Yazd
Yadz,
19 agosto 2002,
Più che esserci arrivato, sono stato scaricato in Yazd, l'altra notte, dall'autobus che proseguiva per Isphahan.
Mi
sono ritrovato nei paraggi delle aiuole di una rotonda
spartitraffico periferica ,sperduto nel cuore delle
tenebre: inevitabile ricorrere a un taxi.
E' sopraggiunto un giovane talmente piacevole e affidabile all' aspetto , che non gli ho neanche chiesto l'importo della corsa fino alla guest house che mi era stata raccomandata, raccomandandomi ai suoi tenutari, dai gestori dell' hotel di Isphahan in cui avevo alloggiato, l' Amir Kabir,
Ma
il ragazzo stesso, che allorché il tassista ha
suonato il campanello,
si è
affacciato alla finestra che
dava sulla piazza illuminata del complesso di Amir Chakhmagh, dal suo vano ha
avuto modo di assistere al mio
pagamento di un esborso spropositato per
quella corsa.
"
It was very, wery expensive..." non ha potuto tacermi.
Non
saprò mai in quali termini farsi fosse stata formulata la raccomandazione che
mi era stata fornita, certo è che l'allegato a voce che mi fosse assicurata una
" stanza accogliente e non rumorosa" si è rivelato pari al
salvacondotto di Scarpia a Tosca, giachè mi sono ritrovato invece nel sudario di un
cubicolo funerario che dava sulla piazza, il cui climatizzatore emetteva
un sibilo che spaccava il cervello.
Con
i tappi negli orecchi sono riuscito comunque a trovarvi il sonno che la sera
seguente mi sono propiziato a stento, nella pur confortevole e fresca e pulitissima
stanzetta dell' hotel Asia in cui mi sono trasferito, talmente mi teneva in
angustie la qualità, davvero miserrima, dei reperti fotografici di Isphahan che
in serata avevo appena fatto
sviluppare.
Nel
precedente ridotto maleodorante avevo ricusato fin anche di scostare più di tanto le
tendine delle finestre, per non pregiudicare da simile postazione la vista che mi si offriva
del complesso di Amir Chakhmagh, fantasmagorizzato dall'illuminazione artificiale.
Mi
è occorsa tuttavia un' intera mattinata per traslocare dall' uno all' altro alloggio,
senza precludermi per questo la ricerca di un internet-café, al fine di restare almeno in contatto con
mio fratello, e di continuare a curare la mia posta elettronica, accertare se e
quanto in Iran, sia pure a costi proibitivi,
sia possibile accedere ad ogni genere di sito.
Nel
viavai mi
sono sostentato soltanto di un panino con carne di pollo,
E"
come mangiare carne umana,-mi sono detto, quando nel trito ho ritrovato un
ulteriore ossicino.
E
la sortita immaginifica ha sortito il conato .
Sicché
nel protrarsi delle fatiche del trasloco mi
sono limitato a sorbire, da un chiosco o l'altro, i più goduriosi frullati di banane o
di melone.
Non è certo se Zarathustra e lo zoroastrismo rifiutassero i sacrifici umani e la dieta carnea, se la trasgressione del mio vegetarianesimo potesse trovate presso il grande profeta di Ahura Madza una sanzione morale; di certo, nel pomeriggio torrido, il fuoco inestinguibile dell' Ateshkadé, a tutto ciò che è carne riservava la stessa sorte dell' aria secca che gravava al suo interno, la purificazione nella trasparenza cristallina del Retto Pensiero, Good Thoughts, Good works, Good Deeds, secondo la sintesi che me ne aveva anticipato in Isphahan Mohammad al Ghazali, che ritrovavo negli estratti della Yasna illustrati nella sala
Era
la spiritualizzazione salvifica che significavano anche i tre ranghi delle
ali della fravashi, con le quali pertanto l'anima sacra immortale può
ascendere al cielo.
Veduta di Yazd dall' alto del complesso di Amir Chakhbagh |
Veduta di Yazd dall' alto del complesso di Amir Chakhbagh |
Veduta di Yazd dall' alto del complesso di Amir Chakhbagh |
Dall'
alto dei minareti del complesso monumentale di*Amir Chakhmag, sul
far del tramonto Yadz offriva la vista della concrescita della città nuova,
tinteggiata di giallo-chiaro, con il rimaneggiamento di quella vecchia, di un ocra ferruginoso , ,
sovrastata dalle tante torri di ventilazione, le due città raccordate dalla
animazione e dal traffico delle arterie che le compartivano, confuse insieme
dalle moschee e dai loro minareti gemini.
Era già quasi sera quando sono pervenuto alla meravigliosa moschea del Venerdì, e mi sono ritrovato di fronte l'alto slancio della sua cortina e dei suoi minareti gemelli, un eden bluescente di bellissime ornamentazioni floreali.
Era
anche già l'ora della preghiera ,che sono stato attento a non disturbare,
ponendomi a giacere in disparte dietro i fedeli, sui tappeti dell' iwan volto
alla Mecca.
Ieri
vi ho fatto ritorno nel primo mattino, prima di inoltrarmi nella città vecchia.
E
vi
stavo rimirando estatico le stelle e il sole della cupola dell' iwan della
preghiera,
quando mi ha occhieggiato e salutato un giovane che era accostato
alla parete di fianco, intento nella lettura del Corano.
Il
suo volto aveva lineamenti assai squadrati, ma bastava che accennasse un sorriso,
per farsi bellissimo di una luminosità radiosa.
Era
chi sarebbe diventato per sempre il mio amico Hossein Hassany, dal quale mi
sarei distaccato come da un mio fratello iraniano.
Ha
presto cessato di leggere il Corano per farmisi accanto, e iniziarmi a chiedere
un'infinità di cose, che ne pensassi innanzitutto del suo paese, sul conto del
mio.
Nella sua voce c'era un'anima di una dolcezza infinita.
In
Iran, a suo dire, per l "iranian pipaal"-come recitava in falsetto la
sua pronuncia blesa,- la libertà è l'uso che può fare
del proprio tempo libero, e i più il loro free-time lo passano
andando a letto o facendo picnic. Quelli di Yazd a Teheran, e quelli di Teheran a
Yazd...
Ma
lui nel tempo libero leggeva e faceva palestra, ogni giorno, dal lunedì al
Venerdì
Oppure vai alla moschea, gli ho detto sorridendogli.
Mi
ha fatto i complimenti per l'uomo che sono, quando si è alzato all' atto di
quello che credevo il nostro congedo finale.
Ma
in sella al suo motorino, di fronte alla moschea mi ha contattato di nuovo.
"
Excuse me," mi andava di andare a casa sua a gustare l'"iranian
food"?
Egli
abitava
proprio vicino a dove si trovava un altro Ateshkadè, la fortezza dei Leoni.
Eccome,
se mi andava, sempre che non dovessi intrattenemi più di tanto, dovevo ancora visitare la vecchia
Yazd, secondo
il ritornello che continuavo a ribadirgli.
Per
parte sua Hossein
seguitava a scusarsi di ogni impagabile favore che mi faceva, intanto che mi
accomodava sulla sua confortevole motoretta e che ripercorrevamo insieme l'imam Komeini stret
sino al termine, che ci inoltravamo nella periferia sino a dov'era la sua casa
calcinata di bianco.
Prima che entrassimo chiedeva ai suoi il permesso di ospitarmi e mi faceva accomodare poi in soggiorno, una luminosa sala pavimentata di tappeti, rivestita di marmi sino ad altezza d'uomo, le finestre richiuse nelle loro vetrate multicolori, dei ventilatori a ristoro.
Succo
d'arancia, la dolce polpa d'un anguria tagliata a fette, precedevano il pasto
principale che mi era arrecato dalla sala accanto, da cui sopraggiungevano,
incuriositi, solo due piccolissimi figli di una delle sue quattro sorelle, che
si spartivano gli avanzi di anguria .
Il pranzo vero e proprio è consistito di yogurth, peperoni pomodori e cetrioli a parte, non che della portata principale, un'autentica delizia di Yadz: riso, e stufato di carne , il ghormè-yè-sabzi
Nella
nostra conversazione abbiamo seguitato a dilungarci sulle rispettive usanze dei
nostri paesi, sulla mia vita di singolo che in Iran era "very, very bad".
Tornavo
per questo a fargli presente quanto gli avevo già detto nella sala di preghiera della
moschea, che era in quanto come singolo viaggiavo al di fuori di qualsiasi
gruppo, che altri, come lui, in Iran avevano potuto incontrarsi e fare amicizia
con me, nelle moschee o nelle case da te.
Conoscevo
Katami?
"Yes,.."
Era
lui, il Presidente, che aveva nel cuore il suo animo politico.
"
I like you very, very much, You are sweet, very sweet in your soul," gli ho
confidato in un empito di trasporto per la squisitezza della sua natura
fraterna, solo accennando a una carezza di cui si è schermito.
Dei
suoi familiari, su mia richiesta, ho potuto vedere soltanto la madre.
"Ma
loro sono vecchi, sono gente ignorante...".
Ho
insistito, volevo salutarla per complimentarla, sicché la anziana donna si è
alfine fatta
sull'uscio, da lui sollecitata, ma accennando in farsi, come lui mi ha tradotto,
sorridendone, che non mi scomodassi per lei, che stessi pur seduto.
In
motoretta Hussein ha voluto accompagnarmi fino al vicino Ateshkadé- dove credevo
che ci fossimo definitivamente accomiatati, di
fronte al suo ingresso che ho trovato chiuso.
Ma
quando mi sono volto con commozione alla strada che riconduceva alla sua casa,
egli era ancora oltre le curve e le piante che armeggiava la sua motoretta, di
cui stava ingranando le marce per farsi ritrovare a me davanti più luminoso e ridente
che mai.
"
Excuse me, ma non posso lasciarti sotto il sole, così".
E
mi faceva risalire di dietro e ripercorrevamo tutta Komeini street, fino alla piazza
Amir Chakmagh*
Alle
mia destra che stringeva la sua, quando scendevo, si sovrapponevano la sua
sinistra, la mia, nel nodo di gioia e di commozione che ci univa mentre ci
lasciavamo.
Stessi
sicuro che prima ancora del mio rientro, nel mio paese, si sarebbe dato un sito
e-mail dal quale scrivermi e mantenere i contatti.
Ero
poi così inebriato e lacrimante del mio amico, che ho sopravanzato di due
chilometri lungo la imam * Street l'altezza della moschea del Venerdì, cui ho
fatto ritorno per addentrarmi nella quiete silente della antica Yazd.
Immagini di vie e moschee della antica Yazd |
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La prigione di Alessandro |
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graffito rupestre esposto in Yadz |
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