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Nell'imminenza di Diwali
Ed eccomi di nuovo nella mia stanza di Khajuraho ove mi ritrovo ancora desto nel
fondo della notte, mentre oltre il cortiletto interno il sonno raccoglie in
un’unica stanza Kailash e la moglie e i nostri ragazzi. Ajay come sempre accanto
alla madre, su dei giacigli stesi sopra il pavimento, Kailash insieme a Poorti e
a Chandu ai suoi lati, su uno dei due letti che altrimenti sono raccostati
Chandu è crollato di schianto nel sonno, dopo un’intera giornata di "games" con
il tablet che gli ho regalato, di follia giocosa con il suo babbà ritrovato, Con
Porti sono bastate poche delicate parole, un bacio sui capelli, come con Ajay
un’occhiata sconsolata quando disteso nel letto l’ho visto intento a seguire
alla televisione trucide scene di wrestling , . Mohammad , come ama fare, l ho
ritrovato nella mia stanza senza che si fosse annunciato, appena vi ho fatto
ritorno al mio rientro dal shiva net, in cui ero stato alle prese con tutte le
complicanze di una richiesta di un permesso indiano di soggiorno. Sono tornato a
baciarlo ad ogni mancato distacco sulle guance del suo bellissimo volto, nel
fargli differire il ritorno dal farmacista che ne fascerà di nuovo il bubbone
alla caviglia di un’infezione trascorsa, per dirgli di che cosa ho in mente di
fare di meraviglioso con lui ed Ajay, la marcia mattutina alla scoperta degli
alberi della giungla dell India centrale che compaiano lungo i percorsi che
recano ai vicini villaggi. “ Sarà molto bello soprattutto per Ajay, che ama
l’agricoltura, ma lo sarà anche per me. Al mondo bisogna conoscere ogni cosa”.
Kailash mi ha invece raggiunto di sorpresa nel call center, mentre al telefono
tentavo invano di tranquillizzare l’angoscia apprensiva di mia madre, che mi
aveva cercato sul cellulare di Kailash due ore prima, che mi avrebbe raggiunto
nuovamente due ore fa, nel cuore della notte, dimentica che le avessi telefonato
a lungo solo poco ore prima, di ogni mia vana rassicurazione.
L’amico poi avrebbe assistito ai miei tentativi inutili di effettuare l upload
di tutti i documenti richiesti per il permesso di soggiorno., di cui altro era
ogni volta il formato o la dimensione richiesta. rispetto a quelli delle
fotografie o delle riproduzioni inoltrate.
Prima di lasciarci poc’anzi, mentre già Chandu era sprofondato nel sonno, e
Vimala e Ajay e Poorti iniziavano a rannicchiarsi entro le loro coltri, ci siamo
detti che cosa occorra comperare domani per Diwali.
“ Patakas! “ mortaretti e petardi aveva chiesto a gran voce Chandu, quando avevo
iniziato a parlarne prima che si distendesse e si addormentasse all istante..
Andremo io ed Ajay con lui sul mela ground per comperare le innocue girandole su
cui ha convenuto Kailash, con il quale per l indomani avevo già acquistato una
statuina in metallo di Laxmi che mancava al sacrario domestico, e che è
indispensabile per la puja di domani sera. Per ritrovarci tutti insieme nel
celebrarla, Poorti dovrà rinviare a dopo Diwali il suo soggiorno nella località
nativa di Byathal, che aveva appena richiesto al padre lacrimevolmente..
Come Laxmi possa felicitare del brillio di una fortuna economica la nostra
soglia, al cui limitare ritinteggiato due lumini sono accesi per propiziarne il
viatico, come in ogni altra casa dintorno, è davvero la tremula speranza di un
sogno del cuore, ora che l’ammontare su cui possiamo contare si erode
irreversibilmente,e che ci è dato solo di seguitare il nostro buon operare e
ricercare, restando in attesa, mentre ci congediamo intanto da ogni giorno
trascorso come da un buon giorno solo che ci sia costato il meno possibile.
Nella gioia grande che stamane è subentrata alla ansia e all’assillo , al
pensiero che è così perché mi sto donando e non sto trattenendo, confortando
Kailash e i suoi cari della mia fedeltà-
12 novembre 2015
La mia felicità indiana
La mia felicità indiana ora è lasciare, uscendo di casa, Chandu consenziente, in
incantevoli sguardi, a che spegnendo il computer concluda la sua ulteriore
visione di pulcini nebulizzati di Chichen invaders o di acrobazie impossibili di
Alex Gordon, il nostro omino bambino attenendosi così all impegno assuntosi, con
papà Kallu, che se oggi non è andato a scuola per riposare ancora un poco e fare
gli ultimi compiti, domani non farà i capricci per esservi in tuk tuk di primo
mattino, e allontanarmi di casa con un filo di speranza ulteriore, dopo che sono
stato contattato da Delhi perché mi ci rechi per vedere che cosa è possibile
fare insieme nel mondo turistico, come lo è che Mohammad al telefono mi abbia
detto frattanto che sta ora bene, e che non profitterà più del passaggio in moto
che gli offre Abbas, e con cui deve anticipare il rientro, per ridurre la
lezione d’italiano al pretesto distratto di un nostro incontro, e poi nel sole
che di dicembre splende anche sulle miserie nefaste di Khajuraho, è ritrovare
che con il taglio di un ulteriore tronco potato i lavori di asfaltatura delle
sue strade procedono verso una fine che nessuna corruzione o gelosia di
interessi ulteriore potrà più impedire, come già domenica , dopo la ripianatura
dei cumuli e strati di ghiaia che venerdì l’altro avevano reso il percorso un
sentiero disastrato, ho scoperto con sollievo che ora è agevolmente percorribile
la strada sino a Kundarpurah, - la futura Chickenpurah, per chi ha occhi
soprattutto per i suoi allevamenti di polli che ne sovrastano di numero le case,
il che faciliterà i nostri contatti con il villaggio natio di Byathal,
sovrintendere alle nostre bufale e ai terreni di Kailash che sono ora nelle mani
del padre, ed è quindi la mia felicità indiana anche solo trovare per strada un
venditore di guava e poterne comperare mezzo chilo al prezzo di sole trenta
rupie, per irrobustire di frutta la salute mia e dei nostri bambini, e poi, nel
corner Lassi, per non più di cinquanta rupie nutrirmi di uno squisito paratha
ripieno di miele e banana, mentre al telefono sgorga tra me e Kailash un’ intesa
profonda, su che fare o non fare, spendere e risparmiare, non che su quali
vegetali- palak, cucumbers, green dahl, loki- siano propizi per le sue
emorroidi, riso compreso, purchè sia quello non brillato che si ritrova nei
villaggi, apprendendo che è per accertarne lo stato che l’amico deve essere di
rientro a casa, e non può prolungare il suo stazionamento con il tuk tuk di
fronte a uno degli hotel cinque stelle, in attesa che finalmente ne esca uno dei
turisti che vi alberga, che non sia sotto la sorveglianza speciale di escort e
guide ufficiali. Al fondo di tutto, la gioia profonda delle parole in cui con
pietate e magnificenza, il riflesso della Benevolenza del tutto è ritrovato.
( testo in via di revisione e correzione)
10 novembre 2015
Mohammad e la sua vita di grazia e miseria
Quando questa sera mi è ricomparso accanto nel Corner Lassi, Mohammad è tornato
a splendermi di un volto radioso nei suoi occhi gioiosi, e la sua voce poteva di
nuovo modularsi scherzosa, seduto allo stesso tavolo dove ieri nulla che gli
dicessi, che gli manifestassi, riusciva ad allentare la fissità nel dolore del
suo volto e del suo sguardo, al ritrovarsi a stomaco vuoto, al terzo giorno di
inattività del padre come venditore di tè, dopo che in un' intera giornata di
lavoro non aveva racimolato che 35 rupie, neanche il guadagno di mezzo euro.
A sua madre in giornata erano rimasti i soldi solo per comperare la farina con
cui aveva impastato sei, sette chappati, di cui dei vicini avevano fornito il
companatico di alcuni pomodori che aveva insaporito con del sale e della menta.
E Mohammad si era schernito di non volerne mangiare, per lasciare il cibo alla
sorella e agli altri suoi familiari.
Suo padre aveva farneticato la notte avanti, disperato di averli trascinati in
una simile situazione lasciando Kanpur per Khajuraho, dove la casipola che aveva
acquistato, ora che era precipitato in miseria non era più in grado di venderla
ad un prezzo che gli consentisse di trasferirsi altrove. Ed intanto Mohammad
sentiva al contempo di voler restare con me, per dividere insieme il proprio
dolore ed avere di che saziarsi, e di dovere tornare accanto a suo padre.
Il ragazzo le settimane avanti mi si era detto fiero di lui, per come prima con
l’esercizio di un tuk tuk, aprendo poi un banco di vendita di lassi, un altro di
tinteggiatura di abiti, ora quello della vendita di tè , si era arrabattato in
tutti i modi per fronteggiare le calamità in cui era incorso in Khajuraho, - per
giunta i ladri due volte gli avevano svuotato degli averi in denaro e gioielli
l’abitazione, e Mohammad durante la mia ultima permanenza in Italia non aveva
avuto modo di lasciare la bicicletta sull’ uscio di casa, stremato dal sonno per
un suo stato influenzale, che anche questa gli era stata rubata.
Ancora l’ altro giorno Mohammmad mi aveva esaltato più che ogni altra volta il
valore di suo padre, quando durante i giorni dei massacri indoislamici dopo la
distruzione della Babur Masjid di Ayodya - la cui edificazione avrebbe profanato
il luogo natale del dio Rama ed avrebbe richiesto a sua volta, e a suo tempo,
che fosse abbattuto il tempio hindu della natività del dio,- per difendere la
sua vita e quella della nonna materna di Mohammad, l uomo che abitualmente è di
una mitezza e gentilezza unica, aveva ucciso due rivoltosi hindu che stavano per
assassinare entrambi..
“ E’ stato presso**** Già alla stazione di Kanpur cui era arrivato dal villaggio
insieme alla nonna,il papà aveva trovato confusione e violenza, gente che
sparava ed uccideva, altra che cadeva morta o che già lo era (o che già era era
cadavere) lungo le piattaforme dei binari. Aveva allora raccolto una pistola che
era finita abbandonata per terra e se l’era messa in tasca. Nessun rickshaw
-wallah voleva portarli dove intendevano andare, i conducenti avevano paura
anche solo a muoversi Quando quei due uomini li hanno fermati, il papà e la
nonna, e hanno chiesto loro in nome, come hanno così saputo che erano islamici
hanno puntato la pistola alla tempia di entrambi…. Mio padre a poco a poco,
perché non se ne accorgessero, ha allora levato di tasca la pistola che aveva
raccolto in stazione… Ma è stato per difendere la propria vita e quella della
nonna che l’ha fatto… Da tutto l Uttar Pradesh in quei giorni era accorsa
polizia, non si poteva uscire di casa o accendere di notte la luce nelle case”.
“ Mohammad, sono tornato oggi a dirgli nel ritrovarlo rinfrancato, la tua vita è
un romanzo di cui sei il protagonista senza poter decidere la trama, con alti e
bassi, up, down, up, down, senza fine, che richiede tante lacrime che dovrai
seguitare a versare nei suoi bei capitoli”
Già lunedi, come ho visto che per il secondo giorno consecutivo il padre non
aveva ripristinato lo spaccio di bevande calde, ho inteso che quando ci fossimo
rincontrati non avrei ritrovato Mohammad giocoso e scherzevole come il giorno
prima, durante il nostro viaggio pomeridiano in bicicletta sino a Chickenpurah,
per accertare lo stato delle strade che vi recano, sulla via di Byathal, il
villaggio natale di Kailash., e non solo perché in mattinata aveva accusato uno
stato febbrile.
Gli ho allora ripetuto che doveva preoccuparsi solo di studiare e di fare
esperienza della vita e del mondo, stando in salute, che questo era ora il suo
compito, con il mio aiuto e secondo quanto voleva papà. Ma già al mio rientro in
casa, come mi si è concretata mentalmente la situazione del padre e familiare,
ho sentito tutta l’ inconsistenza che avevano per Mohammad le mie parole, al
cospetto di un genitore il cui lavoro non offre prospettive di guadagno che
irrisorie, né altre gli si prospettano restando in Khajuraho, da cui non ha modo
di andarsene con la famiglia al seguito, contrastato da ogni sorta di gelosia
esclusiva, ( ai lati del suo piccolo banco due avviate locande offrono il suo
stesso tè, senza riservargli almeno quella esclusiva, i bramini della casa
retrostante lamentano che le sue due panche e quel banco d’appoggio di un
fornello siano un covo di perdizione). E come al telefono Mohamad mi ha
avvertito che sarebbe venuto in ufficio per la lezione insieme ad Abbas in
motocicletta, il ricco suo amico di casta sayyed che di lui si serve soltanto,
come di me fa ugualmente, ho trattenuto a stento il mio rigetto di tutto, per
essere di nuovo in ufficio con entrambi ed Ajay, e rinnovare le mie celie
linguistiche.
Se si poteva seguitare a leggere Il piccolo Principe? Oooeuh, certamente,
interagivo interiettivamente, così come avrei detto detto “Aàao”, nella parlata
bundela locale , “A’aaa “in Kanpur, adduceva Mohammad… “Strane , certe
somiglianze sonore, io qui sono un babbà con tre b, come in Italia sarei un
nonno con tre n, - stavamo studiando i nomi delle parentele-, la tatti, qui con
tre t, in Italiano è la cacca con tre “c”! Fantastico l' indoeuropeo….”
Così Mohammad mi sembrava si stesse comunque risollevando, dopo che la settimana
scorsa la ricaduta antecedente della sua vitalità straripante era avvenuta per l
incidente che lungo la strada dissestata verso il villaggio islamico di
Manjiurnagar l’aveva coinvolto al rientro a sera tarda da una mia lezione
precedente.
L’auto l’aveva investito di fianco, seguitando la sua corsa, ma il peggio era
capitato al suo cellulare.
“ It s defected, now”., mi aveva anticipato ricorrendo a quello di un suo amico,
mentre rientravo dai templi jain per incontrarlo al Madras cafe.
In realtà Mohammad mi estraeva da una tasca prima la sim card, poi la batteria,
per mostrarmi ciò che unicamente ne era rimasto intatto, poi dall’altra un
involtino, in cui erano i resti sfasciati del suo cellulare.
Gli era caduto di tasca e l’auto vi era passata sopra…
“ L’avevo acquistato 6-7 anni fa di seconda mano, vedi come lo tenevo bene, la
sua memoria conteneva 2763 messaggi, 852 erano vocali, più di 80 le fotografie,
in gran parte della mia girl friend …”
Che importava più, che restituendogli ella il sonno e l’appetito, pochi giorni
prima , benché solo quindicenne, avesse avuto la forza di rifiutare il
pretendente che con la famiglia era venuto da Banda insieme con il padre della
ragazza che ne era rientrato, da un viaggio complessivo di affari, per iniziare
a combinarne il matrimonio ?
"Allah gave me a very bad life".
“ Mohammad,. gli sorridevo- in Italia si direbbe che per te “ piove sul
bagnato”, “ it rains where is ghila “
Solo due settimane prima mi ero dato da fare perché potesse ripararlo, poiché
dallo schermo era sparito ogni dato.
Un Mohammad sconsolato ed incantevole più che mai, mi mostrava allora i suoi
sandali infradito
“ Vedi, sono ancora quelli che mi comprasti a luglio, quando gli altri si
ruppero al ritorno in bicicletta da Byathal. Per poterli portare ancora uso la
colla e il fil di ferro"
.Che mi sarebbe costato comperargliene di nuovi, se non che così avrei seguitato
a privilegiarlo nelle mie cure rispetto ai figli di Kailash, con una
predilezione manifesta che fa lampeggiare nella mente di Kailash una gelosia
possessiva che ha i tratti della follia .....................................
“ Mohammad, ma tu sei bello come lo è la tua vita. Hai presente il circo, quelli
che vi si esibiscono in giochi difficili e pericolosi? Tu sei un angelo che ogni
giorno deve sopravvivere così. Da anni è questa la tua vita , la vita della tua
famiglia, ma vi ritrovate ancora qui, e niente è andato perduto. Tu fossi un
giorno ricco, guarderesti allora a questi tuoi giorni come ad una gran vita
fantastica”.
( da rivedere e correggere)
11 novembre 2015
L’inferno delle
psicopatologie di Kailash
di cui debbo essere il” guaritore ferito”, che ne fu l’ infettante,
ravvivano di splendore i giorni che la settimana scorsa prima del Natale ho
finito di trascorrere in Gwalior e nel suo circondario, risalendovi in
Amrol, in Dang, agli
albori iconici ancora incerti dei templi hindu
delle dinastie Pratihara, in
Gwalior al loro fulgore estremo già raggiunto
nel Teli-Ka mandir,
all’intaglio nella roccia di ogni canonica minuzia scultorea nel monolite
roccioso del tempio Chaturbuja lungo l erta che
reca alla fortezza, a quanto resta della disfida in grandiosità e
magnificenza / splendore ai templi di Khajuraho
dei nuovi sovrani Chandella intentata dai
Kachchapagata, già loro alleati e divenutine
vassalli, nei santuari al suo interno Sash e
Bau, in Sihonia nel
romantico avvampare ora di rovine del Kankamadh.
Di
tali escursioni, mi è ora di conforto rammentare soprattutto quella
avvenuta di domenica in Dang, un remoto
villaggio in prossimità di quel Gohad
Chauraha che mi era stato preannunciato come un
insediamento che più minuscolo non avrebbe potuto essere lungo l’arteria di
raccordo di Gwalior con
Bindh , a trenta chilometri di distanza dall’avvio della corsa in
minipullman.
Invece, nella smentita
puntuale delle proprie aspettative che sa
riservare così spesso l Incredibile India, quando vi sono sceso al termine
di una corsa tra distese di arativi di campi ancora spogli, di un
interesse paesaggistico meramente agronomico, che può attirare per la sua
natura fertirrigua crassa e piatta soprattutto
l’acuto interesse economico di coltivatori punjabi,
tant’è che l unico edificio di risalto
apparsomi ai finestrini era stato un tempio sikh
gurudvara che avevo avvistato in prossimità
dell’arrivo, mi sono ritrovato in un’arteria trafficata di un sobborgo
vasto di per se quanto una delle cittadine cresciute lungo i percorsi
stradali dei Distretti indiani a me familiari, a tre chilometri di distanza
dal grosso del centro città vero e proprio, mentre in direzione opposta una
freccia mi indicava che ad un chilometro era localizzata anche una stazione
ferroviaria.
In quello stesso
suburbio non mancavano gli stessi atm, e ben
altro che di soli biscotti avrei potuto sfamarmi,
che il giorno avanti, all ingresso in
Amrol, che dall’addetto alla
reception mni era
stato invece prospettato come un villaggio in pieno sviluppo, degli
insegnanti che il conducente del tuc
tuc aveva contattato mi avevano avvertito che
era la sola cibaria che vi avrei potuto reperire, sempre che dei nativi, o
loro stessi, non fossero disposti ad offrirmi da bere anche del tè.
Non mancavo inizialmente
di essere sviato verso la stazione ferroviaria, dopo avere fatto scorta di
banane e di guava, prima di ritrovarmi avviato
, da indicazioni credibili per la loro concordanza, lungo il seguito
del percorso effettivamente da intraprendere per giungere a
Dang, che era (lungo) la stessa arteria
trafficatissima dei veicoli più pesanti ,
autobus e camion, che seguitava in direzione di Bindh,
ancora avanti per non meno di tre, cinque chilometri a piedi, fattibilissimi
data anche l ora meridiana in cui iniziavo a incamminarmi.
A cenni e in
hindi, un primo passante che
interpellavo ulteriormente mi faceva intendere che
Dang era situata sulla concrezione
argilllosa dell’altura minimale che dopo tanta
pianura si profilava sulla mia destra ancora remota, facendosi via
via fascinosa, perché tra la vegetazione arborea
le dimore che iniziavo a scorgervi, nel loro
sopralevarsi assumevano le parvenze di residui di antiche torri.
Come dei casali nella
vastità delle campagne meridionali d’Italia, li
precedevano tra i coltivi , che fossero minuscole case, postazioni di
avvistamento di watchmen a guardia dei campi o
ripostigli di arnesi, edifici a guisa tutti quanti di parallelepipedi senza
seguiti di tetti o di ingentilimenti di sorta,
che avrei visto contrappuntare anche le campagne
del vicino distretto di Morena nel recarmi a Sihonia.
Mi smarrivano frecce di
vistose segnalazioni in
hindi, per cui per il tramite al cellulare di
Kailash chiedevo conferma della esatta direzione di marcia a un
giovane di grande avvenenza che sopraggiungeva in trattore , solo poco
prima che delle frecce ulteriori mi indicassero anche in inglese che la
strada da intraprendere era proprio la scorciatoia sulla destra che sinuosa
tra i campi recava verso quella altura, per un tratto a piedi ancora a
lungo, dove il venir meno del manto stradale di cui restavano solo
incrostazioni sparse, si faceva la pulverulenza
di un camminamento terminale patibolare, tra le asperità del
ciotolio soggiacente al loro insussistente arco
plantare.
Un passante mi offriva
sulla sua motocicletta un passaggio la cui gentilezza non mi
sentivo di ricusare, proprio mentre la vista del
villaggio mi si veniva slargando a distanza ravvicinata, e così mi
ritrovavo a discendere di li a poco proprio all’altezza
dell ingresso del tempio, in una radura dell’addensarsi di alberi
nel cuore del villaggio.
Mentre depositavo lo
zainetto presso la piattaforma del tempio, e ne ragguagliavo l’immagine alla
sua riproduzione fotografica, il gruppo di
anziani e ragazzi che stazionava appresso si scomponeva per venirmi
incontro, com’era da attendersi che fosse , mi dicevo, senza innervosirmi o
spazientirmi anzitempo per i contrattempi che la loro curiosità poteva
ingenerare, avevo tutto un pomeriggio davanti per la perlustrazione
dell edificio cui il volume di
Trivedi Temples of
the Pratihara Period
in central India non riservava più di tre
pagine, e potevo ben ricondurre le loro istanze alle mie., sempre che
fossero loro a porsi al mio seguito, e non accadesse , come di solito
avviene, che in un sopraluogo tu apra un libro per investigare un tempio o
una pianta, e i fanciulletti o i
giovinotti nativi, senza il minimo riguardo per
un’attività mentale di cui non capiscono il senso, o cui non pensano di
dover portare rispetto perchè a compierla è la bizzarria di uno
straniero,nella sua inferiorità umana, con il loro sguardo ficcante
anticipino l’indiscrezione istantanea delle l domande intemperanti con cui
ti interpellano, che non possono che distoglierti dall’attività di ricerca
in cui ti stai concentrando. Ma a filtrare
l’appressarsi di ragazzi ed anziani erano due giovani che sapevano con me
interloquire in inglese, e che mi assicuravano che il soddisfacimento della
curiosità e degli interessi degli astanti non prevaricassero sulle mie
esigenze di visitatore.
Dei due quello
più affabile mi informava che un mese avanti era morto il
pujari del tempio che faceva da guida a chi
sopraggiungesse occasionalmente, e costui era lo stesso suo nonno paterno,
il che spiegava come in segno di lutto fosse rasato il suo capo, cui
accennavo come a riprova-
Da allora nessun altro
era sopraggiunto da fuori a visitare il tempio, e in onore della mia venuta
reinaugurale, un fanciullo
sopraggiungeva con un vassoio di dolci, che ingentiliva
Ancor più l’accoglienza
che mi si veniva riservando.
Venuto meno il
sikhara originario del tempio insieme con la
varandika, la sua
visita avrebbe richiesto l’indagine visiva solo del basamento e delle
pareti e del portale d’accesso, con la sola complicanza, che già mi avevano
riservato i templi di Amrol, ma che però
mi si sarebbe qui riproposta più intricata, che l’ordine delle divinità
cardinali del tempio vi si era si completato, oltre le tre soltanto che nel
più antico tempio di Amrol , il
Ramesvara, avevano conseguito tale insediamento
tutelare, ma con solo Agni,
Yama e Nirriti
posizionati nel lato direzionale che sarebbe stato il loro, definitivamente.
Come si era verificato nel tempio di
Amrol più tardo il Danebab,
vi si sarebbe ripresentato Surya, per uscire di
scena poi nei templi posteriori, ma invece che occuparvi, come nel
Danebaba, il sito che sarebbe stato
presocché per sempre quello di
Isana, vi sarebbe comparso in luogo dello stesso
re Indra nell’angolo est- sud dove costui si
sarebbe stabilizzato permanentemente. Il seguito
delle divinità a guardia del tempio mi avrebbe riservato, per giunta, tutta
una serie di irregolarità ulteriori rispetto al posizionamento cardinale/
direzionale che sarebbero divenuto quello in pianta stabile degli altri
dikpalas,. Vayus
vi occupava ( occupava) (ndovi
l’angolo) avrei infatti dovuto ricercarlo nell’angolo che sarebbe
divenuto di Varuna,, in luogo del quale avrei
dovuto vedere comparire Hari-hara, per trovarlo
essendovi invece insediato nell’angolo di nord-est che sarebbe
divenuto il presidio definitivo di Kubera.,
mentre in seguito, se tutto tornava, avrei visto una divinità femminile non
meglio precisata prendere il posto che sarebbe stato quello poi fisso di
Isana
Ripresa
l opera del Trivedi ,
con i miei due accompagnatori ed i ragazzi che mi restavano appresso, cui si
univano via via degli anziani incuriositi e
interessati, tra svarioni vari e ravvedimenti repentini, a iniziare dalla
confusione di Surya con l immagini che invece
era di Brahma che campeggiava nella
kapili settentrionale del vestibolo,
stupefacentemene mi disciplinavo a meraviglia
nell’apprendere dando apprendere, al tempo stesso in cui scoprivo che come
il secondo dei templi di Amrol,
dall epoca altomedievale
della sua fondazione era rimasto per i nativi un tempio di culto vivente di
cui si era persa ogni memoria o consapevolezza dell’identità degli dei che
vi erano scolpiti.
Mi si era fatto subito
cenno a Krishna
dadhi-manthana, intento alla angolatura
del latte con la madre Yasoda, in una formella
dislocata incongruamente sopra il portale
d’accesso, talmente travalicante è la popolarità della sua ghiottoneria
birichina del burro delle gopi, di cui non
avrebbe tardato a derubare i cuori stessi fattosi giovinetto, e come non
ravvisare Ganesha nella prima delle divinità di
stanza nelle proiezioni centrali, ma quanto alle stesse divinità cardinali,
o a Kartikkeya riconoscibile per il pavone che
alimenta, quale suo veicolo, o a Parvati in
Pancha-agni-tapas nelle altre nicchie
principali, le cui immagini vi erano di stanza a completare il consesso
famigliare del dio Shiva cui il tempio era
dedicato, come già in Amrol, o
Batesara, o Naresar,
secondo un’ordinanza canonica che avrei ritrovato nelle nicchie inferiori
del basamento dell’ adhisthana del tempio
Chaturbuja di Gwalior,
in cui soggiacevano a quelle superiori di Vishnu
e di due sue incarnazioni, essendo tale tempio in onore
dell onnipervadente,
talmente si era stabilizzata negli ordinamenti iconografici delle maestranze
templari, ciò che dicevo illuminava le menti degli astanti come una
rivelazione originaria.
Errori smentiti,
ripensamenti, correzioni in corso di visualizzazione
e ribadite stabilizzazioni interpretative , ma tutti sembrava
concorrere ad assicurarmi l’attento riguardo di un seguito indefettibile e
ammirato, che cercavo di accalorare della mia passione emozionata, alla
vista dei mirabili ornamenti delle nicchie e della magnificenza della
viridiscenza vegetativa dei pilastri laterali -
prati-rathas che ne
monumentalizzazavano il risalto, ancora gremiti della vitalità
naturalistica dei rilievi Gupta, forse una
primizia del tempio di Dang, tale ricorso a
guisa di paraste dei prati-rathas, come nel
fasce del portale quello di bande in forma di pilastri o
stamba-sakhas, di cui un
sikhara fosse il coronamento terminale. E come non esaltare il
dispiegarsi a ruota retrostante del piumaggio
del pavone di Kartikkeya , a suo insediamento
in un trono di gloria che ne irradiava il fulgore divino?
Già a quello dei due
fratelli che mi era più amichevole, avevo alluso
alla bellezza incantevole dei motivi decorativi delle
tulas che soggiacevano ai pratirathas
lungo la modanatura dei kalasas, o alle
carenature degli udgamas che sormontavano le
nicchie, assumendovi vivaci sembianze leonine in quelle delle nicchie
centrali, al tempo stesso in cui gli indicavo il tetto di un edificio
vicino le trabeazioni che ne sporgevano, le sciahtir,
per fargli intendere che ne imitavano nella pietra le testate
ornamentate che fregiavano i templi
hindu lignei originari. Ne
avrei avuto un ricordo struggente il giorno seguente in
Sihonia , quando l’immensità immane del
Kankamadh mi si sarebbe ridimensionata,
momentaneamente, alla vista del degrado della finezza della grafica
scultoreadelle tulas
che vi comparivano oramai come un residuo arcaico, in epoca avanzata
Kacchapagata, al pari di come in una immagine
ingrandita gigantescamente la risoluzione bassa dei dettagli la sgrana in
una ricampionatura rovinosa..
Una giovane signora
indiana , proveniente dall’America, e nativa di
gwalior, vi avrebbe invece invertito i ruoli
che in Dang mi aveva conferito presso i nativi
la mia pur tormentata cognizione iconica delle loro divinità scolpite,
quando all uscita dal
garbagriha dove si era prosternata in adorazione del
linga al seguito di un gruppo di ragazze che
vi avevano recitato una litania di mantras, mi
faceva presente che la pradakshina che aveva
appena compiuto non si prestava all adorazione
di Shiva, e che avrei dovuto invertirne in un
secondo tempo il corso in senso antiorario, così come mi era imposto ogni
volta, senza che ne avessi tratto il debito insegnamento, dalla piattaforma
circolare che nel Matanghesvara recava sino alla
scalinata d’accesso al linga superiore, intorno
al quale era d’obbligo poi ruotare in senso contrario.
Le pareva buona cosa che
in Sihonia, come in Mitaoli,
Padhavali o Batesara
, non vi fossero che visitatori indiani, e la mia esperienza della
realtà devastante dell’ attratività turistica di
Khajuraho mi induceva a darle conferma mentre ci
congedavamo, pur se poco prima avevo fatto redarguire da un indiano due
ragazzini che stavano scalando una parete dal tempio, mentre un uomo stava
discendendo da una delle nicchie centrali dove per farsi fotografare aveva
preso il posto della statua dells divinità che
vi era un tempo riposta. Degno emulo delle coppie che incorniciano il loro
amore entro gli archi dei mirhab delle moschee
monumentali di Delhi.
In
Gwalior avrei poi assistito
all ingresso seriale al
Teli-ka-mandir. di gruppi di ragazzi che
ne varcavano il recinto solo per scattarvi selfie
e foto amicali di cui il tempio per cui non avevano occhi non era nemmeno lo
sfondo, e nei templi Shash
Bahu all irrompervi comitive
studentesche che vi transitavano solo per riempirli del loro chiasso
berciante, od appollaiarsi e sfilare lungo le trabeazioni di supporto dei
grandi pilastri del mandapa centrale.
In
Dang invece, come già in
Amrol , preso il Danebaba,
mi si veniva a distanza al seguito, mi ci si faceva accanto per condividere
la mia ricerca, farmi domande, mi si conveniva intorno, terminata la visita,
per la serie di domande che dettava loro la curiosità, dopo che un ragazzo
era statio incaricato di recarmi del the con dei
biscotti. Quanti altri paesi avevo
visitato’ Da quando l india era diventato il mio
approdo permanente? ED eero
stato in Pakistan? Com’era sta con me la gente
del Pakistan? “ Come voi, rispondevo sorridendo,
con un dito volto circolarmente, accennando al loro grato
radunarmisi intorno. Per
curiosità ed interesse i pakistani giovani mi si facevano talmente
addosso, dicevo, che a volte era dovuta intervenire la polizia.
E vi avevo trovato templi
hindu? No, a onore del vero, neanche uno,
oltre le moschee soltanto delle chiese cristiane, presidiate dalle forze
dell’ordine. Ma lungo la frontiera vi sono luoghi dove
ihindu e islamici pregano negli stessi templi, come a Delhi sulla
tomba di Sultan Ghari,
o nella Firouz Shah
KKotha. Erano ben
consapevoli, di ciò che aggiungevo , che le cose
vi si fanno gravi se uno lascia la propria religione. Islamica per
unì’altra religione. In India
ritenevano che non dovessi avere avuto problemi a professarmi
cristiano, come confermavo, pur non tacendo delle difficoltà e delle paure
rivelatemi da altri cristiani, E gli indiani nel mondo? E
i loro mandir? Ne
avevo incontrati molti nel mio stesso paese, provenienti dal
Punjab, addetti ai lavori dei campi ed alla
mungitura, altri insediati in ogni parte del mondo, dove i templi che
costruiscono spesso riuniscono i loro tratti hindu
a quelli di chiese, di moschee, luoghi di culto buddisti, per significare
che molte sono le religioni, ma uno solo il loro Dio.
Gli astanti mi
accreditavano oramai di un tale grado di
conoscenza delle universe vicende e delle loro
vestigia culturali, che si passava a chiedermi che cosa mai concernessero le
lastre allineate a noi accanto ai bordi della attuale piattaforma del
tempio. La mano aperta jn
rilevo nella parte sovrastante mi faceva ritenere, come loro
attestavio, che potesse trattarsi, come già in
ERan, di lapidi commemorative del sacrificio di
qualche sati consuma negli antichi tempi , come
loro convenivano persuasi.
L’ora era già tarda, e
mi si provvedeva un passaggio in motocicletta fino a
Gohad Chauraha.,
non senza prima avermi lasciato in dono un pacco di dolciumi, e che
scambiasi le mie generalità e il mio recapito in
facebook con i due fratelli che seguitavano a fungermi da tramite.
V’era tuttavia ancora il
tempo perché con un seguito appresso mi si portasse in giro per il
villaggio, a vederne le case che dei miei accompagnatori erano le
abitazioni, da cui mi si facevano incontro le
donne di casa, dai bancali frontali, i chabutri,
estesi quanto giacigli, le stalle e i covili dei loro animali, tra cui le
capre più care con cui si facevano fotografare, i cumuli simili a covoni di
pani di sterco e i capanni che ne erano i depositi, un santuario
all’aperto ricavato dai resti del tempio.
Dove mi attendeva
l uomo che con la sua motocicletta mi avrebbe
trasportato, uno zio dei due ragazzi, che trepidamente e teneramente mi ci
avevano condotto per mano, erano radunati degli uomini intorno a un fuoco,
degli anziani che erano le autorità del villaggio con i quali, sedevo a
riscaldarmi al calore delle fiamme. Avevano tutti quanti prestato servizio
nell’esercito mi si diceva di loro.
“ Ed
hanno essi combattuto contro il Pakistan? chiedevo
sollevando l’ilarità circostante.
No, si smentiva, nel
congedo finale
“ Finora, chiedevo al
giovane che mi era più caro di tradurre per
tutti, cui avevo appena confidato che mi era stata da loro donata una delle
giornate più belle di tutta la mia vita, forse una delle dieci più
meravigliose, Dang era solo il nome di una
località scritta su un libro. Ora resta scritto
ancor più nel mio cuore”
dicembre 2015 -gennaio
2016
La storia del ragazzo che non portava chaddi
“ Mohammad, ho già un titolo per il romanzo che vengo traendo dalle tue vicende,
insieme al libro sull’amore di cui mi stai scrivendo i capitoli (il primo che
insegna a suo dire che l’amore è vita, il secondo che è cieco, il terzo che è
pericoloso, il quarto che è follia,il quinto che è solitudine e richiede
distanza, se è speciale), sarà il suo titolo “ La storia del ragazzo che non
portava chaddì”, le mutande di cui gli era stato trasmesso in famiglia che
doveva risparmiare l uso e di cui ha fatto a meno sino alla settimana scorsa,
quando si è stracciata una delle sole due paia di pantaloni di cui disponeva,
oltre a quelli scolastici, e siccome l'altro paia era ad asciugare al sole, era
impedito anche ad uscire di casa.
Quando si è recato a provare i pantaloni nuovi che ho provveduto ad
acquistargli, insieme ad un paio di mutande nel “ general store”, e a
scarponcini in similpelle che integrano i soli infradito che porta ai piedi,
dotandolo anche di un paio di calze oltre a quelle che usa solo a scuola, nel
negozio d’abbigliamento ha ricusato energicamente i jeans che indossava più
comodamente, perché, come mi ha poi confidato, se mostrava come gli stavano in
vita lasciava vedere che sotto non indossava nulla.
Mai i giorni seguenti, quando il ragazzo si è rifatto vivo in ufficio, superata
l’infuriata che la mente perturbata di Kailash gli aveva inscenato di nuovo, non
ho assecondato la richiesta che era insita nel suo informarmi che non aveva i
soldi per comperare anche un solo cioccolatino di quelli che aveva promesso alla
sua Laila la notte di capodanno, ( “Mohammad, posso fronteggiare solo l’acquisto
di ciò che ti occorre in ogni eventuale emergenza, è tuo papà che deve tentare
di provvedere al tuo mantenimento e alle piccole spese”), mentre ben volentieri
gli ho acquistato un “ chocolate and banana paratha “, con cui per sole 60 rupie
ha potuto festeggiare con i suoi cari in famiglia il nuovo anno.
Avrei voluto altresì dirgli, in vena d’invenzioni e trovate linguistiche, come
avessi potuto aggiornare la nuova toponomastica di Kundarpurah in Murghipurah,
in luogo già di Chickenpurah, per via dei polli che vi sono allevati quasi in
ogni casa e che ne sono una celebrità, così come a quanto vocifera la trivialità
dei dintorni le sue “ fucking ladies” , che mi aveva proposto sottovoce in
offerta nientemeno che un government office sulla via del ritorno da Rajnagar,
presumendo così di intrattenermi amenamente insieme con il primo cittadino di
Kundarpurah che aveva l onore di affiancare , mentre interloquivano con il
giovane vakil che aveva riso di cuore della mia ridenominazione del borgo di
adivasi e ne aveva coniato la variante integralmente hindi, presso lo spaccio di
te in cui mi ero fermato e in cui ero stato invitato a farmi loro ospite.
Ma dopo che ieri sera Mohammad si è rifiutato di venire in ufficio, dopo averlo
già disertato od avervi fatto il pagliaccio, ogni volta che vi conviene senza
avere altre ragioni o presunti interessi che dovervi studiare, pur di
salvaguardare il suo rapporto con me od il piacere della lettura terminale del
Piccolo Principe, sono mutati il vento è l umore, e con il caro ragazzo mi si fa
di stretta osservanza una quantomai dolorosa astinenza verbale
4 gennaio 2016
E' solo un' illusione di comodo di politici e
ministri e amministratori, che ciò che è pop e turismo o religione di massa
possa essere per i più un viatico alla religion pura , alla cultura elevata o
alla grande politica, anzi, serve ad appagarne il bisogno di spiritualità e di
arte in forme che escludono il passaggio della grande generalità a una fede
autentica e al bello che sublima il tragico, facendone dei devoti di padre PIo e
non di Dio Padre, quale Origine del Bene che orienta la trama di ferro della
necessità senza senso, dei fans di pop star che al più accederanno a qualche
romanza lirica o valzer di Strauss, dei reduci di un pensiero di sinistra tutto
e solo cantautoriale ora allo sbando tra l uno e l'altro esclusivismo
nazional.populista, dei visitatori di monumenti e templi,o mostre ed expo, solo
per inquadrarvisi in selfie con la apposita prolunga che ora è già di rito,
secondo un esempio nefasto che scende dagli stessi loro miserandi ministri e
premier o dallo stesso Pontefice o Dalai Lama..Ed il gusto sarà per loro solo un
fatto di enogastronomia, la vera religione ed arte del nostro tempo, con i chef
quali maitres à penser ad officiarne il culto.
10 gennaio 2016 |
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Del Taj Mahal e dei paradisi
d'amore, discorrendone con Mohammad al rientro da Agra
Quando al rientro da Agra io e Mohammad ci siamo ritrovati stasera a
discorrere su di una delle panche di cemento che fronteggiano il talab dei
nostri incontri, è stato per me inevitabile fargli riprendere tutte le
fantasticherie di cui le guide locali e librarie più corrive o i servizi
televisivi farloccano i soli discorsi sul Taj Mahal di cui sono capaci, per
smontarle di nuovo ad una ad una, come è gioco forza che ne debbano
decostruire le fandonie anche i più autorevoli storici e critici.
E riaffiorava la “ leggenda”del Taj Mahal bianco e di quello nero sull'
opposta riva, di mani e teste tagliate ai costruttori perchè non ne
rivelassero l enigma architettonico...
“ Mohammad si raccontava la stessa storia per le Piramidi d’Egitto e
l'accesso alle tombe interne dei faraoni… Ma se si suppone che lo stesso
Shah Jahan ne sia stato l’architetto progettista… Se c’è poi al mondo una
meraviglia che almeno quanto alle sue forme può essere ricostruita tale e
quale in ogni sua parte questa è proprio il Taj Mahal, sempre che si ritrovi
un marmo favoloso simile quello che vi è stato impiegato , di cui si sa
benissimo la provenienza dal Rajasthan, dalle cave di cui ti ho detto di
Makrana,. Tutto vi è simmetria di una precisione assoluta, non vi sono
statue o dipinti, ogni sua decorazione è riproducibile nel suo disegno…”
“ E’ che sarebbe oggi impossibile per quanto costerebbe..
“Questo di sicuro. La storia poi che il Taj Mahal fosse prima ancora un
tempio di Shiva… “ anche se non gli ho taciuto che della stessa Kaba si
dice, forse con qualche ragione, che fosse prima di Maometto un tempio
cristiano, il che non significava che non sia oggi islamica al cento per
cento..
“Mi meraviglia piuttosto che non ti sia stato raccontato anche di qualche
passaggio segreto che lo collegasse con il Red fort…. Le guide così si
perdono in tali discorsi, e non dicono che entrando nel giardino del Taj
Mahal tu ti ritrovi con l'amatissima Mumtaz Mahal di Shah Jahan, che vi è
sepolta nel trono di gloria di Allah il Misericordioso, nel Paradiso della
vita oltre la morte, che già in terra vi appare come secondo il Corano è il
mondo dove vivono i santi, con i char bagh, i quattro giardini tracciati
dalle sue acque e gli hest behest, le sue otto porte di accesso, tante
quante sono quelle che conducono da otto stanze alla sala ch'è al centro del
Taj Mahal, (tante) al pari di quanti sono i modi in cui si può entrare con
una vita santa in Paradiso, - che in urdu come è detto?”
“ Jannat”
Forse è stato il mio essermi riferito alle statue che gremiscono invece i
templi hindu, di una calda fattura manuale particolarissima,invece
irriproducibile, particolarmente in quelli più piccoli e remoti e sperduti,
e a me così cari, ( così come lo sono i loro rilievi vegetali, che come le
(nostre) pievi romaniche occidentali caratterizza per me caramente proprio
quelli più piccoli e remoti e sperduti), che ha indotto il ragazzo poi a
raccontarmi di come il Profeta potesse essersi rifatto allo stesso induismo,
di cui non c’è menzione nel Corano, quando negò che si potesse onorare Dio
in un idolo di pietra. Maometto, l ho subito corretto, non vi fa riferimento
che a ebrei e cristiani ed ai loro profeti quali suoi precursori , meno
perfetti, e gli induisti per lui sarebbero rientrati nel novero dei popoli
che invece adorano empiamente molti dei.
Quanto al cristianesimo, gli ribadivo che per me svuotato di ogni suo
carattere storico, si riduceva alla rivelazione che Dio è amore, e che come
tale attrae la realtà del mondo che il suo stesso essere amore vuole che sia
da lui libero e indipendente, anche se in tal modo lascia che vi sia così
tanta violenza, proprio quanto un magnete faceva si che la metà del cuore
che la sua Muskan gli aveva regalato e che recava inciso “ My love”,
restasse attratta dall'altra metà con scritto “ for ever”, che la giovinetta
aveva preservato per sé.
Come Mohammad mi approfondiva meravigliosamente, del resto gli stessi
induisti non si considerano tali, per essi esistendo piuttosto il sanatana
dharma, il loro eterno sentiero verso il Paradiso, di cui aveva discorso con
un loro sadhu.
“ Mi ha detto che come islamico non rispetto il sanatana dharma perché
mangio carne.”
"E tu che cosa gli hai risposto?"
Gli aveva esibito come ora a me la sua dentatura, per dimostrargli che se
negli incisivi era come quella dei bovini che si nutrono d’erba, nei canini
era come quella delle tigri che si nutrono di carne.
E il sadhu?
“ Mi ha detto che mangiando carne divento come gli animali feroci”
"E tu, a tua volta?"
“ Gli ho risposto che mi nutro di carne di animali buoni e pacifici come i
buoi e i montoni, e che così divento come loro buono e pacifico”
“Mi sa , Mohammad, che il tuo Dio più che Allah sia il chicken biryani… Lo
sai che c’è chi crede che anche gli animali abbiano un anima e che anche per
loro ci sia un jannat? E tu li mangi...Così li aiuti a raggiungerlo prima,
eh’?”
“ Certo” ha annuito il ragazzo, mettendosi a riderne “ Ma un documentario
americano ha dimostrato come certe macchine possano registrare la sofferenza
delle stesse piante se ne tagli una parte. Anche loro hanno vita, che quel
sadhu vegetariano uccide…”
"Mohammed dovresti a proposito parlarne con un jain. Certi di loro non
scavano nemmeno buche nel terreno. Forse ti direbbero che ti puoi nutrire
solo di frutti o di foglie, non di piante intere che strappi…
“ Come gli spinaci…”
“ Tu stesso ti ricordi cosa mi dicevi, quando ti rifiutavi di nutrirti di
pomodori? “ But they have family! Ed ora come la metteresti, se ti nutrissi
di loro?
“ Direi che si tratta solo di pomodori gay o di rape lesbiche…”
Che dunque come tali si potevano uccidere? Era troppo il puro incanto delle
parole divertenti del ragazzo per seguitare una schermaglia da cui il suo
cuore già sapevo che sarebbe uscito sprigionato.
Al suo ripetermi come in Agra, che se lo avessero spinto ad andarsene
dall'India come gli altri musulmani, lui avrebbe risposto che si sarebbero
portati appresso il Taj Mahal, come tutte le cose belle che vi avevano
costruito, preferivo chiedergli se si ritenesse più indiano o musulmano.
“Indiano”, era la sua risposta “ E’ questa la mia terra. Ed è più di noi
mussulmani che degli hindu.
Perché quando moriamo veniamo calati nel suo suolo, mentre gli hindu
finiscono in polvere nel vento”
Non mi restava prima di lasciarci per poi ritrovarci in ufficio, che di
chiedergli quale nuovo capitolo figurasse nel suo libro sull’amore.
Più non ricordava bene i titoli dei precedenti, ma se ne doveva aggiungere
ora uno ulteriore, sarebbe stato quanto l amore sia luce della vita e
insieme sporco
“ E criminale”
Ce n' era abbastanza, per non aggiungere più altro che le affinità della
nostra corrispondenza affettiva
10 gennaio 2016
Di fantasmi sugli alberi e delitti di mafia
“Lo sai, Rico, mi ha detto Mohammad nel ricontattarmi prima di venire in
ufficio, che ieri sera ho visto dei preta?”
Per chi lo ignorasse, i preta sono degli spiriti dei morti.
“ Erano su di un albero, e mi hanno invitato a salire con loro. “ Vieni su,
Mohammad”. Ma io piano piano mi sono allontanato, e poi sono fuggito di
corsa verso casa. A a papa e a mamma però non ho detto niente per non
spaventarli.
Quando è sopraggiunto in ufficio, l ho accomodato con tutti gli agi del caso
perché scendesse nei dettagli.
Come nelle più improvvide fiabe gotiche, erano già passate le dieci di notte
quando i genitori l hanno incaricato di andare a raccogliere legna. Egli ha
colto l’ occasione per uscire con un amico che poi ha lasciato lungo la
strada, inoltrandosi da solo nella giungla, circa per tre chilometri. E’
stato mentre era chino a raccogliere sterpi, che ha iniziato a sentire un
ronzio di voci, poi quel richiamo distinto . Dei preta aveva visto solo le
vesti , una sorta di lungo kurta, quale quello degli sciiti, ed era stato in
grado di riconoscere dalla capigliatura che erano un uomo e una donna.
La loro voce era simile a quella dello zio che ci aveva accolto in Kanpur.
“ E se tu avessi fatto come ti chiedevano?
“ Mi avrebbero preso sull’albero e sarei finito nel Nirvana”
Mohammad, che dall’accaduto non sembrava tuttavia scosso quanto era lecito
attendersi, dopo essere fuggito via di corsa ne aveva parlato con l’amico
che l’aveva atteso per strada, e che dell’avvenimento non era sorpreso.
Nello stesso posto un uomo era stato cremato dai parenti anni addietro.
E come meravigliarsi? Mi ricordavo ancora dei due ragazzi di Rajnagar che
erano rimasti uccisi viaggiando in motocicletta mentre io ero ancora in
Italia? Tempo fa il fratello più grande dell’addetto del chiosco dove ci
siamo sfamati di chicken byriani era stato sbalzato di sella dal fantasma di
uno dei due, che con l'altro se ne stava appostato sempre su di un albero.
“ Ora tutti e due fanno i preta in Rajnagar”
“ E se a tua volta ti richiamassero, perché lo farebbero?”
“ Per avermi con loro a fargli compagnia “
Ma ieri sera non è accaduto per la prima volta che abbia avvistato oppure
avvertito dei preta. Era già avvenuto in Kanpur, non nelle rovine della
vecchia fabbrica britannica della cui infestazione di spiriti mi aveva già
parlato, ma in un parco dove sussistono ugualmente delle rovine, ed in cui
aveva voluto inoltrarsi nonostante lo si dicesse anch’esso spiritato.
“ A un tratto ho sentito toccarmi la spalla. Mi sono voltato e non ho visto
nessuno. Poi ho avvertito che mi si prendeva per mano. Mi sono voltato di
nuovo, e di nuovo non ho visto nessuno, mentre una voce mi diceva “ Mohammad,
vieni”…”
Anche allora se l era data a gambe, fino a che non aveva raggiunto un
conducente di autorickshaw , che nel trasportarlo via gli aveva detto che
doveva aspettarselo.
Del ragazzo mi sono ricordato , a mia volta, la paura dei fantasmi che in
lui era sopraggiunta, quando ci siamo ritrovati attardati di sera lungo la
strada tra i campi di ritorno da Bhyathal, confidando nella mia presenza per
discacciare i suoi timori.
Com’ era possibile, che anche ieri sera, non avesse avuto paura ad
inoltrarsi per chilometri nella giungla da solo, quando per di più era il
cuore della notte?
Gliene ho chiesto la ragione ed il ragazzo " E' del buio che ho paura. In
bicicletta viaggiavamo senza luce, nella giungla avevo una torcia".
Ed io, avevo visto mai fantasmi? O la mafia, in Italia?
Dalla sua replica alla mia obiezione che la mafia è una realtà invisibile,
che si tiene nascosta, ho inteso che mi chiedeva se avessi assistito ad
omicidi di mafia.
Lui si, invece, due nella sua Kanpur, di un uomo che era stato raggiunto per
strada a revolverate, di un altro che era stato pugnalato al ventre, dopo
che gli avevano mozzate le dita della mano.
E quando era sopraggiunto rispetto al misfatto ? In tempo per sentire la
vittima gridare “ lasciatemi, non fatemi niente”, contorcendosi dal dolore.,
prima comunque della polizia, che era intervenuta solo dopo quindici minuti,
almeno questo un dettaglio quantomai realistico.
Erano due dei cinque delitti cui mi aveva già detto di avere già assistito
in Kanpur ora meravigliandosi che a me non fosse invece capitato di vederne
nessuno.
“Due volte i pretas, cinque delitti, io sì che sono invece a perfect man ”
mi ha sorriso con divertita superiorità.
E se l indomani provassimo a ritornarci insieme?
" No problem... I run fast Io corro via veloce.... Così ti farai un Babbà
Preta. E italian language andrai ad insegnarlo agli altri preta sugli
alberi".
16 gennaio 2016
“Un tempo , dicevo ieri a
Kailash, insieme raggiungevamo l India del Sud, il Ladak, il Nepal. Ora
con te mi è impossibile andare anche solo qui al Bengala Restaurant,”
E fosse solo questo ciò
che mi riserva l owner of my life.
Con lui non è più
possibile niente di niente, se non quanto mi è ancora dato di fare
per evitare che distrugga con il suo futuro anche il mio e quello della
moglie e dei figli. Totale è la sua mancanza di fiducia nella mia
fedeltà, per quanto mi costi essergli indefettibile, seguitare a
impoverirmi per lui e i nostri cari, il distaccarmi di nuovo dai mie
quieti ozi italici per fare immancabilmente ritorno nel suo inferno
mentale
Posso solo chiedergli di
far andare a scuola al mattino regolarmente Chandu e Poorti. Di
riprendere un lavoro che non offre guadagno , una volta che si sia
risvegliato dal rituale del suo imperdibile sonno pomeridiano
Nulla sa riconoscere o
d’apprezzare di quello che seguito qui a fare e ad essere , quando non
è certo a lui che indirizza la sua gratitudine chi si è avvalso di noi.
Non significa niente, né mai ne fa cenno, perché Katerina sia di
ritorno fra noi.
Il suo commento alla
notizia che gli ho recato mi ha suscitato il più livido disgusto, come
qualcosa di gelidamente schifoso..
Ed in seguito,
raccogliendo ogni maldicenza del maschio luridume locale sul conto di
lei, ha infettato anche questa mia amicizia, come già quella con
Mohammad, con ogni altra persona, cliente o studente o maggiorente con
cui entri in contatto, con la folle pretesa di proteggermi che
mortifica ogni mia linfa e possibilità vitale.
Anche di lei è geloso, di
una gelosia che è la sola passione della sua inaffettività, perché
felicitarsi del suo arrivo significa riconoscermi qualcosa in merito,
ovvero che è per la gentilezza e le premure che le è ho manifestato in
Delhi che su noi lei fa riferimento al suo ritorno in India.
E quanto meno egli è
capace di fare e di essere, tanto più ha paura di perdermi , e negandomi
la felicità e la liberta come la vede balenare nel mio sguardo, che io
oramai, come i suoi figli, ritrovo in India solo allontanandomi da lui
o tenendolo a distanza, fa di tutto perché lasciare tutti e tutto quanto
diventi inevitabile, nonostante l immensità del bene che voglio in
particolare a Chandu, , e mentre si affida al cibo squisito che mi
imbandisce ad oltranza per fagocitarmi nella mia pinguedine, nella così
ispida e invida Khajuraho, che sulla sua mente ha cosi facile presa, mi
aliena mentalmente dalla mia ricerca sugli antichi templi dell India e
osteggia implacabilmente l’amicizia sconfinata che unisce me e
Mohammad., in una gelosia possessiva ch’è un’odiosa immane ingiustizia
nei confronti di entrambi. E dei suoi stessi figli, trasformati in
delatori dei nostri incontri.
Quasi che impedendogli di
accedere alla nostra casa, diventando un incubo per entrambi il suo
farsi un lupo ogni notte incombente, non impedisse anche a Chandu e ad
Ajay la frequentazione di un amico del loro stesso cuore.
Mi addebitava di volergli
più bene e di prendermi più cura di lui che dei suoi stessi figli.
E se cosi è ? Forse che a
loro piace venire, stare, parlare con me, alla stregua del padre, o
forse che hanno mai anche solo qualcosa da dirmi? pur se almeno nei
confronti di Poorti e Chandu, non ho espresso che riguardo delicato o
amore smisurato ? E forse che Ajay , verso il quale ho un debito
immenso per la fiducia che nutre nei miei confronti,ha mai in testa
qualcosa da chiedermi, o di suggerirmi di fare, quanto a ciò che intenda
mai fare di sé e della sua vita?
Quanto poi al trascurarli,
forse che dipendono da me le infezioni cutanee di Chandu , se per dieci
giorni non lo si è cambiato d’abito né gli si è fatto il bagno? O è
perché non lo ho a cuore, che dico di non drammatizzare, già presagendo
oncle Kailash di perderlo anche solo per questo, come Sumit? E Vimala,
che posso farci se ricusa l’uso della lavatrice e preferisce restare
con i piedi in perpetuo ammollo infettandoli a sua volta?
Certo, nemmeno Mohammad,
come Ajay, benché intenda invece ogni senso del Piccolo Principe, e
rammemori tutto ciò che illustro nei viaggi e di cui Ajay non ha alcun
interesse a salvarne frutto o ricordo, di fatto avvalora ciò che cerco
di lasciare ad entrambi in eredità, o la sua mente fantastica di cui
patrocino gli studi. E i voti infimi della prove d’esame danno ragione
appieno alle supposizioni di Kailash , sul fatto che si prenda solo
gioco con menzogne su menzogne del mio esborso per farlo studiare di
farlo studiare Ma quando mi saluta come “ my old bambino” sento che in
Khajuraho è il solo capace di amarmi e di essere amato per ciò che è la
mia mentalità e la mia capacità di amare.
Gli chiedevo in merito,
stasera, perché non abbia mai preso in reale considerazione i miei
intenti di fargli gestire insieme ad Ajay un banchetto con le
suppellettili e gli oggetti personali di fattura artigianale che
possano incontrare il gusto dei visitatori indiani che sempre più
affollano Khajuraho in luogo di quelli stranieri.
“ E non lo sai, che è
perché temo le reazioni di oncle Kailash?”.
“ E quali potrebbero mai
essere, se ad esempio, di un articolo che mi è costato 80 rupie e che
si rivende per cento, lascio dieci rupie di guadagno a te, e dieci ad
Ajay?”
“ Non lo sai , che se uno
cerca il drama,, trova sempre le ragioni per crearlo?”
“ You are like a bargad,” (“tu )sei come un banyan,”
mi dice Mohammad,
tra un seguito e l’altro insieme a me con la Laila
Layla, di cui è Majnu Majnun
dei capitoli del libro dell’amore che in riva al
talab
insieme stiamo compitando con le sue parole di
ragazzo,
il primo che insegna che l’amore è vita,
il secondo che è cieco, il terzo che è pericoloso,
il quarto che è follia,
il quinto che è solitudine e richiede distanza, se
è speciale
“ E perché ( mai) sono/sarei io mai
come un banyan, gli chiedo io schermendomi
con inquietudine curiosa, corrusca,
per la natura epifita dell’albero, che a insegna
simbolo dell India,
che sino a farsi ( esso) gigantesco
splendore
cresce nel suo germe strangolando la pianta che
l’alberga ne è ospite,
“ Perché come un banyan con la sua chioma
tu copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con quali mai quante accresciute
aeree radici protendendomi al suolo,
Dio solo lo sa con che quante accresciute aeree
radici protendendomi al suolo,
quando di Kailash
di Kailash devo farmi il guaritore ferito, che fu ad infettarlo ne fu
l’ infettante,
perché la luce dei giorni non oscilli della sua
stessa follia,
allorchè l’eccedenza elargitaci dal
fratello del mio cuore
s’intorbida dell’ è l’acqua amara
dell’offerta della gelosia,
mentr’io di nuovo solo m’illudevo come
a un incanto dei miei giorni finali
che Mohammad fosse alfine/ oramai salutato
quale infine l’amico di noi tutti,
“così ora eccomi Babbà Bargad, scherzo e rido con
il (mio) ragazzo,
in attesa, nel sole che tralucendole tramonta sullo
specchio dell’ acque,
che sia la volpe che ama il Chota Raja Kumari
che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che
riserva amare una rosa ( la rosa che ( si) ama) -
ritornando a quanto sia già passato e trascorso dal
mio nuovo arrivo
Bhai Doj in luogo della madre ha ricondotto
a noi riconducendoci un Ashesh giovinetto,
di ritorno oltre la soglia dei lumi accesi per i
passi di Laxmi,
oltre la soglia, di ritorno,
dei lumi accessi per i passi di laxmi.
dello sterco infiorato dei chabutri della govardhan
puja.
Tra gli oculi di vessilli al vento di
piume di pavoni
Rifulsero dopo già s’ incrociarono
remote nel sole
le schermaglie di corpi e di fusti di bambu
nelle danze diwari convenute/ concorse a festa
per Deepawali
nel concorso a festa delle danze diwari
convenute/ concorse a festa (il di di) per
Deepawali
fino al gremitio di donne in sari
delle gradinate da cui ascendere al lingam,
e poi Amrol, Dang, Sihonia,
i templi del forte di Gwalior,
già fulgore di una felicità rimpianta,
Laila - Majnu are the names of
the characters based on Arabic/Persian short story named "Layla Majnun".
It has got nothing to with Romeo and Juliet.
Fluttuante
La luce dei giorni non fluttua più follia/ oscilla
più di follia fluttuante
La luce dei giorni non fluttua più follia
Da che l’eccedenza del fratello del mio cuore
elargitami (dal fratello del mio cuore / da Kailash)
Non è più l’acqua amara dell’offerta della gelosia,
E Mohammad è ora l’amico di noi tutti,
Bhai Doj in luogo della madre ha ricondotto
a noi riconducenci un Ashesh giovinetto,
di ritorno oltre la soglia dei lumi accesi per i
passi di Laxmi,
oltre la soglia, di ritorno,
dei lumi accessi per i passi di laxmi.
dello sterco infiorato dei chabutri della govardhan
puja.
Tra gli oculi di vessilli al vento di
piume di pavoni
Rifulsero già s’ incrociarono nel
sole
le schermaglie di corpi e di fusti di bambu
nelle danze diwari convenute/ concorse a festa
per Deepawali
nel concorso a festa delle danze diwari
convenute/ concorse a festa (il di di) per
Deepawali
fino al gremitio di donne in sari
delle gradinate da cui ascendere al lingam,
ed ora ci attende solo gyaras di gyaras.la
scia di gloria
che in una scia di gloria li riporti nei cieli
dei nostri cuori.
dicembre
2015
“Lo sai, Rico, mi ha detto Mohammad nel
ricontattarmi prima di venire in ufficio, che ieri sera ho visto dei
preta?”
Per chi lo ignorasse, i preta sono
degli spiriti dei morti.
“ Erano su di un albero, e mi hanno
invitato a salire con loro. “ Vieni su, Mohammad”. Ma io piano piano
mi sono allontanato, e poi sono fuggito di corsa verso casa. Ma a
papa e a mamma non ho detto niente per non spaventarli.
Quando è sopraggiunto in ufficio, l ho
accomodato con tutti gli agi del caso perché scendesse nei dettagli.
Come nelle più improvvide fiabe
gotiche, erano già passate le dieci di notte quando i genitori l
hanno incaricato di andare a raccogliere legna. Egli ha colto l’
occasione per uscire con un amico che poi ha lasciato lungo la
strada, inoltrandosi da solo nella giungla, circa per tre
chilometri. E’ stato mentre era chino a raccogliere sterpi, che ha
iniziato a sentire un ronzio di voci, poi quel richiamo distinto .
Dei preta aveva visto solo le vesti , una sorta di lungo kurta,
quale quello degli sciiti ed era stato in grado di riconoscere dalla
capigliatura che erano un uomo e una donna.
La loro voce era simile a quella dello
zio che ci aveva accolto in Kanpur.
“ E se tu avessi fatto come ti
chiedevano?
“ Mi avrebbero preso sull’albero e
sarei finito nel Nirvana”
Mohammad, che dall’accaduto non
sembrava tuttavia scosso quanto era lecito attendersi, dopo essere
fuggito via di corsa ne aveva parlato con l’amico che l’aveva atteso
per strada, e che dell’accaduto non era sorpreso.
Nello stesso posto un uomo era stato
cremato dai parenti anni addietro.
E come meravigliarsi? Mi ricordavo
ancora dei due ragazzi di Rajnagar che erano rimasti uccisi
viaggiando in motocicletta mentre io ero ancora in Italia? Tempo fa
il fratello più grande dell’addetto al chiosco dove ci siamo sfamati
di chicken byriani era stato sbalzato di sella dal fantasma di uno
dei due, che con l'altro se ne stava appostato sempre su di un
albero.
“ Ora tutti e due fanno i preta in
Rajnagar”
“ E se ti richiamassero, perché lo
farebbero?”
“ Per avermi con loro a fargli
compagnia “
Ma ieri sera non è accaduto per la
prima volta che abbia avvistato o avvertito dei preta. Era già
avvenuto in Kanpur, non nelle rovine della vecchia fabbrica
britannica della cui infestazione di spiriti mi aveva già parlato,
ma in un parco dove sussistono ugualmente delle rovine, e in cui
aveva voluto inoltrarsi nonostante lo si dicesse anch’esso
spiritato.
“ A un tratto ho sentito toccarmi la
spalla. Mi sono voltato e non ho visto nessuno. Poi ho sentito che
mi si prendeva per mano. Mi sono voltato di nuovo, e di nuovo non ho
visto nessuno, mentre una voce mi diceva “ Mohammad, vieni”…”
Anche allora se l era data a gambe,
fino a che non aveva raggiunto un conducente di autorickshaw , che
nel trasportarlo via gli aveva detto che doveva aspettarselo.
Del ragazzo mi sono ricordato di nuovo
, a mia volta, la paura dei fantasmi che in lui era sopraggiunta,
quando ci siamo ritrovati attardati di sera lungo la strada tra i
campi di ritorno da Bhyathal, confidando nella mia presenza per
discacciare i suoi timori.
Com’ era possibile, che anche ieri
sera, non avesse avuto paura ad inoltrasi per chilometri nella
giungla da solo, quando per di più era il cuore della notte?
Ed io, avevo visto mai fantasmi? O la
mafia , in Italia?
Dalla sua replica alla mia obiezione
che la mafia è una realtà invisibile, che si tiene nascosta, ho
inteso che mi chiedeva se avessi visto omicidi di mafia.
Lui si, invece, due nella sua Kanpur,
di un uomo che era stato raggiunto per strada a revolverate, di un
altro che era stato pugnalato al ventre, dopo che gli avevano
mozzate le dita della mano.
E quando era sopraggiunto rispetto al
misfatto ? In tempo per sentire la vittima gridare “ lasciatemi, non
fatemi niente”, contorcendosi dal dolore., prima comunque della
polizia, che era sopraggiunta solo dopo quindici minuti, almeno
questo un dettaglio quantomai realistico.
Erano due dei cinque delitti cui mi
aveva già detto di avere già assistito, ora meravigliandosi che a me
non fosse invece capitato di vederne nessuno.
“Due volte i pretas, cinque delitti, io
si che sono invece un uomo perfetto” mi ha sorriso con divertita
superiorità-
16 gennaio 2016
dei tuoi giochi
27 gennaio 2016
You are like a bargad,” “sei come un
banyan,” mi dice Mohammad,
tra un seguito e l’altro, con la
Laila di
cui è Majdun,
in riva al talab dei capitoli del libro
dell’amore
che insieme stiamo compitando con le
sue parole di ragazzo,
il primo che insegna che l’amore è
vita,
il secondo che è cieco, il terzo che è
pericoloso,
il quinto che è solitudine e richiede
distanza, se è speciale.
“ E perché sarei io un banyan?”, gli
chiedo schermendomi
con inquietudine curiosa,
per la natura epifita dell’albero,che a
insegna dell India,
sino a farsi gigantesco splendore
nel suo germe cresce strangolando
“ Perché come un banyan con la sua
chioma
tu copri e proteggi la vita di noi
tutti”,
con quali mai aeree radici
protendendomi al suolo,
quando del fratello del mio cuore, per
lui l “oncle”, devo farmi il guaritore ferito, che ne fu l’
infettante,
perché la luce dei giorni non oscilli
della sua stessa follia,
tanto più se l’eccedenza elargitaci
l’acqua amara è dell’offerta della
gelosia,
per cui torna a farsi lupo quando s’intenebra
la mente
con le frigide ombre cui cede
mentr’io m’illudevo a un incanto dei
miei anni finali
che Mohammad fosse la delizia di noi
tutti
“così ora eccomi Babbà bargad, scherzo
e rido con il ragazzo,
in attesa, nel sole che tralucendole
tramonta sullo specchio delle acque,
che sia la volpe che ama il Chota Raja
Kumari
che al mio Piccolo Principe riveli il
seguito che riserva amare una rosa .
Scuole indiane
Mi sono davvero reinventato qui in India, se sono al limite del
collasso nervoso per il fatto di dover pagare più le vacanze che i giorni di
scuola degli insegnanti delle scuole private si nostri bambini, vuoi per le
vacanze intervallate a quelle normative tra un test e l'altro d'esame, vuoi
per quelle che sono subentrate dopo il travaglio di tali prove , vuoi per
quelle originate da un fantomatico freddo, vuoi per quelle che le scuole si
sono concesse per preparare gli allievi ai penosi saggi di danze in cui
competono nel farsi spietata propaganda per il Republic day, vuoi per il
concorso di pittura oggi in Silpgram, il nuovo cimento competitivo tra l una
e l altra di simili esose scuole alternative, cui una volta che hai pagato
la retta non importa nulla dell effettiva presenza scolastica dei loro
customers, o presunti studenti. come fantasmaticamente li si voglia
chiamare.
Va altresì detto che poi altri insegnanti occorre pur pagarli per le lezioni
private cui i bambini bisogna pur mandarli, per recuperare quello che così
non apprendono alle loro scuole di "pappagallato"
29 gennaio 2016
Da Khajuraho, a Bamnora, Beni Gangi
Poco prima del sinuoso ingresso nell’intrico della vecchia Khajuraho, così
simile all'arroccamento tra le sue mura del suo riottoso* induismo, si apre
sulla sinistra la stradicciola da intraprendere per iniziare il nostro
itinerario, che costeggia l’acquitrino del Ninora Sagar. Nel suo breve
tratto iniziale, un maialucolo nero che s'intrufoli nel vostro percorso
lasciando le sue abituali immondizie od il liquame di scolo, delle donne
alla pompa dell'acqua con accanto il loro vasellame metallico da rilavarvi,
od intente ad intrecciare con la paglia dei cesti, altre che sopraggiungono
tra greggi ed armenti nel clangore dei loro campanacci, con in testa un
carico di sterpi o recando il loro fascio dell'erba stagionale, delle
bambine che spalmino di sterco propiziatorio la soglia di casa, tra lo
strombazzare di autoricksaw e di motociclette, di trattori agricoli o vagoni
di trasporto, consentono di essere pienamente immersi nell' India anche a
chi ci si ritrovava soltanto, mentre ergentesi sull’arginatura del bacino
del talab, già si prospetta il primo dei templi della nostra peregrinazione
mirabile, il tempio al dio Brahma *, come erroneamente siamo indotti a
denominarlo dalle supposizioni locali. indissociabile.
Dall’alto della scalinata, ultimata la visita del tempio con la
circumambulazione esterna del chaturmukkha, il bacino lacustre del Ninora
talab si offre alla nostra vista sino all’opposta sponda, in cui pascolano e
vanno in ammollo bufali e circolano bambini. Di fronte invece all'entrata
del tempio, il vecchio villaggio ci concede a sua volta un suo brano
significativo che ci anticipa la fatiscenza, sino allo sgretolio estremo, in
cui ritroveremo superstiti negli ulteriori villaggi gli edifici di fango, in
contrasto con il rosso fulgore dei filari di mattoni cotti in cui resistono
all’usura del tempo le murature delle altre costruzioni tradizionali, tra il
sovraergersi, sopravanzante, dei fabbricati più recenti, e di piani
aggiuntivi, con supporti in cemento e travature metalliche.
Presentano, le case in mattoni, le forme grezze e solide che consentono le
intese edilizie tra capomastri e committenti , secondo la logica
architettonica, o Vastu vidya, che sovrintende il fabbricare hindu dalla
notte dei tempi dei Silpashastra*, gli antichi trattati canonici che tali
norme rielaborarono. Sui dossi che si avvallano tra le rovine di alcuni
edifici diroccati, se non è la stagione delle piogge ci apparirà l’ altra
più alta nota di colore, ocra, del paesaggio rurale, dataci dai pani di
sterco stesi al sole a seccare, nel brillio dei filamenti di paglia
incorporati. Ci si offra a tutta la loro vista benefica, è il loro consumo
energetico, per la cottura dei cibi, il riscaldamento, o la messa in fuga
degli insetti molesti, ad opera delle dense fumigazioni che ne emanano
aromatiche, che salvaguarda gli alti fusti e il diramarsi degli splendidi
alberi che vedremo frondeggiare tra i coltivi:
E già non c'è tregua alle nostre emozioni, Come cessano i caseggiati da cui
si risalga in strada, oltre tutta l’ immondizia e la verde pastura dell’
immensa radura successiva, in cui pascono copiosi quanto stenti armenti, e
bambini e ragazzi hanno la buona grazia di allestire oltre il rivolo di
scolo un campo di cricket, alla vista si dona tutta quanta la grazia del
tempio Javari, sullo sfondo d'incanto dei rilievi *Vindhya, mentre sulla
sinistra si profila la mole del tempio Vamana.
Tornati dalla sua visita a rivedere il cielo di questo mondo, solo poche
centinaia di metri di aperta radura ci separano più oltre dalla cancellata
che racchiude il tempio Vamana,** dedicato anch'esso al dio Vishnu, ma nella
sua incarnazione, in Vamana Trivikrama.
Lasciati alfine gli antichi templi Chandella, per disaffaticare la mente ci
si può addentrare nel recinto calcinato, che tra edicole sparse, sfusi yoni
e lingam e devoti Nandi in adorazione di Shiva, ospita un tempietto di Durga*
ed uno di Hanuman*, come anticipano le bandiere rosse e gialle all'ingresso,
e sulla soglia del tempio di lato della Devi, due leoni in pietra colorata,
che minacciosi ringhiano ai bordi del cancello d'entrata. I templi riposano
all'ombra eminente di piante sacrali d'alto fusto tra le quali , su un
peepal ed un neem, -venerabilissime e venerate piante su cui rinvio il
discorso ad una loro comparsa più fenomenale,- grandeggia un banyan, o
bargad*, la cui chioma tracima la cinta muraria. E il banyan, a insegna dell
India, pianta epifita che fino a farsi gigantesca cresce da un seme ch'è
albergato da una pianta ospitante, fino a tal suo grado di detrimento checon
le radici che emette, a guisa di tronchi, la strangola fino a farla morire.
Cielo ed aria, od acqua piovana, al banyan occorrono ma non bastano, per
questo si protende al suolo con i grovigli delle sue radici aree e le loro
barbe soffocanti, che consentono di ravvisare i banyan inconfondibilmente
Tra le foglie lustre, ovali, dal picciolo ghiandolare ove se ne diparte la
nervatura della lamina fogliare , alle estremità dei rami ne crescono a
coppie i fichi rossicci, senza invece alcun loro peduncolo , ospitando
ciascuno finanche ottanta vespe inoffensive . Ma tali parassiti non
scoraggiano di certo a nutrirsene uccelli e scoiattoli, sicchè l'albero è
preannunciato alla vista dai suoi ospiti canori che vi si affoltano, in
primis i pappagalli dal piumaggio smeraldino..
(La cenere sparsa sotto il trisul, o tridente di Shiva, la quiete in cui
tutto riposa all'interno del complesso, compresi il custode e l'officiante
immersi nel sonno, mentre solo qualche refolo di vento può sommuovere le
bandiere rosse e gialle, è la serenità del Dio tremendo che soggiace
immanifesto, nel tormento mentale che qui cerchi sollievo.)
Il seguito del percorso si addentra in un breve succedersi di casolari, e
rustici e stalle, ch'è di conforto alla rianimazione spirituale del tempio
Vamana cui gravitano intorno,quasi che senza il loro soccorso e degli alberi
che gli frondeggiano appresso, esso già fosse poco più che un caro estinto
monumentale, fino a che dal fondo sterrato emerge il profilarsi dell'asfalto
che ci reca sollievo. Le sue anse lasciano sulla destra una spianata dai
caldi colori, tutto un intrecciarsi di piste tra le radure che ospitano nei
giorni di festa giocatori di cricket, con occasionali wicket, per inoltrarsi
tra i coltivi e l'addensarsi delle grandiose piante che li recingono, una
moltitudine che si infittisce in lontananza, contro lo stagliarsi
all'orizzonte delle alture montuose, che appaiono più ancora alla vista
quali dei maestosi rilievi nelle loro alture dimesse-
Se invece si prosegue fronteggiando il tempio Vamana, ci si ritrova nella
pulverulenza dello slargo di piste, che si dipartono l una dall altra per
ricongiungersi insieme, nell’aridità di una vegetazione stenta ch’è di
nutrimento solo a volatili saltabeccanti Spuntano massi qua e la
disseminati, o singolarmente disposti circolarmente, di rocce di un colore
rossastro che emergono da un suolo di una ferruginosità grigio-giallastra.
il cui fulgore è avvivato dai pani di sterco che vi sono a seccare al sole
tra il luminìo di steli di paglia.
Al crocevia di raccordo dei tracciati alcune piante di nim ed un bargad
adombrano bianche edicole templari che reiterano i culti di Durga e di shiva,
come dispiegano alla cognizione del passante i vessilli che vi frusciano al
vento. Gusci di noci di cocco, i residui delle offerte di passanti.
Poi, risalita la china, si aprono le distese dei campi ai lati della
stradina asfaltata cui si accede.
Fili spinati recingono i coltivi e fanno barriera. Rare le piante che si
interpongono, per lo più fasci di fusti di bambu, mentre li ingentiliscono
gulciatar e besaram, dei fiori, questì ultimi, che crescono ovunque come
ovunque attecchirebbero donne di facili costumi,. Che il nome in hindi dei
fiori- campanule connota
Tali recinzioni ininterrotte di filo spinato. che ai bordi della strada
marcano invalicabilmente le proprietà terriere, precludendoci, come agli
animali voraci e ai ladri endemici locali, ogni libero accesso alla
fragranza di spighe e di steli, stanno a rammemorarci ad ogni istante che
per quanto incantevole, nel nostro percorso non siamo felicemente regrediti
o di ritorno ad alcuna età dell'oro, sia essa d' impronta greco- latina o il
Krita Yuga favoloso della dottrina hindu dei cicli cosmici, in cui facile
sia il sostentamento, e ignoti gli odi e gli inganni, come durante la
crescita delle colture può illuderci l'incanto dei prati tra gli alberi di
mahua o di neem, o il sopraggiungere nel loro clangore di lenti armenti di
pecore o di possenti bufali,
di un carro agricolo trainato da buoi nella sua intelaiatura di legno,
Siamo anche qui, al più, in un'era bucolica segnata dalla storia, e ben di
ferro, per quanto ciclico ne sia il decorso annuale, e più che il canto
degli uccelli tra i rami, è più facile udire il pigolio dei bimbi che come
per strada vi avvistano quali stranieri, vi si accostano senza remore e
riguardi e vi chiedono all'istante " money, pen, chocolate", senza tanti "hello
sir", o " how are you", che ben saprebbero come dire, ma non si confanno al
sentire che hanno di voi.
Provate allora a ribattere che l'elemosina va chiesta rivolgendosi a
chiunque sia di passaggio, sia egli indiano o forestiero, accennate all'uomo
che segnato dal lavoro dei campi ride alla scena sotto immancabili baffi, "
ma quello è mio padre", vi dirà schernendosi il bambinello ridanciano.
E tanto silenzio, che grava intorno, rotto solo da trattori e vagoni
agricoli, da trebbiatrici o mietitrebbia che ostruiscono il passaggio, o che
nei villaggi e nella loro ruralità arcana ne rende metafisici i casolari, è
dato dall'esodo dei campi e dallo spopolamento, per opera dei dalit,
soprattutto, che in cerca di fortuna vanno in città che qui dicono Delhi,
che proprio con il concorso delle loro tribolazioni sollevano ora il capo
tra le altre dell'India, quanto qui sogliono le mahua tra le piante di neem.
Ai dalit ed ai contadini sudra non sono bastate le compensazioni del
discrimine di out cast con terreni forzosamente sottratti,
l'accesso alle macchine agricole è di pochi, essendo per lo più di costoso
noleggio, e insieme con le leggi di mercato, e gli oligopoli multinazionali,
che impongono l'esosità di sementi e concimi, qui c'è chi fa la da padrone
senza sorta di repliche, su affittuari e vigilanti, sui lavoranti nei campi,
con richieste di canoni, e remunerazioni minimali, che non lasciano margini
di sorta oltre la sola sussistenza.
E poi l'acqua decide di tutto, che sia disponibile solo quella piovana, che
sia attingibile nei pozzi o pervenga canalizzata, che arrivi a tempo o fuori
stagione, con grandinate esiziali.
Ma l'occhio , così disincantato, può rimirare meglio lo splendore dei campi,
della loro fertilità assicurata dalla ferrugine della terra , che non ha
nulla del grigiore cinereo delle polveri di campi aridi o di cremazione,
rossa come il sangue del mestruo delle divinità femminili qui ovunque
onorate, specialmente per Dusshera, al termine dei nove giorni della
festività della Devi, o per Shivaratri, quando nel tempio Matangesvara si
celebra lo sposalizio di Shiva e di Parvati , o nel giorno primaverile o già
estivo della nascita del dio Rama, omaggiandole di vasi di germogli di
miglio, nelle loro manifestazioni di yogini o di sacre spose del Dio, di cui
sono la stessa energia operativa.
Ed oltre i fili spinati, se non è avvenuto appena il raccolto, nei campi
l'osservatore può assistere d'inverno al crescere di grano e di senape, di
ceci e di piselli , di lenticchie e di sesamo nella stagione monsonica, può
incantarsi al fervere del loro verde rigoglio, ingiallito dai fiori, o al
compiersi della maturazione nel fulgore delle spighe, in un'aurea alonatura
che s'inargenta nei pleniluni estivi.
E se così è giunto il tempo della mietitura, vedrà i campi di grano farsi
distese di mannelli per opera della falce, formarsi covoni tra gli steli
recisi che inaridiscono a stoppie, sollevarsi la pulverulenza della
trebbiatura che separa la granella da paglia e pula. Non immagini alcuna
dispersione del tutto nel vento, diventeranno aurei cumuli sospesi nelle aie
e nei campi, destinati a ingrediente del sostentamento dei bufali, che se ne
nutrirano lenti e placidi, al riparo dal gran sole, sotto i tettucci di
canne in cui è a loro ammannito come gusha*.
E per chi voglia farsi partecipe, basta familiarizzare con un sorriso, per
potersi attivare al ventilabro di un 'elica, nella separazione del seme di
cece o di pisello dalla pula e dallostelo, o nell'infornata nella
trebbiatrice dei mannelli di spighe di grano.
Senza che qui sia dato come altrove, nel Madhya Pradesh, per le lenticchie
nere, di vederne il raccolto disteso per strada, perché la prima trebbiatura
la facciano le ruote dei veicoli di passaggio.
Ma or ecco che mentre si è così intenti a pensare*, un serraglio di casipole
rurali che si alzano a capanna sotto i coppi, costituite di rossi filari di
mattoni imbiancati sulle soglie, tra cui spicca una parete tinteggiata di un
celeste luminescente, ci riconduce ben presto alle nostri peregrinazioni
archeologiche, preannunciandoci oltre la curva, sull'altro lato della
strada,oltre piante meravigliose di choeula, l'apparire, sullo sfondo dei
monti, delle poche e fascinose rovine del tempio Cakramath rinserrato da una
cancellata.
Per chi vi sia giunto in direzione opposta, dai villaggi del circondario, è
il sepolcro di Bianore che preannuncia la città imminente dell'antica
Kharjuravahaka, ed è ora possibile rallentare il passo, deporre il capretto
diradando le frasche. ( Virgilio, Ecloga IX).
Stanno su di un culmine roccioso i resti del Kakra Math, a seguito di
un’edicola tra i campi al dio Hanuman, le asperità scabrose ergendosi a
luogo di culto da che in essi sono impraticabili le coltivazioni
Lungo la via che s' intraprenda a sinistra per Bamnora,, il terreno si fa
ancora più ocra, sempre più rossastro, si ammanta in campi di terra
coltivata a colza che li ravviva con le sue gialle infiorescenze e a grano
di un verde smagliante, se lo consentono le piogge o l irrigazione.
Altrimenti i campi deserti si fanno pastura di greggi ed armenti, come già
nel tratto precedente, da cui abbiamo svoltato,. suolo di prelievo e di
forgiatura di laterizi, sconfinando con brulle e aride distese ammantate di
arbusti, oppure in cui emergono massi e macigni e calotte rocciose, o si
aprono voragini di scavo di rocce e terre rosse residuali friabili, terra
della stessa terra di cui sono ignificati i mattoni dei casolari che
compaiono lungo il percorso. Rari quelli imbiancati, più rustici, in cui i
mattoni si combinarono con l argilla ed il fango, un aia minuscola
fronteggiandoli immancabilmente con l immancabile tulsi del sacrario hindu
domestico. Al di fuori di ogni orizzonte di aspettative le poche case
cementizie che vi compaiono prima della svolta verso la dirittura che ci
porta a fronteggiare i monti D.*, cosiddetti perchè evocano il profilo di
una dentatura. ai lati una distesa arida arbustiva a perdita d’ occhio,
prima che la giungla si addensi intorno ai declivi in arbusti collinari
quali il teak- sagoon, o nell'esplosione primaverile di colori delle piante
delle fiamme della foresta , nei loro fiori roseo-arancio-, dette altrimenti
l'albero dei pappagalli o in hindi chalcha, mentre le rocce si fanno anche
grigio-brunite.
Volgendosi indietro, apparirà il divallammento che si è percorso, di cui i
saliscendi del percorso hannio ripercorso le ondulazioni, sino al tratto di
foresta che inizia a inerpiacrsi oltre la radura arbustiva. In essa, se si è
fortunati, quando l ora volge al tramonto potrànno essere avvistati pavoni
che vi dispiegano la ruota, famiglie di antilopi che traversano di corsa il
tratto in cui sono allo scoperto.
Ancora un compund di templi in onore di Durga e di Shiva, preceduti da un
sacello dedicato al dio Hanuman, in corrispondenza di religiosi sensi
tinteggiati di bianco con il tempietto alla Devi che si intravede sommatale
in altura, affiancato da un tempio più minuscolo in onore di Narashimah, e
si apre nella roccia ora sanguigna , ora albescente , di feldspati, e
cloriti di gneiss, luminescenti, il varco alfine per Bamnora, il villaggio
gemellare minore di Beni Gangi. Lo ha aperto il corso del Kudar, che appare
al fondo degli avvallamenti che concludono il loro moto ondulare contro le
alture seguenti.
Mirabili i ghat che vi discendono vertiginosi sotto il fronteggiare di
palme, ove i langur locali trovano la loro eletta dimora.
E' Bamnora un villaggio che si assiepa in due direzioni opposte, lungo la
via che ne è la dorsale ed ai lati delle viottole che se ne dipartono,
assembrando case di cui poche sono quelle superstiti in terra battuta. Mista
a paglia e ad erba, vi è stata conglomerata in strati successivi, seconda la
tecnica costruttiva del pisé.
Caratterizza varie sue case una veranda antecedente, che poggia su pilastri
o finanche colonne gemine secondo tradizione, ricorrendo il loro abbinamento
nei pochi resti di edifici del passato in stile Bundela che se ne
conservano.
Il villaggio non presenta che uno slargo di raccordo, ove è dato di
radunarsi e sedersi, sulla piattaforma del chabutri che ne attornia il
fusto, intorno al neem che in ogni villaggio indiano del circondario è la
pianta ricorrente nella circostanza.
Pianta medicinale e medicamentosa in ogni sua componente, lo
contraddistinguono le pallide foglioline opposite, fino a nove paia lungo lo
stesso ramicello, concluse al termine da una loro consorella solitaria. Ma è
il neem la farmacia oramai in disuso di ogni villaggio locale, la cui gente
non stenta a vantarne proprietà terapeutiche, di ogni sorta, cui non fa più
ricorso. come un tempo. Efficace regolatore campestre dell'azoto del suolo,
è' in virtù dell' azadirachtin, che ne pervade i semi e che si ritrova nellì
olio denominato margosa che se ne ricava, che il neem ha straordinarie virtù
biopestidice ed antisettiche, antipiretiche, antistaminiche ed antifungiche,
che ne spiegano l'impiego per ogni sorta di malattia epidermica e per la
stessa labbra. Nei villaggi i più, oramai, soprattutto fra quanti sono più
poveri,ne utilizzano solo i ramoscelli per la pulizia- interstiziale- dei
denti ed in luogo del dentifricio.
Si esca sulla sinistra che si sia imboccata dal villaggiio, sul suo versante
opposto rispetto a quello in cui si trova la scuola ed un tempio al dio
Shiva.ed al centro della radura che ci si aprirà allo sguardo vedremo
campire l orizzonte e diramarsi in tutta la sua magnificenza splendida la
chioma di una pianta grandiosa di peepal.
Se Buddha ebbe l illuminazione della sua dottrina sotto una pianta di peepal,
è sotto un esemplare al pari solo di questo, di questo, di questo, che senz'
altro avvenne, non essendone immaginabile uno più magnifico, fu al pari di
questa, di questa, di questa, di cui non è immaginabile una più magnifica
arborrscenza, la consorella che poté propiziarla.
E' l'eccelso Peepal una pianta di fichi sacrale, che con il banyan cui è
sovente coniugata naturalmente e religiosamente, non è confondibile per le
foglie con una esile lingua terminale, e per l'aderenza al fusto centrale
delle sue radici pensili, nelle parvenze di ssue scannellature o
costolonature nerborute, mentre nel banyan calano aree e filamentose tra le
fronde.
Ma laddove immagini e statue votive di divinità, filamenti sacri avvolti
intorno al fusto, bandiere e fasce del tronco tinteggiate elevano a dignità
di tempio vegetale la generalità degli altri peepal, questo esemplare,
grandioso più di ogni altro, in Bamnora ne figura spoglio, proprio mentre
due neem accanto possono accampare tale investitura sacra, adombrando un
linga e la sua yoni stupefacente, in quanto appare essere una vestigia della
spogliazione residua dei templi di Khajuraho, come attesta il sua pattika
fregiato di gagarakas.
Poco oltre si si staglia nella sua grazia dimessa un tempio all' Energia
divina della Sakti, in stile Bundhela, illegiadrito nella sua cella
rettangolare da arcate lobate e dalla sovrastruzione di chattri cupolate
intorno alla cupoletta centrale.
Ma bisogna usare circospezione nel deambularvi intorno, perchè si rischia di
incorrere con le proprie calzature nefaste nell'area adiacente che è sacra a
Babbagiu , una variante di Hanuman, che vi è venerata in conformità all
impilatura di pietre di un altare quantomai celato alla vista profana dalla
vegetazione ruderale.
Di ritorno al Cakra Math, oltre una cava dismessa, in cui ristà una pozza
dove i bufali amano rinfrescarsi, che precede altre più ridotte e recenti
che danno luogo a fabbriche locali di mattoni d'argilla, inizia il tratto
più lungo del percorso che ci reca a Beni Gangi, quale meta imminente,
costeggiato da idilliaci casolari ameni, i cui filari infuocati di pietre
sono terra della stessa terra fulgida intorno. Essi appaiono talmente
ribassati nel distendersi a schiera in una successione di soglie, da essere
soverchiati dai tettucci reclini di tegole e coppi , quando sia pure di poco
non si rialzano a capanna.
Accanto alle dimore si staccano i porticati raccorciati del fienilucolo e
della stalletta, mentre gli accessi, tramite bancali ornati di motivi a
croce, si dilatano o digradano nell'aia di raccolta degli arnesi e attrezzi
e di bufali e capre, intenti a pascere all'ombra delle piante che la
contornano D'inverno, al calare delle ombre dei monti, vi si vedono i fumi
dei fuochi aleggiarvi sospesi nell'aria che imbruna. Via via che Beni Ganj
si fa più vicino, tra fichi d'india e palme, compaiono coltivi di menta, di
canna da zucchero, ed agli alberi di mahua e di nem si aggiungono l' himli,
manghi, frondosi pipal. Intanto la strada s'inflette e risale lungo l'alveo
del Kudhar, il cui lento decorso ristagna in uno specchio che pare immoto,
si impigrisce sinuoso tra i massi del fondo senza che ne trapelino
increspature.
Risalito il dosso, è già prossimo Beni Ganj, che si apre alla vista come
un'apparizione, nelle sue vivide case multicolori, accese di bianco e
d'azzurro, disposte su più livelli e volte in più versi, tra il digradarvi
dei rilievi nel cui varco s'incunea l'abitatoMeraviglioso è il contrasto tra
i rossi filari dei fianchi delle case , talmente lineari da non consentirsi
che qualche profilatura od una balza sporgente, ed il bianco od il celeste
luminosi di cui sono tinte le facciate, a ridosso delle quali s'infoltano e
diramano violacee bougaivilles, un contrasto che si fa ancora più intenso
mentre si risale la via d'accesso al centro dell'abitato. Su di essa si
affacciano i portici delle case a pilastri binati, e i muri si alzano arcani
sempre più a vista , finché il suo percorso, addentrandoci ove la breccia si
sospinge fino all'altro pendio dei rilievi, (non) ci reca allo slargo
terminale, ombreggiato da consueto neem, in cui convergono incantevolmente
ben cinque tra vie e viottole del nostro villaggio
A conclusione della via sta l'unica casa in argilla, finora intravedibile in
Beni Gangi, morbidamente plasmata sotto le sue bianche calcinature, mentre
se ci si volge a destra , ci si prospetta una via curva in cui i portici
delle case si inarcano a loro volta, lasciandosi sovrastare dalle sporgenze
suggestive di davanzali e terrazzi, secondo modulazioni che non potrebbero
essere più difformi alle rientranze d'obbligo di atri e balconi in
Chandigarh, secondo Le Corbusier, così come Le Corbusier in Chandigarh non
avrebbe potuto di meno essere indiano
Sulla sinistra, due stradicciole confluiscono verso il villaggio adiacente
di Bamnora, ch'è preceduto dal traversamento di un ponte sul lutulento
Kudhar, sulla destra la incantevole via principale , cui pervengono le
confluenze di vari percorsi, e suggestivi slarghi, tra case dai portici
bassi ribassati anch'essi ad arco, si diparte verso i campi che digradano a
valle, ed ha il suo seguito, oltre i campi da gioco e di feste del
villaggio, i suoi mela ground, in una strada sterrata che separa i coltivi
successivi dai rilievi incipienti, e dai loro boschivi, situati nell'opposta
direzione. Lungo il corso della via principale è ancora possibile vedere i
ruderi o i ripostigli cui sono ora ridotte le più antiche dimore di terra
cruda di Beni Gangi. Le loro murature furono costruite in pisè, con il getto
di argilla, ghiaia, paglia e letame quale legante dentro delle casseforme ,
come è ravvisabile dai filari di blocchi che si profilano lungo le loro
pareti, quale tratto residuo del disarmo dellestesse casseforme. L'affianca,
più in alto, la via cui dobbiamo risalire per una traversa, se vogliamo
pervenire per il suo tramite al tempio di Durga.
Sorge, come quello presso il Ninora talab, all'ombra di un bargad, entro un
recinto, che la accomuna a un tempietto al dio Hanuman e ad un altro
shivaita, anticipato da un cippo in cui il toro Nandi ne onora il linga .
Ma è in posizione più rialzata, al termine di una breve scalinata, ed a
fianco di un pendio da cui i rilievi iniziano a sopraelevarsi sul varco tra
i monti Il biancore calcinato dei rifacimenti dei muri ne attutisce
l'antichità originaria nel nucleo interno, ch'è remoto quale quello dei
templi di Choukha, o di Achatt, nel distretto di Chattarpur, e quanto lo
sono le sue proporzioni eleganti e la sua semplicità formale, costituita
della sola cella senza altra copertura che una cupoletta su di un tetto
piatto, mentre ne disvela l'origine antica l'ornamentazione interna della
saletta della dea,che è quasi un compendio primario ed elementare dei motivi
che ricorreranno con più profusione elegante a Khajuraho, il soffitto a
fiore di loto, fregi di petali di loto, di triangoli , di angoli inversi
listati, o " renverse hald diamonds", seconda la dicitura inglese di tale
motivo delle palmette.
E la dea, sotto i bendaggi, non è un idolo fantoccio, ma una
Mahishasuramardini* in forme femminili naturalistiche), intenta ad accoppare
a più non posso il demone Mahisha, ovviamente emblema del male, tra altre
donne sue attendenti e primordiali leogrifi rampanti .
Una coppia di giovani sposi, nelle circostanze in cui rivisito il tempio, ne
effettua la pradakshina. Lui ha indosso il turbante ed i vestiti sfarzosi
della cerimonia nuziale, lei, tra delle sue compagne, è condotta per mano
con il volto nascosto dal sari.
E' per avere figli, tale rituale?, chiedo a dei ragazzi che mi accompagnano,
aiutandomi, per farmi capire, con il gesto che dilata il mio ventre in
quello di una donna gravida. Confermano sorridendo. Lo sguardo, dall'altura
lieve in cui mi ritrovo, oltre un tempietto alla dea Shanti e il breve muro
di cinta della deambulazione intorno al tempio di Durga, si volge, per
riposarsi, alla valle sottostante in cui si è svolto il nostro percorso.
La distesa dei profili gialli dei campi, irti di steli, si perde nel folto
degli alberi, che s'infittiscono fino alle alture di Rajnagar, sino
all'orizzonte in cui cala il sole.
Tra di essi, invisibili, le case ed i covili in cui gli uomini e gli armenti
sono di ritorno, o già al riposo, i limitari delle soglie accese, da cui le
donne intente alla cena od al riordino della quiete domestica, usciranno a
salutarmi(ci) sulla via del rientro.
Le parti testuali in carattere normale di dimensione 12 risalgono al 2016,
2-3 febbraio, le altre al 2014 e sono estratti dal mio testo sui templi
orientali di khajuraho.
5 febbraio 2016
FINZIONI INDIANE
Sembra proprio che non abbia ancora imparato da un’esperienza oramai
decennale dell’India, che ciò che gli indiani hanno da offrirti o venderti è
soprattutto la finzione sul proprio conto.
Kailash, come al nostro primo incontro ebbe a vendermi la fasullaggine di
essere il manager dell hotel di cui era invece un addetto alle pulizie delle
camere per non più di 1500 rupie mensili, fino ad oggi si è ostinato a farmi
credere che fossero suoi, alla morte del padre , i due campi che queste
ultime settimane mi sono ostinato a lamentarmi che per la siccità
rimanessero incolti, impegnandomi a provvedere ai costi per raggiungere
l’acqua in profondità, dotarci di un pompa e di un generatore a cherosene,
pur di assicurarne ogni anno i raccolti, ora che con l’asfaltatura di gran
parte del tratto di strada che vi perviene in Byathal, sono diventati più
facilmente raggiungibili in più breve tempo.
Già mi immaginavo. Me illuso, lungo i percorsi per i campi in bicicletta tra
greggi ed armenti, che a vincere su tutto diventasse nella mia vita alfine
il duro lavoro invece che l amore, che nella mia esistenza stesse maturando
il passaggio dalla poesia di vane evasioni delle Bucoliche a quella dell
improbus labor delle Georgiche, di cui ero tornato a riprendere il libro
primo, a che mi svezzasse alla “urgens egestas” dei campi, che importavano
le avvisaglie sul durum genus che mi si prospettava davanti
In realtà l’asfaltatura delle strade che recano ai villaggi rurali a sud di
Khajuraho ha piuttosto accorciato il tragitto verso la verità, con le gambe
delle bugie, a seguito anche di quanto mi ha confidato il ragazzo di
famiglia brahminica che vive a Bamnora, Atul, che mi ha raggiunto lungo la
via asfaltata in questi giorni lungo la quale mi esaltava di raggiungere
magnificamente il villaggio, nel quale mi ha accompagnato sino al tempio
della Sakti divina. Già a novembre mi aveva rivelato che in assenza di acqua
le sue colture non erano pervenute a fornire un raccolto. Ed ora? Mi
mostrava , presso l immenso peepal che grandeggiava nella radura oltre il
villaggio un campo lasciato incolto, per indicarmi la sorte che era toccata
anche agli altri dei suoi sette campi.
E Kailash, mi sono arrovellato ieri mattina, diventando con lui scontroso,
ha in me un forestiero che intende pagargli a fondo perduto
l’approvvigionamento dell’acqua, la recinzione dei campi e la semina delle
colture, e non si da fare nemmeno per fornirmi una risposta. Lo stesso che
Mohammad, che si è attirato l ira del principal che l ha tratto fuori della
classe per somministrargli una brava sberla, perché ha contraccambiato
finora il mio sostegno economico alle sue frequentazioni scolastiche con
esiti di poco di sopra all uno di media, un’insussistenza di qualsiasi
profitto, in hindi, o in matematica, i cui termini infimi non trovano che
una relativa giustificazione nella sua angosciosa situazione familiare e
nella sua salute precaria.
Kailash aAnche ieri sera, per il tramite di Ajay, dopo avere mancato di
propiziare il mio incontro con suo padre, voleva farmi credere che il
problema fosse solo quello della gente ladra del villaggio che si porta via
di tutto, la loro gelosia che non perdona, per cui, quando con Katerina ha
sostato nel villaggio, vi era stato chi non aveva mancato di insinuarle che
stesse in compagnia di un indiano facile a ubriacarsi.
Se così era, avremmo potuto comunque procedere con la trivellazione, e
limitarci per ora alla “ bari” della recinzione dei campi, ho obbiettato. O
si sarebbero portati via anche quella, quei madarchor dei suoi compaesani.?
Così, sin che oggi , dopo la mia rivisitazione dei templi, l'amico si è
fatto sotto e mi è venuto insolitamente incontro nel Lassi corner, per dirmi
tutta la verità, dopo che i fraintendimenti che aveva ingenerato con la sua
menzogna avevano sollevato contro di lui anche sua madre.
Quei campi sono di sua nonna, in verità, che li ha ereditati alla morte del
marito, e tra Kailash e quei campi si interponevano il padre e due fratelli,
pur non considerando che alla sua stessa stregua potevano accampare i loro
diritti su quelle terre anche suo fratello e sua sorella…
Nessun lavoro che avessimo fatto sui campi, gli ho schiarito la mente,
avrebbe potuto minimamente farlo precedere nella linea di successione alla
morte della nonna, e nemmeno con il conforto di una dichiarazione dell’avola
che lo nominasse unico suo erede dei terreni, avrebbe potuto evitare che
gliene restasse affidata solo qualche zolla…
E come è tipico della mente indiana, quando è messa alle strette, Kailash ha
cominciato a divagare sulle fortune terriere di quella vecchia ottuagenaria
in quella sua casipola di fango, così rattrappita e rinsecchita e sdentata e
lacrimosa alla vista. Nel suo villaggio natale, oltre ai campi che le sono
rimasti in Byathal, ci sono quattro appezzamenti che sarebbero di sua
proprietà,non fosse che su di essi hanno messo le mani dei potenti e
pericolosi raja locali.
Quando sono rientrato di li a qualche minuto da un orinatoio, c’era con
Kailash un suo zio che è ora ispettore dei campi, che avrebbe contattato il
suo collega che opera nella zona in cui sono segnati come di sua proprietà
quelli della nonna, perché conduca intanto un’inchiesta in merito.
Poi, nella locanda del Lassi corner, Kailash si è abbandonato ai rimpianti
della fortuna terriera che il nonno ha lasciato che andasse dispersa, quando
ancora non c’era la diga, i campi restavano aridi e incolti, e non valeva
nemmeno la pena a giudizio del nonno di pagare una rupia e cinquanta di
imposte per conservarla- Quindi mi ha detto di come anche solo i miei
intenti di prendersi cura di quei campi abbia messo in apprensione Vimala,
che per analfabeta e incolta che sia, ha il terrore di tutto ciò che ha la
parvenza di un ritorno nel villaggio di Buyathal. La gente vi è divenuta di
una violenza intollerabile, tutti i giorni un drama o una rissa, i dalit
perché spendono in bevande alcoliche i loro guadagni, i raja perché non
mancano di provocare chi sia di passaggio sul loro cammino.
Ne avrei riparlato, delle fiction di Kailash, in ufficio con Mohammad quando
mi sono ritrovato da solo, con lui, che a sua volta, più che fingere, è di
per se tutta una finzione, con il suo ricercarmi di sua iniziativa giammai
quando si dia solo il caso di una lezione o di un incontro, poi con il
disdegnare contrito come fosse un’offesa alla sua dignità anche solo il
proporgli l’acquisto, o di cibarsi, di ciò che poi vuole nella sua versione
più accessoriata o che si mangia a quattro palmenti, e che è la vera ragione
della sua venuta di sua iniziativa. Come era un’illudermi il decantarmi i
suoi studi per cui mi richiedeva il pagamento del suo insegnante o di un
eserciziario, quand’io perché attendesse alla scuola gli chiedevo che
restasse a casa anziché seguirmi nelle mie passeggiate come lui era
intenzionato ed a me sarebbe così tanto piaciuto- .
“Tutti , qui in India, sembra che abbiano di che creare realtà inesistenti
su di sé. Tuo cugino ha detto a tuo padre di attendere due mesi prima che
possa assicurargli un impiego a Ratlam. Ecco, anche lui sta forse coprendo
una finzione che ha raccontato a papà, come è una una finzione tutto ciò che
il cugino Bilal ha detto a tuo padre sulle opportunità che offrirebbe
Khajuraho, riducendolo alla sua situazione attuale”, per cui deve tornare a
vendere the perché in casa c'è solo acqua e farina.
Ci raggiungeva allora una telefonata di Kailash, che mi assicurava che per
il suo pernottamento in Delhi, prima della partenza per Mosca, la camera al
“ground floor” era stata già assicurata nell’albergo in cui Katerina l’aveva
richiesta.
E per l indomani, se si fosse rifatta viva, si poteva provvedere a che
pranzasse con noi.
“ E il costo di 100 rupie, ma poi Katerina ci ricorderà ancora” 6
febbraio 2016
Ecloga indiana XI,
abbozzo
"You are like a bargad,” “sei come un banyan,” mi dice Mohammad, /
tra un seguito e l’altro, con la Laila di cui è Majdun,
dei capitoli del libro dell’amore
che in riva al talab stanno compitando le sue parole di ragazzo,
il primo che insegna che l’amore è vita,
il secondo che è cieco, il terzo quanto è pericoloso,
il quarto che è follia,
il quinto che è solitudine e richiede distanza, se è speciale.
“ E perché sarei io un banyan?”, gli chiedo schermendomi
con inquietudine curiosa,
per la natura epifita dell’albero, che a insegna dell India,
nel suo germe cresce strangolando
la pianta che l’ospita
“ Perché come un banyan con la sua chioma
tu copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con quali mai aeree radici protendendomi al suolo,
quando del fratello del mio cuore, per lui l “oncle”,
devo farmi il guaritore ferito, che ne fu l’ infettante,
l’eccedenza stessa allora elargitaci
l’acqua amara dell’offerta della gelosia,
mentr’io m’illudevo ad un incanto dei miei anni finali
che Mohammad fosse la delizia di noi tutti
“così ora eccomi Babbà Bargad", scherzo e rido con il ragazzo,
in attesa, nel sole che traluce al tramonto lo specchio delle acque,
che sia la volpe che ama il Chota Raja Kumari
che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa-
6-7 febbraio 2016
Frammenti di discorsi templari
Oltre l ingresso nel parco dei templi occidentali di Khajuraho, è una
tale visione trascendente/ale il sopraelevarsi del tempio Lakhsmana,
sulla sua piattaforma, sino al pinnacolo in cui ne culmina l'ogiva del
sikhara, verso un assoluto d’origine cui essere di ritorno, che in
essa finisce assorbita la realtà architettonica del complesso di edifici
di culto interconnessi di cui il tempio è l’epicentro, l'
insieme di edifici di culto interconnessi, prescindere
dai quali obnubila la comprensione della sua innovatività dei canoni
anche per esso vigenti, in ciò che vi si risolse e vi rimase irrisolto.
Il tempio Laksmana,
in onore di Vishnu nella sua manifestazione Vaikunta, è infatti
eminente su quattro tempietti situati agli angoli della piattaforma,
con i quali forma una costellazione penta-templare o panchayatana, e lo
precedono un tempio in onore di Laxmi, paredra di Vishnu ed un
padiglione che alberga la raffigurazione zoomorfa di Varaha, l
incarnazione di Vishnu nel cinghiale che diede salvezza alla terra dalla
sua sommersione nelle acque oceaniche, con cui il tempio Laksmana è tutt
uno.
Se da una visione
frontale ci si defila ad una laterale, che ci consente di vederlo
stagliarsi sui due tempietti che lo affiancano sul lato meridionale,
essendo esso volto ad oriente, ci è dato preliminarmente di coglierne al
meglio il profilo mirabile nel suo piano ed in elevazione, e di
intenderne la continuità e la sua soluzione rispetto a quella dei due templi
minori, che non ne sono solo un accompagnamento, ma i depositari del
canone invalso nella antecedente tradizione architettonica templare, cui
nella sua grandiosità superiore il tempio ancora si attiene pur
ampliandone e ingigantendone i termini.
In essi si ripetono
infatti, integralmente, pur se nei modi più scontati e spogliate di
ogni preziosità ed incantevole fastosità dettagliata/ minuta di
dettagli, nei modi
più scontati le
forme consuetudinarie che vi sono convocate dei templi Pratihara, dei i
sovrani di Kannauj di cui i Chandella , già feudatari, erano giunti ad
affermare la loro supremazia, la stessa che sui templi agli angoli della
poattaforma celebra il tempio Lakshmana svettandovi impervio, pur in una
trasmissione di consegne canoniche cui seguita formalmente ad attenersi.
Quali siano tali
consegne le contrappunta il controcampo della visione del tempio
centrale rispetto a quella delle vestigia dei tempietti agli angoli, in
cui è più agevole individuarle, così come vi risultano formulate nei
termini più chiari ed elementari del loro tramandarsi divenuto scontato
sotto la dinastia Pratihara. Il loro santuario, infatti, preceduto
soltanto da un portico d'entrata e da un'anticamera, l uno l'ardhmandap,
l'altra l'antarala,
cui in elevazione fa
da basamento il solo vedibhandha , sovrastato dal muro del jangha e dal
sikhara, fra cui si interpone una varandika., è scandito da cinque
proiezioni , così come il sikhara sovrastante lo è da cinque fasce in
rilievo corrispondenti, secondo la formula pancharatha che ad esso
presiede, tra le quali ha maggior rilievo quella centrale, il badhra, in
cui si concreta in un carro cerimoniale scultoreo la pulsione emanativa
verso l'esterno del mondo del dio interno alla cella interna del
garbagriha, l utero germinale del cosmo, della cui manifestazione
radiale il tempio è un facsimile esemplare. Nelle proiezioni d'angolo o
karnaratha secondo un ordinamento cardinale codificatosi nel tempo e
tutt'altro che eternitario, ancora lacunoso ed incerto nei suoi esordi
in Amrol, o in Dang, le divinità protettive del tempio nelle otto
direzioni principali, mentre nelle proiezioni intermedie sono
installate le ninfe apsaras, leogrifi vyal o sardulas, quali simboli di
forze pulsionali da domare, figurando invece nei recessi.
.........................
I templi
Laksmana e Vishvanata , dentro il loro canone pancharata alla cui
prescrittività rinviano i tempietti in
stile Pratihara che vi
si conformano a regola d'arte- del loro ordinamento panchayatana, e la
scansione delle proiezioni delle pareti del santuario interno volte al
deambulatrorio, esse pure pancharatha, - potevano far corrispondere al
badhra centrale centrale l intera proiezione di un balcone, solo
ridimensionando i pratirathas intermedi a due upabhadras o proiezioni
laterali dello stesso balcone, da esso distinte , ma non separate, una
soluzione non infrazionistica, certo, ma più consona a un tempio
tri-rathas, come attesta il tempio ( coevo? )Pachali Marghat .) ad
esempio, di Khardwaha . Presumibilmente era un limite costruttivo di
compromesso, più che una condizione semplificatoria assunta come
ideale, nel'edificazione di templi più grandiosi dei coevi, in quanto i
templi futuri di Khajuraho diminuiranno di mole , ma implementeranno le
loro proiezioni pur in dimensioni più ridotte. E sempre Kadwaha ci può
attestare che la riduzione che si persegue nel tempo non consta del
numero delle proiezioni, ma delle loro edificazioni edicolari in guise
templari, riservando chhadya e udgamas ,o toranas, alla sola inabitazione
sulle proiezioni, da focalizzare, delle statue delle divinità sulle
quali doveva essere concentrata la meditazione orante, quelle dei
badhras e delle kapili del'antarala E' da supporre che l'impasse così
rilevata fosse data da un vincolo paradigmatico da trascendere, solo
superando il quale si accedeva alla soluzione architettonica ideale.
Tale vincolo paradigmatico era dato appunto dal modello-modulo
pancharatha, ed infatti sarà con l'assunzione del modello septaratha,
nel Khandarya, con tre proiezioni centrali del sikhara che trovano la
loro corrispondenza nelle articolazioni del balcone-bhadra centrale, due
laterali e due terminali per pratirhatas e karnas separate e distinte,
che il tempio eletto a tipo esemplare della capitale religiosa dei
Chandella troverà la sua attuazione perfetta.
( l'intento era di dotare mandapa, mahamandapa e prasad del garbagriha,
di una finestra. balcone il cui sporto desse il massimo risalto alla
visualizzazione immagini delle divinità planetarie o del corteo delle
saptamatrika preceduto da shiva Vidhabadra e concluss da Ganesha , che
presiede alle architetture dei templi Lakshmana, Visvanatha, Kandarya.
Ma com era possibile senza sacrificare rathas ai lati del balcone che
funge da badhra, in tempi in cui era normativo il tempio pancharatha,
come si riscontra nelle pareti interne del garbagriha e nei tempietti
minori superstiti di tali complessi panchayatana, che prevedono ancora
almeno una pratiratha per lato a fianco del badhra centrale?
Non lo fu nei templi Laksmana e Visvanatha, in cui la badhra centrale
addirittura cozza contro le statue di due upabadhra, che tali dobbiamo
considerare i filoni di statue con cui collude, in assenza di un recesso
intermedio. Fu invece possibile nel tempio Kandharya, in virtù della sua
estensione saptaratha.
Che nei templi di Khajuraho le ratha si tendesse più ad incrementarle
che a ridurle, rispetto al numero di 5, se non inducevano a ridurle
ideazioni architettoniche predominanti che in un primo tempo non si
riusciva a far valere altrimenti, lo può attestare la loro
proliferazione fino a 7 o a 9 in templi minori o piccoli come il Duladeo
o il Chaturbuja.
sul tempio Teli ka mandir
Per chi sia un cuore dolente di quanto il bello più sublime possa
essere vilipeso e negletto, poche esperienze possono commuoverlo e
sommuoverlo quali quella della visita odierna e della rivisitazione del
passato del Teli ka-mandir, se lo rinconducono a come il british degradò
una tale meraviglia a magazzino od emporio, o lo portano ad assistere a come
vi convengono e vanno di fretta i turisti che s'addentrano nel suo sito, i
più senza degnarlo nemmeno di uno sguardo distratto dai proprio selfie o di
farne lo sfondo.
Eppure è esso da annoverarsi tra i più straordinari templi hindu,
nella fascinazione arcana che ancora suscita la sua oblunga bizzarria
canonica, per quanto le disarmonie di reintegri e restauri possano averla
compomessa.
L immensa frontale da cui ad essi si ha accesso ne è in realtà la
sopraelevazione dell'anticamera, oltre la quale si eleva la grandiosità del
santuario nel suo lato più lungo..
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