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Insinuata
tra i laghi di cui i Chandella la coronarono, Mahoba, l’antica
Mahotsavanagara, o "Città del grande festival",
che vi era celebrato in onore di Chandra Varma , il fondatore
della dinastia Chandella, serba tracce inaccessibili o labili del
suo passato di capitale dei Chandella, gli islamici, infatti, insediandovisi ne fecero per lo più rovina e materiale di
spoglio, sicchè una visita attenta deve farvi tesoro di
quel che vi si conserva.
E’
forse bene iniziarla dalle vestigia in cui si è tramutato
il tempio della dea tutelare dei Chandella, la Manya Devi,
per la sua stessa collocazione in riva al più centrale dei
laghi tra cui giace Maboba, il Madan sagar, cosiddetto dal nome
del sovrano che lo fece realizzare, Madana Varma, il quale regnò
dal 1128-1130 al 1165 d. C..
Si
perviene al sito del tempio, presso le sue rive, lasciando la
dorsale centrale dei traffici di Mahoba per dei vicoletti stretti
di casipole, sin che l’autorisciò,
o l’autovettura, si sarà arrestato dove un antico
pilastro fronteggia le basse mura di cinta, calcinate di bianco,
di un edifico di culto che ha tutte le sembianze di un piccolo
santuario islamico,
e
che è invece alla radice il tempio stesso della Manya Devi, cui
vennero riconsacrate le vestigia residue del suo tempio
originario. che i mussulmani avevano reimpiegato al servizio
della propria fede.
Ne
restano, del materiale di spoglio, alcuni pilastri originari,
tinteggiati di rosso,
e il masso della rupe la cui conformazione assunse i connotati
della dea.
Lasciato
il tempietto e le sue fragranze cerimoniali, se si risale l’altura
della Qila tra gli impianti idrici che fiancheggiano il tempio, da
una spianata si offriranno alla nostra vista le ragioni per
le quali il grande archeologo Alexander Cunnigham, che ebbe la
fortuna o la forza d’animo di permanere in Mahoba per
5 settimane, nel 1843,
lo
considerò il più bello non solo dei laghi tra i
quali giace Mahoba, ma dell' intero Bundelkand.
"...but
the most picturesque of all sheets in the beautiful lake district
of Bundelkand is the Madan-Sagar" On the west- alla
nostra destra- is bounded by the singularly rugged granite
hill of Gokhar, on the north by ranges of ghats and temples at the
foot of the old fort, and on the south-east- a noi di
fronte- by three rocky promontories that jut boldly out into
the middle of the lake. Near the north side there is a rocky
island, now covered with ruined buildings; and towards the
north-west corner there are two old granite temples of the Chandel
Princes, one altogether ruined, but the other still standing lofty
and erect in the midst of the waters after the lapse of 00 years"
( volume II, pg.440 dei suoi reports).
Ci
è dato modo di vedere così soltanto il Kahkra
Matha,
dedicato
al dio Shiva, sull'isola rocciosa dell'angolo nord ovest del Madan
Sagar. Ingrandendone la vista, i rilievi in granito del suo
sikhara appaiono cordonature di sikharikas che lo attestano di epoca
Bhumija.
Dalle
note descrittive di Alexander Cunningham, cui dobbiamo rifarci,
possiamo solo desumerne che in ragione dello stesso granito di cui
è fatto , esso presenta una decorazione esclusivamente
geometrica, e che solo tre nicchie su ogni facciata esterna vi
erano riservate a delle statue
Sempre
alle sue note dobbiamo rifarci per le rovine del tempio Madan o
Madari, in onore di Krishna, su un'altra isoletta anch'essa
inaccessibile, poco più a nord, a suo tempo ancora più
vasto del precedente, accanto al quale sono le fondamenta residue
di un tempietto, che doveva ospitare una statua di Varaha,
l'incarnazione di Vishnu.
Ridiscesi,
occorre ancora considerare il pilastro ch' è di
fronte al Manya Devi.
E'
detto Alha-ki-Gilli, Deewat, o Dipon o Diwali, per la lampada che
vi si poneva o vi si pone ancora di sopra in determinate
circostanze religiose.
Quadrato
alla base, si fa ottagonale a metà, circolare prima del
capitello piatto che lo sormonta.
Nella
sezione terminale sono istoriate catene con campane pendule, che
fuoriescono dalla bocca sommitale di leoni, in luogo dei più
consueti kirtimukka, in tale sorta di fregi.
Ripercorrendo
verso est la via lungo la quale si apre il larghetto della colonna
e del tempio della Manya Devi, una cupoletta turchese ci avvertirà
che siamo giunti all'altezza del Darghah del pir Mubarak Shah,
un
santo islamico proveniente dai paesi arabi, che si sistemò
in Mahoba nel 1252.
L'interno
ci offre l’occasione di una circumambulazione intorno alla
sua tomba,
e di avvistare di quanti pilastri manomessi di templi hindu
riposino all’ombra, calcinata di bianco, i santi uomini
islamici che vi sono sepolti.
Rientrando
nella città che costeggia e aggira il lago Manasagar,
c'è modo di riavvicinarlo ove un vicolo di negozi per lo più devozionali, frammisti ad altri di articoli domestici o femminili,
ci conduce al tempio di Bari Chandrika Devi.
Un
sentiero alla sinistra dell’ingresso, ci avvia alla
suggestione del luogo rupestre dove si situano 24 sculture jain ,
tra
le quali primeggia un Mahavira circondato da attendenti
e
discepoli
Come
a Gwalior, la furia islamica che non lasciò integra una
sola testa di statua Hindu, in Mahoba per le sculture jain ebbe
tuttavia un occhio di particolare riguardo.
Poco
distante, si può intravedere solo tra uno spiraglio di un
battente, il tempio di Siva Katheshwar, il cui santuario è un
antro di una roccia.
Fuoriusciti
da Mahoba, in direzione di Chattarpur, una deviazione sulla
destra , intrapresa quando aggirando il lago Managar ci si è oramai
volti ad occidente rispetto ad esso, lasciandolo alle nostre
spalle, ci reca al lago Rahila, che è così denominato perché fu
re Rahila a farlo realizzare, uno dei primi sovrani Chandella, ( che regnò tra
l'885 e il 905). Il bacino lacustre si trova al di la dei
binari, e delle massicciate, della ferrovia risalente al 2008 che collega Mahoba con Khajuraho, dove una strada tra i campi risistemata di
recente, nelle sue scrostature frananti, ci conduce in
prossimità del lago fino al tempio al dio Surya , fattovi
edificare in granito dallo stesso re Rahila.
Presso
le sponde del lago sorge anche il Suraj Kund, che come il Ram
Kund, a ovest del Madan Sagar, serviva quale Havan Kund, ossia
quale pozzo per le offerte sacrificali dei re Chandella.
Rahila
fu il quinto sovrano della dinastia dei Chandellas, ed il tempio, per
la sua datazione remota, in ciò che ne è scampato
alla devastazione islamica, ci consente di comprendere quali
tipi di templi i Chandella edificassero in granito nei
territori di cui erano ancora solo i feudatari per conto dei
Pratihara di Kanauj, quando in Khajuraho venivano erigendo il
Chausat Yogini ed al più il Lalguan Mandir,
attenendosi ad una tipologia invalsa presso i Pratihara di Khanauj
che verrà ripresa nei templi Bhumija posteriori, di cui appare una
sorta di prefigurazione ("rustica").
Come
nei templi di Vyas Badora, o di Ajaygarh, o in Urvara , e come
non si replicherà mai in Khajuraho, il tempio Rahila
ha infatti due entrate laterali, tipicamente
Bhumija, oltre a quella che fronteggia la cella,
che immettono ugualmente in una sala ottagonale,
sulle
cui trabeazioni e cornici era impostata una copertura circolareaffiancata
da phamsanas laterali piramidali, costituite di ripiani
di kapotas, sovrastanti nicchie con fregi romboidali di fiori
diamantini..
Da
ogni portale,
di
proiezione in proiezione, come se esse fossero tante
costolature piatte, si propaga la lunghezza d'onda di un’espansione
laterale, il cui flusso si evolve e si risolve nella circolarità
del sikhara saptaratha nelle sue proiezioni radianti , le cui serie
di sikharikas sono comprese in quadranti dai risalti dei bhadra
centrali ( esattamente come nei successivi templi Bhumija). .
All’interno
e all’esterno un’ornamentazione puramente geometrica,
di rosette e rombi diamantini in successione verticale e orizzontale,
impreziosita
da corsi e ricorsi di fregi di triangoli e palmette nelle cornici
e nelle trabeazioni, di reticoli di
jalakas che
marcano i kuraa del vedibhanda nel suo stacco dal basamento
inferiore,
e
(
il pitha di uno zoccolo i cui corsi di jadhya kumbas e di una
karnika, appaiono preziosamente fregiati di rilievi fogliari
frontali e soggiacenti e di diamanti floreali,) costituisce
un apparato decorativo che alle sculture non lascia che i
ricetti delle nicchie
all’altezza della giuntura del vestibolo dell'antarala e nelle tre
proiezioni principali dei bhadras del santuario
a
differenza del gremitio dei templi di Khajuraho
Come si presentava il tempio Rahila
un anno fa in fase di restauro
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Come
gli altri templi del circondario e del territorio su cui i
Chandella iniziarono ad estendere la loro influenza dominante, il
tempio Rahila lascia intendere che i templi di Khajuraho, una
volta che il sito venne eletto dai Chandella a loro
capitale religiosa, assunsero un proprio canone esclusivo che li
differenzia dalla generalità dei templi Chandella
antecedenti, nel farsi, in arenaria, templi statuari, di statue
templari , finalizzati ad una interiorizzazione religiosa di tale
loro patrimonio iconografico mediante la deambulazione rituale
della pradakshina, sino a pervenire solo in virtù di un
mutamento dei paradigmi architettonici, all’esito in cui noi
riconosciamo la loro forma tipica più caratteristica ed il
raggiungimento supremo, di cui nel tempio Rahila ritroviamo
purtuttavia la strutturazone longitudinale
ed in altezza, secondo vani- portico d'entrata, una o più
sale, vestibolo, santuario o garbagriha, con o senza deambulatorio
interno-, e sezioni- basamento, jangha, varandika, sovrastruzione di sikhara
e tetti piramidali- . Ma rientranze e proiezioni solo
nei bhadras e nelle kapili del vestibolo ospitavano statue, lateralmente espandendosi
in un transetto con due vani d'ingresso laterali solo all'altezza
del mandapa- il che
non poté non comportare l'abbandono delle
configurazioni originarie più diffuse dei templi dei
loro domini feudali, ispirate invece a forme coesive
latitudinali,
Così
lasciamo Mahoba ed i suoi bacini lacustri, talmente ancora
ammirevoli : oltre al Rahila e al Madan Sagar, essi sono
costituiti dal Kirat Sagar,- che trae nome dal suo costruttore,
Kartti Varma, ( 1065-1085 d. C.), e che conserva tuttora dei suoi
argini originari di gradini di granito,- il Kalyan, non che
il Vijay Sagar, quest' ultimo fatto costruire da Vijaya Varma,
(1045-1065 d. C), la più vasta e integra delle grandi
riserve d'acqua di cui fu dotata Mahoba. Sulle sue sponde è
stato insediato un santuario ornitologico, da cui si può al
fine godere una vista benefica, sulla pace circostante delle
sue integre sponde.
Templi
in khajuraho, quali il Chitragupta, il Devi Jagadambi
il Vamana, dove lo sviluppo in larghezza contempera e ridimensiona
proporzionalmente quello in altezza o in profondità, -
inducendo a una coperura a samvara del mandapa, per fasce salienti
di repliche miniaturizzate del tetto principale, - e (dove ) non
figurano le forme di sviluppo più complesse del
tempio di khajuraho- ambulatorio o mini sikkara- o elementi
canonici in tutti gli altri templi- il terzo corso di statue nel
Vamana, o gli astavasus nel Duladeo- si configurano come templi in
tal senso di transizione o intermedi .
/Ed
è esemplare che il tempio Rahila fosse dedicato a Surya, il
dio del sole, Dio integratore e sintetizzatore di
Brahma, Vishnu, Shiva, e che a Surya fosse dedicato
uno dei templi succitati, il Chitragupta, come se il suo
culto inclusivo fosse di fondamento e propiziazione della
coesistenza complementare di quelli shivaiti e
vishnuiti).
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