L' altro
ieri, ciononostante, a dispetto dell' apparizione intimidatoria la sera
avanti dell'agente di polizia, di quel suo monito perentorio ad essere
già alle dieci sulla strada per Ashgabat, nel primo mattino sono
ritornato al bazar di Konya Urgench , -già in piena animazione,
- per scambiarvi alla luce del sole ancora dei dollari al mercato nero.
Vi sono ricorso a dei cambiavalute con le borse strapiene di manat e di
sum, ai quali mi ha indirizzato il ragazzo della chaikana ove ero già
stato, il pomeriggio avanti, e dove ho potuto alimentarmici del solo stufato
di verdure dell' agika, e di latte e the.
Dopo di che ho fatto
immancabilmente ritorno, fosse quel che fosse, -alle rovine distanti dell'
antica Konya, pur di rivedere, ancora, almeno il firmamento mirabile della
volta del mausoleo ( risalente al 1370 circa) di Turabeg Khanum,
la principessa mongola andata sposa a Kutlug Khan, il riunificatore sotto
il suo scettro dell' intero khanato di çaghatai.
|
Esterno dodecagonale
del Mausoleo di Turabeg Khanum, (
1370 circa), con nicchie rettangolari alternate ai contrafforti.
Nel tamburo sovrastante si aprono 12 finestre. L'interno è
invece esagonale.
Esterno dodecagonale del Mausoleo
di Turabeg Khanum, ( 1370 circa),
con nicchie rettangolari alternate ai contrafforti. Nel tamburo
sovrastante si aprono 12 finestre. L'interno è invece
esagonale. |
|
Un
centro radiante linee di energia, interscantisi, promanava quali suoi
fiori astrali i giorni dell' anno,
il di e la notte,
le stagioni ed i mesi, riconducendoli
tutti al Suo fulcro,
quale cuore pulsante
del prato celeste.
|
Il minareto di Kutlugh Timur in Konya
Urgench, eretto verso il 1320, alto 67 metri, che è quanto
rimane della moschea |
|
E di nuovo ero oltre
il minareto più alto che sia rimasto confitto nel cuore dell'Asia,
di
nuovo il mio
sguardo roteava sotto le cupole della sala delle udienze del palazzo degli
shah del Khorezm, rimirava, come dall' edificio portante, gli involti
delle cupole si sovraergessero al cielo quali delle mirabili Yurte turchesi,
luminescenti,
|
La sala delle udienze del palazzo
reale degli shah, di cui è visibile nell' immagine la
nicchia dell pistaq, con muqarnas e senza la cornice rettangolare
tradizionale, come nei monumenti selgiuchidi, in Anatolia, di
alcuni caravanserragli in prossimità di Konya e di Nevsheir,
come nella madrasa Gok a Siva |
|
a radicare nella pietra
le origini nomadi indefettebili delle antiche genti degli sciah del Korezm
|
All'
immagine ingrandita
Il presunto
mausoleo di Tekesh, in effetti la sala d'udienze del palazzo
degli shah, il minareto e in lontananza il mausoleo di Turabeh
Khanum |
|
|
Il presunto
mausoleo di Tekesh, in effetti la sala d'udienze del palazzo
degli shah, il minareto e in lontananza
il mausoleo di Turabeh Khanum |
|
In un cielo incerto,
velato di nubi, mi riapparivano, sovrastate dal minareto altissimo, le
disseminate vestigia che rivisitavo dell' antica capitale degli shah selgiuchidi
del Khorezm, del Regno che fu il più potente ed esteso degli stati
islamici prima dell' invasione dei Mongoli, ai tempi dello stesso shah
Muhamad II che ebbe a provocarla- (accadde nell' anno 1219), - allorché
trasmise l'ordine di massacrare come spie i mercanti mongoli catturati
dal governatore di Utrar, senza usare riguardo alla successiva pretestuosa
protesta di Gengis Khan:
con la
sala delle udienze palatina, già ritenuta il mausoleo di Tekesh,
lo shah padre di Muhamad II ( 1172- 1200), sultano di Iraq, Khorasan,
Turkestan, il mausoleo finemente istoriato in terracotta di il-Arsalan,
( 1156-1172), padre di Tekesh e nonno di Muhammad II, la sua cupola a
yurta istoriata di maioliche come un kilim,
|
Il mausoleo di Il-Arslan,
( 1156-1172), o secondo altri del teologo Fakr al Din Razi,
che è sepolto invece a Herat. La fronte è decorata
con iscrizioni in terracotta, ed è sovrastata da un
tamburo dodecagonale-
XII Secolo d.C.
|
|
il presunto
portale pregevolissimo del caravanserraglio di Dash Kala,
|
Il presunto portale del caravanseraglio
di Dash Kala |
|
le sola
fondamenta del minareto di Mamun II, crollato definitivamente nel 1895.
Ai bordi del sinuoso
percorso riunificante, si profilavano sulla destra la collina del martirio
dei quaranta mullah, la Kirkmolla,
|
la collina
di Kirkmolla, dell' ultimo scontro contro i Mongoli degli abitanti
di Konya Urgenc |
|
o tra i campi era
possibile addentrarsi.t, assai oltre, nella fortezza di Ak Kale ove si
accanirono l'estrema resistenza e l' estrema furia dei Mongoli annientatrice,
dopo che finanche furono sprigionate le acque dell' Amu Darya, per agevolare
il massacro di quanti non ebbero in sorte di finire schiavi- centomila
furono gli uomini dell' antica Urgench tradotti in catene.
Era la
dispersa suggestione residua di un antico splendore, che seppe risorgere
anche dalle carneficine devastanti di Timur Lenk, al punto che così
ebbe a descriverne la magnificenza Ibn Battuta:
"Traversato
questo deserto giungemmo a Khuvarizm ( Konya Urgench), la più grande,
bella e cospicua città dei Turchi, dai bei mercati, dalle larghe
vie, dalle molte case e dalle notevoli bellezze. Essa sembra tremare sotto
la massa dei suoi abitanti, ed ondeggiarne come ondeggia il mare
( Rihla, III, 3)".
Ma ciò
che non poterono i Mongoli, e poi Tamerlano, lo determinò il mutato
corso dell' Amu Darya, votando all' abbandono ed alla rovina secolare
l'antica Urgench, quando dal 1575 se ne distanziò il corso, al
cui seguito gli abitanti si trasferirono altrove.
Ho quindi
lasciato la gostinitsa di Konya Urgench per Asghabat, in tutta la sporcizia
che non ho potuto esimermi di serbare addosso, dopo che mi ci sono lavato
come ho potuto, attingendovi l'acqua, per ogni uso, dal solo rubinetto
da cui fosse possibile,
Era collocato
nella sala d'ingresso, con una conca di metallo sottostante, e da esso
l'anziana madre immetteva l'acqua nella teiera: ad esso avevo furtivamente
ricorso per le abluzioni delle parti intime, come per il lavaggio delle
mani dopo che ho defecato la sera avanti in fondo al cortile, dove sono
costretto a lasciarvi aperta la porta del bugliolo ad almeno un poco di
luce, per non rischiare di finire nella buca delle feci sottostante.
Ma io
ero l'ospite occasionale di quella gostinitsa, che per il visitatore costituiva
il solo ostello o ricetto in Konya Urgench: ed avrei potuto presto, in
Ashgabat, ritrovare una presentabilità decente, - ricordo ancora
il mio disagio, all' hotel Dayahan, intanto che mi registravo con le unghia
orlate di nero-, mentre l'albergatore, sua madre, da quel solo rubinetto,
da quel solo lavabo, da quel fetido bugliolo tracimante la merda, come
quante delle genti radiose della luce irrorata loro dal padre della patria,
Turkmembashi, ogni giorno dovranno seguitare a trarre la pulizia del loro
decoro.
Cinque posti di blocchi,
poi nel deserto tra Konya Urgench ed Ashgabat, ad ognuno ei quali ho dovuto
apporre sui registri la mia firma e segnalare il mio transito.
Ho scambiato solo
degli sguardi di cortesia con gli altri passeggeri, qualche accenno a
tutta la doverosa pazienza, ma ne ho ottenenuto la collaborazione ai miei
sforzi a che le coccinelle del deserto, che dai finestrini s'addentravano
e finivano sugli abiti, e che preservavo cautamente addosso, o al riparo
di una mano concava, non finissero schiacciate, o a che fossero recuperate
se volavano su di loro, fino a che, alla sosta ulteriore, non fossi stato
in grado di disporle su qualche arbusto esterno .
Ieri avrei anche potuto
anticipare di un giorno la mia sortita dal Turkmenistan, ma avrei dovuto
rinunciare a visitare Nysa, la capitale dei Parti, i cui pressi ho raggiunto
in autobus dopo avere ripercorso in lungo e in largo Ashgabat, inoltrandomi
fuori città fino al mercato del bazar di Tolkuchka, di cui era
giorno solo di vendita di cereali e cocomeri-
E riemergeva tutta
quanta la mia angoscia di un mancato rientro dal Turkmenistan, entro i
cinque giorni concessimi, allorchè lasciando il mercato mi sono
ritrovato smarrito tra gli spartitraffico dove mi aveva detto di scendere
un ragazzo, se intendevo raggiungere con un taxi la stazione interurbana
degli autobus, per informarmi dal vivo su come nel tardo pomeriggio o
l'indomani, al più presto, potessi pervenire a Gawdan e alla frontiera
con l' Iran.
Nella stazione in
cui mi sono ritrovato, sono precipitato nello sconforto più prossimo
al senso della resa impotente, quando ho creduto di esserci finito nel
cul di sacco della reticenza unanime dei tassisti e dei conducenti dei
pullman, nessuno dei quali sapeva, o voleva dirmi,se di li o altrove per
la frontiera partissero autobus o minibus, dove fosse il "vakzal
" dei taxi collettivi che vi erano diretti.
In verità in
quella stazione non potevo rinvenire biglietterie, o marciapiedi di partenza,
a dispetto di quanto inveissi con malacreanza, perchè era la stazione
degli autobus interurbani, ed alcun autobus o minibus, o taxi collettivo,
era rintracciabile lì od altrove per la frontiera iraniana, giacchè
non ne esistono affatto, basta infatti affidarsi a qualsiasi taxi libero
che nella capitale passi per strada, talmente il posto di frontiera è
vicino ad Ashgabat.
La copertina della
mia guida dei paesi dell'Asia centrale, ahimè, reca ancora lo squarcio
cagionatole dall' ira con cui l'ho scagliata verso il soffitto del negozio,
di generi alimentari, in cui credevo di avere accesso alla stazione degli
autobus, quando il suo inserviente è rimasto imperturbato alla
mia richiesta di specificarmi dove mai li fosse, inesistente, l' autobus
"vakzal per Marv, Turkmenbashi, Doshguz, Gawdan e la frontiera con
l'Iran.....
La pala del ventilatore
l'intercettava , la tranciava, la faceva ricadere sui barattoli di latte
in polvere che si rovesciavano in serie.
Mi sarei acquietato
definitivamente soltanto in Nisa,
|
Il
sito di Nisa
Ogni
immagine di nIsa affiancata da questa icona
è una
miniatura |
entro il magnifico
scenario del Kopet Dag, le cui dorsali si succedevano a quelle delle cinta
di mura circolari, divenute delle concrezioni naturali come quanto resta
dell'antica città partica, dei suoi grandiosi palazzi, delle loro
pietre oramai trasformate in sedimentazioni.
|
Nissa , le sue mura
circolari, e le sue vestigia, sullo sfondo del Kopet Dag |
|
Delle vestigia riportate
in luce avrei identificato soltanto la sala a tre navate, che vi furono
erette su un duplice colonnato di cui non rimanevano che le basi lobate,
|
Nisa, la sala a tre
navate con duplice colonnato, di cui non restano che le basi
lobate |
|
(essa costituirebbe
l' attestazione primaria di come tra i Parti si instaurò la tradizione
della facciata a tre ivan, dei quali quello centrale era più allargato),
(- l'interno entro delle nicchie ospitava le statue di dei ed eroi).
Non ho identificato
invece quale fosse l'edificio, che testimonierebbe che i Parti tramandarono
al mondo iranico il cortile con quattro ivan che vi si affacciano.
All'immagine ingrandita
Poi all' uscita dal
sito, i ragazzi del villaggio che vi facevano ritorno verso sera, non
avrebbero mancato di raccogliere il mio invito a porsi in posa con un
magnifico sauro cavallo per la foto immancabile.
|
|