Scheda

 

 

 

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I templi Pratihara nel distretto di Tikamgarh


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una volta in Tikamgarh, la mattina seguente al nostro arrivo, il compito primario per me e Kailash era di rintracciare l’ubicazione dei villaggi dei templi antichi, due dei quali risalivano alle dinastie Pratihara, cercando di dare credito in ciò che avevano di vero a tutte le indicazioni raccolte, che di primo acchito sembravano solo contraddittorie, - occorreva solo lasciare che si sovrapponessero, di informatore in informatore, presso gli hotels, nei negozi o nelle rivendite, nelle piazzole in cui stazionavano i conducenti di taxi  presso i quali ci attestavamo, in virtù del loro tasso di credibilità maggiore. Madhkera, prima di tutto, com’era possibile che fosse sulla strada per Jhansi e su quella in direzione di Mohangarh? E che Umri fosse la stessa Umari di altre mappe, - entrambe, o lo stesso villaggio, con toponimi diversi, situandosi invece  in direzione univoca  di Sagar, e come ritenere che ivi fosse il tempio di Surya che ricercavamo, se il tempio che vi era accreditato come la  nostra possibile meta,  a dire unanime era dedicato invece ad Hanuman?

E di nuovo, nella ricerca del tempio di Badagaon, ci trovavamo di fronte a due villaggi dalla denominazione identica, ma in ubicazioni opposte, una Badagaon in prossimità di Tikamgarh, ma dove per gli interpellati era certa l’assenza di qualsiasi “purana mandir”,  o “ tempio antico”, una Badagaon che precedeva l'Umri o Umari delle nostre mappe distrettuali, a seconda che fossero redatte in hindi, o in inglese, a proposito della quale nessuno sapeva nulla di nulla, della eventuale presenza in situ di qualsiasi “purana mandir”. Tanto più per il fatto, come mi informava Kailash, che per la gente locale valeva il termine mar in luogo di mandir.

 

Se dovevamo dare credito alla voce che la vicinissima Badgaon non ci riservasse alcunché, in virtù della conoscenza più certa che potevano averne i nostri interlocutori, soprattutto per la vicinanza stessa della località, facendo il punto della situazione la conclusione che ne traevo con Kailash era che forse ci ritrovavamo , nel caldo lume di fine estate che alonava Tikamgarh, - sotto il profilo urbano uno spezzone continuo di città mancata-, a doverci muovere da Tikamgarh in due opposte direzioni, successivamente, con la meta principale e più rinomata della nostra ricerca dislocata in Madhkera più a nord, a poco più di una ventina di chilometri dal capoluogo di distretto, benché figurasse già nel tehsil di Jatkhara, e con le altre due mete presumibilmente situate più a sud, l’una nell’Umri che vi  è dislocata, e l'ulteriore nella Badgaon ch'è sulla stessa strada che vi reca.  E tutti i pullman diretti a Sagar portavano comodamente a Badgaon, a non più di ventotto chilometri di distanza più a Sud, da cui per giungere ad Umri occorreva distaccarsene  per una diramazione secondaria sulla destra. Quanto alla presunta incoerenza delle voci sulla strada da intraprendere per giungere a Madhkera, la si risolveva all’atto stesso di darci da fare per avviarcisi. Per andare a Madhkera occorreva in effetti prendere la strada per Jhansi, ma deviando sulla sinistra per l’arteria secondaria che recava a Mohangarh, da cui si distaccava quella ulteriore per la località del tempio. Si decideva dunque per Madhkera, accogliendo come più conveniente la soluzione, che ci era stata caldeggiata, di anticipare i tempi recandovicisi in autoricksaw direttamente da Tikamgarh: lunghi, infatti,  si prospettavano i tempi di attesa di un autobus per Mohangarh,  ed alla sua fermata nel centro abitato maggiore in prossimità del villaggio di Madhkera, avremmo dovuto fare ricorso comunque ad un autoricksaw, o ad una camionetta locale, per un importo non minore di rupie.

Lunga e diritta, e fiancheggiata di piante frondose, correva ora la strada verso Jhansi, su cui procedevamo allegramente con un conducente di tuk tuk quanto mai caloroso e coinvolto nell'impresa, fino a che, poco oltre un Palazzo Bundela, del più vivo fascino ed interesse anche nelle stesse adiacenze ruderali e nei rustici sull’altro lato della strada, non si svoltava appunto a sinistra, e poi per una stradicciola sulla sua ulteriore sinistra. Ma che stavano mai facendo, chiedevo imbizzarrito a Kailash. i contadini e le loro donne che stendevano i loro raccolti sul manto stradale, lasciando o addirittura favorendo che le vetture di passaggio facessero di tutto per passarvi sopra? Si trattava di coltivatori di lenticchie nere, mi informava prontamente, che così ottenevano che le ruote dei veicoli spaccassero l’involucro del seme lasciando integro quest’ ultimo; in tal modo, senza bisogno di noleggiare trattori che passassero sopra il raccolto, bastava raccogliere la semente così sgusciata sul fondo stradale per poi impilarla , come brillava nei cumuli  ai margini della strada.

Ancora pochi chilometri, ed ecco, poco prima del villaggio contiguo, l’apparizione dello splendore fulgente del pur piccolo tempio Pratihara, la rivelazione istantanea di tutto il suo incanto, che a Kailash faceva  dire immediatamente,nel suo giudizio di sintesi folgorante, che già tutto aveva percepito e raccolto “ Ma è tutt'altro, ancora di più, di tutto quello che di più bello abbiamo visto ultimamente”.

Eretto su una piattaforma,  constava semplicemente di un porticato d'accesso e della cella del santuario del Dio Surya, che si sopraelevava armoniosamente nel luminoso sikhara, su cui si erge al culmine un amalaka quantomai voluminosa, in una  preziosità  di forme che ne faceva uno scrigno sublime del Divino.

La grandiosità dell'impatto visivo frontale era originata dalla  profusione centrale del'antefissa della sukanasa, o sukanasika, che  quasi dall'altezza del collare della  greva da cui si espande l' amalaka, defluisce sino all'edicoletta che sovrasta al centro la gronda del portico,  in una ricaduta luminescente di cordonature perlinate dalla bocca del volto di gloria del kirtimukka. Gli è soprastante un elefantino , mentre due scimmie stanno in posa d'attesa sulla risalita in alto della perlinatura, a loro volta due pavoni si attestano all'interno delle sue due anse superiori, ed una dea grandeggia dentro una sua replica ovulare. Essa sovrastà ad una riproduzione miniata dell'intera antefissa, con identico duo inferiore di scimmiette,  e tale replica è posta a sua volta al di sopra di un’edicoletta templare, con tetto embricato ed ugualmente (essa pure )) con  una propria  mini-antefissa, a cui soggiace la jali reticolata della gronda del portico del tempio. La frattalità del santuario, volta a esprimere che lo stesso ordine divino si ripete ad ogni livello del reale,  richiede per sovrappiù che due edicole ancora più piccole riproducano ai lati quella centrale, soggiacendo ciascuna ad una riproduzione ugualmente su scala più ridotta dell'antefissa inferiore , mentre, più sopra, i festoni terminali della grande antefissa replicano altre due due scimmiette aquattate in cima.

Le splendide colonne del porticato, tutto quanto intagliato,   recano dei vasi fogliati dell'abbondanza all'estremità del fusto centrale, profilato ottagonalmente,- da esso ricadono esili campane pendenti e si stacca , risolutivo, l'intaglio di  un triplice collarino superiore difformemente variegato  .

Trabeazioni e mensole recano geni o demoni da cui circonvolvono festoni vegetali, tra piccoli principi nagas adoranti nei recessi, grandiose corolle di fiori di loto si espandono scolpite nei soffitti

Il portale d'accesso alla cella, dove risiede ancora  la statua del Dio Surya, affiancato da Danda e Pingala e Usha e Pratyusha, è istoriato in cinque bande negli stipiti, ed oltre l'architrave che accampa al centro l'immagine fulgente del dio, reca fregi di adoranti ed officianti,  in cui tra cavalieri di corsa risaltano due sikhara, triratha-, ed un tempio coronato da una cupola ch’è coronata a sua volta da una puntuale  amalaka

 

 

 

 

 

 Altri sikharas miniaturizzati  sormontano le edicole dei guardiani o dikpalas dei pilastri laterali, che si vuole siano gli Asvinikumaras o figli gemelli di Surya, sormontati a loro volta da kirtimukkas,  su cui stanno in bella vista  vasi dell'abbondanza ulteriormente tracimanti vegetazione.

In tutto il portale si assiste così ad  un tripudio naturalistico di foglie e racemi, e di fiori di loto, di ascendenze meravigliosamente Gupta.

Volgendoci quindi ai lati,  il basamento appare costituito solo dalla vedibhanda,  sulle cui modanature costituite dalla successione di kura, kumba e di kalasha, fasce linguiformi di kudhu o gavaskha, gli udgamas,  in una trama di oculi di luce carenati, promanano da miniedicole e fanno del basamento già la rampa della prima fase saliente dello slancio cui convergono le cinque 5 rathas o bande delle proiezioni del(lo) sikkara. Con tale innesto .le fasce del(lo) sikkara annettono nella loro tensione ascendente l'intero corpo dell'edificio, sicchè la jangha o muro dei fianchi laterali ne è l' impostazione preliminare sulle nicchie  colonnate di immagini divine, fra le quali quella della badhra centrale nel risalto aggettante del suo supporto ascensionale è affiancata da sardula rampanti. La loro grazia di minitempli è supportata da pattikas la cui gagaraka è un'orlatura di foglie cuoriformi di peepal, ed  è puntualmente ricoperta  di tetti embricati. E nella replica, incessante, della medesima trama e del medesimo ordine divino del reale, su scala maggiore che via via si fa ascendente, le lingue di gavaksha degli udgamas, come in una sorta di stiramento ascensionale che le allarga o le prolunga, si elevano come fossero sikharikas verso le loro riproposizioni superiori , nelle chaityas carenate  del reticolo di archi delle cinque rathas del sikkara complessivo ed esaustivo, in una tensione dell'ardore -o tapas-. spirituale che ci comprende entro uno slancio unanime con l'intero edificio, verso l' uno celestiale che in sé ci consumiae ci ravviva.

Della statuaria esterna, più che le icone di dei e di divinità guardiane delle direzioni templari, memorabili restano i cubi delle kalasa dei basamenti, o tulas, in cui, come come nelle trabeazioni dei portali, demoni  e kinnaras uomini-uccello eruttano fogliame,  in esso s'involvono, o defluiscono, od altrimenti  s'accampano complementari, cavalcandone il flusso o fronteggiandolo pingui.

 

Schedatura posteriore

Nel tempio al dio Surya di Madhkera , oltre il portico e l'antarala del vestibolo, il sikhara Latina si eleva su un santuario pancharatha. La vedibandha il cui motivo saliente sono le tulas della kalasa nella proiezione centrale, è conclusa da rilievi di lumas o boccioli penduli . Nelle proiezioni come nei recessi delle salilantaras stanno delle nicchie iniziali, cui nella badhra centrale corrisponde un'edicola affiancata da leogrifi sardulas, che appaiono sormontate dal sopraelevarsi delle carenature di udgamas. Le edicole delle badhras centrali  albergano immagini di Surya, mentre i dikpalas sono le presenze di rito tutelari delle karnas agli angoli. Le proiezioni intermedie delle pratirathas evolvono, quali incorniciature, a guisa di pilastri con vasi dell'abbondanza, gathapallava,ed un capitello coronato da una mensola fregiata di foglie di palma. La ghirlanda di campane di una gantha mala ed una kapota di boccioli di lumas pendenti pongono quindi termine alla jangha, prima della rientranza di un antarapatta con il motivo reticolato della jalaka,. Insieme alle tulas di testate di travi in cui sono scolpite teste di vyalas  e ad una kapota  successiva,  costuisce lo stacco della varandika che fa da transito visivo al sikhara, nella sua fine grata di archi di gavaksha che ne tramano i nove  piani.

Della sukanasika grandiosamente elaborata si è già detto, di come vi si staglino immagini di Surya in posa eretta e in un suo busto, oltre il quale un leone sovrasta un elefante.

Del portale d'accesso al santuario, con cinque bande o sakhas laterali, oltre ai modellini di sikharas e ad un tempio circolare centrale ricorrenti nella trabeazione, che si rinvengono anche nei pilastri laterali, al di sopra di due dikpalas o dei due Asvinikumaras, sono rilevanti i fregi terminali, uno dei quali inscena Revanta a caccia con il suo seguito.

Una immagine di Sitala in corsa su di un asino, la figura ospitata nella nicchia meridionale all'altezza del vestibolo.

All 850-875 d. C lo riconduce la cronologia di Krishna Deva.

Sulla via del rientro da Madhkera ,  una volta che se ne è saputo   consentire al distacco, giunti all’altezza di nuovo del palazzo che già ci aveva ammaliati lungo l'andata,  è stato possibile farsi aprire l'ingresso, poiché il custode rispose al  richiamo della bakseesh: e l' edificio  si è a noi rivelato la residenza  delle regine hindu trasferitesi in Tikamgarh da Orchha, e  alla vista  è stato concesso di divagare nel piacevole e più facile incanto di bagni e baoli, dei relativi sollazzi adombrati nel verde del parco, in cui si situano dei tempietti accanto ancora integri nei loro affreschi, delineati nel medesimo stile di quelli del Raj Mahal di Orchha.
 


Di ritorno a Tikamgarh,  nel primo pomeriggio, neanche il tempo di ristorare il corpo,  divertire la mente, che un autobus già ci conduce verso Badagaon, per essere quindi Umri, lungo la strada che in direzione opposta reca a Sagar, più a sud est,  nella speranza condivisa che vi si compia l'accoppiata dei templi restanti.

 

Badagaon ci accoglie nell’animazione di mercato e traffico del suo centro paesano, a poco meno di 30 km di distanza lungo un tragitto veloce e piacevole, ma il minibus o l'autorisciò che si prende per Umri, ci farà retrocedere alla strada che si dipartiva sulla nostra destra, venendo da Tikamgarh, a ridosso dei massi rocciosi fra i quali è situata Badagaon.

Diletti lettori al seguito della nostra  esperienza,  qualora nonostante ogni traversia vi risulti esemplare, se  avrete in Badagaon chiesto del mar o mandir che vi risulta situato

nessuno saprà dirvene nulla,  e così non vi resterà che procedere nella sola speranza di ritrovarlo chissà mai come, se sollevate la vista , lungo la strada laterale che avete intrapreso per Umri , il cui decorso  alla vostra destra  vi apparirà sovrastato dalla mole possente della fortezza rajput di Badagaon, prima che seguitando a prestare attenzione, sullo sfondo di un rilucente talab il tempio fatidico non vi appaia di sfuggita,  poco prima di lasciare il villaggio.

Tu fai cenno all'amico,  alla vista del tempio, è dunque pur vera la sua esistenza, sospiri sollevato, prima che un laonico assenso infiori le labbra dei viaggiatori locali, che seguitavano fino a un istante prima a negare che esso vi fosse.

" Ah, questo?-  è tutto quel che consentiranno, tanto la sua irrilevanza confina per loro con il negazionismo che un purana mar, o mandir, sia mai stato edificato in Badagaon.

Resta da svoltare a destra dopo una decina di chilometri, per ritrovarsi alla buon’ora infine in Umri, dove il villaggio cede alla radura del tempio.

.Le fattezze sono una variazione magnifica rispetto a quelle del tempio di Madhkera, ma esse appaiono spoglie del suo incanto, per la stessa spogliazione della sua magnificenza che n'è stata perpetrata. Ne è andata distrutta l' antefissa frontale, è finita perduta anche la statua del Dio, nell'impatto frontale risulta intatto  e meglio preservata   solo la trabeazione  del portale del garbagriha., mentre le colonne del porticato, più brevi e più larghi, ci invitano a considerare il resettaggio delle proporzioni armoniche.

 

La mole del Prasada, volgendo ad essa intorno, appare minore perché é più slanciata e meno convessa , e determinante, nel marcare la differenza,  è lo stacco aggraziatissimo tra il jangha e il sikkara della varandika, marcato dal ricorso, della più fine eleganza , di un reticolo di quadrettature di minuscoli dadi, una jaliaka che allenta e distingue in due successioni lo stesso slancio che rilancia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Demoni e viluppi vegetali vi sono più linearmente stilizzati e meno rigogliosi e rutilanti  naturalistici che in Madhkera, nelle tulas della kalasa della vedibhanda,  lasciando supporre che il tempio di Umri sia più distanziato nel tempo dal periodo gupta e dalle sue ascendenze, o detto altrimenti, a noi più recente. 

 Schedatura posteriore

Nel tempio al dio Surya di Umri , oltre il portico e l'antarala del vestibolo il sikkara latina si eleva su un santuario pancharatha. La vedibandha il cui motivo saliente sono le tulas della kalasa nella proiezione centrale, è conclusa da rilievi di foglie pendule su di una modanatura in cui risaltano i profili del fogliame del loto. Nelle proiezioni come nei recessi delle salilantaras ricorrono delle nicchie iniziali,  cui nella badhra centrale corrisponde un'edicola affiancata da leogrifi sardulas, le quali appaiono sormontate dal sopraelevarsi delle carenature di udgamas.Le edicole delle badhras centrali , che sono  sovrastate dalla gronda di una chhadya e dall'eleganza delle volute di una gavaksha  macroscopizzata ad abbaino, albergano immagini di Surya, mentre i dikpalas sono le presenze di rito tutelari delle karnas agli angoli.La ghirlanda di campane di una gantha mala ed una kapota di boccioli di lumas pendenti pongono termine alla jangha, prima della rientranza di un'antarapatta con il motivo reticolato della jalaka.Insieme alle tulas di testate di travi in cui sono scolpiti i capi di vyalas ed a una kapota  successiva, costuisce lo stacco della varandika che fa da transito visivo al sikhara,  nella sua fine grata di archi di gavaksha che ne tramano i sette piani.

Una immagine di Kshemankari Durga si è conservata nella nicchia meridionale posta all'altezza del vestibolo dell'antarala.

I pilastri del portico si ergono su una pithika che reca incise padma patras lotiformi, sostenendo una kumbhika cui si sovrappongono nicchie con frontoncini, Sono essi  misraka, ossia mistilinei, esordendo ed essendo conclusi con i pregevoli rilievi cuboidi di vasi dell'abbandonza rigogliosamente rifluenti, sfaccettandosi nel corso intermedio in sedici lati cordonati di catene di campane.

I capitelli bharani sono a guisa di amalaka, e li sormontano mensole con rilievi di foglie di palma.

Secondo copione le cinque bande o sakhas del portale, che al centro della trabeazione vede campeggiare Surya, tra i Navaghrahas, di cui è parte, e le Saptamatrikas, ccon Ganesha e Shiva Virabadhra ad aprirne e a chiuderne il corteo.

All'850 d. C  riconduce il tempio di Umri la cronologia di Krishna Deva.

 

 

 

Nella sera in cui si è di ritorno a Badagaon, un'alta gradinata ci conduce al tempio conclusivo del nostro itinerario: l’indomani si sarà di ritorno, ma basta , nella sua massa compatta e granitica culminante nel sikkara, vedere quante mini-sikkara si addensano ed urgono ad ascendere, come aggrappandosi a quello principale, per intendere che non siamo più nel dominio templare dei Pratihara, ma che si parla lo stesso linguaggio architettonico dei templi in Khajuraho dei nuovi signori Chandella.

Nel sole, l'indomani, con il custode ed i curiosi, in vena di facezie o di molestie, e gli uomini e i ragazzi davvero interessati alla rarità assoluta di un  turista colà capitato, desiderosi di saperne di più e volenterosi di aiutarlo,

 

 

mentre con il calore diurno sale un tanfo ammorbante dal talab, le sembianze del tempio appariranno quanto mai familiari, a chi ha lunga consuetudine con quelle dei santuari di Khajuraho:

L'antarala di un vestibolo vi si differenzia dal portico d'accesso, i cui pilastri profilano nel granito un'ornamentazione più geometricamente standardizzata di quella dei templi Pratihara di Madhkera e Umri, una serie di rombi tra i due vasi dell'abbondanza, tracciati nel più rude dettato, o dettame granitico, che prelude grezzamente a quelli a rombo che si susseguono, lungo la jangha del tempio, in alternanza con le edicole dei templi, e che ricorrono più in alto dello stesso portico.

Nella parte inferiore degli stipiti de portale, come già in Madhkera ed Umri,ricorrono le dee fluviali Ganga e  Yamuna, ma alla sommità è la Trimurti che si impone con Shiva al centro, Brahma e Vishnu alle due ali.

 

 

 

Delle cornici interposte  tra i profili dell'adhistana o basamento-  canonicamente khura, kumbha, kalasa e kapota- e la jangha,- rimarcata in due piani di statue e rilievi ornamentali-, insieme con le modanature ulteriori della varandika interposta  tra la jangha  e il  sikkara  , riconducono il visitatore a una variante in un sermone ben più rustico della scansione verticale  degli illustri  templi Chandella di Khajuraho   di cui con i rudimenti sintattici semplificati al massimo , - l'ornamentazione in rombi diamantini, reticoli di cubettini, volute confluenti- è l'incanto   architettonico che ci viene rievocato in tale umiltà di materia,

 nel concorso di slancio, verso l'alto dei cieli , di sringas o mini-sikkara, a grappoli, insieme con le  proiezioni centrali delle madhya-latas del sikkara maggiore, volte al ruotare orbitante dell’amalaka,  ch'è d'accesso al regno della liberazione unanime.

 

 

I Templi Jain vicino a Tikamgarh


 

                                               24 ottobre 2012

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 redatto inizialmente nell'ottobre 2012