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 In Naresar, Padhavali, Mitaoli, Bateshwar

 

 

 

 

 

 

 

 

 All’ arrivo in Gwalior da Bina, presso l’hotel in cui  io e Kailash abbiamo trovato sistemazione si ripete lo stesso copione ancora una volta, allorché chiediamo di contattare un conducente d’auto  per recarci a Naresar, oltre che a Padhavali, Bateshwar, Mitaoli, che già l’anno scorso abbiamo visitato. Di Naresar nessuno sa nulla, alla reception e nel giro dei conducenti che convengono, benché disti da Gwalior poco più di una ventina di chilometri .

L’anziano proprietario dell’hotel  che in serata ci  convoca  nel suo ufficio,  in un  primo tempo presume che come il suo albergo Naresar possa figurare in una guida quale la Lonely Planet, e non ritrovandovela la considera inesistente, prima che gli fornisca i dati a mia disposizione che consentono di rintracciarla, pur senza poter ricorrere a mappe satellitari  .

Tali dati, rinvenuti in “ Temples of the Pratihara Period  in central India” ( di R. H. Trivedi), lo localizzavano a 25 km a nord-est di Gwalior, in una valle  nel raggio di 5 km di distanza dal villaggio di Baretha, da cui era raggiungibile a piedi  attraverso i campi.

Solo dopo aver sentito tali informazioni, di cui disponevo, l’anziano signore iniziava a dubitare che non fossi un visitatore inattendibile, e contattava un  autista ulteriore, che gli confermava la veridicità delle mie indicazioni . Egli era disponibile, solo che il lungo tratto da Baretha a Naresar io e Kailash avremmo dovuto affrontarlo a piedi da soli.

 

Il nostro intermediario, di un incarnato diafano che lasciava supporre che in vita sua rispetto al sole ed agli agenti atmosferici fosse stato fosse stato indotto solo a salvaguardarsi, nel farci allora un ventaglio di offerte, caldeggiava l' utilizzo da parte nostra  di una vettura fuori strada che alleviasse i disagi di quel tragitto campestre, che il suo eloquio dilatava a dismisura nei nostri orizzonti mentali: l’escursione in Naresar assumeva nelle sue parole  le dimensioni di un safari tropicale, per il quale dovevamo disporre di tutto, ad ogni evenienza, a iniziare da una vettura fuoristrada e da una buona riserva d’acqua con sali minerali.

Non se ne faceva nulla, ed io e il mio amico, resi esausti dalle trattative  guadagnavamo tempo recandoci all' Indian Caffè House, prima di fare ritorno al Tansi hotel, di gestione governativa, dove già l’anno scorso avevamo noleggiato l’autovettura per Mitaoli, Padhavali e Bateshwar, Per  il tramite di un suo anziano addetto alla reception eravamo in grado di contattare altri conducenti d’auto,  e concordavamo viaggio e tariffa con quello che sembrava avere cognizioni effettive e che ci assicurava per una tariffa conveniente la raggiungibilità di ogni sito in cui intendevamo recarci.

L’indomani mattina,  all’ora convenuta il guidatore ci raggiungeva in hotel, e nell’alacre animazione  del rifornimento di cibo e di tutto quanto possa occorrere  in viaggio - ricambi di batterie per la macchina fotografica, penne per appunti, quaderni-, che rende fervida ogni mia partenza con il mio amico,  " Ora viaggi davvero come un  turista di un  hotel a cinque stelle” Kailash aveva il piacere di dirmi, mentre nei pressi della stazione ferroviaria richiudevamo  la portiera dell’auto per avviarci effettivamente.

La strada era la stessa della volta scorsa in direzione di Bhind, solo che nel frattempo era stata riparata ed era divenuta più scorrevole, come Kailash mi faceva rilevare  Nel ripercorrerla  ricordavo benissimo i campi e le postazioni e caserme dell’aeronautica militare indiana che per chilometri rivedevamo estendersi sulla sinistra, ma questa volta deviavamo anzitempo poco oltre, sempre a sinistra, e l’autista intraprendeva la nuova strada per Agra riservata al traffico pesante. Dopo qualche chilometro soltanto, dilungati dal fatto che egli aveva sbagliato la stradicciola lungo la quale dovevamo svoltare a destra, e che aveva dovuto farsi riorientare da alcuni  lavoranti nelle cave circostanti, ci ritrovavamo già  nel villaggio del nuovo insediamento di Naresar, che vi era sorto in prossimità della recente arteria stradale e del suo traffico.

I templi? Solo qualche chilometro oltre, lungo un sentiero che si dipanava senza asperità alcuna tra le alture circostanti, ma che era precluso alle autovetture.

Ad ogni buon conto, e per ogni evenienza, consigliavo a Kailash di farci accompagnare da un ragazzo del luogo, e sempre tenendo la destra, risalivamo insieme con lui  un lieve pendio, incamminandoci lungo un sentiero nell'aperto fondovalle successivo, fino allo schiudersi alla vista di un talab lacustre e di un villaggio sulle sue rive, all' altezza del cui prospettarsi curvavamo ancora a destra, inoltrandoci in una gola ombrosa tra le alture, in  seno alla quale ci ritrovavamo già nel sito incantevole dei tempietti di Naresar.

Vari vi sono i templi, in vario stato di preservazione, e di varia epoca, che  secondo la denominazione stessa del sito vi furono dedicati eminentemente a Shiva Nalésvara o Naresvara. I più importanti di essi,  nelle loro forme minuscole, durante la prima metà dell'VIII secolo dopo Cristo avevano rappresentato la germinazione embrionale della prima fase dei templi Pratihara, di cui già in Nachna Kuthara, Makera, Umri, Barwa Sagar, Badoh Patari, ed in Gwalior, Kailash ed io avevamo ammirato i meravigliosi raggiungimenti posteriori, al pari di come l' elaborazione templare in Ahiole, nel Karnataka, aveva  originato gli antefatti dei templi di Pattadakal, o di Badami, o di quanto in Mahamallapuram i cinque  tempietti monolitici associati ai fratelli Pandhava del Mahabaratha siano assurti a prefigurazioni dei templi Chola successivi.

Sopravanzavo le fila di templi,

Naresar, dall’altezza del tempio numero 22

 

 mentre Kailash in una cavità accanto disponeva zaini e vivande, familiarizzando con i lavoratori che vi erano intenti alle opere di restauro, e da uno sperone in cui era intagliata una scalinata che affiancava un tempio ulteriore, intraprendevo l'erta a lato di quella che conduceva al santuario superiore, guadagnando una magnifica vista complessiva del sito:

Naresar, dall’altezza del tempio numero 23

 

ultimo sullo sfondo della valle da cui provenivamo, restava il tempio numero 22, presso la seconda scalinata appariva il tempio numero 21, ad esso adiacente, quindi li precedeva rispetto al mio punto di vista il tempio numero 20, mentre sottostanti erano allineati dalla mia sinistra alla mia destra i templi numero 18, 17, 16.

 

 

Naresar i templi numero 18, 17, 16

 

Il tempio che avevo affiancato risalendo i gradini della prominenza rocciosa era il numero 19, mentre  il tempio che si disvelava ai termini dell'erta, e che tuttora è sede di culto, era il numero 23.

 Ridiscendevo a tal punto alla terrazza dislocata più in basso delle altre, per iniziare la visita dal tempio numero 22

Naresar, tempio numero 22

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Nei suoi fattori che lo accomunavano agli altri templi del complesso, era costituito del garbhagriha della cella del tempio e dell'antarala del vestibolo, mentre risultava pancha-ratha - tri-ratha secondo Krishna Deva-nella sua scansione, articolandosi in cinque proiezioni in ogni sua facciata, il bhadra centrale, due prati-ratha laterali, due karnas agli angoli. Tali proiezioni si riducevano a tre nel sikkara sovrastante, dove trovavano una loro corrispondenza solo il bhadra, nella madhya-lata, e le due karnas

In elevazione, per microdimensionale che fosse, consisteva imprescindibilmente, come ogni tempio hindu, del basamento dell'adhisthana, delle pareti della jangha e dell'interposizione della varandika tra il muro della jangha ed il sikkara.

Naresar, tempio numero 22

 

 

Naresar, tempio numero 22, basamento ( adhisthana), muro laterale ( jangha), varandika

Le modanature dell'adhishtana avevano rappresentato  il modello originario della loro successione nel basamento dei templi hindu Pratihara, e sarebbero ricorse similmente nei templi seguenti in  Naresar.  Consistevano in  una khura a rettifilo, in  kumbha e kalasa curvilinee , e nel coronamento della cornice arrotondata di una kapotika. Un paio di testate, ornamentate con incisioni  decorative floreali, le tulas, figuravano nella kalasa all'altezza delle  prati-ratha-, le proiezioni di cui si è detto che fiancheggiavano il bhadra.

 

 

Naresar, tempio numero 22, basamento ( adhisthana) e muro laterale ( jangha),

 

 

Naresar, tempio numero 22,badhra  con immagine di Karttikeya

In quest'ultimo campeggiava una nicchia, con due kapotikas come cornice, una serie interposta di sei altre tulas- ed un frontoncino superiore di archi carenati, l'udgama.

Quale fregio terminale della parete della jangha ricorreva una ghirlanda campanaria, o gantha mala, secondo una modulazione ornamentale che sarebbe risultata  anch'essa comune a tutti i templi di Naresar, al pari di come li uniformava inflessibilmente la serie di modanature della varandika, consistenti di due kapotikas inframmezzate dalle testate floreali di ulteriori tula-pitha.

Naresar, tempio numero 22,badhra  con immagine di Karttikeya

 

Né faceva la differenza che successivamente il sikkara fosse costituito dai piani di tre o quattro bhumi,  con a coronamento, oltre il collo, o greva, le pietre scanalate ad anello di due amalakas con interposta una campaniforme chandrika.

Eccezion fatta, singolarissima, per il successivo tempio numero 20

Il tempio numero 22, mentre sullo sfondo compare il tempio numero 20

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.Nelle nicchie comparivano immagini shivaite di Lakulisa, la ventottesima incarnazione di Shiva, di Kartikkeya, il dio della guerra figlio di Shiva,  e quella di Parvati,penitenziale.

Parvati in Pancha-agni tapa, Nresar, tempio numero 22

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L'effige di Lakulisa,era un primo indizio della natura tantrica dei culti shivaiti dei templi di Nareshar e delle convalli di Gwalior. Nella seconda immagine Kartikkeya manifestava tutta la sua natura belligerante impugnando la lancia, quanto la sua verginale delicatezza adolescenziale alimentando il pavone che ne è la cavalcatura, laddove nella terza formella Parvati appariva intenta alla panchagni-tapa da lei intrapresa per ottenere Shiva come suo sposo, simboleggiata da quattro agni-kundas in cui  bruciava il fuoco.

Ella vi stava tra quattro fiamme ignee, alla luce ed al calore del sole che costituiva il quinto dei fuochi in causa.

Un leone e due cervi ai suoi piedi, evocavano la tapovana, o foresta delle sue pene sacrificali. Un rosario, un vaso d'acqua e un germoglio di erba kusa erano quanto recava la dea nelle sue braccia integre.

Fuori sede era il portale originario.

Sulla terrazza ulteriore cui conduceva una gradinata, stava in un suo splendido isolamento il mirabile tempio numero 20, dedicato a Durga.

Naresar, tempio numero 20

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Differiva dal precedente e dagli altri templi di Naresar nel presentare una pianta rettangolare,

Naresar, tempio numero 20

 caratteristica anche dei futuri templi Pratihara dedicati alla Devi- il Gadarmal di Patari Badoh, il Jarai Math di Barwa Sagar, il Maladevi di Gyaraspur, lo stesso Teli-ka- mandir di Gwalior cui ci sarebbe occorso di rifarci-, mentre il suo elevarsi sopra una piattaforma lo avrebbe accomunato solo all'ultimo tempietto in rassegna, il numero 23.

Naresar, tempio numero 20, adhisthana, vedibhanda

 In corrispondenza della sua maggiore lunghezza, lungo la parete retrostante erano due e paritarie le  nicchie con statue,  senza l'interposizione di una tula- pitha tra la cornice della loro gronda ed il frontone dell'udgama.

Naresar, tempio numero 20, jangha, parete retrostante con due nicchie

 Ma il tempio era ancor più in contrasto con ogni altro tempio in Naresar per il configurarsi del sikkara, ch'era il corrispettivo e la ragione della sua pianta rettangolare.  Una prima successione di lastre decrescenti  era conclusa  dalla modanatura  arrotondata di una kapota fregiata di takarikas, le sormontavano  ugdamas, -duplicate lungo la facciata est, più lunga, in corrispondenza con le nicchie parietali -,  e  karna-amalakas ribassate agli angoli. Ad essa faceva seguito una seconda sovrastruttura  ascensionale, che terminava con la volta a botte delle lastre di un walabhi: il che aveva fatto assurgere tale umile sikkara a prefigurazione stupefacente di quello meraviglioso del Teli-ka-mandir di Gwalior,

Gwalior, Teli-ka-mandir

 che del tempio numero 20 fu  una macroscopizzazione prodigiosa.

Gwalior, Teli-ka-mandir

 

Rafforza la congettura la constatazione che le varandikas di entrambi i templi  consistono dello stesso numero e della stessa successione ornamentale di modanature, riscontrabili anche nel tempio Ramesvara Mahadeva di Amrol., che come il complesso di tempietti di Naresar , il Teli-ka.mandir, e i templi di Indor e Batesar, è ricondotto a un sotto-stile Gopadri.

 

Naresar, tempio numero 20, varandika

 

 

 

Naresar, tempio numero 20, varandika

 

 

Gwalior, Teli-ka-mandir, varandika

Tra le due kapotas iniziale e terminale, e al di sotto delle modanatura penultima delle testate della tula-pitha,  a supporto del valabhi incrementava la varandika  un recesso intercorrente tra due pattikas, fregiate al principio da foglie di loto rivolte verso l'alto di una  parna-bhanda

Gwalior, Teli-ka-mandir, varandika nel complesso del tempio

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Un piedistallo interno al garbagriha che poteva ospitare più statue, come nel Teli-ka-mandir e poi nei templi Jarai Math di Barwa Sagar, nei pressi di Jhansi  e Gadarmal di Badari Patoh, anch'essi a pianta rettangolare, come si è già rilevato- benché solo il Gadarmal,  e non anche il Jarai Math,  lasci  supporre che il sikkara originario  terminasse nella volta a botte di un valabhi, come si concludevano il Teli-ka-mandir ed il tempio di Amrol,-  è per il massimo studioso di templi Pratihara. R. D. Trivedi, la conferma ulteriore che la loro forma oblunga era originata dalla loro destinazione al culto della  Grande Dea, nelle molteplici forme delle sue personificazioni femminili effigiate nella serie di statue che ospitavano i santuari, che potevano essere anche 64, e più,  nei templi tantrici delle Chausat Yogini. Il tempo che arrivassimo in Mitaoli, e di esse si sarebbe ben presto riparlato.

Gwalior, Teli-ka-mandir, valabhi

 

Gwalior, Teli-ka-mandir, valabhi

 

 

Il portale, meraviglioso, si presentava nello sfarzo di quattro bande, o sakhas, laterali, che continuavano ininterrottamente nell'architrave , sovrastando ai gruppi delle dee fluviali Ganga e Yamuna.  con due assistenti ognuna, una delle quali era sollecita a porle al riparo di  un'ombrella onorifica.

Naresar, tempio 20, portale

 

Naresar, tempio 20, portale, Ganga, inservienti e hamsa mithuna.

Di buon auspicio erano le due oche selvatiche in coppia con una ghirlanda nel becco, che in un' hamsa mithuna accompagnavano in volo le due dee. Era un motivo che avevo ritrovato nello stesso tempio Gadarmal di Badoh Patari, e che avrei rivisto nel Teli-ka mandir di Gwalior, a conferma di quanto  esso si fosse conservato e trasmesso nei templi Pratihara.

Le bande del portale  consistevano in una patra- sakha interna di volute di foglie, in una cordonatura serpentinante, la naga-sakha, in un' ulteriore sakha di ganas su tulas quali loro piedistalli, intenti a danzare ed a suonare flauti, la pramatha sakha, in una banda esterna, o bahya sakha, di petali di loto.

 

  Ai festosi ganas degli stipiti  subentravano nella trabeazione dei vidhyadharas celestiali che reggevano la corona a Garuda, al centro, intento a flettere verso di sé le cordonature a guisa di code di serpenti-nagas.

Naresar, tempio 20, trabeazione con Garuda al centro.

Sovrastava il portale una smagliante antefissa o sukanasika, con una divinità femminile, Durga, al centro dell'occhio di luce della gavaksha superiore. Nelle nicchie  retrostanti erano insediati Parvati di nuovo in panch-agni tapas,

 

 

 e Ganesha,

 tempio numero 20 di Naresar, Ganesha,

alle pareti laterali, Vishnu con le personificazioni di due suoi attributi, gli ayudapurushas, e Surya, il dio del sole,  con Danda e Pingala,  nelle nicchie della parete più lunga.

In una terrazza superiore erano allineati i templi numero 18 e numero 17, insieme  con quello numero 16.

Naresar, tempio numero 18

Il tempio numero 18 appariva simile a quello numero 22, ma rispetto ad esso  conservava il portale originario ed aveva preservato più integri il sikkara e la sua antefissa, consentendo di ricostruire come tali parti del tempio figurassero in quello  consimile antecedente.

Le dee fluviali del portale  erano assistite da una sola assistente, su cui svolazzava un vidyadhara per parte, la seconda banda che lo contornava aveva maggior rilievo serpentiniforme rispetto a quella del tempio numero 20, e la sua ghirlanda si concludeva ugualmente con la  presa per la coda del risvolto dei nagas da parte di Garuda. Ma la terza bandha non era una  pramatha sakha di gana gaudenti, bensì il pilastro di una stambha sakha,  a tutti gli effetti, e tra i vasi della prosperità di due ghata pallava vi pendevano le catene di una campana. L'ultima fascia era connotata dall'arcaismo Gupta- rinvenibile originariamente nei templi di Nachna o di Bhumra- della suo ampliamento superiore.

Tra il portale ed il fregio superiore di gantha malas che demarcava il termine della jangha, ricorrevano tre udgamas prominenti di archi carenati, al centro ed alle estremità, mentre altri due udgamas minori stavano retrostanti in posizione intermedia. Gli udgamas  terminali  erano coronati da amalakas, il che, al pari di quello mediano, li faceva in tutto e per tutto similari alla proiezioni centrali e angolari di un sikkara.

Nel sukanasa della antefissa superiore il gavaksa sovrastante comprendeva Lakulisa con il bastone lakuta, al sikkara occorreva tutto l'empito ascendente per stagliarsi in retrovia trascendendolo, stratificato in tre bhumi dalle karna-amalakas.

Naresar, tempio 18, sukanasika

 

La figura centrale di Lakulisa, quelle di Ganesha, di Karttikeya

Naresar, tempio 18, Karttikeya

 

e Parvati in panchagni-tapa nelle nicchie

 

Naresar, tempio 18, Parvati in panchagni-tapa

 dei bhadra,  fiancheggiati da pilastri con ghata-pallava di vasi della prosperità nelle proiezioni laterali, o prati-ratha, un pregio ornamentativo che non compare negli altri templi di Naresar, attestavano la natura shivaita del tempio, conclamata dal Shiva linga al centro del garbagriha.

Naresar, tempio 18, gatha-pallava nelle proiezioni prati-ratha

 

 

Il tempio numero  17

Naresar, tempio numero 17

 appariva in tutto consimile al tempio numero 18, rispetto al quale presentava meglio  conservato il sikkara, ed era più nitidamente architettato nel frontespizio posto tra la trabeazione del portale e la varandika..Il fregio del gantha mala lo affiancava e non ne sovrastava l' alternanza tra le miniature al centro e agli angoli delle proiezioni ad esse corrispondenti di un sikkara, - la madhya lata e le karna- e quelle arretrate di due edicolette templari deliziose.

Naresar, tempio numero 17, portale

Ugualmente Lakulisa campeggiava nella gavaksha del sukanasika,

Naresar, tempio numero 17

 mentre nelle nicchie dei bhadra si stagliavano Kubera, Lakulisa, nuovamente, e Shiva cui il tempio era ovviamente dedicato.

Risalivo quindi al tempio numero 19 che fronteggiava la terna dei templi.

Naresar, tempio numero 19

Gravemente ammalorato nel sikkara e nel sukanasika, riprendeva le forme soprattutto del tempio numero 17, da cui lo differenziava la semplificazione della serie  di udgamas del frontespizio. Quello centrale e quelli agli angoli, senza amalakas, erano conformati da due ricorrenze elementari di archi carenati, mentre ne contemplavano solo una quelli intermedi, sopraelevati a raggiungere la medesima altezza.

Naresar, tempio numero 19, portale

Naresar, tempio numero 19, portale, Yamuna

 

Naresar, tempio numero 19, portale, Ganga

Un' immagine di Parvati in panch-agni-tapa ricorreva abrasa nella nicchia di un bhadra.

Ma la caratteristica saliente del tempio era che la sua parte retrostante era intagliata nella roccia, come si sarebbe ripetuto solo nel successivo  tempio Pratihara Maladevi di Gyaraspur.

Nella terrazza superiore risalivo infine al tempio numero 23, ancora adibito a culto, come attestavano le bandiere rosse ai lati del portale.

Naresar, tempio numero 23

 Esso era molto simile al tempio numero 20, di cui si presume sia coevo, sorgeva anch'esso su una piattaforma, ed ugualmente sopra la trabeazione non comportava alcun frontespizio,

 

Naresar, tempio numero 23, portale
Naresar, tempio numero 23, portale, dettaglio
Naresar, tempio numero 23, portale, gruppi di Ganga e Yamuna
Naresar, tempio numero 23, portale,  hamsa mithuna
Naresar, tempio numero 23,  Parvati in Pancha-agni tapa
Naresar, tempio numero 23, Karttikeya
Naresar, tempio numero 23, scultura retrostante

 

 

né  vi ricorrevano tulas nei frontoni particolarmente elaborati delle nicchie dei bhadra laterali e retrostante, a differenza dei templi numero 17, 18, 19, e 22, che la similarità della ornamentazione esteriore riconduceva a una comune concezione architettonica e fase costruttiva. La proposizione  in esso dell'arcaismo dell'ampliamento superiore della banda esterna, poteva essere un indizio probante della loro anteriorità rispetto ai templi numero 20 e 23.

 

Naresar, tempio numero 23, sukanasa

 

Dall’alto della terrazza la vista ricorreva ai templi sottostanti, al comporsi in una sacralità trascendente delle loro concordi varianti nei riguardi delle forme canoniche dell’hinduismo architettonico, tra i rilievi assolati e i lavoranti  restauratori che erano a riposo nella calura meridiana. Sotto la sua fersa io e Kailash, ed il nostro accompagnatore, facevamo solo allora ritorno al villaggio, per un percorso scabro e senz’ombre di piante, che lungo i pendii  declinanti completava in senso circolare quello intrapreso all’andata. Altri tempietti sorgevano  lungo l’erta che risaliva  l’altro pendio che serrava la gola, al di là di essa nell'avallamento seguente. Erano di forme rudi e grezze, per lo più, ma vari di essi presentavano pure un portico d’ accesso,

Naresar, templi ulteriori
Naresar, templi ulteriori

 

in altri, assai posteriori ai precedenti, forse di epoca Paramara, due dvarapalas femminili presidiavano l'accesso.

Naresar, tempio con dvarapalas 1
Naresar, tempio con dvarapalas 2

 

compresi in un torana retto da colonnette inanellate, ( a conferma della mia congettura che l'inserzione di esseri celestiali sotto l'incurvarsi di un torana non era un motivo raro o la prerogativa  esclusiva dei maggiori templi hindu medioevali, che avevo già avanzato a proposito del tempio Neelkantheshwara di Udayapur, ove è adottato per ogni figura celestiale, che avevo espresso al fine di escludere che tale ricorso potesse essere il solo riferimento a cui potessero essersi ispirati gli artefici del tempio Javari in Khajuraho, per  far sottostare alla preziosità di un torana i dikpalas del tempio).

Riprendevamo il viaggio ritornando sulla via che recava a Bhind, lungo la quale traversavamo poco dopo Baretha,  il villaggio di partenza indicato dalla guida per raggiungere Naresar, oltre il fondovalle ed i rilievi che già in lontananza si frapponevano,  svoltavamo poi sulla sinistra ed io e Kailash traversavamo una seconda volta l’area industriale di Gwalior, imboccavamo ancora il rettilineo, oltre un passaggio a livello, che recava al bivio per Mitaoli e Padhavali, scegliendo di nuovo di dirigerci innanzitutto verso Padhavali.

Nel pomeriggio inoltrato rivedevamo il fulgore delle fortificazioni fatte erigere intorno al Ghari Padhavali dal Rat Ranas di Gohad nel XIX secolo,

Padhavali, Ghari Padhavali

 non che del magnifico edificio di origine discussa ch’era al termine della rampa che vi ascendeva. Fosse l'accesso di un tempio shivaita od un santuario ad esso adiacente, destinato a Nandi, il Ghari Padhavali, un edificio a pianta quadrata incrociato da due transetti perpendicolari,

Padhavali, Ghari Padhavali
Padhavali, Ghari Padhavali
Padhavali, Ghari Padhavali

 

che Krishna Deva vuole di stile Kachchhapaghata e fa risalire alla metà del decimo secolo, si presentava come un rangamandapa aperto con quattro portici d'accesso alle sale in cui lo suddividono i pilastri interni,

Padhavali, Ghari Padhavali
Padhavali, Ghari Padhavali

 

Le sue volumetrie erano edificate sul basamento di quanto sotto una pavimentazione moderna non è stato nascosto di una splendida adhishtana, ( contraddistinta dalla successione solita di kura, kumba, kalasa, del recesso di un’antarapatta reticolato a guisa di jalaka, e di kapotas e pattikas alternate, tra le quali primeggiava una kapota inversa  con i rilievi a foglie di una parna-bandha). Nelle balaustre subentravano le modanature canoniche di  un raja sena e una vedika coronate da una asana patta

Padhavali, Ghari Padhavali

 che recava il fregio di ghirlande e foglie di pushpa mala. I semipilastri dei portali, con prominenti protomi elefantine,  resti frammentari della kashasana originaria, 

Padhavali, Ghari Padhavali

 al pari di quelli più larghi dei portici, e di quelli interni,  erano di tipo badraka, quadri e con una proiezione centrale nel fusto, e nella ornamentazione riservata alla parte superiore presentavano la successione ulteriore di cordoni annodati da cui ricadevano campane, le ghanta  malas,

Padhavali, Ghari Padhavali

 

 splendidamente  fuoriuscenti  da kirtimukkas, sul cui capo proliferavano le   ulteriori ghirlande di fiori delle pushpa malas, il rigoglio vegetale traboccante da un vaso della prosperità, il ghata pallava, un capitello scannellato, o bharani, e mensole kumara con atlanti. Ma l'aspetto di ancora maggior splendore del Garhi padhavali era al suo interno la profusione di sculture nei soffitti. Esse li gremivano in corsi e ricorsi successivi, che non avevano subito minimamente la scalfittura implacabile di ogni sembiante antropomorfo del divino, che l’avvento dell’Islam aveva inflitto ad ogni effigie dei templi hindu di Gwalior, senza alcun scampo.

 

Padhavali, Ghari Padhavali, Vishnu
Padhavali, Ghari Padhavali, Vishnu
Padhavali, Ghari Padhavali, Vishnu e Laxmi
Padhavali, Ghari Padhavali,Vishnu e Laxmi
Padhavali, Ghari Padhavali
Padhavali, Ghari Padhavali
Padhavali, Ghari Padhavali
Padhavali, Ghari Padhavali

 

Brahma

Padhavali, Ghari Padhavali, Brahma

 

Shiva,

Padhavali, Ghari Padhavali, Shiva

 ,

Vishnu

Padhavali, Ghari Padhavali, Vishnu

Nella loro pienezza vitale esaltata dalla naturalità assoluta delle pose o dei gesti dei loro corpo soprannaturali

Padhavali, Ghari Padhavali, Brahma, Shiva, Vishnu

,

gli sponsali della Trimurti , sia in età giovanile che nello splendore della maturità corporea del loro essere e di quello delle divine consorti,  i consessi familiari di Shiva e di Surya, la celebrazione di Shiva venerato da innumerevoli asceti all'atto d del suo matrimonio,

Padhavali, Ghari Padhavali, Shiva e Parvati

 le incarnazioni di Vishnu, immagini del culto di Kali ed altre evocative del mondo  degli inferi,

Padhavali, Ghari Padhavali, avatars, o incarnazioni di Vishnu.

 

le rappresentazioni di gesta di Krishna, scene del Mahabaratha e del Ramayana,

Padhavali, Ghari Padhavali

 le raffigurazioni ad ogni ordine e grado di musici e danzatori celestiali, i gandharvas, di trasvolanti vidyadharas recanti ghirlande , rappresentavano  i soggetti più ricorrenti, tra i quali erano immancabilmente rintracciabil le immagini dei mithuna di coppie erotiche.

Padhavali, Ghari Padhavali

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Poco più che un paio di chilometri ci separavano dall’incanto della valle di Batheswar, il cui manto di fiori erano le distese di tempietti hindu Pratihara  che si levavano al cielo da vari gradoni e terrazze.

 

Bateshwar, complesso templare

Kailash che già una volta ne era rimasto incantato, questa volta lo era ancor più per i pavoni che vedeva circolarvi, dispiegando a ruota splendidi piumaggi. 

“E già tutto molto bello. Ma con i pavoni lo è ancora di più”

I templi più antichi erano ritenuti quelli dalla copertura appiattita, senza sikhara, quali i mandapika, composti di una sola sala  con pilastri. Tra quelli invece coronati da una loro ogiva occorreva ulteriormente distinguere o anticipare quelli che consistevano di sola cella e vestibolo, rispetto a quelli in cui un portico con sala, l'ardhmandapa, ne precedeva i vani.

Appresso alla vastità scalare di un baoli , ne sovrastava e dominava la vista il tempio Pratihara Butheswara Mahadeva, shivaita,  (risalente al 750-775 d.C. per Krishna Deva).

L imponenza della sua mole culminante in  un sikkara, di cinque piani, e replicante le  bhumi-amalakas delle karnas,agli angoli, anche nelle proiezioni - o upabhadras- che affiancavano quella centrale, era incrementata dall'addizione ad essa dei templi minori circostanti, mediante il portico della pradakshina che ne occludeva ed oscurava la jhanga parietale.

 

Bateshwar, tempio Butheshwara Mahadeva.
Bateshwar, tempio Butheshwara Mahadeva.

 

Il portale d'accesso all'antarala ed alla cella del santuario, triratha,

Bateshwar, tempio Butheshwara Mahadeva, portale esterno del vestibolo

 non presentava particolarità rilevanti, nelle sue cinque sakas, o bande, di maggior interesse erano i pilastri interni del vestibolo,

Bateshwar, tempio Butheshwara Mahadeva, portale interno del vestibolo

 in cui ricorreva duplicato il motivo dell'arha-padma, di fiori di loto dimidiati, ed il soffitto del garbagriha con scolpito al centro un  fiore di loto.

Bateshwar, tempio Butheshwara Mahadeva. soffitto del garbagriha con rilievo a forma di fiore di loto

 

Tra i rilievi lungo le pareti, sotto altissimi udgamas, in cui le badhras albergavano parivara devata o assistenti di Shiva, mentre i lati del vestibolo erano presidiati da Brahma e Vishnu, con i dikpalas-lords protettori di  stanza agli angoli cardinali, appariva di intensa naturalezza gestuale  quello- precorritore- in cui Karttikeya alimentava il suo pavone. 

Bateshwar, tempio Butheshwara Mahadeva, Karttikeya

 

All'esterno del tempio le decorazioni dei portali dei santuari circostanti, per lo più shivaiti, erano significative per il loro infoltimento crescente dei motivi ornamentali,

Bateshwar, tempio con portale sovraornamentato

 così vi potevano coesistere sakhas di cui  abitualmente è esclusa la compresenza nelle fasce dei portali,  senza i consuetudinari aut aut tra la pramataha sakha dei gana e la stambha sakha fregiata di cordoni di campane- e Garuda vi poteva essere obbligato al doppio lavoro di estorcere e subordinare per la coda dei naga, e di fare da cavalcatura servente di Vishnu, oppure vi si poteva constatare lo stipamento forzoso dell'insediamento  canonico delle incarnazioni di Vishnu sotto i cortei  delle divinità planetarie e delle sapta matrikas, senza che per questo venisse a mancare il fregio sovrastante dei festoni di campane delle ghanta malas

Bateshwar, tempio shivaita con portale sovraornamentato

  Il più pregevole e bello di tutti i templi restanti, che assommava in sé quasi tutte queste peculiarità, e altre ne adduceva, era quello, che rivisitavamo, che s'ergeva a ridosso dei rilievi di fronte, e che era facilmente ravvisabile nel suo santuario consistente di un garbagriha pancharatha, scandito in cinque proiezioni, il cui sikkara si era sgretolato nella sua fronte.

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti

 

Alle pareti si stagliavano nicchie nel badhra centrale e nelle karnas delle proiezioni agli angoli, coronate di udgamas che s'imbattevano  nel fregio finale della jangha, costituito di gantha malas. La varandika era identica a quella dei templi Pratihara di Naresar eccettuati il 20 e il 23, e consisteva di due kapotas intervallate da una tula pitha. Nella stessa adhisthana, similarmente, la modanatura della kalasa era magnificata da due tulas all'altezza delle proiezioni delle pratirathas.

Il sikkara era ripartito agli angoli da quattro Karnamalakas   in altrettanti piani, mentre nella madhya latha centrale la lingua di una proiezione di udgamas   incrociava  amalakas ai suoi lati.

Oltre il collo della greva due amalakas erano intervallate da chandrikas, e precedevano il pinnacolo finale del vijapuraka.

Nel portale era una singolarità idiomatica la compresenza di una mithuna sakha e di una stamba sakha, dai magnifici capitelli barhani vibranti luministicamente di scannellature, tale ridondanza aveva indotto  in una lastra aggiunta ad ampliare ad altre assistenti il supporto alle dee fluviali Yanga e Yamuna  rispetto a quelle d'obbligo, soggiacenti a un'hamsa mithuna con la ghirlanda nel becco.

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti, portale

 

Splendidi nella soglia della udumbara apparivano i leoni che si dilinguavano gli arti, tra i quali erano compresi due elefanti con un loro minuscolo conducente.

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti, portale, gruppo di Yamuna

 

Al centro dell'architrave era ovviamente un guizzante Garuda che pigliava per la coda la ghirlanda annodata di nagas, tra i vidyadharas immancabili che gli recavano il loro indefettibile omaggio.

Magnifico all'interno del garbagriha quindi mi appariva il soffitto ov'era scolpita la schiusa integrale del fiore di loto. Ritornando all'esterno restava alfine da ripercorrere, delizia conclusiva,  la particolarità più memorabile del tempio, .la serie  dei rilievi superstiti alla base delle proiezioni delle pareti, sovente sovrastanti  magnifici vasi di prosperità rigogliosi.

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti

 Tali sculture raffiguravano Krisna lilas, imprese di Khrishna,  e scene della sua infanzia,  a iniziare dalla sua trasmissione originaria ai genitori adottivi Nanda e Yashoda, per sottrarlo alla minaccia della sua uccisione  del crudele tiranno di Mathura Kamsa, suo zio, cui un oracolo aveva predetto che l'avrebbe assassinato  l'ottavo figlio dei genitori di Krishna, Vashudeva e Devaki, cui Krishna corrispondeva,

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti

  ,

 

evocavano la sua passione per il latte quale dudhadhari,

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti

 

quindi le immagini di Krishna lilas rappresentavano due scene di lotta letale per il suo antagonista,  una con il demone bufalo,  la Vrishasura-vadha,

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti, Vrishasura-vadha
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti, Vrishasura-vadha

  l'altra con il demone Kesi, la Kesi-vadha

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti, Kesi-vadha

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Particolarmente vivida era una raffigurazione seguente di Balarama,

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti, Balarama

 incarnazione di Vishnu, di  ritorno con il piolo dell'aratro, come mi precisava Kailash.

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti,  tula
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti,  tula

 

Bateshwar,
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti, Shiva e Parvati.

 

 

L'amico mi stava intorno

Bateshwar, Kailash tra i templi

  assecondandomi nella riproduzione fotografica dei rilievi scultorei e di sparse tulas magnifiche,

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti,  tula
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti,  tula
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti,  tula

 

  

di quanto restava della mirabile piattaforma della jagatha del tempio.

Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti,  piattaforma ( jagati)
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti,  piattaforma ( jagati)
Bateshwar, tempio terminale con rilievi  krishnaiti,  piattaforma ( jagati)

 

Kailash si mostrava ammirato, in un sorriso, che il trasporto entusiastico mi consentisse di trascendere le difficoltà di inerpicarmi per un pendio scosceso, e le fitte alle articolazioni che l'avventurarmi mi causava.

Nel sole declinante era una meraviglia ulteriore volgersi intorno, e contemplare le selve di tempietti il cui fulgore iniziava a languirvi, nella fissità deserta in cui si elevavano al cielo, nei loro sikkaras, i  resti sottratti alla rovina nel tempo della loro sacralità immortale.

Bateshwar, templi al tramonto

 

Poi l'amico si tratteneva con i pavoni che indugiavano nei suoi pressi, famelici di biscotti, con la stessa dedizione del cuore che ha per i nostri bambini e gli animali che alleva.

Kailash in Naresar
Kailash e il pavone in Naresar

A tal punto restava un miraggio raggiungere l'altura di Mitaoli, una volta ancora, rinunciavo anche a scendere dall’autovettura per rivisitare il tempio restaurato che precede l'ingresso al complesso di Bateshwar,

Bateshwar, tempio esterno,

 ma mi soccorreva la memoria formidabile di Kailash, che si ricordava benissimo di ciò di cui non avevo in mente più nulla.

Bateshwar, tempio esterno, sardula

" Di un certo interesse vi sono solo sardulas, manca tutto della cella del tempio".

Era esattamente così, come avrei accertato rivedendo le immagini che scattai la volta precedente.

Dovevo affidarmi alle immagini ed al ricordo che non erano invece  evaporati, per la mia rivisitazione mentale del tempio delle 64 Yogini di Mitaoli, della sua cinta circolare muraria che racchiudeva le nicchie dei santuari delle  manifestazioni femminili della Sakti divina al suo interno,

Mitaoli, Chausat Yogini Mandir,

precedute da un porticato,intorno a un tempio circolare insediato al centro che  ugualmente era cinto da un suo portico.

Mitaoli, Chausat Yogini Mandir,  santuario interno

 

Mitaoli, Chausat Yogini Mandir, santuario interno,

 

Mitaoli, Chausat Yogini Mandir,  edicole interne con portico

 

 

Tale complesso circolare era simile a quelli dedicati ugualmente alle 64 manifestazioni della Dea Madre che sono situati in Baraghat, presso Jabalpur, ed in Hirapur, nell'Orissa, gremiti invece tuttora di statue di tremende Yogini. Da tali  ambiti templari differiscono il Chausat Yogini mandir rettangolare di Khajuraho, e quelli a pianta quadrata con quadruplice ingresso grazie all'inserto perpendicolare di due transetti, eretti dagli stessi sovrani  Chandella di Kajuraho in Urvai, in Sijihari ed in Vyas Badhora, che avevo rilevato nei dintorni di Mahoba.

Mitaoli, Chausat Yogini Mandir, pavoni al tramonto

 

Allora dei pavoni erano apparsi nel tramonto a farvi la ruota sulla cinta circolare del tempio, a suggello per me e Kailash di un altro giorno ugualmente incantevole per i nostri cuori e le nostre menti.

Mitaoli, Chausat Yogini Mandir, pavoni al tramonto

 

 

 

 

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