ossia sapendo di che parlo quando parlo
d’amore. Io, lo
straniero di Kailash, ossia sapendo
di che parlo quando parlo d’amore. E’ l immagine che nella notte indiana di un sabato, ancora Così,
mentr’io credevo e mi illudevo che la lontananza da
entrambi facesse decadere ogni rivalità ostile nei confronti di Mohammad da
parte di Kailash, e d agevolasse l integrazione del ragazzo in seno alla
nostra famiglia, suggellando l amicizia tra costui ed i figli del mio amico,
grazie anche a come li fa accedere al computer e può insegnare a loro ad
usarlo, alla vitalità mentale che può suscitare in Ajay cooperando con lui, la gelosia possessiva di Kailash ha
iniziato ad ossessionare il ragazzo contattandolo assiduamente al cellulare,
incombendo spaventevole sulle nostre telefonate , per chiedere a Mohammad,
anche a notte inoltrata, che cosa ci fossimo detti io e lui al telefono. Sconvolto io
per il degrado umano in cui nel giro di poco più di due giorni era piombato l amico che avevo lasciato in Delhi nel pieno
del suo residuo fulgore fisico e mentale, ho dovuto chiedere a Mohammad di
consentirmi cautela, che sopportasse la situazione come un fare esperienza
della realtà della vita, di ciò che può riservare in India ad un islamico il
vivere dove gli hindu sono maggioranza schiacciante nella velenosità dei loro
pregiudizi, perché tutto ciò si verificava anche in quanto la mente di
Kailash era di nuovo tremendamente malata, toccando il fondo abietto non della
sua natura personale, ma dell inconscio sociale di cui era ricaduto succube. Di giorno non
trovava più la via del lavoro e di notte quella del sonno, senza
più il soccorso dei farmaci di cui aveva abusato, contattandomi al
telefono per rantolarmi la sua fine imminente, insieme con la fine in corso
della nostra amicizia, ora che avevo trovato in un altro il mio nuovo amico,
per intrattenermi con il quale al telefono lo venivo trascurando, ritardavo
di telefonargli quando ne avrebbe avuto bisogno, temendo egli prossima la sua
morte a seguito di quanto lasciava presagire ciò il suo corpo era tornato ad
accusare, per il dolore che avvertiva allo stomaco e agli sfinteri quando
evacuava. “Non lo so, se potremo rivederci al tuo ritorno”. Nel contempo, ingenerando in me pietà amorosa ed odio letale, a tale
strazio Kailash alternava il prendersi gioco di me e di Mohammad, esasperando
al telefono il ragazzo con le sue chiamate insistenti, la mia tempra con le
sue insinuazioni che mi rendevano talmente torto, screditandomi e negandomi la
sima e fiducia che accordava invece ad ogni sibilo di voce malefica che
raccoglieva in Khajuraho, intorno al ragazzo dalla “black face” che gli stava
sottraendo “ lo straniero”.. “ E’ come un
game” mi diceva Mohammad , oramai stravolto, al
punto da giungere a spaccare in un moto di rabbia il suo cellulare, senza che
io potessi essere con lui consensuale che fino a un certo punto, perché
disertando le lezioni private del mattino cui si recava con Ajay, e lasciando
dubitare che frequentasse regolarmente la scuola, non faceva che dar corpo
alla perfidia di ogni insinuazione malevola di Kailash ed Ajay sul suo conto,
al mio stesso sospetto sulle ragioni reali del suo rivolgersi a me, oltre al
suo affetto indubitabile. Così dovevo pur dirgli che
non era solo per lo stato di possessione gelosa in cui era ricaduto Kailash,
per il dispetto in cui avevo Ajay, che avevo provveduto all'acquisto di una
mia nuova bicicletta, nella previsione di un prolungarsi a tempo
indeterminato della mia permanenza in Italia, almeno fino a quando non fosse
avvenuta la riconciliazione tra lui e la mia famiglia indiana, e non fossero
tornati in stato d’amicizia reale- Di fatto, di
un rientro in Khajuraho patirei di nuovo senza patemi eccessivi i disagi di ritrovarmici
in un dissesto stradale che non vi ha più fine, dei servizi igienici e
sanitari che mi si riproporrebbero penosi e mortificanti nella casa di
Kailash, ma non potrei sopportare di rinvenirvi con lapka ed okkar e
procacciatori di ogni risma, gli amici malefici e maldicenti di Kailash che
tracciano ogni mio percorso e quanto io faccio per Mohammad o con lui, per
riferirgli sul conto di entrambi, devastarne la mente e il nostro rapporto
per pura invidia destruens. Mohammad
l'hanno accostato anche domenica scorsa, per strada, intimandogli di non
provarci a sottrarre a Kailash il suo straniero, chiedendogli se provenissero
da me i soldi con i quali aveva acquistato per Id il
suo nuovo Kurta-pajama. Già più
giorni avanti, la notte tra Giovedì e Venerdi scorso- ora è Lunedì 21 luglio,
quando è iniziato il lungo consulto notturno delle
interpellanze e dei gemiti di Kailash al telefono, ai timori di perdermi si
erano aggiunti quelli per il proprio stato di salute, esasperando il senso
della sua solitudine al mondo, un'apprensione che si era in lui acuiti nel
terrore di doversi fare operare, e l indomani aveva in animo di recarsi in
Byanthal, per la vendita dei campi o di un bufalo, allo scopo di poter
sostenere i costi dell intervento. Ma per non
misurarsi con la realtà di una diagnosi, intanto egli ricusava pur anche di
ricorrere ad un dottore effettivo, di esporsi ad una visita delle sue parti
intime, e sarebbero occorsi ancora due giorni prima
che si lasciasse ispezionare nell’area perianale da un medico locale, che si
risolvesse a recarsi a Chhatarpur, mentre avevo già inteso che non si
trattava che di pur dolorose emorroidi, quando mi aveva detto che oramai
presentava due sorta di mushroom esterni dove evacuava, come mi aveva
confermato la medicina che gli aveva prescritto un medico locale, che faceva
riferimento al trattamento di piles. Ma pur con
tutta la circospezione del caso, l indomani non potevo esimermi
dall’affrontare con lui direttamente ed esplicitamente la insostenibilità
delle sue molestie telefoniche a Mohammad , dopo che una sua chiamata sul
telefono fisso mi ha raggiunto proprio mentre stavo colloquiando in Skype con
Mohammad, che mi esternava angosciato i suoi rinnovati patemi d’animo,
allorquando nell imminenza della festa di id c’erano tutte le ragioni perché
potesse invece festeggiare felice. Mi era evidente che Kailash aveva appena provato a telefonare a Mohammad, e che
trovando occupata la linea, mi aveva immediatamente contattato, per accertare
se fosse con me che il ragazzo stava parlando. In seguito al
mio chiarimento dello stato di cose cui doveva porre fine, l’amico avrebbe a
sua volta fatto a pezzi il telefono, ma aveva compreso la gravità della suo braccarci come una belva della giungla che si
faceva ritrovare immancabilmente sui nostri passi. E
l indomani, da Chhatarpur, dove si era finalmente deciso a recarsi prima da
un medico privato, poi al Christian Hospital, mi avrebbe contattato via
e-mail. Lo aveva fatto sia perché doveva lasciare in uso ad Ajay, per le
incombenze domestiche, il solo cellulare ulteriore
di cui dispone sia perché era sconvolto di quanto, ricorrendo al cellulare,
si fosse consentito di far subire a Mohammad, senza il riguardo che il mio
amore per il ragazzo nutre per la sua giovane età, che deve alla fiducia che
la sua famiglia manifesta ancora illimitatamente nei miei confronti, mentre
in mia assenza ha interdetto al ragazzo l’accesso alla famiglia di Kailash ed
il contatto diretto con la sua persona. “ You told me
very hards words”, mi diceva Kailash quando l’ho
ricontattato al rientro da Chhatarpur, prima di ammettere la giustezza del
mio richiamo. Gli dirò, un’altra volta, quanto avrei potuto
essere altrimenti assai più duro, al cospetto degli eccessi in cui lo fa
ricadere il suo sentirsi perduto e di non avere più futuro senza il mio
aiuto. Mentre i
medici privati non vedevano più alternative all
operazione che Kailash teme più della sua stessa morte, al Christian hospital
sono venuti incontro ai suoi timori esagitati, e gli hanno prescritto una
terapia interlocutoria fino a sabato prossimo, il 25 luglio, quando dovrà
essere da loro di ritorno per accertamenti. Ma la stessa
Vimala, quando ha visto una sua emorroide grande come un uovo, gli ha gridato
di andare subito all ospedale a farsi operare, e l
intervento appare oramai solo differibile a giorni. Spero che presso una
struttura ospedaliera, pur se privata, i suoi costi siano inferiori alle
15.000 rupie preventivate dal medico che ha consultato in Chhatarpur, in
India un’enormità, che non vorrei dover spendere per
un’ operazione del genere. “ I medici
privati pensano solo ai soldi, e non si curano del dolore dei loro pazienti.
Un barbiere della mia casta che ha subito la stessa operazione
ha seguitato a soffrire e ha sanguinato più volte quando è tornato a casa ”
ha assentito Kailash, che in caso di intervento ho persuaso ad affidarsi alle
cure più dolci e disinteressate del Christian Hospital. Intanto non
ho ritrovato Mohammad al telefono. “ E ‘ all
ospedale di Rajnagar, mi ha risposto un suo amico. E’ malaria”- Ma non sembra
che sia una forme grave. Forse, come i suoi
mancamenti per strada, non ne sarebbe afflitto se non fosse
denutrito, nella sua povertà che posso solo attentarmi a soccorrere, talmente
il ragazzo ha paura delle eventuali reazioni di Kailash, che pure è il solo
tramite possibile di un mio aiuto in denaro, se venisse a sapere che lo aiuto
ancora di più.… Post scriptum
Mercoledi 22 luglio La sera
stessa di lunedì scorso, come ha saputo da me della ricaduta di Mohammad,
Kailash mi ha sollecitato ad aiutarlo in ogni modo. Lo inoltrassi
in Khajuraho dal dotto Kare, che ha grande esperienza
di febbri malariche, gli avrebbe approntato lui stesso un tuk tuk, per l
indomani, provvedessi a inviare denaro per il tramite di Western Union, nell
eventualità di un ricovero del ragazzo in Chhatarpur. “ E il mio
karma”, mi diceva, che lo induceva a un simile
esortarmi nel confronto del mio amico. Una
sublimazione della insanabilità della sua ostilità
nei confronti del ragazzo musulmano, cui senza giri di parole lo invitavo a
riferirsi chiamandolo per nome. Quando
Kailash lo ha chiamato al telefono, senza attendere che fosse il ragazzo a
contattarlo, se intendeva farlo, Mohammad gli ha detto
che era nelle mani di un buon medico e che non aveva bisogno di aiuto. Talmente teme , al pari di me, anche solo il materializzarsi della sua
voce nei suoi riguardi, quali che sia il suo asserito prodigarsi a mie spese. “ Non sono un
mendicante” si è espresso nei miei stessi riguardi, quando gli ho chiesto se
potevo sovvenire/recargliene, perchè si curasse o si alimentasse meglio, o se
potevo agevolare il pagamento della retta scolastica della sorellina, salita
in un anno da “ Ho bisogno
ora solo dei tuoi saluti e delle tue preghiere” mi ribadiva
stamane, nel tranquillizzarmi sul suo stato di salute, dopo che la tosse per
oltre un minuto e mezzo gli aveva impedito di rispondermi. Egli invece temeva, che da parte mia, gli stessi telefonando per
intimargli di andare a scuola, mentre si sentiva ancora così debole per
avviarcisi, e forse supponeva che più che in ansia per la sua salute, fossi
contrariato che la sua malattia lo facesse di nuovo già venir meno alla sua “
promessa d'oro”, alla sua “ golden promise”, formulatami domenica, che non
avrebbe più mancato un'ora di scuola o di lezione privata. C'era sua
madre in casa ad assisterlo, mentre il papà era già da ore al lavoro Mohammad non
voleva che si preoccupasse oltre misura per lui. “ Perchè la
sofferenza della mia debolezza deve diventare la sua?” “ See you
later. Allora. Ciao, caro, caro bambino...” “ Ciao, caro,
caro bambino...” Una morte a pennello
24 luglio
2015 Cronaca di un ultimo giorno felice
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