Index | marzo 2015 | |
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Nota postuma: Quanto a Rewa, Govindghar, e la tigre bianca ( di Mukul), rinvio il lettore al mio seguente reportage, del febbraio 2016, In Damoh, Nohtha, Katni, Bahoriband, Rewa, Govindgarh )
Nell'incertezza sul volgere del tempo, insieme a Kailash ho raggiunto Rewa ch'era ancora giorno, dopo tali e tanti sobbalzi e ondeggiamenti lungo il dissesto stradale che vi reca da Satna, che ad un certo punto si è temuto che l'autobus si stesse rovesciando nell'affrontare un affossamento del fondo sterrato, facendo gridare di paura alcune donne situate nella parte retrostante dell'automezzo . Giusto il tempo di sistemarci in hotel, e per le vie della città vivacizzate dalla policromia di insegne e manifesti, sotto una pioggerellina fine iniziava la ricerca di un'agenzia di viaggi che ci assicurasse per l indomani un taxi per raggiungere le varie cascate situate a nord di Rewa, ed al termine del tragitto la magnifica Deor Kothar nei pressi di Katra, con i suoi stupa e le sue pitture rupestri preistoriche, in prossimità del digradare degli ultimi rilievi del Madhya Pradesh nella grande valle gangetica. Vi ero già stato con l'allora ancora piccolo Ajay, di rientro da Allahabad due anni or sono, nel 2013, ed intendevo farvi ritorno con Kailash, perchè ne restasse incantato e si rivelasse anche a lui uno splendido sito di sosta sulla via per Varanasi da Khajuraho. Quanto all'itinerario successivo, che aveva come meta il remoto tempio
kalachuri di Chandrehi, ch'è "Che le sue strade sono veramente un disastro" " E del Mahatma Ghandi? Gli è stata affiancata la figura di Nelson Mandela" " Grandi persone, ma l India ed il mondo hanno scelto e non potevano scegliere che altre vie rispetto alle loro" Magari avremmo potuto inserirvi una visita anche del museo, nel villaggio di Tala, dei lasciti nel territorio di Rewa e distretti limitrofi dell'ultimo suo Raja, Martand Singh in cui alla ricerca e al ritrovamento da parte di costui di esemplari rari di tigre bianca ,era destinata la parte centrale. Storie di tigri avevano contrappuntato i miei ultimi itinerari e percorsi e racconti di storie nel cuore del Madhya Pradesh, in Shivpuri quella del destino capitato agli sforzi del maharaja di Gwalior di deliziarvi di un giorno di caccia alla tigre il suo re e imperatore d'India Giorgio V. Voglioso di sopravanzare ogni altro Principe d'India nei servigi fastosi resi a sua maestà, nel cuore della giungla di Shivpuri volle erigergli un castello Tudor per una notte, inviando preliminarmente emissari in Europa e nella stessa Inghilterra per la fornitura su pirioscafi di tende, arredamenti, pavimentazioni e toilettes in ceramica. Dopo che tutto fu allestito in tempo, in ogni torrettatura e merlatura che l edificio esigeva, peccato che Sua altezza si sia imbattuto in una tigre sulla strada stessa per Shivpuri, e che una volta cacciatala e abbattutala non abbia più inteso procedere per Shivpuri, non degnando il maniero nella giungla nemmeno di una visita fugace, così consegnandolo allo stesso destino del magnifico palazzo eretto per il suo sovrano Moghul Jahangir da Bir Singh Deo II , ad attestazione consimile dei più servili servigi, inclusa la consegna della testa del più acerrimo rivale di corte del suo Signore, ** L'altra storia era quella che mi aveva narrato Ghita, prima di lasciare Khajuraho, del postumo ribrezzo per lo scempio compiuto assassinando delle magnifiche di tigri in una battuta di caccia, che le aveva manifestato il raja di Panna, nel corso di una visita, mostrandole i trofei di tale impresa. La storia di Rewa narra invece di Mohan, la prima tigre bianca che sia stata catturata e successivamente ricondotta in cattività, con la sua discendenza. A catturarla fu nel 1951 il maharaja Martand Singh, sulle orme del suo predecessore Gulab Singh, che nel 1915 ridusse in cattività un cucciolo di 5 anni. Ma sopravvisse solo 5 anni, e le sorti della sua salma imbalsamata ci riconducono a Giorgio V, cui ne fu fatto dono in attestazione della fedeltà di questo ulteriore maharaja servile alla Corona d'Inghilterra. Ma ritornando a me ed a Kailash, per le vie di Rewa che si oscuravano sotto una pioggerellina che ci picchiettava, non vi rintracciavamo che agenzie di autonoleggio, concentrate nei pressi della stazione degli autobus, con la sola traccia in tasca degli indirizzi fornitici di autisti privati, ed a tal punto, una volta addentratici e soffermatici nell'hotel che poteva rappresentare per la sera seguente un'alternativa a quello già prescelto, su mio suggerimento Kailash chiedeva all'addetto alla reception se poteva contattare un conducente al telefono. Sopraggiungeva un proprietario di più autovetture, che si mostrava a conoscenza delle nostre mete ed in grado di assicurarci il trasporto nelle località che gli indicavamo, secondo l'itinerario di massima che io e Kailash avevamo prefigurato le sere seguenti, carte e mappe alla mano, ma in ragione del dissesto stradale che disastrava le strade di raccordo tra le varie cascate, più che suggerirci finiva per imporci l uso dell'automezzo più grande e più costoso. Quanto a Chandrehi un operatore turistico locale ch'era di stanza nel hotel e che appariva alquanto bene informato ci confermava che era ben raggiungibile e visitabile Gaddi Pahar, lungo uno dei percorsi per pervenirvi , bisognava che chiedessimo del sito archeologico agli uomini di un ashram locale, ma ci ragguagliava anche sulle asperità che presentava la via di giungervi che sulla cartina sembrava la più breve, da * e che era preferibile accedervi per un percorso più lungo, che avrebbe incrementato ad almeno 85, i km da percorrere per pervenirvi da Rewa. L'indomani splendeva il sole sulla nostra partenza da Rewa in Indigo Innova, sul tratto del nostro percorso verso Simaria dell itinerario tracciato, per villaggi luminosi in cui cominciavano ad apparire le dimore tipiche del Baghelkand, una successione a schiera di casipole dal tetto spiovente, raccolte in mohalla collettivi nel folto refrigerante di alberi, propizi alla vita conviviale, tra le quali risaltavano abitazioni di rango superiore con un doppio tetto a spioventi, quello più interno a copertura di un nucleo stanze centrali allineate latitudinalmente che si sopraelevavano dal tetto esteriore. Poco prima di Simaria , un paio di chilometri al più oltre la deviazione successiva da intraprendere per Sirmaur, sulla destra venendo da Rewa, eravamo già in vista delle cascate di Purwa. Esse costituivano la voragine immensa nella distesa fattasi scabra dell'altipiano di Rewa, di un nick point originato dalla rejuvenation del profilo del corso del fiume Ton, le cui acque vi avevano una caduta schiumante di oltre 70 metri, che si ricomponeva in una verde distesa di acque che vi proseguiva in un canyon grandioso la sua corsa verso nord e la confluenza nel Gange. Ancora una decina di chilometri lungo la strada per Sirmaur, e ai margini della strada comparivano i bordi superiori dello squarcio ragnantesi nel suolo dell'altipiano della voragine, ancora più ampia, delle cascate più celebri di Rewa, le Chachai , lungo il corso del fiume Bihad, un tributario dello stesso Tons, per una caduta in verticale di 130 metri, quasi il doppio di quello delle cascate Purwa. Peccato che tale vertigine stesse solo nell'altezza del precipizio, perchè solo un esile filo d'acqua ne sprizzava giù, da che una diga ha convogliato altrove le acque fiume. ma lungo la strada seguente, poco oltre l'occhio di falco e di lice di Kailash individuava due balzi schiumanti , al di là di un canale in cui defluivano le acque del Bihad. Un ponticello dal quale era letale cadere, perchè le acque vi correvano sotto tra sponde cementate senza appiglio di prese, ci recava oltre i cumuli di scavo del canale in vista del corso ulteriore del fiume bihad, la cui vista si estendeva magnificamente per chilometri in un canyon verdeggiante , lungo il quale, sulla nostra destra, il salto verso il letto del fiume delle acque canalizzate aveva originato la serie di cascate che Kailash aveva avvistato. Una deviazione a sinistra ci immetteva nella strada e già nelle vie dell'arioso borgo pulito e ordinato di Sirmaur, una sosta per un breakfast, una svolta a destra della strada principale, e io e kKilash ci ritrovavamo già avviati verso le Keoti Falls, lungo il corso di un altro affluente del fiume Tons, il Mahana Magnifiche, grandiose, da brividi ad ogni reimmersione nella visione del balzo delle acque, in un orrido sul frastagliarsi dei cui orli ci ritrovavamo incombenti : Anche una qila prossima al baratro, intorno al quale la popolazione locale è solita radunarsi ogni anno per il Makar Sankranti di metà gennaio, al transitare del sole nel segno Zodiacale del capricorno. La sosta preso la dimora vernacolare di un cordiale raja locale, in un villaggio di dalit immerso nel verde , e il nostro divagare per oltre una ventina di chilometri nei dintorni di Katra aveva alfine termine in Deor Kothar, di cui anche Kailash poteva godere tutta quanta la bellezza del sito, della sue successioni di stupa fino a quella centrale , inselvatasi, delle sue rock shelters e delle pitture preistoriche che vi figuravano, della vista del digradare dei suoi bordi verso la infinità della valle del Gange, ammaliante di cheola rosa-arancio nella stagione estiva in corso.
L indomani avremmo saggiato quanto i veri rilievi e le alture ci attendessero più a sud, e non avessimo ragione io e Kailash di lagnarci che fino a un certo punto, della vettura più costosa di fatto impostaci di nuovo dal proprietario, quando se ne sarebbe fatto ben a meno per visitare le cascate a nord di Rewa. La vera ragione di tale renitenza, ci confidava il conducente che ritrovavamo con nostro piacere, era che la vettura più economica era sprovvista di licenza di guida con viaggiatori stranieri. Tutta una serie di casipole avventizie , forse erette per giustificare l'appropriazione privata di lande pubbliche o governative, ci annunciava l ingresso nell'area montana di Gaddi Pahar, dove solo gli addetti cortesissimi dell'ashram di piante ayurvediche erano in grado di condurci al sito preistorico. Era disseminato lungo l' arida china precedente dove le rock shelters si affacciano sul fondovalle a distanza. E' bastato addentrarcisi, che a iniziare dal decorso di un rivo tra massi e macigni, ci si è ritrovati in scenari ancora pleistocenici, di sublime lividore solitudinario.
La strada rovinosa che dal plateau d'altura ci calava in discesa fino a Ratanpur, precedeva quella scorrevole da cui si distaccava sulla sinistra la deviazione per Chandrehi. Lo precedeva la meravigliosa apertura fra i monti del fondovalle solatio del fiume Sons, alla confluenza di un suo tributario. Villaggio più bello di Chandrehi è difficile da rinvenire nel Baghelkand o nel Bundelkand, talmente è affascinante il succedersi o il dispiegarsi dei suoi casolari sopra i più lievi rilievi o nelle vallette in cui digradano i loro declivi.
E il tempio, per raggiungere il quale, al termine di una viottola a destra, non sarebbe nemmeno necessario addentrarsi lungo il villaggio, ed alle cui origini si riaffacciava la setta Mattamayura di cui avevo da poco visitato le vestigia nel distretto di Shivpuri, era di una bellezza arcana e di una singolarità delle più intriganti. Un shikkara ne raccoglieva le vestigia attorno a un garbagriha circolare, radiante di pilastri sulle pareti esterne, in luogo delle proiezioni di badgra e rathas minori. Precedevano il garbagriha il vestibolo ed il portico d'entrata, di cui il basamento assecondava fino allìinsero della scalinata d'accesso la dimensione longitudinale, quanto i muri della jhanga si affusolavano in altezza fino al sikkara Il linga interno era la manifestazione suprema di un apparato pressoché aniconico., in cui i mattamaurya avevano forse espresso, più che altrove, la natura trascendente ogni forma dei loro culti. Ma la chiave di volta del tempio me la forniva uno straordinario Kailash, sintetizzandone nella sua simbologia la sua discepanza di verso tra basamento e pareti e raccoglimento sommitale "Non ti pare che evochi il linga e la sua yoni? Rientravamo scollinando le alture precedenti via Govindgarh, per ritrovarci in hotel più presto del giorno precedente. Per l indomani chiedevamo lumi all'operatore turistico che ritrovavamo nella hall dell hotel. V'erano pur sempre il forte ed il museo di Rewa, Govingarh e il museo di tala, le rovine di un altro tempio Kalachuri in Gurgi.- Di sorprendente la sua richiesta di fornirgli foto del tempio di Chandrehi, Non aveva forse ancora trovato il modo di visitarlo, benché fosse uno dei pochi siti di rilevanza archeologica dell'area di sua pertinenza? Si celebrava il giorno natale di Gandhi il di seguente, e questo induceva Kailash, e me alla sua stregua, a prescegliere il sito, dopo avere trovato chiuso già il Museo di Rewa, assoldando alla nostra quest il giovane conducente di tuk tuk che già ci aveva condotto davanti all'entrata del museo. Era ben prima di , sulla destra venendo da Rewa, verso la quale dovevamo fare marcia indietro. ma ci accoglievano solo una distesa di rovine, sotto la sommità di quella che era stata l'altura circolare di una qila, un tale spoglio in stato di abbandono che ha costituito in India la mia tentazione più grande di terminarne un'opera di rapina secolare, che a detta dell'operatore turistico che ricontattavamo al cellulare, ha coinvolto soprattutto chi avrebbe dovuto essere di sorveglianza del procedere dei ladri. In Rewa una lunga sosta, tra bancarelle di frutta dai vividi colori e i negozi di abbigliamento per gli abitini da acquistare ai nostri bambini. Evitando di mettere piede per le mie sole rimostranze, in un adiacente King of fashion Hitler, con tanto di inequivocabili baffetti. Alla stazione degli autobus si saliva su un pullman che avrebbe dovuto essere di lunga percorrenza fino a Indore, e consentirci di viaggiare su di esso fin quasi alle soglie di Khajuraho, in Bahmitha, Dopo soltanto una decina di chilometri dall avvio, sul su e giù pencolante di quella che era il disfacimento della strada per Satna in ricostruzione interminabile, alle spalle di Kailash si staccava e cadeva per strada il finestrino. Il bigliettaio ci diceva di non farci caso, Era in realtà il preavviso che di li a poco l autobus si sarebbe fermato senza poter più ripartire. Trasbordavamo su altri autobus verso Satna , dove era già ad attenderci un mezzo di linea sostitutivo. Certo, pensavo nel contempo , che se di questo tenore fosse in India anche la manutenzione degli aerei...
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