Premessa introduttiva

 

   

 

 

 

Per chi ignorasse, del sito di Mantova, come sia ancora " terra nel mezzo del pantano", nella "umbratilità" delle ibridazioni di civiltà e culture intervenutevi, è da dirsi che il ponte d'un tempo di San Giorgio sorgeva in corrispondenza dell'attuale terrapieno rettilineo che a nord est di Mantova intercorre tra il Lago di Mezzo e quello Inferiore. Il ponte ugualmente antico dei Mulini a sua volta si interponeva a nord ovest tra il lago di Mezzo e quello che pressoché in tutto è Superiore agli altri laghi di Mantova  poiché tale specchio d'acqua è la prima e la più vasta delle distese lacustri in cui il Mincio fin dal Medioevo, il Pitentino ingegnandosi, è stato artificialmente agevolato ad allargarsi e ad impaludarsi  nella sua lama dantesca intorno alla città.

L'antico ponte di San Giorgio vi fungeva da raccordo tra Mantova e i territori nord-orientali della sua civilizzazione comunale e signorile, nonché da tramite di transito tra le influenze e le dominazioni venete, e le proprie, costituendovi con il borgo di San Giorgio la testa di ponte di uno straordinario sistema difensivo fortificato tra le acque del Mincio e quelle del Po.

Si vedrà, dal decorso delle vicende, che la caduta del ponte di San Giorgio corrispose alla stessa caduta militare di Mantova,  e insieme della fama continentale della sua imprendibilità di "fortissima", il che avvenne quando all'alba del 18 luglio del 1630 un commando degli imperiali che assediavano la città, nella stretta finale della guerra di successione nei ducati di Mantova e del Monferrato, sorprese e sgozzò i pochi soldati della guarnigione del duca di Mantova a guardia del ponte, favorendo l'ingresso nella corte ducale e la caduta della città.

Solo a seguito della sua presa e del suo scoperchiamento, quando "coll'abbassamento delle muraglie che sostenevano il tetto, gli fu tolta quella oscurità che rendevalo simile a quello de' Mulini, ... poi divenne all' aria scoperta un dilizioso passeggio sul lago alla cittadinanza e d'ammirazione alli forestieri" ( Gabriele Bertazzolo)

Dal 1797, in conformità con gli editti napoleonici che imponevano che i cimiteri sorgessero al di fuori degli abitati, il ponte di san Giorgio sarebbe altresì divenuto di transito, per gli ebrei di Mantova, tra la Città ed il cimitero israelita che tuttora si situa oltre l'altra riva del lago.

Ma con la riunificazione di Mantova all'Italia nel 1866, per ragioni idrauliche il ponte non è sopravvissuto che per poco più di mezzo secolo alla fine dei suoi compiti militari.

Interrato negli anni venti del secolo che è appena scorso, eppure il ponte di San Giorgio non era ancora stato sepolto che già era diventato un mito nostalgico, uno dei culti della memoria dei mantovani che poterono o che hanno ancor modo di rimpiangere la Mantova perduta delle mura e delle porte abbattute, del ghetto sventrato e del suo rio intombato, dei ponti e delle chiese che sono stati bombardati o altrimenti rasi al suolo.

Certo è che in virtù della successiva valorizzazione tutelare del paesaggio e del sito di Mantova, quella che pure è la tumulazione stradale del ponte di San Giorgio appare oggi la più mirabile via d'accesso che si dia tra cielo e acqua alle meraviglie artistiche della città, per i turisti e per i viaggiatori che hanno ancora occhi per vedere.

Ma per chi è di Mantova il sito nel frattempo si è fatto soprattutto il rettifilo di raccordo tra l'antica e una seconda, più grande Mantova industriale e commerciale al di là dei laghi, propiziata, con lo sviluppo del Nord Est della provincia, già d'elevata tradizione risicola in agricoltura, dalle arterie anulari e intermodali che vi si interconnettono.

Ma che altro ancora il ponte sia stato, e quanto e come sia stato ciò cui ho alluso, sta ora alle pagine seguenti mostrarlo e rievocarlo in parole ed immagini.

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.Veduta aerea di Mantova

Il ponte di San Giorgio corrisponde alla lingua di terra del terrazzamento indicato dalla freccia.

E' questa a raffronto una celeberrima mappa a veduta d'uccello del 1575

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