Ritratti di viaggio

Mohamad Sahba

Aleppo 25/ 26 luglio 2000

 

H

o capito che egli aveva accelerato l'andatura per parlarmi, solo quando il passo del ragazzo si è affiancato definitivamente al mio, intanto che nel clamore del traffico serale di Aleppo mi affrettavo a raggiungere finalmente Bab al Hadid, al termine dell' interminabile al- Kandak Street.

  A quello che nel frastuono ho capito delle sue parole, lui abitava nelle stesse dimore che vedevo illuminarsi nella sera, tra i resti diroccati delle fortificazioni addossate alla porta.

Egli era uno studente, e sua madre aveva compiuto nel mio Paese i suoi studi di  medicina, si è concitato a farmi sapere quando gli ho detto ch'ero italiano, un insegnante, ma ella era fuori di casa dai nonni, in quei giorni, ed egli non aveva problemi ad intrattenersi anche a lungo con me .

Certo, che quelle erano mura mamelucchidi, i medaglioni che vi erano infissi recitavano sure del Corano.

Nel quartiere all' interno delle mura erano numerose le scuole coraniche, ed egli vi si era formato in uno zelo di cui mi ha manifestato tutto il fervore nell' ardore del bel volto, quando si è arrestato nello slargo  delle vie del quartiere ancora animate, la cui quiete era subentrata all' assordamento soffocante del traffico ora remoto.

Dove immaginavo che fossimo già in prossimità della sua casa e che stesse per lasciarmi, egli ha indugiato ad accalorarsi, infatti, nella perorazione della causa dei ceceni musulmani sterminati dalle armate di Putin.

Traverso la Turchia, l' Azerbaigian, avesse egli potuto raggiungerli nel Dagestan dov' erano profughi, correre a loro in soccorso!

Ma avrebbe dovuto sfidare la contrarietà di suo padre, che non  voleva ch'egli mettesse così a repentaglio la sua giovane vita.

Mister Putin, l' ultimo dei massacratori dei musulmani ceceni, come Milosevic è stato il carnefice dei musulmani di Bosnia, mossi  dall'identico odio degli slavi verso i suoi correligionari.

Ammetteva, come gli facevo osservare, che  nel suo risentimento avverso agli slavi indiscriminatamente, potesse esservi del razzismo, ma quanto gli era piaciuto, di Shakespeare, come già al ragazzo di Masyaf presso il quale aveva dimorato il giovane Dalrymple sulle orme di Marco Polo, verso Xanadu, rileggere in classe " Il mercante di Venezia", ritrovarvi l'avarizia della stirpe ebraica, avida anche del taglio di carne delle sue vittime.

Intanto che me ne veniva parlando, stavamo svoltando già al termine del suo quartiere arabo, che nella tranquillità operosa delle officine e dei negozi, ancora aperti, mi è apparso non meno bello e più ancora integro del quartiere cristiano della Jdeida da cui provenivo, sorgendo ugualmente lastricato, e coperto a volta, sul lato opposto della al-Khandak Street.

Ne uscivamo sboccando nel fulgore notturno della Cittadella, e  ad un caffè, che vi era in prossimità, lo invitavo a sedere per continuare a parlare, per una bevanda che invece voleva essere lui ad offrirmi.

Di fronte alle nostre tazze di the, sono stato ad ascoltarlo senza che il suo anelito al dialogo sembrasse avere più termine, intento a parlarmi della fede, della politica, delle leggi morali e civili, con un fervore integralistico che me lo faceva caro, nell' ardore sincero del suo idealismo giovanile.

Gli chiedevo dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, di Camp David, del cui esito non sapevo ancora niente.

Quel giorno non avevo ritrovato alcuna copia in Aleppo, in alcuna edicola, del solo quotidiano in lingua inglese che si possa leggere in Siria.

Si erano concluse con il loro fallimento, mi informava in breve.

Una notizia, che per come me la riportava, sembrava recargli un sollievo non inferiore al mio deluso sconforto.

Con amarezza apocalittica è poi tornato ad evocarmi lo scenario di una congiura planetaria in atto contro la nazione araba, ordita da americani ed ebrei e slavi.  Ma il fantasma di tali forze che il suo senso d'impotenza demonizzava, purtroppo nelle sue parole veniva materializzandosi talmente d'intesa con l'apparenza dei fatti, che sentivo mancare di forza ogni mio diniego che tentasse di contrastarlo.

Forse che non era vero, che in Timor Est l' ingerenza dell' Occidente aveva impedito che i cristiani subissero il massacro che a Putin si era consentito di migliaia e migliaia di musulmani ceceni?

Quando tuttavia il suo discorso si è inasprito contro Israele, non gli ho taciuto che non è soltanto per il suo arsenale nucleare, che lo Stato ebraico è inattaccabile.      

La storia è storia, e ciò che sono oggi Haifa, Tel Aviv, Gerusalemme Ovest, è una realtà indistruttibile.

Anche se è sorta sulla patria dei Palestinesi.

Ma ho sentito che non potevo opporgli che la mia ripulsa, quando ha difeso e sostenuto l'attuazione della legge islamica mediante il taglio della mano al ladro, o altri atrocità similari, in paesi musulmani quali il Niger, il Pakistan, la Arabia Saudita.

Vi si sottometteva con tranquillo fervore senza possibilità di appello, nella  sensibilità della maturità infantile di cui era terso il suo sguardo di ragazzo.

" L' Islam, gli ho ribadito con forza, è per me una grande forza spirituale, ma vi sono realtà del mondo islamico che io rispetto, ma non accetto."

Come il fatto che insieme con il velo, sia esso il burka od il chador, a una donna possa essere imposto di vedersi preferita in casa un' altra moglie del suo sposo, con il quale deve seguitare a convivere in disparte, mentre colei le subentra nel letto nuziale.

" E qui in Siria, nelle case di cui sono stato felice di essere ospite, io non ho quasi mai potuto parlare con una donna..."

La sua replica era quanto dovevo attendermi che mi dicesse: che la donna, se è tua sposa, va preservata dalla possibilità di esserti infedele.

Ma poteva esservi una vera fedeltà, " a true faithfullness",  se non nella libertà reciproca di un uomo e una donna?"

" E voi- mi ha replicato- potete accettare che vostra moglie esca con un altro, che vi sia prima o poi infedele? Che cosa fareste allora?"

Sforzandomi di evocare una vita che non è mai stata la mia, io che per quanto gli ripetessi ch' ero single, come uomo per lui non potevo essere che un uomo sposato, mi sono proteso a dirgli che di fronte anche al tradimento, non è possibile fare altro che accettarne la realtà.

" Tu non puoi più farci niente. Tu non puoi obbligare  un' altra persona ad amarti solo perché siete marito e moglie, a sentire ancora quel che non sente più per te."

Nella sua diamantinità, il ragazzo era più che sconcertato dalla mia remissività presunta, dalla mia arrendevolezza al male colpevole...

" E voi non la obblighereste, non fareste niente per...?

" Se io non sono più niente nella vita di una persona, ciò che posso ancora fare nei suoi riguardi, è solo che esca per sempre dalla mia".

Così dicendogli, quando nella mia vita non c' è più nessuna persona che vi entri o che ne esca, perché non mi sia che di umiliazione e di dolore.

"Dovrei forse farle violenza, purché ..."

Avevo in mente il caso recente, da citargli, di un imam di una comunità islamica in Ispagna, che è stato condannato perché ha insegnato pubblicamente che per il Corano un marito può legittimamente picchiare la moglie, sempre che i colpi inferti non lascino lividi.

Ma non era il caso, il suo volto ha protestato immediatamente una reazione di ferito stupore, nel suo intimo candore che non poteva lasciarmi anche solo supporre che potesse pensarla così.

" No, no, le donne non è ammesso batterle... "

Era per me in ciò una conferma, quale che fosse la sura o la sunna cui veniva rifacendosi nel dirmi questo, che come avevo avvertito fin dal primo approccio con la sua mentalità, la tolleranza religiosa della sua città, della civiltà siriana, permeavano finanche lo spirito ideale del suo integralismo.

" La notre, est une République arabe sirienne, pas islamique," - " E' la nostra una Repubblica araba siriana, non islamica, - poche ore prima si era compiaciuto di dirmi, nella Jdeida, quel mercante armeno che sostava sulla soglia del suo negozio di tessuti, all' atto di  elencarmi ogni fede cristiana di cui v'era possibilità di culto in Aleppo, particolarmente nei luoghi sacri, di quel quartiere, da cui ero risalito sino all' entrata ancora aperta del suo emporio, fra un viavai continuo in quelle arterie commerciali; all' interno dei cui ricchi negozi, come i loro antenati al servizio dei veneziani che vi avevano i fondachi, armeni e maroniti seguitavano a svolgere broccati e ad esibire pellami a velate e ricche clienti islamiche, assistiti in questo dalla floridità sbracciata delle mogli, in tutto il fulgore da esse esibito delle loro capigliature fluenti.

" Qui vicino avete potuto vedere che vi sono le chiese degli armeni gregoriani e dei greco ortodossi, come poco più avanti c'è la chiesa dei siriaci cattolici;- altrove, nel quartiere, ci sono invece le chiese dei greco cattolici, dei cristiani di fede latina e protestante,- no, non ci sono anglicani, è invece fuori della Jdeida la chiesa dei siriaci ortodossi",  evitando solo allora di omettere gli stessi " maroniti- falangisti," come li aveva denominati; in un binomio stragista che li faceva indissolubili dai massacri che le loro milizie avevano perpetrato di altri cristiani, di musulmani libanesi o palestinesi; un binomio di cui già me l' immaginavo, che a chi era forse un profugo armeno, avrei chiesto inutilmente se fosse il caso di dissociare i termini.

" Non, pas de problèmes", no, per gli armeni nessun problema in Siria, mentre ne sussistevano ancora in Turchia, si lamentava e s'incupiva nel dirmi.

Anche se sarei stato più certo che in Siria si sentisse libero di parlarmene, se non avesse smorzato a tacere ogni seguito possibile di quel discorso.

Ma il ragazzo, lì a quella terrazza all' aperto, sotto la cittadella illuminata e gli accoliti radunati all' ingresso sovrastante del caffè, che ci osservavano mentre seguitavamo a parlare incessantemente, incuranti di spie e polizie, poteva dirmi che un suo fratello era cristiano, mangiava carne di porco e beveva vino, come lui si guardava bene dal fare.

Egli aveva anche degli amici ebrei, lì in Aleppo.

Quanti europei vi aveva incontrato, che gli avevano detto di non credere in niente, che si trattava soltanto di vivere la vita.

Un atteggiamento occidentale con il quale egli sembrava condiscendere, più di quanto io fossi disposto a consentire.

" E voi credete?".

A volte sì, a volte no, gli ho risposto, a seconda che io creda, o non sia persuaso, che sia Dio la voce interiore che è dentro di noi. Ma tanto meno ho dei dubbi che sia Dio stesso la legge morale che è nelle nostre menti, se non posso che sottomettermi ad essa, quando contro ogni mia brama ed interesse mi vieta ciò che ogni chiesa od il mondo mi consente.

Eppure l' Islam, in ogni suo discorso, permaneva per lui pur sempre il modello di perfezione e di misura della validità di ogni uomo.

Quando gli ho domandato quali fossero le ragioni del suo insistere a chiedermi e a dirmi, egli mi ha risposto che lo faceva perché per lui io ero "medium", una via di mezzo.

" Voi non seguite il Corano, ma non siete nemmeno un nostro nemico".

" A me invece piace continuare a parlare con te, perché sei un ragazzo con il quale posso discorrere di cose importanti.

Mentre con la gente di ogni giorno, con i miei allievi, nel mio paese non posso parlare che di football.

Loro non sanno niente e non vogliono sapere niente di Voi, arabi e islamici; in un documentario i miei studenti possono seguire, per un poco, le immagini di come vivono i ragazzi palestinesi dei quartieri profughi di Chatila, ma poi la cosa non li interessa, così come a loro non interessa per niente perché a Voi, ai giordani o ai palestinesi, l'acqua scarseggi e sia come l'oro.

Voi, gli arabi, gli islamici, per loro esistete solo se come immigrati apparite un pericolo per la loro sicurezza".

Ho dovuto affliggerlo, a proposito, quando gli ho detto che sono ben più di uno su quattro, che il venticinque per cento, i miei connazionali che secondo ciò che egli ha appreso dai notiziari televisivi, dalla stampa araba, sono ostili agli immigrati dalle aree povere del mondo.

Nel mio Paese erano dunque assai di più, mi ha chiesto conferma, quanti la pensano di fatto come quel politico temibile, di cui è stato lui, prima di me, a ricordarsi il nome che non mi veniva più in mente.

Era il leader xenofobo di quel paese, la *Nemesia, di cui non sapeva o non ricordava il nome che avesse in inglese.

Sì, l'Austria di Haider.

Mi sono alzato che non avevo più energie per proseguire, e che  in una bocca inariditasi e impastoiata dal seguitare a parlare, altre parole da dire faticavano ad articolarsi.

Se volevo poi sfamarmi e cenare all'Al-Chabab, o all' Abou Nawas restaurant, non potevo comunque seguitare a differire il ritorno in hotel.

Benché fosse oramai notte, egli ha voluto accompagnarmi a qualsiasi costo, nel lungo rientro a piedi fino alla via traversa del centro in cui alloggiavo.

Lungo le arterie che si venivano spopolando di traffico, si è parlato della sua città, di quanto offra ancora asilo e vi sia economica la vita .

" In Aleppo, egli mi ha sorriso, saprei vivere un anno con cento dollari".

Giunti alle soglie dell' hotel, mi ha chiesto se avevo qualcosa da lasciargli di me, che costituisse un ricordo del nostro incontro.

Emergevano forse allora soltanto, i motivi venali del suo intrattenermi? Faticavo ad intendere nella mia tensione estenuata, che non si capacitava di una tale fatidica evidenza.

Mi aveva accompagnato così a lungo, talmente a distanza dal suo quartiere, che stando a quanto mi aveva già detto, forse avrebbe usato il taxi per il rientro.

Era comunque doveroso fargli per questo un'offerta, per quanto poco potessi dargli, per quanto poco la cosa potesse piacermi.

No, non li voleva, quei pounds, non era per questo che mi aveva cercato, che si era intrattenuto così tanto con me.

Che gli premeva era che seguitassi ad averlo presente, che rimanesse vivo dentro di me.

" Ricordati del nostro incontro, non dimenticarmi".

Che glielo assicurassi, per favore, con immagini della mia città, di dove vivo e lavoro nella scuola italiana, di me tra i miei studenti.

Sarebbe stato così, certamente, l' ho rassicurato in una carezza del suo caro volto su quella soglia.

" Te l' ho già detto che ti voglio bene, per le cose importanti di cui con te finalmente ho potuto parlare.".

Avrei poi scelto l' al-Chabab restaurant come l'anno precedente, dove era lo stesso dell' anno precedente, alla mia richiesta, anche il menù usurato e logoro uscito fuori di tasca al cameriere, con l'elenco delle stesse pietanze, le stesse ogni giorno, immancabilmente indefettibili dalla perfezione.

" Del resto, -dicendomi contento-, se per pochi pounds non vado adesso al restaurant in Aleppo, o chissà quando mai ancora al Felfelà del Cairo, quando mai me lo consentirò di nuovo ?".

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