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Mercoledì 27 luglio 2003

Ero ancora a Marragheh, sabato, ad ammirarvi i Gunbad fra fatiscenze e macerie di cortili interni,-

il Gunbad i Qabud, 2marr.jpg (55568 byte)

ove all' epidermide pachidermica dei mausolei di Kharraghan, variegata di una variazione continua dei grafemi geometrici, era subentrato un sovrapporsi degli  intrecci, - così come alla profondità minima dei rilievi del minareto di Sangbast  subentrò l'ombra più densa, di più piani di intagli sovrapposti, dei minareti di Damghan- sicché vi muta quanto è irretito nella trama più che il suo ordito,  la celestialità divina del  lustro che vi balugina dello smalto, insieme con la pietra in cui è tramato geneticamente il cosmo,

il Gunbad- i-Sor, 3marr.jpg (50036 byte) di che armoniose e semplici forme, inscritte  nel suo quadrato di base, ch'eppure è animato da una tensione che lo rinserra in una ineludibile morsa, da cui le colonnine si sprigionano, e rifluiscono, per inflettere il mirab in un incavo * che perpetua e al tutto ritrasmette il moto.

In un sito celebrativo, in prossimità del fiume, prima ancora avevo raggiunto il Gunbad-i-Gaffariyé, 1marr.jpg (56652 byte) il cui  lustro turchese è di uno splendore abbagliante, nelle forme stellari e i rombi e i cerchi del firmamento del portale d'accesso.  

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Ma ero stremato nella mente e nel corpo,  si era infiacchita anche la mia cortesia che ancora in Marragheh, in Tabriz, aveva di che ricambiare quella inesauribile degli  iraniani, sicché  sono partito in riserva di energie per la frontiera con la Turchia,  ma all' arrivo in Dogubeyazit non ho mancato di raccogliere l'occasione imminente che mi favoriva, il pullman in partenza nelle prime ore del pomeriggio per Marsin, che già l'indomani mattina mi ha consentito di essere  a Gaziantep, sul fare del giorno.Dalla autostazione in cui sono arrivato è stato agevole raggiungere in minibus Kilis, poi in taxi l' ulteriore frontiera con la Siria, ritrovandomi nel clamore torridoi di Aleppo quando non erano ancora le undici del  mattino, il giorno successivo a quello della mia partenza da Tabriz  nel frescore dell' alba.

 

Così il mio viaggio è rinato in Siria ancora una volta, nel suo volgere al termine, benché non abbia ritrovato Mohammad, mi abbia straziato, nei suk, quello che ho inteso ed ho compreso di lui,alep.jpg (63606 byte) tale  e tanto era l'incanto  in cui mi sono ritrovato nella luce siriaca,  talmente è  cruda e dolce e  fa apparire nitente ogni entità minima, così tanto è intensa e tersa, nel rilievo in cui vi sono vividi ogni zolla e pietrisco od intaglio e risalto.

E che terra abbacinata ne è crepitante: calcinata o striata di nero, rugginosa di un fulgore in cui sembra venarsi di sangue nel tramonto.

L'altro ieri mi sono diretto verso i castelli in Siria degli assassini, a Masyaf,  dopo Alamut..

Ma lungo il mio itinerario non ho potuto raggiungere che la meta intermedia della più importante delle due chiese di Deir Soleib, soleib.jpg (48343 byte) sulla via che da Hama reca a Masyaf, alla ricerca delle origini siriache della basilica armena di Ereruk.1ereruk.jpg (64164 byte), L'ho raggiunta a piedi  tra i melograni e i fichi in cui era sinuosa la via che vi reca, dipartendosi, sulla destra, dell' arteria stradale principale in direzione di Masyaf . Come le basiliche di Qalb Lozeh lozehfronte.jpg (65315 byte) e di Ruweiha, byssosantea.jpg (19448 byte) anche quella di Deir Soleib prefigurava  le due torri ai lati della facciata della chiesa di Ereruk, il duplice arco glorioso che dal nartece immette nell' atrio, ma era tutt'altro aere celeste la sua spazialità interiore, che più che protendersi in altezza ed in lunghezza, come in Ereruk, si dilata nella pacata solennità del ritmo più disteso del duplice ordine interno,  nell' ampiezza delle finestre ch'è inusitata anche in Siria, prima che tutto raccolga ed abbracci  l'ampia conca  dell' abside,  al suo aprirsi al contempo verso la mirabile natura circostante, nella terna di finestre in cui curva oltre il fondale della parete, alleviato di protesi e diaconicon disposti invece ai lati.

Erano già le sette e trenta di sera, ed io mi ritrovavo ancora lungo la strada sottostante tra Masyaf ed Hama, mi sono allora rivolto alle mia paternità celesti, quella divina e di mio padre defunto,ed  il furgone che già era trascorso oltre il mio invito a che si arrestasse, si  è fermato più avanti, indugiando ad attendere il mio sopraggiungere: a farmi salire è stato un avvenente ed ancor giovane ristoratore di Hama, dai modi amichevoli e radiosi . Nel suo locale in cui ha voluto che sostassi prima di ripartire,  mi ha offerto finanche il kebab di cui mi sono sfamato,  prima che il suo socio mi chiamasse e pur anche mi pagasse il taxi che mi ha  condotto al garage degli autobus per Aleppo.

Nè l'indomani ho pregiudicato il rientro da  Cyrrus, l'antica urbe di provincia del vescovo Teodoreto, lungo la via che intercorreva tra Zeugma ed Antiochia, benché alle sei di sera fossi ancora a piedi lungo la strada tra Nebu Ur e Azaz, lungo i venti chilometri della strada dissestata, che li collega, così come il suo percorso risaliva e valicava e ridiscendeva i rilievi ondulati, tra i dossi delle colline che gli oliveti costellavano  a rittochino e a cavalcapoggio13cyrrus.jpg (54789 byte).

.....14cyrrus.jpg (48141 byte)

Ero on the road anche perché lungo la strada avevo rifiutato il passaggio che mi era stato offerto dalla comitiva di curdi con i quali avevo colloquiato all' arrivo presso la tomba torre romana a  sud est del sito di Cyrrus e convertita in mausoleo musulmano, 5cyrrus.jpg (54348 byte) dove ero stato appiedato dal tassista che mi ci aveva condotto dal centro di Azaz .

Avessi accettato il passaggio, non avrei potuto indugiare, come e quanto volevo,  presso i ponti romani del secondo secolo dopo Cristo, 9cyrrus.jpg (53078 byte)che si susseguivano in prossimità di Cyrrus, 8cyrrus.jpg (53020 byte) e che ancora sono transitati, dal traffico abituale, 16cirrus.jpg (58151 byte),nella pendenza  a dorso d'asino che ne inflette le massicciate 10cyrrus.jpg (93419 byte)sugli archi che valicano i fiumi Afrin e Sabun Suyu.

E prima di avviarmi sulla strada del rientro in Aleppo, ero  stato di ritorno ed avevo sostato a lungo  in quella torre-tomba, pur di rimirarvi  dall' alto la bellezza luminosa delle convalli e dei colli circostanti gremiti di olivi. 7cyrrus.jpg (51714 byte)

 

Muovendo da essa,  al mio arrivo, non è bastato che ridiscendesi la dorsale per cui mi ero inerpicato,- "oltre la quale è Cyrrus", mi aveva detto uno dei curdi,- una volta che ne ho raggiunto la sommità che era assecondata dalla cittadella fortificata  nel suo profilarsi,  perchè riuscissi finalmente a intravedere i resti della antica città, - solo dopo che ho superato anche l'ultima prominenza della china che lo nascondeva, il teatro di Cyrrus mi è apparso nella sua rovina2cyrrus.jpg (55829 byte), così come i terremoti ne fecero franare nell' orchestra le quinte e gli ornamenti , quattordici ancora le gradinate superstiti, desunte dalla collina quando vi furono erette.1cyrrus.jpg (92184 byte).

Già ansimante della mia corsa contro il tempo,6cyrrus.jpg (69969 byte) risalivo quel che rimane della pavimentazione in basalto dell' antico cardo, verso  le apparenti rovine di una basilica immane, di una chiesa contigua, finché non sono pervenuto alla porta Nord, aperta sui coltivi di olivi ed i minareti e i villaggi tra i colli, al di là della valle già in terra turca4cyrrus.jpg (73747 byte).

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