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Verso Po

 
     
 

 

Dalla torre campanaria

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 Solo verso le sette di sera, ieri di domenica, sono riuscito a liberarmi degli affanni domestici e a riprendere con la bici la via della fuoriuscita dalla città, lasciato Bibò nella sua tulle alfine quieto al riparo da insetti e dal vento, io intanto lungo la statale e la strada secondaria insinuantesi, fra i campi, in una fragranza estiva di  sfoggio estivo di erba spagna, di trifoglio e di boraginacee, lungo i rivi costieri del folto di un fossato continuo, oltrepassando già la borgata di case, in prossimità della meta,  che l' insolazione estiva antiquava nelle rustiche pietre canonicheggianti intorno alla Chiesa; nella pienezza estiva, della luminosità intorno, che rendeva mitica ogni siepe e calcinazione muraria, ogni solco di volto e ogni rugginio d'arnese della mia Padanìa estivantesi, a ogni corte un ardore luminescente, fuori del tempo, ogni giardino e fulgore di rose e gerani, finchè l'argine esterno si approssimava profilato di pioppi, e la risalita mi immetteva in una sequela di parchi e di aziende agricole lungo i declivi, di ingressi alberati e radure d' erba circostanti, nello splendore solare, dell' erba rada, delle balle cilindriche di fieno, ferma accanto la rotopressa, prima delle case basse del paese e delle sue locande, della pieve a ridosso dell' argine e del fiume maestro... bganda.jpg (37041 byte)

Lì, a una panchina di cemento volta al suo corso, nel far del tramonto ho concluso la mia corsa, ove il corso del Pò (dismette) scostandosene, rilascia sull' altra riva litorali di sabbia, ansa.jpg (51367 byte) per frangere ed erodere in turbini d'acqua la riva erbosa sottostante, oltre i pioppeti riparata da massicciate arginanti. da arginature di massi.  

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E radenti le acque , e in su sfreccianti, era un viavai di rondini nel cielo, a pelo dell' acqua risollevandosi e riabbassandosi a ogni increspatura e flutto, per divagare tra i pioppi e traversare la strada d'argine fino ai campi e le case retrostanti, le più giovani le più inesperte e remiganti.  

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Poi è stata la volta di un aereo stormo di colombi, a dibattersi e planare lento e risollevarsi in alto, prima di riavviarsi alla torre campanaria in cui risiedono, agli antichi coppi e colmigni e alla grondature della pieve che ne è l'ospizio, ove altri colombi e tortore si crogiolavano nella smorzatura della calura e della luce diurna, già quietandosi al riposo notturno.  

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Come le cornacchie volte al fiume o alla vastità pianeggiante, controsera, lungo i fili e i cavi elettrici sospesi in alto, i passerottini che al mio sopraggiungere s'infoltavano in un cespo arbustivo o in un intrico già ombroso di rami, i confratelli piccioni e le consorelle tortore, conurbate, ritti ed erte sui fari luminosi dei viali di città.

Da tanta beatitudine di vita volatile, finchè al rientro in appartemento, acceso il video, ne era una eco l'ultimo canto di Bibò  al limitare del balcone dischiuso, me ne distorceva l' orrore bosniaco, riportato nei notiziari, degli scudi umani e degli ospiti di pace dell' Onu assunti in ostaggio dai serbi, dei giovani morti di Tuzla dilaniati in una sera come questa al caffè all' aperto, che quella notte sarebbero stati sepolti al riparo dell' oscurità delle tenebre nel cimitero islamico.  

Nota: Solo la prima immagine corrisponde all' itinerario effettivo di queste memorie, le ulteriori sono state desunte dall' argine di fronte, più a sud, e a oriente, nel Comune di San Benedetto Po ed all' altezza all' incirca di Villa Saviola

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