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MARTEDÌ 7 GIUGNO
2016
due stanze , nel suo cuore Sul tardi Mohammad ieri
sera infine mi ha ricontattato da Kanpur perché gli
ritelefonassi. Vi ci si è recato per consentire il ritorno
a casa in sua compagnia di sua madre edi sua sorella, dopo essere
stando insieme con me solo un giorno, al mio mio rientro dal mio
viaggio, a mia volta, in Gyaraspur, Udaygiri, Sanchi, Deogarh.,
sostando in Vidisha e Lalitpur. In Kanpur era già
arrivato un monsone che aveva rinfrescato l’aria, e il
Ramadan vedeva già da giorni la gente per le strade di
notte come se fosse il primo mattino. Egli stesso vi era presso un
centro commerciale, e vi sarebbe rimasto con gli amici fin oltre
la mezzanotte, quando sarebbe tornata la luce , con l energia
elettrica, nella casa della nonna materna dove alloggia. Tornare
a Khajuraho mi diceva che gli faceva piacere perché
potevamo ritrovarci, ma vi sarebbe riaffondato nel dolore che ora
gli reca l amore per la sua fanciulla, da che il padre di lei ha
scoperto nel suo cellulare il suo numero di telefono, e dopo
averla picchiata fino a farla sanguinare senza venire a capo di
nulla, la tiene segregata in casa impedendole ogni contatto, senza
più sim card né cellulare. Per giorni Mohammad è
rimasto senza mangiare e senza dormire, ritrovando le energie per
combattere contro tale situazione solo in concomitanza con il mio
rientro, quando ha ripreso a nutrirsi e a divertirsi. Ora dove
sei? Gli chiedevo sulla via del rientro da Lalitpur: “
Sto giocando con dei bambini” E con Chandu si sarebbe
intrattenuto al computer l intero pomeriggio, il giorno dopo,
distogliendosi dall insistenza diu un dolore che si è fatto
acuto fino alle lacrime di uno sconforto estremo, quando ha
ricevuto la notizia che la ragazza era stata ricoverata in
ospedale perché aveva tentato di tagliarsi le vene. Gli
era stato detto inizialmente che aveva perso molto sangue, e che
vi era piantonata, poi il dramma si è risolto in una
fasciatura dopo la quale la ragazza era rientrata a casa. Era
così risollevato, il ragazzo, ma pur sapendo che per lui
lei era capace di ulteriori atti estremi. “Le ho fatto
dire che Mohammad muore se lei fa ancora così” Con
il tempo il padre intanto spera che si spengano gli ardori della
figlia, e di poterla maritare a modo suo, secondo logiche di casta
imperanti anche per i muslim, con il tempo Mohammad spera che si
creino le condizioni perché la ragazza possa fuggire con
lui in Kanpur e vanificare i disegni del padre. Un genitore che
lei soltanto odia, di cui è consapevole della bestialità
che l’anima, perché il suo carceriere è l uomo
stesso che ha fatto a sé prostituire la zia. Come il
principe di una favola araba Mohammad da tutto questo la redimerà
e la sposerà in Kanpur, con la complicità di una zia
ricca , invece a loro benefattrice, che gli lascerebbe uno dei
suoi appartamenti, ed in capo a un anno sarò di ritorno già
con un bel bambino. Ali, di cui gli ho chiesto scherzosamente di
essere il Bab(b)a. Intanto è troppo giovane, per tutto
quanto, e di una miseria atroce, che fa il paio solo con la
volontà della ragazza di essere oggi stesso sua, anche se
dovesse ritrovarsi con lui per strada, ed un giorno Mohammad
vorrebbe morire per le pene del cuore, un giorno perchè non
ritrova in casa che la farina per mangiare, trasformando in un
impresa sempre più dura la focalizzazione della mente negli
studi, di cui lo attendono gli esami del decimo anno. “
Nel mio cuore, sai, ci sono due stanze. Una per lei, ed una per
te”
Così mentre giorni or sono ero con lui e
Chandu al Lassi corner, e li vedevo così ridere l uno con
l’altro, “ Dio mio , pregavo il cielo, fa ch io possa
a loro entrambi già da oggi dare un futuro!”
MARTEDÌ
7 GIUGNO 2016
mesi fa e' accaduto oramai mesi fa, ma io
voglio solo morire dopo che i nostri bimbi hanno visto azzuffarsi
me e il loro padre
GIOVEDÌ
9 GIUGNO 2016
In sogno veritas Anche questo mio
soggiorno tra di loro volge alla fine. Con dolore mi distaccherò
da loro, in una separazione che sarà solo fisica, ma anche
con il sollievo che la mia follia non abbia dato corso a ciò
che le viene in animo, sterminatrice, quando con la loro vorrebbe
distruggere la mia propria vita. Dilaniando, o soffocando . con la
loro esistenza che mi è più cara e che mi si affida
più inerme, la sua, di lui, così irrimediabilmente a
ne nemica, e di me distruttrice Se solo immaginasse quant’è
reale la follia che mi attribuisce, quanto lui suscita mostri
nell’esprimere solo disistima e disamore nei miei riguardi.
, nel suo accudirmi solo perché così vuole il suo
karma, Senza nulla riconoscermi ed attribuirmi, così
ultima l’opera del passato schiacciante, impedendomi di
convertirne il giudizio di condanna e di fallimento con ciò
cui mi destino per lui e gli altri nostri cari. Oggi ero cos’
senza speranze di provvedere a chi amo, così senza amore di
me stesso e incapace di avere riguardo di chi mi ama che ho
pregato Dio di darmi la morte, benché mi stesso accanto da
ore m, e chandu fosse sopraggiunto in stanza. Ed ora come
voglio la sua morte più atroce, che soffocasse rantolando
nella sua inettitudine annientatrice, io che solo un’ora fa
gli carezzavo i capelli come al suo più caro amico.
Un
sogno è rimasto impigliato nella mia mente, stamattina, che
la dice lunga sul passato che mi opprime. La classe era una mia
stanza, simile al camerino che era diventata la mia cameretta
nella mia casa familiare d’un tempo, e vi ero di ritorno
anzitempo dai miei viaggi, per dare lezioni gratuite a dei miei ex
allievi, che vi erano convenuti di loro volontà.
Cionostante il loro chiasso era divenuto assordante, due di loro
si rotolavano nella lotta, di me incuranti.C osì stando le
cose, mi dicevo, nulla obbligandoli ed offrendomi io gratis,
almeno posso cacciarli su due piedi… Ma i due maschi che
erano rimasti in stanza, cacciati i primi, avevano intrapreso ad
azzuffarsi al loro posto, né le diligenti ragazze mi
alleviavano la situazione, facendo a gara a lasciar cadere libri o
astucci, di modo che dovessi chinarmi e vedere come lo sporco e la
polvere regnavano sovrani sotto i banchi impilati, con gli
arricciamenti di peli e pelucchi. Io cercavo di giustificare lo
stato di cose con la mia lontananza da tempo, con il fatto che
avevo passato in città, lontano da quella cameretta, il
periodo scolastico appena finito, mio padre redivivo mi era di
soccorso con la sua testimonianza di conducente d’auto al
mio servizio, ma come potevo porci rimedio, dovunque trapelava il
sordido, e come potevo appellarmi alla cura e all’anima che
ci mettevo nelle cose, se tra tanti libri che avevo nella
cartella, mancava proprio quello di quel corso di lezioni…
SABATO
11 GIUGNO 2016
alla fine Anche questo mio soggiorno tra
di loro volge alla fine. Con dolore mi distaccherò da loro,
in una separazione che sarà solo fisica, ma anche con il
sollievo che la mia follia non abbia dato corso a ciò che
le viene in animo, sterminatrice, quando con la loro vorrebbe
distruggere la mia propria vita. Dilaniando, o soffocando . con la
loro esistenza che mi è più cara e che mi si affida
più inerme, la sua, di lui, così irrimediabilmente a
ne nemica, e di me distruttrice Se solo immaginasse quant’è
reale la follia che mi attribuisce, quanto lui suscita mostri
nell’esprimere solo disistima e disamore nei miei riguardi.
, nel suo accudirmi solo perché così vuole il suo
karma, Senza nulla riconoscermi ed attribuirmi, così
ultima l’opera del passato schiacciante, impedendomi di
convertirne il giudizio di condanna e di fallimento con ciò
cui mi destino per lui e gli altri nostri cari. Oggi ero cos’
senza speranze di provvedere a chi amo, così senza amore di
me stesso e incapace di avere riguardo di chi mi ama che ho
pregato Dio di darmi la morte, benché mi stesso accanto da
ore m, e chandu fosse sopraggiunto in stanza. Ed ora come
voglio la sua morte più atroce, che soffocasse rantolando
nella sua inettitudine annientatrice, io che solo un’ora fa
gli carezzavo i capelli come al suo più caro amico.
Un
sogno è rimasto impigliato nella mia mente, stamattina, che
la dice lunga sul passato che mi opprime. La classe era una mia
stanza, simile al camerino che era diventata la mia cameretta
nella mia casa familiare d’un tempo, e vi ero di ritorno
anzitempo dai miei viaggi, per dare lezioni gratuite a dei miei ex
allievi, che vi erano convenuti di loro volontà.
Cionostante il loro chiasso era divenuto assordante, due di loro
si rotolavano nella lotta, di me incuranti.C osì stando le
cose, mi dicevo, nulla obbligandoli ed offrendomi io gratis,
almeno posso cacciarli su due piedi… Ma i due maschi che
erano rimasti in stanza, cacciati i primi, avevano intrapreso ad
azzuffarsi al loro posto, né le diligenti ragazze mi
alleviavano la situazione, facendo a gara a lasciar cadere libri o
astucci, di modo che dovessi chinarmi e vedere come lo sporco e la
polvere regnavano sovrani sotto i banchi impilati, con gli
arricciamenti di peli e pelucchi. Io cercavo di giustificare lo
stato di cose con la mia lontananza da tempo, con il fatto che
avevo passato in città, lontano da quella cameretta, il
periodo scolastico appena finito, mio padre redivivo mi era di
soccorso con la sua testimonianza di conducente d’auto al
mio servizio, ma come potevo porci rimedio, dovunque trapelava il
sordido, e come potevo appellarmi alla cura e all’anima che
ci mettevo nelle cose, se tra tanti libri che avevo nella
cartella, mancava proprio quello di quel corso di lezioni…
Quando
a notte già fonda mi sono rialzato dal letto, ho trovato il
suo corpo disteso al suolo sull’ingresso della mia stanza.
Mi aveva cos’ sfinito con i suoi attacchi distruttivi della
mia dignità e di quanto qui sono, che sul momento avrei
accolto con lo stesso sollievo il ritrovarlo animato o
inanimato. E quando l ho visto riassopito accanto alla
lavatrice, ho provveduto soltanto a sistemargli un cuscino sotto
il capo, rammaricandomi di avere impiegato uno dei migliori. E’
la moglie che mi ha ravveduto della mia ignominia, quando dopo che
si è fatto la doccia come un bambino, al centro del
cortile, irrorandosi a terra, con un secchio, e che ha gettato il
cuscino nella mia stanza l’ha accompagnato sotto braccio a
distendersi in terrazza con gli altri della famiglia che erano
addormentati al suolo. SABATO 11 GIUGNO 2016
SABATO
11 GIUGNO 2016
Chi ha tutto
“Chi
ha una casa ha tutto”,. diceva ieri Ashesh, il figlio della
sorella di Kailash a Mohamad, nel riassumere in una di quelle
sentenze o di quei detti di cui gli indiani si compiacciono tanto,
il pertinace punto di vista di Kailash e della sua famiglia, che
implica la rivendicazione che in cambio dei loro servigi decennali
dia loro i fondi per acquistare un terreno e farsi una casa,
opponendomi alla quale sto trascinando alla consunzione se non
alla dissoluzione il nostro rapporto, con tutto lo strazio che mi
reca separarmi soprattutto da Chandu, in un frangente divenuto
incandescente, con la necessità incombente di trovarci
un’altra casa in affitto. “ Chi invece ha un lavoro
ha tutto” era la pronta replica di Mohammad, forte della sua
provenienza urbana, e del fatto che solo dopo avere trovato,
tingendo le stoffe, un lavoro sventuratamente andato perduto con l
incendio degli impianti lavorativi, suo padre si era acquistata la
casa in cui ora sono costretti a vivere in Khajuraho. “ E
con i mattoni , gli ha ripetuto, non è che uno ci
mangi.” Si trattava in realtà di un detto che
aveva od ha ancora un suo senso solo nelle condizioni di miseria
assoluta dell India rurale, senza elettricità nelle case,
od acque potabili depurate, che vale quando il combustibile siano
la legna che si raccatta nei boschi o lo sterco animale
disseccato, e per lavare panni e stoviglie basti la cenere. Ma
oggi non si vuole certo fare a meno dell energia elettrica, quando
è possibile e se ne sia raggiunti dalla erogazione, il che
importa una bolletta che è onerosa anche più di un
affitto, e l’acqua potabile ha un suo costo, come costa il
gas di bombole e fornelli, tanto più se non se ne può
eludere il mercato nero, e panni e stoviglie e pavimenti si lavano
con i detergenti., colori a parte con i quali le dimore delle aree
rurali vanno ritinteggiate ogni anno per Deepavali, sicchè
anche una buona volta che ci si ritrovi in una casa tirata su con
il denaro di altri, costa, eccome, poterci restare dentro, serve
uno stipendio minimamente decoroso per rimanervi insediati in modo
non primitivo. E Kailash, con l’esercizio dell’autorickshaw,
non arriva nemmeno a poter provvedere da se stesso al pagamento
della bolletta elettrica, Così, dato che una casa non rende
niente, dovrei seguitare a provvedere a una vita che è
sempre più costosa per lui e i nostri cari , con i miei
averi falcidiati dai costi di terreno e fabbricazione di una
casupola di fortuna. Ma ragione non ultima, del mio contrasto
in cui mi gioco tutto, costruire una casa in Khajuraho significa
costruirvi il futuro dei nostri bambini, soggiogandolo a una
realtà che sa offrire loro solo matrimoni di casta, senza
altre prospettive di sviluppo e di crescita che quello del turismo
che fa la fortuna degli hotel cinque stelle e dei lapkas che
riescono a circonvenire, raggirare e sedurre. Di fronte a tale
deserto Kailash non ha la più pallida forza dei dalit che
lasciano temporaneamente le campagne per un lavoro edilizio nelle
grandi città, e non sa concepire, quando non immagina
follie barbariche, che il ritorno al covile d’origine, nella
Byathal senza luce per molte ore del giorno e senza alcuna acqua
potabile, ancor più senza nemmeno le scuole valide o
d’eccellenza in cui i suoi figli sono riuscito a inserirli.
Impresa tragica, tale regressione al luogo d’origine, se
solo si pensa che Chandu già sa accedere da solo in
internet e usare il tablet.
DOMENICA
19 GIUGNO 2016O 2016
un dono di Dio Come se non bastasse
il tormento mentale che siamo l uno per l’altro, io non
riesco a nascondere a Kailash la sofferenza per le rinunce a cui
devo sottostare per restare presso di lui e dei nostri cari, ed
onde sovvenire ad ogni esigenza cui non ha modo di far fronte
economicamente, negandomi ogni viaggio a distanza e qualsiasi
spesa personale di rilievo, mentre Kailash, accudendomi come un
padre il figlio che non sa provvedere a se stesso, non riesce a
chiedermi più niente, e vorrebbe soltanto lasciarmi libero
del gravame di sé e dei nostri familiari, disgiungendo il
mio futuro dal loro, anche se ciò comporta l’abbandono
della scuola per Ajay Poorti e Chandu, e l intenebramento nella
vita carente di tutto che costituirebbe un rientro nelle viscere
del villaggio natio . Cosi’ lui non sa decidersi nemmeno a
prendere in affitto un negozio conveniente ove commerciare
handicrafts, com’io non riesco più a trasferire
nessun importo sul suo conto corrente, le paure e i limiti dell
uno facendo aggio sui limiti e le paure dell’altro. Ieri
sera, nel prendere da lui commiato dopo un’ulteriore
confronto inconcludente, ho ricordato a lui e a me stesso ciò
che in un momento di divinazione ebbe a dirmi in confessionale un
vecchio frate che di li a qualche mese sarebbe spirato,
concludendo il mio ritorno al rito penitenziale” La sua
famiglia indiana è un dono di Dio, lo tenga caro”,
prima che Kailash risalisse per addormentarsi sul terrazzo, ed io
facessi rientro in stanza per ultimare l ulteriore mia vana
scrittura
MERCOLEDÌ
22 GIUGNO 2016
Quando le tue pagine fossero pure fogli di
una Gerusalemme celeste
Quando
le tue pagine fossero pure fogli di una Gerusalemme celeste In
accenti che menti eterne compulsino Lungo l intero volto di
gloria, sfigurato ammasso, E’ uno sfregio che vi
griderebbe per essere espresso In un urlo che non trova voce
che sia decente Di una capitolazione continua per
amore. Snodato il capestro in una disfatta dopo l altra. Ti
sai solo un servo di infinita ignominia, e tanto ti basta, Se
così tu hai salvato l infanzia dei piccoli. Cali pure il
silenzio la mannaia d’oblio, La loro voce in cortile
felice E’ la tua musica divina
MARTEDÌ
28 GIUGNO 2016
Lettera a Simone L identità dei
contrari è in ragione di una medesima energia passionale,
che l’uno a misura di tutte le cose volge a bene, la
dismisura ad eccesso o penuria quali forme del male.
Caro
Simone,
sono Bergamaschi.
Solo alcuni giorni fa,
riordinando le mie e-mail in yahoo.it. di cui non faccio quasi più
uso, ho rinvenuto il suo messaggio- Mi spiace che nel frattempo
sia intercorso così tanto tempo. Il suo addio a
facebook, cui vi si riferiva, posso ora comunque dirle non mi
aveva affatto lasciato di stucco, è normale agire così
se si è disillusi. Quanto alla mia attività ho
messo un punto e a capo alla mia ricerca formale sui templi
hindu. La continuerò, ma non più come la mia
attività principale. Vorrei tanto riprendere invece la
mia produzione poetica, ma l ispirazione è in secca. Credo
che nell impasse farò ritorno alle origini al mio rientro
in Italia, ovverosia alla teologia politica. La mia tesi di laurea
non verteva sul Trattato Teologico Politico di Spinoza?. Gli
altri miei interessi restano il rapporto tra determinate correnti
indiane del shivaismo tantrico, del pensiero non duale advaita e
l’ontologia cristiana e il pensiero dialettico
platonico.. L’ulteriore interesse filosofico che ho
intanto lasciato appassire consta dei contenuti di uno dei libri
la cui lettura ho in sospeso, un volumetto di Vittorio Arena, di
cui posso inviarle l ebook, su Heidegger ed il pensiero orientale.
E Lei? Un caro augurio da ricercatore a ricercatore. O.
Bergamaschi
DOMENICA
3 LUGLIO 2016 A C. P. Gentile signora Cinzia, un immenso
grazie per avere affrontato l’ardua lettura del mio
reportage, trovandolo originale e davvero interessante( spero
grazie anche alla presentazione che ne ho formulato. visto che lo
stesso Krishna Deva dopo aver dedicato ai templi Kalachuri di
Amarkantak e Sohagpur una pagina del suo pur esiguo Temples of
North India, non li ha nemmeno citati nel suo ben più
cospicuo Temples of India, e che nelle guide che li concernono di
Good earth, edite per conto del Madhya Pradesh Tourism, mentre ci
si profonde in miti e leggende- magari un tantino scipite, -ne
faccio ammenda – , ai soli templi di Amarkantak non si
dedicano che tre righe, ove per giunta se ne menziona a sproposito
l “intricate carving”). Quanto alla forma espressiva
dello scritto, su cui lei ha fatto bene ad essere quanto mai
critica, credo che sconti le incongruenze che io stesso avevo
preventivato tra il racconto del viaggio, nella sua accidentalità
empirica, ed i referti forse troppo sintatticamente condensati
delle varie descrizioni dei templi, che pur nella loro accuratezza
tecnico-formale ne hanno perso assai d’ importanza. In
merito a tali considerazioni di stile, spero almeno che sia vero
ciò che avrei potuto far presente a Claudio Magris, quando
al festivaletteratura di Mantova del 2014 ci siamo incontrati per
un attimo al termine di una sua conferenza sui propri diversi
tavoli di scrittura, ed ho mancato di rilevare che magari le
proprie capacità ad uno di uno di questi tavoli
pregiudicano quelle che agli altri si tenta di far valere In tali
mie pagine, in realtà,. da dilettante appassionato quale io
sono, ho voluto assolutamente trascendere il puro approccio
dilettantesco di certi scrittori di viaggio che si appagano al più
di far “sniffare” sensazioni od emozioni, magari
spiritualmente aromatizzate Quanto alla grafia dei termini
tratti dalle lingue indiane, ho fatto ricorso concordatario ai
glossari dei volumi di Krisna Deva e di R. D. Trivedi editi
dall’ASI, e se mi si abbuonano i segni diacritici, la cui
trascrizione mi creerebbe difficoltà che mi appaiono ora
pressoché insormontabili, non mi sembra che in essa risieda
la questione linguistica più ostica, refusi a
parte. Avverto come un cimento maggiore il problema, che è
per altro assai avvincente, della selezione lessicale dei termini
tecnici da impiegare E’ il caso ad esempio di adhishthana
o vedibandha, che impiego il primo per l’ intero basamento,
il secondo per la sua conformazione originaria in Khura, Kumbha,
Kalasa ( non che poi, abitualmente, in antarapatra e kapota),
divenutane il solo podio superiore in quelli di Khajuraho, o
dell’uso di tilaka o di kuta, di chaitya o gavaksha o kudu,
di bhitta o di pitha, e via dicendo. Questo per dirle che credo
che un esperto sia solo relativamente dirimente, in tale ambito, e
che la cosa resti quanto mai problematica, e non di meno
affascinante. Se poi si considerano i problemi retrostanti di
come individuare con precisione le varie modanature, se una
proiezione sia autonoma od una espansione laterale sussidiaria,
con tutte .le corrispondenze che vengono a scandirsi
differentemente, il tutto si fa vertiginoso. .(Istanbul,
Dacca....mentre il terrorismo mi sta sopraffacendo, paralizzandomi
facoltà e sogni.) Un vivo saluto Odorico Bergamaschi
SABATO
9 LUGLIO 2016
E’ di voi ch’io ho fame e sete,
miei esseri diletti,
E’ di voi ch’io ho
fame e sete, miei esseri diletti, che mi accudite, di me
lacrimate, mi richiamate o vociate nel gioco, siate il
bambino Chandu, il giovinetto Mohammad, Vimala nell’
umido silente dei lavori domestici, Kailash e le sue turbe od
Ajay, involato dal cricket, Poorti ancora una volta riportata
via, da svago o timore di che in casa può funestarla
di nuovo E già piange le vostre concomitanze nel
sonno il mio ritorno nei solitari miei affanni notturni, da
ogni abbraccio o carezza o tormentio di capelli ad un’
infinità di leghe rigettato distante (là) solo
con me stesso e la mia morte davanti,
ed allora Mohammad
che spunta dagli alberi, Chandu che si fa dolce dolce per dieci
rupie, Kailash che ricambia la buona notte con il gesto alfine
di una mano fraterna, il box del lascito quotidiano,
l’indomani mattina, di nuovo da lui evacuato(, )con mia
contentezza, dal Lete saranno le vostre care memorie da
distogliere in salvo, (sia pure) per (ancora) il fango e la
furia di ritrovarmi con voi.
GIOVEDÌ
21 LUGLIO 2016
Mutamenti in corso
Non
una parola ch’io abbia più scritto, frattanto che
sono intervenuti tanti mutamenti in corso: Kailash ed io abbiamo
preso in affitto il negozietto in cui commerceremo i nostri
handicrafts dotandolo di scaffalature e tinteggiandolo di bianco,
nell’attesa, dopo averlo denominato all esterno e reso più
illuminato all’interno, di rifornirci in Delhi dei nostri
articoli artigianali. Per Ajay, Poorti come per Mohammad, e
prima ancora per Chandu, stanno iniziando le scuole, via via che
le loro classi si vengono formando. A Mohammad inoltre ho
assicurato di nuovo anche la frequentazione della palestra, che
con la scuola si ripropone che sia la nuova focalizzazione della
sua esistenza, ora che non pare più angosciato dalla
situazione economica familiare, e che la repressione da parte del
padre della sua amorosetta di ogni relazione in corso con lui, ha
sortito l’effetto di smorzare se non di spegnere del tutto
la loro passione. Sono oramai ben lontani i giorni in cui si
infrangeva in lacrime per lei. Che così la dia vinta al
loro persecutore non è un problema per Mohammad, per il
quale l’amore è ora una parola priva di significato,
come ha perso di significato passare di nuovo per la sua stessa
via.. E quanto a lei, alla sua sofferenza? Anche lei si sta
disamorando, così egli crede. Si sente ora libero e non
responsabile, e vuole godere del nuovo stato di cose. Non pensa
di certo che si sposerà in futuro, né con lei, né
con un’altra. E la genitura di Ali? Gli ho chiesto, di
cui avrei voluto tanto essere l’Ali Babbà. Adotterà
come tale uno di quei bambini in Kanpur che i genitori abbandonano
dopo averli fatti nascere. Comunque sia, intanto si allunga la
mia permanenza in India, grazie all’estensione del permesso
di residenza per cui domani sarò di ritorno a
Chhatarpur. Voglio restare più a lungo per accompagnare
Kailash nell’apertura del nuovo negozio, ed assisterlo nella
premura di garantire tempestivamente pernottamenti e noleggio
dell’auto, per cui siamo stati già finanziati, al
solo nostro cliente da un anno a questa parte, e prima ch’io
parta voglio poter essere certo che Chandu, i ragazzi e Poorti
inizino bene l’anno scolastico, che abbiano stabilmente un
loro insegnante personale, che supplisca a quanto riserva in India
anche la frequentazione di un Istituto scolastico privato, alla
discontinuità per le troppe vacanze che si consentono
famiglie e istituto, ed al sovraffollamento commerciale delle loro
classi, come Ajay mi preannunciava stasera Il più
difficile dei compiti nei loro riguardi è persuaderli allo
studio senza la disciplina del dovere esteriore e della paura,
quando come Mohammed sono pervenuti alla consapevolezza che la
scuola non si traduce in alcuna certezza di un lavoro per il loro
futuro, e come mi diceva con occhi ispirati, appare che sia solo
per l eccellenza che occorre studiare, Ma nel ripetersi
ordinario dei giorni, nel loro peso che si fa intollerabile, il
mio animo si spaura per l’ammontare di quanto tutto ciò
mi costa, senza che sia libero nemmeno di manifestare la mia
infelicità sconfortata, altrimenti Kailash dice di non
volerne più sapere di ricevere il mio aiuto a prezzo della
mia sofferenza., e prefigura il fallimento di ogni mio sforzo ed
intento, con il rientro della famiglia nel villaggio d’origine.
E
poi, c’è chi non manca di farsi vivo, per richiamarmi
ad un incremento dei miei contributi figliali.
GIOVEDÌ
21 LUGLIO 2016
dentate creste
dentate
creste, tra armonici abeti al pascolo armenti
Varianti
nubilate creste/nubee creste tra armonici abeti al
pascolo armento
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