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"Mi
piacerebbe finire qui i miei giorni", dicevo ieri a Kallu, mentre, nel
tramonto, dal monastero di Phyang discendevamo in taxi verso quello di
Spituk, e ci si apriva davanti l'intera vastità della valle dell' Indo,
il digradarvi immenso della catena himalayana, nelle sue vette innevate
cui erano volti i monasteri. " E tu, Kallu, vorresti
finire qui la tua vita?'" " Yes..." mi ha detto
dal sedile posteriore. Poi ha aggiunto "
Together". Insieme con me.. Non ho mai
ricevuto una più grande dichiarazione d'amore. Ma
in Spituk, personificate nelle varie sembianze di Mahakala, in cui riapparivano le più terrificanti esorcizzazioni del tremendo,
il
torbido, nella alta gioia commossa, già agitava agiva/ sommuoveva la mia mente esaltata, il sospetto, a un
riscontro sbagliato, che fosse una falsità di Kailash la sua mancanza di documenti
da esibire alla polizia indiana in Srinagar, quale/ la sua
giustificazione per non seguirmi nel Kashmir. Egli se ne
avvedeva , me ne chiedeva conto, e mi mostrava che i soli documenti di cui
disponeva corrispondevano alle sue parole,
precipitando a sua volta nello sconforto. "Poco fa
eri così felice, e ora sei già così triste," "Non
posso farci niente, Kailash, se quel cattivo pensiero come un verme è entrato nella mia
mente e ha distrutto tutto..."
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