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“Che
gioia sarebbe essere qui ad Helsinki in attesa del volo per Delhi,
se questo fosse ancora il mondo di Sumit. Penso, e sento invece
con disperazione, che al mio arrivo a Khajuraho non ci sarà
più egli ad attendermi, .per giocare, e fare festa insieme,
come anticipavamo in sogno io e Kailash, ed io non voglio più
vivere in un mondo di cui non fa più parte il mio amato
bambino “
Sull'aereo
tra Helsinki e Delhi, l'indomani, la vigilia di Natale, nella
cattedrale indiana del Sacro Cuore, mi sono ripetuto più
volte il canto di Zaccaria, riacquistata da lui la Parola," E
tu , bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, .. .Grazie
alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà
un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno
nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi
sulla via della pace".... Ma il nostro bambino ci aveva
preceduto davanti al Signore, con lui era precipitato nelle
tenebre, e nella morte, lo splendore dei giorni ch'era lo
spettacolo della sua gioia vivente, e di fronte al fuoco che nel
rito della Vigilia di Natale, sul sagrato della cattedrale, ardeva
gli sterpi nel braciere ardente, rivelando la Croce con la loro
consunzione, la mia preghiera era che il fuoco che di Sumit aveva
divorato le carni, fosse il fuoco medesimo nella cui rigenerazione
potessimo noi ritrovarlo. " L indomani, in Chattarpur,
quando vi ho raggiunto Kailash, Ajay e Purti, i nostri bambini più
grandi, e poi la mamma e la nonna con Chandu, nell'ospedale
cristiano in cui il nostro ultimo nato era in osservazione, e non
ho ritrovato più tra loro Sumit, nel risollevare il corpo
di Chandu e nel sentire, in quell'abbraccio, il calore trepidante
ch'era stato quello delle stesse sue carni che non avrei mai più
portato al mio petto, il dolore si è sciolto in un pianto
della stessa dolcezza straziante del lume del' inverno indiano che
ci intiepidiva. Con il mio ritorno, avveniva lo stesso rientro
di tutta la famiglia per la prima volta, dopo la disgrazia, nella
casa di Khajuraho dove era avvenuta e dove tutto ce lo ricordava,
il nostro bambino, ne evocava il sopraggiungere ad ogni istante da
una altra stanza, dal battente della porta aperta che pareva
sempre annunciarlo. Con il cuore che batteva trepidante,insieme a
Kailash e Ajay mi sono precipitato verso il sonno nella stanza dei
nostri giochi incantevoli, dove credevo che il dolore avrebbe
toccato il suo acme, dove la sua presenza tutelare sembrava invece
sedarlo e fugare, per configurarvi un'oasi protetta di quiete
serena. Delle copie delle mie guide lasciatevi quest'estate, vi
sfogliavo le immagini incantevoli e le promesse di felicità
delle località in cui eravamo stati io e Kailash, e da Leh
sino al Tamil Nadu, nei palazzi di Orcha e Datia o nei templi di
Pattadakal, lungo i ghat di Varanasi, si schiudevano le immagini
di un sogno di felicità che per entrambi non sarà
più possibile, di un paradiso perduto di cui non avevamo
saputo godere l'infinita bellezza, prima che la sventura calasse
sulla loro radiosità.. L' indomani, la visita della tawa
, della locanda che avrebbe dovuto costituire il secondo gradino
dell'ascesa di Kailash e della sua intera famiglia verso il
benessere, si rivelava l'estrema desolazione di ogni mia velleità
di poter progettare a loro una vita migliore, lo sconforto di
essere entrato come una maledizione nella loro vita. Vi avevo
forzato in un inutile sforzo Kailash, per perseguire il quale
forse aveva trascurato la cura del nostro bambino,- come in realtà
solo il giorno seguente avrei constatato che non era accaduto,
quando mi ha mostrato la prescrizione medica di un illustre
specialista, per quello che aveva diagnosticato un comune
raffreddamento- al piccolo Sumit, come a suo padre, infliggendo
quel' infimo ritrovo di vite perdute durante gli ultimi suoi
giorni di vita. Quanto vi era da modificare e da rifare a
nostre spese, dal tetto al giardino ai tralicci parietali di
bambu, vi mancavano anche bagno e lavabo, mentre nulla riscoprivo
di attraente nella posizione della locanda, di cui non più
che qualche luminaria era la segnalazione dell'ubicazione, a
ridosso di un capannone agricolo- e il proprietario, che vi
diguazzava nell'alcool, si nascondeva dietro il più infido
assenso ad ogni nostra richiesta... Ma io seguitavo a volerci
credere e a volere indurre Kailash, ancora straziato del ricordo
dell'ultimo sabato pomeriggio che vi aveva trascorso con il nostro
sventurato bambino, seguitavo a scattare immagini lusinghevoli di
quell ambiente desolato di gente desolata, a ricercare che cosa
apportarvi e innovarvi, consentendo che Kailash vi depositasse,
come se fosse un pegno, le statue del Presepe che gli avevo
recato. Sembrava che della serietà delle mie intenzioni
avessi persuaso lo stesso proprietario, che vi era in contatto con
altri candidati locali del Congress Party di cui è un
esponente, - concorrevano alla carica di sindaco per cui egli non
poteva competere nel suo villaggio, poiché per sorteggio
elettorale era stata destinata a un dalit, mentr'egli era di casta
un brahmino,- e lo convincevo dei miei propositi fattivi al punto
che rinunciava ad una riunione del suo partito per accompagnarmi
insieme a Kailash nella tenuta oltre il fiume Betwa dell ex Maraja
di Panna, ove il mio amico avrebbe prescelto i fusti di bambù
da tagliare per recintare la locanda. Ma al rientro crollava
tutto di schianto, quando io e Kailash e Purti ed Adjay ci
sedevamo per pranzare, e due turisti si rifiutavano di seguire il
loro autista nella sosta presso la dawa, talmente ripugnava loro
mettervi a piede. Io manifestavo al proprietario, certo, la
perseveranza a parole nei miei intenti, ma per bocca di Kailash
gli palesavo che in definitiva poco o nulla ci andava bene, tutto
era da modificare perché la locanda potesse aspirare ad un
qualche successo, compreso il servizio insussistente e lo stesso
cibo che ci era stato imbandito.. Ed egli, in pronta replica, per
quelle insipide pietanze ci presentava il più salato e
rincarato dei conti.. Anche dopo che Kailash aveva sollevato le
sue rimostranze, e ci erano state porte le scuse più
formali e vilmente deferenti, entrambi seguitavamo a comportarci
come se ancora resistesse la trattativa, anzi, finivamo la
giornata presso una riserva di bambù del villaggio del mio
amico, ove acquistavamo per il ristorante il taglio dei fusti, ad
un prezzo assai più conveniente di quello pattuito dal
proprietario con l' esponente del maraja di Panna. Tra i fuochi
del villaggio in cui ci si riscaldava nel freddo invernale,
rientravo nella casa natale di Kailash, eravamo quindi a sera
inoltrata in Khajuraho, ove nulla, tra quelle care stanze, mi
rimetteva dal sentirmici il più immane portatore del male,
l' infestatore della vita di Kailash e della sua povera famiglia,
nella sua presunzione delirante di farla felice, quand ero invece
colui che vi aveva funestato, con le loro sorti, l'esistenza e gli
ultimi giorni del nostro bambino. No, non sarebbe morto, forse, se
non avessi distolto Kailash dalla cura della sua salute, perché
si dannasse l'anima per lo squallido miraggio di quella locanda.
incalzato dalla mia cieca insistenza, che mi si rivelava quanto
fosse stata presuntuosamente sorda ad ogni sua legittima
perplessità,ad ogni suo più ragionevole dubbio, per
la mia intima persuasione, a migliaia di chilometri di distanza
fisica e a un'infinità di leghe di lontananza mentale dalla
sua dignità, che il mio amico insistesse a parassitare il
mio aiuto, anziché darsi veramente da fare...
Eppure quante
volte avevo potuto accertare al telefono che vi era convenuto, “
with the tuctuc to take report”, a ore diurne e notturne,
nei giorni feriali e festivi, col sole, sotto la pioggia, a
verificare, con i suoi occhi, di primo mattino, nel pomeriggio
avanzato, o alle ore più tarde della sera e prima di
mezzanotte, se vi si recassero o vi sostassero avventori o clienti
di transito, se a notte fonda vi stazionassero camion, lungo
l'arteria stradale di grande traffico tra Chattarpur e Panna, o di
domenica vi affluisse gente dal vicino villaggio per la cena del
giorno di festa prima di ritornare al lavoro dei campi o dei
negozi, quante volte ve l'avevo ritrovato per telefono, che vi
indugiava appostato da ore, sentendo nelle cuffie il rombo dei
camion che transitavano senza arrestarsi. L' indomani,
l'acquisizione delle prescrizioni per Sumit del più
rinomato pediatra del circondario, talmente Kailash era stato
sollecito a prendersene cura, serviva a quietare in questo rovello
il mio strazio, che ogni circostanza quotidiana sollecitava alle
lacrime: le bizze dei cagnolini del proprietario di casa, ch'erano
stati un giorno i compagni di gioco del nostro bambino,
l'accorrere a frotte dei bambini del vicinato senza che mai egli
vi apparisse mischiato, l'angolo di ogni di casa da cui
l'attendevo sopraggiungere senza che fosse più possibile, i
vicoli deserti della sua presenza, fino all'albero del pipal fra i
tempietti hindu e la tank in secca, sotto la cui ombra non avrei
più potuto sentirlo trepidare, o volgersi curioso, tra le
mie braccia,.a un uccello che tra le foglie si levasse in
volo Quando sopraggiungeva il giovane insegnante di Ajay, e ci
ritrovavamo a discorrere in disparte sul terrazzo assolato,
coglievo l'occasione per chiedergli sulle circostanze della morte
di Sumit, quello che non avevo l'animo di chiedere a Kailash. "
E stato bruciato dopo la sua morte?" Si, mi confermava tra
le mie lacrime, al vedervi dissolvere nel fuoco la meraviglia
incantevole del suo corpo adorato. E a suo avviso, per quanto ne
sapeva, come se ne spiegava la morte improvvisa? Erano state
tante le congetture dei medici che gli erano state riferite, le
voci che si erano sparse. - lui era altrove quando è
avvenuta la morte, mi parlava di improbabile " ensufilia",
mentre la sua opinione, secondo il dire di molti, era che il
bambino fosse stato avvelenato. " Quel che è certo
è che qualcuno ha visto una persona dieci minuti prima
dargli da mangiare qualcosa. E dieci minuti dopo è morto
soffocato. Questo è tutto" Ero più incredulo
che sgomento. " Ma chi poteva volere la morte del
bambino? " Il padre è molto odiato" "
Kailash? Come può essere odiato? E ' un uomo povero, non ha
nulla, è senza potere." " Si tratta di odi di
casta..." Ma il sopraggiungere di Kailash, che dal tono di
voce alta tenuto dal giovane maestro, nonostante le mie
esortazioni a che parlasse sottovoce, aveva compreso di che cosa
stavamo parlando, stroncava ogni seguito al nostro discorso. Se
volevo proprio sapere come fosse morto il nostro bambino, mi
avrebbe condotto da ogni medico da cui lo aveva inutilmente
portato, quand'era già morto tra le sue braccia, in
Khajuraho, Rajnagar, Chattarpur, ma quel giovane maestro, ch'era
altrove quando era avvenuto il decesso, che non aveva assistito a
quanto era successo, non aveva titolo di parlarmene, secondo le
sole dicerie che aveva raccolto. Non so quanto Kailash stesse
deviando verso il maestro di Ajay la sua irritazione contrariata
innanzitutto nei miei riguardi, ma quel giovane insegnante, nel
seguitare a fronteggiarlo a voce alta, insensibile o inavveduto di
come stesse esasperando il dolore del mio amico, su di sé
stava così focalizzando il furore di entrambi.. "
Se volete, potete parlare al mio amico italiano di Purti e di
Ajay, ma vi impedisco di parlargli ancora dei miei altri
bambini!" Kailash scendeva dal terrazzo e ne risaliva in
lacrime, con il te e il latte che ci imbandiva, lo serviva anche a
un vicino della sua stessa casta di barbiere, ch'era sopraggiunto,
indurendo la sua agitazione nelle contrazioni del dolore che lo
squarciava " Ho perso ogni cosa perdendo il mio bambino.
Era il mio re, il mio leone..." Io lo abbracciavo con
tutto l'amore di cui ero capace, ed egli mi confidava tutto quanto
era in lui intervenuto. " Ma ora Sumit è la mia
forza, in me, che mi parla." "Lo so, Kallu, che non
lo abbiamo perduto. E ora è più grande di te e di
me". Il mio amico ha alluso allora a cinque divinità
con cui è in contatto, che lo aiutano e gli appaiono in
sogno. Poi, mi ha rievocato le circostanze, di cui mi ricordavo
benissimo, in cui il suo Sè era divenuto l'istanza
sovrapersonale in cui ora egli si ricomponeva, ritrovando la
quiete e la calma esteriori, finanche la luce del sorriso, e mi ha
riesumato pertanto le circostanze della notte tremenda in cui
aveva fatto ritorno con Ajay per la prima volta in quella casa, e
da cui era uscito ritrovandosi "a poverful man", come al
telefono mi aveva comunicato il mattino seguente in uno stato di
trance. Cronache Indiane Seconda parte Quella
sera io e Kailash saremmo partiti verso Chhattarpur con Purti ed
Adjay, per raggiungere via Tikamghar, Lalitpur, le località
storico-archeologiche di Chanderi, Deoghar, Udayapur, nel Madhya e
Uttar Pradesh. Ora la meraviglia di mattini e tramonti, tra
nebbie e brume evaporanti, fascina d'incanto le memorie di quei
siti, ma in essi abbiamo seguitato continuamente a sanguinare
strazio, ed io sono stato capace di farvi finanche a brandelli le
resistenze al dolore che Kailash aveva arginato in sé,
precipitandolo in un fine d'anno terrificante. Non ricordo se
sia stato nell'hotel con vista sul forte di Tikanghar, o se sia
avvenuto la nostra prima notte in Chanderi, che Kailash per
l'unica volta ha voluto parlarmi delle circostanze della morte di
Sumit. Nessun dottore ha saputo spiegargli come sia successa la
sua morte improvvisa di fronte a Vimala, rimanendo strozzato nel
suo respiro, dopo aver bevuto un sorso d'acqua. No, nessuno,
sospettabile, lo aveva avvicinato negli ultimi frangenti della sua
vita. Dava credito piuttosto al timore che il respiro gli fosse
mancato perché da un'altra vita lo aveva serrato alla gola
la mano di una vicina di casa morta ancora giovane, alcuni mesi
fà, una defunta islamica ancora disperata e bramosa di
vendicarsi sui vivi per essere morta precocemente. In ogni casa
del vicinato si era verificata una disgrazia. Ciò che lo
aveva più sorpreso, nel cadavere del suo bambino, era
quanto fosse diventato blu, cianotico nella sua carnagione. Ma
tutto voleva e poteva credere il dolore del suo amore, che ora il
Suo bambino era in lui, più grande di lui, o che la sua
reincarnazione fosse già avvenuta, che il suo spirito ora
fosse quello dello stesso Chandu. " Sorride come
lui..." E' stato di ritorno dal fulgore del tempio
shivaita di Udayapur, che approssimandoci a Bina,
nell'avventurarci sul taxi nella giungla che infestano banditi, la
sera del plenilunio di Capodanno ho trascinato Kailash nel mio
baratro mentale. Non sentivo, nel mio agitarmi egocentrico?
quanto dilaceravo la sua dolcezza, la sua tenerezza conciliante di
amico, nell'evocargli l'apertura gioiosa di Sumit nei miei
riguardi, pronto a seguirmi in ogni dove e a giocare in ogni modo
che inventavo con lui, ,ogni volta che mi lamentavo di quanto si
infastidisse Purti, anche soltanto a dovermi stare vicino? Non
avvertivo quale schianto interiore dovesse arginare, quando nella
giungla mi rassicurava che i suoi spiriti tutelari, la stessa
presenza interiore di Sumit, gli garantivano che nessun brigante o
nessuna forza dell'ordine avrebbero arrestato o violato la nostra
vettura? Erano le stesse entità che gli avevano
assicurato che in India nulla avrei perduto o mi sarebbe stato
sottratto, fino al cinque di gennaio, al cui manifestarsi sentiva
il corpo raffreddarsi. Ma nel mio stato angosciato, all'idea
che nessuna foto ci avesse fissato insieme, delle tante da me
scattate in Chanderi, Deoghar, Udayapur, così come nelle
foto era visualizzata nella mia memoria indelebilmente la memoria
del nostro bambino, del perché fosse potuto accadere,
mentre i soli fantasmi che ritornavano erano i miei incubi
scolastici, che vanificavano che fossi in India li con lui, e i
nostri cari bambini “ I m not more here, I m already in
Italy, now”, mormoravo stravolto al rientro nel ristorante
di Lalitpur, ingoiando senza cortesia reale quanto aveva ordinato
per la nostra cena di fine d'Anno, intanto che il mio ego ferito
da Purti, come dai miei studenti evocati, seguitava ad averlo di
fronte vulnerabile e dolce e a ferirlo a morte. Seguitavano le
messe in scena della mia alterazione mentale, finchè non
ritornavo in stanza e di fronte a lui rivoltavo su Purti la
coperta ,in cui poc'anzi, si era sottratta anche al mio augurio di
" Happy New Year": Era contro di lui stesso ch'era
diretto il mio atto, contro di lui che nulla faceva, come padre,
perché per gelosia, o che altro, Purti non fosse come una
scimmia intrattabile nei miei riguardi. Era un atto di
disperazione sottaciuta nei figli rimastici, alla vista di come lo
stesso Ajay vagolasse tra templi e palazzi, e boschi e grotte
sacre presso i corsi d'acqua, senza che apparentemente nulla lo
incantasse o interessasse, si tramutasse in stimolo per la sua
mente disabile, mentre Sumit, solo che sentisse il canto di un
uccello fra le fronde di un pipal...
Solo le
grida di Kailash e la mia volontà di scusarmi mi
rinsavivano e mi riconducevano indietro, ad assistere in stanza a
quanto si stesse sbranando, e tutto avrebbe fatto a brandelli, per
il dolore che riesplodeva urlante di avere perso Sumit. Povere
le sue parole, che nulla dicevano del suo dolore" I ve lost
more than money, life is more than money", povere le sue
sembianze, che lo rendevano ridicolo nell'espressione di un dolore
infinito. Facesse della mia indegnità ciò che
meglio credeva, imploravo ai suoi piedi, rimettevo la mia amicizia
al suo volere, nel trattenerlo fra le mie braccia per contenerne
la distruttività. Placarsi, come a poco a poco avveniva,
mentre i bambini lasciavano in lacrime la stanza, era nel mio
amico l' uscire dalle spoglie del povero K.Sen, e farsi a me
freddo e superiore e distante. " In certi momenti posso
mancare di qualsiasi rispetto e diventare capace di tutto". Ma
non ero io che avevo colpa, ora mi diceva, la responsabilità
era sua, se la sua mente era esplosa, ciò che succedeva
stava accadendo perché egli non si era purificato, non
aveva fatto alcuna doccia, o bagno, nel giorno di sabato sacro ad
Hanuman. Mi domandava di scendere alla reception a chiedere
incenso, mentre con mio terrore sgomento, si rinchiudeva nel bagno
per fare la doccia. Quando risalivo, ottenuto l'incenso dal
compassionevole anziano che vi era addetto, aveva indosso il solo
asciugamano come un lungi, e stava già predisponendosi per
la puja, per la quale richiedeva a un inserviente accorso
un'ambrata bevanda, che il giorno seguente accertavo essere della
birra che ristagnava in un boccale, di cui a suo dire il dio era
voglioso. " Se tu vuoi, gli dicevo l' indomani, nel
lasciare la stanza dell Aryan hotel di Lalitpur, puoi fare di me
quello che meglio credi, ma quello che accaduto è successo
perché soffriamo entrambi per le stesse ragioni, e allo
stesso modo"
Eppure sono
stati giorni di splendore nel dolore, quelli in viaggio con
Kailash, Purti ed Ajay, alla vista nella notte, in Chanderi, dei
carri della processione islamica, in forme hindu,avanzanti nelle
vie come sfavillanti dimore celesti,
o nello scorrere del pomeriggio radioso sulle anse del fiume
Betwa,
tra
i declivi boscosi in cui si stagliavano le pareti a picco di
grotte e rilievi rupestri di Deoghar.
Dalle
nebbie del primo mattino ne sono emerse, nella stessa Deoghar, le
incantevoli sculture gupta .del Tempio visnuita delle dieci
incarnazioni del dio, ove gli individui celesti ali ostentavano la
più splendida sovrannaturalità dei loro corpi
spirituali,
nella
più naturalistica ( e vivida )assunzione di pose e gesti,
in
Udayapur il fulgore sivaita del tempio Nilikantesvara
,
le
innumerevoli vestigia, in Chanderi, di porte fortificazioni e
moschee e palazzi, sugli specchi delle acque o in solitaria
imponenza, quale il Koshak Mahal, nello stile afgano delle
edificazioni di Mandu.
Nello strazio
della vita che continuava interminabile nel suo spettacolo, di
quale crudeltà insostenibile da che ne è scomparsa
.la gioia di esserci del nostro Sumit, la più viva
luminosità solare splendeva poi dolente sull' integrità
ritrovata della nostra amicizia, lungo la via del rientro a
Khajuraho, tramite Tikamghar, Lalitpur. Ma Purti, ancora Purti,
ricusando alle stazioni degli autobus che la tenessi per mano, per
consentire a Kailash di allontanarsi per urinare, quella sera
stessa avrebbe provocato di nuovo la mia pusillanimità e
l'esacerbazione di me e Kailash, Purti, sempre Purti, anche
l'ultima sera, rifiutando la mano che le porgevo,verso casa, al
rientro dal ristorante in cui avevo offerto la cena finale,
avrebbe provocato il precipitare della situazione verso il più
pauroso crinale, dopo che Kailash non mi aveva nemmeno ringraziato
per tutto il denaro che gli avevo appena lasciato, a seguito di
quello che era andato distrutto o che era andato speso senza
costrutto. Glielo lasciavo perché si riavviasse con i
proventi del latte prodotto da una bufala per la sua bufalina,- di
cui si prenderà cura suo padre, nella stalla che possiede
nel suo villaggio,- e lui accoglieva l aiuto come se gli fosse
naturalmente dovuto, come se fosse naturale che insieme con il mio
denaro, per lui e la sua famiglia stessi perdendo la mente e la
vita... Nel letto di quella che rimarrà per sempre la
mia sola stanza, per nostra fortuna è rimasto solo un
vaneggiamento che si è acquietato nel sonno, l intento che
in me è insorto di abbandonare quella casa per recarmi in
hotel con le valigie già fatte, abbandonando per sempre al
suo destino, in quella dimora, la miseria di Kailash e della sua
famiglia fallimentare, e farmi dal giorno seguente solo turista
tra i turisti, che solo veda e senta senza più amare e
soffrire... Nel suo dolore immenso, ero consapevole che avrei
così inflitto la ferita più letale, a chi mi aveva
riconfermato un membro della sua famiglia distrutta, benché
solo poco sere prima lo avessi devastato senza umano riguardo,
sordo alla sua voce che mi rammentava teneramente che sarebbero
state poco più che carta, quand'anche fossero state
stampate, le nostre immagini digitali che rimpiangevo di non avere
impresso, mentre noi due eravamo oramai " one only body",
che un solo corpo anche a infinita distanza... Respiro ancor
oggi di avere evitato il crimine in cui con la mia dignità
di uomo vero mi sarei giocato la mia intera esistenza, equivocando
come la mia perdizione, quanto è la salvezza del mio
destino , la vocazione che reca il mio nome.. " E' un
dono di Dio la famiglia indiana che assisti", giorni or sono
mi ha ricordato qui in Italia un confessore, ridandomi la vista
con gli occhi del suo cuore profetico. E' donandomi ad essa
fino alla consunzione dei miei giorni, che i miei giorni potranno
trovare con la loro salvezza, il loro stesso compimento finale,
che io potrò declinare il nome per me prescelto da Dio,
senza che mi sembri l' abominio di un nome di oltraggio, come
quando risuona inaudito nel ludibrio e nel chiasso delle mie
classi d'insegnamento, nella scrittura vana della mia parola
umana.. Anche a Kailash il nome che porta, il suo nome che ci
lega e che per lui hanno scelto i suoi dei, è un termine
che gli si è fatto insostenibile, da che vi avverte che ha
assunto il significato che egli non avrà più niente,
quando con la morte del nostro bambino sente che ha perso ogni
cosa, perché più niente può significare
qualcosa. " Non ho niente, se non i miei auguri da
farti" Quando mi parla in tal senso, gli taccio che la
nostra vera miseria è che disponevamo di un tesoro immenso
ed è andato perduto, il bene irrecuperabile della nostra
integrità familiare, di cui ignoravamo o sprecavamo (tutto)
il pregio mentre lo possedevamo. Cio che soltanto vale ora la
pena di dirgli, è che perché non ha niente (che) è
vicino agli dei, che è tutt'uno con me nel suo grande
valore (di uomo) .
Cronache
Indiane
Seconda parte
Quella sera io
e Kailash saremmo partiti per Chhattarpur con Purti ed Adjay, per
raggiungere via Tikamghar, Lalitpur, le località
storico-archeologiche di Chanderi, Deoghar, Udayapur, nel Madhya e
Uttar Pradesh.
Ora la
meraviglia di mattini e tramonti, tra nebbie e brume evaporanti,
fascina d'incanto le memorie di quei siti, ma in essi abbiamo
seguitato continuamente a sanguinare strazio, ed io sono stato
capace di farvi finanche a brandelli le resistenze al dolore che
Kailash aveva arginato in sé, precipitandolo in un fine
d'anno terrificante.
Non ricordo se
sia stato nell'hotel con vista sul forte di Tikanghar, o se sia
avvenuto la nostra prima notte in Chanderi, che Kailash per
l'unica volta ha voluto parlarmi delle circostanze della morte di
Sumit.
Nessun dottore
ha saputo spiegargli come sia successa la sua morte improvvisa di
fronte a Vimala, rimanendo strozzato nel suo respiro, dopo aver
bevuto un sorso d'acqua.
No, nessuno,
sospettabile, lo aveva avvicinato negli ultimi frangenti della sua
vita.
Dava credito
piuttosto al timore che il respiro gli fosse mancato perché
da un'altra vita lo aveva serrato alla gola la mano di una vicina
di casa morta ancora giovane, alcuni mesi fà, una defunta
islamica ancora disperata e bramosa di vendicarsi sui vivi per
essere morta precocemente.
In ogni casa
del vicinato si era verificata una disgrazia.
Ciò che
lo aveva più sorpreso, nel cadavere del suo bambino, era
quanto fosse diventato blu, cianotico nella sua carnagione.
Ma tutto voleva
e poteva credere il dolore del suo amore, che ora il Suo bambino
era in lui, più grande di lui, o che la sua reincarnazione
fosse già avvenuta, che il suo spirito ora fosse quello
dello stesso Chandu.
" Sorride
come lui..."
E' stato di
ritorno dal fulgore del tempio shivaita di Udayapur, che
approssimandoci a Bina, nell'avventurarci sul taxi nella giungla
che infestano banditi, la sera del plenilunio di Capodanno ho
trascinato Kailash nel mio baratro mentale.
Non sentivo,
nel mio agitarmi egocentrico?quanto dilaceravo la sua dolcezza, la
sua tenerezza conciliante di amico, nell'evocargli l'apertura
gioiosa di Sumit nei miei riguardi, pronto a seguirmi in ogni dove
e a giocare in ogni modo che inventavo con lui ,ogni volta che mi
lamentavo di quanto si infastidisse Purti, anche soltanto a
dovermi stare vicino? Non avvertivo quale schianto interiore
dovesse arginare, quando nella giungla mi rassicurava che i suoi
spiriti tutelari, la stessa presenza interiore di Sumit, gli
garantivano che nessun brigante o nessuna forza dell'ordine
avrebbero arrestato o violato la nostra vettura?
Erano le stesse
entità che gli avevano assicurato che in India nulla avrei
perduto o mi sarebbe stato sottratto, fino al 5 gennaio, al cui
manifestarsi sentiva il corpo raffreddarsi.
Ma nel mio
stato angosciato, all'idea che nessuna foto ci avesse fissato
insieme, delle tante da me scattate in Chanderi, Deoghar,
Udayapur, così come nelle foto era fissata nella mia
memoria indelebilmente la memoria del nostro bambino, del perché
fosse potuto accadere, mentre i soli fantasmi che ritornavano
erano i miei incubi scolastici, che vanificavano che fossi in
India li con lui, e i nostri cari bambini “ I m not more
here, I m already in Italy, now”, mormoravo stravolto al
rientro nel ristorante di Lalitpur, ingoiando per pura cortesia
quanto aveva ordinato per la nostra cena di fine d'Anno, intanto
che il mio ego ferito da Purti, come dai miei studenti evocati,
seguitava ad averlo di fronte vulnerabile e dolce e a ferirlo a
morte.
Seguitavano le
messe in scena della mia alterazione mentale, finchè non
ritornavo in stanza e di fronte a lui rivoltavo su Purti la
coperta ,in cui poc'anzi, si era sottratta anche al mio augurio di
" Happy New Year".
Solo le sue
grida e la mia volontà di scusarmi mi rinsavivano e mi
riconducevano indietro, ad assistere in stanza a quanto si stesse
sbranando, e tutto avrebbe fatto a brandelli, per il dolore che
riesplodeva urlante di avere perso Sumit.
Povere le sue
parole, che nulla dicevano del suo dolore" I ve lost more
than money, life is more than money", povere le sue
sembianze, che lo rendevano ridicolo nell'espressione di un dolore
infinito.
Facesse della
mia indegnità ciò che meglio credeva, imploravo ai
suoi piedi, rimettevo la mia amicizia al suo volere, nel
trattenerlo fra le mie braccia per contenerne la distruttività.
Placarsi, come
a poco a poco avveniva, mentre i bambini lasciavano in lacrime la
stanza, era nel mio amico l' uscire dalle spoglie del povero
Kailash Sen, e farsi a me freddo e superiore e distante.
" In certi
momenti posso mancare di qualsiasi rispetto e diventare capace di
tutto".
Ma non ero io
che avevo colpa, ora mi diceva, la responsabilità era sua,
se la sua mente era esplosa, ciò che succedeva stava
accadendo perché egli non si era purificato, non aveva
fatto alcuna doccia, o bagno, nel giorno di sabato sacro ad
Hanuman.
Mi domandava di
scendere alla reception a chiedere incenso, mentre con mio terrore
sgomento, si rinchiudeva nel bagno per fare la doccia.
Quando
risalivo, ottenuto l'incenso dal compassionevole anziano che vi
era addetto, aveva indosso il solo asciugamano come un lungi, e
stava già predisponendosi per la puja, per la quale
richiedeva a un inserviente accorso un'ambrata bevanda, che il
giorno seguente accertavo essere della birra che ristagnava in un
boccale, di cui a suo dire il dio era voglioso.
" Se tu
vuoi, gli dicevo l' indomani, nel lasciare la stanza dell Aryan
hotel di Lalitpur, puoi fare di me quello che meglio credi, ma
quello che accaduto è successo perché soffriamo
entrambi per le stesse ragioni, e allo stesso modo"
Eppure sono
stati giorni di splendore nel dolore, quelli in viaggio con
Kailash, Purti ed Ajay, alla vista nella notte, in Chanderi, dei
carri della processione islamica, in forme hindu,avanzanti nelle
vie come sfavillanti dimore celesti, o nello scorrere del
pomeriggio radioso sulle anse del fiume Betwa, tra i declivi
boscosi in cui si stagliavano le pareti a picco di grotte e
rilievi rupestri di Deoghar.
Dalle nebbie
del primo mattino ne sono emerse, nella stessa Deoghar, le
incantevoli sculture gupta .del Tempio visnuita delle dieci
incarnazioni del dio, ove gli individui celesti ali ostentavano la
più splendida sovrannaturalità dei loro corpi
spirituali, nella più naturalistica ( e vivida )assunzione
di pose e gesti,
in Udayapur il
fulgore sivaita del tempio Nilikantesvara ,
le innumerevoli
vestigia, in Chanderi, di porte fortificazioni e moschee e
palazzi, sugli specchi delle acque o in solitaria imponenza, quale
il Koshak Mahal, nello stile afgano delle edificazioni di Mandu.
Nello strazio
della vita che continuava interminabile nel suo spettacolo, senza
alcuna nostra gioia di farne ancora parte, da che ne è
scomparsa .la gioia di esserci del nostro Sumit, la più
viva luminosità solare splendeva poi dolente sull'
integrità ritrovata della nostra amicizia, lungo la via del
rientro a Khajuraho, tramite Tikamghar, Lalitpur.
Ma Purti,
ancora Purti, ricusando alle stazioni degli autobus che la tenessi
per mano, per consentire a Kailash di allontanarsi per urinare,
quella sera stessa avrebbe provocato di nuovo la mia pusillanimità
e l'esacerbazione di me e Kailash, Purti, sempre Purti, anche
l'ultima sera, rifiutando la mano che le porgevo,verso casa, al
rientro dal ristorante in cui avevo offerto la cena finale,
avrebbe provocato il precipitare della situazione verso il più
pauroso crinale, dopo che Kailash non mi aveva nemmeno ringraziato
per tutto il denaro che gli avevo appena lasciato, a seguito di
quello che era andato distrutto o che era andato speso senza
costrutto. Glielo lasciavo perché si riavviasse con i
proventi del latte prodotto da una bufala per la sua bufalina,- di
cui si prenderà cura suo padre, nella stalla che possiede
nel suo villaggio,-e lui accoglieva l aiuto come se gli fosse
naturalmente dovuto, come se fosse naturale che insieme con il mio
denaro, per lui e la sua famiglia stessi perdendo la mente e la
vita...
Nel letto di
quella che rimarrà per sempre la mia sola stanza, per
nostra fortuna è rimasto solo un vaneggiamento che si è
acquietato nel sonno, l intento che in me è insorto di
abbandonare quella casa per recarmi in hotel con le valigie già
fatte, abbandonando per sempre al suo destino, in quella dimora,
la miseria di Kailash e della sua famiglia fallimentare, e farmi
dal giorno seguente solo turista tra i turisti, che solo veda e
senta senza più amare e soffrire...
Nel suo dolore
immenso, ero consapevole che avrei così inflitto la ferita
più letale, a chi mi aveva riconfermato un membro della sua
famiglia distrutta, benché solo poco sere prima lo avessi
devastato senza umano riguardo, sordo alla sua voce che mi
rammentava teneramente che sarebbero state poco più che
carta, quand'anche fossero state stampate, le nostre immagini
digitali che rimpiangevo di non avere impresso, mentre noi due
eravamo oramai " one only body", che un solo corpo anche
a infinita distanza...
Respiro ancor
oggi di avere evitato il crimine in cui con la mia dignità
di uomo vero mi sarei giocato la mia intera esistenza, equivocando
come la mia perdizione, quanto è la salvezza del mio
destino , la vocazione che reca il mio nome..
" E' un
dono di Dio la famiglia indiana che assisti", giorni or sono
mi ha ricordato qui in Italia un confessore, ridandomi la vista
con gli occhi del suo cuore profetico.
E' donandomi ad
essa fino alla consunzione dei miei giorni, che i miei giorni
potranno trovare con la loro salvezza, il loro stesso compimento
finale, che io potrò declinare il nome per me prescelto da
Dio, senza che mi sembri l' abominio di un nome di oltraggio, come
quando risuona inaudito nel ludibrio e nel chiasso delle mie
classi d'insegnamento, nella scrittura vana della mia parola
umana..
Anche a Kailash
il nome che porta, il suo nome che ci lega e che per lui hanno
scelto i suoi dei, è un termine che gli si è fatto
insostenibile, da che vi avverte che ha assunto il significato che
egli non avrà più niente, quando con la morte del
nostro bambino sente che ha perso ogni cosa, perché più
niente può significare qualcosa.
" Non ho
niente, se non i miei auguri da farti"
Quando mi parla
in tal senso, gli taccio che la nostra vera miseria è che
disponevamo di un tesoro immenso ed è andato perduto, il
bene irrecuperabile della nostra integrità familiare, di
cui ignoravamo o sprecavamo (tutto) il pregio mentre lo
possedevamo.
Ciò che
soltanto vale ora la pena di dirgli, è che perché
non ha niente egli è vicino agli dei, ed è tutt'uno
con me nel suo grande valore
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