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Il tempio shivaita Kakanmadh di Sihonia,o Suhaniya, l'antica Simhapaniya di cui erano originari i Kachchhapaghata, nonostante la residuità ruderale di molte delle sue vestigia, è impressionante già ad una prima vista, di lontano, per l’altitudine a cui si eleva ciò che rimane del suo sikhara, e per risalire al suo slancio il gudhamandapa ipostilo ed il mukamandapa frontali che sorgevano eccezionalmente su due piani, preceduti da una scalinata d’accesso ch’è la strettoia di un preludio magnificente a tale e tanta grandiosità, gli alti basamenti del tempio fondandosi su di una piattaforma di un’immensità unica, in cui l’emulo tempio già trascendeva in dismisura i prototipi sandara ion deambulatorio in Khajuraho del Lakshmana e del Visvanatha che già vi erano sorti a suo tempo, quelli del re kacchapagata Kirttiraja ( 1015-1035 dell'era cristiana che lo fece edificare. Di essi imita gli sviluppi in transetti con balcone inclinato a kakshasana di (mandapa), gudhamandapa e santuario preceduto da antarala, per adibire le pareti esterne a una galleria di immagini ospitate in edicole ribassate all'altezza dell'adhishthana sotto la proiezione del balcone equivalente a quella del bhadra. Lo circondavano originariamente templi ausiliari di cui restano poche tracce, mentre la piattaforma da cui ha inizio un vero e proprio perikrama intorno al tempio ci riserva la più sobria ornamentazione : solo due kapotas con takarikas ed un fregio di parna bandas fogliari, vi assumono un risalto decorativo rispetto alla superficie piana delle altre modanature, intervallata da nicchie oramai vuote. L'adhishthana delle pareti del tempio contrappuntata da nicchie di statue di divinità, le più rilevanti, destinate a immagini di culto shivaite, quelle di mezzo degli sporti dei balconi, tutte quante coronate con frontoncini udgamas che risaltano su tula-pithas a imitazione floreale di testate di travetti lignei d'un tempo, .è invece aggraziata da un filare di rosette, che precede un kura piano, un kumba con fregi di boccioli e orlature di petali di loto, il kalasa e un'antarapatra di palmette o tala-patra. Le pareti del jangha, ove non sono franate insieme alle balaustre dei balconi, ospitano ancora una successione di divinità entro edicole o su pilastri , che insieme a divinità femminili fungono da piedistallo a surasundaris, laddove compaiono rishis entro strips orizzontali
L'ascesa ulteriore ci immette nel gudhamandapa, con quattro chatuski, o padiglioni *di quattro pilastri ciascuno, allineati con quelli del vestibolo dell'antarala. Eccezionale ne è l'altezza, rimarcata dalla concentrazione nella loro parte più alta dell ornamentazione, con volute, kirtimukkas e vasi dell'abbondanza ghata-pallava.
Dell'ordine del gigantesco è lo stesso portale, di una soglia udumbara ampliata quanto lo sono i sette sakhas degli , che tra due mithuna sakas comprendono una banda larga di statue di divinità di media grandezza. La pradakshina che così ha inizio intorno alle pareti della cella del santuario ci immette nel fasto e nella scansione del tempio vero e proprio, pancharatha, tanto nel sikhara quanto nelle proiezioni del santuario interno, nelle quali soltanto trovano corrispondenza, come nei prototipi esemplari di Khajuraho, ed ove una selva di statue si affaccia mirabile entro torana capziosi nel suo primo ordine, sormontato da musici e danzatori di naturalistica evidenza in quello superiore.
Sono vuote le nicchie dei bhadra, con pilastrini bhadrakas ghatapallavas, mentre pratirathas e karnas ospitano surasundaris e i dikpalas, altre surasundaris e vyalas comparendo nei recessi. Una serena distensione plastica di gloriosa magnificenza si ritrova nelle singoli statue o nei loro gruppi, ove raramente si assiste a torsioni non naturali, o a riequilibri forzosi, pur nell’animazione gioiosa dei musici e dei danzatori dei gruppi sovrastanti, che come in Padadavali, Surawaya, o in ciò che ne resta in Kadwaha o negli altri centri dei Kacchapagata , celebrano la pienezza di se compiaciuta dei loro esseri terreni trasfigurati e celestiali, Il resto, solo crollo.
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