A Capodanno ( Capodanno indiano)
L’ultimo dell’anno ho rivisto ancora una volta
in videochiamata Chandu, Poorti, Ajay, Kailash , meravigliosamente belli
nei lineamenti ravvivati dal freddo. Chandu era di una allegria che
sopravanzava straripante le poche cose che aveva da dirmi, Poorti irradiava
ancora più gioia nel riscoprirmi così affettuoso e tenero nei suoi riguardi
di bambina in boccio. Con Ajay mi sono intrattenuto prima che gli altri
arrivassero e dopo che se ne sono andati, cercando di prospettargli un
futuro prossimo, nella prosecuzione degli studi presso la sua scuola fino
al dodicesimo anno, per poi seguitarli all’Università di Chhatarpur, in
concomitanza con la sua apertura a tutti gli effetti. Con Kailash ho
ripreso i soliti discorsi , sull’animazione a Capodanno di Khajuraho, che
la faceva affollata di turisti, soprattutto indiani, come nelle ricorrenze
dell’Amausia o della stessa Shivaratri, macchine parcheggiate ovunque lungo
le vie dei templi, e per egli, senza l' incombenza per le vacanze di
portare a scuola Chandu e Poorti e di ricondurli a casa, affidando il
negozietto ad Ajay , si prospettava l'opportunità di raggranellare
centinaia di rupie con qualche giro turistico in cui recasse ai templi
minori o alla stazione ferroviaria visitatori indiani del più diverso
tenore, i due signori di Jaipur che avevano finanche richiesto le sue
generalità, perché fosse il conducente anche di certi loro amici quando
fossero sopraggiunti in Khajuraho, una coppia, marito e moglie, di Bhopal,
tutt’altro che in vena di elargizioni, tre signore di Kolkata che benché
fossero arrivate da Delhi solo di pomeriggio con il treno che avrebbe
dovuto pervenire di primo mattino, si attardavano per strada per reperire
un autorickshaw il cui noleggio fosse più economico di quelli i cui
conducenti si erano offerti l' uno di seguito all’altro di accompagnarle.
Il freddo tagliente induceva Kailash a
rientrare a casa al più presto dall' internet center, per non pregiudicare
la salute di un Chandu ancora convalescente, che mi aveva preannunciato
come si fosse scurito di pelle per un’infezione contratta e per essere
stato sottratto per giorni al freddo dell’acqua e di lavarsi in cortile, ma
prima di riportare a casa Poorti e Chandu non avrebbe mancato di recarsi
nella vicina pasticceria in cui abitualmente ordinavo le torte per i
compleanni e le ricorrenze speciali, per acquistarne una al cioccolato che
allietasse il Capodanno dei bimbi.
Cessato il clamore della loro apparizione in
videochiamata, il loro squarcio di vita, benché l'ora fosse già tarda ho
fatto il numero di telefono di Mohammad, più per una prassi di rito, che
perché immaginassi o sperassi che potesse rispondermi, ed invece il ragazzo
l ho ritrovato al telefono. L’affetto dirompente che ci unisce ci faceva
presenti l uno all’altro più che se ci vedessimo in linea , e i nostri
discorsi fluivano l uno dall altro come se si intrecciassero con i nostri
sguardi. Mohammad mi ribadiva che Muskan oramai da due mesi l’aveva
lasciata, senza che alcuna sofferenza fosse tacitata dalle sue parole. La
sua situazione familiare me la prefigurava secondo gli intenti che
proiettava nel padre, preannunciandomi che sarebbero rimasti a Khajuraho
fino ad aprile, e che al mio ritorno avrei potuto trovarlo li fino ad
allora, quando finirà per lui con gli esami di stato il decimo anno
scolastico, poi la casa sarebbe stata affittata e lui e la mamma e la
sorella avrebbero preso la via di Kanpur, per andare a stare nella casa
grande della nonna, mentre il padre sarebbe andato in cerca di lavoro nel
Gujarat , da quelle parti. Ma tutto sarebbe stato messo in discussione , se
il padre avesse trovato un lavoro remunerativo in Khajuraho.
“ La vita è davvero difficile Mohammad”
“Si deve sopravvivere” mi sospirava il
ragazzo.
Ma il peso più
immane che gravava sul loro futuro familiare, più ancora che l'onere
della
sussistenza,
era il matrimonio futuro della sorella, in là nel tempo di ancora un
quinquennio, ai cui costi di almeno 250.000 rupie il padre non sapeva da
solo come far fronte, disponendo di un
guadagno giornaliero al più di 200 rupie come venditore di the, con il quale non
riusciva a provvedere che a stento alle necessità familiari di ogni
giorno .
“ Devo dirti quello che davvero penso,
Mohammad? La cosa più terribile è che nei matrimoni indiani diventino un
tale problema la dote e le nozze, i loro costi, il dar da mangiare a degli
invitati, mentre non ci si dà pensiero che una figlia possa essere felice
con il suo sposo," “ Ma se non le dai una dote , e la sposi povera, il
marito poi la maltratta, la picchia, non la vuole più, la rimanda indietro
dalla sua famiglia…”
Le mie solite raccomandazioni vane che con la
fine delle vacanze di Natale riprendesse la scuola, si sovrapponevano al
seguito possibile di tale discorso, e come al solito sortivano solo
l'effetto di provocare la fine del suo collegamento, con la giustificazione
consueta che le batterie del suo cellulare si stavano scaricando
“
E’ geloso di te e di me…non vuole lasciarci parlare ancora”, i termini
scherzosi del suo commiato.
Mio Signore,
fa che questo sia il mio ultimo giorno,
la mia ultima ora,
il mio ultimo battito,
la mente non vede più oltre che angosce di
stenti,
nel seguito degli eventi che l'avvento di
belve,
il mio lascito è solo vanità di sforzi,
trema, alla sua aperta voragine,
lo spendermi in perdita per il misero amico,
soffoco, mio Dio,
non vedo più luce nello splendore dei
giorni,
tacito di tutto
tra ogni altro io in
chiarità di sguardo
8 gennaio 2017
Pietà di me, Mio Dio,
della troppa mia delicatezza prima di
giungere a morte,
dona la Tua pace
ai miei giorni che strema il Tuo giogo,
ne intendono solo spasimi e stenti,
il farne del mio futuro un tremito misero,
ravvivati o fuoco d'amore
ora e nell'ora di ogni nostra morte.
Odorico Bergamaschi
LIRICHE INDIANE ( 2012-2017)
ECLOGHE INDIANE
DRAMATIS PERSONAE
L’amico indiano Kailash, Kallu
La moglie , Vimala
Il figlio maggiore Ajay ( 2000), ancora un
ragazzino
La figlia Poorti, ( 2005), ancora una
bambina
Il figlio Chandu ( 2009), un bambino
Il figlio Sumit ( 2007-2009), deceduto a due
anni di età
Ashesh, il nipote, figlio di una sorella
dell’amico
Mohammad, un giovinetto amico dell’IO
petante
PRIMA ECLOGA INDIANA
Qui dove la tigre che ti fronteggia
è il pupazzo di stoffa di Chandu,
e nel dolce lume il gioco e il canto
sono la felicità di bimbi tra l’immondo,
che lieve brezza ti riconduce,
trattiene i tuoi giorni tra sibili e
incanto,
prima che cedano al sonno ed ai silenzi,
inquietati dai ladri ,
della luna sui terrazzi e gli orti di
Sewagram,
cum complexa sui corpus miserabile nati
lo stesso colpo di tosse nell'ultimo nato
e già è il tremendo del sereno
di cui i muri sono assorti nei giorni,
tu vi schiudi il cuore e le braccia
e quanta delicatezza tenera
discopri nel morso
mentre non hai più altra vita, che questa,
che ti adempia o ti smentisca per sempre,
deus nobis haec otia fecit
tra gli strilli e il pianto o il crollo di
schianto
dove il villaggio riposa all’ombra dei
nim,
nell’attesa del rientro al tramonto
dalla giungla di bufali ed ox,
quando di febbraio è già estate
e la senape ingiallisce i campi,
tutto si è consumato nella tua remissività
ad ogni oltraggio
da che cedendo la gola per il taglio
potesti lasciare il tormento delle aule
dove chi è rimasto rimarrà ancora più a
lungo
ed altrove, qui in India,
eccoti di già sulla via del ritorno
con l’amico sotto le stesse fronde
ospitali dell’himli,
in lontananza sfumando i declivi
dove alle acque del Ken discendono i
boschi,
e le rive del parco approdano ai giunchi ,
“Vedi, come il fiume senza farne uso e
ricevere offerte
dona la sua acqua a pecore e cervi,
così l’albero ci dà la sua ombra”,
sotto la quale possiamo ancora indugiare
disvelandoci che cosa sia tra noi paroupkar,
è nelle vicinanze il tempio di Chattarbuja
che preannuncia la nostra antica città,
poi conterà solo andare avanti,
e sarà questo il nostro canto più alto
SECONDA ECLOGA INDIANA
Brillano i pani di sterco dei roghi di
Holika
nella prima luce del giorno sui muri e i
terrazzi
la mangusta riappare nei coltivi degli
orti,
già si schiudono le membra dai giacigli
terreni,
con i lavacri delle stoviglie
iniziano nei cortili le abluzioni e gli
spurghi,
“ India was enslaved
by the British”
la lezione che ripete il fanciullo
prima di andare a scuola,
ripetendola, nell'India indipendente,
nella lingua dei britannici che gli è
ancora più d'obbligo, ora che è senior,
per non dovere cinque rupie alle suore se
usa l’hindi,
“India was poor and weak at that time”
ripete come se i suoi stessi panni di ogni
giorno
fossero ancora quelli di quel paese debole
e povero,
“ Every man will be thy friend
Whilst thou hast wherewith to spend”
quando il vero amico "he stands
by us
through thick and thin,"
lo è nella buona e nella cattiva sorte,
“Hello, rupees…hello, pens…”
nel mercato dove cerchi il coriandolo
fresco
puoi ritrovare più ancora il maldicente di
turno
“L’amico, che la fa da padrone sull’uscio
del negozio,
spende tutto nel bere e gli trema la mano,
nessuno vuole lui come barbiere… "
ed ora chi mi riscatterà questo corpo di
morte,
al grano che già si schiude al calore di
marzo
se non, ancora di più,
l’amore ch’è vita e luce dell’anima ferita
tra le follie di un docile cuore
lontanandoci con l’amico
nelle valli dove ancora risuona il canto
di Krishna,
ed è il clamore della pioggia di fiori e
colori
che assorda il dolore che invasa la mente,
la luna quel tocco di sandalo
sul volto vergine del cielo
mentre amore, giocando il gioco della
tigre,
sulla Yamuna sei tu, Dio della morte,
fin che di nuovo tra le forme d’incanto
cade la mente con l’escremento,
ed accade il distacco tra i cieli di
Delhi,
non più, nella lontananza, lo sguardo
amante
ma con le nuvole in disfacimento
tremulo liquido l’acciaio nelle trame di
vetro,
in arenarie e cemento trasmutati i cortili
e i terrazzi
cui nello sfolgorarvi del giorno sei di
ritorno,
di nuovo dove chi ama non infinge
soltanto,
e qualcosa comunque succede.
“E’ troppo povero l’inglese dei piccoli”
il verdetto delle suore, per bocca
dell’amico,
perché a loro consenta in India un futuro.
Come pappagalli li hanno addestrati
solo a ripetere quello che non capiscono.
Provvederemo, comunque, ripartiremo.
Li abbevereremo, i piccoli, al nostro
soccorso,
come tra i campi, dalla riarsa giungla,
si abbeverano gli armenti al Kuddhar,
aprendosi il varco dove il fiume intesse
le sue rive
delle canne che ora graticciano l’avviato
negozio.
E da queste sponde anche voi a casa, ben
pasciute capre
Ite domum saturae, venit Hesperum, ite
capellae .
TERZA ECLOGA INDIANA
“Oracolo del Signore.
Quanto il cielo si sopraeleva su tutta
quanta la Terra,
cosi le mie vie si sopraelevano
sulle vostre vie,
e i miei pensieri sui vostri pensieri”
Isaia
Tra le foglie riarse dalla fersa
d’aprile si fondevano desolazione ed
ardore
dove di giorno fulgevano i fiori di
chheola,
il chiarore delle messi circonfondendo nei
pleniluni le traversate notturne/
che al padre riconducevano il cuore dei
piccoli tra le stregate mahùa,
sulle biciclette, in fila indiana,
al di là dei coltivi dove in cerca invano
dell’acqua della Devi
si perse il cammino delle donne con le
giare di javari
Era la Domenica delle Palme e del Natale
di Rama,
e con che amorosa violenza io ed il padre
incamminavamo i bambini alla menzogna
educativa, cui i giorni seguenti,
li riallineavano in coro i testi
scolastici,
“ Ministers, Politicians, Judges
Occupy their post because they studied
hard “
poi lasciandoli per che intorti tormenti
come i nodi dei rami,
nella megacity dove la vita in dono
depredata per strada
al cospetto dell’amico si dilacererà in
stanza ,
senza che altri che il Dio nostro
possa anche di questo perdonarmi,
“ma ora non farti più del male, siamo
tutti qui”
cantavano le loro anime di nuovo ad
accogliermi,
nel loro sollievo che alfine il Monkey God
sia stato placato dalla puja nel tempio,
Ora al distacco del rientro
odora la fragranza rigogliosa del basilico
nel vaso,
pur nel dolore, al poterli ancora lambire,
che ad ogni ora che passi l’indomani si
faranno
a cinquemila,
seimila, settemila chilometri distanti,
nell’unità, che ci sia di soccorso,
dell’invisibile vivo più ancora tra noi.
QUARTA ECLOGA INDIANA
1
"Cosi dal retro del suo tempio
la Sibilla di Cuma
Cantava ambigue parole tremende nell'eco
dell'antro",
E dall'osteria volgi all'uscita, sul
retro,
che dà nel cortile che fu la tua aia di
casa,
ne ritrovi la distesa deserta
più ancora arida invasata dal sole,
trasalendo, sui tuoi passi,
ai ragazzi di corsa che vi sopraggiungono,
sono indiani, del Punjab,
l'uno nell'attendamento al riparo
dal sisma,
l'altro con la madre accampato in
giardino,
al tuo timido approccio si scambiano un
sorriso e già ti annientano,
la madre che ne resta ignara in ombra
e ricambia mesta il tuo namastè,
quanto si è fatto breve, senza più grida
animali
ogni spazio retrostante di rustici ed
orti,
spiantate le vigne, dissodate
le cavedagne d’un tempo
per il solo rigoglio, a perdita d'occhio,
dei ranghi infoltiti di steli di mais,
dove quante mie anelanti corse,
quanti miei sogni controvento,
scoloritesi con le memorie porte e
finestre,
rinserrata la casa ad ogni accesso
ulteriore
,
tra i vasi ascolti il silenzio nel refolo
d'aria,
erano allora gerani ed oleandri,
ed ora è il conforto, con lo sgomento,
che tutto sia cosi svanito e ammutolito,
lo sciame che avverti
un sopito tumulto di vergogna e lacrime,
inutile cercare altri volti che quelli
che in osteria già salutasti,
li ritrovasti, già altrove,
nelle schiere sparse delle loro lapidi ,
2
“ And the bird, did it fly away again?”
da Khajuraho, al telefono,,
chiede l’amico del rondoncino che ponesti
in salvo,
quando, al rientro in città,
tu vuoi sapere di Ashesh come ha preso il
volo,
“Si, fu da un campo aperto, qui di
lontano,
per mano di un uomo che ama gli
animali
è un uccellino, "the swift",
che se perde il volo non si solleva più,
quell'uomo, l’avessi visto,
l'ha baciato lieve, chiedendogli
scusa,
prima di spingerlo a viva forza in alto,
solo così, dopo che è ridisceso un poco,
è volato via libero nel cielo,
anche ciò di cui si nutre, aerei insetti,
lo cattura in volo,
rasenta l'acqua quando la beve.”
“He will be bad student, He will lose his
mind...
but what we can do...” ripete l'amico ,
che possiamo più fare per il nipote
Ashesh
se a involarlo è stato il padre
e ricadrà in un'ottava classe
carpita con la corruzione,
(-senza che mai mettesse piede nella sua
aula
mille rupie si tenne il maestro pubblico
in cambio della bicicletta premio e della
promozione certa -),
“ Ma non agitarti, keep quiet your mind,
se da Ashesh andrai domani”, /
“ I know, only if I speak him sweet
he speaks me true”
“ E ricordati, che lui è come ti ho
detto dell’uccellino:
se perde il volo non si solleva più
“
revisione 2016-10-25
Quinta Elegia Indiana
(Omnia vincit Amor: et nos cedamus Amori)
Per Chandu, Kailash ed io,
che alcova di amore
la cappotta del ciclo-risciò sotto le
piogge di Chhatarpur,
la delizia del caro bambino
il cuore giocoso del nostro bene,
tracimi pure l’immondo monsonico,
cali la caligine più tetra tra gli scrosci
a dirotto,
il riso di Chandu qui è già una
spera di sole
che precorre il radiarne i campi
smaglianti,
nelle sparse pozze lutulente
la luce lustrando l’ammusare dei bufali,
tra le foglie sfagliantesi del sagoon
per intenebrarsi già di nuovo
con quant'è la disperazione del nostro
Amore,
nel mio grembo
l'amico reclino
di che dolorosa madre eviscerante,
troppo fragile è il mio amore
per non tribolarlo delle sue spine
quando mi vuole servo della sua
inedia,
ma in chi altri confidare
quando solo l insano soccorre l insano
quando alla mia follia di ritorno
l’amico schiude l’adito a chi ha più caro,
con lui ancora di nuovo dove
il cuore infranto
incantava Vishnu Ananta Shayana ,
l’ascesa a Shiva Bhairava
dove il Dio vinse il tempo
e ne fu in gola il veleno un urlo
eterno,
alle rovine dei templi di Ajaygarh invase
dal sole,
di altri, ancora più remoti ed ignoti,
alla scoperta del loro abbandono fra i
campi,
in che luce di gioia, quand'è
Dusshera,
dalla Dea riattinta la vita per la Sua
morte per acqua,
prima della notte di che freddi fuochi
celesti
sul crepitio di lumi umani di che infelice
Diwali,
reca la mia testa mozza
Nirriti l'atroce,
e nessuna frenesia di danza
può sventare il rullio della sentenza,
nell'ingiuria del dio hai maledetto
i tuoi passi ulteriori
tu che già infestavi di sventura la casa,
l’abominio del tuo passato
funestando il nuovo inizio mancato,
eppure non cede l'amico al veleno
che s'insinua nello strazio mentale
“E perché mai tu lo tieni ancora in casa
se resti ancora così povero,
e non hai fatto tuo il suo denaro”
e credendo, e sperando,
si prosterna al linga inesorabile
la fronte segnata,
per Agnì cola lo sterco
fumante di ghee,
dedite al passaggio
aureo di Laxmì
crepitano ciotole di luce,
Nella notte, ancora insonni,
chiedendo lenimento
ed ancora cedendo al Dio che è Amore.
revisione
2016-10-25
3
ottobre 2012
Sesta Ecloga Indiana
Cala l’ombra dei monti sui casolari
fumanti,
di sterpi e sterco dai bracieri
esalanti,
s’annida la luna tra le mahua ritorte,
cede il sole la sua luce di sangue al
fiume che scorre,
nella successione dei mesi che alla fine
dell’anno
volge la notte dell'amico ch’è scosso dal
pianto per la bufala morta,
trovando il solo conforto
nel calore del corpo dei figli accanto nel
sonno,
volgendola con la vigilia in cui
nell’albero al limitare del colle
vedevi il ramo a cui appenderti al sole,
al gelido odio della sua ingratitudine
folle
e ora chi è stato ospite sverna già al
Sud,
è in Irlanda che urla di nuovo
contro i ritrovati snackers,
radica nel Bangladesh la coltura del
neem,
in tutti con un curry speziato
infuso un nostro lascito di folli
speranze,
quando, di ritorno furtivo
è stato solo ieri che ci ha già
lasciato l’uccelletto Ashesh,
senza che a trattenerlo nulla sia valso
dell’incanto nel parco,
dell' appostarci alla vista di antilopi e
cervi,
o del viaggio, di piccoli uomini,
per le forniture del negozio e la
riscossione dei crediti
intrapreso con Ajay al villaggio dei
nonni,
seguitando, tra le nebbie,
la crescita dei germogli infestati di grano,
ogni fumido mattino l’amico
infreddolendosi all’arrivo dei treni
per intercettare nel flusso l’occasionale
cliente,,
Vimala, l’infinitesima volta,
a risospingere il riflusso nel cortile,
prima che i bambini pettinati e
rilavati
si riavviino a scuola in tuc tuc,
Ma pur se il viride miglio delle suore ne
ravviva la grotta,
pur ora che l’anno finisce felice
è la nostra mangiatoia il pagliericcio di
un morto bambino
nel cui astringerci crepita il fuoco.
Settima Egloga indiana frammenti sparsi
E quando le opere parevano morte,
inutile ogni sforzo intentato,
che solo restasse a protrarsi la resa,
un nuovo splendore illumina i giorni,
la vacca tra la pula che lecca il vitello,
la senape nei campi che germoglia col
grano,
e la sera non è tenebra di sventura
quando dai colli cala sui fumi sospesi dei
fuochi,
velami dell’aria che imbruna
le aie e i coltivi,
nell’ora che protese di slancio
oscura le campanule tra i fili ritorti,
il trascorrere più imperturbato
dell’acqua del fiume,
nel volgere a un nuovo mattino che agli
armenti, che pascolano lenti,
è di luce anche nell’ombra,
e di conforto
è (pure) il tugurio di stracci ed infissi
della prole di guardia
,
solo l’ incanto benedicesse anche i
letamai di maiali e bambini,
solo il canto degli uccelli sovrastasse
il pigolio degli “hello, rupees” dei
piccoli
come esci per i campi,
e tu potessi confidare di quanto sia
stato il dolore dei giorni
che di che fu intraveduto nulla potrà più
andare perduto,
e sia l’amore più forte che la
nostra paura del male,
e sia l’amore più forte che la
nostra paura del rischio,
prima che tutto s intorbidi ancora nel
gorgo,
e l’amarezza sia il flutto di quanto è
trascorso,
ma come Vimala lascia le coltri
che dolce tepore
prenderne il posto accanto al mio Chàndu,
infinitamente
delicatamente accarezzarlo nel sonno,
presagendo nella fitta che il dono di
grazia
sia il sopravvivere anche alla sua
perdita,
mentre lente le nuvole gonfiano l’arco dei
cieli
altro di tremendo e risorto ancora ci
attende
( gennaio febbraio2013 ( 18 marzo 2013
Revisione 2016-10-25 2017 15 gennaio
OTTAVA ECLOGA INDIANA
Come potei, già una volta,
levare su di te la mano,
serrarti la gola,
dirti di volerti morto, anima mia,
quando tu sei la mia vita e l’amor mio,
e così di lontano
non so pensarti che con viscere trepide
al tuo impigliarti ogni giorno
nell’afflizione che stride,
mi strazia il tuo Karma
di una tua vita senza scampo,
più che mai ora (che con il tuo nuovo
autorickshaw, alla sua guida sicura,)
che hai la dignità di un lavoro che non ti
dà guadagno,
“Whats’ news? It’s raining, raining,
raining,
only raining..”
mi ripeti allora al mio ripetermi,
“ In Khajuraho everyday are the same
things,
the same market, the same business with
the tourists,…
“You know, lo sai,
(that ) they don’t respect me, if I speak
true,
paying many money to the lapkas,
-a chi li accalappia -
and seeing nothing, nothing of the temples ..”
finché, radura di luce,
trovi un po' di contento nel nuovo tran
tran
“ I lose fuel, time, going every day
slowly to the railway station
but I safe my life, my autoricksaw”
“And Chandu, my love?”
“He’ s asking you cycle,..”
“ Cycle!”, come mi grida la sua voce al
telefono,
prima già di non volerne più sapere
di me che sono il suo babbà che non fa
ritorno,
alla terra dove straniero
oramai avrei ucciso un uomo per una
scalfittura,
un ragazzo per un mio livido,
.
Ma che solo risenta la tua voce accorata,
amico mio,
e quanta vita ritrovo nella tua di stenti,
ed allora tu parlami ancora
di come al sesamo si apre la bocca che
schiude il seme
nel tuo timore che si perda nel fango se
la pioggia continua,
di come la luce si è spenta di nuovo sulle
tue parole,
sulla tua cena di solo mango pickle e un
pò di chappati,
ch'io approdi ancora ai tuoi recessi
d'amore
quando sento nei tuoi accenti inumidirsi
la lingua
della tua bufala che lecca il suo nuovo
Lalosha,
e lenisce lo sbadiglio la tua ruvidità di
modi,
” For other things we’ ll speak more
tomorrow,
“See you soon, Kallu, “
“See you soon”.
Revisione 2016-10-25
NONA ECLOGA INDIANA
( frammenti)
Sulle rive del Brahmaputra,
in un gothul,
in quale India mai
sprofondare in un sogno,
dove non sia più tra una fangosa gente
che sopraggiunga chi vagheggia l’apsara,
nel torcersi,
che sembra usi a scrivere un pennello,
e intenta pur ella al bello gli
rammemori
che vivere bene è più che scrivere meglio.
Come dei templi i sovrastanti picchi
ed è un’ascesa, un precipizio, una
rinnovata ascesa,
delle vertigini a soccorrersi
delle nostre menti folli,
di ritorno al loro conforto di voci
dall'impeto del Gange alla schiusa dei
monti,
non una delle aarti,
intrepidi lumi,
superstite al varco dei flutti,
alla loro fede nella mia luce del cuore
sentendo che l'amarli sino alla fine
è ciò che mi resta di cui sono
ancora capace.
novembre dicembre 2014
DECIMA ECLOGA INDIANA
1
Ora ogni mattina, a che sento ,
solo se è il papà che guida il tuk tuk
va Chandu con il farfallino alla scuola
delle suore,
di Ajay la voce nuova,
Poorti più di casa,
Vimala che scalpita, sbraita, si rifiuta,
no capendo che da allora è l’amore,
non il sesso che Kailash vuole,
“ nel nostro letto comune furono i miei
piedi, non Io,
che fecero l’errore di scalciarla “,
lo so, amico mio,
è lo stesso anche per me,
da quel tuo grido che mi infranse
“ Oh, my Sumit,
no more life!”
Qui captandovi nella mia lontananza
dove il continuo deprivarmi è il mio
servizio d’amore,
“ Lo so, ma che almeno comperi per i bimbi
bengali per Diwali"
l’amico ignorando che il sacrificio
estremo,
nell'esitazione che fa differire
l’emissione del ticket ,
è trovare in loro la misura,
l'irrevocabile che adempie
2
Ed ora, ricongiunti ,
che già è festa di Natale,
Oh, la loro vita in mia balia…
Vimala Maria che rimugina un suo canto
Chandu con voce inesausta di stupore
giocoso
nel nuovo giorno restandole accanto ,
allorche Porti sopraggiunge festante ed è
già via,
Ajay (già) da tempo chissà dove,
Kailash involatosi al lavoro (già) di
primo mattino,
il vimine di Vimala che intanto riasciuga
il cortile, l’acciottolio del vasellame,
di fuori la nebbia tra i templi inumidendo
le soglie,
la povertà involta in cenci e coperte,
“Mottaa!.. mottaa! “, com'è di ritorno,
il motteggio di Chandu per la mia
pinguedine,
la marcescenza dei cuori in rabidi furori
consuntasi tra la cartapesta
dei dì di festa di Shiva,
alfine,alla sera che cala,
presso il fuoco che divampa, intorno a un
braciere,
l'ardore d'amore dei resti umani raccolti
.
Natale 2014
revisione 2016-10-25 2017/ 1/14
CANTICO DI SIMEONE, PARAFRASI
Signore, anche se la nebbia cede al sole
che intiepidisce le membra,
e la fiamma divampa a riscaldarle nel
fuoco notturno,
vaneggia la mia mente
qui ove la pietra di Shiva è il nudo
interesse del calcolo,
le mie ginocchia si spezzano ad ogni
gradino,
oh, come andato, andato, all'altra Tua
sponda,
oltrepassato del tutto
e qui rimasto...
(om gate, gate, paragate,
parasamgate bodhi svaha...)
ma pure così, finché duri questo oggi,
Tu fammi pur essere per essi fino al
mio mancamento,
e se nel seme di chi ne è il seme
quand'io entri nel Tuo riposo, alle loro
età sopraggiunte
saranno essi ancora senza sostentamento
provvedi per altra mano al loro futuro,
ai loro giorni del dolore
scongiurando l’ora di nuovo della morte
del figlio,
tra le luminarie intanto della desolazione
com'è dolce il ciotolio di Vimala,
la confidenza tra me e Kailash, dei nostri
bambini nelle loro scuole,
tale Tua luce di lacrime tra le
apprensioni assillanti,
per chi non trova più la Tua Parola che
nel disgelo d'amore
LUNEDÌ 29 DICEMBRE 2014
Revisione 2016-10-25 2017 / 1/14
QUI CANTA UN
ASSOLO L’ESTATE
Qui l’estate canta un assolo
che non incanta i sensi morenti,
trasuda, in svago e piacere, una replica
che non dilacera strappi,
le voci sociali, se le ascolti,
salmodiando dei derelitti dei mari
quale sia il gusto dei pesci
che se ne nutricano,
eppure non c’e vita che anche qui non
vada
parlando, gridando, piangendo d’amore,
di cui tremi a che puoi fare ritorno,
se tra la linfa di volute di foglie,
l’imbeccarsi d’uccelli in cui si è mutata la pietra
non soccorre il cuore che sia più
che di carne e di sangue,
voi ancora, mie vive e morte anime amate,
vita, nascita e morte,
in voi ancora perpetuandomi il
ciclo,
la pioggia, stillandomi fresca,
all' inumidita soglia che Shiva
sorveglia
Ecloga indiana XI
“You 're like a bàrgad”, “
mi dice non so perché Mohammad,
in riva al talab,
tra un seguito e l’altro,
con la Laila di cui è Majdun
dei capitoli del libro dell’amore che mi
sta compitando
alla stregua di quelli del Piccolo
Principe che viene leggendo,
il primo che recita che l’amore è
vita,
il secondo che è cieco,
il terzo quanto è pericoloso,
il quarto che è follia,
il quinto che è solitudine e richiede
lontananza, se è speciale,
il sesto, che è indimenticabile,
il settimo com' è incredibile..."
“ E perché son' io un banyan?”,
gli chiedo schermendomi
con inquietudine curiosa,
per la natura epifita dell’albero,
che a impresa del Raj,
fin esso a farsi gigantesco splendore
nel suo germe cresce strangolando
la pianta che l’ospita,
(madide le mie tempie di inebriato
elefante,
di ritorno a lui ora da un'apsara
in una smorfia di noia,
ad un nudo Nirriti accanto della mia morta
sorte)
“ Perché come un banyan con la sua chioma
tu copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con quali mai aeree radici protendendomi
al suolo,
quando del fratello del mio cuore,
per lui l “uncle”,
cuius amor, di cui l’amore si deposita al
fondo, così tanto,
devo farmi il guaritore ferito già ad
infettarlo,
oh, l’eccedenza stessa da lui allora
elargitaci
l’acqua più amara dell’offerta della sua
gelosia,
quand’io già m’illudevo, ad un incanto dei
miei anni finali,
che Mohammad fosse la delizia di noi
tutti.
“Così ora eccomi Babbà Bargad”
scherzo e rido con il ragazzo,
(attardato fenicottero nella regione del
vento,
con lui consumandomi nel trascorrere del
tempo),
mentre nel sole che traluce al tramonto lo
specchio delle acque
m’intriga quando sia la volpe che ama il
Chota Raja Kumari
che al mio Piccolo Principe riveli il
seguito che riserva amare una rosa
ALTRE POESIE INDIANE
Siccità indiana,
Sotto un cielo che affosca ogni orizzonte,
di una luce che calcina i campi riarsi,
ch’essica il canto e lo squarcio di gole
distanti,
che mai ancora, al limitare,
trascina lo zoccolo in ceppi
a pasture di stoppie,
il tuo farti l’ ombra di strade deserte,
ed ancor oltre l' insano tumulto,
eppure ci avvince di ogni loro strappo
a ricucire insieme i nostri sudari?
Tra i morti ancora per acqua, che mai
di cui ancora trilla l’usignolo meccanico,
è inesausto il gioco , il richiamo al
telefono,
il desiderio è madido d’amore
Quando le tue pagine
fossero pure fogli di una Gerusalemme celeste
Quando le tue pagine fossero pure fogli di
una Gerusalemme celeste
In accenti che menti eterne compulsino
Lungo l intero volto di gloria, sfigurato
ammasso,
E’ uno sfregio che vi griderebbe per
essere espresso
In un urlo che non trova voce che sia
decente
Di una capitolazione continua per amore.
Snodato il capestro in una disfatta dopo l
altra.
Ti sai solo un servo di infinita
ignominia, e tanto ti basta,
Se così tu hai salvato l infanzia dei
piccoli.
Cali pure il silenzio la mannaia d’oblio,
La loro voce in cortile felice
E’ la tua musica divina
MERCOLEDÌ 22 GIUGNO 2016
E’ di voi ch’io ho fame e sete, miei esseri diletti,
E’ di voi ch’io ho fame e sete, miei
esseri diletti,
che mi accudite, di me lacrimate,
mi richiamate o vociate nel gioco,
siate il bambino Chandu, il giovinetto
Mohammad,
Vimala nell’umido silente dei lavori
domestici,
Kailash e le sue turbe od Ajay, involato
dal cricket,
Poorti ancora una volta riportata via
da svago o timore di che in casa
può funestarla di nuovo
E già piange le vostre
concomitanze nel sonno
il mio ritorno nei solitari miei affanni
notturni,
da ogni abbraccio o carezza o tormentio di
capelli
ad un’ infinità di leghe rigettato
distante,
solo con me stesso e la mia morte davanti,
ed allora Mohammad che spunta dagli
alberi,
Chandu che si fa dolce dolce per dieci rupie,
Kailash che ricambia la buona notte con il
gesto alfine di una mano fraterna,
il box del lascito quotidiano, l’indomani
mattina,
di nuovo da lui evacuato con mia
contentezza,
dal Lete saranno le vostre care memorie da
distogliere in salvo,
per il fango e la furia ancora
di ritrovarmi con voi.
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Credi nel raggio di
sole che rischiara il cortile
Credi nel raggio di sole che rischiara il cortile,
riaccogli la realtà di stoviglie e otri da lavarvi di nuovo,
non desolare dei tuoi pensieri neri le vuote stanze, il giaciglio disfatto,
trangugia con l’acqua il cibo di nuovo,
è stata solo un’ altra nuvola di passaggio il tradimento di intenti
che con la tua vita tutto avrebbe spezzato,
conferma che sei vivo di scopi chi nulla sospetta,
e già ha ripreso ciò che frutto non dà,
si rianima la casa di vita e di voci,
che non vi manchi il tuo silenzio al lavoro,
il tuo saluto gioioso del rientro da scuola..
GIOVEDÌ 1 SETTEMBRE 2016
L'acqua che nella
gola gorgoglia
L’acqua che nella gola gorgoglia,
la brezza che ti alita del ventilatore in stanza,
sono gli appigli di vita nella frana di schianto,
ora che sai che non sapranno mai farsi libro le tue parole,
che ogni tuo intento è votato a fallimento e miseria
in cui si fa penuria di vita l'orizzonte restante
.
Lo splendore del giorno è intanto il respiro
di tutto ciò che sei ancora
perchè quanto più, ora a soffocarti,
è la fedeltà ai destini in dono cui ti sei avvinto
la sua grazia ti confermi un uomo nelle tue macerie,
e nel risciacquo dell’oltraggio e delle stesse stoviglie,
nella riapertura delle serrande di merci invendute
l’addio sia un nuovo ritorno
Alla furia e cecità della stessa polvere
all'impotenza nel grido di una stessa preghiera.
GIOVEDÌ 8 SETTEMBRE 2016
Sia la voce un canto di vita nell’accalappiarla la morte,
Sia la voce un canto di vita nell’accalappiarla la morte,
all’acqua che trascorre scintillante,
al verde che vi si rispecchia,
lungo l inoltrarsi delle identiche vie
alla farfalla inebriata nel sole,
veleggiano ancora orizzonti gli squarci di nubi,
se appressa le amate presenze
sa ripromettere
il tatto dell’anima
ciò che non sente la mente nel cuore,
e procedono ancora i passi per infranti cammini,
in sguardi d’altri ed agi animali
nelle radure e nel folto ove ancora sia
luce.
SABATO 10 SETTEMBRE 2016
Ed ora, amico mio
Ed ora, amico mio,
Che qui invecchio solitario e nel freddo
Tra cumuli intorno di parole nei
libri
Senza più la certezza di ricongiungerci un
giorno,
Dove di nuovo come la sera
cala su giochi ed attese
Il gelo del tuo attaccamento ìncubi
che gelosa follia
Il residuo calore che avventura
ancora i miei anni
Oltre l’attendere qui solo la
morte nel passare dei giorni
Ora è che amore di te crepito,
mio caro,
Per quanto so che sei perduto se non ti
sostengo
Per quanto tu in me confidi
Benché di me tutto tu sappia.
Mentre senza di te qui il mio dolore è
tale e tanto
Che la gabbia di stenti è il suo
imprigionarsi,
Che disperando di ritrovarci
La mia veglia cerca solo l’addormentarsi.
e il morire
Nel sogno di te.
Dio mio, Padre mio,
( DODICESIMA ECLOGA INDIANA)
Dio mio, Padre mio,
delle mie contrite ossa in così tanto
freddo,
tutta la mia anima si gioca in questa mia
lettera,
la mia vita in ogni suo rigo che ha appena
inteso l'amico,
sta tutta la Tua sola parola che non mi
sia lettera morta
nell'attenzione dell'amore che ne detta
una revisione ulteriore,
nell'evocarti onde evitare , “Veni creator
spiritus”,
l'errore minimo che sia fatale al nostro
ricongiungimento.
Sia esso una visita, non un risiedere,
un soccorso, non un sostegno continuo,
siano al più gente indiana cui sei dedito
coloro per cui ti fai povero ad ogni
evenienza.
tu non sei il Babbà del tuo Chandu
la cui assenza strazia ogni tuo istante al
solo ricordo,
in tanto dolore, di una separazione
irrisolta,
che nel sale di una vita che ti prova e ti
tempra
ti riesumi che restano il Suo incantevole
dono di luce e di grazia,
e ti ridistilli ogni meraviglia dell'India
nell' indurirsi a diaspro del tuo amore,
l'incanto, che quando là v'eri,
il suo tremendo ti soffocava in un nodo a
cui appenderti in stanza,
finché non chiuda la richiesta
ciò che non può non erompere da ogni
vincolo posto
“Sir, instead of the employment visa now I
ask another kind of visa in the last resort
because in India there is my
life, the treasure of my mind and of my hearth”.
Tra le nebbie in cui
esala il mio fiato
Tra le nebbie in cui esala il mio fiato
Anche dal pentolino che qui ebolle
Vedo levarsi quel fil di fumo,
Ed io sempre più mi sento
Una Cio- Cio- San votata al suo harakiri
Si nega il console all’appello,
Si nega al telefono anche il mio piccolo
Iddio,
Incolleritosi nella ricerca in lacrime
Di un perduto bottone,
E l’amico che intenta ? di che gli è
possibile
Perch'io possa almeno rivederli in
videochiamata,
Di che può sedarmi uno strazio, irriso,
Che non trova più appigli
Alla chiamata del vuoto.
Quel poco, nella mia
casa morta,
Quel poco, nella mia casa morta,
che smuovo od uso a stento, ad ogni ora
che passa,
vi ristà perché al presente, come fosse
ancor vero,
tutto sia pronto per una partenza che a
loro ritorni,
lasciando le valigie non ancora disfatte
con ancora dentro che riportarvi,
niente ancora da farsi
cui allora mi tocchi mettere mano,
quando, come non sarà mai più,
mi sfinisca nel poter chiudere alle spalle
infine ogni porta
per andarli a raggiungere da questa
solitudine immensa,
mentre non lasciando così indietro niente
che di sudicio avanzi
quel che appronti, lo sai,
che è un addio che non sarà per quei
cieli.
Mio Signore,
Mio Signore,
fa che questo sia il mio ultimo giorno,
la mia ultima ora,
il mio ultimo battito,
la mente non vede più oltre che angosce di
stenti,
nel seguito degli eventi che l'avvento di
belve,
il mio lascito è solo vanità di sforzi,
trema, alla sua aperta voragine,
lo spendermi in perdita per il misero
amico,
soffoco, mio Dio,
non vedo più luce nello splendore dei
giorni,
tacito di tutto
tra ogni altro in chiarità di sguardo
DOMENICA 8 GENNAIO 2017
Pietà di me, mio Dio
Pietà di me, Mio Dio,
della troppa mia delicatezza prima di
giungere a morte,
dona la Tua pace
ai miei giorni che strema il Tuo giogo,
ne intendono solo spasimi e stenti,
il farne del mio futuro un tremito misero,
ravvivati o fuoco d'amore
ora e nell'ora di ogni nostra morte
15 gennaio 2015
Ieri il ragazzo Mohammad
mi ha raggiunto al computer con una prima videochiamata. Più volte ho
ripreso i contatti che seguitavano ad interrompersi, ritrovandolo alienato
nel vocio e nel clamore del negozio dell’amico Abbas. Mi ha chiesto quando
avrei fatto ritorno in Khajuraho, quale fosse il mio umore, se
tendessi ancora a esagerare le cose, e se gli piacessero le sue foto in facebook
che aveva ricreato con Adobe Fotoshop, nell’assumere così dicendo un
tono scanzonato e irriverente in cui si faceva succube dei coetanei che lo
attorniavano. Ho atteso che tale sbornia di euforia scemasse, per
ricordargli quante volte avessi cercato invano di ricontattarlo al
telefono, e l ultimo messaggio che gli avevo inviato chiedendogli di
rispondermi seriamente alla sua domanda che si era posto durante uno dei
nostri incontri serali nell ufficio di Kailash, quando mi aveva detto
che il suo massimo interrogativo era il chiedersi “ Chi sono IO?”
Stupidamente io avevo allora volto in
celia la questione, con la connivenza di Ajay, che è quasi suo
coetaneo, dicendo che entrambi non avevamo dubbi sulla risposta sul suo
conto, visto le sue attitudini ad assumere i modi di un “jokar”,
detto altrimenti di un nostro caro, amato “pagliaccio”.
La mia stupidita mi eè apparsa ancor
più macroscopica , come di essa mi sono sovvenuto nella lettura de La via
del Sé di Heinrich Zimmer, in cui il quesito “ Chi sei” campeggia in
tutto l’ammaestramento del sublime maestro Shri Ramana Maharshi, onde
risvegliare l’allievo alla consapevolezza della sua identità con il Sé e
del Sé con il Divino..
Di li a qualche ora Mohammad mi avrebbe
recapitato la risposta, ma fraintendendo il mio interrogativo, come se io
gli chiedessi “ Chi io sia”, e così replicandomi “ You are my
backbone”
“ Sei la mia spina dorsale”
E questo quand’io vorrei disimpegnarmi dall
incombenza economica di sostenerne degli studi s che seguita a
disertare non andando a scuola.
Come quando mi aveva detto di vedere in me
un banyan che pone al ricovero del suo fogliame chi ricorre alla sua
protezione, Mohammad seguita così a vedere in me un sostegno a suo
conforto, proprio come Kailash, quando la sua voce trova rifugio nella mia,
e le sue aspettative nella mia promessa di un ritorno, entrambi in me
confidando benché sappiano quanto sia fragile e vulnerabile la mia
forza a cui si attengono..
Uno degli psichiatri e l’amico con cui qui
in Mantova ho parlato della mia situazione, hanno
singolarmente concordato nel sostenere che chi presta aiuto deve misurare
le sue forze nel recare soccorso, altrimenti rischia di essere trascinato
in fondo alle acque da chi sta annegando e lui si tuffa a salvare. Ma che
fare quando come nel nostro caso solo in chi è debole trova soccorso il
debole, chi è ancora più debole, viene in soccorso al debole,
per la sua sensibilità che lo rende esposto a tutto, si
presta a venire in soccorso di chi avverte ancora più debole di
lui , nell’indigenza estrema per cui si apre ad accoglierlo ed
accettarlo e a credere in lui, in ciò che in lui avverte
resistere a tutto? Se non confidare nella verità , Paolo ,
Corinzi, che nella resistenza a tutto di tale debolezza, nel suo
spirito di sopportazione trovi spazio la potenza di Dio, e
nella loro spregevolezza per il mondo rifulga il suo splendore?
2 febbraio 2017
Salim 1 Prima Versione
A fare incontrare R. con Salim quando
questi era appena un ragazzo, era stato il principal della scuola che
in Khajuraho, la famosa località archeologica in cui si trovano
dei templi hindu fra i più belli dell India, avevano iniziato a
frequentare i figli della sua famiglia indiana d’adozione. L’anno stesso che
egli aveva potuto ritirarsi in Italia dall’ insegnamento ed entrare in
pensione, iniziando a trascorrere un tempo sempre più prolungato con la
gente famiglia a lui cara, glielo aveva infatti proposto
perché facilitasse l’apprendimento del loro figlio più grande, che palesava
nella lettura e nell’apprendimento tutte le difficoltà di chi è un
dislessico. confidando nella lampante destrezza mentale che dimostrava il
ragazzo prescelto
Di Salim, come gli fu presentato,
l’aveva istantaneamente stupefatto incantato immediatamente attratto la
folgorante bellezza, nella vivacità scanzonata che trapelava dalla
delicatezza sfumata dei lineamenti del volto, che ne componevano un
profilo tipicamente indoislamico, quale nessun ragazzo hindu avrebbe potuto
mostrare. E due occhi di grande splendore vi rivelavano una
intelligenza di spirito della mobilità di una mangusta, guizzante di una
prontezza finemente educata nella grazia dei modi, per cui era sempre
pronto ad offrirsi, e a proporsi nell’aiutare il figlio del suo amico ,
senza mai farsi indiscreto e invadente.
“ Sir, come sta oggi?- l interpellava in
inglese, quando in luogo di K. sopraggiungeva a scuola per accertare quanto
A. progredisse grazie al suo sostegno, per assicurare il quale era
diventato suo compagno di banco- Io sono sempre pronto per essere di
aiuto ad A. Spero di poter fare del mio meglio perché possa imparare
a leggere e scrivere bene”.
Se poi si ritrovavano all ora dell uscita
dalla scuola, Salim si prestava ad accompagnarlo per l’ intero
percorso in cui li accomunava il rientro a casa.
Per quanto il ragazzo apparisse dedito al
compito assegnatogli e il figlio del suo amico A. gliene dicesse solo
un gran bene, egli era rimasto sulle sue nel consentirglielo, come lo
ritrovava ad attenderlo nel suo immancabile sorriso sui
cancelli della scuola, al cui interno aveva avuto modo di entrare in
familiarità con il ragazzo quando gli aveva presentato la sorella di lui
più giovinetta che frequentava la stessa scuola, una fanciulla, anche lei
molto bella, che vi eccelleva negli studi più ancora del fratello.
Nell’affrontare con il ragazzo il mondo
esterno a quello della scuola che ne motivava i rapporti aveva
motivato l’ambito dei rapporti, rendendogli difficoltoso comunicare lo
poneva a disagio il dissesto stradale di un percorso che per certi
tratti era in salita, obbligandolo ad un duro sforzo per
rapportare il pedalare delle proprie articolazioni artrosiche a quello del
ragazzo, che si raffrenava al suo seguito su di una bicicletta di seconda
mano, ma soprattutto lo preveniva inibiva la
disillusione che aveva maturato la prevenzione della
disillusione da lui maturata in Khajuraho quanto all’eventualità
che un bambino od un ragazzo locale entrasse in rapporto con uno
straniero disinteressatamente, senza che già in seconda
battuta, o in tempi più o meno lunghi, avesse qualche cosa o di
tutto da chiedergli che volesse ottenere da lui.
A volte finanche con lì “ hallo,
rupees”, già al saluto o con il “give me money”, più
perentorio, solo appena dopo avergli chiesto nome e cognome e quale
fosse la sua nazionalità. Un discorso che si faceva scabroso se si ampliava
ai ragazzi, i lapkas, senza la cui scorta era difficile vedere
aggirarsi per Khajuraho i turisti che si muovessero al di fuori dei
gruppi organizzati, o che avessero modo di accedere in proprio a negozi e
ristoranti, per i cui gestori o proprietari era pressoché
precluso di poter campare di clienti, che fossero turisti stranieri, senza
dover versare a tali escort, delle commissioni che potevano
ammontare anche ad un terzo dei loro proventi.
Salim , quanto ai vantaggi che poteva trarre
dall’accompagnarlo, era parso interessato solo al masala the
che ogni volta egli era disposto ad offrirgli presso lo spaccio del
bengalese cui puntualmente facevano sosta lungo il tragitto, anche perché
senza maggiorazione alcuna riservava il the più buono di tutta
Khajuraho.
“ Non solo per quanto è lo zenzero che ci
mette, osservava il ragazzo, ma perché usa puro latte”.
Ne aveva esperienza diretta perché in casa
aiutava la mamma e la sorella a prepararlo, e perché dava una mano al padre
nello spaccio di lassi che aveva allestito nei pressi dell’ incrocio
alla cui altezza si separavano i loro percorsi, per integrare così i
guadagni della gestione di un autorickshaw che aveva acquistato in
precedenza, e che aveva affidato a un conducente ch’era originario di
Banda, nell’Uttar Pradesh.. Ciò che altresì egli sapeva della famiglia di
Salim, era che proveniva da Kanpur, e che si era trasferita in
Khajuraho dopo avervi acquistato una casa in Manjunagar, il sobborgo
islamico di Khajuraho.
Ma prima di raggiungere lo
spaccio di te del bengalese, ov’era ad accoglierli la solita accolita di
avventori giornalieri, con il ragazzo aveva modo di condividere
la propria ammirazione per il paesaggio indiano che si offriva
alla loro vista in precedenza, ove ai margini della strada alti fusti
di alberi mahua* s’addensavano tra delle conche lacustri in cui
giacevano immerse mandrie di bufali, mentre altre riposavano all' ombra che
le chiome proiettavano in una radura, il fulgore del cui terriccio aveva le
stesse screziature del manto degli animali che vi giacevano.
Li aveva indotti a soffermarsi , una
volta, la vista di una donna che si era accostata a un bufalo per
raccogliere nelle mani le deiezioni che veniva evacuando, onde farne pani
di sterco combustibili. Avrebbe potuto farne uso altrimenti, secondo le
consuetudini locali, per diluirle nell’acqua e tingere la soglia
della casa a scopo propiziatorio, ma non era il caso di quella donna,
perché proveniva dalle vicine baracche di sterpaie e sacchi di iuta dei
tafaria, i lavoratori stagionali che convenivano a Khajuraho per le opere
pubbliche che vi si approntavano, altrettanto indifferibili quanto
interminabili.
“In India si fa usa di tutto” aveva
detto a commento il ragazzo, il cui spirito sembrava atteggiato
all’accettazione equanime di ogni realtà e dato di fatto, per
affrontare la quale occorreva solo trovare il piglio giusto. “In India
si fa uso di tutto” aveva detto a commento il ragazzo, che di ogni realtà
dell India non mostrava meraviglia o sconcerto, per quanto potesse averne
ripulsa, se si trattava della genuflessione adulatoria degli hindu di casta
inferiore al cospetto di un bramino, o della loro credenza che gli
dei si saziassero delle loro offerte. di noci di cocco.
L' accampamento successivo dei tafaria era a
volte per entrambi una scorciatoia, in cui il ragazzo si divertiva a
sbizzarrirsi tra una tenda e l’altra, in accelerazioni, scarti
e frenate, senza che alcuno mostrasse di impermalosirsene.
La sua estrema confidenza con i piccoli che
vi vivevano li distoglieva dal seguitare a richiedere al suo accompagnatore
chocolat, toffe, o bakshesh, come tendevano a fare appressandosi a ogniu
straniero che si aggirasse nei loro paraggi-
Poi, lungo il tratto di strada restante,
prima e dopo del negozio del the del bengalese, si scambiavano
informazioni, o discorsi più in profondità di discorsi, sulla
diversità degli usi e costumi di indiani e occidentali e ei principi delle
rispettive religioni, l’islamica e la cristiana, fin che non pervenivano
all’incrocio alla cui altezza, in prossimità del talab, divergevano i loro
percorsi, e vi si salutavano con un calore ed un’ìnsistenza di
sguardi di accenti, nelle parole del ragazzo, che trascendeva quelli
formali e cordiali tra maestro ed allievo.
“ Voi siete più che un maestro di scuola per
me. Siete il mio guru”
E i saluti tra loro si ripetevano fin
che non dileguavano l’uno alla vista dell’altro, l’uno inoltrandosi
lungo i bordi del talab, per raggiungere la casa dell’amico, sua moglie e i
tre figli, l'altro avviandosi lungo le asperità della strada polverosa che
recava a Manjunagar,
Un sabato lui ebbe a parlargli
di come nella sua famiglia hindu quel giorno il suo amico
che era hindu non si fosse rasato, come anche ogni
martedì, per non indispettire il dio Hanuman cui erano sacri
tali giorni, e si fosse accostato al cibo solo dopo essersi fatto la
doccia.
“ Io per primo gli ricordo di
rispettare la sua religione, ma a Dio che vuoi che importi
quanto sei pulito o se sei sporco”
“ Lo so, è il cuore che conta per
Allah. Ma anch’io sono come il tuo amico. Anch’io non posso
andare alla preghiera del Venerdi se prima non mi sono ben
lavato tutto.”
“ Ma non deve diventare la cosa
più importante ..Quando vado in una moschea non sopporto che se
non mi tolgo immediatamente le scarpe, perché mi è difficile
levarmele, ci sia sempre chi mi ha già visto e mi ferma
all’ingresso”
“ Dio è uno solo, è lo stesso per hindu,
muslim o cristiani. Cambiano solo i nomi che gli diamo. ma io non posso
pregarlo che come mi dice di fare l islam, e tu come dice
Jesus, od uncle K. come gli hanno insegnato i brahmini quando
era bambino, nel suo villaggio”. Ed in effetti il Venerdi gli era
capitato più volte di ritrovarlo per il villaggio in abito lungo
bianco e zuccotto islamico per la preghiera congregazionale, il
solo impegno irriducibile per il quale gli chiedeva di dispensarlo dal
conversare insieme durante i loro incontri.
Ma fu con un certo stupore che quando gli
chiese se si riteneva innanzitutto indiano od islamico, senti rispondersi
dal ragazzo che prima di tutto veniva la sua indianità.
“Noi islamici siamo anche più indiani degli
hindu. Perché quando moriamo loro vengono bruciati de tutto e finiscono
come polvere nel vento, noi invece ritorniamo alla madre terra dell India”
Egli si compiaceva con il ragazzo di tale
sua fede islamica ecumenica e del suo senso di
appartenenza, e si felicitava per lui che fosse cresciuto in una famiglia
che ne aveva propiziato tale apertura del cuore e della mente, con
l’espansività affettuosità fisica e gli ardori del dire
figurato del ragazzo.. Ma pur nel crescere con il tempo della
comunicatività confidenza che tra di loro intercorreva,
ciò non l induceva , come suo insegnante, a concedere più
confidenza al ragazzo di quanta già non gliene dimostrasse, ed ancor più a
tramutare la simpatia affettiva che gli manifestava in un sentimento che li
ravvicinasse più intensamente , benche intimamente fosse consapevole di
desiderarlo, ed evocasse la sua imago nei suoi atti notturni ancora
ricorrenti).
Preferiva attenersi alle grandi
questioni , come discorrevano di come vivere e vivere bene, in ogni
circostanza, dell’essenziale che conta nella vita, l’amore e la
conoscenza di sempre più cose, sempre più approfonditamente, are
amici e familiari e il conoscere sempre più cose, sempre di più, a
dispetto della miseria riservata a in cui vive chi studia
o non tradisce i suoi affetti, tanto più, come nell India,se si ha aveva
a che fare con ingiustizie, torti e soprusi castali, infinitamente
più grandi dei singoli uomini, contro i quali, per quanto vivo sia lo
spirito di contrasto, ribellarsi appariva impossibile.” What we
can do?” era il suggello sempre più ricorrente dei loro discorsi, che
da quelli del ragazzo si sarebbe trasmesso sempre più anche ai suoi.
“ In ogni caso, sosteneva il ragazzo, Allah
sa meglio di noi la nostra situazione, che cosa veramente per noi è giusto
o sbagliato-
Se da Lui non ci è dato più di quanto noi
abbiamo, è perché così con la jahd dello sforzo diventiamo migliori”
“ Da Dio- egli gli replicava- non ci
è mai negata se si ha fede ci è sempre data sempre la
forza di sopportare tutto ciò che soffriamo. E’ quello
che noi cristiani chiamiamo la grazia”.
“ Mia nonna materna che legge ogni
giorno il Corano mi ha insegnato che Allah (ci mette ogni
giorno alla prova ) prova/ vuol vedere/ ogni giorno quanto siamo brave
persone grazie a quel che ci ha dato”
“ Ed in ciò che Egli ci nega, è forse il
caso di aggiungere”, lo correggeva, pensando a come la sua famiglia
indiana d’adozione, che pure veniva concependo come un dono di
Dio, come lo aveva illuminato il padre confessore tramite il quale
era tornato ad accostarsi ai sacramenti, una benedizione della sua vita
destinata altrimenti solo alle carte dei suoi sterili studi, al
contempo fosse un onere che lo lasciava sgomento, se pensava a come alle
sue sole risorse, per la penuria di quelle del suo amico indiano, fossero
affidati il futuro dei suoi tre figli nella più tenera
età, l’educazione cui provvedere, i tre matrimoni da combinare, i
loro nuclei familiari da costituire. Per Salim
Ogni individuo deve vincere da solo la
propria battaglia, nessun altro deve farlo per lui jung
Vivi come se dovessi morire domani. Impara
come se dovessi vivere per sempre". – Gandhi
Dio non ha religione Ghandi
Il sistema collasserà se ci rifiutiamo di
comprare quello che ci vogliono vendere, le loro idee, la loro visione
della storia, le loro guerre, le loro armi, la loro nozione di
inevitabilità. Ricordatevi di questo: noi siamo in molti e loro sono in
pochi. Hanno bisogno di noi più di quanto ne abbiamo noi di loro. Un altro
mondo, non solo è possibile, ma sta arrivando. Nelle giornate calme lo
sento respirare. Arundhati Roy
l valore universale del cielo stellato
di Piero Benvenuti
in “Avvenire” del 25 gennaio 2017
Il progetto UNAWE, la scienza punta in alto
L’idea parte da lontano, dal professor George
Miley dell’Università di Leida (Olanda) che organizzò i primi workshop in
Germania nel 2004 per studiare se il suo metodo di «istituire un programma
di astronomia per educare e ispirare bambini, in particolar modo quelli
provenienti da
ambienti svantaggiati», potesse funzionare.
Quell’idea, nel 2009 è stata fatta propria dall’Unione astronomica
internazionale (di cui Piero Benvenuti è oggi segretario generale) e
dall’Unesco, in occasione dell’Anno internazionale dell’astronomia con il
progetto “Astronomia per il progresso”, divenendo poi un programma Ue
intitolato “Universe Awaremess” (Unawe). Obiettivo: catturare
l’immaginazione dei più piccoli (è portato nelle scuole per bimbi dai 4 ai
7 anni) avvicinandoli alla
scienza e alla tecnologia. Il progetto viaggia
in 40 Paesi e coinvolge oltre 400 esperti. Unawe è parte integrante del
Piano strategico 2010-2020 dell’Uai, Astronomia per lo Sviluppo del Mondo.
L’idea nacque alla conclusione dell’Anno
internazionale dell’Astronomia, il 2009, durante il quale tutto il mondo
celebrò il quarto centenario delle prime osservazioni del cielo con un
cannocchiale compiute a Padova da Galileo Galilei. L’iniziativa, proposta
dall’allora presidente dell’Unione
astronomica internazionale, il compianto
Franco Pacini, ebbe un enorme successo, coinvolgendo circa 150 Paesi in
tutto il mondo e raggiungendo con varie attività ben 815 milioni di
persone. Lo
straordinario esito superò le più
ottimistiche previsioni dei proponenti – l’Unione astronomica
internazionale e l’Unesco – e confermò, qualora ve ne fosse bisogno, che
l’astronomia continua a
esercitare oggi lo stesso fascino
irresistibile e primordiale che spinse i primi uomini ad ammirare il cielo
stellato e a confrontarsi con le misteriose profondità del cosmo.
Se da un lato il fascino dell’astronomia è
rimasto inalterato lungo la millenaria storia dell’umanità, la scienza
astronomica si è evoluta enormemente dai tempi dei primi filosofi-astronomi
ionici fino
all’attuale epoca dei grandi telescopi
terrestri e spaziali. Un’evoluzione che negli ultimi decenni ha subito una
straordinaria accelerazione: il cannocchiale di Galileo si è trasformato in
strumenti che utilizzano le più avanzate tecnologie per captare i minimi
segnali che l’universo ci invia sotto forma di radiazione elettromagnetica
(luce e onde radio) e, come recentemente è stato confermato, anche
attraverso le onde gravitazionali, impercettibili tremolii dello
spazio-tempo.
Alla fine del 2009, coniugando questi due
aspetti caratteristici dell’astronomia, fascino e alta tecnologia, e
mettendo a frutto l’esperienza acquisita durante l’Anno dell’Astronomia,
l’Uai
approvò un piano strategico dal titolo
significativo: “Astronomia per il progresso”. L’idea ispiratrice è molto
semplice quanto geniale: sfruttare il naturale interesse che l’astronomia
genera in tutti per attrarre le giovani generazioni verso lo studio della
scienza e della tecnologia e per migliorare la consapevolezza scientifica e
tecnologica della popolazione in generale, soprattutto nei Paesi in via di
sviluppo. La realizzazione del piano strategico venne affidata a un Centro,
ospitato presso
l’Osservatorio astronomico del Sud Africa a
Città del Capo, che coordina centinaia di volontari sparsi in tutto il
mondo.
Sin dall’inizio ci si rese conto che per
raggiungere gli obiettivi del piano era fondamentale adattare ogni
iniziativa alla cultura locale: esportare metodi e contenuti divulgativi
validi in ambiente occidentale in aree rurali dell’Africa o dell’Asia,
senza tener conto delle tradizioni, non solo non
avrebbe ottenuto i risultati sperati, ma
avrebbe potuto causare traumi e reazioni negative anche violente. Il
direttore del Centro, un giovane astronomo sudafricano, racconta che nel
villaggio dove era nato veniva proibito ai ragazzini di guardare le stelle
perché quell’atto avrebbe portato disgrazie alla propria famiglia: in tali
situazioni culturali non è certo possibile arrivare in zona con un
telescopio amatoriale e invitare tutti a osservare il cielo senza aver
prima svolto una adeguata
preparazione. Non dobbiamo meravigliarci,
ricordando quel che successe in occidente 400 anni fa, quando un uomo osò
per primo puntare al cielo un minuscolo cannocchiale... Per questo motivo,
si
sono costituiti dei Centri regionali,
collocati in zone strategiche, con il compito di perseguire gli obiettivi
del piano adattandoli alla cultura e tradizione locale. Ad oggi si sono
costituiti nove centri
in Zambia, Nigeria, Etiopia, Giordania,
Armenia, Tailandia, Colombia, Cina e Portogallo, gli ultimi due con il
compito particolare di tradurre il materiale divulgativo, in gran parte
redatto in lingua inglese, in cinese e portoghese per raggiungere con più
facilità vaste aree di popolazione mondiale.
I risultati dei primi anni di attività del
piano sono stati entusiasmanti, tanto da ottenere nel 2016 un ambìto
riconoscimento internazionale, la medaglia del Festival della Scienza di
Edimburgo, da tempo punto di riferimento per una divulgazione seria e
incisiva del sapere. Il risultato più interessante e in un certo senso inatteso
si è avuto però in ambiti diversi da quelli puramente scientifici e
tecnologici, nei quali l’Astronomia ha riscoperto il suo antico potenziale
di promozione
globale dell’uomo. In una recente riunione
del Centro regionale armeno, a Yerevan, attorno al tavolo sedevano
astronomi armeni, iraniani, georgiani, turchi, israeliani e giordani, tutti
impegnati a
discutere le attività da proporre in un
clima di serena collaborazione, ben diverso da quello che i loro Paesi di
appartenenza mostrano quotidianamente... e al termine della riunione, tutti
sono andati
a rendere omaggio al monumento che ricorda
il genocidio degli Armeni, dimostrando come la scienza del cielo universale
riesca ad evidenziare la follia della guerra e della violenza e a
cancellare d’incanto ogni rancore.
L’anno scorso, con il supporto di astronomi
palestinesi, l’osservazione del cielo con piccoli telescopi è stata
proposta ai bambini che vivono nella striscia di Gaza per offrire loro una
tregua alla paura quotidiana e uno spiraglio di speranza per il futuro. È
commovente vedere, in un bellissimo documentario realizzato da “Arte”, come
i ragazzini osservano estasiati stelle e pianeti e interrogano gli
astronomi mentre nel sottofondo si sente il crepitio lontano delle
mitraglie: «Quando osservo il cielo – dice una ragazza – mi dimentico di
quello che accade attorno a me e mi sento unita a tutti i miei fratelli nel
mondo». Suleiman Baraka, l’astronomo palestinese che li guida e che ha
perso un
figlio in un bombardamento, aggiunge: «È
molto facile prendere una pistola e sparando morire per la libertà. È molto
più difficile vivere: noi, con questi nostri figli e con l’aiuto del cielo
stellato,
abbiamo deciso di vivere!».
Per noi astronomi professionisti, occupati
tutto il tempo a studiare Big Bang e buchi neri, è consolante abbandonare
per un attimo le carte e alzare gli occhi al cielo e riscoprire, senza
l’aiuto di sofisticati strumenti, il valore universale della nostra
scienza.
Gennaio- primi di
febbraio 2017
Nel sonno insonne di un arrivo
Nel dolce tepore incantevole della luce
indiana di febbraio, in Delhi, e poi
in Khajuraho, vuoi per l’affaticamento, vuoi per i farmaci che mi
imbrigliano la mente , mi sono risvegliato solo a poco a poco alla vita che vi ho
ritrovato, nel ricongiungermi prima
con Kailash e poi con i nostri
cari, con il ragazzo Mohammad e con
ogni altro che vi ho amico,
sentendomi accolto con vivo piacere e umana simpatia da tutti coloro che hanno di me conoscenza nella capitale
e nel villaggio.
Ho voluto così gradualmente schiudere a poco
a poco i sensi e la mente insieme che alla delizia degli affetti che mi
hanno intenerito e accalorato l’animo, alle situazioni di dolore e
d’angoscia che vi avrei ritrovato, allo spettacolo che mi si sarebbe
riproposto di quanto di più intollerabile
aggrava lo sviluppo della
realtà indiana.
Kailash mi ha appena informato che il bambino di sette- otto anni che era
scomparso ieri nella vecchia Khajuraho, è stato ritrovato a capofitto in
fondo a un pozzo tra Chhattarpur e Nowgong,
subendo la identica fine del piccolo che
frequentava la stessa scuola dei
figli, che alcuni anni or
sono è stato attirato tra i campi e violentato da un adolescente, prima di
essere stato messo a tacere strangolandolo.
Come le sere precedenti ci hanno raggiunto
in stanza i nostri piccoli e il ragazzo Ajay, di ritorno da una festa di
compleanno in una casa del vicinato, Ajay ponendosi sotto le coperte nel
letto superstite, Poorti e Chandu sul pavimento, per terminarvi gli ultimi compiti tra loro giocando a
farsi dispetti, mentre io mi intenerivo al conforto della loro vista felice,
invitando kailash a fugare anch’egli ogni apprensione nella contentezza di ritrovarci insieme
con loro, e con Vimala che sopraggiungeva dai lavori domestici ultimati in
cortile.
Anche
all’arrivo in Khajuraho, al suo
darsi giustamente pensiero per il nostro futuro, nel chiedermi con che
piani avessi fatto ritorno, lo avevo invitato a considerare che bei giorni
avevamo distolto in Delhi al nostro tormento di vivere, nelle compere di
ulteriori acquisti per il suo
negozio di handicrafts, nelle peripezie di vedere tutte le tombe e le
moschee che intercorrono tra il Chor minar e la Muhammad Walid Masjid, a
est della metro-station di Green Park.
E lo stesso
Mohammad poco prima che ci
lasciassimo sulla riva del talab dei nostri incontri, lo avevo esortato a illuminare i suoi pensieri notturni dei magnifici istanti che avevamo
trascorso insieme, pur nello strazio che le nostre esistenze si separino
quando egli debba lasciare gli studi, finita la decima classe,
per cercare dopo Holi un
lavoro in Delhi, od in Mumbay, con
cui provvedere alla propria famiglia
in miseria.
“ Ma con i bei momenti non si mangia, -mi ha
ripetuto senza lasciarsi persuadere dai miei accenti,- per mangiare c’è
bisogno di cibo, e il cibo costa
denaro che va guadagnato con il lavoro”.
Quando suo papà alcune settimane or sono si
è ammalato, e non ha potuto arrecare
alla famiglia i pochi
guadagni del suo spaccio di the, mi
ha confidato che si erano ridotti a mangiare solo chappati e sale, senza il
companatico di alcuna verdura.
Di fronte a noi oltre il talab brillavano le
luci dell’ulteriore hotel , il quarto, che durante la mia assenza aveva
terminato di edificare la più potente
famiglia locale di Khajuraho, ad attestazione del solo modo di
investire la ricchezza di cui qui si sia capaci, e che obbliga chi vi cerca lavoro a trovare altrove
fortuna, a meno di non farsi uno dei tanti
lapkas dei sempre più innumerevoli giovani accalappiatori di turisti,
di ogni sorta e di ogni età, che vi ho visto ancor più spadroneggiare a
detrimento di qualsiasi processo culturale , educativo e formativo, di ogni
buona impresa che vi si intenti, e he nel mio piccolo a Kailash abbia
consentito di intraprendere, in una
realtà che vivo, condottovi da un tragitto d’amore di migliaia di
chilometri , come il gulag del sito concentrazionario dei miei affetti.
E’ da martedì che ogni giorno
rincontro e rivedo Mohammad. Ed ogni giorno è un suo nuovo capitolo che mi
schiude il suo incanto. la sua delicatezza sensibile, allo
stremo di miseria ed affetto
Nel lasciarci, una volta usato il mio
computer, oggi ha scosso il capo quando gli ho chiesto questa notte fino a
che ora avesse dormito
“La mia vita è spezzata. E la ragione è M..
Io non ti ho detto la verità finora. Non sono io ad averla
lasciata, è lei che mi ha lasciato per un altro. Oggi mi ha
telefonato di nuovo, ero felice sul momento, ma è stato solo per
chiedermi una ricarica del suo cellulare”.
“ Mohammad, comunque ti ha
telefonato”.
“ Ma è stato solo per usarmi”
“ Anche tu varie volte ti sei
comportato così con lei, per evitare di essere dominato. Forse ti ha
telefonato anche per altre ragioni. Forse ha agito così per
nascondere che ancora ti cerca e ti vuole”
Ma Mohammad non si dava scampo nella sua
depressione.
“ La mia vita è già finita. Ora vivo
soltanto per dare aiuto alla mia famiglia trovando un lavoro”
“ Non dire così, alla tua età. In ogni caso
potrai trovare prima o poi un’altra ragazza e di che vivere.
“ Ti ricordi quello che è detto nel
Piccolo Principe? Cinquemila rose ha il giardino, ma una sola è per te lei.
Anche per te tra i tanti uno solo è Mohammad”
E come non dargli ragione , tanto più nel
suo doloroso incanto che avevo di fronte?
“ Le ho solo detto. Ora il mio cuore è morto
per te”.
“ Se è così, l’importante Mohammad è allora
seguitare ad amarla. Averla sempre dentro nel cuore.
E non abbandonarsi a simili pensieri.
Anch’io, che sono vecchio, ho ancora una lunga vita davanti, anche se tanto
di meno della tua, e quella che ho di fronte mi spaventa così tanto ,
che in Italia certi giorni ho pregato Dio che la facesse finire
immediatamente, che quello che stavo vivendo fosse il mio ultimo
giorno, il mio ultimo minuto, il mio ultimo secondo. Ma ora sono qui, e
non bisogna fare così.”
Ma il ragazzo mi ascoltava senza darsi pace
o trarne conforto., senza volerne sapere di restare ancora in Khajuraho,
dove terminata la scuola gli ho suggerito- fosse solo per il suo bene o
pure per irretirlo ancora nei nostri legami d’affetto- di cercare un
lavoro anche per poche migliaia di rupie, pur di dare comunque sollievo
economico alla sua famiglia, e iniziare a trarne soddisfazione.
“ Sono importanti i piccoli passi, Delhi o
Mumbay dove dici di volere andare sono passi troppo lunghi, ora per te. Qui
dici di non voler più vivere, ma se sarà lo stesso anche là, se le
cose andranno avanti ancora così”.
Mi venivano alla mente i discorsi dei lapkas
di Khajuraho che ne incantavano la realtà agli occhi dei loro conoscenti di
Delhi, che sognavano soltanto di soggiornarvi non appena fosse stato a loro
possibile.
“ Erano solo idee. La mia famiglia a quanto
pare ha deciso di rientrare in Kanpur”
“ Ed allora ricerca un lavoro se non
in Kajuraho, in Kanpur, Non è importante dove lo trovi , qui, a
Rajnagar, Bamitha, Chhatarpur, Kanpur, l importante è che tu cominci a fare
qualcosa davvero per i tuoi, qualcosa che di questo ti renda contento
e ti faccia soffrire di meno a causa di M.”
Ma erano già extra-time i nostri
discorsi, Mohammad doveva incontrarsi con uno dei suoi tanti
“fratelli” in Rajnagar, e non mi è restato che accompagnarlo fin sull uscio
di casa in un ultimo abbraccio.
Gli chiederò stasera, quando ci rivedremo,
se il suo cuore è davvero è certo che lei non lo vuole più, o
se è egli che non vuole più soffrire il dolore di amarla, come si è
riacutizzato all’odierna chiamata.
2
Quando l ho ritrovato Mohamad ha
voluto sedersi nel luogo più appartato del giardino sul laghetto, per
dare p sfogo alla disperazione più sconsolata, e aprire un nuovo
.capitolo per entrambi quanto mai limaccioso.
“ Dunque dici che lei mi ama?- mio ha
chiesto rasserenato inizialmente dalle mie parole sul conto di M., che
lasciavano sperare che lei stesse usando i suoi stessi stratagemmi
per difendersi dalla sofferenza del proprio amore, non
mostrandosi vulnerabile nel suo sentimento, per il tono distaccato
con cui lo aveva contattato.
“ Ma ora lei è a Banda e ovunque vada non mi
chiede più come prima “ posso andarci”? Mi informa solo che ci andrà,
capisci? C’è quel “ Can “, quel “ posso” di differenza…”
“ Con quanto ha sofferto a causa del padre
per amarti…”
“ Mi ha detto che sono il suo “first love”.
Ma lei per me è la mia seconda ragazza. Anche la prima si chiamava M.
E sono io che l ho lasciata quando ho lasciato Kanpur. Forse è una revenge
di Dio che ora sia io ad essere lasciato da una seconda M..
“ Mohammad forse preferisci pensare
che lei ti voglia lasciare, e che non ci sia niente da fare, perché non
vuoi soffrire quanto si deve soffrire per amore”
“ Quello che è certo è che sposerò lei o
nessun altra. Se non sposo lei voglio restare libero come te.
Non voglio per nessun altra finire
pazzo come Majdun.”
Il suo riso è stata una breve schiarita,
prima che il ragazzo riprendesse i suoi accenti più cupi.
“ Ma io non voglio più vivere questo genere
di vita senza speranze, senza potere fare niente per i miei Lo sai , ogni
giorno prendo dosi di veleno. penso a dove sia possibile impiccarmi”
L’ho abbracciato pregandolo di
desistere da simili propositi, se vuole bene ai suoi cari, di
volere ciò che vogliono loro, che è che viva”
“ Piuttosto che avere certi pensieri,
lasciali, i tuoi, non pensare più a loro e scegli l’avventura. Prendi il
primo treno che capita, anche senza un solo soldo in tasca. L’India te lo
consente, di essere povero dovunque.”
“ Io sono stanco di vivere in un mondo di
amici e di parenti che sanno darti solo consigli.”
In un discorso in cui mi sentivo io stesso
chiamato in causa, e di cui cominciavo ad avvertire un’ orchestrazione
quanto mai fine, si è allora riferito all’amico Abbas, come lui
muslim, che quando suo padre si era ammalato gli aveva messo a
credito il riso che aveva comperato, ciò che era servito alla sorella
per la scuola, “pagherai quando potrai”, gli aveva ripetuto, ma ora
seguitava a esigere di riscuotere l’ammontare del debito., “ quand’è
che mi pagherai?” seguitando a richiedergli con un’insistenza che lo
prostrava.
“ Io quando mio padre stava male, non ti ho
detto della mia situazione difficile, perché tu già soffrivi per il
problema del visto che ti era rifiutato, non volevo aggiungere al tuo
dolore il mio”
“ Potevi parlarmene , Mohammed. E-mi sono
spinto a chiedergli, quant’è l’ammontare del debito?
Come mi aspettavo proprio che facesse,
ha inizialmente ricusato del tutto di dirmelo,
chiudendosi in un mutismo iniziale, quasi che fosse una cosa che non mi
riguardava , e che non me ne avesse affatto parlato per chiedermi una
volta ancora un aiuto economico, come già due giorni prima per tagliarsi i
capelli, il giorno avanti per la ricarica internet.
Poi su mia insistenza, sempre
confermando i miei orizzonti d’attesa, ha ceduto sul suo segreto
rivelandomi l’ammontare del grosso debito fino all’ultima rupia.
Una cifra che si è rivelata invece non
esorbitante, “ one thousand thre hundred sixty rupees”, che mi articolava
come se gliel’avessi cavata di bocca.
“ Penso ora di rivendere come
usato il mio cellulare, ne resterò senza, ma che importa… avrò indietro
anche dei soldi…”
Avevo chiaro, nel mio rovello, l impasse in
cui mohammad mi aveva condotto del ricatto che Mohammad da
cui mi ero distaccato veniva profilandomi, che mi lasciava sul
posto costernato e senza parole, afflitto da un senso di colpa che mi
accomunava a tutti quanti nel momento del bisogno avevano soltanto
avvisi da dargli.
“ Per ora mi sento solo di dirti di parlarne
con Kailash., della sola tua situazione economica”
Ogni aiuto che recassi a Mohammad,
pensavo in cuor mio, dovevo pur commisurarlo a quello che recavo ai suoi
figli, a tutte le rinunce che imponevo a loro,mentre K. doveva pur rendersi
conto da che fondo di stravolgimento e di vulnerabilità fragilissima
di cui salvaguardavo i suoi figli con la salvaguardia del mio aiuto, mi
parlava Mohammad. anche stasera,
E al ragazzo seguitavo a restargli accanto
in un mutismo che mi pesava colpevolmente.
“ Se è così, puoi andare” rompeva egli il
silenzio, con un’ uscita che io avevo la forza ora di rigettargli
contro
“ Il che, se lo traduco vuol dire: te ne
puoi andare se non intendi pagarmi il debito che ora ho con Abbas”
“ Ora hai anche un pensiero negativo nei
miei confronti. Finisce sempre così quando finisco per parlarti dei miei
problemi. Io ho detto questo perchè ho visto che eri triste. Ho
capito, d’ora in poi ti dirò soltanto che sto bene e mi
mostrerò soltanto contento, anche se questa è forse la mia ultima notte…”
L’ho scosso dicendo che ora era troppo
quanto mi stava dicendomi, che non era il caso di tornare su certi
propositi, tanto meno per una ragione del genere, quale il debito
contratto con Abbas, torturandomi, come non gli ho esplicitato, con
il senso di colpa di indurlo al suicidio se non cedevo nuovamente alle sue
richieste.
“ E vero, farò come te, quando esageri,
chiedo scuso e tornerò a parlare con parole più dolci e meno forti”
“ Vedi per me il problema non è l’ammontare
della somma. E’ che non posso aiutare Kailash e la sua famiglia senza
aiutare prima mia madre, e che nell’aiutarti non posso non tenere conto che
i suoi figli non mi chiedono mai niente, salvo Chandu,
dieci, venti rupie al più ogni giorno, cui ho negato già di
comperare uno zaino nuovo scolastico, un i-pad come il tuo”.
Mohammad si è atteggiato come se
comprendesse le mie ragioni, con il gesto di chi si asciuga le
lacrime e aspira per il naso, e ha conciliato che per questa sera
poteva bastare a sanare il suo sconforto quanto giù gli avevo
ripromesso per la ricarica internet.
“ Mohammad, nell emergenza ti aiuto.
Ma voglio ora l’accordo con Kailash”
Quando ne ho accennato all’amico,
confidando in ciò che si era ripromesso, di non ingerirsi più di sua
iniziativa in ciò che riguardava me e Mohammad, di non volersi mostrare più
geloso di ogni mio contatto con lui e con gente ricca o importante, ha
compreso bene di che si trattava “ Lui non va mai a scuola, a tue spese, ma
vuole che per lui tu paghi ogni giorno…Ma è una tua questione che non
intendo più che mi confonda la mente”
Così coinvolgendolo, in nome di un
trattamento equanime dei figli , quando lui mi aveva assicurato la sua
estraneità a tutto quanto intercorra tra me e Mohammad, , ne ho
forse incrementato la fiducia nei miei riguardi, e ho disinnescato
ulteriormente la sua ostilità irriducibile verso Mohammad.
Resta la sua sordità a comprenderne tutta la
debolezza tremenda, per cui trepido per Mohammad a notte già
fonda, afflitto dalla richiesta di Chandu, rimarcata dal padre, che mi ha
espresso stasera a chiare lettere “ A house”., per loro tutti quanti.
17 febbraio 2017
E' da martedì
che ogni giorno rincontro e rivedo Mohammad. Ed ogni giorno è un suo
nuovo capitolo che mi schiude il suo incanto. la sua
delicatezza sensibile, allo stremo di miseria ed affetto
Nel lasciarci, una
volta usato il mio computer, oggi ha scosso il capo quando gli ho chiesto
questa notte fino a che ora avesse dormito
“La mia vita è
spezzata. E la ragione è M.. Io non ti ho detto la verità finora.
Non sono io ad averla lasciata, è lei che mi ha lasciato per un
altro. Oggi mi ha telefonato di nuovo, ero felice sul momento, ma è
stato solo per chiedermi una ricarica del suo cellulare”.
“ Mohammad, comunque
ti ha telefonato”.
“ Ma è stato solo
per usarmi”
“ Anche tu
varie volte ti sei comportato così con lei, per evitare di essere dominato.
Forse ti ha telefonato anche per altre ragioni. Forse ha agito così
per nascondere che ancora ti cerca e ti vuole”
Ma Mohammad non si
dava scampo nella sua depressione.
“ La mia vita è già
finita. Ora vivo soltanto per dare aiuto alla mia famiglia trovando
un lavoro”
“ Non dire così,
alla tua età. In ogni caso potrai trovare prima o poi un’altra ragazza e di
che vivere.
“ Ti ricordi
quello che è detto nel Piccolo Principe? Cinquemila rose ha il giardino, ma
una sola è per te lei. Anche per te tra i tanti uno solo è Mohammad”
E come non dargli
ragione , tanto più nel suo doloroso incanto che avevo di fronte?
“ Le ho solo detto.
Ora il mio cuore è morto per te”.
“ Se è così,
l’importante Mohammad è allora seguitare ad amarla. Averla sempre dentro
nel cuore.
E non abbandonarsi a
simili pensieri. Anch’io, che sono vecchio, ho ancora una lunga vita
davanti, anche se tanto di meno della tua, e quella che ho di fronte
mi spaventa così tanto , che in Italia certi giorni ho pregato Dio che la
facesse finire immediatamente, che quello che stavo vivendo fosse il
mio ultimo giorno, il mio ultimo minuto, il mio ultimo secondo. Ma ora sono
qui, e non bisogna fare così.”
Ma il ragazzo mi
ascoltava senza darsi pace o trarne conforto., senza volerne sapere di
restare ancora in Khajuraho, dove terminata la scuola gli ho suggerito-
fosse solo per il suo bene o pure per irretirlo ancora nei nostri legami
d’affetto- di cercare un lavoro anche per poche migliaia di rupie,
pur di dare comunque sollievo economico alla sua famiglia, e iniziare a
trarne soddisfazione.
“ Sono importanti i
piccoli passi, Delhi o Mumbay dove dici di volere andare sono passi troppo
lunghi, ora per te. Qui dici di non voler più vivere, ma se sarà lo
stesso anche là, se le cose andranno avanti ancora così”.
Mi venivano alla
mente i discorsi dei lapkas di Khajuraho che ne incantavano la realtà agli
occhi dei loro conoscenti di Delhi, che sognavano soltanto di soggiornarvi
non appena fosse stato a loro possibile.
“ Erano solo idee.
La mia famiglia a quanto pare ha deciso di rientrare in Kanpur”
“ Ed allora
ricerca un lavoro se non in Kajuraho, in Kanpur, Non è
importante dove lo trovi , qui, a Rajnagar, Bamitha, Chhatarpur, Kanpur, l
importante è che tu cominci a fare qualcosa davvero per i tuoi, qualcosa
che di questo ti renda contento e ti faccia soffrire di meno a
causa di M.”
Ma erano già
extra-time i nostri discorsi, Mohammad doveva incontrarsi con uno dei
suoi tanti “fratelli” in Rajnagar, e non mi è restato che accompagnarlo fin
sull uscio di casa in un ultimo abbraccio.
Gli chiederò
stasera, quando ci rivedremo, se il suo cuore è davvero è certo che
lei non lo vuole più, o se è egli che non vuole più soffrire il
dolore di amarla, come si è riacutizzato all’odierna chiamata.
2
Quando l ho
ritrovato Mohamad ha voluto sedersi nel luogo più appartato del
giardino sul laghetto, per dare p sfogo alla disperazione più
sconsolata, e aprire un nuovo .capitolo per entrambi quanto mai limaccioso.
“ Dunque dici che
lei mi ama?- mio ha chiesto rasserenato inizialmente dalle mie parole sul
conto di M., che lasciavano sperare che lei stesse usando i suoi
stessi stratagemmi per difendersi dalla sofferenza del proprio amore,
non mostrandosi vulnerabile nel suo sentimento, per il tono
distaccato con cui lo aveva contattato.
“ Ma ora lei è a
Banda e ovunque vada non mi chiede più come prima “ posso andarci”? Mi
informa solo che ci andrà, capisci? C’è quel “ Can “, quel “ posso”
di differenza…”
“ Con quanto ha
sofferto a causa del padre per amarti…”
“ Mi ha detto che
sono il suo “first love”. Ma lei per me è la mia seconda ragazza.
Anche la prima si chiamava M. E sono io che l ho lasciata quando ho
lasciato Kanpur. Forse è una revenge di Dio che ora sia io ad essere
lasciato da una seconda M..
“ Mohammad
forse preferisci pensare che lei ti voglia lasciare, e che non ci sia
niente da fare, perché non vuoi soffrire quanto si deve soffrire per amore”
“ Quello che è certo
è che sposerò lei o nessun altra. Se non sposo lei voglio restare libero
come te.
Non voglio per
nessun altra finire pazzo come Majdun.”
Il suo riso è stata
una breve schiarita, prima che il ragazzo riprendesse i suoi accenti
più cupi.
“ Ma io non voglio
più vivere questo genere di vita senza speranze, senza potere fare niente
per i miei Lo sai , ogni giorno prendo dosi di veleno. penso a dove sia
possibile impiccarmi”
L’ho abbracciato
pregandolo di desistere da simili propositi, se vuole bene ai
suoi cari, di volere ciò che vogliono loro, che è che viva”
“ Piuttosto che
avere certi pensieri, lasciali, i tuoi, non pensare più a loro e scegli
l’avventura. Prendi il primo treno che capita, anche senza un solo soldo in
tasca. L’India te lo consente, di essere povero dovunque.”
“ Io sono stanco di
vivere in un mondo di amici e di parenti che sanno darti solo consigli.”
In un discorso in
cui mi sentivo io stesso chiamato in causa, e di cui cominciavo ad
avvertire un’ orchestrazione quanto mai fine, si è allora riferito
all’amico Abbas, come lui muslim, che quando suo padre si era
ammalato gli aveva messo a credito il riso che aveva comperato,
ciò che era servito alla sorella per la scuola, “pagherai quando
potrai”, gli aveva ripetuto, ma ora seguitava a esigere di riscuotere
l’ammontare del debito., “ quand’è che mi pagherai?” seguitando a
richiedergli con un’insistenza che lo prostrava.
“ Io quando mio
padre stava male, non ti ho detto della mia situazione difficile,
perché tu già soffrivi per il problema del visto che ti era rifiutato, non
volevo aggiungere al tuo dolore il mio”
“ Potevi parlarmene
, Mohammed. E-mi sono spinto a chiedergli, quant’è l’ammontare del debito?
Come mi aspettavo
proprio che facesse, ha inizialmente ricusato del tutto
di dirmelo, chiudendosi in un mutismo iniziale, quasi che fosse una
cosa che non mi riguardava , e che non me ne avesse affatto parlato
per chiedermi una volta ancora un aiuto economico, come già due giorni
prima per tagliarsi i capelli, il giorno avanti per la ricarica internet.
Poi su mia
insistenza, sempre confermando i miei orizzonti d’attesa, ha
ceduto sul suo segreto rivelandomi l’ammontare del grosso debito fino
all’ultima rupia.
Una cifra che si è
rivelata invece non esorbitante, “ one thousand thre hundred sixty rupees”,
che mi articolava come se gliel’avessi cavata di bocca.
“ Penso ora
di rivendere come usato il mio cellulare, ne resterò senza, ma che
importa… avrò indietro anche dei soldi…”
Avevo chiaro, nel
mio rovello, l impasse in cui mohammad mi aveva condotto del ricatto
che Mohammad da cui mi ero distaccato veniva profilandomi,
che mi lasciava sul posto costernato e senza parole, afflitto da un senso
di colpa che mi accomunava a tutti quanti nel momento del bisogno
avevano soltanto avvisi da dargli.
“ Per ora mi sento
solo di dirti di parlarne con Kailash., della sola tua situazione
economica”
Ogni aiuto che
recassi a Mohammad, pensavo in cuor mio, dovevo pur commisurarlo a quello
che recavo ai suoi figli, a tutte le rinunce che imponevo a loro,mentre K.
doveva pur rendersi conto da che fondo di stravolgimento e di
vulnerabilità fragilissima di cui salvaguardavo i suoi figli con la
salvaguardia del mio aiuto, mi parlava Mohammad.anche stasera,
E al ragazzo
seguitavo a restargli accanto in un mutismo che mi pesava colpevolmente.
“ Se è così, puoi
andare” rompeva egli il silenzio, con un’ uscita che io avevo la forza ora
di rigettargli contro
“ Il che, se lo
traduco vuol dire: te ne puoi andare se non intendi pagarmi il debito
che ora ho con Abbas”
“ Ora hai anche un
pensiero negativo nei miei confronti. Finisce sempre così quando finisco
per parlarti dei miei problemi. Io ho detto questo perchè ho visto che eri
triste. Ho capito, d’ora in poi ti dirò soltanto che sto bene e
mi mostrerò soltanto contento, anche se questa è forse la mia ultima
notte…”
L’ho scosso dicendo
che ora era troppo quanto mi stava dicendomi, che non era il caso di
tornare su certi propositi, tanto meno per una ragione del
genere, quale il debito contratto con Abbas, torturandomi, come non
gli ho esplicitato, con il senso di colpa di indurlo al suicidio se
non cedevo nuovamente alle sue richieste.
“ E vero, farò come
te, quando esageri, chiedo scuso e tornerò a parlare con parole più dolci e
meno forti”
“ Vedi per me il
problema non è l’ammontare della somma. E’ che non posso aiutare Kailash e
la sua famiglia senza aiutare prima mia madre, e che nell’aiutarti non
posso non tenere conto che i suoi figli non mi chiedono mai niente,
salvo Chandu, dieci, venti rupie al più ogni giorno,
cui ho negato già di comperare uno zaino nuovo scolastico, un i-pad come il
tuo”.
Mohammad si è
atteggiato come se comprendesse le mie ragioni, con il gesto di chi
si asciuga le lacrime e aspira per il naso, e ha conciliato che per
questa sera poteva bastare a sanare il suo sconforto quanto giù gli
avevo ripromesso per la ricarica internet.
“ Mohammad, nell
emergenza ti aiuto. Ma voglio ora l’accordo con Kailash”
Quando ne ho
accennato all’amico, confidando in ciò che si era ripromesso, di non
ingerirsi più di sua iniziativa in ciò che riguardava me e Mohammad, di non
volersi mostrare più geloso di ogni mio contatto con lui e con gente ricca
o importante, ha compreso bene di che si trattava “ Lui non va mai a
scuola, a tue spese, ma vuole che per lui tu paghi ogni giorno…Ma è una tua
questione che non intendo più che mi confonda la mente”
Così coinvolgendolo,
in nome di un trattamento equanime dei figli , quando lui mi aveva
assicurato la sua estraneità a tutto quanto intercorra tra me e Mohammad,
, ne ho forse incrementato la fiducia nei miei riguardi, e ho
disinnescato ulteriormente la sua ostilità irriducibile verso Mohammad.
Resta la sua sordità
a comprenderne tutta la debolezza tremenda, per cui trepido per
Mohammad a notte già fonda, afflitto dalla richiesta di Chandu, rimarcata
dal padre, che mi ha espresso stasera a chiare lettere “ A house”., per
loro tutti quanti.
. Solo il secondo
giorno dal mio arrivo in Khajuraho, mi sono deciso ad andare a ritrovare il
ragazzo Mohammad a casa sua, dopo uno scambio caloroso di saluti con
suo padre presso il suo spaccio di the,
portandoci la mano al cuore come è in uso tra gli islamici.
Il suo volto mi ha sbirciato felice di lato da un’anta del portale d’ingresso
nel cortiletto domestico, prima che
ci accogliessimo l uno tra le braccia dell’altro e io ne baciassi i lunghi
capelli scarruffati..
Mi ha fatto accomodare nella stanza da letto
prima di farmi gustare la frittata che si era cucinata in assenza della
madre, che è sopraggiunta di lì a poco con la sorella di Mohammad,
offrendomi a sua volta una tazza di the.
La sua mancata crescita ulteriore faceva
della sua meravigliosa bellezza
un’esilità fisica
assottigliata dalla
resistenza tenace del ragazzo
alla sua dolorosa miseria, la cui sofferenza era ancora in grado di ritrarsi dietro la
luminosità ridente del suo sguardo.
Sul suo smartphone mi ha mostrato le
fotografie che ha ideato con il
programma picsart, rifacendomi con la barba in un’istantanea che ha
ritoccato, riservando le confidenze a quando ci siamo ritrovati nel madhur cafe in riva al talab dei
nostri incontri trascorsi.
Lungo la strada, mentre trascorrevamo per
manjunagar mi ha ricordato che era il giorno di sAn Valentino, che ci
riuniva insieme “like two lovers”.
Mouskan mi diceva di averla lasciata, e di
non soffrire più della sua mancanza, ora supponeva che amasse un altro, ma
allora aveva lasciato il suo cuore come spezzato.
E c’era la miseria della sua situazione
familiare. Suo padre l’aveva
duramente picchiato il giorno precedente, mi mostrava i segni di una ferita
a una gamba, trattandolo non già come un figlio da mantenere, ma come una
bocca da sfamare che non provvedeva con il suo lavoro a sfamare la
famiglia. E in casa c’era solo di che mangiare, anche se per una settimana, che suo padre era
stato ammalato, avevano mangiato solo chiappati con del sale.
Ma suo padre non lo odiava, lo compativa,
oramai la sua mente vaneggiava, ritornando sempre sulle stesse questioni,
ed aveva un tremito alle gambe che
era un sintomo di quanto fosse invecchiato.
Non poteva dimenticare quanto aveva fatto
per lui, “ quand’ero piccolo e vedeva che volevo un giocattolo, me lo
acquistava solo per questo senza
curarsi del prezzo. Ero un principe, in kanpur”
Per questo ora non voleva più seguitare a
studiare e voleva vivere al solo
scopo di lavorare e di provvedere per i suoi cari. Sarebbe andato per
questo a Mumbay o a Delhi, più probabilmente a Mumbay, dove gli avevano detto che avrebbe potuto
guadagnare anche 18-000 rupie al mese, 600 al giorno, come cameriere.,
lavorando come cameriere. Nel resto delle 24 ore avrebbe svolto altro
lavoro, e così avrebbe potuto mettere da parte anche i soldi che servivano
a sposare sua sorella.
In Khajuraho non voleva sapere di restarvi,
per un lavoro in hotel per il quale poteva aspirare al più a 5.000 rupie.
E in
Italia?.........................................
Quando gli ho anticipato ad aerte che l
indomani mi sarei recato dal principal, per sapere del suo andamento
scolastico, mi ha anticipato che mi attendevano solo cattive notizie,
perché non era quasi mai andato a scuola.
Era quanto mi aspettavo di venire a
sapere, peccato per la sua mente
eccellente. Sapeva di avere avuto una mente d’eccezione, ma come pensare a
studiare, data la situazione familiare, e con il dolore che tutto fosse
finito tra lui e Mouskan.
Del resto quanti avevano in India terminato
gli studi superiori, che si erano visti costretti ad accettare un lavoro di
usciere.
Gli ho replicato che però cos’, terminando
la scuola con il solo attestato di
frequenza fino agli esami della decima classe in cui sarà respinto, si
escludeva la possibilità di essere assunto in tutti quei lavori che
richiedevano il superamento di tale esame.
Il
giorno seguente , sempre allo stesso caffè, mi ha parlato ancora come un credente,
quando gli ho detto che bruciaatasi alle spalle ogni prospettiva
scolastica, ora non gli restava che darsi da fare per trovare comunque un qualsiasi lavoro
Certo , occorre provare, Dio ti aiuta se Dio
aiuta.
Ma il giorno seguente, ieri, mi rivelava che
da due mesi non andava più alla preghiera del Venerdi, e che per tanti
motivi non credeva più in Dio.
Uno era che
al mondo vedeva i ricchi diventare sempre più ricchi, i poveri, come
lui, sempre più disgraziatamente povero, un altro era che non poteva
trovare Dio nella pietra di una
statua, come gli hindu che bagnavano di latte il lingam di Shiva, latte che
sarebbe stato meglio riservare a chi
lo mendicava, non a un dio che non ne ha bisogno, al pari delle
candele delle chiese cristiane, che avrebbero meglio servito a illuminare
le case dei poveri, o i drappi che i muslim stendevano sui catafalchi degli
uomini santi, che sarebbe stato meglio utilizzare per ricoprire chi patisca
freddo d’inverno.
Si era iniziato parlando del bambino di
Khajuraho vecchia che era stato ritrovato assassinato in fondo ad un pozzo.
Mohammad ha asserito che occorreva fare come
in Arabia Saudita, dove i criminali si uccidendo senza pietà, decapitandoli, o si taglia
loro la mano se sono stati dei ladri. Murk era stato Gandhi a respingere la
legge del taglione, sostenendo che
così saremmo rimasti tutti senza occhi, una versione hindu del chi è senza
peccato scagli la prima pietra. Ma un impeccabile a dispetto di ogni
evidenza, non essendo più andato a scuola senza essersi dato da fare per
niente per aiutare i suoi cari con cui si sente in debito in eccesso,
Mohammad evidentemente seguita a considerarsi
Mohammad ed i pandit
Dopo essere sopraggiunto nella mia
stanza nel primo pomeriggio, disponendosi al computer per
consultare un oroscopo mentr’io finalmente mi risolvevo a riordinare i miei
libri, Mohammad m’ha raggiunto al Madhur Cafe quando erano già
passate le sette, dopo che avevo tardato a un primo appuntamento.
Il suo umore seguitava come il giorno
precedente a stazionare al di sopra delle voragini della sua
depressione, riuscendo a scherzare dei suoi umori suicidari, sempre che
fosse ben chiaro che era “ allegro di fuori e triste di dentro”
Mi chiedeva come, tanto per esordire, quanto
tempo richiedesse un veleno a fare effetto, se ve ne fossero in vendita
nelle farmacie di Khajiraho, e se un dottore potesse prescriverlo.
Non dando seguito a tali discorsi,
serrandolo in un abbraccio quando ritornava sui suoi passi rispetto alle
centraline elettriche doveva diceva di volersi andare a
fulminare, puntualizzavo la sua situazione, dicendogli che doveva
chiarirmi definitivamente se egli fosse intenzionato a smettere di studiare
e suo padre di mandarlo a lavorare ritornando insieme con tutta la famiglia
in Kanpur, o se il padre voleva che seguitasse gli studi, ripetendo l’esame
finale della decima classe, nel qual caso , fosse restato in Khajuraho, si
dava l eventualità che ne sostenessi di nuovo l iscrizione come ripetente.
Mohammad mi ripeteva che non era più possibile se non che
presenziasse agli esami prossimi per il solo rilascio dell’attestato di
frequenza.
( Così tra due mesi finirò di essere
un costo per te
Mohammad quando te ne andrai sarà
più ciò che ho da perdere di quel che risparmio)
Si nostri discorsi scivolavano
sull’incapacità a suo dire degli uomini di rendersi conto degli errori
che commettono, il suo essendo stato quello di essersi
innamorato di M.-
“ Secondo la mia opinione il tuo vero errore
Mohammad è stato quello di vivere solo della tua situazione di sofferenza e
che tanto più ne soffrivi più ne eri vittima, perdendo con la scuola la
possibilità di vivere d’altro. Tu mi hai detto che siamo parte del
mondo. Studiare i numeri, i pianeti, gli animali, le piante, Storia e
Geografia ti avrebbe aiutato a vivere di più la vita degli altri, e a
sentire meno il tuo dolore; Con la scuola non hai perso solo un titolo di
studio, la possibilità di un lavoro migliore”
Ma tutti non hanno il tuo cuore e la tua
mente” ha ripiegato il ragazzo, che pur sa della sua eccellenza mentale.
Del suo fervore, nel bene e nel male, me ne
avrebbe dato riprova di lì a poco, divertendomi con . la storia di
quattro sue disfide a pandit hindu.
“ Chiesi una volta a un pandit se trovava in
lui conferma che Brahma fosse il creatore del mondo, anche degli altri dei.
E’ così, no?
“ Certo, per lo più è così, lìho
incoraggiato:
“ Ed ho chiesto ancora al pandit se fosse
vero che nel creare il mondo fosse uscito da un fiore di loto. Se era così,
come poteva avere creato tutte le cose , se era nato da un fiore di loto
precedente?
“ E il pandit?
“ Mi ha detto che la risposta al mio quesito
era senz’altro nella Bagavadghita!”
Mohammad passava quindi a contemplarsi in un
successivo trionfo di una sua disfida a un bramino
“ Di che religione è gli ho domandato? “
Hindu” mi ha naturalmente risposto. “ Ma come fa a dirlo se nella Gita, nei
Veda , nel Mahabaratha e nel Ramayana la parola non ricorre mai?
“ Certo”
“ Il nome esatto della loro religione è
sanathan, che vuol dire “ Vero”
“ Sanathan Dharma , Appunto”
Ma il caso più bello è stato quando a
un altro pandit ho chiesto perché mai noi muslim veniamo sepolti e loro
hindu finiscono bruciati. Secondo te, perché?
“ Forse perché voi amate di più la vostra
terra”
“ Questa è un’altra storia. Dimmi, i tesori
di perle, preziosi, dove finiscono nascosti? Sottoterra.
E la spazzatura, i rifiuti, dove finiscono
in polvere, una volta bruciati?”
Mohammad era come se stesse ancora
assaporando in diretta quella sua insolente disfatta di quel pandit.
Poi , ha intrapreso una serie di considerazioni che apparivano senza
capo né approdo. Era vero che nei Paesi occidentali v’erano padri che si
accoppiavano con le figlie? Come in tutti i paesi del mondo, gli ho
replicato. E l’America era il paese dove si mangia più carne di maiale? Non
sapevo che dirgli, certo che se ne consuma parecchia.
“ Vedi, mi ha detto, come se ci stesse di
fronte una di quelle famigliole di porci di cui abbandonano le contrade di
Khajuraho, i maiali non fanno differenza tra moglie e figlia. E che noi
assumiamo i comportamenti degli animali che mangiamo. Noi muslim- ha
seguitato con un tono tra il divertito e il faceto di chi ti dice cose di
cui non ti farà mai sapere quanto ci creda o meno, non mangiamo carne di
maiale. Mangiamo solo carne di animali innocenti, inoffensivi: galline,
pecore, montoni, bufali, animali erbivori. E non facciamo male a nessuno.
Gli hindu mangiano invece carne di animali carnivori, e sono come loro
pericolosi…”
Lo interpellerà il caro ragazzo, su le tante
cose che mi ha detto di avere ritrovato di buono nel Corano.
Eravamo già ai congedi quando il ragazzo ha
soggiunto
“ Ma ora devo darti una cattiva
notizia. Da domani non potrò telefonarti perché la ricarica
della sim card mio smartphone sarà finita”
“ Mohammad, certamente non sei un
free-booy” commentavo la sua richiesta giornaliera di un mio
sovvenzionamento, dopo avere eluso quella a più riprese di un paio di
scarponcini militari in luogo dei soli sandali, quella che gli
saldassi il debito contratto con il negozio di Abbas mentre il
padre era malato, ed avergli invece pagato il secondo giorno il
taglio dei capelli e l’altra sera la ricarica internet.
E come se non bastasse quanto gli concedevo,
ero io stesso che a dispetto del testa o croce che vedeva prevalere l
opzione più economica del Madhur Cafe, , concludevo la nostra
serata con un secondo spuntino al Lassi corner, lui ordinando paneer onion paratha
e lassi, io honey banana paratha e Coca Cola.
20 febbraio 2017
Che dolce languore ora assonna i miei
giorni,
qui ove mi riconduce servitù d’amore,
nel sole che intorpidisce con la lena
gli affanni,
leniti gli attriti e gli screzi,
sopita l’inanità di intenti,
qui ora al largo dell’esistenza, tra
le pareti domestiche, dei flutti di morte del ventre degli inferi,
da ogni angoscia
soggiacente di cui era folle la mente
soggiacente remota tra le pareti
di casa che al fine lasciasti /nei fondali divenuti remoti, /
dove tra gli ultimi e ai piccoli dare
vita ai grandi pensieri ,
liberato da ogni angoscia
soggiacente di cui era folle la mente
nel godere di ogni cosa mentre tu la
stia la stai si sta vivendo,
degli occhi stellari di Chandu che tornano a
cercarti di nuovo solo per altre dieci rupie,
“ one plus zero zero “ la sua mente indiana
dopo avere invano tentato a chiederti,
tra il viavai del trepestio per Amausia sui
passi di danza
la tua mente, ipnotica,, che come
la sua,
che ora non sa che incantarsi di una
luce perpetua,
qui pur dove
caduto ogni mormorio di auree brezze
con la ruota che nel mela round
ricompie il suo giro di luce
tace la distesa della pianura ove già
il grano rifulge/ s’indora
gli stupri di bimbi aggallanti nei pozzi
Né cessarono uomini e animali di berne alle
acque bere alle fonti,
o le adombrarono con i campi di rami e di
foglie,
non altro gloria oltre le
nubi e gli astri o nei casolari e tra i campi
che al fuoco nel freddo o all’ombra nella
calura il ridursi memore
e tra il viavai per Amausia ( Shivaratri
)sui passi di danza
anche se cantiamo per sordi, e non
risponde la giungla,
intanto raccogliamo endo la
residua voce a che diciamo lo stesso
pur pochi versi soltanto
della fine degli infelici amori di Mohammad
il cui eccesso di cui
rabbrividisci ai tuoi trascorsi /che ti rammemora i tuoi
per un nulla non fu la stessa sua fine,
appesosi ad un gancio, nei
farmaci cercando un veleno letale,
.
Come profetica fu l’ansia dei versi
quando per lui, mio piccolo
principe,
fra ogni altro ragazzo il più bello e
da te amato di tutti,
paventavano il dipartirsi per la sua rosa
nel più lontanante dei viaggi.
“Ora è la morte che mi è amica ”/
“ Ora è con la morte che ho amicizia “
sospira superstite tra il lucore
lacustre/ il suo sospiro superstite tra il lucore lacustre
Divenuta invalicabile per sempre
Nello specchio rotto ch’ora è la sua vita
sullo smartphone una Lakshmana rekha.
insuperabile
separando ora la sua
dall imago di lei
finchè in lacrime s’infrange anche la
sua estrema illusione
all’averla vista con un altro, che con
lui si baciava
“a torto le ripetei io ti lascio,
io che non posso vivere senza di lei,
di lei nei suoi ok senza più amore,
come Dio che si fa gioco di me, della
mia povera vita,
ed ora me ne andrò lontano da qui in Kanpur,
senza più fare ritorno,
dal mio amico gemello di me di un’ora più
giovane,
da lui e dai suoi che mi amano tanto,
o con il mio amore di lei io
distruggerò la mia vita,
avranno fine tre poco i miei giorni”
Cui sono un appiglio ora gli esami,
al cui esito perché abbia un futuro,
con la virtù lo addestri inyano all inganno,
nel tacito assenso nel dissenso a che copi
le prove
dopo avergli/ne invano corrisposto pagato gli
studi
fu per il troppo suo patimento degli affanni
di amore e miseria
la sua scusante tra le tue braccia
e invano richiamandolo ,
sedatone il tormento,
nell ipnosi a una tepida calura di ogni
furia del sangue
con gli armenti fai ritorno al tramonto
sulle tra le selve di grano
tra i bufali e le capre camuse saziate dai
pascoli,
ricolmi dello scorrere d’acque i rivi
tralucenti,
tramati di viridi chiome i fondali i declivi
nel declino del sole più abbagliante,
Cerere e Bacco, Shiva o Parvati,
e voi o Divini celesti,
Cerere e Bacco, Parvati o Shiva,
Padre dei nostri ritrovati giorni,
e date Voi date
ascolto siate luce nella sua luce morente ai voti umani,
O Divini celesti, nel al nostro ritorno dalle
fiere e dai campi
Di nuovo sperando
“La mente di papà cambia”
“La mente di papà cambia”, soggiungeva
Ajay ieri sera nel Lassi corner, concordando con quanto gli
avevo detto su Kailash, sintonizzandosi sulla stessa lunghezza
d’onda dei miei discorsi.. che i giorni avanti mi aveva pregato che non
chiedessi di intraprendere nulla alla sua mente, talmente era debole e
confusa. come mi avvertiva perché non neesasperassila situazione critica
Che non la risvegliassi, per il suo bene, dal torpore che ne sedava
l’angoscia. Si era limitato a ricordarmi due discorsi che ne avevano
acuito lo l’avevano indotta al suo stato di sofferenza in
corso, il primo erano state le mie parole, riferite alla mia disponibilità
ad aiutare il padre di Mohammad che egli stesso aveva
sollecitato, che in India se porgi un dito ti si prende l intero braccio,
un’asserzione che aveva sentito chiamarlo in causa, e il secondo di tali
discorsi era stato rappresentato da quanto gli aveva prefigurato un
conoscente del suo futuro, che se fosse venuto meno il mio aiuto si
sarebbe ritrovato senza niente. Come altre volte quando i giorni a
venire lo sconfortano, si era appigliato al presagio di avere poco da
vivere, che gli sarei lungamente sopravvissuto. Un vano insistere
chiedergli più dei compiti che si era assunto ogni giorno, di assicurare la
frequenza agli esami di Chandu e il suo stazionamento fino a sera tarda in
negozio, che gli è consentito dal pranzo di cui lo fornisce Ajay,
evitandone il rientro a casa, cui farebbe fatalmente seguito una
siesta pomeridiana, in cui si appisola invece dentro il negozio, tra
un’acccolita e l altra degli amici che vi sopraggiungono a giocare a ludo.
Inutilmente l ho incalzato perché quando Chandu non aveva esami o
avesse finito di sostenerli, il mattino presto utilizzasse l’autorickshaw
per cercare clienti tra i viaggiatori in arrivo con i treni da Delhi o
Varanasi del primo mattino, destinando meno tempo ad un negozio che offre
così poco guadagno.Ma Kailash era apparso rinfrancato dopo la puja di
sabato mattina al dio Hanuman, prima della quale mi ha pregato di non
toccarlo, che non lo contaminassi poiché si era fatto appena purificato
facendo la doccia, e aveva più spirito di iniziativa e meno remore
nell’affrontare le migliorie del negozio di handicrafts , e nel trasporvi
in un punto d’incontro il centro viaggi, una iniziativa
che davvero è il caso di non lasciare finire nel niente, dato che davvero,
com’è scritto nella targa ulteriore oltre quella che sta già sullo show
case, e che avevo dovuto andare a richiedere con Ajay, come l
ulteriore che sarà accampata di lato all ingresso, da me composta in
titolo e immagini e sottoposta alla sua revisione,“ è il più specializzato
quanto agli splendidi centri nei dintorni di Khajuraho del Madhya ed Uttar
Pradesh”., Oggi pur essendo Holi, l’ho ritrovato all ‘opera con il
falegname abituale nell installare nel negozio la scaffalatura che era
situata nell’ ufficio, e che vi aveva prelevato insieme con la panca
che campeggiava davanti. L’allestimento del negozio ora consente di
dispiegare più mercanzie in vista, sciarpe, kurti e ali Baba trousers
che prima erano nascosti sotto le sari e dunque inutilmente ammucchiati,
e di ostentare più abbondanza al cliente.
E ieri sera mi ha messo in
contatto con un conducente di taxi che per 2.500 rupie mi ha assicurato
l’andata e il rientro del nostro viaggio di ritorno a Vyas Badora. Come è
stata lucida la sua mente concreta nel fare resistenza alle mie
proposte più avventate o peregrine , quali quelle di appendere cartelli segnaletici
sulle piante di fronte, o trasferire quasi di sana pianta l ufficio nel
negozio, sminuendolo a rigatteria residuale d’accatto.
Ma ora resta ancora da contattare da parte
sua un pittore che sul negozio di handicrafts con i colori della
bandiera nazionale, il verde, il bianco, l’arancione, disegni l insegna
MADE IN INDIA, per il Bapu cultura tours è da realizzare un ulteriore
cartello che rechi indicati i principali itinerari proposti nei dintorni di
Khajuraho, dopo Holi è giocoforza recarci a Chhatarpur per
regolarizzare la mia posizione in casa sua con la trasformazione in
un home stay dove io figuri risiedere permanentemente della casa del padre
in byathal, di sua proprietà, dove potremmo accogliere chi volesse
venire a trovarci e fare esperienza di come effettivamente si viva nell’
India rurale.
Sono trascorse oramai già quasi due
settimane da che Mohammad mi ha detto sull orlo del pianto
della fine del suo amore per Mouskan, per averla vista
che baciava un altro nel parco della fiera di Khajuraho. La sua mente tra
vaghi intenti punitivi e suicidari già stava allora
cercando di reagire e di porsi al riparo dall impatto dello shock
del suo trauma amoroso, vagheggiando di fare rientro in Kanpur presso
la famiglia che lo ha caro del suo amico del cuore, per lui come un gemello
essendo nato solo un’ ora dopo di lui, riproponendosi di devolvere l
intera sua vita ai suoi familiari, senza mai sposarsi con
nessun ’altra.
Ho ritenuto bene stargli vicino senza dirgli
niente, limitandomi e raccoglierne il dolore con il mio affetto.
Le sole parole che alla fine ho ritenuto
potesse essere bene che gli dicessi, era che stava piangendo
fine di un amore che era già cessato da tempo, se era vero che si era
già colpevolizzato a suo tempo di averle detto che la lasciava, e che
le parole di lei erano divenute sempre più fredde,
Non gli chiedevo più se poteva per ogni libertà che
intendeva assumersi, si limitatava a prendere atto di ogni sua
risoluzione possibile.
Due giorni dopo poteva già dirmi che ero
stato l antivurus che era riuscito a scacciare dalla sua mente il
pensiero di lei, del quale non ne sapeva più niente, per il quale non
c’era più spazio nella sua memoria interiore.
L impegno almeno a presenziare a ogni prova
degli esami di stato del decimo anno, gli amici con i quali si è ritrovato
ogni giorno sul prato della fiera, o con i quali a velocità troppo
elevate per la sua età si è sbizzarrito in motocicletta tra
Chhatarpur e Ajaygar, Panna, hanno giovato a saturare la
ferita della perdita, mentre sui solchi di tale suo dolore
venivano a sovrapporsi quelli della miseria in cui la sua famiglia
era riprecipitata, e della sua depressione conseguente, da che il padre
aveva pensato bene di smettere di vendere the, senza che
riuscisse a trovare chi gli affidasse come conducente un proprio
autorickshaw. E il consiglio di Kailash, dato direttamente a suo
padre, che chiedesse alla madre del Raja se poteva lasciargli
in affitto uno dei suoi negozi che fronteggia il Museo,
che avrei provveduto io personalmente alle spese di avvio, era caduto nel
vuoto dell’atteggiamento umorale dell’anziana signora, che in tutta
risposta aveva detto di non volerne sapere per ora di affittarlo e
che non intendeva affatto parlarne-
Per darsi da fare, ed è un gran bene che
così esca da un giro solo di idee, si è messo a trafficare sul serio
nella rivendita di i-phone e smart-phone di seconda mano , ricavandone per
ora però non più di 230 rupie.
E Abbaz e i suoi fratelli gli hanno
ripromesso di aiutarlo nell essere assunto in una fabbrica di cosmetici
dell Uttar Pradesh, per quanto tali impegni possono valere ed essere
onorati.
Ripensando al suo passato o Mohammad
mi ha detto di vagheggiare come un’età dell oro quand’era piccolo in
Kanpur, ed il padre gli comperava ogni giocattolo per il semplice fatto che
glielo chiedeva, e non aveva per la testa i problemi che ora
l’affligono.
Ero stato prima povero, sono diventato
ricco, lo sono stato di meno da che è nata mia sorella, ed ora mi ritrovo
senza niente.
Ma con la mente eccellente che si
ritrova confida un giorno di ritrovarsi davvero ricco.
Allora, ripensando alla sua situazione
attuale, metterà da parte tutto il denaro guadagnato, e non vorrà sprecarne
nemmeno una rupia, per non ritrovarsi nel medesimo stato.
“ Mohammad penserai allora che questa è
stata la tua vera vita, e che mai sarà più bella”.
E non mi sposerò, sarò libero come te”
“ Mohammad , io non sono libero come tu
credi”.
“ E ti comprerò una Ferrari, promesso”..
La mente di un ricco
“E’ come il tempo che sto cambiando”, ho detto
a Kailash quando al vedermi nello stato in cui ero sopraggiunto nel suo
negozio, ha inteso immediatamente che mi sono venuto intristendo, per i
sacrifici che mi impongono le spese inderogabili, quali la rinuncia ad un
ufficio e la fine in una rimessa del centro viaggi di cui lui è titolare,
con l'accantonamento di decine e decine di itinerari meravigliosi in
un'India sconosciuta, mentre lui permane indisponibile a quanto in concreto
possa almeno alleviarli.
“E’ per il matrimonio che M. ha detto che ti
avrebbe arrangiato? " l'amico ha tentato di indovinare, rivelando il
suo sconcerto, più che il mio, per il fatto che il proprietario dell’home
stay presso il quale deve figurare che alloggio per le autorità di polizia
locale, di fronte alle difficoltà che gli aveva riferito quanto al mio
ottenimento di un visto, gli avesse suggerito un mio matrimonio combinato
con una donna indiana compiacente, che avrebbe potuto assicurare di persona
per 20.000 rupie.
“Qualche fotografia, gli atti, poi la rimandi
al villaggio, e ti tieni il tuo visto continuativo”
Tra una sua chiacchiera e l’altra faceta e
gioviale, sul fatto che anche lui disponga di un passaporto europeo come il
mio che gli adducevo, ora che vive tra l Europa e l India e gode della
doppia cittadinanza, e quanto alle mie conoscenze dell’India che mi fanno
per lui più indiano di un indiano, anche per il suo nuovo aspetto barbuto e
il suo volto più disteso e bello era riuscito a farmi rimuovere dalla mente
ciò che successe oltre dieci anni or sono, quando insieme al mio Istituto e
ad alcuni miei allievi collaboravo con la scuola privata che tentava di
allestire in Khajuraho, ed una e- mail trasmessami furtivamente mi mise in
guardia sul suo conto.
“Hiiiii dear don’t send any money to your *j
please ...because he is trying to cheat you, p[lease don’t believe him
because I know him very well ...the school is his side business ...so
please be careful ....
Sunita ...”
Ora chi allora mi aveva avanzato la richiesta
di inoltrargli un importo in euro per un totale di 89.000 rupie, per
l’acquisto di un lettore di dvd, di un televisore, di un personal e di un
home computer, poteva esaltarsi al cospetto della mia miseria che non mi
consente di progettare qui altro viaggio che il rientro dall India, di
essere stato appena di ritorno dal Canada, e di essere sul piede di
partenza per Taiwan, ed a Kailash di avere terreni su terreni in India, un
po’ dappertutto, in Chhatarpur come in Bangalore, rivelando a entrambi di
essere in procinto di edificare in Khajuraho un hotel a 5 stelle.
Chissà con che beneficio per i bambini di Dio
di cui allora si professava un insegnante devoto, nel suo impegno per farli
sfuggire come lui dalla sua povertà originaria, che era il discorso
fondativo dei suoi intenti educativi che mi aveva allora talmente
ingenuamente commosso.
“Nel cuore dell India, recitava candidamente,
nello Stato del Madhya Pradesh c’è un bel villaggio di nome Khajuraho. Nel
1980 vi viveva una famiglia davvero molto povera, c’ erano cinque bambini
che ne facevano parte, quattro maschi ed una femmina. I genitori erano
gente onesta che lavorava duro, la loro situazione era davvero molto misera
Vivevano tutti quanti in una piccola capanna, dormivano sull’erba e
dividevano poco cibo tra loro. Credevano in un onesto e duro lavoro, mai
elemosinando come mendicanti, o andando al seguito dei turisti e chiedendo
denaro. I genitori lavoravano giorno e notte per guadagnare il denaro per
mandare a scuola i figli ogni giorno, E quando i figli si accorsero della
situazione dei genitori, collaborarono con essi e studiarono davvero a
fondo. I genitori aprirono poi un piccolo negozio di the e cominciarono a
vendere the lungo le strade, il padre preparava il the, la madre lavava le
tazze, il loro figlio
più grande li aiutava e lavorava anch’ egli
davvero duramente nel negozio. La sua infanzia gli aveva lasciato un senso
davvero forte della sua sofferenza, e quando crebbe non volle che altri
bambini soffrissero come lui aveva sofferto” Fino all’arrivo della
straniera benefica….
…“ La storia non finisce come lui la racconta,
mi diceva Kailash, poi la donna che sposi se la rimandi indietro
protesterà, e tu dovrai mantenerla per tutta la sua vita. Rischi di finire
in galera se ci sono litigi…”
“ Non hai bisogno di dirmi oltre quanto è una
cattiva idea”
“ He has rich mind ..
“
Ha la mente del ricco “ iformulavo, nel mio sconforto di come invece
finiscono ad una ad una le nostre cose più belle., come la nostra pratica
di viaggio nei dintorni più splendidi del Madhya e Uttar Pradesh.
A common man
Quando ieri ci siamo ritrovati al Lassi
Corner poi al Madhur Cafè Mohammad era ancora impietrito dalla
depressione che oscurava tutta la bellezza del suo volto. Sul suo
smartphone ha voluto che sentissi un brano di Gloomy Sunday ,
l’ Hungarian Suicide Song che aveva ascoltato perché gli desse
la morte . Di nuovo a sconvolgerlo era stata la richiesta
che la sua famiglia saldasse il debito che aveva contratto presso il
negozio di Abbaz, quando il padre si era ammalato e per due settimane
non aveva venduto the, una intimazione che Abbaz aveva dovuto
rinnovare su sollecitazione manesca del padre, inquietato dalle voci
che il padre di Mohammad faccia ritorno tra poco con tutta la famiglia in
Kanpur non appena questi abbia concluso di sostenere gli esami.
Perché lo aiutassi a saldare il debito
Mohammad si era offerto di rivendermi uno smartphone usato , il che
ho rifiutato, preferendo trasmettergli in perdita a poco a poco l importo
del Kargià, 1360 rupie come ricordavo benissimo, che effettuare
un acquisto che di certo sarebbe per me per quanto vantaggioso,
e a me indispensabile, ( visto che la mia fotocamera sfoca gran parte delle
immagini che riprendo nelle mie ricerche sui templi hindu, quale
quella sui mandir di Vyas Badsora in cui sono stato di ritorno la
settimana scorsa), ma il cui ammontare tuttavia esorbita le mie attuali
possibilità, come Mohammad sa bene per la connessione lenta ad
internet cui ho dovuto ridurmi che ha verificato di persona, in una
Khajuraho di cui mi precludo anche la visita ai templi o la
frequentazione dei ristoranti, o il recarmi altrove che nei villaggi
circostanti in bicicletta, sicché l’unica uscita preventivata fino a fine
mese è quella con Ajay quando abbia cessato gli esami, per andarlo ad
aiutare a mietere il grano dei campi del nonno.
L’Hungarian suicide Song era una
tetraggine per archi cui gli mostravo che riuscivo benissimo a sopravvivere,
mentre a poco a poco Mohammad si veniva riprendendo dalla sua disperazione,
e tornava a illuminarsi negli occhi che mi rilucevano.
Era un pomeriggio bellissimo, il talab
era incantevole, insieme stavamo benissimo, che pensasse che la vita
era innanzitutto questo nostro meraviglioso presente, che confidasse che
come lui e i suoi famigliari ora in un modo ora nell’altro ce l’avevano
fatta fino a tutto ieri, ora con l aiuto di questi, ora di
quell’altro, ora grazie alle mie ulteriori rupie per il vitto, ora
grazie a un matrimonio di cui erano stati partecipi, ce l’avrebbero fatta
fino a quando lui sicuramente li avrebbe ricondotti alla perduta ricchezza,
allorché, Mohammad mi riprometteva ancora, tornando al sorriso,
per gratitudine mi avrebbe acquistato una Ferrari. L importante era
arrivare fino al giorno della settimana ventura, in cui finiti gli esami,
mi avrebbe dolorosamente lasciato per rientrare a Kanpur, dove
gli era stato ripromesso un lavoro in un negozio.
Era inutile che per consolarmi mi
ripromettesse che ogni due o tre settimane sarebbe tornato a
trovarmi, sapevo già che con gli amici che avrebbe ritrovato si sarebbe
lenita la mancanza di me, e che il lavoro se l’avesse trovato non gli
avrebbe lasciato margini per volgersi indietro, come ricordavo bene
quante poche volte mi aveva cercato durante il prolungarsi della mia
permanenza in Italia.
“ Ma è la lontananza che da valore alle
persone”
“ Mohammad non soffriamo la mancanza delle
persone care allo stesso modo. I miei cari in Italia non mi mancano come mi
manca Chandu quando sono così lontano da lui”
Ma le mie parole si perdevano nel
sopravvenire nelle sue di considerazioni più ironiche.
“ In realtà tu stai già pensando che come me
ne sarò andato da Khajuraho, non avrai più da spendere per me ogni
giorno. Ti ricordo a proposito che domani devo ricaricare
internet”
E come no, perché credeva che poc’anzi
l’avessi esortato a vedere che tutto il suo dolore era solo una questione
di denaro, e che non doveva lasciare che la considerazione del
denaro gli uccidesse l’anima? Che cos’era la sua, la mia depressione, che
solo i farmaci stavano sedandomi, se non il subentrare del denaro a
ogni ragione affettiva, a ogni voce d’amore, sino agli estremi di cui
gli aveva dato prova suo padre, quando l’aveva disconosciuto come figlio
perché era solo una bocca da sfamare, sino a dover io evitare troppe volte
di pensare l’adagio schopenhaueriano, obiit anus, abiit onus, . di fronte
all’eventualità che mia madre possa diventare centenaria.
A Mohammad tacevo e risparmiavo tale
mia crudezza interiore, tale spietatezza delle ragioni vitali, per lasciare
che i nostri discorsi defluissero dove li conduceva la sua
perentorietà, che lo faceva certo che il Bjp a valanga nel
suo Uttar Pradesh dove non era mai stato competitivo avesse vinto
travolgentemente con il voto elettronico truccato, che una
pallottola di un terrorista avrebbe raggiunto prima o poi il nuovo
primo ministro, se non avesse receduto dai suoi intenti recenti di situare
una statua di Ganesha e di non ricordo più che dea di fronte a ogni
moschea, di farr un induista di ogni muslim, Quanto a lui, come potevo
mettere in dubbio, nel professargli che per il resto mi era di una
credibilità assoluta, che avesse visto due preta o fantasmi su un albero
della giungla poco distante da casa, e che avesse assistito a 5 omicidi in
Kanpur?.
“ Mio padre ne ha visti almeno una
trentina,, durante i giorni di Ayodhia, nel 1992… Tutti ora dicono
che è una persona gentile, ma non era così un tempo, prima di sposarsi…”
Così, non avendo io mai visto dei preta o
commettere un omicidio non potevo dirmi completo come lui. Ed avevo
mai guardato filmati porno?
Al mio diniego altrettanto categorico quanto
platealmente inattendibile, Mohammad replicava che rifiutava di
credermi, anche se non riteneva certo che potessi essere afflitto da sexual
addiction come lo straniero che aveva casa in Sewagran, e che vi faceva
convenire bambini e ragazzi a ogni ora del giorno.
“Sai cos’è il sesso orale? “ Al mio annuire
seguitava “ Pagava 50 rupie ogni ragazzo con cui lo faceva, Un mio amico mi
ha chiesto se volevo parteciparvi. Non sono interessato, gli ho risposto.
Con lui ha fatto anche il sesso anale”
“ Solo per 50 rupie?
“ Solo per 50 rupie. Io non ci sono
stato, io sono vergine e voglio arrivare tale al mio matrimonio”
In precedenza mentre si risolveva a
bere la Coca, mi aveva detto che un uomo in una bottiglietta vi aveva
versato il suo sangue infetto da HIV, dopo avere avuto rapporti non
protetti da condor con una donna”
“ Mohammad ma tu sai tutto di tutto”
“ Tanti mi chiedono come sia possibile che
sappia così tante cose senza averne fatta esperienza diretta”
Possibile, possibile Mohammad, come attesta la
tua purezza che rifugge da ogni termine che non sia scientifico quanto al
sesso, eccettuata la masturbazione.
Ne ho ripreso la denominazione verbale in
hindi che mi hai insegnato, moti karnà, quando oggi ho irriso coloro che
vorrebbero fare credere che i Vip venerabili, un Narendra Modi, tanto
per fare un nome, non vi abbiano mai fatto ricorso, o possano mai essersi
consentiti divagazioni pornografiche.
“ Ma tu sei a common
man, un uomo comune”, il ragazzo mi ha fulminato esaltandomi.
21 marzo 2017
Una separazione che non è un abbandono
Mohammad è oramai al termine delle
prove d’esame, dopo di che lascerà Khajuraho per Kanpur,
perlustrandone la situazione ed anticipandovi il rientro della sua
famiglia, se il padre non troverà un negozio da affittare in
Khajuraho. Egli non confida più nella disponibilità a concederglielo del
Raja e della sua singolare madre, costoro sono hindu mentre la sua famiglia
è musulmana, e una volta che la madre del Raja abbia di che essere
scontenta dell’affittuario e non intenda più prorogare l’affitto, chiude
con il lucchetto il negozio con tutte le mercanzie e il mobilio e le
attrezzature che contiene e non rilascia più nulla..
Giorni fa gli ha telefonato Mouskan
scongiurandolo di non andarsene, che così le toglie la vita.
L’ho esortato a ricontattarla, per dirle che
la lasciato perché vi è obbligato dalla sua situazione familiare, ma
che lei resta sempre nel suo cuore, tanto più dopo che ha
accertato che non era lei la ragazza che ha visto baciarsi con un altro al
luna park, come gli è stato sincerato e l’ha indotto a credere un
astrologo che ha consultato.
Mohammad ha scosso il capo e mi ha detto che
non è il caso, perché Mouskan non intende ragioni, e
contattarla lo farebbe solo riprecipitare nella follia dell’amore di
lei. Gli ho detto allora quanto mi dispiaceva per entrambi loro due, non
solo per me e per lui, che lasciasse Khajuraho, e che accertasse
se veramente non gli era possibile trovarvi lavoro.
Era comunque una retribuzione troppo bassa
quella che poteva sperare di ricevere in hotel, non più di 3.000 o
4.000 rupie.
Mi ha quindi confidato le
circostanze in cui, tre anni or sono, è nato il loro amore.
Lei aveva subito nella vicina Rajnagar
un grave incidente in motocicletta , e avev a perso molto sangue,
per cui occorreva una trasfusione. Per fortuna il gruppo sanguigno di
Mohammad era lo stesso di Mouskan, solo che per effettuare la trasfusione
occorreva l’ autorizzazione del padre di Mohammad. Il ragazzo aveva
lungamente pregato il medico di procedere lo stesso, e la sua
sottoscrizione al fine era valsa a consentire la trasfusione del suo sangue
in quello di Mouskan.
“ Perché l’hai fatto? “ la ragazza gli aveva
chiesto al termine, e la sua risposta era stata semplicemente “ Perché ti
amo”, al che Mouskan gli aveva carezzato i capelli, e dato un bacio. Poi
“Per lei darei gli stessi miei occhi, ogni parte del mio corpo” aveva
soggiunto.
“ Ci sono stati solo dei baci tra me e lei.
Ma io non voglio nient’altro prima del mio matrimonio”
“Io seguo la mia religione… “
“ Ma che conta più per te seguire la tua
religione, se ieri mi hai detto di non credere in Dio?
“ Le moschee sono solo una casa vuota dove
non c’è nessuno che ti dia risposta, che ti conceda ciò che gli chiedi ” mi
aveva asserito, non raccogliendo che con il riconoscimento formale che ero
un buon pujari, la mia riflessione che nella preghiera dobbiamo chiedere che sia
fatta la sua volontà, Inshallah, non la nostra, che spesso non
corrisponde a ciò che è bene o meglio per noi, ed oggi, rincarava "Gli uomini hanno creato moschee,
chiese, templi con le loro statue, e vi hanno distribuito i loro dei ,
Brahma, Vishnu, Shiva, Allah, Gesù, che dicono che hanno creato gli
uomini. Ma è Dio che è solo una a loro finzione E così ,
disattendendo il mio sforzo di soccorrere la sua mancanza di fede
dicendogli che di certo è una finzione ogni idea che ne abbiamo,
che Dio non è mai ciò che si crede che sia, veniva rovesciando quindi quanto gli avevo ribadito, che Dio
non concede ad ognuno subito quanto da lui vuole, perché solo così,
nella prova e nella difficoltà, cresciamo e diventiamo migliori “ Dio
non concede a tutti ogni cosa che chiedono, perché così devono
temerlo e tornare a pregarlo . Gli uomini ricchi che hanno
tutto non pregano Dio e non pensano alla religione. Solo se cadono in
disgrazia tornano a temerlo e a pregarlo"
Così non vai più alla moschea, alla
preghiera del Venerdì?
No, si era schernito…
“ E perché devo andarci? If God isn t in the
mosque, if God now in front of me… God are You for me, that give me
help, food, what I need …
“ Mohammad – ho scosso il capo- in me
c’è Dio, come in te, ma io non sono Dio. Tu lo pensi perché
forse Dio si serve di me per aiutarti. Di certo come Dio quando
soffri voglio soffrire con te, fino alla fine dei cari tuoi giorni”
Che Mohammad dicesse questo di me mi
stordiva quanto mi lasciava sgomento, in quanto so di essere e di
sentire realmente per lui, nel continuo pericolo di passare da
santificatore a tentatore. da benefattore a disertore mortificante
disertore, da servo del bene a servo del male.
E quindi come fossi il Dio dei suoi scherni,
che gli uomini cercano di corrompere nei suoi intenti,e che da essi
si lascia corrompere, tramite maulana, preti, o pujari, mi diceva di
avere bisogno di un altro mio aiuto economico per avere i soldi per potersi
recare a Kanpur.
“ Così ci incontriamo di nascosto, e
sotto il tavolo mi passi il denaro…
“ Cosi ora Mohammad anche questo mi chiedi ,
di darti un aiuto che è come piantare un coltello nel mio cuore…”
Che non dicessi
questo, della storia tra noi senza fine di che può intercorrere tra un uomo
e un ragazzo, voltandosi sulla via del rientro a casa innumerevoli
volte, al nostro congedo notturno in cui tornavamo a salutarci
inseparabili.
27 marzo 2017
In
Vyas Badora, il 15 marzo 2017
Con me e Kailash solo all’atto della
partenza ho avuto la certezza che sarebbero venuti a Vyas Badora Chandu e
Poorti, con il cuginetto Ayush, mentre Ajay, nel dubbio fino all'
ultimo se prendere parte al viaggio o restare , per prepararsi al
meglio per l esame l indomani di matematica, si decideva alla fine di
dedicarsi ai suoi studi.
Il conducente ci aspettava ai bordi del
talab, che aggiravamo in direzione di Rajnagar, nel primo
mattino di una luminosità inebriante.
Stando alle indicazioni dell’autista
evitavamo di intraprendere la strada più lunga e frequentata che
passa per Londi, il suo fondo essendo dissestato per i lavori in
corso, e intraprendevamo quella che si dipartiva sulla destra del
centro di Rainagar, che dal suo abitato reca direttamente a Chandla, il cui
manto asfaltato pur se scrostato non risultava particolarmente
disagevole.
Nei campi erano ingiallite pressoché tutte
quante le messi, che erano state largamente già mietute nei coltivi
di colza , la cui spianata di stoppie si alternava alle maree di
spighe di grano, tra i mahua, e le himli, ed altre
frondose piante nella distesa sconfinata. Scabre brulle radure
rocciose preannunciavano i rilievi di pietra che si sarebbero
succeduti nei loro cumuli di massi ammonticellati, dopo un
villaggio di seguito all’altro, le murature delle cui case erano congiunte
come muraglie impenetrabili di ammattonati infuocati.
Ai rivi del tratto iniziale susseguivano
talab in prossimità dei rilievi, fino all arrivo in Chandla verso
mezzogiorno.
La sua via centrale era stata asfaltata
rispetto alla volta precedente, ed i suoi negozi ora si affacciavano nella
luce del giorno sulla vitalità che ne gremiva il percorso, in un
traffico incessante di uomini e animali e mezzi di trasporto . Dopo
una sosta per bere e ristorarci, ci riavviavamo svoltando sulla
destra in direzione di Vias Badora, da cui ci separavano ancora otto
chilometri soltanto, solo metà dei quali erano costituiti
fortunatamente dalla strada principale divenuta sterrata nei solchi del
suo fondo, mentre era scorrevole, e asfaltato, il tratto
restante che si dipartiva sulla destra e che ci recava infine a Vias
Badora, nel suo dispiegarsi attorno alle pendici di un rilievo, tra
le distese circostanti di campi, di pannelli di sterco e di sementi stesi
al sole su massi e macigni.
Svoltata la china del cole, nei nuclei
restanti dei loro sikharas ci apparivano infine i templi gemini dedicati al
dio Shiva , oltre la spianata che preludeva ai campi che si perdevano
verso il Ken river e i monti all’orizzonte.. I bimbi erano gioiosi
finalmente di scendere, in Kailash c’era un fervore insolito
nei suoi giorni feriali.
“A quanto risale?, mi chiedeva, giunti
all’altezza del primo dei portali.
“ Gli storici dell’arte dicono che è
stato costruito dopo i templi di Khajuraho, senz’altro è così stando ai
portali, le dee Ganga e Yamuna hanno corone appuntite come le apsaras
del tempio Duladeo di Khajuraho, che è forse l ultimo, ma tutto il
complesso mi lascia nel dubbio”
Quell’ornamentazione così grezza, in cui
primeggiavano i rombi dappertutto, che non dava spazio ad altre statue che
nelle nicchie inferiori del basamento, tutto del resto dei templi
faceva pensare a una loro origine invece anteriore, che li riconduceva
allo stile provinciale di quelli di Dubhela, dei tempi in cui i Chandella
erano ancora feudatari dei Pratihara di Kannauj-
Dicevo dei miei dubbi accresciutisi
a Kailash, gli avanzavo l ipotesi che i portali fossero stati apposti
posteriormente, ed egli era pronto a rinforzarla, con l’acutezza di cui si
fa fervida la sua mente quando è coinvolta e cooperativa” E’ vero, basta
considerare il materiale, tutto il tempio è di granito, mentre i portali
sono di arenaria”
E in modo toccante s’infervorava a
mostrarmi quali immagini scultoree ritrovasse più belle, lungo lo
stipite del secondo portale le offerenti sulla nostra sinistra, mentre del
primo rilevava la superiorità delle figure sovrastanti. E che non
mancassi di fotografare l’oculo gremito di nuvole celestiali in cui
era privo della copertura conclusiva il soffitto circolare, uguale al
primo, delle seconda delle due sale di ingresso ai duplici santuari.
Quanto a Poorti e Chandu era già
appagante che fossero divertiti di aggirarsi nel tempio, che si
prestassero a individuare le dee Ganga e Yamuna grazie ai loro veicoli
animali, il coccodrillo makara e la tartaruga, che nello stipite sapessero
riconoscere entrambi Ganesha e l’uno di seguito all’altra Saraswati con il
suo vina., e lasciavo pure che Poorti si addentrasse nel santuario del
garbagriha, per farsi fotografare nella nicchia che un tempo
albergava uno Shiva lingam.
Quando ritornavo nella sala che precedeva il
secondo dei santuari, dalle riprese fotografiche dell’esterno dei templi,
ritrovavo Kailash, Chandu e Poorti , il cuginetto dei piccoli e il
conducente, che vi avevano steso una stuoia come tovaglia e imbandito il
cibo e le bevande del nostro pranzo, e quando vi ero di ritorno dalle
riprese interne, vi ritrovavo, amabili come non mai, Kailash con i nostri
piccoli intenti in una siesta pomeridiana, che alitava un venticello che
spirava nelle sale.
Poorti e Chandu, con Auysh, mi
avrebbero preceduto nella visita dei due templi sottostanti, di cui mi
interessava rivisitare soprattutto il secondo, un tempio Chausath Yogini
che differiva da quelli più tipici, per l’accesso su tre lati al
deambulatorio che circondava il santuario centrale, mentre sul quarto
lato, prospiciente, si stendeva la spianata di una piattaforma con i resti
di quattro tempietti agli angoli, cui due rampe davano accesso.
Ritrovavo nello stipite del portale di
accesso al tempietto centrale il motivo arcaico che mi aveva talmente
intrigato la prima volta, e che avrei rinvenuto poi persino nei tempietti
Kalachuri di Amarkantak, che identificavo ora in una stilizzazione
geometrica del rigoglio naturalistico del vaso dell’abbondanza d’epoca
gupta. Ne avrei chiesto conto a Kailash, senza trovare conferma della
mia ipotesi, quando ci siamo inoltrati sulla via del ritorno al tempietto
che precede il villaggio e tale motivo l’avrei rinvenuto nel corrispettivo
stipite d’ingresso, in cui lo ricordavo inciso dai tempi della nostra prima
visita.
Mi allontanavo quindi lungo la strada che
continuava tra i campi , fino a una curva in cui, come avevo supposto
r,isultava essere l’interno di un tempio l’edificio che avevo intravisto.
Esso era costituito da una sala che due pilastri interni bastavano ad
articolare in un deambulatorio intorno al sacrario centrale.
Era oramai l'ora di ripartire quando facevo
rientro ai templi. Per il tramite di Kailash chiedevo all’autista di
attenderci all'uscita dal villaggio, lungo le cui arterie mi
incamminavo con l’amico, per rivederne l’esterno delle case di malta, i
vicoletti e gli slarghi che componevano. Kailash sopraggiungeva dopo di me
presso un cumulo di resti di statue che provenivano dai templi più a valle,
mi precedeva presso un tempio all’aperto di Durga, la cui immagine
rinvoltolata in un drappo egli suggeriva che potesse essere una di quelle
delle 64 Yogini, nessuna delle quali era sopravvissuta, nel suo
ratika, lungo le pareti del tempio ad esse dedicato.
E quando raggiungevamo insieme il mandir
che precede l ingresso nel villaggio, egli aveva gli occhi che mi
mancavano per intravedere all’interno dell’alta cella i resti di una statua
di Hanuman, presumibilmente disseppelliti dal cumulo degli avanzi,
del saccheggi, che erano stati interrati nelle fondamenta ora
sottosopra.
A Chandla, nella calura pomeridiana, non
c’era verso di potersi fermare a bere, un plotoncino di persone
ch’era il rimasuglio tardivo delle feste di Holi minacciava
l'incolumità dell’autovettura, se avessimo fatto sosta in centro in
una locanda, così dovevamo seguitare senza ristorarci lungo la via
ora magnificamente asfaltata che conduceva a Londi, per ritrovarvi i
il tempietto di Hindorawari che durante la nostra prima visita aveva
intraveduto all’andata il solo Kailash.
Nel suo sikhara superstite, a 7 km di
distanza da Chandla, all'ingresso del villaggio lo avvistava per
primo l'autistae. Una stradina tra i campi conduceva al tempio me e Kailash
con i piccoli al seguito.
La sua natura granitica, spoglia di ogni
ornamentazione che non fossero i risalti geometrici, come quella di due
tempietti che vi sorgevano a lato, affrettava la conclusione della nostra
visita.
I piccoli avevano preceduto me e Kailash in
autovettura, ed anche ai loro occhi, oramai assonnati, il tramonto
del sole fra i campi e i dirupi montuosi avrebbe differito il rientro
gioioso e malinconico nell’ ordinarietà.
Secondo i dati certi che ho raccolto
si chiamava Anit Shukla, era di anni ventidue e lavorava
per una paga giornaliera come vigilante notturno per l’Archaelogical Survey
of India, il giovane della cui fine Kailash l’altro ieri mi ha detto
nella tarda mattinata, solo poche ore dopo che era stato ritrovato
impiccato ad un albero presso il Chitragupta mandir, nel gruppo occidentale
dei templi di cui era di sorveglianza, I turisti mattinieri che
l’hanno avvistato per primi ne erano rimasti sconvolti, ed
ancora numerosi contingenti di polizia stazionavano all interno dell’area
archeologica e nella strada di fronte.
“ E’ ciò che temo che possa accadere a
Mohammad, che più volte ha già tentato di farlo”, ho avuto la temerarietà
di dirgli, nella speranza che con il ragazzo egli non si rifaccia solo alle
apparenze esteriori. Ed invece la mia ingenuità si è scontrata con
l’alterazione in corso della sua mente, che lo fa implacabilmente
ostile nei miei riguardi.
“ Con me non ti sei preoccupato allo stesso
modo( quando l’anno scorso mi sono stretto la corda intorno al collo, e
Poorti piangeva, Chandù piangeva, tutti erano in lacrime, Vimala,
Ajay, tranne tu che mi volevi morto. Anche Mohammad era presente alla
scena…”
“ Non me ne ricordo ed è meglio così. Ma se
mi sono comportato in quel modo era perché non credevo che tu volessi
ucciderti, e ho mostrato di non dare importanza al fatto perché così ti
fermavi prima.) Chiedi invece ad Ajay come divento quando scompari e
finisci lontano, non si sa dove, come sabato scorso…”
Gli chiedevo se sapesse il motivo per il
quale il giovane si era suicidato, e K. secondo le voci che aveva raccolto
mi accennava a una delusione amorosa, era infatti un bel ragazzo, con
una vita sentimentale già molto dibattuta.
Quando per telefono ho ricontattato invece
con Mohammad ho evitato in ogni modo di riferirmi all’evento
del suicidio, di cui era inevitabile che per conto suo me ne
parlasse, come ci saremmo rivisti al talab..
Allorchè vi si è rifatto, ho cercato
inutilmente di eludere il discorso, prima di dovere annuire che
sapevo di che evento stava parlando a che si rifaceva, e
chiedergli se sapeva il motivo per il quale il giovane si era tolto la
vita, così contraddicendomi nei miei intenti.
Visto quindi quanto l’accaduto
lo infervorava, ne ho approfondito con lui la disamina, per
verificare quali ne erano per lui le risonanze.
“ Kargià”, debiti, erano secondo i più che
gliene avevano parlato le ragioni del suicidio. Una delusione amorosa,
secondo altri, gli ho raccontato, stando alle voci raccolte da Kailash,
così addentrandomi nel suo ambito più vulnerabile.
“ Ma non c’è ragione di farlo né per l
uno né per l’altro motivo” ha desunto Mohammad.
“ Ed io sono contento di non averlo fatto né
per la mia situazione familiare o per Mouskan..”
“ In un caso lasci sui tuoi familiari il
peso che porti dei tuoi debiti, nell’altro sarai stato uno stupido perché
dopo essere stato pianto per un po’ sarai dimenticato per l’altro con cui
lei si sposerà ”
Mohammad – mi sono rifatto a quanto diceva
con un vivo sollievo_ considera che tuo padre anche se non lavora e non
guadagna in ogni caso non ha debiti. Se solo penso a K., a che incubi
erano i debiti per lui la notte”.
“ Se non lo fai, soggiungeva
Mohammad, e sopravvivi, mostri di avere controllo di te
stesso Chi lo fa è perché rifiuta se stesso, si sente un perdente, e
non vede come sopravvivere, la chance che gli offre ancora la vita.”
“ Certo, è proprio così, e te lo posso
confermare per la mia stessa esperienza degli ultimi tempi in Italia prima
di fare ritorno in India- impressionato da come Mohammad . avesse
ripreso l’identica natura delle mie crisi suicidarie.
I giorni a cui non avrei risvegliarmi e a
cui non volevo sopravvivere, ricercando ogni mia possibile fine, disgustato
del ritorno alla stessa vita di ogni giorno, dello splendore del sole come
del grigiore delle nubi incombenti, di tutto ciò che fosse vitalità
naturale e clamore mondano, dei cieli stellati a cui ora mi volgo come al
Suo incanto infinito, senza che alcun rapporto d’affetto o d’amore
potessero più che l’angoscia e l’anoressia economica che mi serravano la
gola e oscuravano il futuro,, una volta che tutto ciò che avessi
scritto mi era parso fallimento illeggibile.
Mohammad , non ricordo più se al Madhur cafe
o quando l ho ricondotto da oncle Kailash, sul suo smartphone mi ha
quindi mostrato un filmato che un cosiddetto amico gli aveva inviato, in
cui delle forse di polizia in Lucknow stavano sfondando la porta di
un appartamento al cui interno viveva una ragazza che in precedenza, a un
suo fidanzato che le aveva detto male parole aveva gridato che si sarebbe
impiccata, come le immagini seguenti mostravano che era avvenuto.
Il suo corpo pendeva rigido in salvar kamis
da un ventilatore, mostrando ripreso di fronte un volto non
contraffatto, con ancora l’auricolare in un orecchio.
“ Tu mi dici che te l’ha inviato un amico,
io per parte mia non te l’avrei trasmesso”
“ Ma circola dappertutto in Khajuraho…”
Faceva seguito la vista di filmati
scherzosi, di una ragazza la cui gamba era rimasta maciullata in un
incidente, al che lo pregavo che ponesse fine a tali visioni di audio.
Ieri Mohammad non ho avuto modo di
rivederlo, anche perché credevo che fosse partito per Kanpur, e non gli
fosse toccata la mia stessa sorte, quanto al viaggio che avevo
predisposto in Delhi, di dover subire la cancellazione della corsa del
treno, a seguito dell incidente fortunatamente senza vittime che nel corso
della notte era avvenuto presso Mahoba.
Era bastato che tra un via vai e l’altro
per il rimborso del biglietto, fossi stato intercettato da un
parente di mohammad che mi aveva detto che suo padre voleva vedermi quanto
al negozio che potevo aiutarlo ad avere in affitto, e che ne avessi parlato
con kailash, che per il padre di Mohammad nutre una stima e una fiducia che
non riversa affatto nel figlio, perché Kailash si desse da fare per
reperirgli un negozio in affitto come mai aveva provveduto per se stesso e
le sue attività economiche.
E stamattina da Mohammad che era
rimasto tutt’oggi a Khajuraho nel timore della situazione che avrebbe
potuto ritrovare in kanpur, per gli scioperi in corso contro le limitazioni
al consumo di carne bovina imposte dal nuovo ministro i capo Yogi
dell?Uttar Pradesh, e delle reazioni che poteva suscitare il pronunciamento
della Suprema corte di giustizia quanto alle controversie indo-islamiche di
Ayodhya,. Poteva dirmi come cosa fatta. a mia insaputa, dell’affitto a mie
spese, combinato da Kailash e dal padre, a sole seicento rupie al mese più
un acconto di 1.000 rupie, della baracca presso la Power House
in cui il padre avrebbe potuto riprendere lo spaccio di the, caffe e lassi,
integrato con la vendita di frutta e di succhi e spremute, grazie a un tlia
di cui avrei assicurato l’acquisto, nell’attesa che un negozio vero e
proprio si rendesse disponibile.
Tra le ragioni che Mohammad mi avrebbe
addotto questo pomeriggio, per cui era sfumata l eventualità che si
trasferisse con la famiglia in Kanpur, oltre al dato di fatto che vi si
sarebbero ritrovati a doversi indebitare per il trasloco senza alcun lavoro
in vista, né per sè né per ilo padre, mi diceva del fatto che cos’ avrebbe
potuto ritrovarsi ancora a lungo con me, e di quello che era successo e si
era ripetuto ieri, che Mouskan, ancora follemente innamorata di lui, a dispetto
dei suoi amoreggiamenti con un altro che aveva creduto di intravedere
nel luna-park, si era di nuovo tagliata le vene, minacciando di uccidersi
se fosse partito per Kanpur.
Devo restare qui perché non posso non
prendermi cura di lei, sono responsabile nei suoi confronti.
Non me lo perdonerei mai, se lei morisse a
causa mia. Me la vedo di continua che pende ed oscilla…
M. prima l ho messo in guarda contro il ricatto,
la blackmail, che conteneva la minaccia di lei, poi l ho elogiato per il
senso di responsabilità che in lui era sorto nei confronti della
fanciulla, in cui sentivo con gioia profonda un effetto su di lui
delle mie parole di richiamo.
Lo sai, mi ha detto, che cosa ora può
rendermi rende felice?
“ Che una buona vita abbia un futuro?
“ Che siano ripresi i messaggi tra me e
Mouskan. E poteva mostrrarmi come sotto la falsa dicitura Low Battery
fossero oramai 197, i messaggi che le aveva inviato tra ieri ed oggi.
Che mentre mi parlava stavano già salendo a
202.
Il nuovo capitolo del libro dell'amore di
Mohammad
“Ora quale nuovo capitolo vuoi scrivere del
libro dell’amore, mio Mohammad? Chiedo al ragazzo una volta che nella
follia di M. , per lui pazza per amore, e nei contatti e litigi che di
nuovo tra loro sono ripresi più frequenti che mai, hanno trovato puntuale
conferma le rivelazioni e le predizioni dell’astrologo che Mohammad aveva
contattato tramite il mio cellulare , ossia che non era lei la ragazza che
si baciava con un altro al luna park, e che il presunto amico gli aveva
fatto intravedere a distanza, e che tutto sarebbe reiniziato tra loro più
intenso che mai.
“ Un nuovo capitolo intitolato che l’amore
dà nuova vita, e nuove chances”, come ne festeggiava l'inizio Mohammad,
dopo che per amore .il ragazzo aveva tentato di togliersi la vita, ora
avvelenandosi, ora impiccandosi, emulando nei suoi atti di estrema
disperazione la ragazza stessa, che appena il giorno prima aveva riprovato
a tagliarsi le vene...
Ieri sera Mohammad ha potuto riconsegnare
alla vista di lei il suo volto incantevole, ricevendone in dono un orologio
con le cifre tutte spostate in basso nel quadrante, Oggi, poi, dopo avermi
trasmesso dei libri di seconda mano per il nuovo anno scolastico di Poorti
che si sono rivelati del tutto inutili, essendo altri solo nella confezione
e non meno stupidi i libri di nuova adozione,- non un concetto, non un
ragionamento, tutto all insegna della nozione, di quale sia il più grande
degli animali terrestri e il più piccolo cane del mondo, del più visitato e
del più di successo di idoli e siti mondani, - con il mio sovvenzionamento
Mohammad ha potuto assicurarsi l' affitto della baracca che sarà l
ulteriore spaccio di lassi e di the del padre, ritrovando con questi il
sorriso ed un sollievo economico..
Nei suoi desideri fantastici Mohammad sa di
condividere con la ragazza una corsa che appare impossibile contro il tempo
e gli obblighi di casta che con il suo assillante decorrere in India
fatalmente s'impongono, tramite una spietatezza delle loro stesse famiglie
e dell'ambiente in cui vivono che si rivelerà di una crudeltà efferata, sa
che il loro amore potrebbe adempiersi solo se entro tre anni egli trovasse
il modo di presentarsi a casa di lei scintillante di oro e di successo,
sfoggiando il lusso mediatico d’auto rombanti , di vestiti e di gioielli,
ma per ora può tornare al sonno notturno e a respirare a pieni polmoni, ad
un futuro da trascorrere anche a me accanto, in una Khajuraho che voleva
soltanto lasciare a tutti i costi, per una Kanpur che è tornata a fargli
paura e a profilarsi per lui inauspicabile, oltre che per l'irreperibilità
di un lavoro, per le agitazioni che vi si riprospettano tra hindu e muslim,
e l imperversare delle anti-Romeo squads, le ronde di polizia e che vi
infieriscono contro chiunque che anche solo a distanza o sia pur vagamente
sembri volere importunare qualche ragazza, anche solo per come è vestito o
acconciato, o per i modi in cui si atteggia. Meglio sarebbe stato, si è
obiettato, battezzarle AntiKrishna squads, visto che Romeo non amò che la
sola Giulietta, mentre il Dio fu un autentico "eve teaser",
parola di un avvocato, Prasant Bhushan, che avrà modo per questo di cadere
in disgrazia e di finire tradotto in Pakistan.
Ma se così si è schiarito l'orizzonte di
Mohammad, nubi si addensano in quello di Kailash.
Tutto ieri è stato in meditazione ed in
preghiera lontano da casa presso un santuario di Hanuman, in preda
all’angoscia di quanto la sua mente vacilli e si sia fatta debole, e tema
il futuro più di quanto mai prima, i 5 6 laks dei costi del matrimonio di
una Poorti che è ancora bambina, per le leggi di casta anche per lei
ineludibili, inesorabili, mentre non ha una rupia nel suo acconto in banca,
e con il negozio, o l’autorickshaw, non riesce a raggranellarne che una
miseria in più giorni.
“ Quando la mia mente è così, mi ha
finalmente confessato nella sua impotenza sconsolata , mi chiede sempre di
più soltanto di dormire e di bere”.
Sono così cessate le sue ultime reticenze,
nei miei riguardi , nel confessarmi quanto fino a sei mesi or sono si
ubriacasse, non solo saltuariamente, il che ne faceva agli occhi dei più in
Khajuraho un alcolizzato inaffidabile. Una
riprova dolorosa e mortificante si è avuta quando ci siamo recati dal dottor Khare,
ed anche i sintomi che avesse dolori articolari al collo e al braccio
destro, - in realtà per come da mesi si sistema a dormire di pomeriggio nel
negozio avendo un seggiolino in luogo del cuscino-, sono stati interpretati
dall’assistente del medico con un chiaro gesto e il riso più volgare come
un sintomo di quanto egli alzi troppo il gomito.
In realtà in Kailash l alcool abbrutisce le
disposizioni patologiche primarie di una mente che la psichiatria
catalogherebbe come affetta di schizofrenia paranoide, ma tant’è , per
l’intelligenza popolare indiana ogni alterazione mentale è solo uno stato
di ubriachezza, e solo i debiti e le delusioni per una donna possono
lasciar intendere che uno si tolga la vita, come la religione è solo e
nient’altro che i suoi rituali, e la
paura di che può succedere in futuro o che possano un giorno andare male i
propri malaffari, su cui speculano
brahmini e mahulana e preti di ogni sorta.
Sta di fatto che da quando Kailash, sei mesi
or sono, come ha promesso al Monkey God, ha smesso definitivamente di bere,
non si verificano più dramas o scene spaventose in famiglia, lui non si fa
mostruoso e grottesco con la moglie e con i figli, la nostra vita trascorre
in una gioiosa serenità tranquilla, e bastano meno rupie per le spese di
ogni giorno, anche se affitti, luce, acqua, gas, costi della scuola incombono
quotidianamente.
Solo che sotto un malanimo ostile e
scostante nei miei confronti, egli
cela ancora tutta la sofferenza di dovere dipendere da me, anche per la sua
affidabilità economica relativa, data
la sua assoluta incapacità di risparmiare nulla di quello che si
trovi in tasca o sul conto , e mi obbliga a non essere mai rannuvolato o
angustiato nel mio atteggiarmi, perchè il vedermi afflitto riattiva in lui
la sofferenza di dovermi fare soffrire, per tutto ciò di cui mi privo e che
non mi consento per il suo sostentamento e quello della sua famiglia.
Ed ancora io non ho smaltito, dopo la sua
rivelazione finale, il disgusto per tutto il denaro finito in whisky di cui
ha privato me e i suoi figli, mentre seguitava ad accusare me di pensare
solo a me stesso e di speculare su tutto, in quanto gli lasciavo ogni
giorno, con il sospetto o la certezza interiore che non fossesro olo
dicerie o esagerazioni /fosse vero/ tutto ciò che si diceva sul suo conto,
e che dovessi piuttosto ridurre ulteriormente la sua spettanza, per
precludergli ogni possibilità di accesso al bere, insieme agli amici che in
mia assenza hanno trasformato il negozio di handicrafts in un ludo-club in
cui bivaccare
Alla
luce della antecedente ubriachezza cronica di K di cui sono ora assolutamente
certo, ancora più rivoltante mi appare la condotta del fratello, che benché
ne fosse ben a conoscenza, per avermelo detto, senza che io volessi
prestargli realmente e integralmente fede, e ben sapesse a che eccessi
potesse giungere K,. quando lo interpellava al telefono e trascendeva in
urla dissennate, ha distrutto ogni possibilità di concorso economico di K
all’aiuto che gli recavo, ha calpestato tutto ciò che un forestiero e
nessuno della sua famiglia faceva per lui, ciò che di Kailash era il prestigio,
per mera rivalità mimetica facendosi acquistare a sua volta
da altri un autorickshaw, il che non ha consentito più a K. di potersi
spartire gli utili dei seightseing dei turisti dell'hotel dove il fratello
era addetto alla reception, e poteva inoltrargliene la richiesta.
Da parte di K, per parte sua, nemmeno un sorry, a scusa di quanto mi ha
inflitto come ai figli e a sua moglie.
Nè alla luce di quanto mi diceva e mi
rivelava che avevo dovuto e dovrei ancor più condonare a lui stesso, si è
intenerito in nulla nei riguardi di Mohammad, per i furti e gli ammanchi
che sospetta non a torto che perpetri a mio danno, al tempo stesso che dice
che sono il suo angelo o il suo dio, la sua spina dorsale e il suo bastone,
che non sopporta che debba
perdonargli a sua volta. Mohammad persistendo imperterrito benchè avesse piena intelligenza, con accenti di
perfidia, di ciò a cui mi esponeva, quando la gelosia di K nei suoi
riguardi aveva modo di rivoltolarsi contro di me, nella riprovazione di come con il furto o non andando mai a
scuola, il ragazzo contraccambiava il sostegno agli studi che gli recavo comunque, il ragazzo non solo denunciandomi le
volte che lo aveva visto bere con altri sull'autorickshaw, ma chiarendomi
che se le crisi mentali di K. avvenivano puntualmente nei giorni di sabato
o martedì, sacri ad Hanuman, era per l'astinenza cui era costretto, e non
già per la permalosità scimmiesca del dio di fronte a qualche sua
trasgressione rituale.
2 aprile 2017
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Il complesso
dei templi di Vyas Badora, un villaggio nel distretto di Chhatarpur situato
8 km a est di Chandla, e a 53 km a Nord est di Khajuraho, comprende in particolare
un duplice tempio dedicato a Shiva e un tempio in onore delle Chausat
Yogini. quanto mai inusuale nelle sue forme
Il tempio
gemino shivaita, è in granito , ed è composto di due edifici di culto
raccordati e pressoché identici, sia in piano ed elevazione che in
ornamentazione fino a in ogni dettaglio, differenziandosi
solo nello stato di conservazione. Tutti e due i templi,
allineati parallelamente, sono costituiti di un portale
d’accesso ciascuno dei quali principale, volto a
oriente, dal corrispettivo mandapa cui esso è d’ingresso, l
uno simile all’altro e dal santuario del garbagriha al quale la
sala dà adito, preceduto dal vestibolo di un antarala e sormontato
dal solo nucleo superstite di un sikhara che a sua volta dà
adito a un proprio garbagriha Entrambe le salette tra loro simili
dei mandapas sono collegate da una breve galleria . A ciascun mandapa
recano ulteriormente due entrate laterali che si fronteggiano in
profondità, spezzandone i fianchi elevati a balcone in
guisa di transetti. (Entrambi i mandapas precedono a loro
volta un proprio vestibolo ed il santuario del) Al
rispettivo garbagriha un tempo volgeva un nandi in adorazione
del lingam al suo interno, riposto in una nicchia. sulla parete
di fondo. Della coppia dei veicoli animali del dio resta ora soltanto un
esemplare dilapidato. In elevazione entrambi i templi
presentano la partizione nel basamento dell’ adishtana
costituto dallo zoccolo del pitha e dal vedibhanda, nel
sopraelevarsi delle pareti del jangha lungo le quali si dipartono
a guisa di pilastri 5 proiezioni principali per
lato, delle quali soltanto quella centrale , il badhra, è
fregiata di nicchie., delle modanature del varandika e dai due sikharas
che sovrastano i rispettivi santuari, di cui rimane il solo nucleo interno
.
Il basamento
iniziale del bitha o zoccolo consiste di tre modanature, quella
iniziale e quella terminale lisce, mentre quella intermedia è fregiata di
rombi floreali diamantini.
Su di esso si
stagliano le conformazioni del plinto o pitha, composte di un jadya kumba,
un karnika, un kapota ornato di gagarakas e di takarikas con un fregio di
rombi.
Quindi si
susseguono le modanature del podio o vedibhanda , un kura reticolato a
scacchi, secondo il motivo della jalaka, un kumbha con madhya banda e
rombi, un kalasa insolitamente fregiato di gararakas sottostanti e di
takarikas superiori, sormontato da kapota e pattika.
Una nicchia
che conteneva una statua si erge tra la seconda modanatura e il vedibhanda
all’altezza della proiezione centrale del badhra di ogni tempio, preludendo
alla duplice nicchia che in esso è albergata nella decorazione stessa
dei suoi pilastri badhrakas, che presentano un corso intermedio e lungo lo
stipite inferiore di roselline e rombi floreali diamantini.
Tale
basamento è di per se già di grande rilevanza perché proietta il tempio
oltre il periodo pratihara, in cui solo nel tempio di Barwa
Sagar una serie di modanature soggiacenti al vedibhanda di
kura, kumba, kalasa e kapotika dà luogo a un pitha vero e
proprio, e appare attestata per la prima volta una sorta di karnika.
Lungo le
pareti del jangha si dipartono nelle vestigia di pilastri 5
proiezioni principali per lato, delle quali soltanto quella centrale, il
badhra, è fregiata di nicchie, prefigurando una conformazione pancharatha
del tempio.
Tali
pilastri-rathas, nel loro elevarsi oltre un kapota tra due recessi,
con takarikas e gagarakas e decorato con roselline e rombi floreali
diamantini, da un ulteriore profondo recesso intermedio appaiono divisi in
due sezioni, ad entrambe le quali sottostà un kapota che replica quello
soggiacente in gagarakas e nell’ornamentazione di roselline e rombi
floreali diamantini,: Tale ornamentazione è il pregio ed il
fregio, ampliato, di una fascia duplice nella prima sezione, e unica
nella seconda, che è conclusa invece da un kumba( o kapota?. Tali fasce
compartiscono a loro volta le due sezioni del pilastro nelle specchiature
di rombi diamantini. Tali rombi dilatati ,
campiscono gli stessi badhras, i loro stipiti ei pilastri
badhrakas, ricorrendovi, alternati a roselline, tra i gathapallavas
dei due vasi dell’abbondanza.
Nicchie
simili , cui ne succedevano altre ai lati del frontone del sukanasaika,
ricorrono nella kapili esterna del vestibolo dell’antarala, secondo una
consomiglianza nell’eminenza devozionale tra badhra e antarala, che risale
ai templi pratihara e che ritroveremo nei templi Chandella
Un capitello
bharani, un kapota ulteriore con gagarakas e takarikas e un kapota (o
pattika )di nuovo a rombi e rosette con gagarakas si susseguono a costuire
la varandika e negli upabadhras che affiancano il badhra centrale e nei
karnas d’angolo precedono gli sringas di miniature tri-rathas di
sikharas.
All’altezza
della base di tali sringas è quindi la volta della varandika ,
composta , oltre di due modanature lisce- di pattika(‘?), kapota,_
dal ricorso successivo di più antarapatras a rombi tra pattikas
con jalakas patterns.
Ad un raffronto
esterno con altri templi Chandella edificati in granito, il
tempio shiva di Vias Badora presenta affinità accentuate con il
tempio Rahila di Mahoba, non solo nella grandiosità della mole
nell’elevazione e nel piano, che anche nel tempio Rhaila ha due
ingressi laterali oltre a quello frontale del singolo mandapa dell unico
tempio, ma ancor più nella ornamentazione, le cui modulazioni sono
identiche in tutto il decorso del vedhibandha.
Sono
particolarmente significative le particolarità insolite ad accomunarli del
jalaka pattern del kura- abitualmente liscio., e dei gagarakas del
kalasa del vedibhanda, che di solito è del tutto disadorno.
Inoltre in
ambo i templi i rathas presentano rathas in cui fregi di rombi e
rosette intervallano rombi diamantini più cospicui, benché un recesso non
intercorra a sezionarli.
( E una
caratteristica che accomuna ambo i templi a quello di Badargaon nel
distretto di Tikamgarh, un tempio di transizione di estremo interesse:
simile in piano ai templi Pratihara, giacchè non presenta alcun mandapa
oltre il portico dell’ardhmandapa, ma sormontandoli per la elaborazione
dell’adhishthana in unno zoccolo e un podio dove fa la sua decisa comparsa
un karnika, e affine ai templi di Vias Badora e di Rahila nelle rathas
e nel ricorrenza ornamentale continua di rombi e rosette, negli stessi
pilastri badhrakas, e precorre o si assimila già ai templi di
Khajuraho nel suo sikkhara di cui diremo (che non solo raccorda allo
slancio ascensionale dei propri lata quello dei rathas del jangha
coronandoli ognuno di un proprio siringa, ma al petto ha aggrappata la
tensione ascendente di un duplice uromanjari.)
Segue nel
tempi Rahila a dare inizio già alla varandika una chaddya Kutha in luogo
del capitello bharani , ugualmente con forte rilievo
aggettante, prima di3, 4 Kapotas successive con gagarakas e
fregiate di rombi e rosette, come in vias Badora, . La differenza rilevante
che emerge a tale altezza è che per ogni proiezione nel tempio
ha inizio il succedersi di una serie di sringas, proprio come nei templi
Bumij ritenuti postumi a quelli stessi sandhara di Khajuraho.
Nel tempio
shivaita di Baragaon il varandika è quantomai assimilabile a quello del
tempio di Vias Badora in quanto in esso un sommario capitello bharani
precede due kapotas con gagarakas e takarikas ed il fregio sul profilo di
rombie rosette. e precorre o si assimila già ai templi di Khajuraho
nel suo sikkhara di cui diremo Solo che a tal punti a farsi
precorritore o emulo retrivo dei templi di khajuraho il sikhara raccorda
allo slancio ascensionale dei propri latas quello dei rathas del jangha
coronandoli ognuno di un proprio siringa, ma al petto ha aggrappata la
tensione ascendente di un duplice uromanjari.)
I templi
Chandella così considerati precorrono sussistono al contempo di quelli di
Khajuraho e ad essi sopravvivono, in forme elaborate e scolpite solo
geometricamente, corredate di statue solo nelle nicchie dell’antarala e
dell’adhishthana al’altezza del badhra, con una rilevanza assoluta di
rombi, rosette, jalaka pattern, e palmette nelle sole trabeazioni, ma
architettonicamente spesso più complesse e non meno monumentali, perché,
con l’eccezione di quello di Baragaon, per questo più affine, dove si
conservano unì’immagine di ganesha e di Chamunda nelle nicchie
dell’antarala, non erano finalizzati come i templi della capitale
religiosa a una visualizzazione esterna di immagini religiose, , il
che richiedeva una linearità architettonica nel piano. In essi in piano è
già presente un mandapa d’ingresso al garbagriha, anche in forme
gemine . o trigemine – come a Sijari Makarbai-, quale è presente in
precedenza solo in Badari Patoh, oal contempo in Notha,
ed in elevazione come non è attestato compiutamente che nel jarai Math, si
sviluppa la conquista monumentale di un plinto e di uno zoccolo, che
elevano a podio il vedibhanda in cui soltanto consisteva il basamento
dei templi Pratihara.
I loro rathas
e badhra senza ornamentazioni di statue sopravvivranno come una variante
provinciale ai templi di khajuraho nella stessa Ajaigarh, mentre i loro
sikharas costituiranno varianti del semplice latina, o secondo la
tipologia bhumi, in Mahoba, o secondo quella invalsa in Khajuraho.
Con una
considerazione finale. Che agli albori del millennio coesistessero
tipologie che si considerano per lo più successive l una all’altra, o
che ci si rifacesse, a tipologie e forme aspetti costituenti del
tempio hindu che ora ritroviamo solo a distanza, assemblandoli e
ricreandone una sintesi monumentale superiore, può sorprendere solo
chi ignori o rimuova il dato che il più purtroppo è andato perduto, con la
distruzione di tutti i templi di kannauj da parte di Mohammad di gazni,
dove presumibilmente si irradiava e coesisteva ciò che oggi e
remoto nello spazio e nel tempio, e di cui templi tra i minori e più
sconosciuti serbano gli indizi remoti,
( APPUNTI)
Antecedenti
templi in Sijari con badraka
senza rombi e rosette,
successivi
in Makarbai, tempio Ganesha , Chausat Yogini in Urvara, Chausat
yogini in Dubhela vedi pilastri interni
verificare
anche per la successione dei motivi nella trabeazione : palmette ardaratna
o fregi triangolari, rombi e rosette.è cos’ in makarbai
karnikas
in Badagaon, nel tempio di Rahila, in Makarbai , in Sijari, ,( Urvara), non
compaiono nei templi di Dhubela cui non si prestava il granito di cui erano
composti.,
E’
ai suoi tempi che si può far risalire l edificio, postdatando però il
tempio che di Rahila, è in onore , più che costituirne un’opera.
tra l’890 e il 910 d. c. A. D. o ad un’ epoca di poco posteriore.
Modanature
di base bitha, cipika, ?, pitha zoccolo due
modanature lisce tra cui una intermedia fregiata di rombi floreali
diamantini,
plinto
un jadya kumba, un karnika, un kapota ornato di gagarakas
e di takarikas con un fregio di rombi
podio
vedibhanda con un kura a scacchi o jalika, un kumbha com madhya banda e
rombi, un kalasa insolitamente fregiato di gagarakas e takarikas,
sormontato da kapota e pattika.
Pilastri-rathas,
due sezioni in successione costituite da pattika con gagarakas, cubo
con rombi, pattika intermedia sempre con rombi, kapota conclusiva.
Capitello
bharani, kapota e pattika prima dello sringa.
Verandika
pattika kapota, antarapatra a robi tra due pattine a jali.
Makara
per l’acqua, nicchie nel badra all’altezza del’adhishthana
Esse
risaltano rispetto ad altre intermedie poste di taglio. Quelle
eminenti sono contraddistinte nella loro rilevanza / strutturalità
fondamentale da uno sringa o sikhara terminale in miniatura. .
All’altezza della base di tali sringas si dipartono quindi le modanature
del varandika, prima di ciò che rimane del solo nucleo interno dei sikaras
.
che
ne anticipa presentano due sezioni in successione costituite da
pattika con gagarakas, cubo con rombi, pattika intermedia sempre con
rombi, kapota conclusiva.
Capitello
bharani, kapota e pattika prima dello sringa.
Verandika
pattika kapota, antarapatra a robi tra due pattike a jali.
Makara
per l’acqua, nicchie nel badra all’altezza dell’ adhistana
Non
solo, ma ad un raffronti puntuale la serie delle modanature appare in tutto
e per tutto identica a quella del tempio Rahila di Mahoba, preludendo a una
similarità più complessiva nell’ornamentazione, come già nel piano, che
anche nel tempio di Rahila presenta due ingressi laterali oltre a
quello frontale al singolo mandapa del tempio.
Sono
particolarmente significative le particolarità insolite ad accomunarli del
jalaka pattern del kura- abitualmente liscio., e del kalasa del
vedibhanda, che di solito è del tutto disadorno.
E’
ai suoi tempi che si può far risalire l edificio, tra l’890 e il 910
d. c. A. D. o ad un’ epoca di poco posteriore.
SCRITTURA PRECEDENTE
Il complesso dei templi di Vyas Badora, un
villaggio nel distretto di Chhatarpur situato 8 km a est di Chandla, e a 53
km a Nord est di Khajuraho, comprende in particolare un duplice tempio
dedicato a Shiva e un tempio in onore delle Chausat Yogini. quanto mai
inusuale nelle sue forme
Il tempio gemino shivaita, è in granito , ed è
composto di due edifici di culto raccordati e pressoché identici, sia
in piano ed elevazione che in
ornamentazione fino a in ogni dettaglio, differenziandosi solo nello stato
di conservazione. Tutti e due i
templi, allineati parallelamente,
sono costituiti di un portale
d’accesso ciascuno dei quali principale, volto a oriente, dal corrispettivo mandapa cui esso è
d’ingresso, l uno simile all’altro e
dal santuario del garbagriha al quale
la sala dà adito, preceduto
dal vestibolo di un antarala e sormontato dal solo nucleo superstite di un
sikhara che a sua volta dà adito a un proprio garbagriha Entrambe
le salette tra loro simili dei
mandapas sono collegate da una breve galleria . A ciascun mandapa recano ulteriormente due entrate laterali che si
fronteggiano in profondità,
spezzandone i fianchi elevati a balcone in guisa di transetti.
(Entrambi i mandapas precedono a loro volta un proprio vestibolo ed il santuario del)
Al rispettivo garbagriha un tempo
volgeva un nandi in adorazione del
lingam al suo interno, riposto in una nicchia. sulla parete di
fondo. Della coppia dei veicoli animali del dio resta ora soltanto un
esemplare dilapidato. In elevazione
entrambi i templi presentano
la partizione nel basamento dell’
adishtana costituto dallo zoccolo del
pitha e dal vedibhanda, nel
sopraelevarsi delle pareti del
jangha lungo le quali si dipartono a guisa di pilastri 5 proiezioni principali per lato, delle quali soltanto quella centrale ,
il badhra, è fregiata di nicchie., delle modanature del varandika e dai due
sikharas che sovrastano i rispettivi santuari, di cui rimane il solo nucleo
interno .
Il basamento iniziale del bitha o zoccolo consiste di tre modanature, quella
iniziale e quella terminale lisce, mentre quella intermedia è fregiata di
rombi floreali diamantini.
Su di esso si stagliano le conformazioni del
plinto o pitha, composte di un jadya kumba, un karnika, un kapota ornato di
gagarakas e di takarikas con un fregio di rombi.
Quindi si susseguono le modanature del podio o
vedibhanda , un kura reticolato a scacchi, secondo il motivo della jalaka,
un kumbha con madhya banda e rombi, un kalasa insolitamente fregiato di
gararakas sottostanti e di takarikas superiori, sormontato da kapota e
pattika.
Una nicchia che conteneva una statua si erge
tra la seconda modanatura e il vedibhanda all’altezza della proiezione
centrale del badhra di ogni tempio, preludendo alla duplice nicchia che in
esso è albergata nella decorazione
stessa dei suoi pilastri badhrakas, che presentano un corso intermedio e
lungo lo stipite inferiore di roselline e rombi floreali diamantini.
Tale basamento è di per se già di grande
rilevanza perché proietta il tempio oltre il periodo pratihara, in cui
solo nel tempio di Barwa Sagar una serie di modanature soggiacenti al vedibhanda di kura, kumba,
kalasa e kapotika dà luogo a un pitha vero e proprio, e
appare attestata per la prima volta una sorta di karnika.
Lungo le pareti del jangha si dipartono nelle vestigia di pilastri 5
proiezioni principali per lato, delle quali soltanto quella centrale, il
badhra, è fregiata di nicchie, prefigurando una conformazione pancharatha
del tempio.
Tali pilastri-rathas, nel loro elevarsi oltre un kapota tra due
recessi, con takarikas e gagarakas e
decorato con roselline e rombi floreali diamantini, da un ulteriore
profondo recesso intermedio appaiono divisi in due sezioni, ad entrambe le
quali sottostà un kapota che replica quello soggiacente in gagarakas e
nell’ornamentazione di roselline e
rombi floreali diamantini,: Tale ornamentazione è il pregio ed il fregio, ampliato, di una fascia duplice
nella prima sezione, e unica nella seconda, che è conclusa invece da un
kumba( o kapota?. Tali fasce compartiscono a loro volta le due sezioni del
pilastro nelle specchiature di rombi diamantini. Tali rombi dilatati , campiscono gli stessi badhras, i loro stipiti ei pilastri badhrakas,
ricorrendovi, alternati a roselline,
tra i gathapallavas dei due vasi dell’abbondanza.
Nicchie simili , cui ne succedevano altre ai
lati del frontone del sukanasaika, ricorrono nella kapili esterna del
vestibolo dell’antarala, secondo una consomiglianza nell’eminenza
devozionale tra badhra e antarala, che risale ai templi pratihara e che
ritroveremo nei templi Chandella
Un capitello bharani, un kapota ulteriore con gagarakas e takarikas e un kapota (o
pattika )di nuovo a rombi e rosette con gagarakas si susseguono a costuire
la varandika e negli upabadhras che affiancano il badhra centrale e nei
karnas d’angolo precedono gli sringas di miniature tri-rathas di sikharas.
All’altezza della base di tali sringas è quindi la volta della varandika ,
composta , oltre di due modanature lisce- di pattika(‘?), kapota,_ dal ricorso successivo di più antarapatras a rombi tra pattikas con jalakas
patterns.
Ad un raffronto esterno con altri templi Chandella edificati in granito, il tempio shiva di Vias Badora presenta affinità accentuate con il
tempio Rahila di Mahoba, non solo
nella grandiosità della mole nell’elevazione e nel piano, che anche nel
tempio Rhaila ha due ingressi laterali
oltre a quello frontale del singolo mandapa dell unico tempio, ma ancor più
nella ornamentazione, le cui modulazioni sono identiche in tutto il decorso del vedhibandha.
Sono particolarmente significative le
particolarità insolite ad accomunarli del jalaka pattern del kura- abitualmente liscio., e dei
gagarakas del kalasa del vedibhanda,
che di solito è del tutto disadorno.
Inoltre in ambo i templi i rathas presentano
rathas in cui fregi di rombi e
rosette intervallano rombi diamantini più cospicui, benché un recesso non
intercorra a sezionarli.
( E una caratteristica che accomuna ambo i
templi a quello di Badargaon nel
distretto di Tikamgarh, un tempio di transizione di estremo interesse:
simile in piano ai templi Pratihara, giacchè non presenta alcun mandapa
oltre il portico dell’ardhmandapa, ma sormontandoli per la elaborazione
dell’adhishthana in unno zoccolo e un podio dove fa la sua decisa comparsa
un karnika, e affine ai templi di
Vias Badora e di Rahila nelle rathas e nel ricorrenza ornamentale continua
di rombi e rosette, negli stessi pilastri badhrakas, e precorre o si assimila già ai templi di
Khajuraho nel suo sikkhara di cui
diremo (che non solo raccorda allo slancio ascensionale dei propri lata
quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno di un proprio siringa, ma
al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un duplice uromanjari.)
Segue nel tempi Rahila a dare inizio già alla
varandika una chaddya Kutha in luogo del capitello bharani , ugualmente con forte rilievo aggettante, prima di3, 4 Kapotas successive con
gagarakas e fregiate di rombi e rosette, come in vias Badora, . La
differenza rilevante che emerge a
tale altezza è che per ogni proiezione nel tempio ha inizio il succedersi
di una serie di sringas, proprio come nei templi Bumij ritenuti postumi a
quelli stessi sandhara di Khajuraho.
Nel tempio shivaita di Baragaon il varandika è
quantomai assimilabile a quello del tempio di Vias Badora in quanto in esso
un sommario capitello bharani precede due kapotas con gagarakas e takarikas
ed il fregio sul profilo di rombie rosette. e precorre o si assimila già ai
templi di Khajuraho nel suo sikkhara
di cui diremo Solo che a tal punti a farsi precorritore o emulo retrivo dei
templi di khajuraho il sikhara raccorda allo slancio ascensionale dei
propri latas quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno di un proprio
siringa, ma al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un duplice
uromanjari.)
I templi Chandella così considerati precorrono
sussistono al contempo di quelli di Khajuraho e ad essi sopravvivono, in forme elaborate e scolpite solo
geometricamente, corredate di statue solo nelle nicchie dell’antarala e
dell’adhishthana al’altezza del badhra,
con una rilevanza assoluta di rombi, rosette, jalaka pattern, e
palmette nelle sole trabeazioni, ma architettonicamente spesso più
complesse e non meno monumentali, perché, con l’eccezione di quello di Baragaon,
per questo più affine, dove si conservano unì’immagine di ganesha e di
Chamunda nelle nicchie dell’antarala,
non erano finalizzati come i templi della capitale religiosa a una
visualizzazione esterna di immagini
religiose, , il che richiedeva una linearità architettonica nel piano. In
essi in piano è già presente un mandapa d’ingresso al garbagriha, anche in forme gemine . o
trigemine – come a Sijari Makarbai-,
quale è presente in precedenza solo in
Badari Patoh, oal contempo in
Notha, ed in elevazione come non è
attestato compiutamente che nel jarai Math, si sviluppa la conquista
monumentale di un plinto e di uno zoccolo, che elevano a podio il
vedibhanda in cui soltanto consisteva
il basamento dei templi pratihara.
I loro rathas e badhra senza ornamentazioni di
statue sopravvivranno come una variante provinciale ai templi di khajuraho
nella stessa Ajaigarh, mentre i loro sikharas costituiranno varianti del semplice latina, o secondo la
tipologia bhumi, in Mahoba, o secondo quella invalsa in Khajuraho.
Con una
considerazione finale. Che
agli albori del millennio coesistessero tipologie che si considerano per lo
più successive l una all’altra, o
che ci si rifacesse, a tipologie e forme
aspetti costituenti del tempio hindu che ora ritroviamo solo a
distanza, assemblandoli e ricreandone una sintesi monumentale
superiore, può sorprendere solo chi
ignori o rimuova il dato che il più purtroppo è andato perduto, con la
distruzione di tutti i templi di kannauj da parte di Mohammad di gazni, dove presumibilmente si irradiava e
coesisteva ciò che oggi e remoto nello spazio e nel tempio, e di cui templi
tra i minori e più sconosciuti serbano gli indizi remoti
ntecedenti templi in Sijari con badraka senza rombi e rosette,
successivi Makarbai, tempio Ganesha , Chausat Yogini in Urvara, Chausat yogini
in Dubhela vedi pilastri interni
verificare anche per la successione dei motivi
nella trabeazione : palmette ardaratna o fregi triangolari, rombi e
rosette.è cos’ in makarbai
karnika in Badagaon, nel tempio Rahila, in Makarbai
, Sijari, (Urvara), non compaiono nei templi di Dhubela
cui non si prestava il granito di cui erano
composti.,
E’ ai suoi tempi che si può far risalire l
edificio, postdatando però il tempio
che di Rahila, è in onore , più che
costituirne un’opera. tra l’890 e il
910 d. c. A. D. o ad un’ epoca di poco posteriore.
Modanature di base bitha, cipika, ?, pitha zoccolo due modanature lisce tra
cui una intermedia fregiata di rombi floreali diamantini, plinto un jadya kumba, un karnika, un kapota
ornato di gagarakas e di takarikas con un fregio di rombi
podio vedibhanda con un kura a scacchi o jalika,
un kumbha com madhya banda e rombi, un kalasa insolitamente fregiato di
gagarakas e takarikas, sormontato da kapota e pattika.
Pilastri-rathas, due sezioni in successione
costituite da pattika con gagarakas,
cubo con rombi, pattika intermedia sempre con rombi, kapota
conclusiva.
Capitello bharani, kapota e pattika prima
dello sringa.
Verandika pattika kapota, antarapatra a robi
tra due pattine a jali.
Makara per l’acqua, nicchie nel badra
all’altezza del’adhishthana
Esse
risaltano rispetto ad altre intermedie poste di taglio. Quelle
eminenti sono contraddistinte nella loro rilevanza / strutturalità
fondamentale da uno sringa o sikhara terminale in miniatura. . All’altezza della base di
tali sringas si dipartono quindi le modanature del varandika, prima di ciò
che rimane del solo nucleo interno dei sikaras .
che ne anticipa presentano due sezioni in successione costituite da
pattika con gagarakas, cubo con
rombi, pattika intermedia sempre con rombi, kapota conclusiva.
Capitello bharani, kapota e pattika prima
dello sringa.
Verandika pattika kapota, antarapatra a robi
tra due pattike a jali.
Makara per l’acqua, nicchie nel badra
all’altezza dell’ adhistana
Non solo, ma ad un raffronti puntuale la serie
delle modanature appare in tutto e per tutto identica a quella del tempio
Rahila di Mahoba, preludendo a una similarità più complessiva
nell’ornamentazione, come già nel piano, che anche nel tempio di
Rahila presenta due ingressi
laterali oltre a quello frontale al singolo mandapa del tempio.
Sono particolarmente significative le
particolarità insolite ad accomunarli del jalaka pattern del kura- abitualmente liscio., e del
kalasa del vedibhanda, che di solito è del tutto disadorno.
E’ ai suoi tempi che si può far risalire l
edificio, tra l’890 e il 910 d. c.
A. D. o ad un’ epoca di poco posteriore.
Mohammad, di ritorno
Ieri sul tardi
è ricomparso nella mia stanza Mohammad reduce da Kanpur, nel nuovo taglio
di capelli che lo faceva apparire nella sua bellezza più uomo e meno
ragazzo, fragrante di profumo nella sciarpa che recava sulla diellaba che
portava come d’abitudine ogni Venerdì islamico-
Ma non era
andato alla moschea per la preghiera del Venerdì, ora che non crede più a
Dio, più a nient’altro che all amore per la sua Mouskan, e alla sua
amicizia per me, le ragioni affettive che l’avevano indotto a
lasciare in Kanpur la propria famiglia, per ritrovarsi in Khajuraho
da solo nella loro casa, in cerca di un lavoro per sé e di un
negozio per il padre.
L’aveva
ritrovata sporca e tutto il giorno si era dato da fare per pulitla,
cucinandosi pomodoro e cipolle di cui nutrirsi con un po’ di chiappati.
Mentre ci
recavamo a piedi al Madhur cafe, - sembrava ieri quando mi aveva spiegato
che madhur in sanscrito significa dolce, dolce come il canto dell
usignolo, dolce come una voce, dolce coè Chandu per il mio amore, - al
telefono ricontattava il cugino desolato, perché anche il secondo figlio
che aveva avuto la moglie era appena morto dopo il parto.
Prima che
Mohammad lasciasse Khajuraho per Kanpur, era avvenuta anche la morte di un
suo vicino di casa, per un’emorragia esofagea, a causa del suo
alcolismo, che aveva causato la morte già del fratello, ed essendo
già scomparsa sua moglie, un amico di Kailash che ne era il nipote
aveva ereditato in sorte i suoi tre figli che si erano aggiunti altri
due del fratello già deceduto, e si era ritrovato così a
provvedere a cinque piccoli con il suo salario di muratore di appena
300 rupie.al giorno.
Né da Kanpur
Mohammad aveva da recarmi liete notizie. La sorella aveva la bocca guastata
dalla piorrea, ed il medico curante si era adirato con la madre per quanto
aveva trascurato la figlia, che ora avrebbe dovuto essere operata.” Ne avrà
almeno per altri due mesi” mi ripeteva Mohammad
Al padre era
stata riscontrata una forma di idropisia, di ascite che gli gonfiava il
ventre, come gonfie aveva le gambe, e il volto. Sarà di ritorno dal medico
tra quindici giorni, ma intanto ha perso il posto di lavoro che gli
era stato riservato in una fabbrica di cooler, essendo parso nocivo per la
sua salute, ed il suo posto è stato già occupato da un altro,
Ma la madre
lavorava, per 200 rupie al giorno, addetta alla mansione di infilare capi
di abbigliamento nei loro involucri, e questa era la notizia consolante che
comunque poteva recarmi, a conforto di un suo stato d’animo di
ritrovata energia e vitalità, che lo animava dei più asseriti fermi
propositi. Sapeva che ora doveva trovarsi un lavoro, che solo così avrebbe
potuto recuperare l’anno di scuola che si profila perduto, mostrarsi
responsabile e farsi indipendente , secondo le sue stesse parole, che ero consapevole
con quanta cautela dovessi prendere per buone.
Anche Kailash
, quando gli avevo detto che stavo domandando tramite messenger di facebook
un aiuto al mio giovane amico Rahul per Mohammad, aveva asserito che non
c’erano problemi se era la richiesta di un lavoro, come ad altro non avevo
pensato, e non di denaro.
Ma se
consideravo a come si e risolto finora ogni sforzo di assicurargliene uno,
che lo rendesse indipendente, a come mi è invece avvolta sempre più intorno
e all’interno la sua situazione e quella della nostra famiglia,
prendendomi tutta la mia vita futura, a come mi ha irretito nel
destino stesso dell intera famiglia di Mohammad, e non solo del ragazzo,
assicurando al padre di sua iniziativa il mio aiuto nel reperire e nell’affittare
un negozio, nel dotarlo del banchetto per la frutta e di quanto gli
serva, quando ogni sua attività lavorativa è solo una perdita e non
mi reca sollievo nei miei sforzi economici…
Gli ho
chiesto perché l’avesse fatto, sordo ad ogni mio invito a non darsi da fare
più di tanto, a non intervenire più oltre, a lasciare le cose al loro
corso, sapendo bene, come gli avevo detto, e ripetuto, come in India se
allunghi un dito ti si prende un braccio, l’intera esistenza , che se
avesse provveduto a se stesso e alla sua famiglia come febbrilmente
si stava facendo in quattro per Mohammad suo padre e gli altri suoi
familiari, anche solo una volta raccogliendo il mio invito a recarsi in
Chhatarpue, chìè in espansione, per perlustrare le occasioni che offriva……
L ho fatto
per farti felice, mì ha detto, per non vederti triste, sapendo
cosa è per te Mohammad.
E l’amico che
così si comporta è lo stesso che nella ambigua doppiezza del suo
atteggiarsi inveiva contro Mohammad come un opportunista ladro,
alcune sere fa, credendo che quando l avevo appena contattato al cellulare
egli, non io, avesse sollecitato che potessi staccare per
ritelefonargli a mie spese, il che Kailash fa abitualmente, le
pochissime volte in cui sia lui a telefonarmi dall India e non io dall
Italia.
“ Adesso che
è rientrato da solo è come un maraja di cui sei il servo…dovrai cero
dargli da mangiare ogni giorno… e quando suo padre rientra,
cercargli il negozio…”
Un’anticipazione
dell evolvere degli eventi era stato il porsi del problema
dell’autorickshaw , che andasse a prendere Mohammad al suo arrivo di notte
da Kanpur alla stazione.esterna di Khajuraho Defilandomi il più
possibile, per evitare attriti, chiedevo a Mohammad di contattare un
conducente che mi conoscesse, che potessi ripagare il giorno
seguente, di passare al cancello di casa se questi avesse voluto essere
retribuito prima di averlo riportato a casa. Dovevo in ogni caso affrontare
Kailsh perché non chiudesse a chiave il cancello ed egli prima s’imbizzarriva
credendo che gli stessi chiedendo di andare a prendere Mohammad alla
stazione, dove ha paura a recarsi di notte, e nemmeno andrebbe a prendere
suo padre, poi era lui stesso che contattava un autorickshawallah di
sua conoscenza perché fosse all’arrivo del ragazzo per ricondurlo in
Manjunagar.
“ Io non so
perché sia così, mi diceva l’amico, ma per quel chor e madarchod di
Mohammad sto facendo ciò che non ho fatto per il mio Ajay.
E così la
vita, e dobbiamo accettare che così sia. Anch’io sto facendo per voi più di
quanto non faccia ciò che non faccio per mia madre la mia
famiglia in Italia- se solo ripensavo a come mia madre fosse
divenuta un obiit anus abiit onus, a come fossi sbiancato
quando mi aveva detto che il dottore l’aveva rallegrata dicendole che
poteva diventare una centenaria,- e tu stesso mi hai detto più volte di
avere fatto per me quello che non avresti fatto per tuo padre.”
E ‘ cosi che
vanno le cose e che adempiono disegni più grandi delle nostre vedute,
se non diciamo no a ciò che il cuore ci detta, contro ogni sordità e
ragionevole resistenza.
Mohammmad,
seduto a me d’accanto sulla panchina mi mostrava quanti messaggi fossero
già intercorsi tra lui e Mouskan, sotto la dicitura fittizia Low Bactery .
Con quelli che si stavano scambiando avrebbero raggiunto tra poco il
migliaio.
La coppia di
giovani innamorati di Manjunagar di cui mi aveva detto in settimana , che
era fuggita per imporre la propria unione prima che tra un mese e
mezzo la ragazza fosse costretta a sposare un uomo che non amava, si
era fermata a Rewa, dove si ritrovava senza denaro. Erano fuggiti con l oro
e l’argento che avevano sottratto a una nonna della giovane, e non
aveva avuto il coraggio di commerciarlo.
“ E tu e
Mouskan fareste così?- gli chiedevo
“ No. Anche lei
è contraria. Prima chiederemo il consenso delle nostre famiglie.
“ E se
seguitano ad essere contrarie?
“ Mouskan mi
ha detto che allora non vorrà più sposare nessun altro. E anch’io farò
così.
Cos’ addio
gli Ali del loro Babbà”, i babies di cui sarei stato felice di essere il
nonno.
Coisì’
dicendomi Mohammad mi sembrava più forte nel porsi rispetto al
proprio futuro.
Non era certo
il ragazzo che con il ricatto del suo suicidio tentava di impormi di
accettare di tutto, come a volte torna a fare Kailash , prospettandomi lo
spettro di Bahoriband, della famiglia sterminatavi da un padre sconvolto
dai debiti.
Mohammad
passava a mostrarmi i video del suo smartphone, mentre i miei occhi
infastiditi dal bruciore del sudore Uno in particolare riguardava dei gruppi
coreografici che come le danzatrici di certe stampe e dipinti del
Rajasthan, o in Orccha, erano composti a simulare le forme di un
animale.
“ A volte mi
guardo anche le tue fotografie. Come chi soffre guarda il suo Dio..”
“ Mohammad,
gli dicevo grato e trasecolato, se solo immaginassi che pensieri passano
per la testa del tuo Dio”
E smentendomi
nel mio status divino, gli chiedevo, scherzando, se ora che si ritrovava in
casa da solo si fosse proposto fosse stato dell idea di farvi venire
Mouskan.
“Glie l ho
detto scherzando e lei si è rifiutata. “You have dirty mind- lo aveva
messo a tacere.
Gli ho
chiesto se parlassero tra loro di me- Mouskan crede che io sia un suo
buon amico, solo non si spiega perchè io non sia sposato. Mohammad le ha
detto di non avermelo mai chiesto e che non intende chiedermelo.
“ Ed io , tu
credi che possa avere dirty mind?”
“ You have
clean mind “ asseriva Mohammad.
Io lo
guardavo di tralice, come per dirgli di fare attenzione comunque al suo
Dio.
………..
La mia vita
futura tra la veglia e il sogno
La mia vita
futura mi appariva, tra la veglia e il sogno come una discesa lungo un
condotto oscuro senza più vie d’uscita, ove non mi resta che cadere,
cadere, e ancora cadere, in un vortice che mi aspirava nella sua
spirale inesorabile.
Nel sonno
della mia Resurrezione pasquale
Si sta
rivelando un errore tremendo che abbia fatto disfare l ufficio del
Bapucultulturaltours dove tenevo le mie lezioni, e dove non ci recavamo più
io o Kailash o i nostri bambini, pur di risparmiare le 2.000 rupie
dell’affitto mensile, e poter imporre alle altrui richieste nei miei
confronti, di Kailash, Mohammad, dei miei familiari in Italia per
assicurare a mia madre ogni conforto nella sua vecchiaia, il limite
pesantissimo che così ponevo a me stesso, senza più consentirmi niente di
più che il mangiare e il bere , oltre al ricorso ai farmaci sedativi, l uso
di internet con la connessione più economica. e disagevole, qualche ebook
di tanto in tanto..
“ I felt bad,
ho provato dispiacere- ha poi detto Kailash, a opera compiuta, “ era
veramente così bello…”
Così facendo,
sacrificandomi a tal punto per potere imporre agli altri di limitare le
richieste che mi avanzano, di notte non sogno Kailash o Mohammad, o i miei
piccoli bambini indiani, ma il continuo corpo a corpo in cui mi sbrano con
la figura di mia sorella, che in me è colei che esige per mia madre un obolo
sempre maggiore, incurante della mia situazione reale, e per mia madre più
che l’affetto vale il ritornello mentale “obiit anus abiit onus”, avverto
la fonte d’angoscia che mi fece sbiancare, quando lei mi ebbe a dire
rallegrandosene che con quel tenore di salute che si ritrova, un medico le
ha pronosticato che diventerà senz’altro centenaria.
Nei confronti
dei miei ulteriori familiari che ho in Italia, più che la riconoscenza per
il loro rispetto delle mie scelte, per quanto di ammirevole fa mia sorella
per mia madre, consentendomi la vita pur grama di meravigliosi affetti che
qui vivo in India, in me si rinfocola così inestinguibile il risentimento
per tutto il disprezzo che hanno ostentato per come figuro socialmente in
ciò di cui solo dispongo e per cui non ho ricambio, per l irrinunciabilità
che professano di tutto ciò di cui debbo fare a meno e non mi è concesso,
auto, viaggi continui, ristoranti, abiti belli, tablet e smartphones, case
proprie confortevoli riscaldate d’inverno e climatizzate d’estate .Con
loro, di fatto, il ritrovarci a distanza di anni è stato il reinghiottire
ciò che avevo in animo e il farmi tremebondo di giustificazioni per non
apparire un miserabile che striscia sulla faccia della terra, al cospetto
di domande del genere:
“ Ma perché
non prendi un altro volo aereo dalla capitale al tuo centro d’arrivo dove
vivi? ( tu, sottinteso, che come tutti gli straccioni di questo mondo, i
malriusciti colpevoli d’essere senza successo, ti adatti ancora a fare
invece 12 ore di sudicio treno ?)
Di Kailash e
Mohammad sono riuscito finora a tollerare le pressioni e le sollecitazioni
perché a differenza dei miei familiari in Italia la loro situazione è senza
scampo senza il mio aiuto, ma se Kailash tutto intende e ha nel cuore, e i
suoi bambini si conformano meravigliosamente, nel moderare le richieste di
Mohammad ben poco potere dissuasivo ha avuto, quale esempio testimoniale,
che lui mi ritrovi sempre e solo in Khajuraho, rinchiusovi nella mia
stanza, che egli sappia bene che vi frequento, per lo più con lui, solo i
caffè e le locande meno costose, come finora non vi sia entrato una sola
volta a visitare i templi su cui pur conduco la mia ricerca, per non
pagarne ogni volta il biglietto d’ingresso di 500 rupie, nemmeno facendolo
desistere che non mi sia ancora riacquistato il cellulare che mi hanno
rubato, e che acceda ad internet con una connessione che non mi consente
più nemmeno l’upload d’immagini, o il download dei games di Pokemon che
Chandu ieri ha invano tentato seduto sulle mie ginocchia.
Oramai, per
gli errori di Kailash che senza interpellarmi si è troppo esposto nei
confronti di suo padre, assicurandogli da parte mia un aiuto per cui anche
la famiglia di Mohammad viene ora a dipendere da me, nella emergenza
continua della sua situazione il ragazzo ricorre a me in tutto e per tutto,
soprattutto ora che è rientrato da solo da Kanpur, irretendomi in uno stato
delle cose per cui se non accetto quanto richiede, decado dall’essere il
suo Dio e finisco per essere chi con i suoi dinieghi può indurlo al
suicidio
Così ieri
notte, quando gli ho telefonato sul tardi, temendo che si fosse isolato al
telefono da ogni contatto in cupi propositi , mi ha anticipato la richiesta
per oggi che gli pagassi la bolletta della luce, cui sono certo seguirà
quella del pagamento della nuova bombola del gas, della ricarica della sim
card di cellulare e smartphone.
Io ho tergiversato, ho differito la risposta, così come
mi servo del fatto di non disporre del cellulare per diradare i nostri
contatti, poi ho trangugiato una sovradose di ansiolitico e sono entrato
nel sonno della mia resurrezione pasquale.
18 aprile 2017
Di Mohammad e
di Kailash
“Sono
superiore al pericolo…. I don’t love my life Non amo la mia vita- ieri mi
diceva un Mohammad tristemente sprezzante nel giustificare
perchè raggiungesse i 100 all ora guidando la motocicletta da
Khajuraho a Chhatarpur, impiegandovi solo 35 minuti. per
percorrere la distanza intercorrente.
“ Ma io amo
la tua vita, con te andrò invece ai 50 all ora.”, se come avevo sognato che
potesse avverarsi, noleggiassi per lui un motorbike, e pagando
il pieno di benzina insieme ci avventurassimo per le strade dell India , il
che è quanto mai sconsigliabile che mi riproponga ma è già del tutto
fattibile, in virtù della licenza di guida che fin d’ora mi è possibile
fargli ottenere, visto che nell identity card figura avere già diciannove
anni in luogo dei suoi diciassette. effettivi
La sera
prima, nonostante gli avessi detto quanto pervenissi stanco, ad ogni costo
aveva voluto raggiungere la mia casa facendosi trovare già nella mia stanza
ad attendermi, al mio arrivo in tuc tuc insieme con Kailash, Poorti e
Chandu, stremati e felici, dalla stazione ferroviaria cui
eravamo arrivati da Mahoba, con il treno che avevamo
preso quanto mai fortunosamente più di un’ora prima, dopo che nel
circondario avevamo visitato in giornata i templi Chandella in
granito di Dauni e di Makarbai.
Troppa era la
depressione da cui dal tardo pomeriggio si sentiva oppresso, ed
aveva il bisogno di ritrovarsi in mia compagnia senza attendere l indomani,
anche solo per usare il computer nelle schermaglie dei videogame che vi
aveva installato per Chandu..
E tanto è
bastato perché si rasserenasse, e con me ritrovasse la quiete
mentale. A sconvolgerlo era stato il pensiero che Mouskan, dopo avergli
imposto di non contattarla, fossero ormai più giorni che non lo
ricercava più minimamente, da che era partita per Panna per recarvisi ai
festeggiamenti di un matrimonio, ponendo termine alla profusione di messaggi,
saliti a oltre 1300, che erano intercorsi tra loro nel giro di una
settimana. Qualche suo “amico” per giunta gli aveva riferito di
averla avvistata raggiante nella vicina Rajnaagar A tal punto , io
che già l’avevo pregato di non ferire il cuore della ragazza
infierendo su di lei con male parole, gli ho di fatto ingiunto di
non ricercarla più di sua iniziativa, per non restare vittima del
riproporsi di un irretimento reciproco che con l’amore ancora ben poco
aveva a che vedere, al più con il mero desiderio di essere amati ,
attraendo e irretendo l un l’altra a vicenda nella propria rete, nel modo
più crudele ed egoista. “ Di sicuro tu hai bisogno che lei ti ami,
come M. ha bisogno che tu non viva che per lei. Ma nelle tue parole non
sento mai l impronta di lei nel tuo animo. Io quando penso a Chandù è
tenerezza infinita che si spande intorno.”
Anche quando
la ragazza si era mostrata vogliosa di recarsi a Panna per la cerimonia
nuziale, egli non aveva sentito nessun impulso a farsi partecipe della sua
gioia., a farsi comprensivo del fatto che lei potesse trovare la
gioia lontano da lui, come lui aveva tutto il diritto di essere felice da
lei in disparte.
Ma Mohammad è
ragazzo dalla prodigiosa mente sventurata e l indomani poteva già offrirmi
una rielaborazione religiosa dei miei rilevi.
“ E così come
tu dici perché Allah ha dato a ognuno la sua via da seguire, e noi non
dobbiamo disturbare i suoi disegni”
Ma ora, lei a
sua volta, che se ne curava lei del suo bisogno di ritrovarsi capace
di fare qualcosa per i suoi, di pervenire una sua forma di lavoro e di
guadagno, dopo che anche a causa di lei aveva perduto l’anno di
studio finale?
Mohammad si
era talmente riconosciuto nelle mie nuove direttive, che il
giorno seguente, al Madhur cafe, si è riproposto di non sposarsi mai e poi
mai, vita natural durante, visto quel che gli aveva riservato avere
amato una ragazza. .
“ Seguirò il
tuo esempio, mi ha detto, anche se per me resta un mistero perché non ti
sei sposato” Quanto all’amore, se avesse dovuto scrivere un capitolo
ulteriore a proposito, dopo che le settimane scorse lo aveva esaltato
perché dà nuova vita, avrebbe avuto ora da dirne soltanto che
era un veleno
Io mi sono
limitato a sorridere a ogni sua asserzione, alla sua ennesima
riproposizione di un suo scambio di battute con un pandit
hindu, che egli ovviamente aveva nuovamente lasciato a bocca asciutta con
la sua sagacia, quando al vecchio aveva chiesto perché mai si dovessero
fare offerte a un Dio, se è Dio che come un padre invece ha
tutto a noi da offrire. E che non gli parlassi oltre, perché non ne
dicesse peggio, della pellegrina che nella ricorrenza incombente l indomani
di Amausia, gli avevo raccontato di aver visto lungo la via che proveniva
dalla stazione ferroviaria che si stava rotolando per chilometri e
chilometri fino al tempio Matangheswara del Dio Shiva. Si trattava
solo di stupidità, nient’altro che di stupidità, della pretesa stupida di
voler forzare il Dio a darti ascolto per prima, nel recarsi da lui in
udienza per qualche favore speciale.
Nessuna
comprensione per la devozione e la fede che vi si esprimeva.
Quanto poi
all uso del sorry , il carissimo ragazzo non era di meno impietoso: facile
e comodo, con una parolina così semplice e breve, pensare di porre
rimedio a qualsiasi disastro e guaio si sia combinato.
Poi aveva le
parole più dolci e grate da riservarmi, mentre mi divertivo o avevo
comprensione di ogni cosa che mi dicesse, senza staccare lo sguardo dal suo
incantevole volto adorato.” Come mi piace la mia amicizia con te… tu sai
ascoltarmi in ogni cosa che dico. Non mi accogli solo per gioco…”
Ma oggi
il mio turbine l’ha coinvolto, quando si è fatto latore per
telefono e poi di persona, sopraggiungendo come un angelo di primo mattino
nella mia stanza, dell’ interessamento di Kailash per un terreno su
cui edificare .
Che mi
sconvolgeva è che si appressasse lo stesso Ajay per vedere se
era la volta buona che mi smuovevo a un simile acquisto, e che lo stesso
Mohammad condividendo le ragioni del mio clan familiare, mi facesse
disperare sulla possibilità che la mentalità indiana possa recedere dai
suoi partiti presi più illogici e immodificabili.
Esasperato,
nei modi esagitati in cui a Mohammad dispiace ritrovarmi,
tornavo a ribadire che non aveva alcun senso al mondo che depauperando di
oltre un quarto il mio ammontare in banca mi rovinassi per assicurare
una casa che non avrebbe prodotto alcun reddito, e
disporre della quale mi avrebbe consentito un risparmio mensile solo
di 2,500 rupie, nemmeno quaranta euro, quando Kailash non esercit alcun
lavoro che gli dia un reddito che gli consenta di restarvi insediato.
Tornavo a
ripetergli a gran voce come un anno fa, che non ha più alcun valore il
detto, in India, che chi ha una casa ha tutto, il che può avere una sua
verità nei villaggi indiani in cui non c’è fornitura di energia
elettrica di cui pagare il bill alla power house, in cui si beve qualsiasi
sorta d’acqua naturale cui si possa attingere, e il calore della cottura
dei cibi è assicurato dai pannelli di sterco e dalla sterpaglia raccolta
nella giungla, mentre la cenere è un detersivo universale, ma non vale più
affatto dove si usa il gas per cuocere, l’energia elettrica è erogata
almeno durante una fase della giornata, e l’acqua quotidianamente può essere
fornita filtrata in ogni casa.
Non era
stato lo stesso Mohammad che forte della sua esperienza cittadina, di
provenienza, al detto che la casa è tutto di cui si era fatto portavoce
Ashesh, il nipote di Kailash , quando la questione era stata riavanzata
un anno or sono, proprio di questi stessi tempi, aveva
replicato che è tutto invece avere un buon lavoro?
E non lo
sapeva, per quanto mi è vicino, come l uncle Kailash,
dell’anoressia economica della depressione che mi angustia, di cui
affliggo me stesso non meno degli altri per poter
calmierare ogni altrui pretesa sulle mie residue fortune, in
primis quanto al sostentamento nella sua vegetatività
televisiva della mia avola materna?
Mi sentivo
tradito, come mi sentivo di nuovo lo straniero tra degli indiani che lo
disconoscono, nel ritrovarmi presso Kailash e i nostri cari, per i quali
nulla dunque contava di ciò che facevo e di cui mi privavo per loro,
per la seconda volta, nel frangente, della possibilità almeno di un
viaggio di ritorno a Delhi, visto che era solo perché fornissi loro
una casa che mi tenevano con loro in famiglia?
Che mi
calmassi, il discorso era chiuso, non avrebbe più
avanzato e ripreso pretese o richieste del genere, mi tranquillizzava Kailash
quando di mezzogiorno intercettava una mia telefonata a Mohammad,
avremmo pensato solo e soltanto a come risparmiare su di tutto quanto
più fosse stato possibile, a iniziare da quanto mi serviva per
colazione, pranzo o per cena, che forse avrei potuto consumare di fuori più
economicamente.
“ Sei in
collera con me , Kailash, gli d chiedevo di pomeriggio quando lo ritrovavo
avviato di nuovo al tuc tuc, lungo il mio stesso cammino che mi conduceva a
rivisitare i primi templi di Khajuraho, per chiarirmi quanto avessero
a che vedere con quelli ugualmente in granito dei dintorni, ad accertare in
che mai realmente differissero le modanature di un kapota e di un pattika,
identificate come tali da Krishna Deva
“ No, lo sono
con me stesso…”
Non ne hai
ragione, amico mio. Stamattina ti ho visto andare al lavoro che
erano le sei.
Non ci resta
che continuare il nostro lavoro senza alcuna fortuna. Tu alle
prese del tuo tuc tuc, io dei miei templi . Di ritorno dal Matangheswara mi
sarei con lui intrattenuto sul tuc tuc che aveva messo in sosta davanti
al Museo archeologico,
E con
tenerezza e amore per il mio grande amico, my best friend, scoprivo quante
cose avesse pensato sul proprio futuro per sovvenire non solo alle mie
spese per i nostri comuni familiari, ma per porre qualche rimedio alla
situazione di Mohammad e di suo padre.
Al ragazzo,
in attesa che cin la fine della stagione calda potessero assumerlo in
hotel, aveva proposto di mettersi al lavoro nel nostro negozio di
handicrafts, spartendo a metà l’eventuale guadagno.
E il padre,
sarebbe rimasto in Kanpur o avrebbe fatto ritorno a Khajuraho? Al
ragazzo aveva pur detto che in India a differenza di come aveva fatto suo
padre, ci si muove dalle campagne alle città e non viceversa, per
fare fortuna. Avesse comunque fatto ritorno, siccome a quanto gli ribadivo
non avevo i mezzi per aprirgli un negozio, come al padre di mOhammad
aveva fatto credere, poteva usare il suo tuk tuk , spartendosi il
guadagno a metà, mentre Kailash a quarantenni avrebbe fatto ritorno al
lavoro albergo, adattandosi a pulire le camere e i bagni, pur
di avere un guadagno certo. Quanto Kailash? Quattromila rupie , poco più di
50 euro al mese, per un lavoro che lo avrebbe tenuto impiegato dalle otto
del mattino fino alle nove di sera.
E i bambini?
Chi li avrebbe condotti a scuola? Quando mai lo avrebbero avuto in
casa?
E’ il lavoro
con il tuc tuc che in realtà gli piace, un lavoro per il quale benché
lo abbia esercitato a lungo non ha propensione il padre di Mohammad. Come
potrebbe intercettare i turisti alla stazione, portarli in giro nei
sightseings, se non sa parlare una parola d’inglese’
Il lavoro in
hotel prevede anche l impiego in un ristorante, dove saprebbe cavarsela
meglio.
Si vedrà, si
rimedierà.
Il
rientro a casa mi avrebbe riconsegnato alla gioia di ritrovarvi insieme, in
armonia ricomposta, nella television room Kailash dedito a una presa
di gutka, nella mia stanza Mohammad intento al computer, Chandu che usciva
dalla cucina con allegria festante.
The
relations are like one thread, when we live far not by
body but by hearth are drawn and they broken.
More we are sweet more they are strong more we are hard more they are week.
The destiny
of Kajuraho unfortunately has been decided by outsiders of Delhi or of Agra that
made of Khajuraho only one stop, scheduled in the planned
circular tour Delhi, Agra, Orchha,
Varanasi, Delhi, instead of
developing Khajuraho as a cultural
tourist centre linked with its marvellous
surroundings in Madhya and
Uttar Pradesh, with the naturalistic and anthropological heritage of
Bundelkhand and of Bagelkand. In
this way every relation has been cut away with the other sites of the
Chandella civilitazion ( Mahoba,
Ajaygarh, Kalinjar, Dudhai , Chandpur, Dhubela, etc..) and whit the temples
before and after Khajuraho of the Gupta, Pratihara, Kalachuri, Kachchhapaghata periods, that can offer
the chance of understanding the development of the Hindu temples in North
India.
But this
operation has been only the first introductory chapter of the complete
misrepresentation of the reality of the art and of the religious imagery of
Khajuraho, spread as the temples were built only in order to facilitate the free sexual life of the
local people by the Brahmanical ancient authorities, on whose supposed
advices with the tourists act their real escorts and guides, the local
lapkas.
This tourism,
overlapping every connection with the activity of the national or local
authorities of Madhya and Uttar Pradesh , or showing the complete
indifference to the creation of new lines of communication by road or by railway, has been more and
more planned a above all for rich
persons travelling by plane, whose permanence in Khajuraho has become
at the same time more and more expensive and more and more brief ,
less and less destined to the visit of the temples or to the
knowledge of the anthropological and naturalistic rootedness of their
spiritual beauty, in holies banians and papal, for example. and more and
more to the shopping or to the fast-visit of parched parks and dry falls,
without every sight of tigers but very money-making,
Khajuraho by
this choice, at whom the
local economic powers are subordinated, has been adulterated in a
monocultural turistic centre without other real cultural institutions than the ASI, and without other cultural activities
than the dance festival on February,
and little more , organized by
Shilpgram complex or by Lalit
Hotel.
But without
support of schools and Institutes, this well-deserving cultural activity as
the religious life by Navatatri, Diwali, Shivaratri, or the feast of
Amauasia, has become totally
separated and without real influence on the tourism, .first of all on the
content of the explications of the local guides, not a
resumption of the research of the great historians of art like
Krishna Deva or Devangana Desai, but especially one facetious and coarse
entertainment on the sexual imagery of the temples that they show to their
customers, two, three, no more,
please, frequently after the sunset in connection with the airplane
timetable
And to the
local people what offer this cultural lucrative desert? The employment for
few in hotels restaurants and shops ,or for assuring
their supplying, instead of the work
for many people in factories, and the rumbles , the ciur ciur of this kind
of development, for too many
autorickshaw drivers and huckster,
without every kind of regulation of
the authorization of their activity
Although the
increasing of Indian tourists and visitors, in fact the offer of the Khajuraho is more and more superior than the demand, the local rich people thinking only to build new
and new hotels and new and new
tourist shops and restaurants (that offer more continental than
typical foods, and Kashmiri than local handicrafts of Madhya Pradesh)
But the most typical situation of this kind
of tourist development, is
the above- mentioned diffusion of the young lakpas, the real guides
and escorts of the tourists of Khajuraho that are traveling out of the organized tours, and the real holders of the success of
many restaurants and shops, whose activity often can survive only if these
impudent owners of the destiny of
Khajuraho send them customers. Working in competition with the poorer
autorickshaw drivers and cycles hirers, the lapkas boys refuse a school that don't seem to offer
something. to their future. In this way,
instead of the studies they
follow the tourists by motorbike or
walking, without every kind of
knowledge or of qualification, but
hoping every kind of easy settlement of their interest with the tourists, by
other sort of real or declaimed appeal. And this is the starting
point of the building of different hotels and restaurants of Khajuraho
OUR WARNING
ABOUT KHAJURAHO (7 mars 2017)
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