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Dalla
torre campanaria Solo
verso le sette di sera, ieri di domenica, sono riuscito a liberarmi degli
affanni domestici e a riprendere con la bici la via della fuoriuscita
dalla città, lasciato Bibò nella sua tulle alfine quieto al riparo da
insetti e dal vento, io intanto lungo la statale e la strada secondaria
insinuantesi, fra i campi, in una fragranza estiva di
Lì,
a una panchina di cemento volta al suo corso, nel far del tramonto ho
concluso la mia corsa, ove il corso del Pò (dismette) scostandosene,
rilascia sull' altra riva litorali di sabbia, per frangere ed erodere in
turbini d'acqua la riva erbosa sottostante, oltre i pioppeti riparata da
massicciate arginanti. E
radenti le acque , e in su sfreccianti, era un viavai di rondini nel
cielo, a pelo dell' acqua risollevandosi e riabbassandosi a ogni
increspatura e flutto, per divagare tra i pioppi e traversare la strada
d'argine fino ai campi e le case retrostanti, le più giovani le più
inesperte e remiganti. Poi
è stata la volta di un aereo stormo di colombi, a dibattersi e planare
lento e risollevarsi in alto, prima di riavviarsi alla torre campanaria in
cui risiedono, agli antichi coppi e colmigni e alla grondature della pieve
che ne è l'ospizio, ove altri colombi e tortore si crogiolavano nella
smorzatura della calura e della luce diurna, già quietandosi al riposo
notturno. Come
le cornacchie volte al fiume o alla vastità pianeggiante, controsera,
lungo i fili e i cavi elettrici sospesi in alto, i passerottini che al mio
sopraggiungere s'infoltavano in un cespo arbustivo o in un intrico già
ombroso di rami, i confratelli piccioni e le consorelle tortore, conurbate,
ritti ed erte sui fari luminosi dei viali di città. Da
tanta beatitudine di vita volatile, finchè al rientro in appartemento,
acceso il video, ne era una eco l'ultimo canto di Bibò
al limitare del balcone dischiuso, me ne distorceva l' orrore
bosniaco, riportato nei notiziari, degli scudi umani e degli ospiti di
pace dell' Onu assunti in ostaggio dai serbi, dei giovani morti di Tuzla
dilaniati in una sera come questa al caffè all' aperto, che quella notte
sarebbero stati sepolti al riparo dell' oscurità delle tenebre nel
cimitero islamico. Nota: Solo la prima immagine corrisponde all' itinerario effettivo di queste memorie, le ulteriori sono state desunte dall' argine di fronte, più a sud, e a oriente, nel Comune di San Benedetto Po ed all' altezza all' incirca di Villa Saviola
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