What beautiful Journey! |
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JHANSI, ORCHA. SONAGRI, |
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Il giorno seguente abbiamo lasciato la mattina presto Bhopal, per essere di ritorno a Jhansi già nel primo pomeriggio. Il sole invernale che nel primo giorno dell' anno irrorava di fresca luce mattutina il lago, nel trascorrere delle ore è venuto avvivando lo splendore di palmeti e coltivi, dell' aridità sabbiosa chiazzata di specchi lacustri e di acquitrini . Kallu riconosceva a distanza e mi invitava a rivedere la collinetta di Sanchi, e quando siamo giunti all' altezza di una città di provincia, oltre Vidisha, mi informava che fra alcuni anni la raggiungerà da Khajuraho la nuova linea ferroviaria che avrà inizio a Benares. Khajuraho, mi diceva inoltre, disporrà entro cinque anni anche di un aeroporto internazionale.. Ma in tanta felicità luminosa mi contristava di leggere nella guida, ove per la prima volta vi facevo caso, le sanzioni previste in India per un determinato reato. Non era dunque solo per evitare voci di dicerie sgradevoli, per non perdere di autorevolezza sui propri sottoposti, che Kallu era sempre così guardingo, nelle nostre circostanze che mi aveva invitato a diffidare degli uomini cattivi di Delhi presso i quali eravamo alloggiati, che nell' hotel di Jhanshi aveva fiutato l'aria ed aveva sbarrato le ante delle finestre della nostra stanza, che voleva sempre che ci ritrovassimo insieme solo sotto le coperte. E per questo, l'estate scorsa , in Khajuraho, mi aveva intimato di soffocare ogni ansito di piacere. Un estremo disprezzo circonda riguardo a ciò gli uomini sospettati, ne fa un motivo di vergogna per la loro famiglia, li espone ai ricatti più abbietti.. Gliene accennavo, per mostrargli quanto più ancora avessi per questo di che essergli grato, ma egli lasciva cadere ogni discorso a proposito. Ora che
eravamo assolutamente amici, mi confidava
piuttosto Che lasciassi perdere quanto sulla sua condizione economica mi aveva detto quest'estate, lasciandomi credere che l'hotel fosse di sua proprietà... Vi guadagnava poco più di mille rupie al mese, non più di venticinque euro, niente, in effetti, che poteva incrementare, con le mance, fino a 2500 rupie di ricavato mensile. I ragazzi alle sue dipendenze guadagnavano ancor meno di lui, circa 700 rupie, al cambio quindici euro al mese, e dovevano sottostare ad incombenze sgradevoli e onerose da cui era esonerato, quali la pulizia dei gabinetti. Non era una sorpresa ciò che m veniva dicendo sulla sua povertà, quanto piuttosto la messa a punto finale dell' idea che mi ero fatto sulla sua effettiva condizione sociale. Come poteva essere proprietario di un hotel e non disporre ancora di un conto in banca? E necessitare dl mio primo invio di denaro per potere mandare il figlio a scuola? Ogni volta che mi aveva telefonato, di sua iniziativa, era costretto a pregarmi che gli ritelefonassi in hotel, sul suo cellulare. Mi aveva piuttosto meravigliato che sul treno che da Delhi ci portava a Jhanshi, non avesse voluto saperne, quando è arrivato il controllore, che gli corrispondessi il prezzo del biglietto che mi aveva pagato anticipatamente, prenotandolo in India come quelli delle corse tra Jhansi e Bhopal. Egli si era piuttosto divertito, credendo all' equivoco che intendessi versare l'importo al bigliettaio. Egli aveva voluto così ricambiarmi di quanto gli avevo anticipato, per sovvenire alle spese che aveva dovuto sostenere per raggiungermi a Delhi. Nelle ore stesse che ero partito per Roma egli aveva lasciato Khajuraho per Jhansi, ed a Jhansi, mentre in aereo lasciavo Roma per Mosca, aveva preso il treno notturno più economico, che era sopraggiunto solo alle tre di notte, e su cui aveva dormito in una cuccetta fino a Delhi. Rientrava nei suoi principi, mi avrebbe poi detto, che ogni volta che metteva da parte, o che riceveva denaro, allora pur di quel poco, che si ritrovava in tasca, beneficiasse chi gli era caro, o gli era prossimo, ad esempio distribuendo sempre delle rupie, che costituivano delle sue mance, ai ragazzi a lui subordinati. " Per questo, mi rispettano e mi vogliono bene". Mentre il treno intanto sferragliava verso Jhansi , la mia testa si infervorava a pensare che mai potessi fare per trovargli un lavoro in Italia. Egli era disposto ad accettare qualsiasi lavoro, pur di conceder alla moglie e ai suoi figli il futuro che a loro era negato in India. Potesse scegliere, vorrebbe poter lavorare come barbiere, esercitando la professione che ha ereditato per la sua appartenenza di casta, o praticare le tecniche di massaggio Ayurveda , che ha appreso appunto in quanto barbiere. Anche trovare occupazione, come in India, in un hotel, alla réception, o quale cuciniere, in un ristorante, gli andava ugualmente benissimo, al pari che accudire anziani o invalidi, custodire case o giardini... Quanto agli animali, da allevare , allorchè gli facevo presente che gli indiani del Punjab trovano lavoro dove vivo soprattutto in quanto ci sanno fare con il bestiame bovino, mi ricordava che in famiglia cooperava con suo padre e suo zio nell' allevamento di bufali. Ma la sua vera, più profonda aspirazione, era di poter creare un indian shop, od un ristorante di cucina indiana, in Italia, o altrove in Europa, se lo aiutavo io o qualcuno dei figli del proprietario dell' hotel, che vivono a Parigi, Bruxelles, certo, certo, steep by steep, iniziando come lavoratore assunto in un lavoro, purchessia. Il
treno seguitava a sferragliare, sempre più prossimo a Jhansi,
mentre io,
nella mia felicità, gli sciorinavo E che gioia ritrovarci più affratellati dall' amicizia nell' hotel Jhansi, in una diversa stanza, un istante prima che il demone desse occasione alla rovina di tutto E' stato lo schianto di un istante, con l'insinuarsi dubbio letale,alla parola più incauta che l'amico potesse pronunciare, prima di lasciarmi solo in stanza, per organizzare con gli amici che aveva in Jhansi il viaggio in auto l'indomani a Datia, in Sonagri, il rientro in Khajuraho." Svegliati dal sogno, ricrediti, rientra nella realtà di sempre, chi credi di essere, ancora una volta, per chi è più giovane di te...". Cadevo nella tentazione, e mi ritrovavo ancora in lacrime al suo rientro, quando mi sorrideva come avesse di fronte il migliore degli amici possibili. Su, non era ancora sera, c'era ancora il tempo per vedere il castello di Jhanshi Anche per la mia contrizione, che gli tacitavo, il fortilizio non mi interessava più di tanto, né contribuiva di certo ad avvalorarlo l'anziano che mi faceva da guida in un indecifrabile indlish, parlandomi di una interminabile serie di maraja, di Rajiput edi Rajputana del Bundelkand. Non vedevo l'ora che apparissero le scimmie dalla cui aggressività l'uomo avrebbe dovuto salvaguardarmi col suo bastone. Kailash capiva il mio disagio, ne parlava con l'uomo e questi si traeva in disparte. Restava un compito di Kailash l'aiutarmi con sollecitudine nel salire e scendere le rampe, giacchè al ginocchio destro venivo accusando le fitte acute causatemi dallo suo stato artrosico e dalla lesione di uno dei menischi. Onoravamo infine il Dio Ganesh nel suo santuario sotto la rocca, presso la quale avvistavamo la sola scimmietta, che ci è apparsa, di quelle che popolano a branchi il castello, prima di scendere di nuovo in Jhansi. C'era ancora tempo, prima della cena, di fare gli acquisti di capi di abbigliamento per i bambini di Kallu, per la sua nipotina, Il rimorso per avere dubitato di lui, di avere interiormente abusato della sua confidenza nella mia natura di great man, di good person, a suo credere, mi induceva a prodigarmi nel contribuire alla compera dei bei completini. L'indomani un mattino radioso irrorava di luce le alture di Sonagri, ( alla Gallery di Sonagri), il biancheggiare fascinoso dei templi jainisti che ne contrappuntavano le erte, al di là dell'ameno villaggio soggiacente. Oltre il portale, ove grandeggiava l'immagine di un jain vestito solo di vento, accompagnati dall' immancabile guida d'obbligo, ci inerpicavamo incantati lungo la via sacra, inoltrandoci tra le costellazioni di ogive di sikkara e le cupole a bulbo dei templi indoislamici, insieme con dei pellegrini e degli asinelli da soma, superato il frastuono del villaggio nel silenzio rotto soltanto dal canto degli uccelli, dal risonare a tratti delle campane liturgiche. Fra le bougainvilles che squillavano alla vista, abbiamo seguitato sino allo spiazzo sommitale, alle edicole ove facevano mostra di se le nudità dei tirtankaras.
Risalivamo in autovettura ed in capo a qualche decina di minuti eravamo di nuovo in Datia, ove il lungo viale, fra i palmizi, trafficato d'autoveicoli e di pedoni, di motori e di carriaggi, si concludeva nella antica porta d'accesso ai piedi dell' altura, dominata dal librarsi dei chattri della mirabile mole del palazzo, che sfumava a distanza nel chiarore del giorno Ci siamo aggirati per ore al suo interno, di cortile in cortile, di piano in piano, dall' uno all' altro dei chattri di alterna fede induista od islamica, secondo lo spirito residuo,in Jahangir dell' ecumenismo di Akbar, lungo i loggiati dei loro raccordi pensili al/con il torrione centrale, ripercorrendo le linee di fuga delle loro colonnine, verso la trama dei jali in cui si profilava il paesaggio delle alture e degli specchi d'acqua circostanti, la testa per aria a rimirare i torciglioni e le intagliature della pietra lignea delle serpentinanti mensole, gli affreschi e i rilievi delle pareti e dei soffitti interni, la danza circolare in cui Krishna si volge a tutte le Dopi,
le reminescenze di florilegi invasati e di arborescenze moghul di ascendenze iraniche. " E' troppo bello, mi diceva Kallu. Vi farò ritorno senz'altro, molte volte, con mia moglie, i miei bambini"
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