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Il
primo giorno in Srinagar l'ho trascorso visitando fuori città i giardini
Moghul, prospicienti il lago. Sono un incanto. Il Shalimar bagh è la
successione di una terna di padiglioni e di chioschi, lungo l'asse
centrale della canalizzazione marmorea delle acque in discesa: ugualmente
digradano i camminamenti, i roseti, le siepi di fiori e di arbusti, e i
corsi d'acqua che li affiancano, tra i giardini che si estendono ai lati,:
senza che la distesa del verde sia compartita, come nei Shalimar Bagh di
Lahore, dalla nella duplicazione
realizzazione coranica della paradisiacità del chahar bagh
iranico, nella cui scacchiera ogni quartiere dei quattro giardini si quadruplica al suo
interno. Ma
come negli appartamenti di Jahangir, e nell Hiran minar di Lahore, del chahar bagh vi è ripresa la dislocazione di più isole marmoree,
affiorantivi nella cascata d'acqua anziché in una specchiera
rafferma, e il padiglione più alto è sopraelevato in un
distaccamento che ne esalta l 'eleganza. Nei
I Nishat Bagh sono, più semplicemente,
i giardini digradanti affiancano una cascata d'acqua che discende più
precipitosa per più terrazze schiumanti, tra il loro fulgore della
loro distesa più ancora immersa più ancora immerso, che
il Shalimar Bagh, nella natura circostante, è
come se la loro propaggine fosse sospesa tra i monti e il lago di Dal, e
dal grembo dei monti recepisse l'acqua il cui flusso, superando l'ultimo
limite a valle della recinzione muraria, pare che si riversi nella distesa
del lago.
Lungo l'
interminabile percorso in cui mi sono mi sono incamminato per
raggiungere a piedi i giardini moghul, costeggiando il lago, non
superava qualche centinaio di metri il distaccamento dei militari indiani,
disposti singolarmente o in pattuglie ai posti di blocco, su delle
camionette dei reparti mobili li raccordavano , in uscita
dalle caserme che si succedevano. Ma
nella notte per le strade non avrei ritrovato nè pattugliatori nè
pattugliati, in una Srinagar piombata in un coprifuoco deserto, quando
dissennatamente ho fatto rientro a un'ora inoltrata in hotel, al ritorno a
terra dalla sikkara in cui mi sono lasciato condurre a visitarla,
prospiciente il ristorante in cui avevo cenato. Mi
chiedo come possa ritenersi India il Kashmir, anche se è in India,
se cinquant'anni dopo l' indipendenza vi vige un tale stato di occupazione
e di sottomissione all'autorità di Delhi.
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