|
Paolo Trianni
Henry Le Saux
Un incontro con l’India
Fra le grandi spiritualità che hanno cercato l’incontro tra
cristianesimo e induismo, Henry Le Saux, Abishiktananda, è
forse tra le più avvincenti perchè più di altri ricercatori
egli si è inoltrato oltre le sintesi e le armonizzazioni di
un sistema dottrinale la cui suggestione può rivelarsi la
sola fascinazione di un bricolage teologico, più di altri si
è messo in gioco nell’impresa, al punto che secondo Raimon
Panikkar la stessa morte di Henry Le Saux è stato l’ esito
dell’esperienza spirituale estrema della sua vita, avvenuta
nel corso dell’infarto occorsogli il 14 luglio 1973, il
risveglio, per il tramite del superamento del proprio
pensiero mentale,- nell’adualità- advaita della
realizzazione della identità del proprio sé con il Sé divino
( - uno stato spirituale di cui la notte oscura di San
Giovanni della Croce è un esito analogo nella religiosità
occidentale). Secondo Paolo Trianni, l’illuminazione
cruciale di Henry Le Saux, che è l’esperienza dello stesso
Mistero trinitario della propria interiorità più intima ( “
La Trinità è il Mistero ultimo di Sé”), è andata oltre la
concettualizzazione più conforme al Magistero ecclesiastico
di Sagesse hindoue,mystique chrétienne, l’opera teologica
antecedente più autorevole di Abhisiktananda, e rappresenta
una verità di fede mistica da incorporare nel cristianesimo,
quale sua via nuova, ma in forme teologiche diverse da
quelle in cui la espresse lo stesso Le Saux, nei propri
ultimi mesi di vita. In tali formulazioni a Paolo Trianni
risulta inaccettabile, in conformità con il proprio
cattolicesimo, che la identificazione del proprio sé con il
Sé di Cristo, cui Abhisitkananda asserisce di essere
pervenuto, l’immedesimazione del suo risveglio con la stessa
resurrezione, implichi una negazione della unicità di Gesù
quale rivelazione del Cristo, la unicità del Suo essere uomo
e Figlio rispetto all’essere uomo e figlio di Dio di ogni
uomo, e che conduca pertanto ad una ricusazione della
necessità della Sua mediazione per giungere ad essere in
unità con il Padre- Origine dell’Essere. Paolo Trianni
ritiene che l’esperienza mistica del risveglio, in cui
Abhishiktananda ha sperimentato advaiticamente
-adualisticamente il “vivere è Cristo” di Paolo, vada
senz’altro integrata al cristianesimo ad arricchirne la
spiritualità, ma nelle forme di pensiero indiano del
sivaismo khasmiro tantrico di Abhinavagupta, cui sarebbe
approdato l’estremo Le Saux. In conformità con il
cristianesimo tali sistemi teologico-religiosi consentono
infatti di pensare il mondo come l’altro da Dio in Dio,
mentre lo precluderebbero le dottrine vedantiche di Shankara,
che monisticamente negherebbero l’alterità e la realtà
effettiva del mondo rispetto al suo Principio. Secondo
Trianni soprattutto il cristianesimo orientale,
particolarmente il pensiero teologico di Gregorio Palamas, -
se non di Sergheij Bulgakov, o di Pavel Ekdimov-, nella fede
nel mistero di Cristo può recepire una teologizzazione
tantrica dell’esperienza del risveglio di Le Saux,
soprattutto in virtù della concezione di una Sofia o di una
Energia creata che sono distinte da quella increata,
omeomorficamente a come il sivaismo pensa la Sakti di Shiva,.
In una dimensione cosmica, il ritorno all’Origine di ogni
differenziazione in cui si realizza il risveglio
individuale, altresì può essere interpretato come
l’avvenimento in ogni uomo della cristogenesi universale
della evoluzionismo di Teilhard de Chardin, che ha un suo
corrispettivo hindu nella fenomenologia dello spirito
secondo Aurobindo.
Paolo Trianni Henry Le Saux Un incontro con l’India ,
Jaca Book, 2011
Bann Valley Eclogue
Sicelides Musae, paulo maiora canamus
—VIRGIL, Eclogue IV
POET:
Bann Valley Muses, give us a song worth singing,
Something that rises like the curtain in
Those words And it came to pass or In the beginning.
Help me to please my hedge-schoolmaster Virgil
And the child that's due. Maybe, heavens, sing
Better times for her and her generation.
VIRGIL: Here are my words you'll have to find a place
for:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens.
Their gist in your tongue and province should be clear
Even at this stage. Poetry, order, the times,
The nation, wrong and renewal, then an infant birth
And a flooding away of all the old miasma.
Whatever stains you, you rubbed it into yourselves:
Earth mark, birth mark, mould like the bloodied mould
On Romulus's ditch-back. But when the waters break
Banns stream will overflow, the old markings
Will avail no more to keep east bank from west.
The valley will be washed like the new baby.
POET: Pacatum orbem: your words are too much nearly.
Even "orb" by itself. What on earth could match it?
And then, last month, at noon-eclipse, wind dropped.
A millennial chill, birdless and dark, prepared.
A firstness steadied, a lastness, a born awareness
As name dawned into knowledge: I saw the orb.
VIRGIL: Eclipses won't be for this child. The cool she'll
know
Will be the pram hood over her vestal head.
Big dog daisies will get fanked up in the spokes.
She'll lie on summer evenings listening to
A chug and slug going on in the milking parlour.
Let her never hear close gunfire or explosions.
POET: Why do I remember St. Patrick's mornings,
Being sent by my mother to the railway line
For the little trefoil, untouchable almost, the shamrock
With its twining, binding, creepery, tough, thin roots
All over the place, in the stones between the sleepers.
Dew-scales shook off the leaves. Tear-ducts asperging.
Child on the way, it won't be long until
You land among us. Your mother's showing signs,
Out for her sunset walk among big round bales.
Planet earth like a teething ring suspended
Hangs by its world-chain. Your pram waits in the corner.
Cows are let out. They're sluicing the milk-house floor.
L’egloga della Ban Valley
Sicelides Musae, paulo maiora canamus
—VIRGILIO, Eclogue IV
Poeta
Muse della valle di Bann, donateci
Una poesia degna di canto,
una voce a levarsi come un sipario
In parole quali E fu o In principio
Si che piaccia al mio maestro rurale, Virgilio,
E alla bimba che ci è data. E che io canti,,
cieli, tempi forse migliori
per lei e per la sua generazione.
VIRGILIO
Eccoti le mie parole cui dare luogo:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-
La loro essenza nella tua lingua
E provincia dev’essere chiara
Anche in questo stadio. Poesia, ordine,
Tempi, nazione, torto e rigenerazione,
Poi la bimba nata e il deflusso
Di tutto quanto è l’antico miasma.
Tutto quello che vi macchia, lo filtrate di dentro.
Traccia di terra, traccia di nascita,
Terriccio muffito di sangue
Come sul fondo della fossa di Romolo.
Ma quando poi le acque romperanno
Il torrente Bann tracimerà, né più
Le antiche tracce intercorreranno
Tra la sponda est e quella che è a ovest .
Rilavata la valle e la neonata
Poeta
Pacatum orbem: sono eccessive
Le tue parole. Anche lo stesso “orbe”
Che cosa sulla terra gli era comparabile?
E poi, il mese scorso, all’eclisse diurna,
Cadde il vento, un millennio gelido,
Nero e senza uccelli la predispose.
Una quiete primaria , terminale,
Una nata consapevolezza,
come nome che sia alba di conoscenza: lo vidi l’”orbe”.
Virgilio
Le eclissi non avranno a che fare
Con questa bimba. Non saprà
Che del freddo del mantice della carrozzina
Di sopra la sua testa di vestale.
Alte le camomille di campo
S’invilupperanno tra i suoi raggi.
Ella riposerà le sere d’estate
Ascoltando gli sbuffi ed i colpi
Venire su dai locali della mungitura.
Fate che mai lei abbia da sentire
di vicine sparatorie od esplosioni..
Poeta
Perché mai io mi ricordo dei mattini
di San Patrizio, inoltrato da mia madre
ai binari per il piccolo trifoglio,
quasi intoccabile, il trifoglio
irlandese, con le sue sinuose,
torte, tenaci, sottili radici,
Ovunque sparse dintorno, fra i sassi
Tra le traversine, squame di rugiada
Scrollate di dosso dal fogliame
Aspergendo dotti lacrimali
Bimba in gestazione, tra non molto
Discenderai tra noi. Tua madre ne mostra
I segni al suo cammino al tramonto
Tra grandi balle di fieno. Il pianeta terra
come un dentaruolo sospeso pende
dalla sua catena del mondo. La tua
carrozzina in attesa nell’angolo.
Le vacche sono fatte uscire fuori.
Stanno inondando l’ assito della stalla.
L’ Egloga della Ban Valley di Seamous Haney esordisce come
una imitazione dell’egloga IV di Virgilio, ma per il tramite
dell’invocazione alle Muse, l’evocazione da parte dello
stesso Seamus Heaney dello spirito del poeta latino si
risolve in un arrovesciamento del senso della sua egloga
quarta. E' lo stesso Virgilio che desiste dal sostenere a
oltranza le pretese del poeta irlandese, sul proprio stesso
esempio, di elevarsi a poeta civile secolare nazionale,
vaticinante una rigenerazione millenaristica che abbia
inizio dalla nova progenienies della nascitura nipote, lo
disinserisce da ogni aspirazione globale, e torna a farsi
umile di tono per ricondurre il poeta irlandese al mondo dei
piantamenti più terrestri e delle humilesque myricae, a quel
mondo agreste da cui Virgilio si era distaccato ad oltranza
nell’Egloga IV, pur di celebrare i fasti consolari del tempo
supremo dell’avvento, con il subentrare della gens aurea di
cui è il rampollo originario i bimbo nascituro, al punto da
degradare il lavoro dei campi al peccato originale e
originante di una prisca vestigiae fraudis. Se egli aveva
presunto che il bambinello ponesse fine a guerre civili che
erano ancestrali quanto lo era Romolo per la romanità, ad
attuazione e compimento dell’ordo dell’ultima aetas, basti
al poeta Heaney che la nascitura non oda più le esplosioni e
gli spari di ulteriori guerre civili irlandesi, ed è la
rottura delle acque del parto della nipote nascitura, sono
le acque che dilavano la stalle,- non già il lavacro
rigeneratore di una tracimazione generale che cancelli ogni
confine, già simboleggiata dell’esondazione del torrente
Bann, -ciò cui potrà rifarsi per trovare pace, la pienezza
effettiva di un orbe che sia adempimento compiuto, ed a cui
soltanto, prelude l’eclisse meridiana.
Tale mia traduzione commento dell’Egloga di Seamus Haney, è
un umile serto in cui con la mia conclamazione
riproposizione della universalità della musa universale di
Virgilio, quale fonte di ispirazione ancora scaturente in
altri tempi, e province, si intrecciano una dedica mortuaria
al bucolico Andrea Zanzotto, recentemente scomparso, e un
omaggio alla grandezza del poeta irlandese della cui con
cittadinanza onoraria mi fregio ammirato a risarcimento
della piccineria desolante con cui nell’aula consiliare di
Mantova gli è stato tributato il dovuto riconoscimento, per
quanto altamente la sua voce poetica ha ricreato e rinnovato
lo spirito di Virgilio.
Stanze originariamente pubblicate nel 1999 Traduzione
Stanza 2
Eccoti le mie parole cui dare stanza:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-
Ferrea, aurea, scelus, Lucina.
La loro essenza nella tua lingua
E provincia dev’essere chiara
Anche in questo stadio. Poesia, ordine,
Tempi, nazione, torto e rigenerazione, ferro ed oro.
Stanze 3, 4, 5
Lucina. Che fa rima con Sheena .Vocativo. Prima
declinazione, Genere femminile, La romana
Sant'Anna. Ossia casta Lucina, casta
stella della culla. E stella secolare,
il che significa stella del “ saeculum”, luminosa
escrescenza
ora grande colmo mese dopo mese , prima che dilegui.
Tu eri cresciuto sulla terra da cui allontanarono tuo
padre.
Tu avevi il suo accento rustico e ben poco da imparare
dei fatti della vita quando recitasti i tuoi primi poemi
ad Ottaviano, sentendo la lunghezza del verso
come se ne traessi il tuo involucro da una matassa di
stoppa
o trovassi riparo nella ferita . Tenendo duro
a modo tuo. Pietas e ritegno . Se veterani
spadroneggiavano a casa tua, gli esametri
avrebbero dettato legge in Roma. Ci avresti insegnato
il più moderno modo di educare ragazzi e ragazze. A
cavallo
tra elocuzione e d ethos-duchas .Facce che erano
tipi cui una volta erano giocati tiri con letame di
vacca, ora spudorati di fronte alla macchina da presa
dal vivo.
Stanza 7
E poi, l’ultimo mese, nel mezzo del mattino, cadde il
vento,
un gelido Averno, senza uccelli e cupo, lo predispose.
Stanza 11
Lo sappiamo, piccola mia, tu dovrai cominciare con un
pianto
Tramutantesi in riso di lì a poco, un incanto per tua
madre .
Una vita incapace di sorriderle ha avversato la gente
Troppo in lungo e troppo in largo. Ma ora è a te che
spetta
Non di essere scalzata ma di precederci e condurci,
e, musa della Valle di Bann, di darci una poesia degna
di canto
Traduzione con testo inglese a fronte
2 Virgil:
Here are my words you’ll have to find a place for:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-
Ferrea, aurea, scelus, Lucina.
Their gist in your tongue and province should be clear
Even at this stage. Poetry, order, the times
The nation, wrong and renewal, iron and gold
Stanza 2
Eccoti le mie parole cui dare stanza:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-
Ferrea, aurea, scelus, Lucina.
La loro essenza nella tua lingua
E provincia dev’essere chiara
Anche in questo stadio. Poesia, ordine,
Tempi, nazione, torto e rigenerazione, ferro ed oro.
3 Poet
Lucina. Rhyming with Sheena. Vocative . First
Declension. Feminine Gender. The Roman
St Anne . Who is casta Lucina, chaste
Star of the birth-bed. And secular star
Meaning star of the saeculum, brighteness gathering
Head great month by month now, waiting to fall.
Stanze 3, 4, 5
Lucina. Che fa rima con Sheena .Vocativo. Prima
declinazione, Genere femminile, La romana
Sant'Anna. Ossia casta Lucina, casta
stella della culla. E stella secolare,
il che significa stella del “ saeculum”, luminosa
escrescenza
ora grande colmo mese dopo mese , prima che dilegui.
4
You were raised on the land they drove your father off
You had his country accent and little to learn
Of the facts of life when you read your first poems out
To Octavian, feeling the length of the line
Tu eri cresciuto sulla terra da cui allontanarono tuo
padre.
Tu avevi il suo accento rustico e ben poco da imparare
dei fatti della vita quando recitasti i tuoi primi poemi
ad Ottaviano, sentendo la lunghezza del verso
As if you were dressing husks off a hank of tow
Or measuring wheal for thatch. Holding your own
come se ne traessi il tuo involucro da una matassa di
stoppa
o trovassi riparo nella ferita . Tenendo duro
5
In your own way. Pietas and stealth. If ex-servicemen
Were cocks of the walk at home, hexameters
Would rule the roast in Rome. You would understand us
Latter-day scholarship boys and giurla, on the cusp
Between elocution and duchas. Faces that were japed
With cowdung once now barefaced to camera, live
a modo tuo. Pietas e ritegno . Se veterani
spadroneggiavano a casa tua, gli esametri
avrebbero dettato legge in Roma. Ci avresti insegnato
il più moderno modo di educare ragazzi e ragazze. A
cavallo
tra elocuzione e d ethos-duchas .Facce che erano
tipi cui una volta erano giocati tiri con letame di
vacca, ora spudorati di fronte alla macchina da presa
dal vivo.
7 POET
……………………………………………………….
And then last month, mid morning, the wind dropped.
An Avernus chill, birdless and dark, prepared.
………………………………………………….. Stanza 7
E poi, l’ultimo mese, nel mezzo del mattino, cadde il
vento,
un gelido Averno, senza uccelli e cupo, lo predispose.
11
We know, little one, you have to start with a cry
But smile son too, a big one for your mother.
Unsmiling life has had it for people
For far too long. But now you have it in you
Not to be wrong-footed but to first-foot us
And, muse of the walley, give us a song worth singing
Stanza 11
Lo sappiamo, piccola mia, tu dovrai cominciare con un
pianto
Tramutantesi in riso di lì a poco, un incanto per tua
madre .
Una vita incapace di sorriderle ha avversato la gente
Troppo in lungo e troppo in largo. Ma ora è a te che
spetta
Non di essere scalzata ma di precederci e condurci,
e, musa della Valle di Bann, di darci una poesia degna
di canto
Traduzione antecedente
Stanza 2
Eccoti le mie parole cui dare stanza:
Carmen, ordo, nascitur, saeculum, gens-
Ferrea, aurea, scelus, Lucina.
La loro essenza nella tua lingua
E provincia dev’essere chiara
Anche in questo stadio. Poesia, ordine,
Tempi, nazione, torto e rigenerazione, ferro ed oro.
Stanze 3, 4, 5
Lucina che fa rima con Shena. Vocativo
Prima declinazione, Genere femminile, La romana
Sant'Anna. Ossia casta Lucina, casta
stella della culla. E stella secolare,
il che significa stella del “ saeculum”, luminosa
escrescenza
ora grande colmo mese dopo mese, prima che dilegui.
Tu eri cresciuto sulla terra da cui allontanarono tuo
padre.
Tu avevi il suo accento rustico e ben poco da imparare
dei fatti della vita quando recitasti i tuoi primi poemi
ad Ottaviano, sentendo la lunghezza del verso
come se ne traessi il tuo involucro da una matassa di
stoppa
o assumessi una piaga per riparo. Tenendo duro
a modo tuo. Pietas e ritegno . Se veterani
spadroneggiavano a casa tua, gli esametri
avrebbero dettato legge in Roma. Ci avresti insegnato
il più moderno modo di educare ragazzi e ragazze. A
cavallo
tra elocuzione e d ethos-duchas .
Facce che erano tipi cui una volta
erano giocati tiri con sterco di vacca,
ora spudorati di fronte alla macchina da presa dal vivo.
Stanza 7
E poi, l’ultimo mese, nel mezzo del mattino, cadde il
vento,
un gelido Averno, senza uccelli e cupo, lo predispose.
Stanza 11
Lo sappiamo, piccola mia, tu dovrai cominciare con un
pianto
Tramutatosi in riso di lì a poco, un incanto per tua
madre
Una vita incapace di sorriderle ha avversato la gente
Troppo in lungo e troppo in largo. Ma ora è a te che
spetta
Non di essere scalzata ma di precederci e condurci,
e, musa della Valle di Bann, di darci una poesia degna
di canto
Seamus Heaney
Glanmore Eclogue
Egloga di Glanmore
MYLES
A house and ground. And your own bay tree as well
And time to yourself. You’ve landed on your feet.
If you can’t write now, when you will ever write?
MYLES
Una casa ed un podere. Pure
il tuo alloro personale. E tempo
Per te stesso. Tu sei per davvero
Caduto in piedi. Se non ora,
Quando mai tu potrai scrivere?
POET
A Woman changed my life. Call her Augusta.
Because we arrived in August, and from now on
This month’s baled hay and blackberries and combines
Will spell Augusta’s bounty POETA
Una Donna ha cambiato la mia vita.
Diamole pure il nome di Augusta
Siamo giunti infatti in Agosto,
E d’ora in poi di tale mese
Balle di fieno e more e mietitrebbia
Proclameranno la bontà di Augusta
MYLES
Outsiders own
The country nowadays, but even so
I don’t begrudge you. You’re Augusta’s tenant
And that’s enough. She has every right,
Maybe more right than most, to her quarter acre.
She knows the big glen inside out, and everything
Meliboeus wrote about it,
All the tramps he met tramping the roads
And all he picked up, listening in a loft
To servant girls colloquing in the kitchen.
Talk about changed lives! Those were days-
Land Commissions making tenant owners,
Empire taking note at last too late…
But now with all this money coming in
And peace being talked up; the boot’s on the other foot.
First it was Meliboeus ‘ people
Went to the wall, now it will be us.
Small farmers here are priced out of the market.
MYLES
Forestieri ora spadroneggiano
Il paese, ma anche così
Io non te ne voglio. Tu sei l’affittuario di Augusta
E tanto basti. A Lei spetta ogni diritto,
Più diritto forse che ai più, sul suo quarto d’acro.
Ella conosce la valle in ogni dove,
E tutto quanto ne abbia scritto Melibeo,
Sa di tutti i vagabondi
Che egli ebbe a incontrare vagando
Per le strade, e di tutto quello
Che venne a sapere,
Stando a sentire da una soffitta
Il chiacchierio in cucina delle servette.
E mi parli di cambiamenti di vita!
Quelli erano giorni!
Le Commissioni Agrarie facevano
I fittavoli proprietari,
L' Impero accertandolo alla fine
Troppo tardi.. . Ma ora con l'afflusso
Di tutto questo denaro, e con tutto
Questo gran parlare di pace,
Le parti si sono invertite .
Prima era la gente di Melibeo
Ad avere la peggio, d’ora in poi
Toccherà a noi.
I piccoli contadini qui sono fatti fuori dal mercato.
POET
Back to the wall and empty pockets: Meliboeus
Was never happier than when He was on the road
With people on their uppers. Loneliness
Was his passport through the world. Midge- Angels
On the face of water, the first drop before thunder,
A stranger on a wild night , out in the rain falling.
His spirit lives for me in things like that.
POETA
Spalle al muro e tasche vuote.
Melibeo non è mai stato così felice
Come quando era sulla strada
Con il popolo al verde. La solitudine
Era il suo passaporto per il mondo.
Angeli- moscerino sul volto dell'acqua,
La prima goccia dopo il tuono,
Uno straniero in una notte selvaggia,
Fuori nella pioggia che cade.
Il suo Spirito vive per me
In cose come queste.
MYLES
Book-learning is the thing. You’re a lucky man.
No stock to feed, no milking times, no tillage.
Nor blister on your hand nor weather-worries
MYLES
L’apprendere libri è l'importante.
Tu sei un uomo davvero fortunato.
Non bestiame da sfamare, non tempi
Di mungitura, non coltivi,
Non vesciche alle mani o ansia
Per come volge il tempo.
POET
Meliboeus would have called me” Mr Honey” POETA
Melibeo mi avrebbe definito “ Signor Miele”
MYLES
Our old language that Meliboeus learnt
Has lovely songs. What about putting words
On one of them, words that the rest of us
Can understand, and singing is there and now?
MYLES
Ha meravigliosi canti
La nostra antica lingua
Che Melibeo apprese .Che ne diresti
Di apporre parole ad uno di essi,
Parole che fra di noi i rimanenti
Possano comprendere, e cantare qui ed ora?
POET
I have this summer song for the glen and you
POETA
Ho in serbo questo canto d'estate
Per voi e per la valle
Early summer, cuckoo cuckoos,
Welcome, summer, is what he sings.
Heather breathes on soft bog-pillows.
Bog-cotton bows to moorland wind.
Giovane estate, il cuculo cucùlia,
Benvenuta, estate, è quanto canta.
L’erica respira su soffici cuscini di torba.
L’erioforo s’inchina al vento di brughiera.
The deer’s hearth skips a beat; he startles.
The sea’tide fills, it rests, it runs.
Season of the drowsy ocean.
Tufts of yellow-blossoming whins.
Il cuore del cervo salta un battito, trasale.
La marea si gonfia, sta sospesa, si riversa.
Stagione dell’assopito oceano.
Ciuffi giallo-fiorescenti di ginestra spinosa.
Bogbanks shine like ravens’ wings.
The cuckoo keeps on calling Welcome.
The speckled fish jumps; and the strong
Warrior is up and running.
Banchi di torba brillano come ali di corvi.
Il cuculo seguita il saluto.
Balza il pesce screziato. E il forte guerriero
Sorge di corsa
A little nippy chirpy fellow
Hits the highest note there is;
The lark sings on his clear tidings.
Summer, shimmer, perfect days. Un tipetto agile gaio
Raggiunge la nota più alta che ci sia.
L’allodola dispiega nel canto la sua chiara novella.
Estate, estasi, giorni perfetti.
Commento
Sul modello dell’Egloga prima di Virgilio, nella Glanmore
Eclogue il “ Poeta” esprime la gratitudine di Seamus Heaney
per colei , Ann Sedlemeyer, criptata sotto il senhal di
Augusta, che nel 1972 gli ha permesso di trarsi in salvo
dalla guerra civile nell’Ulster e che così felicemente gli
ha cambiato la vita, consentendogli, quale “inner émigré”,
di disporre in Glanmore, nel County Wicklow, Repubblica
d’Irlanda, di una casa, di un podere, e del tempo libero per
i suoi ozi letterari, - analogamente a come nella prima
delle Bucoliche il vecchio contadino Titiro può essere ben
grato ad Augusto della libertà conquistata e di avere
conservato i terreni e le greggi . Al contempo il Poeta
manifesta l’”ansia creativa” (I. Twiddy pg.58) che in S.
Heaney è stata ingenerata dall’apprensione che tale fortuna
debiliti la sua voce poetica, mentre il distacco da ogni
agio ha propiziato la felicità e la grandezza spirituale di
Melibeo-poeta. Se nell’ Egloga prima virgiliana Melibeo è il
contadino del vicinato che a differenza del poeta è stato
costretto a subire la perdita dei propri campi e ad emigrare
lontano, l’interlocutore che incarna il destino sconsolante
che ha evitato Titiro-Virgilio, nella Glanmore Eglogue
Melibeo è invece la terza persona di un artista di cui
parlano il Poeta e il contadino Myles. .Sotto l’ammanto del
senhal virgiliano, in realtà egli corrisponde alla figura
ideale del drammaturgo John Millington Synge,(1871 1909)- a
certificare l’immedesimazione Heaney ne cita il verso “out
in the rain falling.”, Egli fu già proprietario dello stesso
cottage in Glanmore, e secondo il Poeta raggiunse l’acme
artistico quando si distaccò dal proprio milieu borghese per
condividere la vita dei poveri vagabondi nella stessa valle
di Glanmore, errando girovago per l’Europa continentale, in
Francia, Germania, Italia. Myles è a sua volta un contadino
indigeno di Glanmore che ha subito un impoverimento
crescente a seguito degli afflussi di capitale straniero
nell’Irlanda pacificata, - e forse è così denominato per
richiamare Milesius, il mitico capostipite della stirpe
gaelica irlandese ( I.Twiddy pg. 58).Per sopravvivere egli
non può sottrarsi al duro lavoro dei campi , benché al tempo
dei rivolgimenti precedenti sia subentrato come proprietario
nei propri terreni. Egli dà voce alla coscienza sociale
“benedicente” la fortuna e il privilegio di Seamus Heaney ,
che da Myles- come Titiro dal contadino Melibeo virgiliano-
riceve l’invito a godere dello stato presente e a farlo
fruttare, anziché arrovellarsi nel senso di colpa di essere
un salvato rispetto ai sommersi, di poter aver tradito le
proprie responsabilità ed il proprio impegno civile
lasciando Belfast. Dal contadino di Glanmore il Poeta riceve
l’esortazione ulteriore ad avvalersi piuttosto della buona
sorte che gli è toccata per incrementare le sue letture
formative, ed intanto, ne è sollecitato a che dia letizia
agli sventurati sociali con un canto che risalga alla lingua
stessa degli oppressi d’Irlanda, il gaelico,- la stessa, che
su consiglio di Yeats, nel suo soggiorno nelle isole Aran
apprese Melibeo- John Millington Synge-, un invito che il
Poeta coglie al volo, esaltando le possibilità del gaelico
di esprimere la vita e il paesaggio della terra di Irlanda
nella sua pienezza estatica, oltre le sventure degli
“shocking times”. Nell’esito altissimo dell’ assolo finale,
avviene la riconciliazione espressiva delle disposizioni
d’animo e delle forme di coscienza del poeta ed uomo Seamus
Heaney , a conclusione di un Egloga lo splendore del cui
pensiero poetante è ben più che un lusus letterario.
Bibliografia minima
Roberto Nassi,
Attualizzazioni novecentesche del genere bucolico I casi
di Zanzotto e Heaney
2) Iain Twiddy,
Seamus Heaney’s Versions of Pastoral
Essays in Criticism, Volume 56, Number 1, January 2006,
pp.
50-71 (Article)
Published by Oxford University Press
Note
1)Tale senhal , attribuitole in virtù del mese in cui il
poeta ha iniziato a beneficiare della sua munificenza, la
riconduce al “Deus” Ottaviano Augusto benefattore di
Virgilio-Titiro nella prima Egloga delle Bucoliche.
2)Che Virgilio nell’Egloga prima si tramuti, sotto le
sembianze di Titiro, nel donatario di un affrancamento che
con la conservazione dei terreni su cui Titiro lavorava come
servo gli consente più conforto ed interessamento economico,
e che non alluda ad una riassegnazione di terreni
confiscatigli, come ottenne in effetti, può avere favorito
l’immedesimazione di Heaney con Titiro
3) Melibeo vi assume la stessa funzione che ha Menalca
nell’Egloga nona di Virgilio, la cui traduzione in Electric
Light costituisce con la Glanmore Eclogue l’anta precedente
di un dittico. Al pari di Melibeo-poeta anche Menalca,
infatti, rappresenta l’alto destino poetico che Heaney teme
che gli sia precluso , perché a differenza di Menalca non
ritrova più la propria voce poetica per lo sconvolgimento
dei tempi, nelle circostanze antecedenti evocate nella sua
versione dell’egloga nona.
4) Tale afflusso di capitale straniero, che espropria i
contadini delle loro terre perché non possono sostenerne la
concorrenza, è quanto nelle vicissitudini storiche della
Glanmore Eclogue corrisponde alla situazione civile dei
propri tempi evocata da Virgilio nella prima Egloga, per cui
“undique totis/ usque adeo turbatur agris”, ( versi 11-12),
al punto che “Impius haec tam culta novalia miles habebit,
barbarus has segetes? …( versi 70-71 e seguenti), come
Melibeo deplora e si lamenta sconsolato.
5) Le sue parole “but even so/ I don’t begrudge You.”
riprendono evidentemente il “ non equidem invideo, miror
magis: “ di Melibeo nell’Egloga prima, verso 11.
6) Scrive magnificamente Roberto Nassi, in Attualizzazioni
novecentesche del genere bucolico I casi Zanzotto ed Heaney
“La canzone che il Poeta dedica alla valle e ai suoi
abitanti è un inno festante a un
paesaggio irlandese pressoché senza tempo. Le cadenze
pentametriche ed esametriche
della prima parte dell’ecloga lasciano il posto a un
tetrametro (o octosyllable) dal fitto impasto fonico, in
stretto intreccio di ritmi trocaici e giambici (Per rendere
l’allegria ritmica delle quartine ho optato nella traduzione
per lo sviluppo per lo più in quattro tempi del piede
trisillabico con ictus centrale di ascendenza palazzeschiana
e a ritmicità pascoliane soprattutto dei Canti di
Castelvecchio. ): l’opposizione metrica non è solo un fatto
formale ma la manifestazione di una rivincita a una
conquista simile a quella operata dalla lingua e cultura
anglosassone ai danni della gaelica e a quella degli imperi
finanziari sull’azienda agricola a conduzione familiare.
Nella sua History of English Prosody George Saintsbury
scriveva ( Sidney Burris, The Poetry of Resistance, Ohio
Univ. Press, Athens, 1990, p. 33)
“The decasyllabe, although, as we have seen, an early if not
frequent or regular product of the
imposition of foot-scansion on English language, was […] a
very late comer to any considerable
extent. […] The octosyllable, on the other hand, was of the
most ancient house of distinctively
English – that is Middle English – poetry. It had shown
itself, struggling, but holding its own, at
the very birth thereof […]”
E l’‘ottosillabo’ è proprio uno dei versi più usati da
Clare, un poeta particolarmente apprezzato da Heaney per la
capacità di conciliare convenzione letteraria (d’impronta
pastorale) e attenzione ai vivi problemi della comunità
sociale del suo tempo, di cui Heaney stesso ebbe a scrivere,
confrontando la sua poesia con quella di Duck e
Crabbe
“It was the unique achievement of John Clare to make vocal
the regional and particular (Gifts of Rain (Doni di Pioggia,
in Wintering out ), to achieve a buoyant and authentic lyric
utterance at the meeting-point between social realism and
conventional romanticism.”
Il peana alla valle d’Irlanda, intessuto della “clicking
tongue”( Cfr. Follower in Death of a Naturalist)del padre,
celebra il ritorno possibile di “ciò che giace al fondo”
(della memoria e della storia ai confini col mito) e
l’ecloga nel suo complesso è un esempio di un incontro
felice di “social realism” e “conventional romanticism”, al
quale ultimo, peraltro, si badi, è demandato– perfettamente
fuso nei tratti convenzionali – il più forte segnale di
identità, visivo e
acustico, dell’Irish Landscape e per così dire, ricordando
Hopkins, dell’Irish Inscape.
Del resto l’attenzione e l’amore di Heaney per l’aspetto
melico della poesia (una melica
anche attraversata da movimenti sincopati e tonalità
“gutturali”) è testimoniata da
buona parte dei suoi versi. E c’è qualcosa di virgiliano in
questo amore, in questa fede
che “la melodia sciolga l’ansia” e che “un nuovo ritmo, dopo
tutto, sia una nuova vita
data al mondo, una resurrezione non solo dell’orecchio ma
delle sorgenti dell’essere” S. Heaney, The Government of the
Tongue: The 1986 T.S. Eliot Memorial Lectures and Other
Critical Writings, Faber and Faber, London, 1988, p.
121.nota 63 dello scritto di Nassi
7)Di Roberto Nassi si riporta la traduzione della Glanmore
Eclogue che figura nel saggio citato
MYLES
Una casa, una terra. Un alloro personale perfino.
E tempo per te. Nato con la camicia che sei.
Se non puoi adesso, quando mai scriverai?
POETA
Una donna mi ha cambiato la vita. Chiamala Augusta
perché siamo arrivati in agosto e d’ora innanzi
balle di fieno more mietitrebbia agostani
Segno saranno della sua munificenza.
MYLES
Oggi la terra ce l’hanno i forestieri, ma tu
sei ospite di Augusta e mi basta. Non ce l’ho con te.
Lei ha ogni diritto, forse più di ogni altro,
sul suo quarto di acro. Conosce palmo a palmo
la grande valle, e quel che Melibeo su di lei ha scritto,
i vagabondi che ha incontrato girovagando per le strade
e tutti quelli che raccoglieva, ascoltando da un sottotetto
le domestiche che si fanno confidenze in cucina.
Parlo di altre vite! Quelli erano tempi –
Le Commissioni per le terre che fanno i mezzadri
proprietari,
l’impero che se ne avvisa quando è tardi…
Ma ora con tutti questi soldi che arrivano
e questo sbandierar di pace, la scarpa è sul piede
sbagliato.
Prima era la gente di Melibeo che veniva
messa al muro, ora tocca a noi. Il mercato
li strozza i piccoli agricoltori di qui.
POETA
Spalle al muro e tasche vuote: Melibeo
non fu mai più felice di quando vagava
Con i poveri diavoli. Solitudine
era il suo passaporto per il mondo.
Angeli-moscerino a pelo d’acqua,
la prima goccia avanti il tuono, uno straniero
in una notte selvaggia, fuori alla pioggia che scroscia.
In queste cose ritrovo il suo spirito.
MYLES
Poter studiare, questo è il punto. Sei un uomo fortunato.
Niente bestie da nutrire, niente tempi di mungitura o di
aratura,
niente calli sulle mani o preoccupazioni per le bizze del
tempo.
POETA
Melibeo mi avrebbe soprannominato “Signor Dolcezza”.
MYLES
Il nostro vecchio parlare che Melibeo ha imparato
ha belle canzoni. Perché non metterci in una parole,
parole che tutti possiamo capire, e cantarla qui ora?
POETA
Ho questa canzone, per voi e per la valle:
Estate recente, canta il cucùlo,
Salute, estate dice il suo canto.
In molli cuscini palustri respira
L’erica e al vento s’inchina il cotone
Il cuore del cervo ribatte. Trasale.
La marea si stende, poi corre, si posa.
Stagione d’oceano assonnato.
Ciuffi di giallo ginestre fiorite.
Come ali di corvo lucenti palude e le rive.
Il cucùlo non cessa il suo canto: Salute..
Guizza e si tuffa il pesce screziato;
E il forte guerriero è già in piedi che corre.
Una piccola lesta gioviale compagna
Tocca la nota più alta che c’è;
l’allodola strilla brillii di notizie.
Estate di luce gloria dei giorni.
**********************************************************+
Caro Valentino,
sono Odorico. Come vanno
per te ora le cose? E come sta procedendo il progetto Alice?
Per quanto mi consentono
adesso le circostanze del mio fortunato pensionamento- per
davvero deus nobis haec otia fecit-. da oltre un mese e
mezzo sono in India, presso la mia famiglia indiana, da cui
ho potuto distaccarmi solo temporaneamente- talmente mi ha
assorbito l’assiduità della presenza mentale che mi
richiedono che i suoi problemi e i turbamenti che mi
causano,- allorché mi sono recato con il mio amico indiano
Kailash in Mathura e Vindravan, nella ricorrenza di Holi,
soggiornando poi a Delhi, la megacity che amo talmente
tanto.
Ti chiedo ora, in attesa
di tue notizie, se a fine settimana posso tornare a farti
visita, tanto più che suppongo che mi sia dato di ritrovare
in India Luigina.
Tornando a me stesso, solo
che salvaguardi il senso che tutto è grazia e dono, la
consapevolezza che niente mi è dovuto e che niente posso per
davvero esigere e pretendere, di quanto meraviglioso è il
mondo in cui mi è concesso di vivere , se con cuore docile
so accettare tutte le ricadute di Kailash e dei suoi cari
bambini, insieme con le ricorrenze delle mie, e sempre che
mi attenga a vivere adesso il mio tempo di vita indiano non
più con la fretta e la foga con cui il turista temporaneo
cerca di ottimizzare ogni suo giorno e di cogliere e di
esaurire tutte le proprie esperienze possibili, e sempre che
sappia invece affrontare ogni circostanza con la distensione
della mente e del cuore e con lo spirito di adattamento di
chi in India può – e deve- soggiornarvi a lungo e rivivervi
e riprendere tutto a breve distanza , e per davvero la mia
vita può scorrervi felicemente.
A presto. Con affetto
Odorico
**********************************************************
Prima Egloga Indiana
Qui dove la tigre che ti
fronteggia
è il pupazzo di stoffa di Chandu,
e nel dolce lume il gioco e il canto
sono la felicità di bimbi tra l’immondo,
che lieve brezza ti
riconduce,
trattiene i tuoi giorni tra sibili e incanto,
prima che cedano al sonno ed ai silenzi,
inquietati dai ladri ,d
della luna sui terrazzi e
gli orti di Sevagram,
cum complexa sui corpus miserabile nati
lo stesso colpo di tosse nell'ultimo nato
e già è il tremendo del sereno
di cui i muri sono assorti nei giorni,
tu vi schiudi il cuore e le braccia
e quanta delicatezza tenera
discopri nel morso
ch’è il calore della schiusa di piccoli cobra,
mentre non hai più altra vita, che questa,
che ti adempia o ti smentisca per sempre,
deus nobis haec otia fecit
tra gli strilli e il pianto o il crollo di schianto
dove il villaggio riposa all’ombra dei nim,
nell’attesa del rientro al tramonto
dalla giungla di bufali ed ox,
quando di febbraio è già estate
e la senape ingiallisce i campi,
tutto si è consumato nella tua remissività ad ogni oltraggio
da che cedendo la gola per il taglio a Kali Bhairavi
potesti lasciare il tormento delle aule
dove chi è rimasto rimarrà ancora più a lungo
ed altrove, qui in India,
eccoti di già sulla via del ritorno
con l’amico sotto le stesse fronde ospitali dell’himli,
in lontananza sfumando i declivi
dove alle acque del Ken discendono i boschi,
e le rive del parco approdano ai giunchi ,
“Vedi, come il fiume senza farne uso e ricevere offerte
dona la sua acqua a pecore e cervi,
così l’albero ci dà la sua ombra”,
sotto la quale possiamo ancora indugiare
disvelandoci che cosa sia tra noi paro upkar,
è nelle vicinanze il tempio di Chattarbuja
che preannuncia la nostra antica città,
poi conterà solo andare avanti,
e sarà questo il nostro canto più alto
……
*********************************************************************
19 marzo
2012
Cara Luigina,
sono Odorico.
come stai ora in Sarnat,
dove Valentino , in risposta a una mia e-mail , mi ha detto
che ti ritrovi in sua assenza , e mi ha assicurato che avrai
sicuramente piacere di rivedermici e di scambiare " quattro
ciacole", se ti raggiungo da Khajuraho, da cui ora ti scrivo
? E quanto al progetto Alice? Come procedono le cose?
Per quanto mi consentono
adesso le circostanze del mio fortunato pensionamento- per
davvero deus nobis haec otia fecit-. da oltre un mese e
mezzo sono in India, presso la mia famiglia indiana, da cui
ho potuto distaccarmi solo temporaneamente- talmente mi ha
assorbito l’assiduità della presenza mentale che mi
richiedono i problemi che vi insorgono e i turbamenti che mi
causano,- come allorché mi sono recato con il mio amico
indiano Kailash in Mathura e Vindravan, nella ricorrenza di
Holi, soggiornando poi a Delhi, la megacity che amo talmente
tanto. Quanto a me, sto bene, anche se quando viene meno la
fiducia in me stesso , o in Kailash o nella possibilità di
dare un futuro ai nostri bambini, e insorgono difficoltà che
paiono insormontabili- l’ inaffidabilità assoluta delle
scuole indiane o di certi " metodi" di insegnamento, ad
esempio, che vanificano ogni possibilità dei nostri bambini
di apprendere veramente-, devo fronteggiare ricorrenti
cadute mentali
Ma solo che salvaguardi il
senso che tutto è grazia e dono, la consapevolezza che
niente mi è dovuto e che niente posso per davvero esigere e
pretendere, di quanto meraviglioso è il mondo in cui mi è
concesso di vivere , se con cuore docile so accettare tutte
le ricadute di Kailash e dei suoi cari bambini, insieme con
le ricorrenze delle mie, e sempre che mi attenga a vivere
adesso il mio tempo di vita indiano non più con la fretta e
la foga con cui il turista temporaneo cerca di ottimizzare
ogni suo giorno e di cogliere e di esaurire tutte le proprie
esperienze possibili, affrontando invece ogni circostanza
con la distensione della mente e del cuore e con lo spirito
di adattamento di chi in India può – e deve- soggiornarvi a
lungo e rivivervi e riprendere tutto a breve distanza , e
allora per davvero la mia vita può scorrervi felicemente.
E' un’autentica impresa
non essere più in India come turista ma come residente non
continuativo , con i mutamenti che richiede non solo nel
vivere il tempo e le opportunità che si offrono, ma nel
sostenere disagi e incompatibilità che non sono più realtà
momentanee, nell’assimilare i costumi indiani convenienti e
nel preservare i propri irrinunciabili, nel recuperare le
proprie pratiche di vita quotidiane differenziando la
propria condotta e facendone valere l’autonomia dalle
istanze e dalle esigenze che devo assistere e con cui devo
solidarizzare di Kailash e della moglie e dei bambini, con
tutte le differenti avvertenze e i sensi dei rischi e le
priorità del caso.
Posso solo riassumerti che
la mia esistenza si viene polarizzando tra la città- Delhi,
innanzitutto, dove ritrovarmi è davvero magnifico-, e la
campagna meravigliosa e miserrima ed il villaggio di
Khajuraho, che restano a distanze sempre più siderali da ciò
che ora offre una megacity come la capitale indiana, benché
i collegamenti siano in continuo miglioramento, e che
l’essere cresciuto nella realtà di provincia italiana
com'era ancora negli anni sessanta del secolo scorso, si
rivela una risorsa formidabile nell’adattamento che mi è
richiesto, di cui anche un indiano metropolitano, che non
sia un inurbato, oramai raramente e difficilmente dispone.
Cara Luigina ti chiedo ora
in conclusione, in attesa di tue notizie, se a fine
settimana posso venire in Sarnat a farti visita, o non
appena sarò libero dalle incombenze attuali in Khajuraho.
A presto.
Con affetto
Odorico
***********************************************************
Al giovane Matteo Forestan 22
marzo 2012
Sto bene, carissimo
Matteo, qui in Khajuraho dove l'estate è già in corso , e il
grano sta pervenendo a maturazione senza che alcun papavero
ne maculi i campi come nelle nostre incantevoli campagne. I
miei bambini indiani stanno ultimando gli esami e il nuovo
negozio di barbiere del mio amico, grazie alla sua
dislocazione sulla via principale di Khajuraho sta
procendendo bene nei suoi minimi affari, è la metà del
precedente e i suoi ricavi ne sono il doppio. Nel locale
precedente è oramai in fase avanzata di allestimento il mio
ufficio, che aspiro a tramutare nel Bapucultural tours.
L'allegato in italiano te ne illustra le aspirazioni. Nelle
prossime settimane, dopo che avrò acquistato una stampante e
una lavagna bianca, in via sperimentale inizierò un corso di
italiano, come a tua volta tu intendi fare in Italia,
un'esperienza culturale di insegnamento che riprenderò al
mio rientro in India, se avrà un minimo di fortuna. E a mesi
intendo aprire uno shop con le mercanzie appetibili dalla
popolazione locale e dai turisti comuni, che ho rinvenuto in
Delhi, Mathura, o altrove in India e che non sono reperibili
nei negozi di Khajuraho, dove le suppellittili in metallo,
più di ogni altro item, si sottraggono ancora
all'alternativa tra la plastificazione universale e
l'artigianato residuo di lusso
Di tutto questo che cosa
mi sarebbe possibile in Italia?
Quanto al tuo analogo
sforzo didattico, di insegnare l'italiano come seconda
lingua agli stranieri residenti in Italia, per quanto ne ho
esperienza come ex-insegnante,perchè sia efficace richiede
al tempo stesso sia una grande apertura e comunicatività
mentale e inter-culturale che una specifica formazione
linguistica , non necessariamente necessita di una
formazione universitaria, mentre è indispensabile la
disponibilità a insegnare l'italiano al di fuori dei
consueti schemi grammaticali, che non servono più nemmeno a
insegnare l italiano agli studenti per i quali è la madre
lingua. Credo ancora molto, per l'attuazione di tali
finalità, nella glottodidattica.
Il mio rientro in Italia è
prenotato per il 9 maggio, dopo di che sarà dura restarvi
fino al termine della stagione delle piogge.
Quanto ti ho scritto, e il
fatto che risiedendo in India, non veda già l'ora di farvi
rientro, non significa che non incontri crisi e difficoltà
persistenti. Ho appena dovuto allontanare il mio amico
perchè per quanto sappia benissimo che cosa significhi per
me la contemplazione di un tempio o di un' altra qualsiasi
opera d'arte, nel corso dei viaggi che seguitiamo a
intraprendere insieme, non comprende che la scrittura mi
proietta in un altro mondo, che mi richiede una
concentrazione mentale incompatibile con la mia presenza
mentale nella situazione circostante. Ed essere
sistematicamente disturbato e interrotto nella lettura,
nella meditazione, nella preghiera, da questo o quell'altro
interlocutore, se mi ritiro in ufficio o presso il talab, è
prassi corrente di questi giorni. Lo straniero in Kajuraho
ed altrove, qui in India per i più è un outcast, da adulare
come "sir"per asservirlo e profittare dei suoi averi, e ogni
donazione e obbligazione da lui ottenuta è un atto dovuto
cui non rendere nemmeno grazie, la coscienza mendicante
diffusa è ancora ferma a una pagina che la storia ha voltato
da tempo, di quando l'India non era anora una superpotenza,
e quasi mezzo miliardo di indiani non erano ancora divenuti
più ricchi della media degli occidentali.
Non si è ancora inteso,
nella coscienza comune, che l'aiuto reale che gli
occidentali possono arrecare agli indiani poveri non è il
conto in banca di cui svuotarli, ma una loro liberazione dei
poveri dal servilismo della loro sottomissione repellente
nei riguardi delle caste superiori, che inculcano loro
l'idea che come sudra, o dalit, non possono che rovinarsi se
intraprendono un'attività in proprio, se si istruiscono e si
emancipano, se non si rimettono come servi alle loro
dipenderze per la miseria di mille cinquecento, duemila
rupie al mese, per bene che capiti.
Consentimi di illustrarti
meglio l'andamento dei miei giorni, con quanto ho già
scritto a Luigina de Biasi e a Valentino Giacomin, i
cofondatori delle scuole del Progetto Alice in Sarnat,
presso Varanasi, con cui coopero( www.aliceproject.org o
www.aliceproject.it )
"Per quanto mi consentono
adesso le circostanze del mio fortunato pensionamento- per
davvero deus nobis haec otia fecit-. da oltre un mese e
mezzo sono in India, presso la mia famiglia indiana, da cui
ho potuto distaccarmi solo temporaneamente- talmente mi ha
assorbito l’assiduità della presenza mentale che mi
richiedono i problemi che vi insorgono e i turbamenti che mi
causano,- come allorché mi sono recato con il mio amico
indiano Kailash in Mathura e Vindravan, nella ricorrenza di
Holi, soggiornando poi a Delhi, la megacity che amo talmente
tanto. Quanto a me, sto bene, anche se quando viene meno la
fiducia in me stesso , o in Kailash o nella possibilità di
dare un futuro ai nostri bambini, e insorgono difficoltà che
paiono insormontabili- l’ inaffidabilità assoluta delle
scuole indiane o di certi " metodi" di insegnamento, ad
esempio, che vanificano ogni possibilità dei nostri bambini
di apprendere veramente-, devo fronteggiare ricorrenti
cadute mentali
Ma solo che salvaguardi il
senso che tutto è grazia e dono, la consapevolezza che
niente mi è dovuto e che niente posso per davvero esigere e
pretendere, di quanto meraviglioso è il mondo in cui mi è
concesso di vivere , se con cuore docile so accettare tutte
le ricadute di Kailash e dei suoi cari bambini, insieme con
le ricorrenze delle mie, e sempre che mi attenga a vivere
adesso il mio tempo di vita indiano non più con la fretta e
la foga con cui il turista temporaneo cerca di ottimizzare
ogni suo giorno e di cogliere e di esaurire tutte le proprie
esperienze possibili, affrontando invece ogni circostanza
con la distensione della mente e del cuore e con lo spirito
di adattamento di chi in India può – e deve- soggiornarvi a
lungo e rivivervi e riprendere tutto a breve distanza , e
allora per davvero la mia vita può scorrervi felicemente.
E' un’autentica impresa
non essere più in India come turista ma come residente non
continuativo , con i mutamenti che richiede non solo nel
vivere il tempo e le opportunità che si offrono, ma nel
sostenere disagi e incompatibilità che non sono più realtà
momentanee, nell’assimilare i costumi indiani convenienti e
nel preservare i propri irrinunciabili, nel recuperare le
proprie pratiche di vita quotidiane differenziando la
propria condotta e facendone valere l’autonomia dalle
istanze e dalle esigenze che devo assistere e con cui devo
solidarizzare di Kailash e della moglie e dei bambini, con
tutte le differenti avvertenze e i sensi dei rischi e le
priorità del caso"
Posso ora solo riassumerti
che la mia esistenza si viene polarizzando tra la città-
Delhi, innanzitutto, dove ritrovarmi è davvero magnifico-,
scoprendono i capolavori dell'architettura contemporanea, in
due metro-tours- e la campagna meravigliosa e miserrima ed
il villaggio di Khajuraho, che restano a distanze sempre più
siderali da ciò che ora offre una megacity come la capitale
indiana, benché i collegamenti siano in continuo
miglioramento, e che l’essere cresciuto nella realtà di
provincia italiana com'era ancora negli anni sessanta del
secolo scorso, si rivela una risorsa
Quando sarò in Italia sarò
ben felice di ricevere e di ricambiare la tua ospitalità,
caro Matteo.Amo molto le nostre contrade.
A presto.
Odorico
********************************************************
-
Seconda
elegia
Indiana
Brillano
i pani
di
sterco
dei
roghi di
Holika
nella
prima
luce del
giorno
sui muri
e i
terrazzi
la
mangusta
riappare
nei
coltivi
degli
orti,
si
schiudono
le
membra
dai
giacigli
terreni,
con i
lavacri
delle
stoviglie
iniziano
nei
cortili
le
abluzioni
e gli
spurghi,
...
“ India was enslaved by the british”
la lezione che ripete il fanciullo
prima di andare a scuola,
ripetendola, nell'India indipendente,
nella lingua dei britannici che gli è ancora più d'obbligo, ora che è senior,
per non dovere cinque rupie alle suore se usa l’hindi,
“India was poor and weak at that time”
ripete come se i suoi stessi panni di ogni giorno
fossero ancora quelli di quel paese debole e povero ,
“ Every man will be thy friend
Whilst thou hast wherewith to spend”
quando il vero amico "he stands by us
through thick and thin,"
lo è nella buona e nella cattiva sorte,
“Hello, rupees…hello, pens…”
nel mercato dove cerchi il coriandolo fresco
puoi ritrovare più ancora il maldicente di turno
“L’amico, che la fa da padrone sull’uscio del negozio,
spende tutto nel bere e gli trema la mano,
nessuno vuole lui come barbiere… "
ed ora chi mi riscatterà questo corpo di morte,
dove il grano già si schiude al calore di marzo
se non, ancora di più,
l’amore ch’è vita e luce dell’anima ferita
tra le follie di un docile cuore
lontanandoci con l’amico
nelle valli dove ancora risuona il canto di Krishna,
ed è il clamore della pioggia di fiori e colori
che assorda il dolore che invasa la mente,
la luna, quel tocco di sandalo,
sul volto vergine del cielo,
fin che di nuovo tra le forme d’incanto
cade la mente con l’escremento,
poi che amore, giocando il gioco della tigre,
sulla Yamuna è te stesso, Dio della morte,
ed accade il distacco tra i cieli di Delhi,
non più, nella lontananza, lo sguardo amante
ma con le nuvole in disfacimento
tremulo liquido l’acciaio nelle trame di vetro,
in arenarie e cemento trasmutati i cortili e i terrazzi
cui nello sfolgorarvi del giorno sei di ritorno,
di nuovo dove chi ama non infinge soltanto,
e qualcosa comunque succede.
“E’ troppo povero l’inglese di Ashesh ed Ajay" -
il verdetto delle suore, per bocca dell’amico,
perché a loro consenta in India un futuro.
Come pappagalli li hanno addestrati
solo a ripetere quello che non capiscono.
Provvederemo, comunque, ripartiremo.
Li abbevereremo, i piccoli, al nostro soccorso,
come tra i campi, dalla riarsa giungla,
si abbeverano gli armenti al Kuddhar,
aprendosi il varco dove il fiume intesse le sue rive
delle canne che ora graticciano il nostro avviato negozio.
E da queste sponde anche voi a casa, ben pasciute capre
Ite domum saturae, venit Hesperum, ite capellae .
****************************************************************
Qui dove
la tigre
che ti
fronteggia
è il
pupazzo
di
stoffa
di
Chandu,
e nel
dolce
lume il
gioco e
il canto
sono la
felicità
di bimbi
tra
l’immondo,
...che
lieve
brezza
ti
riconduce,
trattiene
i tuoi
giorni
tra
sibili e
incanto,
prima
che
cedano
al sonno
ed ai
silenzi,
inquietati
dai
ladri ,
...
della
luna sui
terrazzi
e gli
orti di
Sevagram,
cum
complexa
sui
corpus
miserabile
nati
lo
stesso
colpo di
tosse
nell'ultimo
nato
e già è
il
tremendo
del
sereno
di cui i
muri
sono
assorti
nei
giorni,
tu vi
schiudi
il cuore
e le
braccia
e quanta
delicatezza
tenera
discopri
nel
morso
ch’è il
calore
della
schiusa
di
piccoli
cobra,
mentre
non hai
più
altra
vita,
che
questa,
che ti
adempia
o ti
smentisca
per
sempre,
deus
nobis
haec
otia
fecit
tra gli
strilli
e il
pianto o
il
crollo
di
schianto
dove il
villaggio
riposa
all’ombra
dei nim,
nell’attesa
del
rientro
al
tramonto
dalla
giungla
di
bufali
ed ox,
quando
di
febbraio
è già
estate
e la
senape
ingiallisce
i campi,
tutto si
è
consumato
nella
tua
remissività
ad ogni
oltraggio
da che
cedendo
la gola
per il
taglio a
Kali
Bhairavi
potesti
lasciare
il
tormento
delle
aule
dove chi
è
rimasto
rimarrà
ancora
più a
lungo
ed
altrove,
qui in
India,
eccoti
di già
sulla
via del
ritorno
con
l’amico
sotto le
stesse
fronde
ospitali
dell’himli,
in
lontananza
sfumando
i
declivi
dove
alle
acque
del Ken
discendono
i
boschi,
e le
rive del
parco
approdano
ai
giunchi
,
“Vedi,
come il
fiume
senza
farne
uso e
ricevere
offerte
dona la
sua
acqua a
pecore e
cervi,
così
l’albero
ci dà la
sua
ombra”,
sotto la
quale
possiamo
ancora
indugiare
disvelandoci
che cosa
sia tra
noi paro
upkar,
è nelle
vicinanze
il
tempio
di
Chattarbuja
che
preannuncia
la
nostra
antica
città,
poi
conterà
solo
andare
avanti,
e sarà
questo
il
nostro
canto
più alto
……………………………………
Seconda
elegia
Indiana
Brillano
i pani
di
sterco
dei
roghi di
Holika
nella
prima
luce del
giorno
sui muri
e i
terrazzi
la
mangusta
riappare
nei
coltivi
degli
orti,
si
schiudono
le
membra
dai
giacigli
terreni,
con i
lavacri
delle
stoviglie
iniziano
nei
cortili
le
abluzioni
e gli
spurghi,
...“
India
was
enslaved
by the
british”
la
lezione
che
ripete
il
fanciullo
prima di
andare a
scuola,
ripetendola,
nell'India
indipendente,
nella
lingua
dei
britannici
che gli
è ancora
più
d'obbligo,
ora che
è
senior,
per non
dovere
cinque
rupie
alle
suore se
usa l’hindi,
“India
was poor
and weak
at that
time”
ripete
come se
i suoi
stessi
panni di
ogni
giorno
fossero
ancora
quelli
di quel
paese
debole e
povero ,
“ Every
man will
be thy
friend
Whilst
thou
hast
wherewith
to spend”
quando
il vero
amico "he
stands
by us
through
thick
and thin,"
lo è
nella
buona e
nella
cattiva
sorte,
“Hello,
rupees…hello,
pens…”
nel
mercato
dove
cerchi
il
coriandolo
fresco
puoi
ritrovare
più
ancora
il
maldicente
di turno
“L’amico,
che la
fa da
padrone
sull’uscio
del
negozio,
spende
tutto
nel bere
e gli
trema la
mano,
nessuno
vuole
lui come
barbiere…
"
ed ora
chi mi
riscatterà
questo
corpo di
morte,
dove il
grano
già si
schiude
al
calore
di marzo
se non,
ancora
di più,
l’amore
ch’è
vita e
luce
dell’anima
ferita
tra le
follie
di un
docile
cuore
lontanandoci
con
l’amico
nelle
valli
dove
ancora
risuona
il canto
di
Krishna,
ed è il
clamore
della
pioggia
di fiori
e colori
che
assorda
il
dolore
che
invasa
la
mente,
la luna,
quel
tocco di
sandalo,
sul
volto
vergine
del
cielo,
fin che
di nuovo
tra le
forme
d’incanto
cade la
mente
con
l’escremento,
poi che
amore,
giocando
il gioco
della
tigre,
sulla
Yamuna è
te
stesso,
Dio
della
morte,
ed
accade
il
distacco
tra i
cieli di
Delhi,
non più,
nella
lontananza,
lo
sguardo
amante
ma con
le
nuvole
in
disfacimento
tremulo
liquido
l’acciaio
nelle
trame di
vetro,
in
arenarie
e
cemento
trasmutati
i
cortili
e i
terrazzi
cui
nello
sfolgorarvi
del
giorno
sei di
ritorno,
di nuovo
dove chi
ama non
infinge
soltanto,
e
qualcosa
comunque
succede.
“E’
troppo
povero
l’inglese
di
Ashesh
ed Ajay"
-
il
verdetto
delle
suore,
per
bocca
dell’amico,
perché a
loro
consenta
in India
un
futuro.
Come
pappagalli
li hanno
addestrati
solo a
ripetere
quello
che non
capiscono.
Provvederemo,
comunque,
ripartiremo.
Li
abbevereremo,
i
piccoli,
al
nostro
soccorso,
come tra
i campi,
dalla
riarsa
giungla,
si
abbeverano
gli
armenti
al
Kuddhar,
aprendosi
il varco
dove il
fiume
intesse
le sue
rive
delle
canne
che ora
graticciano
il
nostro
avviato
negozio.
E da
queste
sponde
anche
voi a
casa,
ben
pasciute
capre
Ite
domum
saturae,
venit
Hesperum,
ite
capellae
.
“Oracolo
del
Signore.
Quanto
il cielo
si
sopraeleva
su tutta
quanta
la
Terra,
cosi le
mie vie
si
sopraelevano
sulle
vostre
vie,
e i miei
pensieri
sui
vostri
pensieri”
Isaia
Tra le
foglie
riarse
della
fersa
e
d’aprile
si
fondevano
desolazione
ed
ardore
dove di
giorno
fulgevano
i fiori
di
chheola
/il
chiarore
delle
messi
circonfondendo
nei
pleniluni
le
traversate
notturne/
/che al
padre
riconducevano
il cuore
dei
piccoli
tra le
stregate
mahùa,/
sulle
biciclette,
in fila
indiana,
al di là
dei
coltivi
dove in
cerca
invano
dell’acqua
della
Devi
si perse
il
cammino
delle
donne
con le
giare di
javari
Era la
domenica
delle
Palme e
del
Natale
di Rama,
e con
che
amorosa
violenza
io ed il
padre
incamminavamo
i
bambini
alla
menzogna
educativa
cui i
giorni
seguenti
li
riallineavano
in coro
i testi
scolastici,
“
Ministers,
Politicians,
Judges
Occupy
their
post
because
they
studied
hard “
poi
abbandonandoli
per che
intorti
tormenti
come i
nodi dei
rami,
nella
megacity
di ladri
in cui
stuprata
per
strada
la vita
vorrà
appendersi
ad un
cavo in
stanza,
chiederà
all’amico
sgomento
una
qualsiasi
morte,
senza
che
altri
che il
Dio
nostro
in Delhi
possa
anche di
questo
perdonarmi.-
“ma ora
non
farti
più del
male,
siamo
tutti
qui”
cantavano
le loro
anime di
nuovo ad
accogliermi,
nel loro
sollievo
che
alfine
il Dio
Scimmia
sia
stato
placato
dalla
puja nel
tempio,
che più
non
accadrà
di
Chandu
ciò che
ne fu di
Sumit,
come tra
i raggi
della
ruota
lasciò
presagire
il piede
del
bimbo
sanguinante.
Ora al
distacco
del
rientro
odora la
fragranza
rigogliosa
del
basilico
nel
vaso,
con l'employment
letter,
nei
bagagli,
che
nella
stessa
scuola
dove
l’ammissione
dei
bimbi,
ha
coronato
le
rinunce
degli
sforzi
comuni,
ti farà
al
ritorno
maestro
d'Italiano
Nè più
dica più
l’eunuco
“ Ecco,
Che
albero
secco io
sono”
da che
il
patrio
scarto
ne ha
fatto
una
pietra
d'angolo
sotto un
altro
sole,
pur nel
dolore,
al
poterli
ancora
carezzare
che ad
ogni ora
che
passi
l’indomani
si
faranno
a
cinquemila,
seimila,
settemila
chilometri
distanti,
a che la
meta di
ogni
meta
sia il
ritorno
che
feconda
la vita
di ogni
giorno,
quando
Chandu,
amore di
noi
tutti,
sia tra
le
braccia
dell'amico
che
ancora
lambisco,
ed io
tra i
miei
libri in
stanza
io ne
continui
la
Parola,
nell’unità,
Sumit,
dell’invisibile
vivo più
ancora
tra noi.
Quanto il cielo si sopraeleva su tutta quanta la terra
20 maggio
2012
Oracolo del Signore.
Quanto il cielo si
sopraeleva su tutta quanta la Terra,
cosi le mie vie si
sopraelevano
sulle vostre vie,
e i miei pensieri sui
vostri pensieri.
"Kailash, non dire ancora
che hai un bad karma, l’ho pregato anche stamane, afflitto
dalle sue parole di ieri sera :” Ajay stava piangendo tanto,
perché sa ora del mio bad karma…”
“ We don’t know,.. noi ne
sappiamo meno di Dio, ho soggiunto, facendo eco alle sue
parole che in Khajuraho, quando mi ritrovavo ancora in
India, erano in risposta alle mie considerazioni che se
avessimo coronato il nostro auspicio di trasferire il nostro
negozio di barbiere nel principale bazar del villaggio, il
Golu market, ce lo saremmo ritrovati raso al suolo, come
quasi tutti quanti i negozi che vi erano stati insediati,
dopo che alcuni giorni prima il proprietario aveva dato
seguito a una sentenza del tribunale che riconosceva a lui
anziché alle autorità pubbliche la proprietà
dell’insediamento
“ Ed ora- aveva concluso-
sarei costretto a cercare un negozio in Bamitha o Chadnagar”
“L’anno scorso- stamane ho
ripreso il discorso, in tal senso-, credevo di avere perso
tutto, di non riuscire ad uscire dall’insegnamento e di
arrivare al pensionamento, o di dovere restare chissà per
quanto tempo ancora dieci mesi all’anno lontano da voi,
mentre ora sono libero da tutto, e con l'employement visa
per dieci mesi all’anno posso invece ritrovarmi tra voi…
In India ho sacrificato
lungamente ogni prospettiva di viaggio, solo gli ultimi
giorni mi sono recato a Calcutta, mi sono trattenuto a forza
in khajuraho per preparare Ajay ed Ashesh all’admission
test, e dal principale della scuola cui sono stati ammessi
ho ricevuto la lettera di assunzione che tra meno di due
mesi mi consentirà di essere di nuovo insieme in India”
Ed ora egli non lasci che
chi ha parlato male a Vimala delle nozze della nipote di
Kailash che è figlia di un sadu poverissimo, deprecando che
avvengano perchè sarebbero contratte con barbieri di casta
ancora inferiore, distrugga il suo futuro,l'avvenire dei
nostri bambini e della nostra amicizia perché per il terrore
di un intervento operatorio, di cicatrizzazione, delle
iniezioni anestetizzanti, egli non riesce a porre rimedio
agli atti autolesionistici che la sua cara povera mente ha
inflitto al suo amato corpo, come io gli ho insegnato così
tristemente a compiere, al suo cospetto più volte attentando
a me stesso nella mia autodistruttività aberrante, ancora a
Delhi, alcune settimane or sono, per il solo furto subito
per strada della mia videocamera.
Mio Dio...e Kailash ieri
sera seguitava a rendermi grazie di essere intervenuto al
telefono in suo soccorso...
**************************************************
A
Matteo dall'Italia, ora
Ciao, sono Odorico, caro
Matteo.
Rieccomi ora di nuovo in
Italia, dove ho fatto ritorno più di due settimane or sono .
Spero che frattanto tua
mamma abbia tratto benefici dall’intervento alla schiena, e
che tu te la stia cavando nella ristorazione. E tuo papà?
Personalmente ho avvertito
come te lo stesso clima deprimente rimettendo piede in
Italia. La crisi e la sfiducia sono tali, che ogni fervore e
slancio, ogni proiettarsi in avanti vi suscita sconcerto e
isolamento..
Ho lasciato l’India, di
ritorno da Calcutta, in un caldo torrido in cui il mio
fisico si ritrovava benissimo.
Tacendo dei giorni
sconvolgenti che vi ho vissuto, e dell’epilogo che essi
hanno avuto in Italia, per le crisi mentali sconvolgenti che
mi affratellano al mio amato amico indiano, vorrei solo
dirti del lieto fine, riprendendo gli antefatti come li ho
narrati invano a Valentino Giacomin, il co-fondatore delle
scuole del Progetto Alice, senza ricevere neanche due righe
in risposta.
“Dopo avere trasferito
sulla via principale di Khajuraho il negozio di barbiere del
mio amico, in un vano ben ridotto ma che assicura introiti
ben maggiori , di comune accordo si era deciso di destinare
la camera, ch’è rimasta vuota, ad ufficio per le attività
che intendo tuttora perseguire in India, secondo i miei
interessi conoscitivi e le mie predilezioni mentali. La mia
aspirazione è di potervi insediare in futuro un piccolo
centro culturale, il Bapu cultural tours, che vorrei
finalizzare all’insegnamento della lingua italiana mediante
la glottodiddatica, all’organizzazione di itinerari
culturali nel circondario di Khajuraho - nel Madhya Pradesh
e nella stessa Delhi-, che non rientrano nei circuiti della
quasi totalità dei tours operators, a microcineforum,
conferenze sul patrimonio artistico, ambientale e folk
tribale locale et cetera et cetera. Ma quando tutto era
oramai allestito, -il sito web ( www.bapuculturaltours.org
), lavagna bianca, printer, panche, mobilio elegante tratto
dalla quotidianità indiana, posters e items
interculturalmente allettanti, rivestimento dell' impiantito
e ventilatore-, senza che nulla avessi ancora intrapreso,
ben sapendo che mi occorreva procedere con i piedi di
piombo, per non incorrere in sanzioni od espulsioni,- in
assenza di licenze e dei visti necessari,- in contemporanea
è puntualmente accaduto che insieme con la richiesta diffusa
di poter apprendere l’italiano, e con l’interessamento
concreto espressi da una scuola locale e da un tour
operator, il cui ufficio è contiguo al mio, la voce è
circolata più del dovuto insieme con la prevedibile
malevolenza, ed è pervenuta al mio amico l’avvisaglia di
lasciar stare tutto, per bocca di un ufficiale di polizia
locale, che egli a mia insaputa ha tacitato con una bakseesh.
All' Ambasciata italiana
in Delhi, la settimana seguente mi hanno fatto slittare
dalla segreteria al centro commerciale e da esso
all’istituto culturale, uno smistamento che è la prassi
ordinaria del loro disimpegno operativo, come si è
dispiaciuta nei miei riguardi Antonia Grande, quale
terminale rituale del disbrigo.
L’unica avvertenza precisa
che mi è stata manifestata è stata la sollecitazione a non
intraprendere niente senza autorizzazioni, insieme con il
consiglio di utilizzare il tempo che mi permane da
trascorrere in India prima della mia partenza, il 9 maggio,
per ottenere lettere di invito da scuole o agenzie”….
Tuttavia, caro Matteo, non
ho smesso, nel frattempo, di dare lezioni ai soli bambini
del mio amico, perché fossero preparati il più possibile al
test di ammissione in una scuola di livello intermedio tra
quello infimo dell’istituto di provenienza - dove imparavano
solo a ripetere a memoria quello di cui non capivano niente,
senza mai usare la loro intelligenza e la logica,-
e quello più elitario
delle suore siro-malabarite che non li avevano potuti
accogliere nelle loro classi, talmente povero ne era
l'inglese, non che la matematica.
Mi sono staccato dal mio
impegno, per un bel viaggio a Calcutta, solo nell’imminenza
dell’esame di ammissione, - il 25 aprile-, che è andato
davvero bene nel complesso: non è avvenuta alcuna
retrocessione, il nipote del mio amico è stato ammesso nella
classe superiore, mentre il figlio maggiore dovrà ripetere
la stessa classe dell’anno scorso. Tik-è anche la bimba.
E quando sono stato di
rientro a Kajuraho, su sollecitazione delle insegnanti della
scuola in cui i nostri bambini sono stati ammessi, forse
mosse a ciò dalle cure amorose che presto ai figli del mio
amico, il "principal" mi ha offerto un posto di lavoro come
insegnante di italiano, firmando una lettera di assunzione a
decorrere dal prossimo 14 luglio, che può valermi- parola
del console- un employement visa di un anno, con ingresso
multiplo…
Al più presto
Odorico
*************************
Appunto anateistico
ciò che unifica la mia
ricerca religiosa ed artistica, nella teoria e nella
pratica- i miei itinerari di viaggio in India, inclusivi dei
miei metro-tour in Delhi, per esemplificare, è la critica
che l'esperienza del sacro e del bello siano incompatibili
con il moderno, che -in forme ora postmoderne - siano una
reviviscenza dell'antico o dell'arcaico o delle tradizioni
rituali dei canoni liturgici o artigianali, che si vanifica
immancabilmente al contatto con il moderno. Si veda la mia
lettera critica a Dalrymple su Nove Vite, o nella mia
Mantova il mio analogo distanziamento dal culto della
"Mantova com'era" di Stefano Scansani.
Ritrovo invece posizione
identiche in Ana-teismo di Richard Kerney
********************************************************
29 maggio
2012
A Sumit Sen ( 2007-2009),
perchè rimanga vivo almeno nel mio cuore e di chi lo ha
amato tanto.
"Come potrebbe la morte di
un bambino essere per noi così mostruosa se non avessimo
prima gustato la meraviglia della sua vita?
Come potrebbe il male
farci tanto male se non avessimo prima udito la promessa del
bene?
Fabrice Hadjadi Giobbe o
la tortura degli amici, pg. 55 della traduzione italiana
La bellezza può essere
della massima utilità se se ne riconosce la gratuità
assoluta, come assolutamente gratuito è il bene. E la
salvezza che salverà il mondo, secondo Dostoevskij è la
bellezza suprema del più gratuito bene, che è la stessa
bellezza del dolore innocente
**********************************************************
Caro amico, ti scrivo
4 giugno 2012
"Da ieri sera qui non sono
pervenute ulteriori grossi scosse fino ad adesso. Ma un
certo traballio è continuo...Qui a Mantova riusciamo ancora
a stare e a dormire in casa, pur se vestiti e " senza andar
sotto" le coperte, con le ciabatte a portata di piede...E
'già una gran bella differenza rispetto a chi nelle nostre
Basse si ritroverà a dormire in macchina anche stanotte. Di
novità c'è che l'anno scolastico in città è stato dichiarato
finito e che il mercato è stato spostato- Quanto alla
pioggia è soprattutto un bene per l'agricoltura, credo.
Occorre tener conto di tutto.
Ciao
Odorico
*************************************************************
|
|