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diario spirituale di
meditazione, cronache e commenti di Odorico Bergamaschi
F. mi aveva scritto dall Iran prima
delle elezioni presidenziali, per dirmi che questa volta non si
sarebbe astenuto ed avrebbe votato contro Admadinejad, talmente
ne odiava il governo, in quanto" he destroyed culture, art,
civilization and all of things that an artist need. " Dipingeva,
studiava, stavano concludendosi gli ultimi giorni della sua prima
esperienza di insegnante in Kermanshah, ma si dichiarava infelice
perchè non sapeva quando i suoi sforzi sarebbero giunti a
un risultato, se avrebbe mai potuto perfezionare la propria arte
sino a farle acquisire un valore internazionale .
Gli
avevo risposto di non preoccuparsi se non riscontrava
approvazione ed assenso,- crescere, e dare frutti, realizzare /
esprimere sempre più se stessi, era la cosa importante .
"
Don't be worry if you don't see again general approval or assent
. What s most important is to grow and bear fruit.,to realize
your self more and more. For Knowing the international value of
your art or improving your international rank, you can contact
more and more the external iranian world, or try to live outside,
in Armenia , for example, how I advised you. " Poi,
domenica scorsa, il 14 giugno, nella sua e.mail non c'erano che
dolore e sdegno per quanto era politicamente accaduto" Che
grande crudeltà in Iran, la Presidenza elettorale ha
cambiato il voto del popolo e ha dichiarato Admadinejad
vincitore, ma il vincitore è Mousavi che più del
75% dei votanti ha votato. sono sconvolto, perchè il
governo, il governo menitore, ha cambiato il mio voto e il voto
del popolo. Polizia e popolo si stavano scontrando in Tehran,
molti erano già i morti, che lo dicessi a tutto il mondo,
ad agenzie internazionali e a televisioni, quali grandi crudelta
si erano commesse. Era in atto un controllo militare in Iran,
telefoni, cellulari e siti web internazionali erano filtrati.
Khamenei , il crudele leader dell Iran, era il responsabile del
colpo di stato militare. Un vero colpo di stato era in atto.
in
tutta risposta, per sedarlo, gli ho chiesto se era ragionevole
morire per Mosavi. Le opposizioni esterne ne diffidavano, non
era pur sempre un esponente del regime?
Lo scontro di
piazza avrebbe finito forse per essere solo la manifestazione di
uno scontro al suo interno . In pronta risposta Farhang,
fraintendendomi, mi ha rassicurato che non aveva alcuna
intenzione di uccidere in nome di Mossavi, ma ciò di cui
si trattava andava oltre lo stesso Mossavi, , era successo che
era stato modificato il risultato del voto. Anche di Karrobi,
Rezai, e degli altri candidati il governo avva cambiato il voto
raccolto. Un insulto recato al popolo dal militarismo e dalla
dittatura.
Quando oggi gli ho telefonato, lungamente, a
seguito dei fatti di sangue di ieri ( sabato 20 giugno) in
Tehran, che blog e cellulari dei manifestanti avevano diffuso in
rete, il suo animo era già un altro. " Nella tua
famiglia, in te, c'è più speranza o più
paura? " Abbiamo paura soprattutto. E solo una piccola
speranza. Veramente una piccola speranza".
Pubblicato da odorico a 13.22
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domenica 21 giugno 2009
Adrian il mio allievo rumeno, uno dei miei pochi allievi reali,
al termine di uno degli ultimi giorni di quest 'anno scolastico
mi ha chiesto perchè nei miei blog non scrivo della mia
vita che vivo ogni giorno dove abito e insegno. Ho rinviato
una risposta a quando avessi trovato il tempo di scriverne. Ora
provandoci, sento di dovergli dire queste mie verità. Per
quanto per me sia un bene vivere ogni istante presente nella sua
pienezza reale, io qui sento di vivere in un paese irreale di
gente irreale, in cui faccio cose irreali di cui è irreale
anche la soddisfazione o la sofferenza che mi causano, sento di
insegnare senza che l'insegnamento abbia più un altro
senso che di consentirmi di vivere, di vivere una vita ove l
importante, per me, è ciò verso cui senza
pervenirvi mi trascino invano ogni giorno . Ciò che per
me è sempre stato l' importante, e a cui anelo ancora ogni
istante, è dare testimonianza, nella parola e negli atti,
di ciò che si rivela essere il bene, il bello e il vero
nell'amore e nell'arte, nelle Sapienze religiose e nel pensiero
filosofico e scientifico, tramite la mia mente, l'ingegno ed il
cuore che ne fanno esperienza e li verificano nei rapporti con
gli uomini e le loro culture. . Che cosa di più ideale,
dunque, per vivere dell'amore e dell'arte , che esercitarle e
spendermi per esse gratuitamente, e trarre il frutto del mio
sostentamento dall' insegnamento di ciò che di Dio in me
più rifulge, in forma di intelligenza sensibile? Ma la
scuola mi ha distrutto la mente e l ingegno, per sopravvivervi mi
sono suicidato nel mio spirito artistico e nella stranezza dei
suoi malinconici furori , poichè in cattedra la
vulnerabilità dell mia anima nella sua diversità
umana, in ciò che ha di più bello e più
alto, la mia stessa mentalità critica e i timori dei suoi
scrupoli accorti, il mio genio divino , mi hanno esposto a ogni
sorta di crudeltà e di dileggio, a subire ogni specie di
attacco da chi più è estraneo a tali idealità,
senza che per la mia stessa vulnerabilità fossi credibile
o difendibile come uomo per le autorità scolastiche: un
intoccabile e un indifendibile al tempo stesso , sottoposto a
ogni malvagità del branco, senza che i migliori delle
classi se ne distanziassero per essermi d'aiuto, e( senza )che
(nella) la maggior parte degli insegnanti, dei miei superiori,
non assumessero la stessa difesa dalla mia intelligenza sensibile
discriminandola, brutalizzandola spregiativamente, non
volendosene minmamente avvalere. La misura umana delle cose,
per cui ero scandalo, mi ha trasformato in un fuori casta, un
intoccabile dovunque. Nel frattempo sempre più è
retrocessa la linea di ogni insegnamento possibile, di ciò
che posso comunicare e richiedere, di quanto di magnifico, al
computer o tramite i libri mi è dato di ideare senza
doverne affrontare o subire lo svilimento e il degrado, la
vanificazione mortificante nel disinteresse e nel chiasso, -e
mentre sempre più i tempi ne hanno favorito la
possibilità, ogni tentativo di una fecondazione reciproca
di esperienze e di culture è diventata un campo minato. In
certe classi è stata tagliata ogni linea di contatto con
la mia persona e la sua natura, mi sono sentito come se fossi un
ebreo nella Germania nazista . Così la estraniazione è
diventata reciproca, irreversibilmente, tra me ed i miei
discenti, tanto più da quando è avvenuta la
mutazione antropologica del popolo in cui vivo, che ne ha
prodotto la presente miseria morale. Degli allievi che in
sempre più classi ogni anno diverse le une dalle altre mi
si affollano davanti, oramai sempre di meno mi interessa il
destino mentale e dell'anima, essi si confondono in una
moltitudine sempre più anonima della mia mente, dove
restano per me memorabili solo coloro che più di ogni
altro mi hanno inferto del male...
Il peggio mi accade, in
tale stato delle cose, quando tale misura umana si fa la mia
stessa misura di giudizio, mia implicita auto condanna , in
termini di successo e fallimento, di dignità e
rispettabilità, allora Dio non è più in me,
nulla può più difendermi, e sono avviato al
supplizio dei miei aguzzini, al discredito e all' umiliazione dei
superiori e della gente comune, di cui per primo condivido il
disprezzo e la ferocia che mi riservano, nella mia intima
mancanza di rispetto per me stesso, quanto più alzo la
voce e mi esagito. Ogni giorno di scuola debbo allora
addentrarmi nelle aule con la fermezza della pecora che va al
macello, esposto alla violenza cui mi sottopone l'accettazione
del giudizio altrui di condanna. e mi tocca rientrare a casa
piagato e ferito da tutto quanto ho subito, esaurendo le mie
forze mentali ,fino a che non chiudo gli occhi, nel suturare e
cicatrizzare l'insanabile. Quando poi sento ancora la
necessità di esprimermi artisticamente, non so dare allora
valore al mio sforzo e al mio sacrificio scolastico, considero la
mia sofferenza solo una penosa conseguenza della mia inettitudine
e della mia inadeguatezza di insegnante, da nascondere agli
sguardi umani nelle pieghe della vergogna, a fronte di chi invece
" sa farsi valere e rispettare", ha la autorevolezza
della persona adulta che mi manca affatto, e sa come imporre il
silenzio e la disciplina in classe, cosicchè la mia vita
scolastica assume per me la stessa insignificanza e irrilevanza
che hanno la scuola e della cultura stessa nella nostra società,
e nel mio insegnamento sento di dovere solo limitare/ contenere
la perdita della mia esistenza nell inutile dispendio del talento
che mi è stato donato, senza nemmeno il conforto di
potermi dire che ignoro al presente i frutti che la semina che ho
sparso nelle classi darà in futuro, della massima
evangelica che chi ha perduto la sua vita l'avrà così
salvata. O quando mi elevo a una più placata
consapevolezza , vedo nel mio insegnamento solo gli errori
mentali da cui debbo distaccarmi nell'atto stesso di essere
presente a ciò che succede in classe, l'orrore continuo,
da anestetizzare affettivamente, lungo ed ininterrotto quanto il
mio insegnamento scolastico, in cui è andata perduta (si è
volatilizzata e vanificata )la mia intera esistenza, nel
distaccarmi dal cui riprodursi (dovrò volatilizzare e)
vanificare anche i miei anni futuri, farli inesistere e venir
meno finchè insegnerò. E quando avrò
finito di insegnare, e l'atrocità sarà finita, con
il tempo tutto se ne sarà già quasi andato di me
stesso. L India a cui torno, Adrian, è invece la realtà
di cui parlo sempre nei miei scritti, perché il seme forse
non vi è caduto sulla strada e tra i rovi, è la
terra in cui è forse germinato nell' amore del mio amico,
dei suoi bambini di cui sono il " Baba", il nonno
lontano che ogni estate ritorna, e dove mi riconduce la speranza,
a dispetto di ogni più bella canzone triste, di potere
chiudere i miei occhi nella gioia che con il tempo tutto non
finirà.
Vedi Vimala Takar, pg Il Mistero del
silenzio
.
Pubblicato da odorico a 14.47
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La felicità più eccitata trascorreva stamane tra le
fronde della casa di Kailash animava di un'incontenibile allegria
Purti, sollecitatava Ajay ai preparativi del viaggio, ostinava
Kallu ad attardarsi nell imbandirmi una colazione squisita-
un'omelette guarnita di panir, un chappati saporito idi zero zero
atta lievitata,-, nel calore infernale ella sua cucina, tanto
poteva felicitarli anche la sola idea di mettersi in moto per
Agra. Poi, prima ancora di Chhattarpur, l'ulti del vomito
avrebbe tarpato le ali all'allegria di volo di Purti, e l
'intorpidimento della stanchezza incipiente avrebbe assorbito
nello stesso sonno dei suoi piccoli Kallu, che avevo ritrovato
già sveglio e intento ai bagagli, quando mi sono destato
alle quattro del mattin. In cielo corrono e si addensano veloci
le nuvole dei monsoni in arrivo, come si addensano veloci i
turbamenti della mia felicità trepida, contenta che la mia
vita presente consista nel procedere in autobus oltre Chhattarpur
verso Jhansi, tra i campi e i letti dei fiumi assetati del'acqua
in arrivo. Al mio arrivo in India ero esaltato dal ritrovarmi
per la prima volta , da che vi giungo, nella luminosità
estiva di una Delhi sitibonda, ancora riarsa dalla siccità
che inaridiva ogni stelo d'erba , prima che oscurassero in un
istante la mia ebbrezza i due ragazzini che tra Pahargangi e la
stazione di nuova Delhi mi derubavano del portafoglio che
incautamente tenevo in una tasca laterale, il primo giorno del
mio nuovo soggiorno in India, dopo che avevo appena depositato
ogni bagaglio i hotel, smanioso di dotarmi già del
biglietto del primo treno che avrei preso della nuova linea da
Nizamuddin a Khajuraho, di incontrare già l'indomani Kallu
e i suoi bimbi. continua 30 giugno 2009
Pubblicato da odorico a 12.59
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mercoledì 26 giugno
2009 Verso Agra
La felicità più eccitata
trascorreva stamane tra le fronde della casa di Kailash animava
di un'incontenibile allegria Purti, sollecitatava Ajay ai
preparativi del viaggio, ostinava Kallu ad attardarsi nell
imbandirmi una colazione squisita- un'omelette guarnita di panir,
un chappati saporito idi zero zero atta lievitata,-, nel calore
infernale ella sua cucina, tanto poteva felicitarli anche la sola
idea di mettersi in moto per Agra. Poi, prima ancora di
Chhattarpur, l'ulti del vomito avrebbe tarpato le ali
all'allegria di volo di Purti, e l 'intorpidimento della
stanchezza incipiente avrebbe assorbito nello stesso sonno dei
suoi piccoli Kallu, che avevo ritrovato già sveglio e
intento ai bagagli, quando mi sono destato alle quattro del
mattin. In cielo corrono e si addensano veloci le nuvole dei
monsoni in arrivo, come si addensano veloci i turbamenti della
mia felicità trepida, contenta che la mia vita presente
consista nel procedere in autobus oltre Chhattarpur verso Jhansi,
tra i campi e i letti dei fiumi assetati del'acqua in arrivo. Al
mio arrivo in India ero esaltato dal ritrovarmi per la prima
volta , da che vi giungo, nella luminosità estiva di una
Delhi sitibonda, ancora riarsa dalla siccità che inaridiva
ogni stelo d'erba , prima che oscurassero in un istante la mia
ebbrezza i due ragazzini che tra Pahargangi e la stazione di
nuova Delhi mi derubavano del portafoglio che incautamente tenevo
in una tasca laterale, il primo giorno del mio nuovo soggiorno in
India, dopo che avevo appena depositato ogni bagaglio i hotel,
smanioso di dotarmi già del biglietto del primo treno che
avrei preso della nuova linea da Nizamuddin a Khajuraho, di
incontrare già l'indomani Kallu e i suoi
bimbi. continua 30 giugno 2009 Pubblicato da odorico a
12.59 3 luglio In Fatepur Sikri ho lasciato che la Rumi
Sultana e il Birbal Bhavan fossero solo il teatro dei loro giochi
a nascondino per Purti ed Ajay, piuttosto che insistere a che
fossero l'ambito dell'estremo tentativo di volgere gli occhi di
Ajay alla bellezza dei loro rilievi, dopo quanto invano ,
venerdì, mi sono tormentato l'anima a che il suo sguardo
si levasse a minareti e cupole del Taj Mahal, verso l'incanto
perpetuo nel tempo della sua grazia funeraria, che si aggirasse
tra i chahar bagh come tra i giardini dell'anima. Con Kailash, a
sua volta, ho dovuto scongiurare che lo scrosciare beneaugurante
della prima pioggia monsonica in Agra , fosse il precipitare di
un chiarimento dissolutorio, quando a tavola, ieri sera, al
ristorante, mi ha detto che se non fosse per la debolezza del
grembo di Vimala, di bambini ne vorrebbe ancora altrettanti
quanti ne ha. Meglio che il sonno ora tutto assopisca, che si
compia ora la vita presente, che sappia viverla nel bene che mi
si offre a ogni istante, nella luce indiana di questi miei
giorni, nella infinita grazia incessante delle bizze femminee e
delle impuntature di Purti, come della gioiosità vitale di
Sumit che ha allietato il mio rientro nella casa di Kasilash, in
cui il suo corpo si conquistava gli spazi e la presa delle cose,
della quieta splendida e distante degli occhi di Ajay, anche
quando nel Taj Mahal, si fissavano a perdersi al suolo in ogni
conduttura sotterranea, o nelle acque nerastre dello Yamuna per
additarmi il cobra che vi nuotava, che a mia volta non avevo
occhi per vedervi serpeggiare, della delicatezza rispettosa con
la quale Kailash lascia trascorrere ogni mio alterarmi e
turbarmi, al crollo delle mie aspettative, al' incombere del
futuro in ansie ed angosce.
Ancora una settimana fa ero di
ritorno da Agra e Fatephur Sikri con Kailash, Purti ed Ajay. L
ultimo giorno del nostro viaggio l'avevamo trascorso visitando in
Sikandra il mausoleo di Akbar, da cui facevamo frettolosamente
ritorno in Agra per vedervi la tomba di Itimad-ud-Daulah. Di
particolarmente memorabile resta la mia sfuriata contro i due
piccoli, quando nel ristorante ch'è all'uscita del
mausoleo di Akbar, si sono spartiti in un battibaleno tutti i
pokora che erano stati serviti in tavola, lasciandone solo uno a
testa a me e a Kailash. Con la fame che stava alimentando la mia
ingordigia, a farmi invelenire era che avevo fatto appena in
tempo a portarmene uno alla bocca, e che il suo sapore si era
rivelato squisito. Il loro papà, daddy Kallu, che nel
frattempo era uscito a noleggiare il motorisciò che ci
avrebbe precipitato alle delizie d'oltre vita dell'edificio
sepolcrale di Itimad-ud-Daulah, avrebbe ulteriormente messo in
crisi la celestialità a cui aspiravo ad elevare con me
almeno Kallu ed Ajay in quelle case della gioia eterna, di cui
non finivo di magnificare a loro i giardini di delizia del chahar
bagh, tra cervi e pavoni reali e lo svettare di palme, di alte
piante secolari, quando ha sottoposto il telaio dei miei occhiali
al suo piede schiacciante... Da allora , in attesa del parto
di Vimala, non ho lasciato Khajuraho che per il villaggio di
origine di Kailash, mentre sono riprese le scuole per Ajay, sono
felicemente cominciate per Purti. L'altro ieri il cognato di
Kailash è venuto a riprendersi il figlio che a sua volta
deve tornare a scuola, al quale ho lasciato in dono la Storia di
Hanumah. Intanto, da otto giorni a tutt'oggi , nella settimana
ventura, “ a new baby can come every day”, come dice
Kailash, il parto di Vimala può iniziare il suo corso.
E
per ora un'attesa senza aspettative d'amore per il nascituro.
ch'è nel grembo di Vimala, il cui sgravarsi ci si illude
che sia una liberazione per tutti. Intanto finisce il pianto di
Sumit, iniziano i lagni di Purti, nel contendersi ogni cosa che
l'uno ritrova nelle mani dell'altra.
Pubblicato da odorico a 12.59
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Lunedi sera la puja di un
jantar mantar avrebbe dovuto sottrarre Sumit al malocchio che
avrebbe potuto essere stato infertogli da una persona del
villaggio cui abbiamo fatto ritorno, perche Ajay e Purti
potessero rivedere i loro nonni paterni prima che cominciassero
per entrambi le scuole,. Ieri sul tardi era meglio non mancare
alla cena offertaci come libagione della puja , non senza che
Kailash mi chiedesse i soldi per compensare chi l'aveva
imbandita. Mentre la luna schiariva la sera ed egli poteva
farmi il conto delle rupie che mi restavano in tasca. la fede che
il mio respiro esalava al cielo era la promessa di fedeltà
a lui, a Vimala, e ai bambini, che devo ripetermi ogni giorno,
quietando ogni assillo di essere in India senza visitarvi più
niente, nel trascorrere/passare dei giorni trascorsi e seguenti
che precedono il parto, il sacrificio perenne della mia yagina
per loro la sacralità che assume ogni azione, ogni mio
intento, ogni atto in cui il mio essere ad essi si dona, per
quanto gli è possibile permanere libero, fa della
condivisione della loro vita la partecipazione dei suoi giorni,
l'appagamento di avere vissuto ed agito, e di essere morto e
rinato , più che mai, rispetto a ciò che il mio
essere è stato di orribile e umano, che tanto più
torna a infestare di notte i miei sogni,quanto più me ne
distanzio ogni giorno ulteriore qui in India, appagato dal senso
quietante che non può più essere altrimenti, se non
fuggo dal campo di battaglia, il Darmakshetra, delle
responsabilità che mi sono assunto nella ridda dei giorni,
tra i bambini che si sono appena risvegliati , distaccandomi
dallo scrivere ancora, intenti al compito di servire la
colazione, di recarsi a scuola, o che gridano, si richiamano,
ignari che nelle mie mani sono consegnati i loro giochi e
quaderni, tutto quanto ciò di cui godono .
E
Sumit, in braccio a Kallu, è stata la vista meravigliosa
che mi è apparsa ai piedi del tempio di Javari, dove il
mio amico mi ha raggiunto sulla sua moto nel tardo pomeriggio
rannuvolatosi, il meraviglioso Sumit che al mattino mi si era
accoccolato tra le braccia, presso i tempietti di Durga Khali,
Shanti, Shiva e Hanumah, al limitare di una delle due piscine in
secca di Khajuraho, intorno ai quali fervevano i riti conclusivi
della settimana, a tal punto la curiosità per ogni cosa
circostante, come gli accade quando è fuori di casa,
'aveva quietato e assorto la sua animazione inesausta tra le mura
domestiche. Poi al rientro dal tempio di Vamana, con Ajay ed
il ragazzo cui ha prestato la moto, dopo avermi lasciato con
Sumit, mi ha costernato la mia mancanza di riguardo, da
proprietario delle vicende della mia famiglia indiana, che
spazientito di non ritrovare i miei sandali, ho espresso nel
traversare la cucina di Kailash con le scarpe ai piedi, per
raggiungere il baule dove stavano i pantaloni sostitutivi di
quelli che si erano strappati come ho fatto per alzarmi in piedi
dalla scalinata delo tempio di Vamana, quando mi sono rimesso ai
piedi le scarpe. No ho potuto tacerlo a Kailash, chiedendogli
scusa.
“ Nelle altre stanze puoi pure tenere le tue
scarpe,ma in questa no” Ma il motivo non era perchè
vi si cucina a terra, stando accucciati, su takti , recipienti, e
pietre di pisna, di macinatura. “ There are my Gods”
, mi ha deplorato Kailash. Il piccolo pantheon della fede che
ne irrora il cuore, , che egli attesta nell'attento riguardo con
cui compie ogni cosa, nel rispetto che presta alla mia come ad
ogni altra persona, alla salvaguardia di qualsiasi
tradizione
Martedi dei primi di luglio
Anche
stamani la prima ad essere sveglia è stata Vimala, sempre
più prossima al parto, intenta a lavare e riassettare le
stoviglie lasciate in cortile, mentre a visitare per prima la
casa è stata la vaccherella dei vicini, intrufolatasi ad
ammusare nel truogolo dei rifiuti liquidi, -al risveglio di
Kailash si sono quindi succeduti il fornitore dell'acqua minerale
che io uso in luogo di quella del pozzo, il vicino che si presta
per rifornire la casa di Kailash di uova, yogurt e di quant'altro
occorra in cucina, finchè dal giaciglio del letto e delle
stuoia della “ television room” si sono risvegliati
ad uno ad uno i bambini più grandi, Ajay ed il figlio
della sorella di Kailash che è in compagnia e coopera nei
lavori di casa, mentre è tuttora nel dormiveglia Purti, e
non si è ancora destato Sumit, che fino ad ora tarda ,
oltre la mezzanotte, ci ha tenuti svegli nel tentativo vano di
sopirne l'animazione incessante, Altri vicini ora sono di
casa, al sopraggiungere del dalit che sturerà il gabinetto
che si è otturato per le piogge monsoniche, a seguito
della toelet paper che uso. Ajay e Purti, ora destatatasi del
tutto, oramai si stanno accingendo a preparare la cartella per il
secondo giorno di scuola, il secondo in assoluto di Purti,
intanto che Sumit, come si è ritrovato in piedi e sveglio,
ha trovato già il modo di tinteggiare di verde le mucose
della bocca e i denti con un pennarello, che improvvidamente gli
ha ceduto Ajay ed io gli ho lasciato tra le mani, di impolverarsi
il volto di bianco con il talco della toilette. Kailash sta
ora riempiendo secchi d'acqua , traendola dal pozzo, per aiutare
l uomo che è venuto a disintasare la toilette, in attesa
di cucinare per tutta la famiglia. Prima che il risveglio
fosse generale, che iniziassero i pianti e gli strilli tra Sumit
e Purti, l ho ammaestrato su come debba tenere più in cura
il suo negozio di barbiere, farci visita almeno due volte al
giorno, perchè a sua volta ne abbia più cura il
barbiere che vi lavora, e non si approfitti della sua latitanza,
sull ordine in cui deve tenere le cose di casa. Anche stamane
ho seguitato a trovare dadi da cucina tra i dadi dei giochi che
gli ho inviato, dei colori di Purti ed Ajay erano sparsi sul
terrazzo, dove ieri sera, come nelle case circostanti, cessata la
pioggia si sono distesi tutti quanti su delle stuoia, in assenza
di energia elettrica che illuminasse le stanze sottostanti,
mentre la luna schiariva la sera e i nostri discorsi.. Kailash
ora mi chiede dalla cucina se io sia pronto per ilo breakfast,
gli rispondo che dovrò prima lavarmi il volto e le mani,
per riordinare la stanza, i bagagli, quanto era stipato alla
rinfusa nei ripiani incassati nei muri, su quello sovrastante, ho
impiegato la minima riserva disponibile di silenzio e di calma
generale, e ho così differito la pulizia e la cura deo
corpo. Kailash sopraggiunge e torce la faccia per lamentarsi
delle cento rupie che gli ha richiesto l uomo che ha disintasato
la toelet nella bath room, infilando lo intero braccio
nell'intoppo dell'ammasso di feci e di carta igienica che
otturavano la turca. Nel lavarmi, dovrò ancora dare la
precedenza a Purti e Ajay, che si facciano la prima doccia del
giorno riversandosi addosso l'acqua raccolta nelle taniche, che
utilizzano anche per la pulizia dei denti, incluso lo splash down
nell'acqua della pioggia monsonica caduta sui terrazzi di tutti i
tetti contigui. “ breakfast ready”, è
pronta la colazione, finalmente come può ripetere Kailash,
il pudding delizioso che mi serve Ajay. Segue Javari
Frammento quotidiano Mercoledì
domenica a casa dei genitori di Kailash Lunedì i
suonatori alle porte Martedì visita ai templi di Javari
e Vamana ( il giorno prima. Lunedì) Temevo , ieri,
il collasso generale della mia attività diurna, quando si
è trattato di riavviare con Ajay Purti alla scuola, di
dovere arrivare al punto di tensione in cui mi sono ritrovato
l'altro ieri, quando dei suonatori sono sopraggiunti alle nostre
porte, come alle porte di ogni casa di Khajuraho, urgevano nel
vassoio le pietanze squisite che Kailash mi aveva cucinato, io mi
sono diretto alle soglie ed ho dovuto raccogliere in braccio
Sumit che era esploso in lacrime, mentre mi calavano le braghe e
non potevo risollevarle, in quanto Kailash e Vimala erano
indaffarati a racimolare le offerte in rupie e farina di ceci per
i suonatori, o quando il temporale ha originato un black out
provvisorio che ha mandato ulteriormente in tilt la visione di
magic English che stava proprio allora calamitando Ajay ed i suoi
amici, e ho dovuto risvegliare Kailashdal suo sonno pomeridiano,
perchè riattivasse i collegamenti dei cavi usurati che lui
soltanto sa maneggiare, intanto che al sopraggiungere di Sumit,
si annuvolava la manomissione di ogni accensuione e connessione,
la compromissione della integrità dei dvd e della loro
custodia. Ieri invece, nonostante il pianto in cui Purti è
deflagrata lungo la strada che reca a scuola, perchè il
papà la sollevasse tra le sue braccia come tra le mie era
sollevato Sumit, la bimba come è stata in classe ha aperto
tranquillamente la cartella e si è accinta d'incanto alle
attività scolastiche,- e “-a, b, c, d, “ era
quanto la sera ci ha potuto dire che aveva imparato nelle due ore
di lezione , quando per cena sono riuscite di un sapore fragrante
le fettuccine che io e Kallu abbiamo ottenuto dalla macchina per
fare in casa la pasta, benchè per i rovesci della
spedizione postale si fossero rotte le giunture della filiera che
kailash ha accomodato a mano. In quale stato rovinoso i pacchi
arrivino in India me l ha attestato la condizione rabberciata in
cui il pomeriggio ci è stato recapitato quello dei miei
libri sopraggiunti al mio seguito.
Nel risveglio
del giorno ho appena cominciato a spiegare a Kailash l'importanza
di un vasino per la cacca di Sumit, mostrandogli lo spazzolino da
denti che era stato abbandonato al suolo, nel cortile della casa,
a poca distanza da dove accucciato da Vimala Sumit aveva appena
evacuato i suoi escrementi. Alcuni giorni fa li aveva rilasciati
in cucina, dove abitualmente cade qualche impasto od ingrediente,
o qualche posata, e Kailash e Vimala si reclinano a cucinare. La
mia vita interna alla famiglia di Kailash è un mio
continuo differenziarmi, o un adattamento, al compimento di ogni
attività o necessità al piano del suolo, che si
cucini, che ci si alimenti, che si lavino stoviglie od indumenti,
che nella promiscuità generale ci si puliscano i denti o
si faccia la doccia ,riversandosi l'acqua addossso accucciati su
uno sgabello di legno.che si conversi o si dorma insieme. Uno dei
due materassi che furono acquistati a novembre giace riposto
inutilizzato, e Purti, pur di dormire sulle stuoia al fianco del
papà, vi ci si rotola e scompare sotto il mio letto. E'
come se ogni mio tentativo a distanza di rendere più
agevole e confortevole ogni modo di vita di Kailash, diVimala, e
dei loro bambini, si sia rivelato la vanità del mio sforzo
di sopraelevarli sino all'altezza occidentale dei tavoli da
cucina e di studio, delle sedie e dei letti, rispetto al piano
del suolo cui Vimala, senza volerne sapere di alcun aiuto, si
china anche nell'imminenza del parto per lavare stoviglie e
spianare chappatti sulle takti, o per rivestire di nuovo la
soglia di sterco di vacca benefica. Ma sinora solo su di un
punto, ieri sera, sono tornato ad irrigidirmi con Kailash,
essendo in causa la saluta del intera famiglia, dei suoi bambini,
innanzitutto, quando di rientro dal mercato e dalla spesa nel
villaggio, gli ho fatto intendere che sarei rimasto nella sua
casa solo se provvederà a bollire ogni giorno l'acqua che
bevono lui e Vimala e i loro bambini, luce dei nostri giorni. Ho
chiarito a kallu che nella sua ostinazione a non dare seguito
effettivo alla mia sollecitazione, quasi che dovesse bastarmi che
a me fosse riservata l'acqua inbottiglia sigillata, non lo
ritrovavo affatto dissimile da Vimala, sulla cui incapacità
di intendere le ragioni meno elementari della loro famiglia,
aveva appena versato lacrime di sconforto. E sul vasino per la
cacca di Sumit, il nostro adorato, tornerò a chiedergli di
provvedere di nuovo, servendosi temporaneamente del'acquisto di
un comune vaso metallico, se l imminenza del parto di Vimala ci
impedisse di rifornirci di uno apposito in
Chhattarpur.
2"Come mi hai
detto tu stesso a proposito dei miei studenti, tu devi accettare
Vimala, così come Vimala accetta te" " We
should... "accept" ha convenuto Kailash, mentre
nella sera in cui era cessato lo scroscio del monsone ulteriore,
ci accingevamo a recarci al mercato a far effettuare alcune
riparazioni e l incorniciatura dei poster del nostro negozio di
barbiere. Kailash che si è sempre mostrato capace di
autocontrollo, quale che fosse l evenienza he doveva
fronteggiare, di fronte d Ajay si è sciolto in lacrime che
ha subito trattenuto, sotto il peso della propria famiglia che
solo su di sè ha sentito gravare insostenibile. "Una
donna deve essere istruita e venire educata come lo sarà
Purti. Sono i suoi pimiguirni di scuola e sa già
provvedere da se stessa a fare i compiti da sola, non devo
chiederglielo come ad Ajay. Vimala non sa leggere nè
scrivere, she's crazy, come sua madre ha in mente soltanto di
cucinare le poche cose che sa cucinare e il lavare, non vuole
sapere e non si interessa di nient'altro, neanche della lady
doctor che ho mandato a chiamare per visitarla. Non sa niente,
non sa leggere e scrivere e non si cura di niente. E Ajay ha
la mente chiusa come lei. "Kailash tu vorresti vivere la
sua vita? Ti contenteresti di quello di cui lei si contenta?
Vimala non ti chiede nuovi sari e gioielli, non ti fa spendere
per il suo make up..." "Soltanto si lava il volto e
si pulisce in bocca ..Vimala viene da una famiglia povera,
veramente povera... Lei non sa niente e non ha bisogno di niente.
She dont know nothing and don't need nothing.. Una donna ricca
invece sa tutto ed ha bisogno di tutto.." E nell
imminenza del parto non seguiterebbe a precedere il marito nel
lavoro domestico del giorno, non li continuerebbe mentre lui ha
ripreso a dormire." ..........................
3
"Il Lotus flower è freddo, come il pesce, perchè
come il pesce cresce e vive nell'acqua, mi ha ribadito ieri
mattina Kailash, all'uscita dal laboratorio comune della sua
cucina. E come il pesce è bene mangiarlo d'estate, per
rinfrescare il corpo quando fa caldo".
Più
volte ci siamo nutriti delle radici di fiori di loto, e la carne
di pesce è' la sola carne di cui ci siamo cibati, quando
l'altra sera Kailash ha soffritto i tranci del pesce che ci era
stato fatto a pezzi, giovedì 9 luglio, nel solo spazio di
vendita al suolo ch'era riservato alle carni, del grande mercato
che ogni settimana si tiene a Khajuraho, di frutte e verdure non
che di abbigliamento e calzature per i bambini. I principi
alimentari che Kailash cerca di contravvenire il meno possibile
comportano che d'estate si consumino soprattutto i vegetali di
colore verde, con cipolle e pomodori indispensabili in ogni
stagione, zucche, spinaci, cocomeri, ocra e loki, insieme con
yogurth e riso, mentre occorre nutrirsi di meno di patate, tanto
meno di zenzero, riservando l'aglio esclusivamente al fish curry.
Mentre d'estate la carne di pesce è l'unica di cui è
bene nutrirsi, d'inverno, quando occorre compensare il freddo
invernale con il calore di ciò di cui ci si alimenta, si
sovvertono le pietanze imbandite, si fa largo al consumo di carni
di pollo e di montone, primeggiano ginger ed aglio, sopravanza il
consumo di patate. E' quanto Kallu è tornato a
precisarmi poc'anzi, prima che riproponesse la opportunità
di un jantar mantar per Sumit, che ricacci all'esterno il
maleficio che il malocchio di qualche abitante del suo villaggio
gli avrebbe causato, quando domenica scorsa siamo andati a
trovarvi i suoi genitori, prima che l'inizio delle scuole tenga
da loro lontani Ajay e Purti. A suo giudizio non si spiega
altrimenti perchè il bambino sia talmente cambiato in
questi ultimi giorni, e la sua vitalità gioiosa si sia
adombrata negli umori del pianto di una irascibilità
sempre più indocile, ogni qualvolta gli viene negato ciò
che pretende sia il suo alimento o il possesso di un gioco.
La santa quiete di cullare
Sumit al ombra del pipal, tra i tempietti hindu ai bordi del
greto del bacino essiccato, mentre il suo corpo timoroso si
abbandona alla fiducia che gli infonde il calore del tuo amore,
le sue piccole mani cercano le tue e vi si intrecciano. Nel
recarmi ieri nel bazaar di Chhattarpur, la mia mente si è
evacuata di ogni aspettativa di muovermi in viagio, per recarmi
anche solo al tempio Chattarmukka di Nachna. nel bazzar io e
Kallu finalmente abbiamo reperito il vasino tatti karnan dove
Sumit possa imparare finalmente a fare la cacca in un contenitore
apposito, un recipiente per4 la spazzatura e dei contenitori dei
panni sporchi, uno stendino con le mollette incorporate per
asciugarvi i panni, la targa metallica che lungo la strada
centrale di Khajuraho segnali la presenza del negozio di barbiere
di Kailash nella rientranza di un porticato, la possibilità
di praticarvi "indian ayurvedic massages", delle stuoia
per la camera che occupo attualmente, che sarà destinata
ai compiti e ai giochi e al sonno di Purti ed Ajay. La stuoia
era il solo degli acquisti per la casa di Kailash che non fosse
di plastica. Nel bazzar di Chhattarpur era irreale la mia ricerca
di beni in fibre o altri materiali naturali, che potessero
abbellire la povertà della casa con i manufatti seriali,
costituiti di essi, della produzione artigianale indiana più
tipica, la richiesta di quanto può costare di meno vi
faceva proliferare di tutto in materiale sintetico, rendeva
difficilmente reperibile ciò che fosse in legno o vetro o
d'intrecci di vimini e paglia o di bambu, solo i recipienti
metallici sembravano conservare nella loro materia originaria il
loro meraviglioso tramando di forme. Nella casa di Kailash
tutto, intanto, ogni giorno è spostato in alto sui ripiani
nei muri, per sottrarlo alla devastazione di Purti e del piccolo
Sumit, tutto cambia continuamente posto e finisce associato con
ogni altra cosa possibile, il medicinale con la scarpina di un
bambino o con un gesso od un pettine, ed ogni cosa più
remota può essere riportata sotto mano dalla marea degli
eventi interni che l'hanno resa un relittoi: il beauty case che
donai a Vimala oramai ridotto a un involucro vuoto, una torcia
elettrica di cui ho ritrovato il solo tubo sul terrazzo, che
servì a me ed a Kailash per illuminare gli interni delle
grotte di Ajanta, i biglietti del viaggio sul Satabdi da Bhopal a
Delhi, l'anno scorso, ancora intatti.
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Nell'ospedale cristiano di
Chhattarpur alle due di ieri notte è avvenuto il
parto. “What can I do” che cosa posso farci,
tornavo ieri a chiedermi, se dal suo apparente distacco dalla
vita della moglie e del nascituro, durante le vicissitudini dell'
intera giornata che ci hanno fatto finire accampati nel cortile
dell'ospedale con i suoi bambini, con i genitori e i congiunti di
Vimala, sembrava che fosse un altro che lui il padre del
nascituro e il marito della puerpera, e sono occorsi il mio
sangue e la mia presenza di spirito, perchè non si facesse
sconsideratamente ritorno a casa, quando la dottoressa da cui ci
siamo recati a domicilio ci ha comunicato che se non si praticava
una trasfusione erano in pericolo la vita della sposa e del
bambino di cui si stava sgravando. Ora attendo di Kailash il
rientro in hotel, dove ho dormito con Purti ed Ajay. Le prime
parole di Ajay mi hanno chiesto dove egli fosse. Nel silenzio di
Purti c'era già nostalgia della sua mancanza. Ad ogni
scricchiolio dell'apertura dei mobili che causa la bambina, il
mio cuore sobbalza come se sopraggiungesse il suo arrivo che
schiude le porte. Pochi istanti, ancora, e Kailash
è meravigliosamente apparso
con il nostro adorato Sumit tra le sue braccia. Bello, nella
sua imperiosità vitale, da chinarmi sotto le sue manine,
come all'ashirwad benedicentemi di Lord Khrishna. “ Che
il tuo nuovo bambino entri nel tuo cuore come vi sono penetrati
Ajay, Purti, Sumit”. “ Ricorda Kailash, gli ho
soggiunto, che siamo stati noi due a volere la vita del bambino”,
a differenza di coloro alle cui mani e al cui amore devozionale
era ora affidato.
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Venerdì 17
luglio L'importante , mi ripete invano la mente, è che
la notte in cui è nato il bambino, da che hai appreso che
era a rischio la sorte di Vimala e del nascituro, tu abbia smesso
di recalcitrare ignominiosamente di fronte al sacrificio
richiesto, ed abbia scelto di offrirti in tutto in quanto ti era
possibile, che nella donazione del denaro e del sangue tu sia
stato a tutti gli effetti un membro della famiglia, l' importante
è che Kailash torni a ripeterti quanto lui vuole che tu
resti insieme con loro, per la felicità sua e dei suoi
bambini, e che ora il tuo cuore, per il quale l'attesa estenuante
del parto di Vimala era divenuta una prigionia interminabile tra
queste mura adorate, mentre i giorni sfilando sul calendario si
consumavano in India senza che tu potessi recarti altrove, verso
alcuna meta di itinerari ulteriori, tra lo scroscio dei monsoni
nell'annerarsi del cortile di casa e del cielo tra le finestre
sulla strada, ora soffra tutta la pena di un possibile distacco
per andare in Sri Lanka, e che lui torni a ripeterti di non
andare, che per lui sei più importante dei suoi genitori
stessi, nella sua vita divenuta ancora più difficile dopo
la venuta al mondo del nuovo bambino. Tra le nuvole il cielo
si è fatto azzurro, splende il sole nel cortile,
nell'attesa del rientro da scuola di Purti ed Ajay si leva il
vagiuto del nuovo bambino, dallo stanzone dove l'assistono Vimala
e la madre di Kailash, Sumit vagola come una divinità
bambina tra il cortile e l interno, intanto che Kailash riempie
taniche dell'acqua che sopraggiunge dalla canna che cala dai
tetti. Da che il neonato è uscito all'esterno del mondo
e vi ha aperto i suoi occhi, ho avvertito che egli già tra
noi, aggirandosi quieto o sostando nel ventre di Vimala, mentre
lo attendevamo come se dovesse provenire da un altro mondo. Ma al
contempo è come se egli non fosse ancora l'esistenza
compiuta di un nostro ulteriore bambino effettivo, finchè
anche per lui, al pari di Ajay, Purti, Sumit, il pandit non avrà
deciso il suo nome. E soltanto dopo la scelta del nome, potrò
partire da questa casa per avventurarmi nei viaggi.
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La vibrante comprensione del
vivere
Sabato 18 luglio Mi sveglio, e sotto il mio
giaciglio dormono ancora Kailash, Purti e Sumit . Lascio la
branda, finita una rilettura della prima lettera di Giovanni,
quando dopo che al suo risveglio Kailash mi ha già
preceduto in cucina per riscaldarmi il tè, mi lavo il
volto con l'acqua della brocca, e nell'andito mi ritrovo accanto
la vaccherella dei vicini, che silenziosamente chiede i rifiuti
del giorno trascorso, mentre la madre di Kailash risciacqua le
stoviglie. Rientro nella stanza che mi è riservata, e
ne sguscia fuori Purti, insensibile al mio namasteh. In lei
riconosco la natura divina del suo essere, così
incantevolmente, una scimmietta dispettosa e ritrosa. Riprendo
il commento della Bagavadgita, di Vimala Takar, e sulle parole
che spiegano la differenza tra la conoscenza che è
soltanto jinana e la vijinana che è la sperimentazione
personale del Vero del ricercatore spirituale, quando la vita di
ogni giorno si illumina in vibrante comprensione del vivere, si
levano gli strilli del neonato di Kailash, in attesa di ricevere
il suo nome dal pandit, per farsi il suo quarto bambino a tutti
gli effetti. Mi faccio sull'uscio, e Kailash, masticando il
primo “ gurka” del giorno, mi chiede venti rupie per
l'acquisto delle uova per l omelette. Al ritorno nella mia
stanza, le coperte che scuoto, e che ritrovo vuote, mi rivelano
che le grida che ora odo sono di Sumit, uscito dal sonno. E la
mente si placa, a onde seguenti, dello scontento di titrovarmi
ancora in Khajuraho, mentre vorrebbe essere altrove avventurata
nel viaggio. Sopraggiungono i compagni di scuola di Ajay e
Purti, “ It's already school time”, ma prima ricorre
il tempo della doccia quotidiana , in cui assisto tra Sumit e
Purti, che ingraziata nei miei riguardi ricambia radiosa e
indifferente il mio namasteh, alle schermaglie che insorgono
quando si tratta di condividere l'acqua ed il sapone, anziché
trattenerseli per sé.
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19 luglio Ieri il pandit
del villaggio nativo di Kailash, consultati i suoi registri, gli
ha trasmesso tramite il padre l iniziale obbligatoria del nome
del nuovo bambino, voluta dal divino. la lettera Ch. E Chandu,
che significa intelligente, è il nome che Kailash ne ha
desunto. Con il sorgere del giorno fervono i preparativi del
bagno rituale di VImala, di cui Kailash ha raccolto e si è
fatto recare le fronde delle foglie e le essenze di legno che
servono. Ma io vivo come un Inferno, cui preferisco la morte,
la quotidianità della famiglia di Kailash divenuta la
curvatura di ogni possibile mio ulteriore orizzonte di vita,
suggellando il fallimento finale delle mie possibilità
residue di una ulteriore vita intellettuale ed artistica
22
luglio la felice escursione di me e Kallu in Nachna , tra i
templi hindu e gli adivasi, è stato solo un allentamento
della mia esasperata insofferenza di dovere restare ancora con
Kailash e la sua famiglia. Ho chiesto a Kailash, come mi sono
risvegliato, ch cosa trovasse di giusto e di bello, in tutto ciò
che si è verificato o non è successo ieri, alla mia
mancata partenza per dehi ed il violoi aereo per lo Sri Lanka"
Che sei vicino alla mia famiglia, mi ha detto" E tanto gli
basta e lo rassicura.
22 luglio Ho preteso troppo da
me stesso, rinunciando allo Sri Lanka. Ed ora non tollero più
niente di Kailash e della sua famiglia, di ciò che per
kailash è consuetudine normale chiedermi ogni giorno. "
Ma che ha quella bambina?" ho strepitato, quando al pianto
di Sumit si sono unite le grida di Purti, per il solo motivo che
doveva fare la tatti prima di bere il the. Ieri Kailash mi ha
mostrato i gioielli d'oro di Vimala, e me ne ha ricordato il
costo.. l import del volo aereo di andata e ritorno dallo Sri
Lanka, ho subito pensato. Ho trascorso l intera giornata di
ieri tra i templi del Western group per pacificarmi la mente,
nell'acquisizione della successione di Vasus e dikpalas,
nell'agnizione delle gesta di Shiva o degli avatar di Vishnu. Ma
ora il sacrificio della Yagina continua, ed è
l'inferno.
22 luglio 2009
Una piccola morte è
sopraggiunta al mio distacco da Kailash e dai suoi piccoli,
mentre il treno si avviava da Khajuraho verso Delhi, per il volo
di domani per lo Sri Lanka. A Kailash ho chiesto ripetutamente
di perdonarmi, se non sono riuscito ad essere un suo amico più
grande, un suo amico più forte, se non mi sono rivelato
all altezza del sacrificio che mi era richiesto e che mi era
imposto, l'altro ieri, quando gli ho detto che lui e la sua
famiglia e l'aiuto che potevo dare a loto erano più di
ogni altra cosa per me, che non lo avrei lasciato proprio nel
momento in cui la mia partenza, che ho poi differito, le parole
che nell'imminenza del distacco ero riuscito a dirgli, venivano
rivelandogli che non bastava minimamente tutto quello che si era
fatto insieme fino ad allora, se non c'era cosa che occorresse,
che allietasse i suoi bambini, che egli potesse fornire a loro
senza il mio aiuto. Ma da che, rientrando nella mia stanza, mi
ha chiesto se potevo rimettere via tutto quanto era già
predisposto per lo Sri Lanka, e che spegnessi ogni barlume di
consapevolezza della situazione reale che si era manifestato
nella sua mente, è insorta in me una tale ribellione
contro il sacrificio che gli avevo imbandito del mio essere
mentale, che mi sono determinato a non volere più vivere,
giunto al punto in cui nella mia rinuncia incapace di adempiersi,
come amico non mi mostravo in grado di essere per Kailash e per
la sua famiglia ciò in cui ero mancato come figlio per i
miei genitori ed i miei fratelli, e al contempo il mio sacrificio
si disvelava la vanità della mia perdizione mentale, per
la resa della mia pochezza definitiva e l inanità del mio
amico nell' ora della prova. “ Seguitavi a dirmi che
nella mia casa perdevi il tuo tempo, se non ti mettevi in
viaggio...”, mi ripeteva Kailash,mentre nell'agenzia gli
chiedevo di ripetermi imotivi per i quali seguitava a ripetermi
che dovevo partire. “ Capisci, Kailash, come la mia
mente è smarrita... Ero accanto a te, ai tuoi bambini, e
sentivo di perdervi il mio tempo fino a impazzire...” Quando
ieri ho raccolto ogni bagaglio nella stanza che mi ha riservato,
e Kailash mi ha chiesto dove volevo andare “ everywhere”
gli ho risposto, dovunque, pur di non restare nella felicità
della grazia della sua famiglia un giorno di più... Rientravamo
dall'agenzia di viaggio in attesa che ci telefonassero che il
biglietto era pronto, e ci accoglieva il pianto di Sumit perchè
anche la mamma di Kailash stava lasciando la casa,- il marito ha
dolorante la schiena e non ce la fa più a impastare e
spianare chappati, e Kailash restava anche senza di me,
nell'affrontare le difficoltà di Vimala a riaversi dal
parto, a riprendersi e a tornare a camminare abitualmente, il
ricorso ai suoi interventi degli strilli dei pianti estremi della
incontenibilità calamitosa di Sumit, o delle nevrastenie
umorali di Purti. Tutto era ancora possibile, e lasciavo che
tutto fosse già deciso.... “ Kailash, potresti
farmi perdere il biglietto aereo e il treno... Fallo, se vuoi, ed
io sarò più forte come tuo amico, sarò
capace della yinana del sacrificio più grande... Invece
più forte di tutto è l' IO che ora cerca di salvare
i suoi giorni duplicandoli nella loro scrittura, è il
jinana che non sa rinunciare a vivere della conoscenza e
dell'esperienza del viaggio, della loro ricreazione nella loro
trascrizione, nella presunzione almeno così di avere
vissuto. Ieri sera, riconciliato e pacificato dalla vista
inesausta dei templi di Khajuraho, sentivo che Purti, Ajay, che
nella mia stanza ultimavano i compiti, con Sumit che sulla
poltrona accanto colorava pagine, Kailash che sopraggiungeva e
aiutava Purti, mentre nell'altra stanza Vimala riposava accanto
all'ultimo nato a lui devota, erano qui ed ora la gioia presente
più grande che per me possa esistere al mondo, erano le
perle più splendide del forziere dell India, eppure, il
tarlo nella mia mente dell'idea fissa dello Sri Lanka, solol
recandomni nelle cui città antiche di Anuradapura,
Polonnaruva, il mio viaggio consegue la meta polare del suo
appagamento, stava erodendo la soddisfazione di ogni successiva e
più vicina destinazione alternativa senza che lasci
Kailash, Mandu, o Goa, dove Kailash s'illudeva di farmi credere
che insieme con lui potessi differire il mio viaggio
compensativo.
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Anuradaphuram 25 luglio
E' già passato prossimo
il mio risveglio in Delhi, mentre il treno perveniva alla
stazione di Nizamuddin e mi era insostenibile l'acuta fitta della
perdita fisica di Kailash, dovermi affidare alle sua sola voce al
telefono per riaverlo vivo, il prefigurarsi, nella mia partenza
per lo Sri Lanka, del nostro distacco ulteriore per oltre un
anno, la folla poi in Nizamuddin dei devoti islamici e dei
mendicanti che suggevano al miele della loro caritatività,quindi
il mio dilungarmici in cerca dei reperti devozionali per i
clienti musulmani del negozio di barbiere di Kailash, per
andarmene oltre il volo dei corvi sui liquami luridi che
separavano l'operosità miserrima e i postulanti di
Nizamuddin dalla vita più agiata del quartiere in cui
facevo confezionare il telo del plico postale dei reperti
acquistati, - tutto quanto è già trascorso e oramai
remoto, al mio ritrovarmi, in Anuradaphura, nella luce del
mattino dello Sri Lanka, tra il rigoglio della sua vegetazioone
che sommerge gli edifici dell'hotel e le dimore circostanti,
attutisce nel suo silenzio in traffico nella vicina strada. La
mia vita vi si è come tripartita, tra l'impellenza di
visitare i dagoba e gli altri monumenti dell'antica capitale, la
nostalgia della vita di tutti i giorni in Khajuraho di Kailash e
della sua famiglia, la sospensione di ciò che senza
rimpianti ho lasciato in Italia e che dovrò
riprendere.
26 luglio " Questo sta succedendo
perché io viaggio realmente,- ho detto al giovane
inserviente dell'hotel che mi aveva raggiunto con un altro
addetto, in bicicletta, nel ressort dal quale avevo telefonato in
hotel perché mi ero smarrito sulla via notturna del
rientro, mentre ci ritrovavamo tra la moltitudine sterminata dei
fedeli buddisti che nella notte restavano accampati intorno al
biancore immacolato dell'enorme Ruvanvelisaya dagoba, per la
ricorrenza del grande Vasak, che aveva affollato il centro
religioso di Anuradaphura per l'intera giornata. Tra loro c'era
la madre stessa del giovane, che la stava ricercando con il
cellulare per portarle del cibo. Per questo, anziché
fare ritorno con me in hotel, i due inservienti che erano venuti
in mio soccorso mi avevano ricondotto tra la folla immensa in cui
già avevo trascorso l'intera giornata, a iniziare
dall'accesso alla reliquia attorno alla quale gravitava l'intera
città santa di Anuradaphura: lo Sri Maha Bodhi, il sacro
albero della Bodhi, come tanti altri consimili cresciuto da una
talea della pianta dell'illuminazione di Buddha che con il suo
culto era stata recata in Sri Lanka dalla figlia di Ashoka,
Sangamitha. Era già pomeriggio inoltrato quando ho
lasciato il sito sacro per raggiungere in bicicletta, più
a Sud, l'Isurumunia vihara, e ammirarvi gli splendidi rilievi
rupestri dell'uomo e la testa di cavallo, degli elefanti che si
spruzzano l'acqua, su una parete fratta come quella dell'Arjuna's
penance in Mamallapuuram, le sculture museali degli amanti, o di
re Dutugemunu con il principe Salya, Asokamala per amore della
quale, di non nobili natali, perse il principe il diritto al
trono, e la figura ulteriore di un servo, immagini scultoree di
una incantevole naturalezza gupta, nelle pose gestuali dei corpi
sovrannaturali.. Oltre il bacino cisterna della tank della
Tissa Wewa, la Mirisavatiya Dagoba poi, edificata dallo stesso
Dutugemunu, sul sito della spada con la reliquia del Buddha che
non si riuscì pi ad estrarre dal suolo, quando egli uscì
dal bagno che fece nel vicino specchio d'acqua, narra la
leggenda, la Basawakkulama Weva, affollata di moltitudini di
pellegrini lungo le sue rive, che si ritempravano o si
purificavano nelle sue acque non profonde, l'antico Thuparama
dagoba, intorniato dei cerchi concentrici delle colonne del
vatadge, quando già il tramonto con le sue dita di rosa ne
ingentiliva le divergenti inclinazioni,il solo miraggio notturno
dell' immensità del Jetavaranama dagoba, infine, prima di
perdermi tra le deviazioni del traffico nella tenebra serale.
Anuradaphuram 25 luglio
E'
già passato prossimo il mio risveglio in Delhi, mentre il
treno perveniva alla stazione di Nizamuddin e mi era
insostenibile l'acuta fitta della perdita fisica di Kailash,
dovermi affidare alle sua sola voce al telefono per riaverlo
vivo, il prefigurarsi, nella mia partenza per lo Sri Lanka, del
nostro distacco ulteriore per oltre un anno, la folla poi in
Nizamuddin dei devoti islamici e dei mendicanti che suggevano al
miele della loro caritatività,quindi il mio dilungarmici
in cerca dei reperti devozionali per i clienti musulmani del
negozio di barbiere di Kailash, l' per andarmene oltre il volo
dei corvi sui liquami luridi che separavano l'operosità
miserrima e i postulanti di Nizamuddin dalla vita più
agiata del quartiere in cui facevo confezionare il telo del plico
postale dei reperti acquistati, - tutto quanto è già
trascorso e oramai remoto, al mio ritrovarmi, in Anuradaphura,
nella luce del mattino dello Sri Lanka, tra il rigoglio della sua
vegetazioone che sommerge gli edifici dell'hotel e le dimore
circostanti, attutisce nel suo silenzio in traffico nella vicina
strada. La mia vita vi si è come tripartita, tra
l'impellenza di visitare i dagoba e gli altri monumenti
dell'antica capitale, la nostalgia della vita di tutti i giorni
in Khajuraho di Kailash e della sua famiglia, la sospensione di
ciò che senza rimpianti ho lasciato in Italia e che dovrò
riprendere.
26 luglio " Questo sta succedendo
perché io viaggio realmente,- ho detto al giovane
inserviente dell'hotel che mi aveva raggiunto con un altro
addetto, in bicicletta, nel ressort dal quale avevo telefonato in
hotel perché mi ero smarrito sulla via notturna del
rientro, mentre ci ritrovavamo tra la moltitudine sterminata dei
fedeli buddisti che nella notte restavano accampati intorno al
biancore immacolato dell'enorme Ruvanvelisaya dagoba, per la
ricorrenza del grande Vasak, che aveva affollato il centro
religioso di Anuradaphura per l'intera giornata. Tra loro c'era
la madre stessa del giovane, che la stava ricercando con il
cellulare per portarle del cibo. Per questo, anziché
fare ritorno con me in hotel, i due inservienti che erano venuti
in mio soccorso mi avevano ricondotto tra la folla immensa in cui
già avevo trascorso l'intera giornata, a iniziare
dall'accesso alla reliquia attorno alla quale gravitava l'intera
città santa di Anuradaphura: lo Sri Maha Bodhi, il sacro
albero della Bodhi, come tanti altri consimili cresciuto da una
talea della pianta dell'illuminazione di Buddha che con il suo
culto era stata recata in Sri Lanka dalla figlia di Ashoka,
Sangamitha. Era già pomeriggio inoltrato quando ho
lasciato il sito sacro per raggiungere in bicicletta, più
a Sud, l'Isurumunia vihara, e ammirarvi gli splendidi rilievi
rupestri dell'uomo e la testa di cavallo, degli elefanti che si
spruzzano l'acqua, su una parete fratta come quella dell'Arjuna's
penance in Mamallapuuram, le sculture museali degli amanti, o di
re Dutugemunu con il principe Salya, Asokamala per amore della
quale, di non nobili natali, perse il principe il diritto al
trono, e la figura ulteriore di un servo, immagini scultoree di
una incantevole naturalezza gupta, nelle pose gestuali dei corpi
sovrannaturali.. Oltre il bacino cisterna della tank della
Tissa Wewa, la Mirisavatiya Dagoba poi, edificata dallo stesso
Dutugemunu, sul sito della spada con la reliquia del Buddha che
non si riuscì pi ad estrarre dal suolo, quando egli uscì
dal bagno che fece nel vicino specchio d'acqua, narra la
leggenda, la Basawakkulama Weva, affollata di moltitudini di
pellegrini lungo le sue rive, che si ritempravano o si
purificavano nelle sue acque non profonde, l'antico Thuparama
dagoba, intorniato dei cerchi concentrici delle colonne del
vatadge, quando già il tramonto con le sue dita di rosa ne
ingentiliva le divergenti inclinazioni,il solo miraggio notturno
dell' immensità del Jetavaranama dagoba, infine, prima di
perdermi tra le deviazioni del traffico nella tenebra serale.
25
luglio, domenica stamane ho riudito al telefono la cara voce
di Kailash, che mi riconduceva ai problemi della nostra famiglia
comune. Ieri sera è finita la bombola del gas, ed egli
ha dovuto alimentare il fuoco con sterco secco di vacca, Ajay è
infettato in tutto il corpo, come lo è in parte Sumit,
domani il primo non andrà a scuola, per entrambi egli
andrà di nuovo dal dottore.. Mi ha chiesto, per tutto
questo, se può prelevare cinquanta degli euro che tiene in
deposito Vimala, sotto chiave. Il mio pensiero è
ricorso ai nugoli di mosche che affliggono la sua casa, al
cortile dove le stoviglie e i piatti giacciono a lungo con i loro
avanzi in cui si infittiscono le mosche, come si depositano a
nugoli sui rifiuti e sui pani di sterco di vacca, a quante volte
le mani dei bambini del mio amico raccolgono di tutto, recuperano
dalle stuoia e dal suolo ogni cibo che vi cade, di tutto portano
alla bocca senza che mai se le lavino. Ma per il dottore pare
che a causare le infezioni sia l'acqua dei monsoni in cui sul
terrazzo e nel cortile i nostri bambini hanno guazzato. Così,
per riprendere le parole del mio amico, in parte sono nello Sri
Lanka, in parte in India, in parte in Khajuraho, in parte in
Anuradhapura, e sono felice che tale condivisione mi serbi
distante dalla mia vita e dalle mie relazioni in Italia, in cui
nulla mi sollecita a fare
rientro.
….................................................
27
luglio 2009 Dambulla Se l'estate prossima sarò di
ritorno nello Sri Lanka con Kailash, voglio consentirmi di
visitare Anuradhapura in tutta la calma che merita il suo quieto
splendore. Ieri ho ripreso a ripercorrerla in bicicletta, a
iniziaree dal Jetavanarana dagoba presso il quale la sera, con le
sue tenebre, ha interrotto il mio primo itinerario. Mi sono
riaggirato nella pradakshina intorno alla sua immensità,
dilungandomi tra le rovine del contiguo monastero, della sala
capitolare, del mandapa delle udienze, del Bodhigar che ospitava
il santo albero della illuminazione del Buddha e una sua
immagine. La vastità delle rovine del vihara dilatava
ancor più le dimensioni del dagoba in cui trovavano
termine. La strada che imboccavo verso le rovine
settentrionali mi immergeva di nuovo nella foresta in cui
l'antica e la recente Anuradhapura è sommersa tra i bacini
lacustri, di cui ogni monastero si era attorniato costituendovi
il circondario della propria clausura, il Jetavanarama, quanto il
Mahavihara, come l'Abhyagiri dagoba delle sette ereticali della
Foresta segreta, di cui già le vasche gemelle che
raggiungevo facevano parte.. Sotto tralicci e pontili, l'
Abhyagiri dagoba celava l'aspetto forestale in cui lo stesso
Jetavaranama si presentava, prima che il restauro ne
ricostituisse il cerchio terrestre, ne ripristinasse
l'irregolarità curviforme dell'anda, ne disinfestasse i
resti del'harmika dagli arbusti che vi erano cresciuti. Ne
precedeva la radura , tra la boscaglia, il Samadhi Buddha, presso
i resti del Bodhigar in cui un albero santo era venerato, vi
facevano seguito le rovine di pozzi, di porte di guardia, di
edifici assembleari e di culto, con una splendida pietra lunare
dinnanzi a una soglia popolata di ganas, del vicino monastero
Ratnaprasada, vigilato da un radioso guardiano naga, fiammante di
vitalità vibrante, alla stregua dei cobra che ne
attorniavano il capo, dei makara sovrastanti. Oltre il
monastero una seconda pietra lunare precedeva la scalinata di una
sala sconnessa lungo il pendio, la contraddistingueva una
raffigurazione circolare ancora più intensa , che nella
pietra precedente, della sofferenza dell'esistenza nella sua
ricorrenza animale, cerchiata dal fiammeggiare della vitalità
terrestre, delle spirali floreali del desiderio che l'anima,
fintanto che la virtuosità delle anime disposte in
successione come oche, non l'estingua illuminandosi della
devozione, come alla luce radiante si schiudono i petali dei
fiori di loto.
27 luglio Dambulla La giungla lambisce
la stessa veranda della pensione di cui sono ospite in
Dambulla. Il conducente del tuc tuic, profittando del?oscurità
della notte in cui vi sono pervenuto, sicchè non vedevo
l'insegna, mi ha dirottato in una guest house diversa da quella
dove gli avevo chiesto di condurmi, attratto dalla buona cucina
cingalese di cui ci si poteva nutrire. Dalle notizie
trasmessemi dal capofamiglia, un anziano sciancato, che il figlio
studia lingue in Italia, credevo di essermici sottratto alla
pressione invasiva dei cingalesi poveri che entrano con me in
contatto, che è la ragione per la quale non ho atteso il
giorno seguente per abbandonare il Shalim hotel, talmente le
attenzioni di coloro che credevo in un primo tempo ne fossero i
gestori, e che ne erano invece i miseri inservienti, si sono
tramutate in una sollecitazione ossessiva. Invece dalla figlia
che mi ha trattenuto lungamente al tavolo della mensa,
abbandonandosi a uno sfogo della sua amarezza senza reticenze di
sorta, ho appreso che la sventrura grava sulla loro casa, da che
un incidente stradale ha sciancato suo padre, ridotto in coma sua
madre, sfasciato l'autovettura e precipitato nella miseria la
loro situazione economica, per sostenere i costi delle cure
ospedaliere
Pubblicato da odorico a 13.01
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mercoledì 26 agosto 2009
Sabato
scorso sono stato sorpreso nuovamente da un nubifragio all'uscita
dal super mercato della mia città, come il giorno prima un
nubifragio si era scatenato all'improvviso mentre ero sull'
autobus stracolmo che in Nuova Delhi mi conduceva a Qutab al
minar, che più di ogni altra cosa intendevo rivedere nella
sua vertiginosa altezza vittoriale, prima che il volo aereo, con
scalo a Mosca, mi riconducesse a migliaia e migliaia chilometri
di distanza dall'India, da Kailash e dai suoi bambini, da cui mi
ero già separato in Jhansi il giorno prima, alla partenza
del Shatabdi Express per la capitale.
Poi
il nubifragio si era placato, mentre sostavo al riparo dei
tendaggi di alcune tawas in prossimità dell' ingresso del
complesso monumentale, e avevo potuto entusiasmarmi di ritrovarmi
a distanza di anni presso la sublime torre, nella moschea
Quwwt-al-islam, con più cognizione di causa dei motivi
hindu o jain che ricorrevano nei suoi materiali di spoglio- la
campana cordonata, il fiore di loto, l'acuzie diamantina dei
rilievi o il turgore delle amalaka-, sotto lo sfrecciare continuo
dei volo in decollo. A così grande distanza dal centro
di Connaught Place, dall hotel in Pahr Gangi dove erano i miei
bagagli, il mio appagamento di stare rivedendo ciò che più
mi stava a cuore di rivisitare del patrimonio artistico di Delhi,
si esaltava dell apprensione che per soddisfare il mio più
vivo interesse non avevo esitato a mettere a repentaglio più
di quanto non avessi supposto il mio rientro aereo, dirottandomi
cosi lontano nella città che il nubifragio monsonico aveva
intanto dissestato nei suoi collegamenti. E rientrato con un
tuctu in Pahar Gangi, dopo una corsa stremante , non avrei
esitato a mettere ulteriormente a cimento la possibilità
di prendere il volo per Mosca alle tre antelucane , di potere
conservare il mio denaro e le carte di credito residue che mi ero
portato appresso, tra tanto premermi addosso per strada, pur di
ritrovarmi nel Karim Restaurant , per un cicken mughlai ancora,
nell'intrico miserevole della folla islamica che gravita intorno
alla Jami Masjd della Vecchia Delhi, di cui gli occhi seguitavano
a imprimersi la visione di cupole, pinnacoli e chattri, sul tuctu
che mi riportava in albergo per prendere il taxi per l'aeroporto
che avevo concordato. L'ingorgo interminabile che avrebbe
attardato il conducente presso l'hotel Durga, era soltanto un
preavviso di quanto mi stessi rivelando temerario: il taxi
diretto all aeroporto avrebbe smesso di procedere dopo pochi
chilometri, usurato dalle condizioni atmosferiche, e
l'autovettura sopraggiunta in soccorso avrebbe dovuto affrontare
a passo d'uomo chilometri di coda lungo un'arteria di raccordo
dissestata dal fortunale, prima della sosta del conducente per un
rifornimento di di metano, e che egli mi obbligasse a una
deviazione per ritirare presso un hotel in prossimità dell
aeroporto i bagagli che vi aveva lasciato la turista tedesca ,
anch'essa in partenza dall India , con la quale a bordo era
sopraggiunto. Poi, soltanto il contrattempo dell'arrivo con un
ritardo di mezz'ora a Mosca, che poteva compromettere la
possibilità di essere sul volo in partenza per Milano in
capo a tre quarti d'ora. Era talmente affollato di indiani
sik, che sembrava di esservi su un volo di rientro a Delhi, ho
detto a commento alla mia connazionale che mi sedeva
accanto. Anche così, ciò che neanche la mia
avventatezza aveva impedito che avvenisse nello spazio e nel
tempo, la mia proiezione a migliaia di chilometri di distanza
dall India e da Kailash e i suoi cari, nel volgere di undici ore
di viaggio, stava avvenendo come una realtà che aveva una
verità soltanto fisica, di cui la velocità della
percorrenza in aereo delle distanze intercontinentali aveva
narcotizzato la enormità degli spazi interpostisi, alla
mia coscienza che si ritrovava già in Italia, "
Non abbiamo (si è )lasciato l'India", ho detto
sorridendo all indiano di Calcutta che vive in Italia, sul lago
di Garda, come ci siamo ritrovati alla stazione Centrale di
Milano dopo avere viaggiato in aereo lungo la stessa fila di
poltrone. Sfilavano quindi soltanto al mio sguardo /occhio i
campanili e gli abitati rurali che si succedevano, fra i campi,
al finestrino del treno che da Milano mi riportava alla mia
città, traversando una Padania che non è più
da tempo mia terra d'appartenenza. Ero di nuovo nelle mie
stanze, tra le mie cose usuali nel loro usuale affollarsi, e al
telefono dove attendere più volte prima di ritrovare
sensorialmente l'anima di Kallu nella sua voce. Ma il suo
suono contraffatto ristabiliva un incolmabile
perdita.
Sopravveniva il sonno, tra i bagagli disfatti
e ancora da ordinare, oltre le poche cibarie di cui si nutriva la
mia inappetenza.
Al sonno subentrava lo shock del
risveglio, il ritrovarmi nelle mie stanze e il sentirmi ancora
nella casa del mio amico, cercandolo, a tastoni , accovacciato ai
piedi del letto nel suo tappeto.
Andavo al bagno e
cercavo la sua toilette, la turca su cui accucciarmi, l'acqua dei
suoi secchi con cui lavarmi.
Possibile, al risveglio
del giorno, che non si facesse vivo vagolando Sumit, con il suo
sorriso radioso di piccolo Krishna , che non sentissi già
alternarsi il suo pianto a quello di Chandu, bisognoso del latte
del seno di Vimala, che non si affacciassero a una soglia Purti o
Ajay, prima dei secchi della doccia e di vestirsi per la
scuola?... Ma si era volatilizzata la facoltà che mi
era stata data di ottenere tutta la felicità possibile in
una vita terrena, e non mi restava che la sofferenza di averne
saputo godere talmente poco, di essermi lasciato accecare a tal
punto, che in India, a casa di Kallu, mi ero ritrovato nel mio
paradiso e mi ero creduto al' inferno. L'ho accennato alla
badante ucraina che accudisce l'anziano paralizzato del piano
sottostante, la quale da cinque anni vive con davanti a se il
muro della separazione dai propri cari, per lei la figlia, la
nipotina che ha visto solo in immagini, che mi era sospeso
davanti lungo un intero anno. Grazie alla sanatoria imminente
esso per lei cadrà tra pochi mesi, era la sua consolazione
trepidante.
Tutto, intanto, nei giorni seguenti è stato messo a posto,
ed è già riparato, è stato ripreso ed è
ricominciato .
Tutto ora vivo o sopporto con gioia
o distacco , Nel cassetto, già emesso (rilasciato), il
biglietto elettronico del mio rientro in India già a
Natale.
Pubblicato da odorico a 13.02
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giovedì 10 settembre 2009
Quando
ho riavvivato i nostri contatti al telefono, Kailash mi ha
ripromesso che a giorni, al termine di questa settimana, si
recherà ad Orcha per visionare il ristorante sulle rive
del Betwa che è il nostro miraggio , quanto è il
tempo necessario per capire perchè non abbia fatto la
fortuna del precedente gestore, benché vi converga lo
snodo di tre strade in prossimità del fiume . E (e che)
pernotterà nella località , per essere certo di
poter contattare l agricoltore che lo ha recentemente affittato,
e verificare se c'è modo di rilevarlo. Quando poi sarà
di ritorno in Chattarpur, vi acquisterà i vasi per la
semina delle piante mediterranee che richiede la cucina italiana,
e in Khajuraho seguiterà quindi a sollecitare l'unico
artigiano che vi è in grado di riassestare l'avvolgimento
della saracinesca del nostro negozio di barbiere, perchè
la ripari finalmente, anche se dubita che costui trovi il modo e
il tempo di farlo, talmente è preso dai lavori di
installazione delle serramenta del nuovo hotel che sorgerà
proprio di fronte a quello in cui lavora.
E
soprattutto, prima che parta, assicurerà che un insegnante
venga a casa sua, di pomeriggio, per iniziare a impartirvi delle
lezioni di inglese ad Ajay, il cui destino scolastico è
ora la nostra maggiore preoccupazione comune, da che ho
concretizzato, e gli ho fatto sapere, che è dislessia, del
terzo livello, la difficoltà cronica che palesa il bambino
nel tradurre la sua decifrazione dei nomi delle lettere nella
comprensione di parole e frasi. In ogni caso, era al mio
futuro che dovevo pensare, prima che al suo, sarebbe stato "bad
karma", per lui, non tenere conto nel sollecitare il mio
aiuto, " very bad Kharma"
Ma altro
sopraggiungeva, nelle sue parole, che più di ogni altra
cosa gli premeva di dirmi. "Tu sei in Italia, ed io in
India, ma ora ci parliamo come se fossimo uno di fronte all
altro, " as you were in front of my eyes",tu non hai
rapporti con i tuoi fratelli, e come te anch'io io non ho
rapporti nè con mio fratello nè con mia sorella ,
ma il contatto che c'è tra me e te non c'è niente
che possa interromperlo, anche se a lungo restiamo separati e
distanti, e se litighiamo poco dopo siamo ancora amici,... io ho
incontrato e ho parlato con tanti altri stranieri, ma con nessuno
sono entrato in amicizia come con te, e tu sei ora un membro
della mia famiglia più di mio padre e di mia madre. Dimmi,
questo che cos'è , se non Dio... E' come se in un'altra
vita fossimo stati intimi amici , o davvero fratelli, e ora tu
stessi aiutando me, come io ti ho aiutato nell 'altra vita..." Lo
ascoltavo nelle sue parole estreme, ma senza commuovermi, per
quanto fossero toccanti, memore di come la convivenza con lui
avesse alimentato in me una tigre continuamente animosa di
attaccarlo, che ho intentato di inscenare la mia morte nella sua
dimora, quando ho disperato di avere annientato vanamente per lui
la mia vita . Ma se non è Dio, se non è la vita
divina che in Sè ci riunisce e mi infervora, per virtù
incessante d'amore trasceso, che cosa annienta ogni distanza tra
noi , e mi fa ritrovare nelle stanze della casa del mio amico,
sentire ogni sua cosa a portata di mano, il tasto del cooler, la
brocca per trarre dai secchi l acqua per lavarmi, e come apro gli
occhi, e muovo i miei passi, che cosa mi fa già pensare a
come provvedere e darmi da fare per lui e i suoi bimbi, per
Vimala, senza che la mancanza e l'assenza di loro le avverta mai
tali? Talmente ne trabocco, in un empito incontenibile, che
martedi avevo già reperito l'unico libro edito in Italia
che insegna l inglese ai bambini dislessici, nel centro scuola
che avevo raggiunto in bicicletta alla periferia della città,
neanche due giorni dopo che in casa di mia madre l interrogativo
postomi da mio fratello, se Ajay potesse essere dislessico, mi
aveva aperto la mente sulla natura reale delle difficoltà
del bambino a leggere e scrivere , e quella sera stessa potevo
già trasmettere a Kailash i primi Esercizi del volumetto,
di Pamela Kvilekval, con il primo "grid" di parole
trasparenti monosillabiche, la cui acquisizione è
facilitata dala corrispondenza dei loro suoni con l'
ortografia. E Kailash, per quanto le febbri e i malesseri
ricorrenti dei suoi bambini lo inducano a sospendere ogni opera
in corso e la ripresa del lavoro per prendersene cura , come
cessano le fluttuazioni dell angoscia riprende subito il largo in
cui, con il mio concorso, possa assicurare lui un giorno il loro
avvenire.
Senza che riesca a comprendere in quello che
compie per Ajay, su mia ispirazione, - se è vero ciò
che mi sollecita a incalzarlo-, quanto poco si leverà dal
suolo l'aquilone di Ajay.
Pubblicato da odorico a 17.12
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venerdì 18 settembre 2009
Il mio amico Kailash era "
very , very happy" al telefono, domenica scorsa, talmente
era certo che si stesse intanto trovando la rapida risoluzione
della dislessia di Chotan, il nostro piccolo Ajay. Finalmente
aveva reperito ed era nella sua casa l'insegnante indiano,
giovane e promettente, che ogni giorno, di sera, era disponibile
a recarvisi per insegnare al figlio l'inglese in cui, anche a suo
dire, il bambino risulta " very poor" di abilità
e di attitudini, mentre la sua mente è eccellente in
matematica. L' insegnante e il bambino avrebbero potuto allora
ritirarsi, insieme a Purti, nella stanza che mi è
riservata quando sono ospite in India del mio amico. A Kailash
avevo già inviato e sia pure a distanza di giorni egli
aveva fotocopiato, in un accesso a internet, il testo da me
rielaborato al computer di una prima lezione per insegnare l
inglese ai bambini che come Ajay sono dislessici, secondo"
un metodo sicuro per tutti", come assicura nel sottotitolo
il volume di Pamela Kvilekval da cui l'avevo tratto, - l'unico in
argomento che sia reperibile nella nostra lingua. Mentre al
telefono ne parlavamo, il giovane professore indiano l'aveva in
lettura e chiedeva di potermi parlare per esprimermi il suo
caloroso assenso a farne tesoro.Poteva così avere già
inizio la nostra collaborazione a distanza per il bene del
bambino. Ajay era ben propenso e si prestava di buon grado al
tirocinio, aveva finalmente compreso, a dire di Kallu, che
altrimenti anche a lui sarebbe stato negato il futuro che solo
l'istruzione superiore poteva consentirgli - " High School,
high future..", secondo le certezze indubitabili che la
presa rapida della speranza solidifica nel mio amico,-
parlandogli in disparte, alla sola presenza di Purti, Papà
Kallu era finalmente riuscito a renderlo consapevole che se non
avesse imparato a leggere e scrivere l' inglese, di cui visitando
le grandi città (Kailash )aveva inteso tutta l importanza
che ha assunto in India presso chi è "powerful",
a discapito dell' hindi stessa, sarebbe caduto talmente in basso,
" felling down", che avrebbe finito per poter fare da
grande solo i lavori più negativi, laddove, ne era certo,
sarebbe bastato al più un mese di esercizi, di
applicazione intensa,- come il giovane insegnante già era
pronto a garantirci-, e ogni possibilità per Ajay si
sarebbe riaperta.. L'unico problema , per Kailash, secondo
quanto si riservava di chiarirmi in seguito, era che il corso era
" very expensive: per venire a casa sua un'ora al giorno,
per un intero mese, il giovane insegnante di inglese gli aveva
appena chiesto 500 rupie: neanche l' equivalente, al cambio, di
quanto viene corrisposto in Italia per un'ora di lavoro al nero
di una domestica. Dopo la mia partenza Kailash è
davvero rientrato ( a tutti gli effetti )nei termini indiani di
costi e speranze . lI giorno seguente avrebbe ritirato il
testo della seconda lezione, e cosi via, la terza, la quarta, la
quinta, le successive lezioni che gli avrei trasmesso, giorno
dopo giorno, come se si trattasse di una medicina curativa dal
pronto e sicuro effetto per la mente di Ajay. Ieri sera,
tuttavia, per quanto il suo stato d'animo fosse ugualmente
felice, il mio amico appariva già più problematico,
e già ragionava in termini di tre, o più mesi, che
sarebbero occorsi, di fronte alle difficoltà che pur
imparando, Ajay gli aveva palesato la sera avanti anche nel
leggere i gruppi in inglese di vocali e consonanti più
trasparenti nel suono, quando il mio amico, essendo ugualmente
dislessico, gli si era messo accanto per insegnargli ed
apprendere dal professore di inglese. " Credevo che tutto
fosse più facile, ti ricordi, quando gli ho dato la tua
ultima lettera, e lui ha letto rapidamente le prime parole "
My dear friends.. ."Ma dopo..." Già ma dopo,
e in futuro, Kailash non può ancora immaginarsi che Ajay
rimarrà sempre in difetto e in ritardo, che il divario per
lui incolmabile sarà l'ombra che seguiterà ad
oscurare la luce del suo' incantevole sguardo, non presagisce
come e quanto andrà ancora sollecitato e avvolto d'amore,
di delicata cura, perchè non si rifugi nella sconfitta di
chi è già perdente sui blocchi di partenza,
evitando il compito impari e l'umiliazione del raffronto, e
quanto occorrerà rianimarne la reattività perchè
al cimento egli non preferisca di essere ridotto a una pietra di
scarto, il verdetto di condanna di chi senza più speranze
non gli chieda più niente, e lo assecondi a subire la
propria rottamazione umana di uomo semplice, senza parole,
anzichè fare sentire il filo della sua angelica voce. E
nella remissività passiva di Ajay, il mio amico che non ha
il ricordo immaginario che di ciò che ha visto ed udito,
nei notiziari o nelle messinscene seriali della mitologia hindu,
o dei match di cricket, non avverte il vuoto mentale di storie e
racconti, che nella mente ddi suo figlio nessuna lettura o
scrittura ha popolato di mitici esseri, di fantastici eroi, di
umane vicende esemplari e di demoni e catastrofi di cui
scongiurare l incombere. Non v'è libro di letture che
abbia inoltrato al bambino, dalle storie del Gatto degli stivali
e di Pollicino al libro della Giungla, non v'è saga di dei
ed eroi dell'epica indiana, del Mahabaratha o del Ramayana, ne'
narrazione cinematografica di personaggi in carne d'ossa o di
cartoni animati, che per egli non sia rimasto lettera morta, (non
v'è ) atlante o enciclopedia che gli abbia procurato, di
cui le nozioni e le mappe non si sia rivelato uno sforzo
abbandonato.
Eppure , quando mi raggiungeva
nella mia stanza e restava a guardarmi, nel suo sguardo la sua
anima tornava a chiedermi la formula che potesse liberarla, la
parola, il gioco, l' animazione grafica, che potesse farla uscire
dai recessi dove è in lui è annidata, un'altra
vista, un'apertura viva, che non fosse lo sguardo che del Taj
Mahal sapeva scrutare solo i tombini, nelle acque fluviali il
serpeggiare del cobra.
Di fronte allo sfacelo degli esiti
di ogni mio tentativo, dei libri e degli album fatti a brandelli
dalla sorellina Purti perché Ajay non li aveva accuditi,
più volte ho lasciata la sua mano che mi si affidava, come
quando, non ancora capendo, addebitavo al carattere del nostro
Ajay la sua inerzia mentale , e vaneggiavo di rivendere la
bicicletta che gli avevo appena fatto acquistare dal padre, o
quando con amarezza, assaporando l'acredine di una sconfitta, ho
lasciato al cugino il libro su Hanumah , sul dio- scimmia che non
l' aveva stranito quando credendolo un frutto aveva colto la luna
, ma nel tempo, la mia memoria ne è certa, la mia
accettazione di Ajay non è diventata la resa della
rassegnazione. Al cui rifiuto, ho educato e fatto crescere in
Kailash l' amore per il figlio.
Pubblicato da
odorico a 15.31
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