Torno a scrivere in Leh, nel primo mattino, per ripetermi che non può e non deve cessare ciò che mi unisce a Kailash, che devo trascendere ciò che ieri era mi rivoltava nel letto, accanto a lui involtolato nella coperta e già assopito nel sonno, che devo seguitare a insegnargli e ad amarlo, che è l'identica cosa, anche se quando cessa ogni attività del giorno, cessa ogni suo sguardo e ogni sua parola per me, in tutte le miserie e fisime che gli riserva la mia vecchiaia. Così torno a scrivere e penso, tra i meli e i pioppeti del Ladak, nella frescura che trascorre ed entro la quale alita un vento che non reca mai pioggia, in cui la mia orrida mente si è intanto quietata nel vuoto. |