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Il Teli-ka-mandir giugno 2016 |
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ultima visita dicembre 2015 | ||
Nel Teli ka mandir (“”) ci è dato di poter ammirare uno dei templi massimi d’epoca Pratihara e dell’architettura hindu di ogni tempo, a noi giunto ancora sostanzialmente integro nel suo splendore, per quanto la oblunga sua eterodossia formale, in ragione presumibilmente del suo culto alle plurime forme della Devi, ne abbia oscurato la magnificenza e la fortuna , compromettendone il destino a tal punto, da subire sotto gli inglesi il degrado a saponificio* Risale esso agli albori Pratihara, alla tarda metà del VII secolo d.C., quando, come ancora attestano il tempio 20 di Naresar e quello Ramesvara di Amrol, le sovrastruzioni a volta terminali , i valabhi, e quelle a sikhara con il corso finale del collo di un greva e coronamento di chandrikas, amalaka , kalasa e vijapuraka si contendevano il culmine dei templi. Coronato dalla copertura valabhi della sua disposizione rettangolare, esso consta della macroscopizzazione colossale di una semplice cella e del suo vestibolo, ed è triratha sui fianchi più corti, pancharatha lungo il retro e la fronte, ove alla proiezione centrale della madhya lata del sikhara e del bhadra parietale, con portale d’accesso a un minore santuario del tempio, cosi come lo contemplano anche le kapili vestibolari, si aggiungono due proiezioni laterali di pratirathas lungo il muro del jangha e di prati-latas lungo la curvatura del sikhara, in precedenza di quelle d’angolo dei karnas, ogni proiezione parietale a lato dei portali del badhra ostendendo un proprio ratika. Ed è già nell’adhishthana che il tempio rivela la sua eccezionalità singolare, sopraelevandovisi sopra più modanature in cui a kura, kumba piane non fa seguito alcuna tornitura di un kalasa, a guisa di scozia, ma il recesso di un’antarapatra dilatata in altezza, in cui nicchie che alloggiano le divinità sono superiormente festonate di una fascia di volute vegetali, in cui si trasmutano uccelli e kinnaras, e su cui risalta il rilievo di un kapota adorno di archi chaitya e di dentellature.. I portali dei santuari di bhadras e kapili vestibolari presentano un portale ornamentato di sakhas sottostante la trabeazione e l’antefissa, nella più ordinaria successione di patra sakha, di volute vegetali, naga-sakha di grovigli serpentini in forme floreali, che un baldo Garuda al centro del lalata bimba afferra per la coda in cui si evolve l’annodamento dei rettili, rupa-sakha di amorose coppie, stamba sahka con campane pendenti per il tramite di un cordone da kirtimukkas, bahya sakha finale di ondulazioni vegetali con espansione apicale. Hamsa mithunas con ghirlande nel bancovi sorvolano le dee Ganga e Yamuna e le attendenti soggiacenti.
Le edicole di karnas e pratirathas affiancano a due pilastri di duplici vasi dell’abbondanza ghata pallavas ( dal profilo complicatesi in una campana cordonata lungo il fusto, in altre a festone, un collare ottagonale, prima del ghata pallava finale e di una mensola fogliacea) o ad una cornice di quattro sakhas con Ganga e Yamuna ai loro basamenti, due lesene a sostegno dell’apparato superiore,. che nei pratirathas dei lati più lunghi sono semplici efflorescenze di carenature di udgamas, ma che nei karnas eleva le edicole a tempietti insieme ai santuari vestibolari, più di quanto il decoro superiore non esalti a tempio / non templifichi il santuario del bhadra. Infatti, le sovrastruzioni che sovrastano karnas e kapili hanno tutte le parvenze di sikharas, trirathas con tre bhumi-amalakas e coronamento di amalaka quelli dei karnas, pancharatas quelli vestibolari. Essi presentano la singolarità ulteriore che le due proiezioni di lato a quella centrale sono venu-kosha, costituendole una serie di kutas* voltati a valabhi alternati ad amalakas, e con sovrimposti degli archi chaitya, come i karnas d’angolo del rispettivo sikhara. Esso sopra due
cornice inferiori Si è cos’ raggiunto il ghanta mala che cordona il jangha, sotto un corso di rosette e di rombi diamantini. Il varandika seguente, tra due kapotas dentellate e fregiate di archi chaityas, interpone una modanatura dalle fogge sottostanti a petali di loto, un pattika piano ed un corsi di tulas, (un tula pitha) o testate di travetti floreali., secondo una successione che nel circondario si ritrova tale e quale nel tempio 20 di Naresar ed in quello Ramesvara di Amrol. Nel sikhara , poi, .lungo i karnas l’ulteriore ricorrenza di kutas voltati, fronteggiati da archi chaitya , e di amalakas, comprime due amalakas maggiori lungo i karnas ai fianchi, mentre nei recessi salilantaras delle nicchie assumono le fattezze di templi in virtù di mensole, di tula pithas, udgamas . Invece al centro sovrastano la trama di kutas voltati a valabhi degli archi carenati volti anch’essi a comprimere amalakas, in successioni che lungo i fianchi più lunghi , sopra i pratirathas del jangha, assumono le forme di due balapanjaras- venukosha ai lati del madhya lata centrale, come nel tempio Buthesvara di Bathesara, e differenziandosi in questo dal tempio Rameshvara di Amrol, che non presenta amalakas inframmezzate a tale suo livello del sikhara. Tale rampe sorgono ai lati di una schiusa perlinata di lobi dilatati in successione mirabile, l uno sull’altro, l uno dall’altro, nel loro profilarsi in nicchie , in rombi diamantini e corolle di fiori, fino all’ovulo del valabhi terminale. Vi campeggiano sul lato sud Parvati in penitenza, sul lato
nord Durga sul proprio veicolo leonino, a preludere a una consacrazione del
tempio all’Energia femminile del Divino, che ribadisce una iscrizione sul
muro della nicchia della Kapili meridionale, in saluto di Durga multiarmata “ Namah: Vanagrasakta-nettra
valita-dridha-bhuja chakra sulasi” L’immenso portale d’accesso al vestibolo ed al garba-griha è affiancato da due nicchie sormontare da udgamas e nei suoi cinque sakhas riprende l ordine dell’incorniciatura dei portali di bhadras e kapili, differenziandosene nel conferire corpi serpentini a mani giunte sotto cappucci al naga-sakha, , e nella decorazione di petali di loto della bahya sakha. Una Sarasvati di cui si è perduta la controparte dal lato opposto, è approssimata al suo giro di volta. Ganga e Yamuna con attendenti chattri-dharini, sono sorvolate sia da hamsa mithuna con una ghirlanda nel becco che da vidyadharas. Affianca Ganga un rishi che ha tutte le parvenze penitenziali di un Bhagiratha volto a ringraziare il dio sole, mentre il pannello di Yamuna , ugualmente sovrastato da hamsa mithuna e vidyadharas, si caratterizza per un trisul nel chattra, un motivo che si riscontra nel decoro della dea nel tempio Bhutesvara Mahadeva di Bathesara, e per la raffigurazione di Lakulisha con i suoi discepoli, che ugualmente compaiono nel tempio Jarai math di Barwa Sagar e nel tempio Maladevi di Gyaraspur. Dvarapalas shivaiti per la loro capigliatura acconciata a jata-bhara, ed il trisul od il katvanga teschiuto che recano come attributi, si attestano ai lati delle attendenti delle dee fluviali, Per il tramite del vestibolo oblungo e di un altro portale, similare a quelli di kapili e bhadras, si entra quindi nel garba-griha, la cui penombra lascia trapelare i tratti ornamentali dei pilastri, nella loro parte superiore, con un doppio medaglione di fiori di loto. Padma patras di petali di loto, patra lata di rampicanti e foglie, una duplice dentellatura, una tula-pitha floreale, un duplice filare di semirombi diamantini, l’ardha-ratna , i discreti motivi ornamentali che ne precedono il soffitto, ove si schiude il delinearsi di un fiore di loto tra quattro kirtimukkas agli angoli. La forma rettangolare del garbha-griha lascia supporre che il culto shivaita cui preludono gli dvarapalas fosse prestato a una pluralità di manifestazioni o matrikas della Sakti di Shiva, come nel tempio 20 di Naresar, o nei templi isoformi di Barwa Sagar e di Patari Badoh.
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