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domenica 17 gennaio 2010
Al rientro dall India, da ciò che vi ho vissuto e
constatato, da quanto vi ho ricomposto e lasciato finire a pezzi,
dalla consolazione e dai turbamenti desolanti che vi ho arrecato
al mio amico, si è fatto un cratere dai bordi
inavvicinabili anche solo l' evocazione della nostra sventura, nel
sentimento incombente, che lascia il fiato senza respiro, che la
nostra vita sia finita a rotoli nei secoli dei secoli. La
maturità residua mi richiede ora la resa e la sottomissione
remissiva, che abbandoni ogni progetto e ogni residua illusione di
poter assicurare più benesseere e vita, per lasciare che le
cose seguano il loro inevitabile corso mediocre o
fallimentare. Non una dawa, un ristorante, ma una bufala e un
pezzo di terra da coltivare a orto è il mio lascito a
Kailash, che lo relegherà sempre di più a vivere e
ad inselvatichirsi con la sua discendenza nel primitivismo del suo
villaggio castale, mentre Ajay dovrà soccombere a un
insegnante serpente , all ignavia a porre rimedio alla sua
dislessia dell intera categoria di tutti gli insegnanti locali, e
Purti crescerà in odio a me stesso e con un cuore di
ghiaccio, che conosce solo le copiose lacrime dei suoi
capricci. Eppure, in tanta mortificazione,resta infinito l'
amore quanto il dolore, solo che ripensi a quegli occhi che mi
fissavano così gioiosi di vivere....
Pubblicato da odorico a 15.20
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mercoledì 20 gennaio 2010
Caro Odorico, Come va con la
famiglia del tuo amico? Il tempo, in India, fa miracoli! Ho
sempre ammirato la straordinaria capacita' degli indiani di
assimilare tutto, soprattutto il dolore, il lutto. Non si portano
dietro il "peso della memoria", come noi occidentali che
mettiamo tutto nel cassetto dei ricordi. Costruiamo tombe e
mausolei nell'illusione di "eternizzare" le persone che
abbiamo amato o stimato. Non vogliamo renderci conto che la morte
significa FINE. Fine di un ciclo per la coscienza che per un certo
numero di anni ha "cavalcato" un corpo umano e poi,
finito il karma, l'ha abbandonato per cercare un nuovo "veicolo"
(se è ancora vittima del ciclo delle rinascite e del
Sansara). Il vecchio corpo viene bruciato e le ceneri sparse
nel Gange. Gli elementi materiali del corpo (terra, aria,
fuoco...) tornano ad unirsi a quelli universali. La coscienza,
come ho detto, continua a ... girare. Gli Indiani,una volta
sparse le ceneri e finite le puje per l'anima del morto, tornano
alla "normalita". Il lutto finisce in una decina di
giorni e poi tutti tornano a sorridere, come prima, nella certezza
che il proprio caro non e' finito, non e' sparito, ma continua a
vivere in una dimensione diversa, con un aspetto fisico diverso.
Perche' piangere e disperarsi come fanno certi genitori
occidentali che trascorrono la vita macerandosi nel dolore,
piangendo sulla tomba del morto, che visitano ogni giorno per
anni! Al mio paese ci sono dei genitori che "fanno salotto"
tra le tombe, conversando con il morto, come se fosse li' presente
tra le tombe. Che tristezza! La cosa peggiore e' voler fermare
il tempo, voler andare contro una legge universale:
l'impermanenza, il cambiamento. Quante lacrime versate
inutilmente! Quante energie sprecate che avrebbero potuto essere
utilizzate per fare del bene! Mia sorella si e' ammalata a
causa di questo dolore immane che la teneva inchiodata alla tomba
del marito, ogni giorno. Non aveva accettato la realta' della
morte. E si lascio' morire lei stessa. Un inconscio desiderio di
ri-unione? Gli Indiani ci insegnano che la morte non deve far
paura. Certo, dispiace quando un figlio, un amico se ne va. Ma il
dispiacere dura poco. Il Gange porta via il dolore e anche i
ricordi. E'la mente piena della zavorra dei ricordi che ci
tortura. Perche' non imparare a dimenticare? Krishnamurti
insegno' per anni quanto la memoria sia dannosa, perche' ci fa
vivere in un mondo illusorio, che non eisiste. Forse e' proprio
questo il significato della saggezza orientale che invita a vivere
nel presente. Qui. Ora. Senza la pattumiera che contiene i nostri
ricordi inutili, che ci aiutano a vivere meglio. Mi sono
lasciato prendere la mano... Volevo solo chiederti se sta
andando meglio, a distanza di tempo, oppure se il tempo rende i
cordi ancora piu' penosi. Mi auguro di no. Un
abbraccio Valentino
Caro Valentino, posso solo
risponderti invitandoti a leggere le poche righe che sono riuscito
a scrivere sul mio blog di ritorno dall India. ( "Al
rientro dall India, da ciò che vi ho vissuto e constatato,
da quanto vi ho ricomposto e lasciato finire a pezzi, dalla
consolazione e dai turbamenti desolanti che vi ho arrecato al mio
amico, si è fatto un cratere dai bordi inavvicinabili anche
solo l' evocazione della nostra sventura, nel sentimento
incombente, che lascia il fiato senza respiro, che la nostra vita
sia finita a rotoli nei secoli dei secoli. La maturità
residua mi richiede ora la resa e la sottomissione remissiva, che
abbandoni ogni progetto e ogni residua illusione di poter
assicurare più benesseere e vita, per lasciare che le cose
seguano il loro inevitabile corso mediocre o fallimentare. Non
una dawa, un ristorante, ma una bufala e un pezzo di terra da
coltivare a orto è il mio lascito a Kailash, che lo
relegherà sempre di più a vivere e ad
inselvatichirsi con la sua discendenza nel primitivismo del suo
villaggio castale, mentre Ajay dovrà soccombere a un
insegnante serpente , all ignavia a porre rimedio alla sua
dislessia dell intera categoria di tutti gli insegnanti locali, e
Purti crescerà in odio a me stesso e con un cuore di
ghiaccio, che conosce solo le copiose lacrime dei suoi
capricci. Eppure, in tanta mortificazione,resta infinito l'
amore quanto il dolore, solo che ripensi a quegli occhi che mi
fissavano così gioiosi di vivere....")
Il
Buthan è la terra ideale del Progetto Alice, che già
sapevo, ti ripeto, fosse la tua destinazione. Scrivere
frattanto è una funzione vitale che stento ancora a
recuperare. Sto ora forse meglio, come il mio amico, ma dentro
di me, cheio ricordi o non ricordi, sento vivo un amore talmente
grande, talmente grande per il caro bimbo che ho
perduto... Love Odorico
Pubblicato da odorico a 07.20
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giovedì 21 gennaio 2010
Caro Valentino, grazie,
infinitamente, della cura che ti prendi del dolore che mi unisce
alla mia famiglia indiana. Ora il mio amico ha la mente più
calma, sembra avere raggiunto un equilibrio nella sua vita d'ogni
giorno, ma anche se adesso si interessa delle stesse elezioni
locali, ciò che ha vissuto e che sta vivendo non ha molto a
che vedere con la tua rappresentazione di come gli indiani
affrontano la morte. Anche nel racconto di Guy de Maupassant,
La paura, che stamane ho ripreso in classe, a proposito degli
orientali si dice che per loro la vita non conta nulla, che per
parte loro “ si è subito rassegnati”; ma così
non è e non è stato affatto per il mio amico
indiano, né per sua moglie, dopo quanto “ è
successo”. Secondo quanto egli è stato in grado di
dirmi ed ho raccolto sul suo conto, e stando a ciò a cui io
stesso ho assistito, Kailash, dopo che è mancato il nostro
adorato bambino, ha lacerato e ridotto a brandelli abiti e scarpe,
ha distrutto il cellulare, ha fatto a pezzi migliaia di rupie,
frantumato due pietre contro il suo capo, ha addentato per la gola
lo zio e il fratello, è giunto a dare uno schiaffo a suo
padre e sua nonna, lui che ritiene i genitori più sacri
degli stessi dei, nella sua abitazione ha fatto un vuoto
generale.... Kailash, che mai, prima di allora, aveva mai
compiuto di reattivo alcunchè del genere... E tali
referti non mi hanno sconvolto quanto l'infinita tristezza con la
quale , quando ho sistemato ogni mia cosa nella stanza in cui ero
solito giocare con il nostro amato bambino, è sopraggiunto
e mi ha detto che potevo sistemare le mie cose su ogni ripiano,
dal momento che non c'era più chi potesse scompigliarle o
distruggerle! Tuttora egli e la moglie non riescono a dormire
da soli, debbono dormire sempre accompagnati, e ciò che tu
consideri che sia il “dimenticare” per Kailash è
stata la rimozione di ogni reminiscenza cui è stato
obbligato per sopravvivere. Anch' io non ho potuto fare
altrimenti, negli ultimi tempi, quando il sopraggiungere del
ricordo, impresso in immagini fotografiche indelebili, mi ha
lasciato senza altra vitalità che il respiro e il battito
del cuore.
In lui la forza della disperazione si è
così convertita nella elaborazione della sua stessa potenza
di resistenza , in un'istanza sovrapersonale che lo custodisce nei
miei stessi confronti, lasciandogli credere, com'io voglio
credere, proprio quanto più la sua vita è
apparentemente sventurata e in preda alla negatività, di
essere "a very powerful man", dotato di poteri
straordinari dal contatto che intrattiene con cinque divinità
e con lo spirito tutelare del suo bambino, ora in cielo e più
grande di noi, che lo ispirano e soccorrono. Oppure si affida
alla credenza che Egli stia rivivendo in Chandu, che ora ha sei
mesi. Luigina mi ha detto con semplici parole che ci vorrà
molto tempo per lenire un simile dolore. Concordo con tale verità.
Sempre che il tempo lenisca e non inasprisca. Quanto a tua
sorella, trovo ammirevole il suo destino. Davvero, Vorrei
anch'io finire così, cedendo a tutto. Sono troppo
disperato per come il mio talento è andato perduto nell'
insegnamento. Sai qual è l unica richiesta per chiedere
la quale alzano la mano i “ miei studenti”? “'
Posso ...uscire, profe(ssore)”? E la mia epigrafe
tombale! Love Odorico
Pubblicato da odorico a 12.28
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Lunedì
8 febbraio 2010
Al fondo dei miei giorni di sole e
dei miei giorni di pioggia, anche se le labbra recitano ogni sera
la compieta, e chiedono a Dio di sorreggermi nel sonno sulle ali
degli angeli, la volontà di morire è la mia
aspirazione reale, che continua a distogliermi da poesia e musica
e canto. Troppo mi disgusta seguitare a nutrirmi del banchetto
della vita, se ad esso non accorrre più la vitalità
gioiosa del mio adorato bambino, se la luce del sole non è
più la luce dei suoi occhi. Troppo sono fallito, perchè
il pensiero teologico della Gita o della luce senza tramonto di
Bulgakov, lo stesso nutrimento eucaristico, possano in me
sovralimentare a lungo il fuoco di vivere della kenosis, del mio
donarmi senza volgere all interesse del frutto, nell'angoscia dei
patimenti del giusto ( Salmo 22), nella remissione, senza più
scampo del Servo di cui è inaudita la voce ( Isaia, 42, 49,
50, 52). E se mi allieto perchè il padre di Kailash per
decine di chilometri sta accompagnando a piedi la bufala e la
bufalina nella stalla che le albergherà vicino a casa,
fornendo l'autosufficienza di un sostentamento alla famiglia di
Kailash, o perchè sto ultimando di scrivere le mie nuove
parole, è perchè come Simeone sto avvicinando il
giorno il cui il cuore può cessare in pace il suo battito,
e al Signore posso chiedere finalmente "Nunc Dimittis",
lascia andare in pace ora il tuo servo, perchè ha
conosciuto tutto lo strazio dei suoi giorni.
Allegato A
Farhang Atefi il 1 febbraio 201q0 I m Odorico, my dear
friend. Excuse me if during last months I ve been far from you
in my mind, but My life has been broken. Two months ago the child
of my indian friend, that I was loving above all, died, The sun of
my life died But no more about, no more. Yesterday I ve been
in Milano visiting the exibition of Edward Hopper, the great
american Painter. Showing his paintings, evoking the poetic
quality of the landscapes what we don't believe poetic- not
streams, or peaks or lambs or maidens, but trains, petrol pumps,
outdated houses, I was thinking about your acrylic paintings of
roofs, boilers and chimney pots of Kermanshah, where The Beauty
and the Desolation of Iran can appear. My best regards and
wishes to you and your dear family
Your friend Odorico
Pubblicato da odorico a 05.05
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"Ciao, come stai? il mio
bilancio del bufalo ( 800 rupie), del mio barber shop( 800 rupie)
del mio hotel salary ( 1500) per un totale di 3100 rupie, è
buono, non è male, è buona l idea di piccoli
business. Grazie. Il tuo amico Kailash" A una
ricapitolazione, Kailash, lavorando otto ore al giorno in hotel,
gestendo il proprio negozio di barbiere, lasciando la bufala da
allevare al padre, in un mese è riuscito a racimolare non
più di 3100 rupie, l equivalente al cambio di 50 euro, meno
del mio guadagno giornaliero. " but it s okay" come
torna a ripetermi ogni volta che deve saturare il suo strazio, "
something is better than nothing", ed occorre pur considerare
che con tremila rupie il mio amico può già bastare
da solo a coprire le spese alimentari dell'intera famiglia
rimastaci, e per ciò che occorre per la casa, che la bufala
solo da metà del mese scorso è nella stalla del
padre, e dà latte anche per ricavarne il burro
chiarificato, che a partire dalla metà del mese di marzo
Kailash potrà gestire un appezzamento di terreno con un
coltivatore povero che ne è il proprietario, anticipandogli
le sementi, e con la vendità al mercato, fifty fifty, delle
colture estive di lady fingers ( ocra ) carela, cavolfiori e
meloni, forse potrà già avvicinarsi a una prima
autosufficienza, coprendo anche larga parte delle spese per l
affitto della casa. Ma non mi è dato(mi è
impossibile )di poterlo incoraggiare con positività di
slancio, nel sostenerne per telefono ogni giorno lo sforzo, quando
il pensiero comune, sottaciuto a ogni nostro discorso, è
che vale per quel che vale eludere la miseria economica, quando
ogni giorno che passa scandisce sempre più dolorosamente l
irreparabile schianto di ogni nostro tempo a venire, la miseria
della perdita che nessun agio economico potrà anche solo
alleviare. Soltanto dopo chè è successo, lunedì
scorso, Kailash mi ha confessato di avere pianto per due, tre ore,
durante Holi, la perdita di Sumit tra i tanti bambini festanti. "
Ora la mia famiglia ha una persona in meno", constatava
desolato al riaccogliermi like family member nel nostro
sodalizio. Cui nella vita e nella morte indissolubilmente sono
entrato a far parte.
Pubblicato da odorico a 12.42
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lunedì 8 marzo 2010
Caro Fabio, ti ringrazio di
avermi ricordato che il tempo che ci resta da vivere va consumato
per amare più che per piangere ancora le lacrime del nostro
dolore.Solo l'amore, credo anch'io, può dare ancora ai
nostri giorni un compimento, evitarne la dispersione in poca
polvere. Ma le mie " sunt lacrimae rerum", e non
piango la mia perdita di Sumit, dei suoi trepidi abbracci o della
sua gioia ridente nel mordermi le dita che gli porgevo, piango la
sua perdita della vita, della sua possibilità di diventare
un bambino e un ragazzo e un uomo adempiutosi. E se non lo
ricordassi, cosi come il lutto insiste a ricordarlo con sempre
maggiore nitezza, se non riacutizzassi l' assurdo che egli sia
morto, più di quanto possa ravvivare la felicità
della sua apparizione nel mondo, se lo distogliessi dalla mia
memoria pur di non soffrirne, mi sembrerebbe di renderne totale l
annientamento, la scomparsa tra i rifiuti nel tempo. Finchè
non sarà reale la mia fede di ritrovarlo in Dio, nella
gloria celeste, resto fedele a tale atrocità quotidiana che
non passa, con lo scorrere del tempo, non mi è possibile
rimuovere Sumit dai miei giorni, come se la sua fine sia stata
solo un incidente da cui riaversi. Non ci può disfare
del lutto. quand'è così, si può soltanto
esserne il respiro consapevole. Auspicando che il proprio
ricordo funesto si converta in luce di grata memoria, per tutto
ciò che di bello e di luminoso il caro bambino ha lasciato
come sua scia perpetua (di adorata stella). Con affetto e
gratitudine. Odorico
Pubblicato da odorico a 13.50
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domenica 14 marzo 2010
Che gelo astrale, se Ne
ascolto la Voce che fuoco d'amore
Pubblicato da odorico a 06.35
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Etichette: poesie
lunedì 22 marzo 2010
Ieri, quinta domenica quaresimale C,
il respiro universale che spirava nelle Scritture della Messa, era
un messaggio di riconciliazione tra l'uomo e Dio, di ogni uomo con
ogni altro uomo e con se stessi, in virtù dell'amore di sé,
di Dio e del prossimo, che procede a imitazione del dono e del
perdono che in Cristo ci ha riconciliati gratuitamente con il
Padre. E' un amore fondato sulla sua conoscenza, che ci fa
dimorare nel Suo amore e lo fa dimorare in noi, oltre il timore di
Dio e della Legge, del giudizio degli uomini e del proprio foro di
condanna interiore che non ha misericordia di sé e degli
altri: Nel farsi Amore , in nome della sua osservanza della legge
l'anima non è più l'impeccabile, che non ha
sgarrato, che da Dio e dagli altri esige e pretende, con se
stessa, e di se stessa, della volontà di Dio medesimo
perennemente insoddisfatta, ma adempie la riconciliazione che (
non giudica e non si giudica con un giudizio di dannazione
perenne,) lascia andare il passato non grato e cadere la pietra di
condanna dell'adultera. All'ascolto meditativo di tale Parola di
pace, in seno alla famiglia del Padre come figlio devoto e non
come il fratello maggiore e servo obbediente, indisposto dal
vitello ammazzato per il figlio ritrovato, sentivo echeggiare,
fuoriuscendo dal solipsismo cristiano, in intimità con
alcuni dei semina verbi inculturati nel dhamma, le parole stesse
della riflessione buddista dell' Achaan teravada di cui ultimavo
le pagine, i modi del cui invito alla consapevolezza della
presenza mentale , mi si erano rivelati una strada maestra per
distaccarmi da ogni giudicare ed essere giudicato condannando, dal
proprio ed altrui giudizio mondano di autosvalutazione, e per
potermi ritrovare nella presenza mentale in cui posso
individuarmi, secondo l Apocalisse, nel nome secondo il quale
soltanto, nella mia particolare capacità di amare, io posso
essere a Sua somiglianza, ch'è il nome che di me in Dio, a
compimento imperfetto della sua immagine, si viene pronunciando
ogni giorno che passa, (- la mia variante unica e individuale del
suo essere Amore,)- che ne è il Nome rivelatoci che
decliniamo nel nostro, taciuto allora ai nostri padri. Testi di
meditazione tratti dal Messale Esodo 3, 1-8 Mi diranno "
Qual è il suo nome?" E io che cosa risponderò
loro? Dio disse a Mosè" Io sono colui che
sono!" Apocalisse 3, 12 Il vincitore lo porrò
come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai
più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il
nome della città del mio Dio, della Nuova Gerusalemme che
discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome
nuovo" Apocalisse al vincitore darò la manna
nascosta e un pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome
nuovo, che nessuno conosce all infuori di chi lo riceve".
Isaia,
43 "Non ricordate più le cose passate, non
pensate più alle cose antiche! ecco, io faccio una cosa
nuova: proprio ora germoglia non ve ne accorgete?
Paolo
ai Corinzi 2 Fratelli, se uno è in Cristo, è una
nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate
di nuove. Tutto questo viene però da Dio, che ci ha
riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il
ministero della riconciliazione. Era Dio che riconciliava a sé
il mondo in Cristo, noin imputando agli uomini le loro colpe e
affidando a noi la parola della riconciliazione. IN nome di
Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio
stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi
riconciliare con Dio".
Paolo, ai Filippesi Non
ho certo raggiunto la meta, non sono arrivato alla perfezione;ma
mi sforzo di correre per conquistarla, perchè anch'io sono
stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo
ancora di averla conquistata. So soltanto questo. dimenticando ciò
che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi stà
di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a
ricevere lassù, in Cristo Gesù.
E dunque il
Pater Noster,: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li
rimettiamo ai nostri debitori" nella remissione di tutto
il passato, di ogni pretesa alla permanenza, nostra e altrui, in
ragione di ciò che in esso abbiamo accumulato e goduto, di
qualsiasi pretesa di un contraccambio di ciò che rilasciamo
nel mondo( di avere " diritto a una compensazione per ogni
sforzo, quale che ne sia la natura- lavoro, sofferenza o
desiderio) per rilanciarci alla meta nel qui e ora, hic et nunc
del solo presente, secondo la lezione di Simone weil " La
remissione dei debiti è la rinuncia alla propria
personalità. E' rinunciare a tutto ciò che chiamiamo
"Io". Senza eccezioni. Sapere che nel cosiddetto "
Io" non c'è niente, nessun elemento psicologico, che
le circostanze esterne non possano fr sparire. Accettare tutto
ciò. Ed essere felici che così sia".
Achaan
Sumedo Il suono del silenzio.
spunto di meditazione
filosofica la kenosis intra-trinitaria secondo Bulgakov, e il
mito della creazione auto-sacrificale di sè di Prajapati,
la virtù della debolezza intima del Tao. (
Pubblicato da odorico a 10.14
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domenica 28 marzo 2010
Ciao, boy!
“Ciao,
Sir!” This is how Ramjatan used to greet me almost every
day, in my room. He came also last week, before I left to Bodhgaya
school.
“Ciao, Sir!”
“Ciao, boy.
Are you happy?” I asked. His eyes shined, as usual, and he
answered, smiling, “Yes, sir!” Then, the ritual second
question, “Did you eat?”
I received the usual
answer, “No, sir!”
“Look inside the
refrigerator if you can find something”
There was
always “something” inside my refrigerator for children
like Ramjatan, who lived in a poor village house, with a numerous
family members, always racing among them to reach for first the
small amount of dal and ciapati prepared by their over busy mother
for lunch or dinner. Many times it happened that Ramjatan lost …
the race and arrived too late for his share of dal and ciapati.
So, he had to leave the house empty stomach.
I never saw
anger inside him when this happened. “What can I do? I just
asked my mother, after retuning from school, why she did not save
my lunch!”
“What was her reply?”
“Your
elder brothers have eaten it!”
This happened at least
two, three times a week. It was at that time that the boy used to
knock at my door, smiling. He never asked directly for food. I
have to use my intuition to understand his hidden thought. Food!
The proof that he was not acting out a game, was his physical
aspect. He was tall and extremely thin. In spite his not strong
body, he was a hard worker. I was sympathetic to him also because
of his sense of duty and responsibility. Every day he used to get
up early in the morning, around four o’ clock, and ride his
bicycle till Varanasi, that is 12 km far from Sarnath. Once there,
he used to collect a parcel of magazines, daily English and Hindi
newspapers, and sell them to his customers. He was getting one
rupee for each newspaper. I used to joke with him, ”Did you
sell two hundred newspapers today? You are getting a lot of money…
more than my teachers!”
“Come on, Sir!”
was his answer, follow by his habitual smile of an adolescent
still innocent. I never asked how he was using the money he was
getting, but I suppose he was supporting his numerous family and,
may be, he was saving something dreaming to have a room only for
him.
It was really his dream, “One room where I can
study, change my clothes without making it in front of twelve
people… You know, we all are sleeping together, in one
room: mother, father, sisters, brothers… In night, I cannot
study, because there is no light or it is too dim. How can I pass
my exams?”
From the last two years he was requesting
me to accept him in the hostel. It was like a mantra for him,
”Please, when can I come?” “Please, Sir, when
can I come?”
I never said no, but I tried to
postpone the decision due to the implications of that important
step. In fact, a resident boy or girl is totally dependent on the
administration of the school that has the legal (civil and penal)
responsibility for whatever will happen to the guests. I am
particularly careful and cautious in the case of local children. I
always fear an irrational reaction from the parents, in case
something goes wrong.
The boy was with us since his
childhood. I do not remember how many years… like the
village mothers who do not remember the birthday of their
children. It is as if they have been always there! No beginning no
end!
Last year, he came to my room and he said that he
could not get admission in our school on time. “I have to go
to another school!”
I knew that it was not true. It
was a normal crisis of the students who are studying here for many
years. After some years, they feel the desire to have new
experience, to meet new people and friends in a new environment.
That’s how he got admission in Mahabody Intercollege, in
Sarnath. He was studying in class IX.
For few months I did
not see him any more.
He came one evening with a sad face.
His shining eyes were gone. “What’s the matter”
He was shy. He had not courage to express his deep feeling. He did
this after few days. “I do not like the new
school.”
“Why?”
“They beat
me?”
“Who beats you?”
“The
teachers… The math teachers, with the elbow of his arm…
on my back…or with the stick on my hands…”
I
did not comment. I knew what was in his mind. I thought that he
should take full responsibility of his actions and decisions. I
left him on the fry pad for few weeks, then I sent him the
safe-boat…”If you like, you can come back!”
He
could not believe it! We forced our rules and we put him back to
his class, with his old classmates.
I never forget his
face with the expression of gratitude and commotion.
Few
weeks… and his smile and shining eyes were again back in
his face. Till Wednesday night, the last day of holy Nawratry,
when he decided to go to Varanasi, with two friends, to celebrate
the conclusion of the nine days of fasting and prayers. It was
night and they decided to take a bath in the holy river.
Ramjatan
was excited. “Let’s me go a bit far from the shore!”
he said. And he never returned. The holy Mother Ganga brought him
from the darkness of his congested village room to a place where
there is an unending Clear Light, always shining in the Infinite
space made of peace, love and wisdom. We all are sure that in the
murky water of that fateful night he recognized that wonderful
Light, as he was taught for many days, in class, just before his
last journey.
We are confident that he recognized that
magical Light, that definitely frees from the sufferings of this
Sansara, because it was the same light that he had in his heart
and eyes.
“Ciao, boy!”
No
beginning no end!
In risposta
Caro
Valentino, nel dolore del tuo" Ciao, boy" per l'
avventurato Ramjatan, ho riavverito il mio "Ciao Sumit",
sul mio blog, all' impatto della notizia della sua fine. Auspico
che anche la tua fede, più forte che la mia di volenteroso
cercatore di Dio, in quel Ciao abbia pronunciato un Arrivederci,
chissà quando, nel cielo purissimo di tutte le fedi, e che
ti sia di conforto la speranza di ritrovare alla fine di questi
giorni Ramjatan in Dio, ritrovandovi nella Sua " Clear Light"
la luce del cuore e degli occhi del tuo amico-ragazzo, confidenti
nel " vago avvenir", che " in mente" aveva,
"his smile and his shining eyes" che la tua bellissima
memoria rimpiange tanto- come nel mio ricordo è lo strazio
che si riapre, ogni volta che vi rivedo Sumit felice e
ridente.
No beginning, no end!... Secondo la lettera di
Paolo agli Efesini,( 1,4-14)), secondo l'auspicio buddista "
che tutti noi possiamo conoscere la guarigione al di là
delle idee di vita e di morte , ed essere ciò che siamo da
sempre : ciò che precede la nascita e sopravvive alla
morte" ( Frank Ostaseski Saper accompagnare)? Ma in tali
parole non comprendo una rivelazione, non so risvegliarmi a
un'illuminazione. Personalmente non so auspicare che una
salvezza individuale, e personale, in unione con Dio, in unione
nel Suo seno con ogni persona e cosa amata. ( E quale Navaratri
è stata la fateful night of Ramjatan?) Love Odorico
Pubblicato da odorico a 14.36
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venerdì 2 aprile 2010
Nel
velo della mia solitudine pasquale si è riaperto lo
squarcio, quando nel riordino della mia casa, tastando che cosa
contenesse una borsa blu di plastica che avevo accantonato nell'
armadio all'ingresso, prima ancora di vederlo vi ho avvertito il
sandalino di Sumit, che raccolsi frettolosamente dalle mani della
nonna in lacrime, come l'ebbe ritrovato sul terrazzo della casa
che stava pulendo al loro rientro generale dopo la sventura, in
concomitanza con il mio arrivo in India a Natale. Sono questi i
giorni dell'ulteriore ritorno dal villaggio di Kailash e dei suoi
cari, dove sono rimasti finchè le festività di Durga
sono coincise con la stagione della mietitura. Quando agli
inizio delle mie vacanze ho raggiunto Kallu per telefono, egli al
seguito di tutti loro quanti, eccettuati Vimala e Chandu, che
soffre per lo spuntare dei primi denti, nel plenilunio notturno si
stava recando dove presso il lago del villaggio sono i campi
paterni, in attesa dell'arrivo della mietitrice che in solo
mezz'ora , all'una di notte, avrebbe falciato ogni spiga e l
erbagione per le bufale e le loro piccole. Lasciando
temporaneamente il lavoro in hotel, Kailash ritornerà a
giorni al suo villaggio per iniziare la semina dei vegetali estivi
nel campo del vicino povero, che solo per il suo tramite può
dotarsi delle sementi occorrenti di karela, ocra, cavolfiori. La
settimana ventura egli dovrà fare ritorno anche dal dottore
che l'ha in cura di Chattarpur, il quale lo sta risollevando
dall'anoressia in cui il lutto l'ha prostrato. Durante le feste
di Holi aveva pianto per ore l'assenza di Sumit, tra l'allegria
festante dei bambini del villaggio chiazzati di colore. Ed io
solo ieri, per recarmi in Treviso a vedere la mostra mirabile
del'arte dei Ming, ho interrotto il conforto della telefonata
diurna in cui le nostre sorti si sorreggono a
vicenda. Nell'imminenza
pasquale si schiariscono le nubi e il cielo, sui tronchi spuntano
i nuovi germogli, ma in Cristo, con Cristo, e per Cristo, io non
so tuttora riconciliarmi con l'accaduto, e la morte del mio
bambino resta la mia stessa trafittura in croce Mio caro
Sumit, mio caro figlio, for ever and ever! Come il tuo
sandalino, ma tu non finirai tra i rifiuti, nella spazzatura dei
miei giorni, sarai il risorto nell'amore, con l'amore, per l amore
stesso che soffre cosi tanto ad averti perso per sempre nella
vista dei nostri giorni, sarai il risorto nel santo spirito
concorde dell'afflato che riunisce me e Kailash, Kailash ai suoi
cari, in cui giorno dopo giorno stiamo già ritrovando l uno
il sorriso sulle labbra dell'altro, giorno dopo giorno superstiti
al pianto, ora che ciò che fu luce dei tuoi occhi gioiosa
di vivere, è luce delle parole delle nostri voci in linea,
il vicendevole respiro in cui scampiamo alla
disintegrazione.
Commentario "La santa Trinità
tutta intera è con-crocifissa con il Figlio, e la croce di
Cristo, l'albero della vita, contiene misticamente "
l'immagine della Santa Trinità"... la crocifissione
del Figlio si compie sulla Terra, ma è egualmente sofferta
nei cieli. La Trinità intera è messa in croce con il
Figlio, perchè fino a questo punto Dio ha amato il mondo"
( Sergej Bulgakov, Du verbe incarné, Paris 1943, pp.306-307
in Enzo Bianchi Vivere è Cristo pg.69).
Pubblicato da odorico a 02.26
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Non fu il vostro peccato che
cessò il mio battito nel cortile dei miei giochi e
pianti, o l'insinuarsi del veleno che mi soffocò il
respiro, fu perchè così, in verità ed
amore ancora più fulgido si fece il fulgore del
desco in cui vi ritrovaste insieme. Mi trattennero nell'oscuro
passo quante lacrime del vostro amore, al punto che fui
l'inviato, a scongiurare lo schianto, che l uno sul ciglio
dell'altro vi asciugò le lacrime, bevendo fino in fondo
voi l'amarezza del calice il succo del dolore che non passa
altrimenti l'amore che mi portaste fu talmente tanto! Ora
resterà lieve l'attesa che rientrino anch'essi ad
uno ad uno, ora,che per giocare, abbiamo tutta l'eternità
davanti.
Commentario
Dolore
Gesù
prega il Padre di fare passare da lui il calice, e il Padre
esaudisce la preghiera del Figlio. Il calice di dolore passerà
da lui, ma solo perché verrà bevuto. Gesù
sa bene questo, mentre per la seconda volta si prostra a terra
nel Getsemani: il dolore passerà da lui se lo
subirà. solo assumendolo su di sè supererà
e sconfiggerà il dolore. La sua croce è il suo
superamento
Dietrich Bonhoffer IL miracolo del messaggio
pasquale. *********************************************** Un
giorno quando avrete finito di percorrere la mulattiera del
Calvario e avrete sperimentato come Cristo l'agonia del patibolo,
si squarceranno da cima a fondo i veli che avvolgono il tempio
della storia e finalmente saprete che la vostra vita non è
stata inutile. Che il vostro dolore ha alimentato l'economia
sommersa della grazia. Che il vostro martirio non è stato
un assurdo, ma ha ingrossato il fiume della redenzione
raggiungendo i più remoti angoli della terra. ( don
Tonino Bello, Alla finestra la speranza pg.51)
Pubblicato da odorico a 03.07
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