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Maggio 2016- luglio 2016

Ecloga indiana XI


Versione breve

“You 're like a bàrgad”, “
mi dice d’improvviso Mohammad,
in riva al talab,
tra un seguito e l’altro,
con la Laila di cui è Majdun
dei capitoli del libro dell’amore che mi sta compitando

il primo che insegna/ recita che l’amore è vita,
il secondo che è cieco,
il terzo quanto è pericoloso,
il quarto che è follia,
il quinto che è solitudine e richiede lontananza, se è speciale,
il sesto, che è indimenticabile,
il settimo com' è incredibile..."

“ E perché son' io un banyan?”,
gli chiedo schermendomi
con inquietudine curiosa,
per la natura epifita dell’albero,
che a impresa del Raj,
fin esso a farsi gigantesco splendore
nel suo germe cresce strangolando
la pianta che l’ospita,
(madide le mie tempie di inebriato elefante,
di ritorno a lui ora da un'apsara
in una smorfia di noia,
ad un nudo Nirriti accanto della mia morta/ vinta sorte)

“ Perché come un banyan con la sua chioma
tu copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con quali mai aeree radici protendendomi al suolo,
quando del fratello del mio cuore,
per lui l “uncle”,
cuius amor, di cui l’amore si deposita al fondo, così tanto,
devo farmi il guaritore ferito,
che già ne fu l’ infestante,

(oh,) l’eccedenza stessa da lui allora elargitaci
l’acqua più amara dell’offerta della sua gelosia,
quand’io già m’illudevo, ad un incanto dei miei anni finali,
che Mohammad fosse la delizia di noi tutti.




così ora eccomi And now I 'm here Babbà Bargàd”,
Così ora eccomi Babbà Bargad
scherzo e rido con il ragazzo,
(attempato fenicottero nella regione del vento,
con lui consumandomi nel trascorrere del tempo,)
in fervida devota attesa, con timore e tremore,
nel sole che traluce al tramonto lo specchio delle acque,
che sia la volpe che ama il Chota Raja Kumari
che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa.
 

 

 

MARTEDÌ 7 GIUGNO 2016

due stanze , nel suo cuore
Sul tardi Mohammad ieri sera infine mi ha ricontattato da Kanpur perché gli ritelefonassi. Vi ci si è recato per consentire il ritorno a casa in sua compagnia di sua madre edi sua sorella, dopo essere stando insieme con me solo un giorno, al mio mio rientro dal mio viaggio, a mia volta, in Gyaraspur, Udaygiri, Sanchi, Deogarh., sostando in Vidisha e Lalitpur.
In Kanpur era già arrivato un monsone che aveva rinfrescato l’aria, e il Ramadan vedeva già da giorni la gente per le strade di notte come se fosse il primo mattino. Egli stesso vi era presso un centro commerciale, e vi sarebbe rimasto con gli amici fin oltre la mezzanotte, quando sarebbe tornata la luce , con l energia elettrica, nella casa della nonna materna dove alloggia.
Tornare a Khajuraho mi diceva che gli faceva piacere perché potevamo ritrovarci, ma vi sarebbe riaffondato nel dolore che ora gli reca l amore per la sua fanciulla, da che il padre di lei ha scoperto nel suo cellulare il suo numero di telefono, e dopo averla picchiata fino a farla sanguinare senza venire a capo di nulla, la tiene segregata in casa impedendole ogni contatto, senza più sim card né cellulare.
Per giorni Mohammad è rimasto senza mangiare e senza dormire, ritrovando le energie per combattere contro tale situazione solo in concomitanza con il mio rientro, quando ha ripreso a nutrirsi e a divertirsi.
Ora dove sei? Gli chiedevo sulla via del rientro da Lalitpur:
“ Sto giocando con dei bambini”
E con Chandu si sarebbe intrattenuto al computer l intero pomeriggio, il giorno dopo, distogliendosi dall insistenza diu un dolore che si è fatto acuto fino alle lacrime di uno sconforto estremo, quando ha ricevuto la notizia che la ragazza era stata ricoverata in ospedale perché aveva tentato di tagliarsi le vene.
Gli era stato detto inizialmente che aveva perso molto sangue, e che vi era piantonata, poi il dramma si è risolto in una fasciatura dopo la quale la ragazza era rientrata a casa.
Era così risollevato, il ragazzo, ma pur sapendo che per lui lei era capace di ulteriori atti estremi.
“Le ho fatto dire che Mohammad muore se lei fa ancora così”
Con il tempo il padre intanto spera che si spengano gli ardori della figlia, e di poterla maritare a modo suo, secondo logiche di casta imperanti anche per i muslim, con il tempo Mohammad spera che si creino le condizioni perché la ragazza possa fuggire con lui in Kanpur e vanificare i disegni del padre. Un genitore che lei soltanto odia, di cui è consapevole della bestialità che l’anima, perché il suo carceriere è l uomo stesso che ha fatto a sé prostituire la zia. Come il principe di una favola araba Mohammad da tutto questo la redimerà e la sposerà in Kanpur, con la complicità di una zia ricca , invece a loro benefattrice, che gli lascerebbe uno dei suoi appartamenti, ed in capo a un anno sarò di ritorno già con un bel bambino. Ali, di cui gli ho chiesto scherzosamente di essere il Bab(b)a.
Intanto è troppo giovane, per tutto quanto, e di una miseria atroce, che fa il paio solo con la volontà della ragazza di essere oggi stesso sua, anche se dovesse ritrovarsi con lui per strada, ed un giorno Mohammad vorrebbe morire per le pene del cuore, un giorno perchè non ritrova in casa che la farina per mangiare, trasformando in un impresa sempre più dura la focalizzazione della mente negli studi, di cui lo attendono gli esami del decimo anno.
“ Nel mio cuore, sai, ci sono due stanze. Una per lei, ed una per te”

Così mentre giorni or sono ero con lui e Chandu al Lassi corner, e li vedevo così ridere l uno con l’altro, “ Dio mio , pregavo il cielo, fa ch io possa a loro entrambi già da oggi dare un futuro!”


MARTEDÌ 7 GIUGNO 2016

mesi fa
e' accaduto oramai mesi fa, ma io voglio solo morire dopo che i nostri bimbi hanno visto azzuffarsi me e il loro padre


GIOVEDÌ 9 GIUGNO 2016

In sogno veritas
Anche questo mio soggiorno tra di loro volge alla fine. Con dolore mi distaccherò da loro, in una separazione che sarà solo fisica, ma anche con il sollievo che la mia follia non abbia dato corso a ciò che le viene in animo, sterminatrice, quando con la loro vorrebbe distruggere la mia propria vita. Dilaniando, o soffocando . con la loro esistenza che mi è più cara e che mi si affida più inerme, la sua, di lui, così irrimediabilmente a ne nemica, e di me distruttrice
Se solo immaginasse quant’è reale la follia che mi attribuisce, quanto lui suscita mostri nell’esprimere solo disistima e disamore nei miei riguardi. , nel suo accudirmi solo perché così vuole il suo karma,
Senza nulla riconoscermi ed attribuirmi, così ultima l’opera del passato schiacciante, impedendomi di convertirne il giudizio di condanna e di fallimento con ciò cui mi destino per lui e gli altri nostri cari.
Oggi ero cos’ senza speranze di provvedere a chi amo, così senza amore di me stesso e incapace di avere riguardo di chi mi ama che ho pregato Dio di darmi la morte, benché mi stesso accanto da ore m, e chandu fosse sopraggiunto in stanza.
Ed ora come voglio la sua morte più atroce, che soffocasse rantolando nella sua inettitudine annientatrice, io che solo un’ora fa gli carezzavo i capelli come al suo più caro amico.

Un sogno è rimasto impigliato nella mia mente, stamattina, che la dice lunga sul passato che mi opprime.
La classe era una mia stanza, simile al camerino che era diventata la mia cameretta nella mia casa familiare d’un tempo, e vi ero di ritorno anzitempo dai miei viaggi, per dare lezioni gratuite a dei miei ex allievi, che vi erano convenuti di loro volontà. Cionostante il loro chiasso era divenuto assordante, due di loro si rotolavano nella lotta, di me incuranti.C osì stando le cose, mi dicevo, nulla obbligandoli ed offrendomi io gratis, almeno posso cacciarli su due piedi…
Ma i due maschi che erano rimasti in stanza, cacciati i primi, avevano intrapreso ad azzuffarsi al loro posto, né le diligenti ragazze mi alleviavano la situazione, facendo a gara a lasciar cadere libri o astucci, di modo che dovessi chinarmi e vedere come lo sporco e la polvere regnavano sovrani sotto i banchi impilati, con gli arricciamenti di peli e pelucchi.
Io cercavo di giustificare lo stato di cose con la mia lontananza da tempo, con il fatto che avevo passato in città, lontano da quella cameretta, il periodo scolastico appena finito, mio padre redivivo mi era di soccorso con la sua testimonianza di conducente d’auto al mio servizio, ma come potevo porci rimedio, dovunque trapelava il sordido, e come potevo appellarmi alla cura e all’anima che ci mettevo nelle cose, se tra tanti libri che avevo nella cartella, mancava proprio quello di quel corso di lezioni…




SABATO 11 GIUGNO 2016

alla fine
Anche questo mio soggiorno tra di loro volge alla fine. Con dolore mi distaccherò da loro, in una separazione che sarà solo fisica, ma anche con il sollievo che la mia follia non abbia dato corso a ciò che le viene in animo, sterminatrice, quando con la loro vorrebbe distruggere la mia propria vita. Dilaniando, o soffocando . con la loro esistenza che mi è più cara e che mi si affida più inerme, la sua, di lui, così irrimediabilmente a ne nemica, e di me distruttrice
Se solo immaginasse quant’è reale la follia che mi attribuisce, quanto lui suscita mostri nell’esprimere solo disistima e disamore nei miei riguardi. , nel suo accudirmi solo perché così vuole il suo karma,
Senza nulla riconoscermi ed attribuirmi, così ultima l’opera del passato schiacciante, impedendomi di convertirne il giudizio di condanna e di fallimento con ciò cui mi destino per lui e gli altri nostri cari.
Oggi ero cos’ senza speranze di provvedere a chi amo, così senza amore di me stesso e incapace di avere riguardo di chi mi ama che ho pregato Dio di darmi la morte, benché mi stesso accanto da ore m, e chandu fosse sopraggiunto in stanza.
Ed ora come voglio la sua morte più atroce, che soffocasse rantolando nella sua inettitudine annientatrice, io che solo un’ora fa gli carezzavo i capelli come al suo più caro amico.

Un sogno è rimasto impigliato nella mia mente, stamattina, che la dice lunga sul passato che mi opprime.
La classe era una mia stanza, simile al camerino che era diventata la mia cameretta nella mia casa familiare d’un tempo, e vi ero di ritorno anzitempo dai miei viaggi, per dare lezioni gratuite a dei miei ex allievi, che vi erano convenuti di loro volontà. Cionostante il loro chiasso era divenuto assordante, due di loro si rotolavano nella lotta, di me incuranti.C osì stando le cose, mi dicevo, nulla obbligandoli ed offrendomi io gratis, almeno posso cacciarli su due piedi…
Ma i due maschi che erano rimasti in stanza, cacciati i primi, avevano intrapreso ad azzuffarsi al loro posto, né le diligenti ragazze mi alleviavano la situazione, facendo a gara a lasciar cadere libri o astucci, di modo che dovessi chinarmi e vedere come lo sporco e la polvere regnavano sovrani sotto i banchi impilati, con gli arricciamenti di peli e pelucchi.
Io cercavo di giustificare lo stato di cose con la mia lontananza da tempo, con il fatto che avevo passato in città, lontano da quella cameretta, il periodo scolastico appena finito, mio padre redivivo mi era di soccorso con la sua testimonianza di conducente d’auto al mio servizio, ma come potevo porci rimedio, dovunque trapelava il sordido, e come potevo appellarmi alla cura e all’anima che ci mettevo nelle cose, se tra tanti libri che avevo nella cartella, mancava proprio quello di quel corso di lezioni…

Quando a notte già fonda mi sono rialzato dal letto, ho trovato il suo corpo disteso al suolo sull’ingresso della mia stanza. Mi aveva cos’ sfinito con i suoi attacchi distruttivi della mia dignità e di quanto qui sono, che sul momento avrei accolto con lo stesso sollievo il ritrovarlo animato o inanimato.
E quando l ho visto riassopito accanto alla lavatrice, ho provveduto soltanto a sistemargli un cuscino sotto il capo, rammaricandomi di avere impiegato uno dei migliori.
E’ la moglie che mi ha ravveduto della mia ignominia, quando dopo che si è fatto la doccia come un bambino, al centro del cortile, irrorandosi a terra, con un secchio, e che ha gettato il cuscino nella mia stanza l’ha accompagnato sotto braccio a distendersi in terrazza con gli altri della famiglia che erano addormentati al suolo.
SABATO 11 GIUGNO 2016
 


SABATO 11 GIUGNO 2016

Chi ha tutto


“Chi ha una casa ha tutto”,. diceva ieri Ashesh, il figlio della sorella di Kailash a Mohamad, nel riassumere in una di quelle sentenze o di quei detti di cui gli indiani si compiacciono tanto, il pertinace punto di vista di Kailash e della sua famiglia, che implica la rivendicazione che in cambio dei loro servigi decennali dia loro i fondi per acquistare un terreno e farsi una casa, opponendomi alla quale sto trascinando alla consunzione se non alla dissoluzione il nostro rapporto, con tutto lo strazio che mi reca separarmi soprattutto da Chandu, in un frangente divenuto incandescente, con la necessità incombente di trovarci un’altra casa in affitto.
“ Chi invece ha un lavoro ha tutto” era la pronta replica di Mohammad, forte della sua provenienza urbana, e del fatto che solo dopo avere trovato, tingendo le stoffe, un lavoro sventuratamente andato perduto con l incendio degli impianti lavorativi, suo padre si era acquistata la casa in cui ora sono costretti a vivere in Khajuraho.
“ E con i mattoni , gli ha ripetuto, non è che uno ci mangi.”
Si trattava in realtà di un detto che aveva od ha ancora un suo senso solo nelle condizioni di miseria assoluta dell India rurale, senza elettricità nelle case, od acque potabili depurate, che vale quando il combustibile siano la legna che si raccatta nei boschi o lo sterco animale disseccato, e per lavare panni e stoviglie basti la cenere.
Ma oggi non si vuole certo fare a meno dell energia elettrica, quando è possibile e se ne sia raggiunti dalla erogazione, il che importa una bolletta che è onerosa anche più di un affitto, e l’acqua potabile ha un suo costo, come costa il gas di bombole e fornelli, tanto più se non se ne può eludere il mercato nero, e panni e stoviglie e pavimenti si lavano con i detergenti., colori a parte con i quali le dimore delle aree rurali vanno ritinteggiate ogni anno per Deepavali, sicchè anche una buona volta che ci si ritrovi in una casa tirata su con il denaro di altri, costa, eccome, poterci restare dentro, serve uno stipendio minimamente decoroso per rimanervi insediati in modo non primitivo. E Kailash, con l’esercizio dell’autorickshaw, non arriva nemmeno a poter provvedere da se stesso al pagamento della bolletta elettrica, Così, dato che una casa non rende niente, dovrei seguitare a provvedere a una vita che è sempre più costosa per lui e i nostri cari , con i miei averi falcidiati dai costi di terreno e fabbricazione di una casupola di fortuna.
Ma ragione non ultima, del mio contrasto in cui mi gioco tutto, costruire una casa in Khajuraho significa costruirvi il futuro dei nostri bambini, soggiogandolo a una realtà che sa offrire loro solo matrimoni di casta, senza altre prospettive di sviluppo e di crescita che quello del turismo che fa la fortuna degli hotel cinque stelle e dei lapkas che riescono a circonvenire, raggirare e sedurre.
Di fronte a tale deserto Kailash non ha la più pallida forza dei dalit che lasciano temporaneamente le campagne per un lavoro edilizio nelle grandi città, e non sa concepire, quando non immagina follie barbariche, che il ritorno al covile d’origine, nella Byathal senza luce per molte ore del giorno e senza alcuna acqua potabile, ancor più senza nemmeno le scuole valide o d’eccellenza in cui i suoi figli sono riuscito a inserirli. Impresa tragica, tale regressione al luogo d’origine, se solo si pensa che Chandu già sa accedere da solo in internet e usare il tablet.


DOMENICA 19 GIUGNO 2016O 2016

un dono di Dio
Come se non bastasse il tormento mentale che siamo l uno per l’altro, io non riesco a nascondere a Kailash la sofferenza per le rinunce a cui devo sottostare per restare presso di lui e dei nostri cari, ed onde sovvenire ad ogni esigenza cui non ha modo di far fronte economicamente, negandomi ogni viaggio a distanza e qualsiasi spesa personale di rilievo, mentre Kailash, accudendomi come un padre il figlio che non sa provvedere a se stesso, non riesce a chiedermi più niente, e vorrebbe soltanto lasciarmi libero del gravame di sé e dei nostri familiari, disgiungendo il mio futuro dal loro, anche se ciò comporta l’abbandono della scuola per Ajay Poorti e Chandu, e l intenebramento nella vita carente di tutto che costituirebbe un rientro nelle viscere del villaggio natio . Cosi’ lui non sa decidersi nemmeno a prendere in affitto un negozio conveniente ove commerciare handicrafts, com’io non riesco più a trasferire nessun importo sul suo conto corrente, le paure e i limiti dell uno facendo aggio sui limiti e le paure dell’altro. Ieri sera, nel prendere da lui commiato dopo un’ulteriore confronto inconcludente, ho ricordato a lui e a me stesso ciò che in un momento di divinazione ebbe a dirmi in confessionale un vecchio frate che di li a qualche mese sarebbe spirato, concludendo il mio ritorno al rito penitenziale” La sua famiglia indiana è un dono di Dio, lo tenga caro”, prima che Kailash risalisse per addormentarsi sul terrazzo, ed io facessi rientro in stanza per ultimare l ulteriore mia vana scrittura




MERCOLEDÌ 22 GIUGNO 2016

Quando le tue pagine fossero pure fogli di una Gerusalemme celeste


Quando le tue pagine fossero pure fogli di una Gerusalemme celeste
In accenti che menti eterne compulsino
Lungo l intero volto di gloria, sfigurato ammasso,
E’ uno sfregio che vi griderebbe per essere espresso
In un urlo che non trova voce che sia decente
Di una capitolazione continua per amore.
Snodato il capestro in una disfatta dopo l altra.
Ti sai solo un servo di infinita ignominia, e tanto ti basta,
Se così tu hai salvato l infanzia dei piccoli.
Cali pure il silenzio la mannaia d’oblio,
La loro voce in cortile felice
E’ la tua musica divina


MARTEDÌ 28 GIUGNO 2016

Lettera a Simone
L identità dei contrari è in ragione di una medesima energia passionale, che l’uno a misura di tutte le cose volge a bene, la dismisura ad eccesso o penuria quali forme del male.

Caro Simone,


sono Bergamaschi.

Solo alcuni giorni fa, riordinando le mie e-mail in yahoo.it. di cui non faccio quasi più uso, ho rinvenuto il suo messaggio- Mi spiace che nel frattempo sia intercorso così tanto tempo.
Il suo addio a facebook, cui vi si riferiva, posso ora comunque dirle non mi aveva affatto lasciato di stucco, è normale agire così se si è disillusi.
Quanto alla mia attività ho messo un punto e a capo alla mia ricerca formale sui templi hindu.
La continuerò, ma non più come la mia attività principale.
Vorrei tanto riprendere invece la mia produzione poetica, ma l ispirazione è in secca.
Credo che nell impasse farò ritorno alle origini al mio rientro in Italia, ovverosia alla teologia politica. La mia tesi di laurea non verteva sul Trattato Teologico Politico di Spinoza?.
Gli altri miei interessi restano il rapporto tra determinate correnti indiane del shivaismo tantrico, del pensiero non duale advaita e l’ontologia cristiana e il pensiero dialettico platonico..
L’ulteriore interesse filosofico che ho intanto lasciato appassire consta dei contenuti di uno dei libri la cui lettura ho in sospeso, un volumetto di Vittorio Arena, di cui posso inviarle l ebook, su Heidegger ed il pensiero orientale. E Lei?
Un caro augurio da ricercatore a ricercatore.
O. Bergamaschi

 


DOMENICA 3 LUGLIO 2016
A C. P.
Gentile signora Cinzia,
un immenso grazie per avere affrontato l’ardua lettura del mio reportage, trovandolo originale e davvero interessante( spero grazie anche alla presentazione che ne ho formulato. visto che lo stesso Krishna Deva dopo aver dedicato ai templi Kalachuri di Amarkantak e Sohagpur una pagina del suo pur esiguo Temples of North India, non li ha nemmeno citati nel suo ben più cospicuo Temples of India, e che nelle guide che li concernono di Good earth, edite per conto del Madhya Pradesh Tourism, mentre ci si profonde in miti e leggende- magari un tantino scipite, -ne faccio ammenda – , ai soli templi di Amarkantak non si dedicano che tre righe, ove per giunta se ne menziona a sproposito l “intricate carving”). Quanto alla forma espressiva dello scritto, su cui lei ha fatto bene ad essere quanto mai critica, credo che sconti le incongruenze che io stesso avevo preventivato tra il racconto del viaggio, nella sua accidentalità empirica, ed i referti forse troppo sintatticamente condensati delle varie descrizioni dei templi, che pur nella loro accuratezza tecnico-formale ne hanno perso assai d’ importanza. In merito a tali considerazioni di stile, spero almeno che sia vero ciò che avrei potuto far presente a Claudio Magris, quando al festivaletteratura di Mantova del 2014 ci siamo incontrati per un attimo al termine di una sua conferenza sui propri diversi tavoli di scrittura, ed ho mancato di rilevare che magari le proprie capacità ad uno di uno di questi tavoli pregiudicano quelle che agli altri si tenta di far valere In tali mie pagine, in realtà,. da dilettante appassionato quale io sono, ho voluto assolutamente trascendere il puro approccio dilettantesco di certi scrittori di viaggio che si appagano al più di far “sniffare” sensazioni od emozioni, magari spiritualmente aromatizzate
Quanto alla grafia dei termini tratti dalle lingue indiane, ho fatto ricorso concordatario ai glossari dei volumi di Krisna Deva e di R. D. Trivedi editi dall’ASI, e se mi si abbuonano i segni diacritici, la cui trascrizione mi creerebbe difficoltà che mi appaiono ora pressoché insormontabili, non mi sembra che in essa risieda la questione linguistica più ostica, refusi a parte.
Avverto come un cimento maggiore il problema, che è per altro assai avvincente, della selezione lessicale dei termini tecnici da impiegare
E’ il caso ad esempio di adhishthana o vedibandha, che impiego il primo per l’ intero basamento, il secondo per la sua conformazione originaria in Khura, Kumbha, Kalasa ( non che poi, abitualmente, in antarapatra e kapota), divenutane il solo podio superiore in quelli di Khajuraho, o dell’uso di tilaka o di kuta, di chaitya o gavaksha o kudu, di bhitta o di pitha, e via dicendo.
Questo per dirle che credo che un esperto sia solo relativamente dirimente, in tale ambito, e che la cosa resti quanto mai problematica, e non di meno affascinante.
Se poi si considerano i problemi retrostanti di come individuare con precisione le varie modanature, se una proiezione sia autonoma od una espansione laterale sussidiaria, con tutte .le corrispondenze che vengono a scandirsi differentemente, il tutto si fa vertiginoso.
.(Istanbul, Dacca....mentre il terrorismo mi sta sopraffacendo, paralizzandomi facoltà e sogni.)
Un vivo saluto
Odorico Bergamaschi


SABATO 9 LUGLIO 2016

E’ di voi ch’io ho fame e sete, miei esseri diletti,



E’ di voi ch’io ho fame e sete, miei esseri diletti,
che mi accudite, di me lacrimate,
mi richiamate o vociate nel gioco,
siate il bambino Chandu, il giovinetto Mohammad,
Vimala nell’ umido silente dei lavori domestici,
Kailash e le sue turbe od Ajay, involato dal cricket,
Poorti ancora una volta riportata via,
da svago o timore di che in casa
può funestarla di nuovo
E già piange le vostre
concomitanze nel sonno
il mio ritorno nei solitari miei affanni notturni,
da ogni abbraccio o carezza o tormentio di capelli
ad un’ infinità di leghe rigettato distante
(là) solo con me stesso e la mia morte davanti,

ed allora Mohammad che spunta dagli alberi,
Chandu che si fa dolce dolce per dieci rupie,
Kailash che ricambia la buona notte con il gesto alfine di una mano fraterna,
il box del lascito quotidiano, l’indomani mattina,
di nuovo da lui evacuato(, )con mia contentezza,
dal Lete saranno le vostre care memorie da distogliere in salvo,
(sia pure) per (ancora) il fango e la furia di ritrovarmi con voi.


 


GIOVEDÌ 21 LUGLIO 2016

Mutamenti in corso


Non una parola ch’io abbia più scritto, frattanto che sono intervenuti tanti mutamenti in corso: Kailash ed io abbiamo preso in affitto il negozietto in cui commerceremo i nostri handicrafts dotandolo di scaffalature e tinteggiandolo di bianco, nell’attesa, dopo averlo denominato all esterno e reso più illuminato all’interno, di rifornirci in Delhi dei nostri articoli artigianali.
Per Ajay, Poorti come per Mohammad, e prima ancora per Chandu, stanno iniziando le scuole, via via che le loro classi si vengono formando. A Mohammad inoltre ho assicurato di nuovo anche la frequentazione della palestra, che con la scuola si ripropone che sia la nuova focalizzazione della sua esistenza, ora che non pare più angosciato dalla situazione economica familiare, e che la repressione da parte del padre della sua amorosetta di ogni relazione in corso con lui, ha sortito l’effetto di smorzare se non di spegnere del tutto la loro passione.
Sono oramai ben lontani i giorni in cui si infrangeva in lacrime per lei.
Che così la dia vinta al loro persecutore non è un problema per Mohammad, per il quale l’amore è ora una parola priva di significato, come ha perso di significato passare di nuovo per la sua stessa via..
E quanto a lei, alla sua sofferenza? Anche lei si sta disamorando, così egli crede.
Si sente ora libero e non responsabile, e vuole godere del nuovo stato di cose.
Non pensa di certo che si sposerà in futuro, né con lei, né con un’altra.
E la genitura di Ali? Gli ho chiesto, di cui avrei voluto tanto essere l’Ali Babbà.
Adotterà come tale uno di quei bambini in Kanpur che i genitori abbandonano dopo averli fatti nascere.
Comunque sia, intanto si allunga la mia permanenza in India, grazie all’estensione del permesso di residenza per cui domani sarò di ritorno a Chhatarpur.
Voglio restare più a lungo per accompagnare Kailash nell’apertura del nuovo negozio, ed assisterlo nella premura di garantire tempestivamente pernottamenti e noleggio dell’auto, per cui siamo stati già finanziati, al solo nostro cliente da un anno a questa parte, e prima ch’io parta voglio poter essere certo che Chandu, i ragazzi e Poorti inizino bene l’anno scolastico, che abbiano stabilmente un loro insegnante personale, che supplisca a quanto riserva in India anche la frequentazione di un Istituto scolastico privato, alla discontinuità per le troppe vacanze che si consentono famiglie e istituto, ed al sovraffollamento commerciale delle loro classi, come Ajay mi preannunciava stasera
Il più difficile dei compiti nei loro riguardi è persuaderli allo studio senza la disciplina del dovere esteriore e della paura, quando come Mohammed sono pervenuti alla consapevolezza che la scuola non si traduce in alcuna certezza di un lavoro per il loro futuro, e come mi diceva con occhi ispirati, appare che sia solo per l eccellenza che occorre studiare,
Ma nel ripetersi ordinario dei giorni, nel loro peso che si fa intollerabile, il mio animo si spaura per l’ammontare di quanto tutto ciò mi costa, senza che sia libero nemmeno di manifestare la mia infelicità sconfortata, altrimenti Kailash dice di non volerne più sapere di ricevere il mio aiuto a prezzo della mia sofferenza., e prefigura il fallimento di ogni mio sforzo ed intento, con il rientro della famiglia nel villaggio d’origine.

E poi, c’è chi non manca di farsi vivo, per richiamarmi ad un incremento dei miei contributi figliali.


GIOVEDÌ 21 LUGLIO 2016

dentate creste


dentate creste,
tra armonici abeti
al pascolo armenti
 

Varianti
nubilate creste/nubee creste
tra armonici abeti
al pascolo armento

 




 

 

 

 

 

 



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