What beautiful  Journey!...

 

 

In Khajuraho

 

 Lasciavamo Jhansi nel pomeriggio radioso, per raggiungere quando si faceva già sera Khajuraho, su di una  autovettura a  noleggio di un altro  amico di K..  Il clacson suonava a perdifiato di villaggio in villaggio, perchè si scostassero quanti sul far del tramonto sciamavano lungo la strada, con il carico di fascine o le donne con la giara dell'acqua,  avanzando a piedi, scartando di lato con il carretto o la bici o la motocicletta.

Credevo di proceder oltre e di raggiungere con  Kallu il  suo villaggio, di poter fare la conoscenza quanto prima  dei suoi cari, di sua moglie, dei suoi bambini, dei suoi genitori,  di accedere a dormire nella sua casa.

Ma K. si diceva contrario: no, di notte si aggiravano nel villaggio delle cattive persone, ci avrebbero visto e ne poteva nascere qualcosa di brutto.

Sarei rimasto  a dormire nell'  Hotel dove  lavorar, dove mi avrebbe raggiunto i l giorno seguente.

Mi sono soltanto mostrato sorpreso, mentre caricava i  miei bagagli,  mi assegnava la stanza più bella, mi affidava al fratello più giovane che lo aveva sostituito, e ripartiva. in auto per il suo villaggio.

Ma che commozione, quando scendevo nella hall  e chiedevo di poter usare il computer, il vedere che lo sfondo del desktop  era un' immagine, che avevo inviao a Kailash,  di un parco della mia città, lungo il lago Superiore, colto nel fulgore autunnale del fogliame di piante e rampicanti.

Non era abbastanza tardi, quando così mi sono ritrovato solo,  perchè rifiutassi di  immalinconire in hotel e mi dessi da fare per contattare Manoji Shivare , per concertare di registrare l'indomani  la visita alla sua scuola ed una registrazione filmata di una sua intervista.

Ma il ristorante di suo padre era già chiuso,  sulla via principale del villaggio recente di Khajuraho, chiedevo ad un negoziante accanto , che ancora teneva aperto, di aiutarmi a rintracciare la sua casa, un ragazzo mi ci accompagnava in motoretta.

Era ancora desto, come i suoi congiunti,  mi riconosceva immediatamente e mi accoglieva con cordiale calore, chiedendo al padre di imbandirmi una cena.

Certamente, l'indomani avrei potuto venire nella scuola e girarvi un video, non che  intervistarlo,  per rendere più compartecipi i miei allievi della realtà della sua scuola, e sollecitarli più intensamente  a collaborare nella realizzazione di un sito web sulla Children of god organization

Kallu era di ritorno di buon' ora  l' indomani mattina,  childrenP1010156.jpg (273551 byte)per accompagnarmi ed aiutarmi nella prima registrazione di un mio primo filmato.

Era desideroso di  collaborare e di vedere come si faceva,  per impararlo a sua volta,  ponendosi al mio seguito come se stessimo avviandoci ad una missione storica.

 Manoj stesso  mi accoglieva con la cerimonialità ossequiosa, ed il riguardo ammirato, che avrei immaginato si potesse riservare solo ad un  inviato dal cielo,  sotto le specie di  chissà quale massima e potentissima organizzazione umanitaria.

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E per nulla in soggezione della videocamera che lo riprendeva , nel suo studio in cui campeggiavano le immagini di Ghandi, di Nehru e di Indhira Ghandi, accanto a quella di Sahid Bhagat Singh, childrenP1010159.jpg (254980 byte) con estrema disinvoltura illustrava i caratteri della  Children of God school,  quali ne fossero i progetti in corso e lo spirito.

Perchè Children of god? Perchè nel rispetto di tutte le religioni, egli credeva nell' esistenza di un solo Dio, che è il Padre di cui noi tutti siamo i figli, tra di loro uguali su questa terra.  Per questo non c' erano  più caste all'interno della sua scuola.

Step by steep egli l' avrebbe trasformata  in una  work training school per i poveri e  le vedove, in un ashram house per i vecchi che nessuno aiuta, dove costoro avrebbero potuto trovar cibo, indumenti, una vita dignitosa.

Quando ci spostavamo nell' auletta accanto, in cui una ragazza stava facendo lezione ad una decina di  bambini, che vi  erano seduti su delle stuoie a gambe incrociate, di fronte ai loro libri e quaderni che tenevano appoggiati agli  zainetti come a dei leggii, imbacuccati pressoché tutti quanti di sciarpe e di cuffie in quella mite giornata radiosa,childrenP1010417.jpg (292754 byte) dovevo  invece sollecitarlo a coinvolgere quei piccoli, affinché essi  non fossero soltanto gli spettatori passivi di una mia intrusione.

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Ma i modi in cui li interpellava , chiedendo loro come e quanto fossero contenti di andare a scuola,  trasformava la loro  ritrosia in un assenso intimidito.

L'intero pomeriggio io e Kallu lo trascorrevamo nel cercare di contattare l'Aeroflot  in New Delhi, per ottenere di differire di qualche giorno la mia  partenza. Certo che era possibile, mi diceva la voce di una giovane al telefono, occorreva per questo che le inviassi una fotocopia del biglietto aereo via fax

Kailash  doveva sostituirmi al telefono, al cui auricolare, a causa della mia sordità, non intendevo che vagamente ciò che la ragazza mi diceva, e  rintracciava per me il negozietto dove una stampante era in grado di  fotocopiare il mio biglietto,  lo spaccio telefonico dove funzionava il fax per trasmetterlo. Ma quando ricontattavamo la ragazza  perchè ci confermasse che le era così arrivata la copia del biglietto aereo,  nessuno rispondeva più al telefono, o vi gracchiava solo la segreteria telefonica.

Chissà se l'indomani sarei stato ancora in tempo per disdire la prenotazione del volo di rientro, e spostarla ancora di qualche giorno. Altrimenti l'indomani stesso avrei dovuto lasciare anzitempo Khajuraho,  congedarmi da Kailash, , terminare in mattinata  di  far visita agli insegnanti che avevo incontrato l'estate scorsa, per prendere nel pomeriggio la via di  Nuova  Delhi.

 Intanto dovevo separarmi  da Kailash, che aveva altro da fare,  per visitare da solo qualcuno dei templi  di Khajuraho che non avevo visitato l'estate scorsa, avviandomi verso il *

Lasciato il tempio, il ragazzo che a lungo mi aveva vanamente atteso  all' uscita, per farsi mia  guida, raggiungevo il vicino, vecchio villaggio, per ritrovarvi l'insegnante dell' altra scuola di Khajuraho con la quale ero rimasto  in contatto, e mettermi con lui  d'accordo per girare un filmato sulla Kashi Prasad Bal Vidhya Mandir School.

Il suo saluto, riconoscendomi all'istante, il suo assenso, erano colmi della gioia radiosa di chi incontra  l'amico ritrovato,  che ti aiuta come non avresti  nemmeno supposto

.........

L' indomani

La jeep che ci conduceva al villaggio, alla casa di Kallu, passava davanti al tempio che avevo visitato il giorno avanti, per inoltrarsi nella polvere solatia di un sentiero serrato che serpicava tra i campi, ai  cui margini si addensavano siepi vivide di bougainvilles .

Traini di bufali, ragazze che si schermivano il volto, al nostro passaggio, mentre si recavano a un fiume vicino per raccogliere l'acqua, precedevano  il nostro arrivo nel villaggio.

Oltre i battenti della porta, un andito in ombra dava accesso al cortile, la cui calcinatura cilestrina  si sopraelevava  nella ornamentazione del balcone di un terrazzo, tinteggiato di bianco, che concludeva il piano superiore.

Nel cortile erano affaccendate la madre e  la  moglie di Kailash, l'una  intenta a  sovrintendere ai lavori dell' altra.  Costei, accucciata presso il fuoco di un forno all' aperto, era intenta nella spianatura, con un mattarello, delle forme di pane messe poi a soffriggere

 La  madre di Kailash lasciava trapelare dal velo un sorriso accogliente , sua moglie mi volgeva il volto solo per un rapido accenno di saluto, con la bocca  riafferrava il velo per distogliere da me lo sguardo definitivamente, e dedicarsi a  quanto la suocera le stava comandando di fare. Né lo avrebbe volto a Kallu, tantomeno  al sopraggiungere di un nugolo di persone nel cortiletto.

Lui stesso non l' ho visto rivolgerle mai la parola in presenza d'altri.

 Kallu mi recava la sua bimba di ancora sette mesi, una promessa di che stupefacente bellezza, straripante di salute, nella luminosità cisposa degli occhi  vivissimi, intanto che sopraggiungeva il suo bambino bellissimo , un cuginetto sornione,  una bambina curiosa e ritrosa, un ragazzo  timido del vicinato,  insieme con il fratello di K e con gli uomini che erano con noi sulla jeep, i quali  precedevano di lì a poco suo padre,  di  ritorno dai campi a mezzogiorno , alto e mirabile nella sua secca asciuttezza .

Kallu ora mi mostrava  ogni sua cosa senza più il ritegno della vergogna, con un pudore che consisteva nella  infinita confidenza fraterna che ci guidava nei passi.

ed io iniziavo a filmare ogni aspetto della sua casa, mostrandogli  quanto riguardo e e interesse umano mi rendesse partecipe dei luoghi della sua esistenza . 

Nel cortile, dal lato dell' entrata,  sulla destra dei  panni erano stesi al vento,  nell' angolo, presso il quale,  su di una colonnetta, si ergevano le divinità di culto, all' ombra di una pianticina svettante di tulsi,  mentre nella parete laterale, che fronteggiava il cippo devozionale,  dei ripiani incavi contenevano il vasellame in metallo,  quanto bastava per le attività della cucina a cui erano intente la madre e la moglie di K., presso la parete e l'angolo di cottura, annerito dal fumo, che erano posti  antistanti all' ingresso, già in prossimità del sito  del culto domestico.

Una porta sovrastata dal Dio Ganesh,  in un  fregio beneaugurante, immetteva in due stanze, nell' ombra, che fungevano da ripostigli, ove i ripiani nelle pareti ospitavano distese di peperoncini, di cipolle, di patate a stagionare, recipienti in argilla, barattoli , vassoi, giare ripiene di lenticchie e di altre sementi.

Alcune casse erano i contenitori degli abiti, una vetusta macchina da cucire era l'unico congegno meccanico che faceva mostra di sé in quelle stanze, animate, allo spirarvi del vento, dal sommovimento delle corde intrecciate che costituivano il dondolo della bambina di K.

Salivamo al piano superiore, ove Kallu si emozionava nel mostrarmi la sua camera da  letto, con due giacigli , uno per se ed il suo bambino, l'altro per la moglie e la figlia.

"E un posto davvero bello, davvero tranquillo, per me"

Da una delle valigie sovrastanti mi estraeva i suoi pochi effetti personali, le fotografie di se giovane, stupendo, le immagini della vita nei campi di suo zio benestante e del suo amico svizzero, che in quel villaggio, oramai, trascorre sei mesi ogni anno,- egli vi era stato ripreso mentre si prestava,divertito, a inforcare il fieno per raccoglierlo in covoni.

Su di una teca, nel muro, due  flaconi di di oli, uno specchio rotto, dei pettini, erano tutti quanti gli  oggetti di  osmesi della moglie  

Sovrastavano una lampada e l'affumicatura retrostante della parete

E' l'"indian oil" mi diceva sorridendo Kallu,  riferendosi al kerosene che illumina la sua casa in assenza di energia elettrica.

Ed era il combustile, mi avrebbe raccontato,  con il quale era stato dato fuoco al cadavere del nonno, quando era stato bruciato in una radura della foresta, preso un fiume sacro. Ma anche dopo ore e ore di combustione, i denti non erano ancora consunti.

"Non ho televisione, non ho gas, non ho frigorifero, non ho ventilatore, " not toelet and Bathroom, niente, ho solo da mangiare e da dormire in questa casa, ma vi vivo felice con la mia famiglia."

 E quando vivi nel villaggio "and you need toilet or barthrom?

Per la toelet mi alzo alle sei del mattino e vado in una piccola foresta dietro il villaggio, pulisco con l'acqua la toelet, e se devo lavarmi vado a un piccolo fiume o a un lago."

Mi mostrava intanto il focolare al piano superiore,  la legna e le fascine ammucchiate  con delle sementi, quali fossero i semi di( soia) e di  colza, sulla spianata sovrastante le camere d'ingresso della sua casa, dove vivono i suoi genitori, il fratello.

"Usiamo quella legna per far fuoco, quando cuciniamo, invece del gas che è troppo costoso."

Siamo scesi, e abbiamo mangiato, vegetables, indian sauces and chappati, tutto quanto saporito, e semplice.

Poco dopo lasciavamo quella sua casa, che mi è parsa cosi bella nella sua privazione, nell' esposizione ordinata entro incavi e stipiti delle sue cose minime, eppure raffinata, al contempo,  nell' ornamentazione stilizzata di porte e loggiati,  tanto più se la rapportavo  al cumulo ingestibile di libri e cdrom e dvd , e cavi ed apparecchi e periferiche della mia abitazione.

Kallu doveva rientrare nel cortile di casa , prima che ripartissimo, per poter parlare con sua moglie solo in assenza di estranei alla famiglia.

 

 

Quando ci siamo ritrovati più tardi soli in hotel, gli ho chiesto il motivo del suo comportamento con la moglie.

Si è messo a ridere

" Lei doveva comportarsi così perchè era in presenza dei  miei genitori, perchè deve rispettarli. Ma è libera, è libera. Quando io e lei siamo siamo da soli, di sopra, non è più obbligata a niente"i

Ho pensato, mentre egli cosi  mi parlava di lei, che solo portandola via di là , da quel villaggio, ella poteva comprendere e consentirle la liberta che le spettava,  quale  barbarie sia ciò che  le sembra naturale.