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A Bithargaon, Kanpur, Lucknow, con Ajay ed il piccolo amico di tutto il mondo

aprile 2015

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Alle due e trenta di notte era Mohammad a svegliarmi, entrando nella mia stanza in cui mi ero appisolato sul letto. Dopo avermi apportato verso le sei di sera i biglietti ferroviari per me, lui ed Ajaj, si era rifatto vivo alle dieci di sera insieme con il padre, per trascorrere la notte a casa nostra, in ragione della partenza alle quattro del mattino del treno da Khajuraho per Kanpur , di cui è ben pratico, essendo Kanpur la sua città natale, dove ha trascorso l infanzia e la prima adolescenza precoce. Avremmo così evitato di doverci chiamare a raccolta durante la notte, ed il conducente del taxi, già contattato dal padre, avrebbe fatto capo solo alla casa di Kailash, che è più vicino alla stazione ferroviaria della dimora di Mohammad in Manjunagar.

Nonostante mi fossi assopito avevo modo di riordinare ancora le mie cose, di rivedere con lui al computer la pagina sul tempio Bithargaon del sito www.puratattva.in per condividere la memorizzazione del soggetto delle sue sculture in terracotta, prima che fosse l’ora della sveglia anche di Ajay , di caricare i nostri zaini sull’autorickshaw che era già sopraggiunto e di avviarci alla stazione.

Alla partenza io e Mohammad, come due ragazzini coevi, avremmo scherzato a lungo sul conto di Ajay, il nostro piccolo babbà, o mini vecchietto, da che il giorno avanti l avevo sorpreso tingersi i capelli, sotto lo sguardo assenziente della madre, per essersi scoperto qualche capello bianco-

“ Sai che è successo, Mohammad, Ajay si è guardato allo specchio e si è scoperto già vecchio, giusto il tempo di essere giovane solo per un’ora.”

Era bene che così fosse, dopo le tensioni che avevamo surriscaldato e stremato fino al giorno prima la mia mente , a causa dell'intrusività stessa dell’amato Mohammad nella mia esistenza che si costringeva in camera per finire di scrivere almeno il referto cronachistico dei miei viaggi recenti, delle contrarietà che tale invadenza suscitava in Kailash, che sentiva che lo preferivo ai suoi figli, nel concedergli e nel riservargli quanto a loro non era dato, nell uso del computer che preludevo a Chandu, o in quanto spendevo per assicurare al ragazzo un vestiario decente , nel condividere i pasti se uscivo o mi ritrovavo fuori con lui.

Nella sua diffidenza oculata nei confronti del fanciullo, anche perché è muslim, temeva che nonostante la sincerità del sui rapporto d'affetto approfittasse del mio amore per lui, per carpirmi l uso del computer o per distrarmi denaro, il che lo viene sospettando sul conto stesso di Ajay.

 

Sopraggiungeva poi il sonno, come mi sdraiavo nel vagone vuoto, che immancabile si gremiva di passeggeri al suo arrivo in Banda, secondo quanto Mohammad ci aveva predetto.

Oltre il transito della Yamuna saremmo arrivati in Gatampur ch’erano le 9,30 del mattino di una luminosa giornata di sole sulla piana gangetica, che al culmine della seconda metà d’aprile offriva alla vista le stoppie e la pula dei terminati raccolti.

Lungo la strada che congiungeva la stazione ferroviaria alla via di gran traffico che da Mahoba recava a Kanpur, (che avremmo attraversato e percorso attraversavamo seguitando, sulla destra, verso il parcheggio degli autorickshaw per Bhitargaon, ssituato sul lato di provenienza in cui ci eravamo affacciati sull’arteria stradale), depositi di calce e cemento ci ribadivano ciò che ci avevano preannunciato i camini di un seguito di fornaci ai lati della ferrovia, che si era in terra di ottima argilla per laterizi, ben lungi da rocce di arenaria collinari, con il che già si spiegava l’uso del mattone in Bhitargaon ed in Nibiya Khera

Per essere liberi di muoverci più a piacimento sceglievo di pagare solo il passaggio in autorickshaw fino a Bhitargaon, anziché il trasporto in ambo le località e il rientro in Gatampaur, avevamo tutta una giornata davanti, e che ci si sarebbe schiusa meravigliosa, nel visionare i templi nel fulgore del loro ammattonato

e della realizzazione in terracotta di sculture e rilievi ,

 

 

 

 

 

 

 

di ritorno in Gatampur ed ai suoi bazar ortofrutticoli quando il sole era ancora alto

, trasferendoci da una località all altra , nella fersa estiva, con il tuk tuk rimediatomi dai miei cari Ajay e Mohammad nei pressi del tempio di Bhitargaon, che stavamo lasciando, per ripartirne in autobus alla volta di Kanpur, e pervenirvi che non era ancora sera.

Fosse perché ero uno straniero, o perchè oltre che tale ero un uomo avanti negli anni ,dai capelli bianchi, con due incantevoli ragazzi al seguito, nell albergo che mi avevano reperito i parenti di Mohammad non c’era posto per me, lo trovavo invece presso l’hotel Ashoka, non senza che Kailash abbia dovuto rimediare al telefono ai guai che lo zio di Mohammad vi stava creando, assicurando che ero in India da ben dieci anni, come soltanto un avventuriero può consentirsi.

E ne saremmo usciti per un cicken byriani presso l oramai mitico Baba Biryani, di cui tanto si era discorso tra  me e Mohammad, da farne il nome della mia conversione alla sola vera religione dell India.

 

 

L’indomani iniziava a vuoto l’aggirarci per Kanpur , era chiuso per lavori, di lunedì, lo zoo, dai suoi cancelli e tornelli chiusi muovevamo verso un vicino Gange spopolato, lo lasciavamo per un Nana Rao park ed una memorial church, at all the souls dei morti dell' ìinsorgenza del 1857, che si rivelavano introvabili, a dispetto di quanto Mohammad mi si fosse detto e si mostrasse altrettanto sicuro di dove fossero, quanto ignorava del tutto la loro ubicazione, sviandomi e sviando i conducenti degli autorickshaw.

 

E dire che al mio computer egli era stato tutto uno sfoggio di zoom e di collegamenti con mappe ed insegne e immagini di edifici e parchi e ristoranti ed hotel di tabelle di prezzi e di interni di camere, per cui nemmeno mi ero curato di assicurarmi una mappa di Kanpur..

Al tempo stesso Kailash al telefono si mostrava era in preda a prostrazione mentale, ai turbamenti di un’insonnia agitata dagli incubi della sconvolta dalla sua angoscia per il futuro dei bambini, su cui era tornato a discorrermi con inquietudine prima della mia partenza, e che io avevo accresciuto con i miei turbamenti e vacillamenti crolli mentali, con l inaffidabilità, quanto alla permanenza del mio sostegno, che avevo fatto serpeggiare nuovamente con la mia instabilità mentale, soprattutto a seguito della mia minaccia che gli avevo espresso di fare rientro in Italia, se la sua sorveglianza gelosa della condotta di me e Mohammad mi costringeva alla scelta tra la sua e nostra famiglia ed il mio adorato ragazzo.

 

Si dava ora l’eventualità che dovessimo già interrompere il viaggio, perché io gli venissi in soccorso con il mio rientro? In colpa, come mi sentivo, per averlo fatto disperare nella possibilità di fare affidamento su di me, per il futuro dei bambini, con i miei squilibri mentali ed i miei stati di infelicità, benché ogni bene mi stia concedendo la vita, e se non avvengono sventure, solo i miei oscuramenti mentali o l inottemperanza del limite possano pregiudicarne la gioia

Volevo pur dirgli che la mia ansia di scrivere che mi faceva talmente indisponibile e indisponente, alieno all ascolto e ad intendere le sue necessità di ogni giorno, nasceva dalla sua stessa angoscia per il futuro dei nostri bambini, perché non altrimenti che con i miei report di viaggio e il loro proporli, credo ancora di potere recare soccorso a quanti qui amo e mi vogliono bene.

 

Tra le peregrinazioni a vuoto che causava la gaia leggerezza vanesia di Mohammad e la mia ansia su quali potessero essere gli esiti inconsulti dello stato d’angoscia mentale di Kailash, si produceva la miscela esplosiva della mia angoscia frustrata, quando ci ritrovavamo in albergo dopo un nulla di fatto, in una Kanpur di cui avevamo dovuto attendere fino alle dodici la piena ripresa delle attività il pieno risveglio.

A nulla valeva che Kailash si stesse riprendendo e mi esortasse a seguitare il viaggio, che avesse ritrovato in una guida il nome dell hotel in cui eravamo stati in Lucknow la volta scorsa, strapazzavo a tal punto la presuntuosità superficialità facilona del ragazzo (di cui io fidandomi inopportunamente, piuttosto sventatamente non avevo provveduto a fornire alcuna mia compensazione integrativa in Kanpur), che furente egli si ritirava in disparte su di una motoretta al di fuori dell hotel, Mi era evocativa di troppi fantasmi di miei studenti che la digitazione di un computer aveva esaltato di deliri di onnipotenza capacità di saper fare e sapere inconsistenti, di troppi suoi coetanei che in sella a una motocicletta si credeva di cavalcare il mondo in Khajuraho.

Il prossimo bersaglio della mia irascibilità sarebbe stato Ajay, che aveva mostratodi avere ben inteso in hindi dove fosse reperibile vicino all hotel un internet center in cui rintracciare nel web il recapito telefonico dell hotel di Lucknow per la sera seguente, mentre  rivelava  di non averne la minima idea mentre ci avviavamo per strada.

Facevo cupo ritorno in hotel sui nostri passi, ed era allora che i due ragazzini mi mostravano d'incanto di che tempra fossero, fors' anche perchè così messi alla frusta dal mio scoppio irrefrenato di esagitazione iraconda, e riprendevano riprendendo in mano per loro iniziativa la situazione, a quel punto di stallo Si incaricavano di uscire insieme per ritrovare un internet center nelle vicinanze, da cui erano di ritorno dopo qualche decina di minuti, una saletta in cima a delle scale cui metteva capo un ufficio, refrigerata di aria condizionata, in cui mostravo loro in quali siti che non fossero quelli di tripadvisor, che i recapiti telefonici degli hotel non li rivela per accaparrarsi l'intermediazione delle prenotazioni, erano rintracciabili almeno tre numeri telefonici che facevano capo all hotel.

Alla reception lasciavo che fosse il proprietario dell hotel, facendosi di noi garante, che prenotava una camera per la sera seguente, con apparente buona pace ritrovata fra me ed i miei due amati ragazzi.

In attesa, la sera, di dormire a casa della nonna di Mohammad, potevamo recarci a vedere nel tardo pomeriggio il tempio I K, proponevo . Starcene suoi ospiti l intero pomeriggio e la sera, prima di trascorrervi la notte, mi sembrava una dilazione eccessiva.

Proposta accolta, senza riserve, non fosse che solo quando ci eravamo già avviati in direzione del tempio distante, Mohammad si faceva scrupolo di dirmi che a casa della nonna non avrebbe funzionato il ventilatore, perchè per ore, nel suo quartiere,è sospesa di sera e di notte l erogazione dell energia elettrica- E dirmelo prima? mi spazientivo non più di tanto, al saperlo avremo potuto prenotare l hotel in Lucknow per quella stessa sera , trasferendocisi a dormire.

Che si accordassero, se era il caso di recarci ugualmente a dormire a casa della nonna di Mohammad, o al ritorno in hotel di prenotare una camera in Lucknow anche per quella sera.

I due ragazzi optavano prontamente per questa seconda soluzione, e così un riequilibrio sembrava raggiunto, non fosse che giunti al sito del tempio, di una fattura bancaria, nei suoi saloni inferiori, che rivelava le sue origini magnatizio- cementarie, Mohammad si mostrava afflitto da una mestizia che ne oscurava ogni gioia.

Me ne avrebbe rivelato le ragioni Ajay, illuminandomi forse la ragione di fondo della svagatezza di Mohamad, del suo mancato impegno nel farci da guida come era nelle sue capacità. Così non avrebbe potuto rivedere la nonna, che era la sola cosa che gli stava a cuore in Kanpur.

Sulla via del rientro un rimedio era ritrovato all'amato: scendeva dall autorickshaw quando eravamo in prossimità della casa della nonna, da cui ci avrebbe raggiunto in hotel, per ripartire insieme alla volta di Lucknow, in treno, provvedendo al contempo ad acquistare i biglietti.

E gli era ripromesso che saremmo stati in  Kanpur un giorno in più, consentendogli di stare con la nonna materna l'intera serata e la notte prima del definitivo rientro.

Prima di raggiungere l'albergo io ed Ajay provvedevamo a cenare al Baba Byriani, sulla via del rientro, Ajay consumando un altro cicken biryani, io un butter cicken squisito.

In hotel il proprietario assicurava al nostro rientro la prenotazione di una camera nell'albergo di Lucknow per quella notte,ed io e Ajay, raccolti i bagagli .restavamo in attesa di Mohammad.

Il mio adorato fanciullo insieme con lo zio era di ritorno raggiante di gioia, talmente l incontro con la nonna l'aveva trasfigurato reso felice, dopo che lo aveva preceduto una sua telefonata , in cui ci diceva che non era il caso di prendere il treno, ma un autobus, poiché era in partenza un treno locale che avrebbe impiegato non meno di tre ore a percorrere i 73 km di distanza che intercorrono tra Kanpur e Lucknow, né insieme con lo zio aveva trovato tempo e modo di procurarsi i biglietti.

“ No more tension, Rico, forget all, forget”

Lo zio ci accompagnava in moto fin che l'autobus non era pervenuto nella periferia sterminata di Kanpur, all 'inizio di un viaggio che avrebbe richiesto ben oltre le tre ore di viaggio per giungere a Lucknow quando era già passata  la mezzanotte, a seguito dell intasamento di auto e camion e pullman all'arrivo nella capitale, che avrebbe costretto l autista a invadere per più tratti le opposte corsie.

Sull'autobus benchè fossimo accalorati e sudati Mohammad mi si rannicchiava accanto in cerca di amorevole dolcezza , ed io mi estasiavo di avere il suo capo sulla mia spalla che si porgeva alle mie carezze e ai miei baci. della sua capigliatura Ma a rovinare il nostro idillio di confusi sudori era Kailash, quando lo contattavo al telefono, e gli dicevo che con me ed Ajay era venuto in Lucknow anche Mohammad, e che tenuto conto che egli non abbisognava più della mia presenza, avremmo ritardato di un giorno il rientro in Khajuraho, per consentire al ragazzo di stare più a lungo con la nonna, e terminando al contempo la visita di Kanpur.

La sua voce si è inasprita salendo di tono fino al grido. Non bastava che provvedessi per lui  a ogni spesa per il viaggio, dovevo anche per assecondarne fin a tal punto le esigenze di un ricongiungimento familiare? Accanto a me ill ragazzo poteva sentire ogni sua parola, ed io gli cedevo il cellulare, perchè Kailash stemprasse con lui i suoi dissapori.

 

Ed in Lucknow la mia tensione stremata , all'arrivo nello squallore notturno dei suoi borghi periferici, si sarebbe rivelata la messa a nudo di nuovo dei nervi scoperti della mia irascibilità, nelle manifestazioni più livide dei suoi conati violenti.

E' bastato che il conducente del tuk tuk mi lasciasse supporre che intendeva menarci in giro per Lucknow verso un hotel diverso da quello dove Mohammad ed Ajay gli avevano chiesto di condurci, che è salito in me l'impulso di serrargli la gola con un braccio dal sedile posteriore, minacciando di strozzarlo se faceva altrimenti.

L'hotel era situato in Charbagh, in un'area trafficata e affollata nei pressi della stazione ferroviaria, dove ancora a  notte inoltrata, nel gran chiasso che sortiva dalle sue bettole aperte e dall'unirsi del latrato dei cani allo sferragliare di auto e treni, la vitalità rumorosa della città si mescolava al era tutt'uno con il degrado dei rifiuti sparsi dappertutto per strada.

L'hotel era in restauro,  e ad ogni piano e stanza alternava la sua fatiscenza pregressa alla incompiutezza dei baratri del vano dell'ascensore e delle calcinature dei lavori in corso, in un'ascensione di piano in piano sino al misero recesso della stanzetta con bagno senza latrina occidentale che ci era riservato, e che ci sarebbe stato permutato con una camera sottostante più accogliente ma più immersa nel clamore del traffico, ch'era il precipizio ulteriore della mia mente in una mortificazione deprimente. Era dunque per fare ritrovare Mohammad ed Ajay in un simile ambiente, così deprimente e surriscaldato di afrori e di suoni, che avevo eluso la casa della nonna di Mohammad, e con essa il suo sguardo e il suo giudizio?

Quegli uomini poi ad attenderci alla reception in tuta e canottiera tra sparsi materassi, e che avevano il solo riguardo formale di non volere accogliere la mia istanza a che rinviassero all indomani mattina la mia compilazione e consegna( recedere dall istanza di farmi compilare prima di consegnarci la stanza )di un modulo di oltre due pagine, benchè avessero già fotocopiato gli estremi del mio passaporto, su cui gocciolava indecorosamente il sudore di cui ero madido stremato.

E ad esasperarmi fino al tracollo, sarebbe stata la richiesta ulteriore di Mohammad di usare il mio cellulare per telefonare alla madre, quando lo stesso Kailash, la mattina avanti, mi aveva messo in guardia dal non consentire che i due ragazzi se ne servissero per risparmiare ogni costo d'uso del proprio.

Ritrovatici in stanza svuotavo il cellulare di scheda e batteria e lo scagliavo in un angolo, lasciando i due ragazzi esterrefatti, in silenzio,alle  con le mie escandescenze su come in India, io straniero, io sia soltanto uno da derubare e asservire.

Quindi mi distendevo vestito sul materasso che era stato aggiunto al letto a due piazze, voltandomi verso la parete in stato di confusione e vergogna, mentre a poco a poco i miei due ragazzi si riprendevano, facevano la doccia e si accomodavano a letto, senza fare rumore.

Quando avevo infine l'animo di tornare a voltarmi verso di loro, trovavo Ajay già immerso nel sonno più profondo entro il clangore del traffico che risuonava*( si ripercuoteva) nella stanza, Mohammad ancora insonne che mi rivolgeva lo sguardo.

Mi aiutava a riprendermi , a ritrovare la bibita di cui mi dissetavo, senza che accondiscendessi darmi per inteso a fare una doccia per rinfrescarmi, secondo il suoi invito, lui che ora mi parlava dal bordo del letto, io che giacevo sul materasso ai suoi piedi, tenendo nelle mie le sue piccole scure mani adorate, che baciavo e ribaciavo con un trasporto d'ardore di cui non poteva avvertire nella sua natura ancora di ragazzo, l'anelito a baciarlo in tutto il suo essere fin nella sua intimità più profonda.

Restavamo così fino alle quattro, discorrendogli di come la mia follia e quella di Kailash si alimentassero reciprocamente, che era già un gran sollievo che non ci portassero più a colluttazioni e che a rari scontri, e che per parte sua non doveva attendersi che certe situazioni non si ripetessero più, solo( il lenirsi )l'attenuarsi o il diradarsi delle manifestazioni.

Lo so già mi diceva il ragazzo, come tu sei, che come un ventilatore la tua mente ora si riscalda ora si raffredda. Ma occorre controllarla, mi ripeteva, evitare la troppa tensione.

Gli soggiungevo che in realtà le mie esplosioni mentali era già scoppi controllati, rispetto a quanto di orribile era in me incandescente, e che mi rifiutavo di ridurre le mie crisi a disturbi mentali. Per uno straniero in India molte cose sono inaccettabili che per un indiano non lo sono, e si danno situazioni insostenibili, per come può essere considerato dalla popolazione locale.

“Le mie reazioni non vanno bene, perché sono esagerate, ma nascono dal fatto che capisco la verità”

La verità che rende folli, più che liberi, mi sarei ripetuto più volte il giorno seguente.

Quanto a Kailash , non potevo più tacere al ragazzo (che  doveva tenere conto) della patologicità delle sue disposizioni d'animo, che egli a lui guardava pur sempre come un hindu guarda a un muslim, che doveva avere le debite avvertenze quando si fosse ritrovato di nuovo in casa a casa mia, a che Kailash non potesse muovermi il rimprovero di privilegiarlo a danno dei suoi figli.

Mohammad mi si faceva avanti e si professava pronto a sacrificare la nostra amicizia, pur che fosse salvo il mio rapporto con la famiglia di Kailash, a rinunciare a ritrovarci a casa del mio amico, per vederci soltanto all esterno, del che lo scongiuravo che nemmeno ci pensasse, Kailash non nutriva solo queste disposizioni d'animo nei suoi riguardi.

Gli ricordavo quello che credo gli avessi detto di lui già sull'autobus, come al rientro del nostro viaggio nel distretto di Rewa mi avesse sollecitato a fare anche a lui il regalo di una maglietta o di una camicia, dopo che l'avevo fatto per ognuno dei suoi figli.

E la sera prima che partissimo, mi aveva detto che se era per l onere dei costi del viaggio che avevo delle traversie mentali, - dopo che gli avevo fatto presente che non mi contrariavano le spese che sostenevo per la sua famiglia, ma che non potevo certo dirmi felice, se ogni minimo viaggio in India mi costava quanto un rientro in Italia, perchè dovevo provvedere oltre che ai costi del viaggio anche al sostentamento di lui e dei nostri cari e ad ogni spesa domestica in mia assenza- lasciassi a casa Ajay, e partissi pure con Mohammad soltanto

Del resto c'era del vero, in quel che pensava  quanto ad Ajay che ci dormiva accanto. Era successo lo stesso quando era stato ospite della nostra casa il figlio della sorella, il giovane Ashesh, che per la sua viva intelligenza aveva finito per eleggere a mio interlocutore privilegiato rispetto ad Ajay, di cui avrebbe dovuto far lievitare le capacità mentali, mentre ne aveva fatto invece il complice della sua negligenza.

“Mohammad lo sai bene, come io tendo a chiedere ogni cosa a te, perchè tu hai più interessi e ti fai più domande. Aiutami a chiamare in causa ogni volta anche Ajay, alla tua stessa stregua”

Quanto il mio mirabile Mohammad avrebbe conservato ogni cosa nel suo cuore, l'avrei accertato già l' indomani, durante il resto del viaggio.

In merito  alla sua famiglia, mi diceva che il padre mai a nessun altro che a me avesse concesso in affidamento suo figlio, solo a me aveva riposto fiducia, ed aveva concesso di partire con lui

Tenendo le sue mani nelle mie, lo pregavo di riferirgli al rientro per questo la mia gratitudine immensa.

 

Perdonasse intanto i miei vaneggiamenti sugli indiani nei riguardi degli stranieri, pronti a prendere a loro di tutto in tutti i momenti buoni.

Si era fatte le quattro di notte, ed il mio ragazzo la cui anima era tutta raccolta a me di fronte, sentiva finalmente l intorpidimento del sonno, e si congedava perchè a mia volta potessi assopirmi.

 

Lasciavo dormire fino al loro proprio risveglio Ajay e Mohammad, perchè il sonno liberasse loro la mente da ogni sconvolgimento o sedimentazione triste del giorno avanti.

Un saporito chola bathura in una locanda accanto, avrebbe schiuso l inizio di un meraviglioso giorno in Lucknow, al Bara Imambara,

 

e Chota Imambara, che lasciavamo a pomeriggio inoltrato per recarci alle rovine della Residency e degli altri edifici in cui i britannici per 148 giorni finirono assediati durante l uprising del 1857

 

 

 

 

 

Già il giorno avanti avevo infittito le mie domande a Mohammad di matrice islamica, su quanta fosse percentulmente la componente islamica di kanpur, e se fosse di maggioranza sciita o sunnita.

Il conducente dell'autorickshaw che ci aveva condotto al Bara Imambara ci aveva detto che in Lucknow il 95% della popolazione era di fede islamica, e quasi integralmente sciita, come i nawab che ne erano stati i signori, mentre per Mohammad i muslim erano oltre il 70% della popolazione di Kanpur, e in stragrande numero di osservanza sunnita al pari di lui.

Nel Bara Imambara sapeva dirmi di tutto con pathos partecipe sull imam Hossein e sulle circostanze dettagliate del suo martirio in Kerbala , e di come avesse coinvolto i suoi familiari, cinque quante le dita della mano che credevo evocasse Fatima, con al posto del rilievo del palmo l'otre dell'acqua che a loro era stata negata, solo che si rivelava un abbaglio immaginare che il suo cuore travalicasse per questo odi settari.

Era convinto che durante il moharram dalle ferite degli sciiti fuoriuscisse sangue fetido, ed anche in Manjunagar l'aveva raggiunto la faglia degli attuali antagonismi nelle loro atrocità più aberranti, per cui come adoratori di satana erano suoi nemici gli yazidi di cui i sunniti del califffato islamico hanno intrapreso lo sterminio, e la loro difesa da parte degli sciiti un motivo ulteriore di ostilità nei loro confronti.

“Ma mi sai dire Mohammad, perchè mai solo gli sciiti e tutti quanti gli sciiti hanno un sangue maleodorante...”

La verità, mi diceva Mohammad, fugando dal cuore il retaggio di certi miti diabolici, è che noi musulmani , sciiti e sunniti, non facciamo che odiarci combatterci e ucciderci.

La sera già imbruniva Lucknow, e neppure le difficoltà a rifornirci di contante a un qualsiasi atm, mentre non avevo nel portafoglio nemmeno un migliaio di rupie, per cui eravamo costretti a vagare di quartiere in quartiere, potevano perturbare più di tanto la felicità di ritrovarci in rickshaw ove più si affollava tra negozi e locande la gente di Lucknow, tra luminarie scintillanti e vetrine rutilanti, i fasti sgargianti delle mussoline locali e i gioielli delle oreficerie, gli spacci di kebab e le rivenditorie di competion books.

(eppure , oltre la cena in un locale particolare in un vicolo, che era in grado di approntarci tutte le specialità di pane richiesto, e l’acquisto di due t-shirt ben due volte extra-large, ne accadevano di cose sgradevoli o dolenti (spiacevoli), il tentativo antecedente malaccorto, per scherzo o sul serio, di Mohammad che era eretto di dietro sull’autorickshaw, di distrarmi rupie dal taschino della camicia, su cui per buona grazia sorvolavo, l impedimento che frappovevo ad Ajay, sopraggiungendo nel negozio sovrastante dalla strada in cui mi aveva detto di attenderlo, di spendere 370 delle 500 rupie lasciategli dal babbo per una t-shirth, tutta la frivolezza ancor più di Mohammad, alimentata dall'acquisto di camicie e magliette da parte dei suoi familiari in Kanpur, la sua esibizione in stanza, sul materasso su cui aveva scelto di dormire sul pavimento, adorabile e straziante per ciò che inscenava, che era quanto riusciva ad evocare cui potesse appigliarsi nel sentirsi qualcuno nel mondo, il mio richiamo a che lui ed Ajay tentassero di utilizzare il più possibile il loro cellulare  per non lasciarmi come quella sera, all uscita dalla residency, nella necessità di farmelo ricaricare da Kailash in Khajuraho, l immusonirsi a sorpresa nei miei riguardi di Mohammad, per avergli semplicemente detto che se mancavano 250 rupie a quelle che gli aveva lasciato in tasca il padre, facesse ben presente a costui ed alla madre che non mancavano perché io gliele avessi richieste, ma perché se ne erano serviti i suoi familiari di Kanpur, la conta delle rupie nel portafoglio che rimettevo nello zaino, per ritrovarne 500 in meno del previsto, al risveglio seguente dal sonno in cui mi ero immediatamente assopito come Ajay, mentre nella notte Mohammad era rimasto da solo a vegliare in stanza  fino alle quattro)

Il rientro in Kanpur avveniva comodamente in treno, prendevamo una stanza solo per due nello stesso hotel precedente, essendo inteso che Mohammad sarebbe andato a dormire dalla nonna, e giusto il tempo di uscire in strada per andarci ad accomodare nel vicino Pewari Restaurant per uno spuntino, che iniziavo di nuovo a sovr-alterarmi.

Mi infastidivano le lungaggini per imbandirci un semplice vegetal sandwich( panino di verdure), e ancor più che un anziano per strada, avendo in me avvistato uno straniero, si fosse immediatamente fermato e vi si ostinasse in attesa di un’elemosina.

Mohammad non mi aveva assicurato che nella sua città non vi sono mendicanti?

Alla stazione ferroviaria l’uscita prescelta mi aveva sviato e fatto dimenticare di chiedere una mappa della città, per vedere nel pomeriggio i luoghi dell insorgenza del 1857 che mi restavano ancora da visitare, Pertanto chiedevo a Mohammad ed Ajay di fare ritorno in hotel, dove mi precedevano, per chiedere insieme ragguagli a proposito dei siti e su come raggiungerli.

 

Lungo la strada, di fronte all’hotel, dove ero rimasto attardato, un ulteriore uomo mi fermva ed interpellava per chiedere la carità, ed io ne ero talmente adirato perchè vi era stato indotto dalle mie sembianze di straniero, che strillavo di disappunto.

“ Dunque in Kanpur non esistono mendicanti, eh, come mi avevo detto” giravo e rivoltavo la mia protesta nei confronti di  Mohammad, che stizzito mi replicava

“ ed io che posso farci””

Stava intanto consultando una cartina con il gestore e proprietario diafano dell hotel, e sembrava intendere a menadito come per la Gandhi road, nel cantonment, fosse raggiungibile la Memorial church, proprio poco oltre il Canwpore club, a poca distanza si situasse lungo il corso del Gange il Satiuchaura gath, sito di stragi di britannici lungo il corso del Gange, ed in un tour circolare si potesse essere di ritorno al Nana rao gath, che restava poco distante dall' hotel.

Uscivamo, sembrava rinfrancati, ma quando al punto di sosta degli autorisciò, per recarci alla Memorial church invece di avvalersi delle informazioni avute,  il ragazzo estraeva dal mio zaino, che recava Ajay,  un opuscolo illustrativo di Kanpur per mostrare al conducente del rickshaw un’immagine della Memorial Church, ciò bastava perché montassi su tutte le furie.

Che facessimo ritorno in hote, perchè si facesse rispiegare tutto, e ripartissimo con le cognizioni acquisite,

Sapevo benissimo come ovviare e giungere da solo a destinazione, mi mancavano solo i punti di orientamento per intendere in che direzione muoverci, ma ciò che volevo era che lui vi ci portasse, in virtù della sua conoscenza di Kanpur e delle abilità a destreggiarsi che gli conoscevo, su di lui puntando gli occhi come su una piccola guida che stavo addestrando per il bapuculturaltours. Solo che il mio sdegno per la sua indisponibilità a investire tutto se stesso nell impresa richiesta, mi faceva andare ben oltre il segno

“ Fino a dieci anni sei rimasto in Kanpur, e non sai della Ghandi road… essermi affidato a te è come ricorre a un lapka a Khajuraho.. Quanto devo starci in Kanpur, per visitare tre posti, grazie a te, quattro giorni?”

(Sapevo e sentivo e )Provavo in ciò la soddisfazione di avere portato a compimento nei suoi riguardi lo sfogo ingiurioso,  che covavo dentro,  di mortificarlo a lapka della sua città mirabile, in cui, come il giorno avanti in cui era salito e disceso da un tuk tuk girandogli intorno, e irritando e strabiliando per la sua impertinenza indiscreta il conducente e una guardia, egli si compiaceva di mostrarsi “ il piccolo amico di tutto il mondo” a conoscenza di tutti e di tutto, senza che potessi più contenermi che giunto a tal punto?

“ What can I do?- la sua solita solfa ,( ora giustificativa-) se non ho avuto modo di conoscere nessuno di quei posti!- mi gridava contro rannicchiato in un angolo, prima di precedere me ed Ajay all uscita e di  appoggiarsi sulla solita moto.

Ajay(  di fatto) mi aveva accompagnato in silenzio,  preludendo all' esito del contrasto insorto.

Ora al vedere Mohammad così arrabbiato per la mia arrabbiatura, la mia ira raggiungeva il furore.

Ajay aveva già fermato un autorickshaw per recarci alla Memorial church-

“ Così sei adirato, so you are angry, eh? Bene, ora scelgi, con me ed Ajay o dalla nonna”

“ My grand mother “ replicava d’istante, ed io, come ad una sferzata salutare, per il gran male che faceva “ bene, ora vai dalla nonna, ed io e Ajay muoviamo da soli. See you later , a questa sera”.

E con Ajay procedevo senza di lui verso la Memorial church.

A poco poco, tra istituti scolastici e prime postazioni militari, si diradavano il frastuono ed il traffico

e ci siamo ritrovati in un'altra Kanpur, immersa nella quiete e nel silenzio tra grandi distese di verde, ove iniziavano a fare la loro comparsa chiese ed edifici religiosi , tra ulteriori scuole e quartier generali.

La mia mente sotto shock si ritemprava, accanto ad Ajay che osservava meravigliato e mi assisteva in silenzio.

La Memorial church ci sarebbe comparsa solo dopo avere proceduto a piedi oltre la chiesa di Sant Aloysium dove si era arrestato il conducente del rickshaw, bella e remota nel suo fulgere gotico-romanico. Era stata edificata nel 1871 in un caldo ammattonato profilato di arenaria, ove nella facciata aveva la sua schiusa un grande rosone. Archeggiature cieche recavano luce all interno a tre navate e al presbiterio concluso da un'abside, mentre un portico dava accesso di lato alla sacrestia. Retrostante si stagliava oltre un giardino una galleria di arcate gotiche al cui centro era un angelo di pace, alla memoria di tutte le vittime dell'insorgenza del 1857.

Un sacello laterale raccoglieva le salme di una settantina di militari caduti in Sheorajpur dopo essere scampati ai massacri di Kanpur,  un cippo poco distante evocava l 'eccidio sul posto di british wheelers

Io ed Ajay stavamo finendo di discorrere con un custode allontanandoci, quando ci raggiungeva la telefonata di Mohammad, un Mohammad che già era volto al sereno e si era pacificato, e che chiedeva di rivederci in hotel verso le nove di sera.

Ci riservava ben poco il Satiuchaura gath, se non l'evocazione degli agguati e dei massacri dei britannici tra quei fondali e quelle diramazioni del Gange, di cui avevo avuto modo di leggere la ricostruzione letteraria di Guido Gozzano nelle sue pagine dedicate a Cawnpore di Verso la cuna del mondo, ancor meno il Nana rao bagh, se non la chiusura circolare del pozzo dove erano stati gettati i cadaveri di donne e bambini inglesi atrocemente stuprati e massacrati, e dove ora dei giovani si intrattenevano in gioco.

Sulla via del rientro nel vicino hotel consumavano uno spuntino io ed Ajay, restandoncene in camera fin verso le nove, quando ci decidevamo a discendere nella sala d'ingresso dell hotel in attesa di Mohammad, cui avevamo richiesto invano, dal parco, di rifarsi vivo in anticipo

Egli sopraggiungeva fresco d'incanto verso le 9,15, con un amico al seguito non meno elegante e di viva bellezza.

Aveva già cenato e si era già cibato di cicken biryani presso la nonna, ma ci chiedeva di accompagnarci lo stesso insieme al suo amico al Baba Biryani, dove si sarebbero limitato a ordinare un lassi o poco più per stare in nostra compagnia.

Subodoravo quel che poteva succedere, ma ero di una cortesia accomodante.

Al baba byriani di fronte al menu, dopo avermi chiesto che cosa poteva ordinare ed essersi sentito rispondere che poteva scegliere quel che voleva, lo vedevo e lo sentivo indugiare a voce sui vari kebab di poco costo, ma all'arrivo del cameriere, dopo che io ed Ajay avevamo ordinato due chicken biryani, si sfrenava nell ordinarne anche uno per sé e per l amico.

“ char chickem boryani”

Mi facevo mortuario mentre consumavo la mia squisita razione, e quando anch'egli aveva già messo in disparte il suo piatto, gli chiedevo

“ E' stato veramente buono?

“ Squisito”

“ Bene . Mohammad, ci sono circostanze della vita che sono una prova. Dimmi, cosa credi che penserebbe di una situazione del genere ora Kailash, che per poterci lasciare andar via è costretto ora a mangiare con i suoi bambini in Khajuraho pane e verdure?

Mohammad, senza più altre parole, che un “ oh, sorry, ora capisco”, invitava l'amico a recarsi con lui al lavabo e ci lasciava in un battibaleno.

Rientravo con Ajay in tuk tuk nel clangore notturno, ed eravamo lasciati lungo un strada di scorrimento del traffico che dovevamo traversare tutta prima di ritrovarci nella via laterale che portava all hotel.

Bastava che mollassi per un secondo la presa del braccio del ragazzo, per ritrovarlo troppo avanzato rispetto al bordo dello spartitraffico, esposto ad un auto che stava investendolo,

Lo ritraevo in tempo, ma la mia mente era scioccata,

Nella camera d'albergo a sconvolgermi totalmente sopraggiungeva una telefonata di Kailash, per sincerarsi delle nostre condizioni.

E se invece di rassicurarlo, avessi dovuto trovare la forza di minimizzargli l'accaduto al figlio, o di tacergliene  la morte, quando era stato affidato a me in custodia?

“ Ajay? È sceso alla reception ad ordinare da bere. Ora è risalto in stanza.

“ Posso parlare con lui? "Mi chiedeva Kailash, che anche al telefono sa vedere tutto di me intimamente,

“ Eccolo accanto, che te lo passo” potevo dirgli con altrettanto sollievo quanto con angoscia immutata

Sopraggiungeva di li a poco una telefonata di Mohammad che passavo ad Ajay.

Doveva richiamarmi due, tre volte, prima che accettasi di rispondergli

” Sei forse arrabbiato con me?

“ Sei stato pregato più di una volta di venire prima delle 9. Lo stesso tuo zio ci aveva detto di non stare fuori e far tardi la notte. Ajay haa rischiato un incidente grave” ed ho riattaccato.

Per quel suo amico, di nome Nour, azzimato come ne ho visti e conosciuti a bizzeffe di ragazzi arabi dello stesso stampo, altrettanto succubi di ogni moda occidentale come pronti a sgozzarti come infedele, dal sangue che puzza.

Solo oltre le due di notte , il sonno aveva la meglio sul mio sgomento attonito.

L'indomani era apparentemente per Mohammad già un altro giorno, pronto a ripresentarsi di primo mattino nella hall dell'albergo con devota e inalterata amicizia, nel fresco splendore di tutta la sua fragrante bellezza di adorabile fanciullo. Recandoci la novità che dopo la visita dello zoo non sarebbe stato di ritorno in Khajuraho con me ed Ajay, ma che avrebbe protratto la sua permanenza in Kanpur presso la nonna fino alla settimana seguente,

Una prima colazione, poi la Memorial church, secondo i voti dello stesso Ajay che ne era rimasto incantato.

Lo stesso Ajay , che Mohammad secondo le mie indicazioni notturne nella stanza d'albergo di Lucknow, mi sollecitava a coinvolgere nelle nostre iniziative, ci consigliava di protrarre la corsa in tuk tuk, al rientro, fino alla stazione ferroviaria dove avremmo potuto comperare i biglietti del treno per il nostro ritorno in Khajuraho.

Nella minuta rivendita, poi lungo le arterie del centro, fino alla ripartenza per lo zoo, di ogni negozio Mohammad indicandoci le merci di cui era solito fare acquisto, fossero le tele cickan o le babbucce, il caro ragazzo aveva modo di ostentare tutta la disinvolta padronanza della sua Kanpur che ve lo faceva davvero il piccolo amico di tutto il mondo, con la stessa sicurezza con cui nello zoo sapeva anticiparci gli animali del prossimo recinto, talmente tante erano state le volte che vi ci si era recato da solo, o con il padre, come nelle circostanze di un fuggi fuggi generale, perchè da una recinzione era evaso un leopardo-

Era favoloso ritrovarci tra orsi e rinoceronti, e ippopotami e cervi e tigri, di cui tanto avevamo celiato  immaginativamente, a simulare di rabbrividire di fronte ai simulacri  di dinosauri di cui fingevamo  di volgere in fuga.

Un venti, un venticinque, un trenta per cento, oramai, l'area dello zoo che eravamo riusciti a visitare, mentre il tempo passava, ed io seguitavo invano ad insistere ch'era il caso oramai di volgere all'uscita.

Mohammad se ne faceva una ragione solo quando erano già le 2,45, mentre la partenza del treno era prefissata per le 16,20. Iniziava  allora, inquietantemente,  a chiedere dove fosse un'uscita che io immaginavo che sapesse di certo dove stesse, supponendo che ad essa ci avesse volto quando era già ben vicina.

In realtà, camminando di gran passo, senza che nemmeno potessimo consentirci una sosta a una toilette, solo quando erano già passate le 13, 20 rivedevamo l'ingresso e i tornelli, mentre alle spalle del ragazzo le mie lamentele iniziali, sospirose, erano divenute dichiarazioni di apprensione, velati rimproveri, una sequela di contumelie e improperi che gli avevano fatto temere che volessi picchiarlo.

“ Grazie, Mohammad,  di obbligareora  me e Ajay a fare ritorno in autobus,  a stare di notte in Mahoba...Ecco quello che capita, quando si pensa solo a se stessi, a divertirsi di stare allo zoo,  invece di considerare le esigenze degli altri....

L'uomo della vetturetta su cui salivamo, per affrettarsi a partire rinunciava a bere una parte del suo the che gettava sul selciato , ma era Mohammad, che ritrovando sotto le mie sferzate il suo meglio, meravigliosamente sapeva indicargli la via meno lunga per raggiungere l hotel  quando erano ancora le 15 e 50, restandone poco distante la stazione ferroviaria, che si faceva carico dei miei bagagli lungo la rampa che portava alla piattaforma del treno in partenza,  che vi ci accomodava me ed Ajay sui soli due appostamenti rimasti ancora liberi, che mi assicurava da bere prima della partenza-

“ No, non è vero che io pensassi solo a me stesso, volevo farvi vedere quanti più animali fosse possibile”

Supplicandolo di non volermene per la mia mente, il mio piccolo immenso amico, ritrovato di nuovo, avevo modo di stringerlo tra le braccia e di carezzarlo e baciarlo, anche li alla partenza, che sarebbe avvenuta con un ora di ritardo,

Un'ora che gli sarebbe valsa a brillarvi di nuovo, tra gli astanti , come il piccolo amico di tutto il mondo che vi era in partenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

i miti diabolici di mohammad

 

 

 

 

 

 

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Che disperazione, ad ogni rinsavimento, constatare di vivere la condizione più felice che mi si potesse concedere, di essere in India con non uno, due magnifici Kim al seguito , amorosi e comprensivi, e trasformarla in un inferno per i miei parossismi mentali, l’atrocità reattiva di ogni mia percezione esagerata ed esasperata della verità dei fatti, che la perturbava in follia iraconda.

  

 

 

 

 

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Che disperazione, ad ogni rinsavimento, constatare di vivere la condizione più felice che mi si potesse concedere, di essere in India con non uno, due magnifici Kim al seguito , amorosi e comprensivi, e trasformarla in un inferno per i miei parossismi mentali, l’atrocità reattiva di ogni mia percezione esagerata ed esasperata della verità dei fatti, che la perturbava in follia iraconda.