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E' la
città di Panna, che fu la capitale nel Madhya Pradesh del
regno costituito dal maharaja Chhatrasal contro l'impero Moghul,
divenuta a suo tempo famosa per le sue miniere di diamanti, la
base di partenza del nostro itinerario. A non più di 45 km
di distanza da Khajuraho, dove sorgono i raggiungimenti più
alti dell'arte dei templi hindu nell’India del Nord, ci
consentirà di vederne alcuni magnifici antecedenti che
risalgono alle loro origini più remote , ancor vivi
nel culto od in splendido isolamento tra la giungla di altura,
lungo un percorso che si conclude in Maihar, grande meta di
pellegrinaggio rituale odierno.
Sulla via del rientro oltre
al Kunwar Matha di Jaso ci sarà possibile vedere altri
templi dei sovrani Kalchuri, prima di accedere ai reperti
bimillenari di ciò che resta in situ dello stupa di estrema
importanza di Bharhut, e di ritrovarne dei magnifici nel museo di
Ram Van, insieme a rilevanti sculture provenienti da Nachna.
Si
lasci dunque l'agglomerato di Panna in direzione di Satna,
percorrendo l'arteria di collegamento fino all'altezza
dell'animato villaggio di Jamnhar. Da esso si diparte sulla
destra la strada accidentata che tra un arido paesaggio
circostante ci recherà a Salaya,
la si
sarà raggiunta, alfine, solo quando saremo pervenuti al
limitare dei colli che lungo il tragitto hanno iniziato a
profilarsi al nostro orizzonte.
Con l’approssimarsi
dei loro rilievi si fa ariosa e luminosa la vista, mentre tra le
case biancheggianti dei villaggi, o accoccolate su alture, sovente
fregiate di motivi propiziatori intorno alle soglie, ne
risaltano altre dai vividi colori.
Corrono le acque di rivi a
rinverdire il paesaggio, in prossimità della svolta
sulla sinistra verso il villaggio di Jaso, rispetto alla quale
occorre differire di inioltrarsi e intraprendere a destra la
viottola asfaltata che tra serpentine continue ci farà
pervenire a Nachna Kuthara, in capo a pochi chilometri.
Vi ci si ritrova di fronte a
un grande talab, in cui si rispecchia l'altura di un colle
su cui sorgono templi Jain.
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Nachna
Kuthara, talab e templi Jain in altura
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Occorre ulteriormente
procedere a sinistra, lungo le strettoie di una via che se
ne allontana, fintanto che in capo a qualche centinaio di
metri, in una verde radura sulla destra, ci appariranno
nella loro remota bellezza il tempio Gupta dedicato alla dea
Parvati e quello Pratihara shivaita, il Chaturmukka Mahadeva, che
trae il suo nome e la sua fama dal sublime linga a quattro volti
che racchiude. .
E' particolarmente
emozionante pervenirvi nel giorno del mese sacro al dio Shiva,
soprattutto
se coincide con il lunedì, il giorno settimanale del dio,
sotto un continuo attendamento la via ci si presenterà
allora gremita di bancarelle di articoli religiosi e di utilità
domestica,
mentre
i templi si faranno luoghi di culto vivente, mete di
pellegrinaggio ancora dopo quindici, tredici secoli dalla
loro edificazione, per i fedeli che vi risalgono a lustrare
d'acqua e a rivestire al suo culmine di fiori il lingamdel dio che
vi ritroveremo con quattro volti,
deponendovi
le proprie offerte e le proprie preghiere, o nel tempio Gupta
invocando la dea Parvati ed omaggiandola di puja e sterpi
aromatici.
E’ da tale antico
tempio, uno dei primi templi hindu edificati nell'India del
Nord, la cui realizzazione si fa risalire al quinto secolo della
nostra era, che avrà inizio la visita.
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Nachna, il tempio
Gupta della dea Parvati ( V secolo d. C.)
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Mentre quelli più
ancora originari, quali il tempio 17 a Sanchi, presentavano un
santuario a forma di cella dalla copertura piatta preceduto da un
portico su quattro pilastri, secondo prototipi scavati nella
roccia, come la grotta-tempio numero 1 in Udaygiri, il tempio
Gupta di Nachna dedicato alla dea Parvati è
contraddistinto dallo sviluppo ulteriore di un deambulatorio
intorno alla cella del santuario. Su di una piattaforma,
intorno alla sola cella in cui ci appare ora consistere il
tempio, si dispiega il suo percorso che adesso è
all'aperto, un tempo forse rivestito di mura e di un tetto. Un
vano vi si sopraeleva, a compimento di una semplicità di
forme pari alla sua eleganza
proporzionale.
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Nachna, il tempio Gupta della dea
Parvati ( V secolo d. C.)
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La piattaforma presenta alla
base una successione di modanature che ha inizio con
l’arrotondatura di una kumbha, sormontata da
una fascia di rilievi prismatici rettangolari che costituiscono le
testate di una tula pitha, cui fanno seguito
le tornitura di una kalasa e di una kapota,
che precedono dei corsi rudimentali che sembrano imitare le
scabrosità di un bugnato.
Il rivestimento della cella
è di nude pietre di taglio, in cui si aprono delle grate ai
lati,
magnificamente
incorniciate con rilievi vegetali ed una banda a spirale, al cui
rientro si conforma l'intaglio delle pietre murarie.
Fregiano le grate i minirilievi sottostanti di nani-gana che
danzano e suonano intorno a Ganesha,
Tale scabra nudità
parietale per contrasto impreziosisce i motivi ornamentali ed i
rilievi statuari del magnifico portale, avvivandone l'intensità
di ombre e di luci.
Le prime due bande laterali,
e la loro prosecuzione nella trabeazione, vi sono comprese entro
quelle di un pilastro evolvente in colonna, o
stambha-sakha, e di una colonnetta tortile a
spirale, il dilatamento della cui ornamentazione variegata in una
ulteriore fascia più esterna richiese una incisione visiva
del muro anteriore.
Nella fascia più
interna due guardiani dvarapalas
si attestano al di sotto del suo magnifico viluppo fogliare di
patra-sakha,
che si diparte dall'ombelico di due nani-gana,
Nella fascia seguente
le divinità fluviali Ganga e Yamuna, la prima alla nostra
sinistra sulla cavalcatura di un coccodrillo
e la seconda alla nostra
destra, sul carapace di una tartaruga,
sforano con i loro
copricapi lotiformi i listelli che le separano da coppie
celesti di volanti vidyadharas,
cui succedono più ancora affettuose coppie di amanti
terreni, interconnesse da motivi vegetali che si trasmutano in
forme animali. Nella trave di raccordo subentrano di nuovo
vidyadharas
e ninfe ad essi conviviali, intenti a onorare di
ghirlande e di doni, od a confortare del sollievo di uno
scacciamosche o della loro muliebre compagnia, il dio Shiva sito
al centro, ove si accinge in eterno a suonare la vina.
Il primo dei pilastri sorge
dai cespi di una coppa della prosperità, dai quali si
staglia in sfaccettature duplicantisi oltre la serratura delle
fasce di raffinati fregi, prima di affusolarsi in colonna nel suo
fusto.
Quello più esterno,
più ancora mirabile, è avvolto da spiralie
ornamentate di perline, di rosette e fiori di champaka, il cui
senso s'inverte all'altezza di un volto di mostro su un cubo
centrale. Il suo riquadro prefigura quello del capitello, con
rilievi vegetali, sul quale si libra una ninfa celestiale insieme
ad una sua inserviente tra cespi di mango. Il moto a spirale ha
quindi una ripresa nelle colonne ulteriori, di altezza
ridotta, per dare adito alla cui vista è stata
intagliata la parete muraria, con grazia d'effetti..
Il tempio Pratihara che lo
precede alla sinistra dell'ingresso, il Chaturmukka Mahadeva,
è posteriore di
quattro secoli, nelle sue parti a più antiche, e sul suo
santuario, a rimarcarne la posterità, si eleva un
sikkara a cinque scansion,i o pancharatha, coronato
dalla pietra circolare scanalata di una greve amalaka,
secondo la configurazione assunta dai templi hindu già in
epoca Gupta in Deogarh e Bhitargaon, nella fase successiva a
quella del tempio alla dea Parvati di Nachna, Un ulteriore
assunto canonico che li venne caratterizzando erano
gli dei guardiani nelle otto direzioni, i dikpalas,
di cui nel Chaturmukka Mahadeva sopravvivono rimossi solo Kubhera
ed Agni.
Lo costituiscono il grembo
divino della cella del garbagriha
e il vestibolo dell'antarala,
che sono precedute da una sala o mandapa
moderno,
con inserite sculture e grate risalenti alla prima fase
dell'edificazione del tempio.
Le modanature del
basamento, o adhisthana, - kura,
kumbha, kalasa, kapotika, successive
ad una cornice, la jadya kumba,
adorna di rilievi a forma di foglia di loto od a guisa di finestre
carenate-, sono quelle di norma anche negli altri templi
Pratihara, e corrispondono alle fasce che in templi
successivi, quali quelli di Khajuraho, caratterizzeranno la sola
superna vedibhanda
.
Nei recessi, come nella
modanatura che separa il basamento dal muro della jangha ed
in quella sottostante alla gronda da cui si innalza il sikkara, il
ricorso unificante di trafori crociati profilanti dei fiori.
Ma a contraddistinguere il
Chaturmukka Mahadeva tra gli altri templi Pratihara sono le
proiezioni al centro delle pareti, o badhras, in cui risaltano una
finestra a grata o jalaka,
cui si sovrappongono pilastri ed arcature,
e due nicchie
sovrastanti, nelle quali fanno bella presenza di se coppie volanti
o assise di celestiali vidyadharas.
Le ricopre una gronda,
o chhadya coronata da frontoni tripartiti
carenati, gli udgamas, nelle cui sezioni laterali
compaiono la pietra ad anello scanalata di un'amalaka
e la modanatura di una kapottika
.
Di particolare bellezza sono
le tre bande, o sakhas,
che contornano la grata.
Nel loro intrico
fogliare, nell'evolversi a spirale e nel dilatarsi superiore
di quella esterna, a guisa di colonna. la bahya-sakha,
come se vi avvenisse l' innesto ligneo di un fusto ulteriore in
quello soggiacente, richiamano il portale d'accesso da cui
si è reduci del tempio Gupta in onore della dea
Parvati, del quale è ripresa nei dettagli la stessa
fuoriuscita germinale di uno dei viluppi vegetali dall'ombelico di
un nano-gana.
Altri piccoli ganas
suonano e danzano in una serie di nicchie sotto la
finestra, eccettuata quella occidentale, mentre una fila di
teste leonine, la simha-mala, ne conclude
l'incorniciatura superiore.
Nicchie minimali sottostanno
alle grate delle finestre, altre le affiancano, assottigliate e
sovrastate da udgamas linguiformi, interponendosi
tra di esse e le nicchie maggiori che contenevano i dikpalas,
su cui si elevano ulteriori udgamas a coronamento.
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Nachna Kuthara. Tempio Chaturmukha
Mahadeva rilievo scultoreo
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Ma il più ancora ci
attende, lo splendido chaturmukha shiva-linga all'interno
del garbagriha.
Dei volti del dio effigiati
nel chaturmukha, sono "dolci come la luna"
, o benigni ( saumya), quelli orientati a est, nord,
ovest, mentre orrido, ( "rudra"), è
quello orientato a sud, dove il suo spirito si rivela il tremendo
che annienta. Nelle quattro direzioni cardinali essi sono rivolti
a presiedere i quattro elementi della terra, dell’acqua, del
fuoco, dell’aria, mentre il quinto elemento, la spazialità
originaria dell’etere, o akasha, è
da Shiva sovrinteso, quale Ishana, in un sua quinta attribuzione,
che per la sua realtà primaria im-manifesta, senza
forme, è qui simboleggiata dal linga stesso, il
simbolo supremo e più puro di Shiva, data la sua natura non
figurativa. Insieme, le manifestazioni dei volti del dio
reggono anche i cinque organi di senso o le cinque razze umane.
Nei quattro sembianti
inferiori in cui il dio è personificato, il primo
che ci appare, volto a est, è quello meditante
che egli assume nella sua potenza di Tat-purusha, o
“ Spirito supremo”, una sua manifestazione, in
relazione con la terra, cui procedendo in senso orario lungo le
pareti, come vuole la pradakshina, o deambulazione
rituale, oltre le griglie, in posizione intermedia, fa seguito uno
degli opposti estremi del dio, che vediamo affrontarci a sud nel
suo volto spaventoso di Aghora, Shiva dissolutorio. Ad esso
quindi subentra, in relazione con l’acqua, la sua
retrostante visualizzazione quale Sadyojata, la cui
incarnazione in un figlio di Brahma ne assume invece i poteri
complementari creativi.
Infine il dio ci
compare nelle postille soavemente femminee di Vamadeva,
o Umamurti, in cui Shiva è tutt'uno con
la delicatezza gentile della consorte Parvati*, sua controparte
femminile indissociabile.
Nel chaturmukha
Shiva è espressivamente orrido ed urlante quale
Aghora, quanto negli altri volti sublimi.è assorto nella
trascendenza della sua meditazione generante.
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caturmukha, Shiva Agora
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Immagine di Buddha nella radura dei
templi di Nachna Kuthara
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Oltre i templi si distende
quindi un grazioso villaggio adivasi, ora spopolato
dall'emigrazione verso Delhi e le altre aree metropolitane
del nord dell'India, di cui sono particolarmente suggestivi gli
edifici raccolti intorno agli slarghi interni.
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Nachna Kuthara, villaggio adivasi
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Ultimata la visita si sia di
ritorno a Saliea, per imboccare la strada piana e scorrevole per
Jaso. E' alla sua estremità opposta, cui si perverrà
attraversandone tutto l'insediamento e deviando sulla destra prima
di uscirne, che tra dei casolari periferici ci appariranno
l'amalaka e il sikkara del suo rosseggiante purana
mandir, il Kunwar Matha Kalachuri shivaita, risalente al 12°,
13° secolo.
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Jaso, Kunwar Matha Kalachuri
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Consta di ardhamandapa,
antarala e garbagriha,- portico, vestibolo e cella del
santuario-
in forme quanto mai grevi e scevre di ornamentazione, scandite in
cinque proiezioni che ne fanno un tempio pancharatha.
Le pareti intorno al
santuario,
sono prive di decorazione e movimentate nel loro apparato
geometrico dalle proiezioni alterne di modanature piatte e
convesse, sopra il filetto della khura curvantisi in
una kumbha e in una kalasa
intervallate dalla gola che si fa verticalmente rettilinea di una
kapota decorata con le carenature di abrase
takharikas,
e sormontate dal listello
di una pattika
Le nicchie dei badras, le
proiezioni centrali, recano immagini di Shiva
Tripurantaka,
,
Shiva Nataraja,
e della dea Gauri nella
parete che ci fronteggia all'ingresso
, alla cui entrata
campeggiano i resti di un shiva Andakasurantaka.
Altri relitti di statue
disposte nel giardino intorno al tempio, lasciano supporre
un preesistente insediamento templare di epoca Gupta, e che sia
effetto di spogliazione indefessa l' attuale aspetto scabro che
riserva il tempio .
Quindi lasciato il tempio,
si seguiti, la via secondaria che si è intrapresa,
nella direzione opposta a quella di provenienza, in capo a pochi
chilometri si finirà per incrociare la strada che da Nagod
reca a Maihar, verso cui ci recheremo svoltando a destra.
Ancora un breve tratto, e si
inizieranno a risalire i tornanti di una delle alture che si sono
finora costeggiate. La vista si fa ampia sulla valle sottostante ,
su di un rilievo dalla sommità piatta che ci fronteggia,
prima
che la strada si distenda nella piana sovrastante.
Ci si è così
addentrati in una "jungle area", che richiede cautela,
in cui occorre procedere per altri pochi chilometri lungo
l'arteria asfaltata, prima di imboccare sulla sinistra una pista
che va seguitata sulle sue divagazioni a sinistra, a ridosso dei
pendii del rilievo, prima di ritrovarsi, alfine, poco oltre il
guado di un fiume,
in prossimità a
del tempio Gupta di Bumrha in tutto il suo isolato splendore.
Similare a quello Parvati di
Nachna, se ne differenzia per il risalto che le torniture
arrotondate conferiscono alla piattaforma della pradakshina,
,
per
la sobrietà non meno preziosa
delle
modanature, una kumbha e una kalasa sormontate da una kapota-,
e
dell'ornamentazione del portale del tempio,
al centro della cui
trabeazione campeggia un busto di Shiva
tra fluttuanti
vidyadharas
in singolo volo.
Figure femminili e yakshas
vi si alternano nella banda mediana,
che si distacca alla base da
Yamuna sulla nostra sinistra
e Ganga sulla nostra destra
con i loro veicoli animali,
la tartaruga Yamuna,
Ganga il coccodrillo
Nella fascia esterna,
meravigliosamente rigogliosa del succedersi di cespi di foglie che
si schiudono nel suo corso, anch'esso dilatantesi in alto, come
quella analoga del tempio a Parvati di Nachna,
ove ricorrono
invece spirali, trovano ricetto le sole due coppie, di
amanti terreni, che vi presenziano alla celebrazione della
divinità di Shiva.
E ' all'interno del tempio
che il dio vi ha la sua magnificazione più alta,
nell'incantevole ekmukka linga , con un solo volto,
che vi è sopravissuto ad ogni tentativo di furto.
.
Nel suo unico volto il dio
vi appare assorto in una dolorosa concentrazione sul mondo
che viene concependo, e che dal dio viene defluendo, come le
chiome di capelli che scendono dalla sua crocchia raccolta in
jatamukutha, con un gioiello e un crescente di luna che la
appuntano.
Il nostro itinerario trova
la fine di un suo primo tempo all'arrivo serale in Maihar. Ci
attendono per l'indomani la visita al tempio della Sarda Devi, il
Golamath edificato a valle dai Kalachuri, il loro
tempio ulteriore di Marai, in Dilaha, prima di raggiungere il sito
dello stupa di Bharhut e di ritrovarne dei brani meravigliosi del
recinto della vedika nel museo di Ram Van, che ospita anche
alcuni mirabili reperti provenienti da Nachna,
Di tale itinerario si è
già in larga parte discorso in un precedente report,
percorrendolo in senso inverso.
Talmente è bello, che
alla buon'ora comunque lo riprenderemo e completeremo, in tale
direzione contraria volta al rientro.
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