per le mappe si ringraziano gli autori del sito web:
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Attraverso il Ganshu e lo Xinjiang, da Xiaè a Kashgar |
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Urumqi 6 agosto 2004
Manca oramazi soltanto che oggi, di venerdì, riesca a ottenere il biglietto della corsa ferroviaria in partenza nel tardo pomeriggio per Kashgar dalla stazione di Urumqi, perchè possa arrivarvi in tempo per il mercato domenicale, dopo che in una sola settimana, a tappe affrettate, pur di non mancare a tale appuntamento capitale ho ripercorso lungo la Via della seta l'intero Ganshu, sospingendomi fugacemente per una sola notte in Xiaen, soffermandomi due giorni in Dunhuang, i due grandi centri della fede e dell' arte buddistica. Nel tratto iniziale da Lanzhou a Xiaen, all' aridità pulverulenta di pendii e fondovalli sono subentrate valli rigogliose di mais e di fede islamica, svettanti, sui villaggi e la città di Linxià, di moschee e minareti e falci di lune calanti. Alla vista si è poi slargata la valle in cui scorre il Daxia He, prima che si risalisse ove il suo impeto ancora inserrato tra i monti, è ancora aperto a stupe e villaggi di fede tibetana, ai coltivi di colza e di orzo di montagna (il qungke), -quindi i pendii sono tornati farsi incombenti lungo l'alto corso del fiume, schiumante tra dei declivi densi di conifere, fin che tra le praterie si è schiusa e dilatata la sua valle originaria, che il rivo irrora in vastità ingiallite dal fiore di colza, nel loro verde infoltarsi di steli. Nel villaggio di Xiaè sciamavano a sera i monaci tibetani, inoltrandovisi per i percorsi sterrati lungo i quali io invece mi addentravo nel monastero, ripercorrendo i reticolati di vie che collegavano le loro spoglie dimore uniformi.
I monaci erano pressocché tutti cellularizzati, magari per tenersi in contatto tra l'uno e l'altro convento, come il giovane monaco che è salito sull' autobus una cinquantina di chilometri prima di Xiaè, ed ha scelto di sedersi proprio a me accanto, per conversare. Ma l'affabilità con la quale essi mi venivano incontro, con la quale mi rivolgevano il saluto d' amicizia buddistico, era al più una manifestazione di benevolenza universale, come per un cristiano gli atti comandati dell' amore del prossimo. "Of course", il loro buddismo era quello Mahayana, era il Grande veicolo della pietà soccorrevole e devozionale, secondo una loro ammissione istantanea che non ammetteva alternative Taravanta. Ed io conoscevo elementi di Buddismo? Era forse difficile per me comprenderlo? Mi sembrava che fosse piuttosto difficile realizzarlo. Ma anche il cristianesimo é quanto mai arduo da praticare. Insegna ad amare innanzitutto il proprio nemico.In spirito di pazienza e perseveranza." It isn't easy... But your life is a very god life". Lo dicevo all' ultimo dei monaci con i quali venivo interloquendo, al temine di una giornata di cui ancora mi attossicava il kharma iracondo e convulso, per avere assurdamente cercato di concentrare l' escursione in Xiae nella andata e ritorno di un sol giorno, talmente mi ossessionava l' intento di non mancare al gran mercato domenicale di Kashghar. Non volevo ripetere l'esperienza deludente della mia visita feriale al Tolkuchka bazar di Ashgabat, l'anno scorso, quando nel vasto spiazzo ho ritrovato in vendita solo finimenti e ortaggi, patate e cipolle Gli inconvenienti e la lentezza del tragitto da Lanzhou a Linxià, che in altre circostanze sarebbero divenuti l'opportunità di incontri in volti e sguardi, mi hanno contratto nell' isteria dell' occidentale indisponibile e indisponente, al punto che sono giunto a inveire contro gli stessi sorrisi di una giovane donna tibetana che ne è rimasta mortificata, nel suo ripetuto invito a quietarmi interiormente che così mi esprimeva, ad accogliere di buon grado il contrattempo del mancato rientro per quel giorno in Lanzhou, dove avevo la stanza in albergo e i bagagli sistemati al suo interno, e che in quella stessa giornata mi fosse oramai impossibile Ed ilo giorno dopo era asolutamente imperdibiler il treno delle 16,25 peer Dunhuang . La tensione si è esasperata quando sul minibus che alle 14,35 avrebbe dovuto lasciare Linxià per Xiaen, un'ora dopo mi ritrovavo ancora coinvolto nelle sue circumambulazioni per il centro di Linxià al fine di raccogliere passeggeri. Nè una volta che l'autista si è avviato nella periferia, attraverso i villaggi prossimi alla città, egli il minibus voleva o poteva farlo procedere più speditamente. La mia insopportazione è divenuta insolenza, e l'esasperazione vè trascesa in smania furente, fin che mi son fatto scaricare al primo incrocio. Dal suo polverio mi era comunque impossibile ritornare ragioinevolmente indietro, né praticare la saviezza della rinuncia, cosicchè non ci ho guadagnato, dall' impuntatura, che di ripartire per Xiaè, in accresciuto ritardo, con l'autobus seguente che è sopraggiunto.
Chissà mai, per quale funesta ispirazione, in serata ho accolto l'invito fin troppo insistente, alla guesthouse di Xiaè, a rinunciare agli autobus in partenza il giorno sdeguente per Lanzhou nel primo mattino, che sia pure in sei, sette ore di viaggio, mi avrebbero consentito di arrivare senz'affanni a Lanzhou, in tempo per il treno delle 16,25 per Dunhuang, e ho accettato di servirmi del loro avrebbe dovuto condurmi più speditamente e direttamente a Lanzhou, dovevo avevo ripetuto e chiarito più volte che tenevo in albergo i miei bagagli, alla ragazza che mi intrigava alla cosa reputandosi per me ammaliante Forse avrebbe dovuto insospettirmi che la giovane che presumeva di avere esercitato su di me una seduzione nel persuadermi a tanto, mi chiedesse conferma delle mie intenzioni, se avevo davvero in animo di prendere il minibus , prima che versassi anticipatamente gli yuan dell'importo. Sorgeva su Xiaè il giorno seguente, ed io non partivo, il che mi consentiva di assistere al transito sempre più fitto, sempre più ininterrotto, di monaci e di tibetani comuni, che dall' interno del monastero,dal villaggio, sopraggiungevano per riavviare il nastro delle ruote della preghiera circostanti il monastero, prima del loro giorno di lavoro e di preghiera e di meditazione.
alla gallery di immagini pittoriche lungo lo slargo del percorso principale del monastero, in cui si interrompeva e da cui aveva seguito la successione dei portici delle ruote di preghiera, erano distesi dei tappeti sui quali, volti ad oriente, dei pellegrini levavano le mani e il rosario al cielo, si curvavano e si distendevano al suolo nella preghiera.
A quella spiritualità orante purtroppo non traeva seguito una mia ispirazione interiore temperante, che mi preservasse dall'abbandonarmi all' esternazione dell'ansito convulso, alla concitazione che costernata mi troncava il respiro, quando all'atto di avviarmi con il minibus della guesthouse, su cui ero già salito, a un rilettura dei termini del biglietto accertavo che non per Lanzhou, ma per Liqou esso era in partenza, in direzione opposta....Ma per sconvolto che fossi dai demoni più rabbiosi e sospettosi di un raggiro tramatomi, quanto mi restava da fare lo mettevo immediatamente in atto, mi precipitavo senza più parole articolabili su un taxi, facevo segno,a gesti, e singulti, alla sua conducente, che si arrestasse all'autostazione, dove l'ansito si placava a poco a poco, a poco a poco mi rassegnavo e mi affidavo agli eventi, alla Sua volontà, benchè si rivelasse una ulteriore disillusione di cui dovevo capacitarmi, l'annullamento della corsa dell'autobus che era annunciato accreditato in partenza per Lanzhou. alle 8,30, e che già presumevo potesse essermi di tempestivo soccorso, sicché mi adattavo all'ulteriore ritardo del dirottament,o dei pochi passeggeri in attesa, sull' autobus di ritorno a Lixià quale inevitabile tappa intermedia. L'automezzo non andava a rilento come quello del giorno avanti, anche se gli stessi erano il bigliettaio e il conducente, e arrivavamo a Lixia, verso le tredici, appena in tempo per la coincidenza per Lanzhou, costituita da un minibus che più velocemente non avrebbe potuto procedere, su per il passo e attraverso i paesi e i luoghi di montagna in cui era ricomparso l'islam Erano le 14,30 quando ravvisavo un cartello che ci segnalava che mancavano ancora 52 chilometri all' arrivo in Lanzhou, a meno di due ore dalla partenza del treno per Dunhuang, e lo Xinjiang. Potevo dunque confidare di essere alle 15,30 già sul taxi che in Lanzhou mi riportasse in Hotel, arrivato al quale in poco più di mezz'ora mi restava ancora di risalire al dodicesimo piano, nel viavai degli ascensori, e farmi aprire la camera dall'inserviente, riordinare zaini e bagagli, saldare il conto alla réception e prelevare il contante depositatovi, prima di potermi avviare alla stazione di fronte, oltre la piazza e i suoi giardini da traversare , per la trafila dello smistamento su e giù per i sovrapassaggi fino al treno in partenza. E già ero in abbondante credito con la più avventurosa provvidenza che vigila sulla mia avventatezza, su quanto avrei potuto smarrire e non avevo già perso tra Lanzhou e Xiaen: quando il giorno avanti , all' arrivo nell' autostazione, solo perchè prima di chiudere la portiera del taxi avevo avuto lo scrupolo goffo di ricontrollare se potessi avere lasciato alcunchè sul mezzo, vi ho trovato il portafoglio giusto sull'orlo, e quella mattina, è perchè ho voluto dare comunque una ricontrollatina ossessiva al posto su cui sedevo nel fantomatico pullman per Lanzhou, vi ho ritrovato il mio oramai imperdibile berretto, quello che nemmeno il vento aveva scrollato dall' antenna in cui era rimasto impigliato, del taxi in cui ero trasbordato per Yenin. Turbinava una polvere ventosa all' arrivo in Lanzhou, e solo il terzo tassista che tentavo di arrestare per strada, grazie soltanto alla avvenente cliente ch'era già a bordo, capiva dove gli chiedevo che mi conducesse,- ma prima di recarmici doveva condurre a destinazione la giovane donna, in un intrico di strade in cui il traffico si intasava... Alla mia impazienza inutile che si agitava alle sue spalle, dietro l'inferriata del gabbiotto che lo proteggeva, il tassista consigliava di attendere per ancora una svolta, mentre in realtà , superata un'interruzione del traffico estenuante, doveva curvare per più tratti di strada e ancora dei viali , prima di potersi arrestare e farmi scendere all' ingresso dell'hotel, quando le lancette mi segnalavano che erano già passate le 15,50. Mettevo allora in atto ciò che già avevo concepito di fare, chiedendo sollecito aiuto al giovane cinese che cera addetto all' acccoglienza all' ingresso dell' hotel "Can you help me, please, I've to reach the room number * 105. at the 12th floor, and the train go at 25 past four o' clock....I've a very little time ..." Volentieri mi prestava soccorso, e si dava da fare, al saliscendi degli ascensori di cui non potevo più capire che meno di niente, faceva accorrere la donna addetta alla stanza , caricandosi di uno dei bagagli che riordinavo in fretta, giù alla réception avvisava le ragazze al banco che facessero al più presto nel saldarmi il conto, inclusivo del prezzo della stanza in cui non avevo dormito e del servizio di lavanderia, sottratta la differenza di quanto già avevo versato come deposito, mentre un'altra di loro mi accompagnava a recuperare il mio deposito, nella cassetta in cui era protetto a doppia chiave... Erano le 16,10, o poco più , quando lasciavo finalmente l'hotel, con gli zaini in spalla e la valigia in mano, inoltrandomi con il loro sovraccarico verso la stazione oltre la strada, il biglietto in tasca e la concreta speranza che baluginava finalmente di farcela! Ma possibile, che stavolta che ne invocavo il soccorso, alcun procacciatore di aiuti si facesse avanti, ad alleviare il mio affannarmi affardellato verso la meta dell' entrata? Sopraggiungeva invece trafelato di corsa il ragazzo dell' hotel, per portarmi il berretto e la guida della Cina che avevo dimenticato sul banco della rèception!... E nuovamente, nel mio abbraccio fraterno, rifiutava gli yuan che già in hotel gli avevo offerto... Eccolo, finalmente in vista, tragurdato il sovrapassaggio, alle 16, 15 il treno per Dunhuang, Urumqi, lungo il binario in cui le addette ai vagoni stavano allineate con le fasce di gala. Restava da scontare il supplemento, ancora di pena, di dover risalire dal dodicesimo vagone fino al terzo, ch'era purtuttavia alleviato dalla contentezza fiduciosa che ce la stessi facendo, che finalmente ce l'avevo fatta, à bout de souffle, all' ultimo respiro, a ritrovarmi nel vagone sul treno ancora in partenza, a dispetto di ogni contrattempo e di qaule e quanta mia imprevidenza , assaporandovi sul sedile in cui traevo fiato il concretarsi , vivo e presente, del felice esito del mio appiglio anche alla più remota possibilità real,e che si avverasse l'evento di essere lì sul sul treno che ora lasciava Lanzhou.
Post scriptum SCriverò poi di Dunhguang e delle grotte di Mogao, per quanto contengono di mirabile dell'arte buddistica, del poco che è dato vederne e di cui avere cognizione . Credevo che mi fosse servito di lezione, come sia mai riuscito a ritrovarmi a Lanzhou sul treno per Dunhuang. Invece, alla ripartenza da Dunhuang, non sono stato accorto nel tenere conto di come i fattori della ripartenza si combinassero in termini opposti a quelli in Lanzhou. L' hotel era in centro, a venticinque chilometri soltanto dalle grotte di Mogao, mentre anziché qualche centinaio di metri soltanto, distava centotrenta chilometri dalla stazione ferroviaria. Solo sul taxi che da Mogao mi riportava a Dunhuang per lasciarlo, il secondo giorno , mi sono ricordato che al miniubus occorrevano almeno due ore e mezzo per arrivare alla stazione ferroviaria. Ed io pur di prolungare la stentata visita delle pitture di Mogao, di guida in guida che mi schiudeva e richiudeva l'adito alle solite grotte senza alcuna indicazione scritta d'aiuto, mi ero affidato all' autobus delle 17,20, per prendere il treno per Uuumqi delle 19,42... Per mia buona sorte il tassista aveva già capito l'inghippo in cui mi ero cacciato: mi ha seguito a distanza alla autostazione, allontanandosi fino a che mi fossi reso pienamente conto che in un solo modo potevo arrivare più che in tempo a quella stazione ferroviaria : risalendo sul suo taxi, per una corsa nel deserto fino a destinazione, al costo di 100 yuan.
http://www.cinacom.com/cina_politica_07.html |
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