all'indice delle pagine di diario degli anni 1992-94

2, Natale 1993

 

 

 

 

Il vomito

 

10 dicembre

 

Nell'aria già da settimane fervono le luminarie e le festività natalizie, ed io mi sono già predisposto al loro spirito,  indaffarandomi nei doni di Natale e intraprendendo la lettura de "Il grillo del focolare", ma pare che un nero destino si adoperi, in tutto e per tutto, per segnarmi infelicemente anche questo Natale.

Così stamane quando mi sono alzato, ho inteso subito che qualcosa non andava nel mio corpo, quando ho avvertito lo stomaco come insaccato e pesto, un senso di nausea presagirmi il vomito.

Ma non avevo intenzione alcuna di restare a casa da scuola, benchè fossero in programma le Assemblee, troppo ero in ritardo con i tempi di svolgimento del Programma di Storia, in prima C, ancora indugiando nel Mesolitico, l'allievo bravo e scavezzacollo doveva pur riferirmi le tesi sulla rivoluzione neolitica di Levi Strauss, sulla sua natura progressiva e regressiva, per potere disertare le lezioni. Si preannunciavano ancora agitazioni prima delle Vacanze, occupazioni e autogestioni, e compiti e verifiche da assegnare e correggere appena possibile, minacciavano gravose i miei sabati e domeniche venturi, quali ulteriori subissi di cui affliggermi per avere dei dati di valutazione non precari nel colloquio fra due settimane con i genitori.

Eppoi troppo mi ferivano le richieste di addebiti del Preside,

per avere accolto un allievo da lui sospeso due settimane fà, quel giorno- per sventatezza aveva anticipato la sospensione assentandosi i giorni precedenti-, quando pur avrebbe potuto sapere che glielo avevo inviato perchè si regolasse, ricevendone la risposta che per un abbassamento di voce egli non poteva riceverlo, e che ripassasse, ripassasse con comodo, o l'altra comunicazione in cui mi ammoniva per avere dato testimonianza sul registro delle vicissitudini cui devo sottopormi presso i laboratori di Fisica, o di Scienze Naturali, pur di visionare con la classe Blob o "Le forme della città" di Pasolini, ricevendone la preclusione asperrima di una insegnante di Scienze che per pavidità femminea egli non sa contrastare, dopo che già vanamente avevo perso tempo per illustrare al medesimo, e all' Ufficio Tecnico, quanto come occorresse prontamente intervenire per arrestare il degrado della saletta degli audiovisivi, così come 

troppo mi umiliava, di rabbia, la modifica proposta all'articolo terzo della finanziaria, di decurtare del 50% la retribuzione giornaliera di un insegnante come di qualsiasi statale che si assenti un sol giorno, per restare io a casa nonostante i conati e non testimoniare, anche con il mio travaglio fisico, quanto il senso del dovere e dell'obbligazione educativa fossero incarnati nel sottoscritto, a differenza di quanto si suppone generalmente di noi insegnanti, e come accreditavano le condotte anche ieri dei miei " colleghi", pressocchè nessuno dei quali, nelle mie due classi, aveva risposto all' appello degli allievi di essere accompagnati da loro in gite o viaggi di istruzione.  

Così, dopo avere rifatto il letto ed avere defecato ed essermi lavato sotto la doccia, prima di rivestirmi, non cessando i conati, deposti i testi di Levì Strauss, mi sono disposto sul bidè per provocare il vomito nel water dove avevo appena defecato, erano pressappoco già le otto, e il rigurgito istantaneo, e successivo, è parso allora liberatorio, assicurarmi la tregua delle sollecitazioni almeno fino alla terza ora di lezione, fino a quando dopo l'intervallo sarei stato libero.

Per fortuna, in quei frangenti, avevo pur pensato che fare, supponendo che i capiclasse non avessero riferito o richiamato la classe, come avevo loro richiesto, alle mie direttive sul registro e sulla lavagna, che per quella mattina prevedevano Storia, appunto, in luogo di Italiano, nel trambusto d'orario ingeneratosi dopo la comunicazione che quella mattina ci sarebbe stata Assemblea classe per classe.

Così infatti era successo, metà di loro avevano il manuale di Storia, e metà i testi di Italiano, così rabbioso per non poterli interrogare e per dovere improrogabilmente ricorrere a un ulteriore Compitino di Storia, pur di verificarli prima dei colloqui generali, chiedevo quando fosse possibile, e risultava che il solo giorno che non li poneva in crisi era il Venerdì, e il più remoto, così ridosso al giorno dei colloqui, digrignavo in classe, nel segnare per quel giorno quel successivo accertamento, il terzo in settimana, con quelli che mi si imponevano per lo stesso motivo nella classe seconda, che senz'altro un altro sabato e domenica di tormento avrei dovuto passarli nel correggerne gli esiti.

La classe si è zittita tutta, allora, memore di come il martedì prima avessi chiesto furibondo a quel loro compagno arrogante,  ben sapendo come per terminare i giorni precedenti la correzione della loro prova di Italiano per lo scritto,, che mi aveva richiesto come ogni volta precedente se mai già avessi corretti i loro compiti, se mai potessi il giorno seguente recarmi a visitare infine i miei familiari, visto che per portarne a termine la correzione, avevo rinviato di vederli e avevo trascorso in casa l'intero pomeriggio della domenica fino a notte fonda, pur tra i fausti risultati elettorali che assegnavano cinque sindaci su cinque all' Alleanza progressista,       

liberandomi solo alle due notte di quella sequela di proprie stanze descritte, senza che nessuna di esse risultasse conforme ai requisiti richiesti.

E di quel martedi, e del mercoledì festivo, avevo pur profittato, per andare a trovare i miei cari e recarmi a visitare a Bologna la magnifica mostra sull'arte di Ludovico Carracci, ancora negli occhi le tenebre dfivampanti del suo chiaroscuro meteorologico.

E intanto, sibilavo, che ora prendessero appunti, se non avevano il testo, per la improcrastinabile lezione di Storia.

Venivo così parlando loro di popoli di pastori e nomadismo e transumanze, delle prime forme di agricoltura in valli fluviali e nella Mezzaluna fertile, di come comportassero l'insediamento delle prime comunità di villaggio, la rotazione delle colture o la devastazione ambientale del debbio...

Intanto sentivo risorgere i conati, la nausea farmi trasalire...

Ma seguitavo, illustrando le invenzioni concomitanti dell' aratro e della ruota e della vela, l'emarginazione delle donne al telaio e alle fusaiole...

confondendo arco e ruota, nel parlare dei trapani e della prillatura forgiatrice di birilli degli artigiani marocchini.

Sentendosi contrarre lo stomaco e riversarsi la bocca,  avevo pur modo di illustrare il mio punto di vista sull' Assemblea del giorno prima, di rialzare la testa e constatare che potevo seguitare ancora, fino a concludere la lezione delineando il sorgere del capo, guerriero e sacerdote e proprietario di schiavi.

Giusto in tempo per controllare che erano le 9,30 e salutarli con la massima fretta, poichè non appena ne superavo la porta, eruttavo bocconi di vomito, ne imbrattavo la sciarpa e il giubbino, riversavo lungo il corridoio altro liquame, mi accasciavo, buttando ancora, su di una sedia nella prima classe che rinvenivo vuota.

Provvedevano le bidelle, che nemmeno ero riuscito a richiamare, poi a ripulire corridoio e aula.

Durante l'ora seguente, poichè l'allievo con il quale discuto della violenza nello sport e del tifo, durante le attività alternative, era intento alla sua Assemblea di classe, ne ho profittato per ristorarmi al bar con una tazzina di the, discutere sia pure sottotono, in sala insegnanti, dell'increparsi della Lega e della lidearship di Bossi, prima di avviarmi per l'ora seguente di lezione, e in sala stampa a fotocopiare per il giovane di Attività alternative, e alcuni allievi di seconda, i ritagli di articoli che parlavano dell'evoluzione recente dell' aggressività calcistica contro i propri idoli calcistici, del suo disfogarsi in costoro e nei tifosi per un senso irreale di onnipotenza.

Mentre mi avviavo verso le classi, mi interpellava con aria di rimprovero una bidella, perchè avevo vomitato in corridoio anzichè( raggiungere il) in  bagno...

E quando entravo in seconda, si parlava ancora e soltanto della  traccia schifosa che avevo rigurgitato...

Ecco, quanto era stato recepito del mio spirito di servizio...

Come se anche Bush non avesse vomitato in pubblico, inveivo, e non defecassero anche le regine, ed io non mi fossi mai presentato a loro che in tutta la dignità della mia esistenza fisica, umorale di sperma e sangue e (sudore(azione) e) di ogni rigurgito come avrei voluto aggiungere ...

Furente ne imputavo pregiudizialmente il mio solito allievo, sempre il solito cinico e sprezzante, mentre invece se ne accusava uno estraneo, aggiuntosi a loro per dirigerne i lavori assembleari, e che solo ora intendo che forse era della stessa classe in cui mi ero ricoverato...

Nel sedermi a un banco, intanto che l'assemblea aveva luogo, cercavo di osservarli e di intervenire il meno possibile, tanto li sentivo estranei e mi avvertivo contro di loro ostile, mentre l'anelare alla bellezza con il vomito in gola, era l' idea di che cosa possa essere la poesia, in cui trasmutavo per una lezione futura l' esperienza che venivo patendo.   

Nei loro stentati interventi non si manifestava frattanto c'era alcuna loro reale partecipazione, nulla di nulla, alla mia sofferenza nel venire a scuola impossibilitato di realizzare con loro il meglio, non riuscivano a trovare obiettivi e moventi di lotta...

Intervenivo solo per zittire il loro dileggio all'uso del termine "comunista", su cui ironizzavano irridendo un compagno, quando fossero stati in questo Istituto vent'anni prima, il loro stesso conformismo ne avrebbe fatti tutti dei compagni e compagne fedeli alla linea,  quindi, sul finire, sollecitato, per dire che pensavo in breve della loro impasse, asserendo che piuttosto di come era avvenuto il giorno prima alla loro pre-Assemblea cui avevo assistito, nello sconforto rabbioso e infine lucidamente rassegnato, che ogni errore e primitivismo passato, dei trascorsi movimenti studenteschi, vi fosse ineluttabilmente risorto (ritornato a vivere) sotto altre latitudini e longitudini storiche, forse sarebbe stato meglio che secondo un termine della cultura greca, loro avessero ragionato " dialetticamente" sfuggendo al dilemma che li aveva intorti, per decidersi se muoversi(,) e come muoversi, se il nostro istituto fosse un'isola felice o un luogo penitenziario, e che forse era il vero che vi sono compresenti corsi e laboratori iper-attrezzati e sconcertanti deficienze, che dal contrasto con l'efficiente risultano più ancora acuite, come l'assenza di qualsiasi software ancora all'inizio dell'anno, e tuttora di programmi di videoscrittura nei laboratori di Informatica, o lo stato di degrado e di abbandono della saletta degli audiovisivi, il tutto chiaramente riconducibile, a finanziamenti nelle politiche di bilancio delle istituzioni scolastiche, non più in grado di assicurarne nemmeno la manutenzione...

Così come il nostro Preside, prefigurazione sconcertante del futuro manager scolastico, nel suo rigore esteriore è al tempo stesso efficiente e un intollerabile autocrate, secondo un termine che li venivo invitando a ricercare sul dizionario, e in cui, a una prima definizione, ne riconoscevano i tratti esatti del comando.

"Voi non siete stati in grado di riempire la lavagne di questioni e di parole d'ordine...

Ma i problemi e le mancanze, ho concluso, insorgono e si evidenziano in chi intenda insegnare e apprendere al meglio, che se io stesso mi limitassi alla lezione frontale, vi vivrei nel migliore sistema scolastico, e non  mi apparirebbe in stridore squallente con ciò di cui dispone la maggioranza dei singoli privati, il fatto che non si disponga di un antenna funzionante o di un videoregistratore e di un televisore a disposizione delle discipline linguistiche, mentre forse è anche troppo l' istruzione che pur garantisce, per chi non miri che al pezzo di carta con il minimo sforzo...

Così, secondo la contrapposizione polemica, si individuano amici e nemici e responsabilità e addebiti, e il Ministro della Pubblica Istruzione non è solo  solo un fantoccio polemico non si sa bene perchè...

E questo era certo il loro caso... la vacuità effettiva dei loro blateramenti sullo sciopero di domani, "per un maggior potere studentesco, " poichè in fin dei conti la scuola è nostra,

"e dobbiamo fare lo sciopero per non far vedere che siamo a meno delle altre scuole,"

l'importante è restare fuori, domani,..."

Senza rimproveri e rimbrotti sono stato così oltremodo persuasivo, credo... non ricevendone infatti il minimo dissenso, su quali risultasse il senso reale dei loro proclami di sciopero ed autogestione...   

Senza alcun'altra reale motivazione che l'assentarsi da scuola e unirsi agli altri, in mancanza di reali motivazioni allo studio e al miglioramento delle istituzioni scolastiche...

" Si, all'autogestione, così perdiamo i Compiti in clase di Italiano e Matematica, di Chimica e di Storia", secondo quanto vociferava credendo che non lo sentissi, sempre quell'allievo verso il quale avevo riespresso la mia ostilità pregiudiziale.

E come mi era fin troppo scontato, data la loro resistenza, manifestatami, anche a solo spendere in un anno quello che io spendo ogni giorno, per la lettura dei giornali in classe, o ad assicurare l'acquisto cospicuo di fotocopie, o il loro disinteresse di fondo a che si faccia questo anzichè quello, che insegni o non insegni loro un giorno videoscrittura, che trasmetta (loro) o non trasmetta la rumba della Saraghina...

Erano le mie ragioni che ripetevo a un allievo di prima, durante l'intervallo in cui mi confortava della richiesta del mio parere in merito.

Al bar consumavo quindi un ulteriore the, prima di salire ad un Laboratorio superiore e desistere, come non l'ho rinvenuto, dal ricercarvi il collaboratore per il riuso della saletta audiovisivi, la nauseolenza del vomito e il vacillamento interno incombendo di nuovo...

Così mi avviavo verso l'appartamento in bicicletta, sostavo all'edicola ad acquistare il Corriere, quando mi sovvenivo che non avevo trasmesso a quell'allievo arrogante la seconda parte sulla quale intendevo vagliarlo del testo di Lévi Strauss, e che dovevo ritornare a scuola per riconsegnarglielo, a qualsiasi costo, visto che fino al giorno della sua esposizione, il mercoledì seguente, i propositi di sciopero e di gestione vanificavano tutto...                       

Intanto si riaddensava il mio astio ostile contro la generalità dei colleghi, dei quali non uno ravvisavo di rientro nella sala insegnanti, cui valesse la pena di sfogarmi dicendo quanto fossi forzato a un sovraccarico di oneri e compiti cui la loro coscienza bellamente è estranea, per fronteggiare le ritardate verifiche e gli accertamenti che siffatte agitazioni scolastiche rendevano pressanti.

Quando risalito all'esterno in bicicletta, a rendere più oltraggioso che mi fossi sottoposto a tanto scrupoloso tormento nella vessazione fisica, allorchè un mio ex allievo si affacciava da quel laboratorio per salutarmi gentilmente ed io contraccambiavo, un altro sopraggiungeva con il medesimo tono, ma articolando un insulto di rito nei miei confronti.

Allora sia la porta centrale, che quella del laboratorio, risalendovi ho squassato con tutta quanta la rabbia furiosa che avevo in corpo, e frenetico stavo già per assalirli a parole, articolare, al gruppetto discovato, la richiesta urlata in un fiato se mi fosse concesso regolarmente accedere o allontanarmi dall'edificio senza essere regolarmente insultato, quando si faceva avanti lui, il porco, quella bestia sudante l'odio più reciprocamente mortale che contraccambi in Istituto, quell'assistente già di Fisica che per un anno bastava che aprissi bocca per aggredirmi, in nome dell'innocenza scolastica di questo o quell'allievo non altrimenti intenzionato che a tormentare i compagni.

A gridarmi che uscissi, io, il maleducato, quando da anni, da quelle finestre, gli allievi impunemente mi vociferano insulti, io ahimè dimostrandogli invano i denti e l'odio, poichè non riuscivo a trovare le parole, che lo ferisero senza costituire un insulto diretto-

"Ora capisco alla sua vista,- avrei dovuto dirgli, perchè qui brancolano maiali allo stato brado..."

Mi sono limitato a risbattergli in faccia la porta schiumando

Disceso, ho trasportato la bicicletta all'interno dell' atrio. sortendo dall' istituto presso il bar.

Tanto, mi aveva riservato, l'essere andato a scuola nonostante il vomito in corpo...

A fronte della sola eppur certa soddisfazione, di avere ultimato per dovere la lezione di Storia improcrastinabile, appena prima di essere sopraffatto dal suo eruttare.... 

Quindi a casa, tra un soprassalto e l'altro di sonnolenza, strangugliando in conati di vomito, sarchianti, finchè la nausea non è passata, ed ho capito alle prime dolenzie di capo che sono sopraggiunte, che non già del salmone deteriorato o di caprino guasto (inacidito) si trattava, ma di febbre, e nell'anima disamorata, di tanta inacidita vecchiezza offesa ( di tanta fame d'amore offesa, esasperatasi in doveri ed obblighi.)

                          

 

 

Carnevalesco

 

11 dicembre 1993

 

oggi lo sciopero autorizzato è stato totale.

E i rappresentanti dei Consigli di classe hanno deciso l'autogestione, senza sapere nemmeno che sia.

Hanno capito in ogni modo che eviteranno così Compiti in classe e Interrogazioni, e tanto basta.

Così, come le loro manifestazioni di piazza e le interviste che trasmettevano in televisione, esprimevano il solo rifiuto concreto di nuove tasse scolastiche.

E del resto le sole questioni scolastiche cui i miei allievi

sono stati sensibili, sono gli ingorghi o le mancate coincidenze che ne impediscono dalla scuola una uscita più rapida, o la possibilità di fare gite con la sola meta di andare lontano, o in via Montenapoleone dopo essere stati costretti a percorrere le sale del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano come passaggio obbligato.

Bah,... siamo in piena situazione carnevalesca: saranno per tre giorni sovrani di nulla, per sottostare passivi e succubi il resto dei giorni.

Quando sono uscito dall'assemblea dei loro rappresentanti d' Istituto, la rappresentanza pensante della nullaggine d'intenti del  qualunquismo scolastico dei più, quando non è di fatto il vaffanschoool di un corpo studentesco di umori e sensi contrari, e mi sono incontrato con il tecnico che il preside mi ha assegnato perchè smettessi di guaiolare, chi avevo supposto animato dei più fieri propositi, mi si è erto di contro come un' ulteriore forma di resistenza inerte, quella del più indomito massimalismo rifondativo.

Non è disposto a ornamentare la saletta d'ascolto che con tendaggi da cinema, in spesso velluto...

Non ha voluto intendere ragioni, quando gli ho obiettato che così per quest'anno non se ne fa niente....

"Per me è importante che vedano comunque "ladri di biciclette", o che mai altro, se è ora o mai più...

" Vedere male è come non vedere niente..."

E intanto nemmeno più scriviamone in questo tardo pomeriggio di sabato,  recuperiamo nei loro confronti e di tutto una sovranità festiva, un tempo privato di poesia e musica dopo il tempo di stato...

 

 

Da quei ritagli

 

l' altra volta che ho visto mia madre, e le ho detto le meraviglie del mio computer, di come sia il testo che ora si sposta e si adatta a ogni sua modificazione  " Eh, ne hai fatta

di strada, mi ha detto commossa, da quando, ti ricordi, tenevi alle elementari e poi alle medie da parte tante striscioline di carta, per attaccarle riga per riga ad ogni parte che modificavi di un tema..." 

 

 

Occupazione

 

15 dicembre 93

 E' stato domenica mattina, al successivo risveglio, quando ho accertato di avere registrato di nuovo integralmente " Non sono vivo, ma...", che in un lampo mi è balenata l'idea:

" E perchè invece di attenderli invano per fare lezione, non profittare invece dell'occupazione per divulgare le mie tecniche di impiego dei mass media?

Poi mi hanno inasprito di nuovo i rigurgiti d'astio, si sono riacuite le diffidenze sulla natura delle loro agitazioni, sulla credibilità sincerità che rivendichino una della loro richiesta di una scuola migliore, data anche la regressività degli slogan e il frasario  degli intervistati nei cortei apparsi sugli schermi televisivi il giorno prima,  che di sentito non avevano espresso che il rigetto di nuove tasse, della necessità di sostenere costi e oneri ulteriori, la stessa sordidità dei miei allievi a contribuire al pubblico e ad assecondare o riconoscere il senso vivo e il dispendio della mia messa in gioco nell'insegnamento, mentre del privato tutto è lecito e indiscusso...

Lunedì sintesi, è il mio giorno libero, mi reco a scuola solo il pomeriggio, per concordare con i ragazzi che dirigono l'autogestione la mia lezione aperta nell'aula gradinate

Martedi- sintesi-

Ritardo sia pure solo di qualche minuto l'arrivo, con  pile di cassette nello zainetto, arrestate ognuna al punto delle sequenze che intendevo utilizzare per esemplificare il mio discorso.Non che fossi particolarmente emozionato. Saranno in pochi, senz'altro pressocchè nessuno dei miei.

Invece quando entro...devo farmi il varco tra la rssa all'ingresso, le gradinate strapiene in ogni ordine di posti...

( Alla Celine...) E l'accoglienza non è affatto invitante... Sono in prova... Pronti a gettarmi in pasto al ludibrio non appena fallisco... Fischi, risa, ammiccamenti, e parole di insulto...

Culo, culo, e le parodie della mia effeminatezza nei modi...

io sento solo un rombo alle tempie e una tensione stravolta protesa nei gesti... sistemo fra nello scherno generale la mia messa scena di cassette... se ne ridicolizza il numero ...

In effetti mi occorreranno tutte...

Mi verrebbe anche voglia di salutare già tutti quanti e levarmi il disturbo.... secondo la parabola e il più puro stile evangelico delle perle e dei porci... Ma non me la batto... Per disdegno non lo faccio il gran rifiuto... 

Ma se nauseato e con la rabbia di un gran schifo dentro, tra il berciare del loro maschiume sudorifero e sbracato non me la batto, tra questi stronzi in esibizioni di fregole figaiole devo ora prendere la parola nel loro osannare la figa devo pur prendere la parola....Devo esordire, comunque, essere breve, (e concitato), zittirli, innanzitutto... Fottermene, del loro fantasmatico fottio ...E li invito al silenzio richiamandoli al fatto che nè loro pagano il biglietto, nè io sono lì perchè retribuito... Dunque io ho solo diritto al loro rispetto... Bene, avanti così e con l'illustrazione generale, e di quali e quanti siano i modi d'uso a scuola delle videocassette, per concludere nel silenzio e nel batticuore, con il discorso sull'intertestualità nei film, come avviene in ogni forma della cultura (più in generale),  di cui fornirò un esempio che è un omaggio all'arte di Fellini, desunto da Amarcord, di cui si illustrerà la reinvenzione creativa nelle scene iniziale del primo grande film di Woody Allen, dopo "Provaci ancora Sam", ossia in Io ed Annie, a parvula testimonianza della importanza del cinema europeo negli svolgimenti per lo sviluppo del cinema americano... Preannuncio, a stimolarli, che assisteremo poi a come la nota prostituta Saraghina di Otto e mezzo, prostituta da poco, come indica il nome, per opera di Woody Allen, in Radio Days, si reicarnerà in una supplente scolastica...

cade giusto a proposito, a tal punto,la polemica politica contro l'imperialismo cinematografico americano...

Ora è durata anche troppo la premessa, passiamo ai nastri, inserisco la cassetta, e le sequenze sul mondo scolastico della Romagna e della Rimini fascista di Fellini, irresistibilmente campiscono il piccolo schermo...

Mi affanno, intanto che i rumori e le paroline e le risatine si susseguono ancora, ma chi se ne fotte, a cercare ove siano gli interruttori per accendere e spegnere, dove pigiare per schermare lo schermo...

Nessun incidente, per fortuna, tutto fila via, anche l'audio posso regolarlo senza che il frastuono di fondo obblighi a forzature di volume,....e  già la palla del pendolo che per l'allievo ritardato è una palla d'elefante, scatena le risate...che aumentano ancora quando l'insegnante di filosofia si perde oltre l'armadio dopo avere enunciato la conciliazione demurgica di Stato e Chiesa con i Patti Lateranensi,... diventano poi uno scroscio, quando l'insegnante di Disegno dal viso e dalla voce appuntite, nel ripetere che cosa ha mai inventato Giotto, scandisce con il biscotto le sillabe della " pro-spett-tiva" prima di intingerlo nel suo liquorino, si fanno ridanciane alla puzza di Bobo, per scatenarsi esilarate, quando è la volta dell'insegnante di Greco, e dei suoi ingenui sforzi nel protendere la lingua contro il palato e di serpentinarla , per insegnare come mai si articoli emarpsamen all'allievo più candido e discolo che lo invita e reinvita a riprovare ancora e a redndewsi più ancoras ridicolo, e ogni nuova volta, nel ripeterte, profittare dell'adiacenza della lingua al palato per sgusciargliela fuori in una pernacchia.           

......................................

La mattinata termina, tra le fuoriscite prima dell'una, con le dissolvenze della tanta carne della giovane donna sorpresa allo specchio...

 

 

................ nel pomeriggio,.... già numerosissimi all'avvio, concludo lìepisodio di Radio Days, quando la supplente che sopraggiunge, si rivela essere la donna sorpresa nuda allo specchio, per la felice dannazione dei piccoli allievi...estasiati a ogni sua inflessione di culo che ribadisce e tornei danzante le formulazioni algebriche.

Poi ritrasmetto le ultime sequenze dell'episodio in 8 e 1/2 della Saraghina, per esplicitarne i richiami puramente poetici delle immagini terminali, ove le idee di sesso e colpa e carnalità e morte, si emblematizzano nelle spoglie scheletriche della Santa

e nel penitenziario incolpante dei confessionali e delle loro grate raggianti, nel trasmutare della Madonna nella carnalità rivisitata della saraghina, che non è il diavolo, come vedete...

Poi, a intermezzo, illustro come dalla lettura in classe di una poesia, o di brano critico di un saggista o filosofo, si possa accedere alla testimonianza storica, eccezionale, della lettura della medesima ad opera del medesimo poeta, come è il caso di cinque poesie per il gioco del calcio di Umberto Saba o alla viva voce dialogante del filosofo e saggista in questioned.

Ma quando Saba s'accora retoricamente nella quarta delle sue poesie, la platea già rumoreggia scalpitante

E l'ora adesso di appioppare il gran gran colpo, per la sensualità dei (più) piccoli, della scena da Amarcord della tabaccaia, dapprima accolta come una faticosa sagoma, poi come un'allegra figura di sensualona, quando dal Titta si fa sollevare, in un guaiolio di soddisfazione sforzata...

Ma quando tira fuori le gran tettone, prima una poi l'altra

perchè il ragazzotto lo succhi... è un boato sovresaltato e sorpreso sgomento per l'enormità, uno strabuzzio d'occhi che non credono a ciò che pur che vedono...

Poi la Grande Madre delusa le ritira dentro, offre al giovanetto che smamma una sua sigaretta....

e i più ugualmente se ne vanno, restano in pochi, e per loro ammanisco no stopo le enunciazioni e gli esempi del lavoro didattico possibile su edicole e  telegiornali, su spot e i numeri di Blob....   

       

 

 

Stamattina, già le nove passate, nell'aula gradinate ancora vuota mi sentivo come l'omarino di Charlot di cui avevo fermato

l'immagine sul video, ne " la febbre dell'oro" melanconicamente solo con se stesso e le bottiglie approntate per la bella del saloon, l'ultimo dell'anno, in vana attesa di lei e delle sue compagne di vita nella sua ripulita baracca, al solo accenno di una sua leggera promessa.

Era tremenda stamane la concorrenza, tra l'altro un corso di chitarra nell'aula di disegno oltre il corridoio.

Poi, come mi avevano pur garantito quelli del servizio d'ordine,

dei giovani hanno cominciato a venire alla spicciolata, poi a gruppi più cospicui, sinchè l'aula ne è stata rapidamente gremita.

Ho allora iniziato ad esporre loro, a uditori partecipi senza più prevenzione o tono alcuno di spavalderia insolente, che il modo in cui il cinema rappresenta il sogno sarebbe stato il tema  che avrei illustrato quella mattina, esemplificando come una lezione che analizzi una narrazione letteraria di un sogno, sia quello di don Rodrigo o di un racconto di Kafka, o in cui le vicende diurne accadano come in un sogno, ed è il caso che ho citato del "Medico di campagna", può essere raffrontato con i modi di narrare i sogni nel cinema.

Ho quindi riavviato quella sequenza struggente della febbre dell'oro, quale esempio non già di un'esperienza onirica, come succede in noi, ma di un sogno come l'immaginiamo a occhi aperti, ove tutto accade come desideriamo che succeda e non è in effetti, e lei e le sue amiche ridono come loro ridevano, incantati, delle sublimi pagnottelle danzerine animate dalla nostra arte, mentre in effetti di noi, di lui si è solo presa gioco.

Qualcuno di loro perfino ignorava la realtà del cinema muto, non capiva perchè non parlassero, meglio sfoggiare le suggestioni a questo punto del tecnicolor di Sogni di Kurosawa, mi sono detto, prescegliendone non il più bello, ma in tal senso il più decisamente spettacolare, ossia quello denominato " Corvi", ove un pittore provetto, peregrinando in un Museo di sole opere di Van Gogh, s'addentra nella tela del ponte di Langlois, presso la proda inizia a discorrere di quel matto con le lavandaie, e lo trova intento fra i campi dei suoi dipinti, divorato dal furore espressivo, levandosene in ridda deflagrante con il turbine del sole, sicchè lo insegue fra i sentieri e i peschi in fiore dei suoi dipinti,  finchèlo ritrova nel campo di grano finale, al levarsi dei corvi al suo colpo di sparo. 

Ora potevo procedere più di fino, ritornare agli albori del sonoro e alla atmosfera di incubo del Vampiro di Dreyer, di cui antologizzavo la sequenza in cui il protagonista si sdoppia,  

si pone sui passi dei paesani complici del Signore delle tenebre, li segue nell' interno, li vede intenti ad una bara, in loro assenza la scopre, vi è lui stesso in catalessi, che ora vede attonito il cacciavite avvitare il cofano, sente avviarsi il corteo, osserva inerte, dal vetro della bara, appressarsi a ridosso i volti al seguito, sfilare sovrastanti antiche torri e  erte chiese,  finchè giunge nel cimitero, ove lo sdoppiamento   

ha termine, e l'uomo nei pressi, raggiunto dall'aiutante, ora sa che fare, spezzarte con un puntuerolo il cuore del vecchio vampiro sepolto e il maleficio che emana.

In un raffronto (intertestuale), ho fatto seguire un brano sublime de "la doppia vita di Veronica", ove Kieslovski rappresenta la tragica fine canora della Veronica polacca, lo spezzarsi alla nota più alta della sua vita tesa spiritualmente in un insostenibile anelito alla luce, e la macchina da presa si fa allora la vista della sua anima, nello svolare via dal corpo

oltre le teste delle persone adunate nella sala di concerto,

nel piombare con il corpo nel buio totale, quando l'ultimo pugno di terra ricopre del tutto il vetro della sua bara,  lo stesso dell'obiettivo della camera da presa corrispondente, come in Dreyer, all'occhio veggente del morto.

Ora l'aula era gremita, senza che l'attenzione fosse distolta dal sovraffollamento.

Qualche sguiataggine si levava, senza seguito reale, solo quando la scena seguente rappresentava intensificandola all'acme, nella flessuosità nuda dei corpi otticamente deformati, l'ardore erotico del coito con un uomo giovane dell'altra Veronica, assecondando l'intrecciarsi e il lambirsi delle mani e dei corpi, sinchè accadeva l' infrangersi in lei dello spasimo sensuale, al rompersi del filo congiunto della vita dell'altra.

Ora potevo comunque esemplificare la reale resa filmica di un sogno, con l'incubo iniziale di 8 e1/2, quando Marcello sogna di essere richiuso dentro un auto, in un colossale parcheggio di vetture intasate, non un rumore o una voce dall'esterno, come se i diverbi di sesso, e d'interesse, vi avvenissero in apnea, quando la sua auto comincia a gassificarsi, e lui comincia a sentirsi venire meno e a invocare aiuto, ma invano, invano tempestando di pugno le vetrate, strusciandovi a ridosso con il corpo, gli altri che lo guardano sorpresi ma non internengono, finchè si ritrova a librarsi fuori e in alto, oltre i tralicci degli impianti cinematografici, su in alto sulla spiaggia, appeso e sospeso vertiginosamente in alto per un piede a una corda, donde uno lo strattona e lo fa precipitare spavedntosamente... nel letto dove si risveglia.

Infine ho mostrato forse il sogno più bello della storia del cinema, il sogno di Pedro ne "Los olvidados" ( I ragazzi della violenza"), ove tra lo svolazzare delle galline, distoltosi dallo spettro sanguinolento sotto il letto del delatore nel cui assassinio l'ha coinvolto Caibo, intento a vendicarsi d'essere finito in riformatorio per causa sua,  al corpo del fanciullo che si protende verso la madre a dichiararle e a invocarne un amore che non ha mai ricevuto, essendo lui il frutto dello stupro che l'ha rovinata, la madre infine si leva dal giaciglio a corrisponderlo affettuosamente, e in un incedere che ne rallenta il passo, nelle sue candide vesti notturne gli è madre e santa madonna amorosa, cui infine può confidare ogni intento devoto e di lavoro da bravo ragazzo, averne la carne che quel giorno rudemente lei gli ha negato, quando a distoglierla dalle mani della mamma e a lacerarla come l'unione contratta, sopravviene Caibo di sotto le coltri, rovinando fatalmente l'intesa felice.

Nel frattempo avevo visto fra fila del pubblico, lui, Alberto, il mio ex amatissimo allievo intensamente assorto, e la sorpresa felice di ritrovarlo intento, esaltava in me lo slancio divulgativo, tale e tanta era la passione che in me rinveniva di potergli comunicare e incantarlo insegnando.

E terminavo sempre con Bunuel, per illustrare ai convenuti che sia il surrealismo nel cinema, con ciò intendendo la rappresentazione di alcunche di inverosimile come se fosse simile al vero, così come si verifica in quell'episodio celeberrimo de " Il fantasma della libertà, ove il brigadiere istruttore, e sua moglie, si recano presso quella famiglia, paradossale, ove in comune si defeca mentre ci si apparta a cibare in uno stanzino, le tonnellate e tonnellate di rifiuti di urina e di merda anzichè di avanzi alimentari, costituendo l'ossessione ecologica dei convitati a tavola.

Il malaugurato avvio di un dibattito, senza effettivi interventi che lo sviluppassero, benchè io assicurassi che presto si sarebbe altrimenti ripreso, favoriva solo un certo esodo dalla sala, che convolgeva purtroppo il mio carissimo Alberto, che vedevo sfilarmi via davanti, disinteressatosi, senza potergli manco accennare con lo sconforto nel cuore, struggendomi dilacerato

di quanto perdesse con il seguito, ove a testimoniare come nel cinema, al pari della letteratura, la scoperta sesssuale del mondo e il mondo medesimo può essere narrato dal punto di vista di lei,  dopo che la tabaccaia, come la Saraghina e la Volpina,

ci avevano offerto immagini di Grandi madri viste con gli occhi maschili di Fellini, inoltravo la visione di un Angelo alla mia Tavola di J.Champion.

( Barry Lindon/ IL Flauto Magico/ Home of the Bravery)             

 

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Giovedì 16 dicembre

 

Stamane me la sono presa comoda nel recarmi a scuola, ( mi sono preso ogni agio nel recarmi a scuola,), certo che tutti gli allievi si rivoltassero a letto o fossero in piazza, intenti a manifestare in giorno di mercato.

La mia sorpresa e la rabbiosa reazione che mi prefiguravo sono rimasti stupefatti e confusi, quando sopraggiunto con un certo ritardo li ho ritrovati tutti quanti in classe riuniti in Assemblea, intenzionati e intenti a discutere se seguitare o meno l'occupazione.

Sconcertato e confuso nelle mie scontate aspettative, - non avevo nemmeno con me il registro-, mi sono sentito manchevole dell'autorità necessaria anche solo per sovraintenderli, ho ceduto loro interamente il capo e mi sono ritirato immediatamente in aula insegnanti, ribadendo comunque che l'indomani avrei svolto la verifica di Storia prefissata, ma con la sola finalità ragionevole di indurli a studiare prima che allungassi il passo", nell'affrontare in una o due lezioni soltanto, per recuperare, la civiltà ellenistica nei suoi lineamenti, e così scongiurare al rientro delle vacanze un esito negativo generale pressocchè scontato, se i più avessero dovuto con il nuovo affrontare tutto ancora da capo.

Anzi, ero obbligato l'indomani a spiegare oltrechè a sottoporli a un test, che sarebbe stato dunque di necessità breve e sommario.

Loro annuivano persuasi, ed io rabbonito e già benevolente,- la serietà comunque esercitata mi predispone sempre favorevolmente- (mi fa sempre una favorevole impressione)- mi ritiravo quindi istantantaneamente, senza che potessi tuttavia indugiare a lungo in sala insegnanti, poichè mi raggiungeva sulla sua soglia il tecnico che era stato preposto dal Preside all'auletta audiovisivi, per concertare con me i rimedi e le riparazioni da intraprendere.

Non potevo assolutamente lasciar correre l'occasione....

Nel mentre egli mi parlava del figlio bisognoso di lezioni private, chiedendomi se potevo insegnargliele.

Io non mi opponevo nè mi candidavo (Proponevo) (facevo avanti) (promuovevo), inibito come sono a percepire alcun emolumento che sia privato, sudando freddo in silenzio, allorchè mi pregava che non fossi caro.

"Non me ho pressocchè mai date di lezioni private...- rispondevo flebile.

" Tu fai la media dellla media della media di ciò che chiedono gli altri..." era quanto ripensandoci mi veniva in animo di dirgli...

Quando abbiamo terminato, sono ritornato più volte ove ora gli allievi tenevano Assemblea d'Istituto, caldeggiando presso un mio

ex allievo e ribadendo a un insegnante di italiano che mi è coetaneo, il convincimento ch'era consensuale che fosse ora di porvi termine.

" Senno noi insegnanti stessi che li abbiamo aiutati, saremo la Vandea che si rovescia loro addosso... Evitino che noi girondini siamo domani i loro termidoriani...

Abbiamo scadenze d'obbligo che non possiamo sostenere a tappe forzate... i colloqui generali, le interrogazioni, i compiti in classe, ed abbiamo pur diritto a santificare le feste..." 

-Gliel'ho detto, ai miei, l'altro annuiva ridendo, di identificarsi nel corso della Rivoluzione Francese... guardate che siete ancora alla convocazione degli Stati generali...

- Avessero almeno raccolto i cahiers de Doleances...-

I cahiers cui mi riferivo erano lo stesso " manifesto programmatico" di cui il Preside in un suo ciclostilato lamentava la loro mancata redazione, " su cui si potesse discutere con chiarezza".

A suo dire quelli che si trovavano a scuola erano oramai soltanto una minoranza, " spesso raminga e sognante " nei corridoi.

" Ma che vuole mai dire "raminga"?- mi aveva dapprima chiesto uno di loro, dei capi, che già subodoravano suoi intenti di sospensione.

La lettura del documento, che fra gli insegnanti in sala aveva raccolto la esecrazione rituale, non mi confermava tali loro apprensioni.

Cio che comunque occorreva era che finissero entro oggi, assolutamente, per fare tesoro dell'esperienza vissuta ed evitarne con il protrarsi la degenerazione.

Fortunatamente, quando rientravo nella sfinita bolgia Assembleare, stava passando ai voti la mozione di porre fine ad autogestione e occupazione, voluta più che ogni altro dagli stessi promotori, esausti di orientare da giorni in questo o quel raduno o corso o seminario, i passi altrimenti confusi e dispersi dei più che non avevano idee in merito di sorta, e fra i quali erano i più ostinati a seguitare ancora comunque, pur di fare mancato rientro nella routine scolastica.

Avrebbero seguitato comunque quel pomeriggio...

Ed io rientrato in appartamento per predispormi il pranzo, ero ancora talmente sotto l'effetto felice del mio corso audiovisivo di immagini e cinema, e degli elogi  più caldi di allievi e colleghi, che mi era stato rinnovato e tributato anche quella mattinata, da questo o quel mio ex allievo o da sconosciuti studente, un riconoscimento unanime, che mentre sparecchiavo, prima di rientrare in Istituto per sapere le ultime, eppure ne predisponevo una serie di Jarman e di Reggio, di Vigo o ancora di blob, e riapprontavo documentari sulle Galapogos o sull'uomo di Altamura, pur di discorrere ancora interminabilmente con loro in immagini, se solo l'occasione si fosse ridata...

Prima di ritornare in Istituto telefonavo a mia madre da una cabina pubblica, come mi aveva richiesto per telefono a scuola.

Si trattava ovviamente dei regali...

Mio nipote avrebbe gradito un certo profumo, il cui solo nome e la firma mi esilaravano : " Minothaure", di Paloma Picasso, mentre a mio fratello conveniva uno spremiagrumi.

Se basta tanto a contentarli, ridacchiavo al telefono nel salutarla festoso...

Ma (E) quando rientravo in Istituto, dopo essermi fermato in un drugstore per informarmi su quella marca di profumi, orientandomi per la confezione con la "miniatura" del flacone, vi era solo clima di smobilitazione inoltrata, in una confusione ai microfoni di ordini ultimi e di annunci di smarrimenti e ritrovamenti ulteriori, fra lo sfiatamento del turpiloquio di uno scazzo agli sgoccioli, si sarebbe così detto antan, e l'ex allievo che li aveva capeggiati che mi raggiungeva, appena reduce da training autogeno, nauseabondo di ricondurre da giorni il gregge

dallo sbando, mi confermava appunto che lo stadio della cosiddetta autogestione era oramai terminale.

Uscivo già a sera così verso il  centro, con il vento in poppa della tredicesima già in pagamento,per regalare e regalarmi i piccoli regali; presso il negozio di articoli in vimini e giunco, acquistando una seconda microseggiolina quale minidono per mio fratello e i suoi gatti, e quindi per mio nipote altri tagliacarte di legno a guisa di uccelli, e per me quei pendagli con una barchetta in canne di bambu, che apprendevo essere uno scaciapensieri cinese... quindi una custodia in legno proveniente da Taiwan, con immagini dipinte a mano, rudimentali e vivaci, dei porticati di un verziere frequentato da nobili e signore orientali.

Poi nel negozio centrale dell'expert, di elettrodomestici, ahimè apprendevo quanto costasse cara un'impastatrice secondo il modello che supponevo confacente a mia madre, con il robot multiuso e il vaso frullatore in vetro, mentre non v'era problremas per lo sdpremiagrumi, v'era un modello coveniente che consentiva di raccolglire il succo già spremuto nella ciotola.

Quindi in libreria mi facevo tenere da parte per me l' agenda Smemoranda, e per mio nipote "Fare Film" di Fellini.

Il cinema di fronte annunciava le priezioni iniziasli del " Piccolo Buddha"; ma  io avevo ora da fare con la scuola, rimediare all'emergenza, predisporre le verifiche scritte di Storia, e così rinviavo la visione del cinema, per rientrare con i miei piccoli doni nel mio solitario fervore domestico, di nuovo intento nella dispersione stanca delle incombenze casalinghe e poi scolastiche che non ha ancora una fine.

 Chiedendomi come e quando, ritroverò il tempo per una misura e una ricreazione di me stesso più alta.           

  

 

       

 

 

Venerdì 17 dicembre

 

Stamane il risveglio di consueto sul tardi, ultimando mentre mi rivestivo l' editing al computer del Questionario di Storia per la seconda, che di notte ribattendo errore su errore, strafatto dal sonno ho lasciato interrotto, la stampa tra il riordino del letto e la pulitura dei denti, rilevando il foglio e riponendolo nella cartella all'atto di uscire, l'altro rassegnandomi che l'avrei fotocopiato a scuola redatto a mano,

dove come al solito sono pervenuto che la prima campana già era suonata, in tempo per la stampa trafelata almeno del Questionario di prima, ed arrivare nella dirittura della classe con il testo per la consegna giusto al suono della seconda campana, quando il vederli già disposti in attesa ai loro banchi, finita la festa dell'autogestione già riallineati in ordine riguardosi e solleciti, mi ha intenerito e mutato in affettuosità dedita l'irritazione a riprendere un insegnamento che solo la mia ingenerosità verso loro e me stesso, si ostina di contraggenio a identificare con un ottuso sforzo senza esito e riconoscimento di sorta, destinato all'incomprensione e al vilipendio irrisorio.

Quando invece etecetera, etcetera, invece il letterato ed il poeta, il critico e il lettore...

E' insieme con loro, irresistibilmente, che ritrovo ogni volta la giusta misura del rapporto, che il dare e l'avere è gratitudine e felicità reciproca, che si dilegua la follia rancorosa che mi fa

animoso di ritorsioni delittuose solo perchè non capiscono, perchè mi costringono a sottostare a ciò che sono.... ( perchè non sanno quello che fanno....)

E quando la felice intesa è umanamente raggiunta, è lo scherzo il miglior suggello, l'irresistibile frecciata contro le sventure delle loro squadre del cuore...

"E sperando che il Cagliari ci faccia sognare" l'eliminazione della loro squadra bianconera, in Uefa, o invitando i fans rossoneri a ripegare sul salame ed il prosciutto, ora che è perduta la Coppa...intercontinentale...

" Che vuoi farci, sono come Terminator, - dicevo a uno di loro- quando vedo e inquadro uno juventino, ho il comando incorporato che mi ordina di infierire ad ogni costo....Non posso trattenenermi, ucci ucci, quando sento odor di juventinucci,

devo accanirmi a più non posso...

C'è chi deve guardarsi da Bossi e chi da Boksic- il giocatore serbo che ha inflitto domenica scorso la sconfitta alla Juventus giocando nelle file della Lazio-).

E in Presidenza, quando ho portato il nastro che avevo registrato ieri sera, con i canti natalizi di Mahalia Jackson, Armstrong, Sinatra Crosby e via Jinglebelllullebeycantando, erano straniti per la felice sorpresa, toccati e felicitati.

Ma nel ringraziarmi, il Preside non ha voluto accondiscendere a quanto gli chiedevo, di insonorizzarne la sala di noi professori anzichè con il suo scampanio urticante.

" Oh, la sua è musica per raffinati, ha detto, è più adatto il mio deng dang...

E infatti quando vi ho fatto rientro dopo l'intervallo, l'abituale deng daradang vi echeggiava ancora, a richiamare urgentemente in classe gli insegnanti successivi.

"Così parlo **, con il nome e cognome del nostro Preside in luogo di quello del fondatore del mazdeismo, a suggello del riquadro di uno spazio in bianco minatorio, era in reazione la proposta di una nuova rubrica per il Giornalino d' Istituto, degli studenti, che ventilavo poi ridacchiando nell'andarmene via a un collega del triennio.

Mentre l' oroscopo ottimistecheggiante che una settimana or sono ho rigettato in un angolo con il settimanale che lo riportava, ora che in virtù del sostegno di Giove mi accertava, per questa in corso, che è arrivato il momento del successo che mi meritavo, lo riconsideravo con il più doveroso rispetto e mi rimaneva gradevolmente in mente tra le vie cittadine, confortato anche da quello che mi aveva ribadito nei corridoi la mia collega di Fisica, che durante le mie ore di audiovisione gli allievi e le allieve si succedevano dandosi il cambio... 

Avevo intanto fretta di arrivare prima della chiusura al negozio Expert, per sapere se era disponibile, da regalare a mia madre, un modello Braun multisystem a un prezzo inferiore di quello indicatomi, che solo impastasse di meno pur preservando le stesse funzioni.

Si, eccome! E nella giornata luminosamente esaltata, quindi vagavo un pò per il centro e nella libreria ancora aperta, prima di rientrare e riaffacendarmi in appartamento.         

E ora che ahimè il sole è già tramontato, mentre io al computer sono venuto scrivendo tali cose, mi incalza la fretta di uscire per spese e regali.      

 

 

lunedì 20 dicembre

 

Sabato mattina, in seconda, quando rialzando il capo dal testo di Saba, " la vecchia Città", ne ho visto la indifferenza presuntosa  arrogarsi già la pretesa di non essere obbligati a prestarmi alcuna attenzione, dopo un giorno di lezione da che era finita l'occupazione illegale, già anticipandosi per conto proprio le vacanze natalizie, ho capito che non era il caso di levare la voce, o di degnarli d' un oncia di sforzo superiore.

E ieri sera, e stamane mattina, nel correggere i Compiti di Storia di quelli di prima, due sole sufficienze, poichè i più non si sono sforzati di studiare sul serio nemmeno 38 pagine in tutto di Storia in tre mesi di scuola, di intendere la differenza già illustrata e configurata e rifigurata a settembre, tra che sia l'autenticità o l'attendibilità di un documento, il solo imperativo che mi sono ripetuto è di non adirarmi, di non adirarmi, ma di dare loro solo il poco di crusca e di pastone  che si meritano, irrimediabilmente, di non pretendere ancora il dialogo o il confronto ideale, con chi anche s'io fossi un  conclamato genio mi spregerebbe ed irriderebbe sempre come un culo, a differenza di lui sì, che sa far valere già il meglio di un maschio, e nonostante ogni ostentazione e dispendio d'ingegno e di creatività, si sentirebbe a me superiore solo e soltanto perche a differenza del sottoscritto il cazzo si vanta già come intrometterlo in una figa, ( sa usarlo nel giusto senso), anche se lo so che mi costa, che è uno spreco di me stesso cui eppure mi è una pena sottrarmi, non porli, quelli di seconda, all' altezza di un testo di Yeats, a raffronto con uno di Trakl o di Pound o Wallace Stevens, o restando più agli ancoraggi della tradizione, di Kavafis o di Borges o dell' Acmatova, ( sia esso, ad esempio, " In un antico libro di memorie", "Naufragio", o di Yeats "Versi scritti in un momento di sconforto", " I giusti", "La città", " Un uomo d'inverno" o " La porta è socchiusa"), o rinunciare al progetto che ho appena approntato, di mostrare loro come in Pasolini, San'a, nel trapasso dal documentario di denuncia al mondo della rovina delle sue mura, alla e dalla successiva inserzione del suo reperto in " La forma della città", per esserne quindi sublimata fantasticamente alla sua sublimazione fantastica ne " Il fiore della mille e una notte", si tramuti da bellissima città reale in preda alla deturpazione, per una sua simbiosi mozartiana con Shiban e Shiraz, nella città orientale più irreale e di sogno, quale appare alla quintessenza di un sogno esotico che si fa visione d'incanto.

Di Pasolini ho modo di trasmettere loro anche " Appunti per un film sull' India", da che li ho registrati nell' edizione di Fuori orario dedicata al " piccolo" ossia all' "ultimo Budda" di Bertolucci, che stasera ho mancato or è un'ora di andare a vedere all'ultima visione, pur di mettermi in pace con i miei doveri di insegnante e di lettore e di artista.

Oggi, dopo essermi incantato stamane a leggere Lolita, ed avere corretto nel primo pomeriggio,pressocchè tutti i Compiti di Storia di quelli di prima, ho destinato tutto il restante pomeriggio all' impiego della tredicesima dapprima per pagare ogni rata in scadenza- poi per ultimare finalmente l'acquisto dei doni: il bonsai di un olmo che ritirerò la Vigilia, quindi lo spremiagrumi per mio fratello e il robot da cucina multipratic per mia madre.

Come rabide ventate, respinte, sopraggiungevano intanto i conati di avarizia egoistica, il rimpianto di consumare in quei doni ciò che sopravanza ai debiti della mia tredicesima, di pregiudicarmi ogni possibilità di viaggio, di recarmi in Polonia o in Cecoslovacchia.

" E' patetico, mi dicevo, che tu abbia acquistato per tuo padre il computer contachilometri a sette anzichè a cinque ugualmente inutili funzioni, per il solo fervore ipocrita di accreditarti come un generoso, quasi che tu potessi soffocare e smentire il tuo sordidume avarisdsimo, devolvendoti pagando così il tuo scotto all'altruismo una volta all'anno per il Santo Natale, quando anche solo l'otto di dicembre scorso, di rientro a Modena dalla mostra di Ludovico Carracci, hai scomodato tuo padre che ti venisse a prendere alla stazione, anzichè sforzarti a tue spese di prendere l'autobus in partenza, accampando la scusa che non avevi i soldi spiccioli per acquistare il biglietto alla gettoniera, tanto invece ancora eri irritato di avere ritardato in mattinata l'arrivo a Bologna perchè i tuoi genitori non si erano incomodati di lasciare il letto per recarti in auto alla stazione...

Così come è davvero penoso, che tu ti faccia scrupoli di acquistare lo spremiagrumi più economico per tuo fratello, quando quello di lusso si differenzia solo perchè il succo vi cola direttamente nel bicchiere, come se così rimediassi l'incomprensione fra voi due...

Che lui, che ti fa ogni volta il dono più cospicuo, sia così anche quest'anno il più sacrificato nei tuoi budget...

Oh, sai bene come fare quadrare i conti e tornare in accredito...

Lui non guadagna forse ogni mese più di te? Non paga un affitto inferiore al tuo? Non si è già consentito un viahggio in California...

Che ne è per il resto dell'anno?

Che neè , del soprabito e del giubbotto bellissimi che ti ha passato?

Oh, i tuoi genitori potrebbero avrebbi dato e ridato non una, ma più vite, e tu seguiteresti a roderti del costo del robot multipratic che gli hai appena acquistato, a dolerti, anche se ti hanno appena acquistato la bicicletta da corsa, che tuo padre non sia ancora sopraggiunto a Mantova, ad insegnarti come si fa a smontare e cambiare la ruota ch' è sgonfia...

Così ora, che devo cessare, per leggermi piuttosto, mezzanotte trascorsa, qualche grande poesia di Hopkins o di Pessoa, riprendere a correggere i compiti e preparare le lezioni di Antologia e Grammatica per entrambe le classi, e insieme le poesie di Natale per quelli di seconda, sono contento di non avere infine badato a spese, e mi ripropongo con l'acquisto di "Lolita" di integrare intelligentemente nei prossimi giorni il magro dono per mio fratello, e anche se non andrò in alcun dove fuori d' Italia, pazienza, quest'anno sarà per Pavia e Fidenza e per Piacenza.

E domattina, per non avere rimpianti, correrò ad acquistarmi ugualmente, pur se di dubbio gusto, i cactus, come fiori di mare, inglobati nel vaso dalle sfaccettature opalescenti. E Sabato e domenica? Beh, invischiato nella stssa melassa umorale.

(Addormentandomi più contento, ieri sera, del pareggio che l'Inter ha rimediato a Roma.)                                   

 

 

24 dicembre

 

Pochi referti, il tempo incalza, tra poche ore dovendo io essere a Modena con i miei per il cenone "regalizio".

E devo ancora uscire per comperarmi dei cubi per i libri, finire di sistemare l'appartamento e rigettare i rifiuti, ultimare le borse e i preparativi, partire per tempo con tutti quei ragali e i libri e gli indumednti appresso...

In realtà la notte di lunedì- martedì scorso si è protratta nella scrittura di questo Diario natalizio, laddove per gli impegni scolastici ho fatto le tre del mattino la notte seguente, nel raptus e lo sgomento ferito di ciò che sostenevano certe mie allieve, per giustificare l'ergastolo ai baby killer di Londra.

E io, che non ho ancora la professionalità di non alterarmi, a cauterizzarmi il furore controobiettando obiettivamente.

"se a soli undici anni uccidono un bambino, quando avranno vent'anni, chissà che cosa faranno...., potrebbero commettere atti di violenza maggiore...

Io penso che è stato un omicidio imperdonabile, e che quindi meritano qualsiasi condanna, la solitudine, l'emarginazione, lo stare rinchiusi in cella tutta la vita..."

E un altro :

"Io non sono d' accordo che siano messi a morte, perchè se devono essere uccisi dovrebbero soffrire atrocemente come la loro vittima.

I genitori di questi ragazzini non possono avergli insegnato a uccidere, ma bensì ad amare " il prossimo" come impone la religione cristiana.

Il bambino B si è pentito di ciò che ha fatto ( " come sta sua madre? Gli dirai che mi dispiace tanto?"), ma ciò non basta a scagionarlo...........


 

 

Alla sera del 24 dicembre

 

Rinunciando ad andare in centro, come desideravo tanto, per acquistarvi i cubi a giorno ove riporre i miei libri e libercoli in esubero, e riessere d immergervici nell'animazione natalizia, mentre invece mi sono sforzato così invano di prendere il treno prima di sera delle 18,32 per Modena, per giungervi con più agio presso i miei familiari, e prevenire  che mia sorella o mia fratello potessero sollevarmi astiose obiezioni intollerabili, quando così pertanto sono arrivato ugualmente in ritardo alla stazione, sia pure di pochissimo, dopo essermici già recato per depositarvi il mio bagaglio, con ambo le mani occupate  con i sacchi e i pacchi dei doni e la cartella sdrucita con entro i miei libri, il treno lì in partenza ed io che lo vedevo andarsene, trafelato e impedito ad accedere ai binari dalla vana ricerca dello scontrino del bagaglio, senza affatto ritrovarlo, nè nelle tasche nè nel portafoglio, sudato e stravolto e irato che la mia ragionevole rinuncia si fosse dimostrata così dissennata, ed era bastato l'imprevisto di una delle grandi borse i cui legamenti avevano mollato, tutto il disamore e il rancore sotteso a quei doni è esploso con una rabbia furente, ed io mi sono precipitato a telefonare ai miei genitori, perchè preavvertissero assolutamente mio fratello, e mia sorella, che non incattivissero nel minimo rimprovero nei miei riguardi ( che no sollevassero nei miei riguardi il minimo rilievo (appunto).)     

Mi ha risposto una prima ed una seconda volta mio padre, al quale ho ripetuto il messaggio a suoni cubitali, adirando il tono, pur nella più aperta sfiducia che avesse l'animo e l'avvertenza di recapitarlo ai suoi destinatari.

"Dove è mai mia madre, che telefoni a lei!- ho inveito quindi furioso...

Che avevo mai scritto, a mio padre sul bigliettino del dono?

" Con gratutudine infinita, tuo..."

"Nel bagno," lui mi ha ripetuto che era ancora chiusa anche la seconda volta.

" E che allora vi resti in attesa, che io non mancherò di ritelefonare a lei tra poco. Devo evitare assolutamente, dico assolutamente, hai capito bene? che mi si possa dire alcunchè.

So certissimamente come reagirei...

Che dicano anche una sola parolina, ed io (ch'io) mi rigiro e me ne vado".

" Si, si..."

" No, no, io non sono per niente persuaso che tu abbia inteso, come starebbero allora le cose. Ma ritelefonerò comunque,  a mia madre, per evitare ad ogni costo di non essere inteso..."

Sono certo tuttora, in attesa del treno, che a un minimo accenno polemico mi leverei e me ne andrei su due piedi irrevocabilmente.

E' tremendo, mi ridicevo or ora nel bar della stazione, come io riesca già ad odiarla mortalmente, una persona, per ciò che solo suppongo che possa commettere nei miei confronti.[1] Avevo in quei frangenti, di fatto, già rotto in urla e grida con mio fratello e mia sorella, al solo  presagirne al mio ritardo il rinnovato risentimento, in loro insopito nel tempo, per essere io il figlio più amato, la scena madre era stata già allestita e girata già consumatasi, mentre gravato dai doni mi affaticavo vanamente a raggiungere in tempo la stazione.

"E' intollerabile, è intollerabile, denunciando loro,  che mia madre e mio padre mi abbiano obbligato a tacervi di avermi regalato la bici da corsa, nel timore di come avreste inevitabilmente reagito...

E' intollerabile, è intollerabile, che io per disobbligarli non nei miei ma nei vostri riguardi, mi sia indotto a un dono che mi ha sottratto (precluso) ogni possibilità di andarmene in vacanze...Intanto che voi sarete a parlarmi di Los Angeles e della California...

E che ora debba essere rimproverato per essere arrivato in ritardo, perchè non ce la facevo con due sole mani a portarli tutti, i vostri doni...

Perchè mi sono allora dato così tanto da fare ed ho speso tanto per farveli? Ma perchè la si smetta di farli, una buona volta, è per questo ched d'anno in anno gioco al rialzo! Scoppierà pure il palloncino, una buona volta! E voi, invece, a ripromettervi di essere alla stregua dei miei doni l'anno seguente, e a rifilarmi dopo i fondi degli scarti di magazzino sempre più spregevoli...

oh, non è il fatto che costassero poco, che mi faceva illidire, strappata la carta, ma il costatare come fossero stati un rimedio dell'ultimo istante...

della biancheria intima di serie ( da magazzini) l'anno scorso... un paio di ciabatte ospedaliere l'anno prima..."

O più desolante ancora, l'andarmene senza dire parola, glissandomi in un triste mutismo inappellabile, con i tanti miei doni, lì a parlare per me, nell'eloquenza commoventissima della loro falsità (in un eloquio commoventissimo e falso), articolantesi nello scartarli in mia assenza ad uno ad uno, alla constatazione di quanta sia stata la ricercatezza nell'individuarli e nell'allestirli, la dedizione riposta nel presceglierne anche la carta e il nastro e i bigliettini, con il Babbo Natale oberato da cuccioli stampigliato su quello di mio padre, invece con la piccolina, come lei ancora si immagina, su quello di mia sorella, che imbuca le lettere in punta di piedi nella cassetta per la corrispondenza di Santa Klaus, con anche dipintovi il corno postale, e orsacchiotti scherzosi sfrenati in slittino invece sugli altri...

" Hanno capito, ...", " Abbiamo capito che abbiamo sbagliato...",

l'indomani, il Santo Natale, quando non servirebbe allora più a niente...

Al colmo del furore, prima dell'autostazione, esasperato per l'irreparabile che era già avvenuto solo nella mia immaginazione febbrile, " voglio adesso un milione di riparazione, - sono arrivato a folleggiare- per il mancato riconoscimento dei miei doni da parte vostra!...".

( E' allo stesso punto del viale alberato, presso lo slargo dell'autostazione, che già nel viaggio precedente per rientrare in appartamento a recuperare la congerie impacchettata dei regali, dopo avere già depositato lo zaino valigia, l'ictus mentale ha avuto una sua prima gestazione, ancora io rabbioso di non essermi recato in centro, pur senza distogliermi dai preparativi e dalle predisposizioni sin dal primo pomeriggio, quando si è verificata la reviviscenza dell'astio insopito verso i miei allievi, allo stesso modo in cui ( esattamente così come) si era riacutizzata quella mattina stessa, allorchè al tecnico che mi ha ripristinato la sala audiovisivi, ho confermato che anch'io come lui, avevo di che lamentarmi che gli studenti dell' Istituto non ci manifestassero la minima riconoscenza, per gli impianti o i banchi di cui si trovavano a disporre, grazie a lui, come di softwares e di manuali di videoscrittura e di ogni sorta di filmato per mia iniziativa, per la ragione stessa che ne disponevano a costo zero per nostra gratuita iniziativa, senza che ciò di cui così disponevano fosse loro costo alcun sforzo o sacrificio...)

Ma intanto (ora) così scrivendo, Carpi e Modena si approssimano, e per addolcirmi già l'animo di dolci cose natalizie, mi riguardo in treno le meravigliose tavole sulla natività allegate a Famiglia Cristiana).

 

  

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Natale

 

 

Natale

 

Poi tutto è accaduto e si è svolto (ed è avvenuto)

tranquillamente, nel piacere fervido di ritrovare(vi) tra loro convenuto Alexis.

I miei regali li hanno stupefatti, per la cura posta nella loro ricercata appropriatezza.

E pare ch'io mi sia dimostrato invero gentile, quando anticipandone l'assaggio, non ho voluto sapere in che cosa consistesse una mousse così squisita, che con le sue mani aveva fatto l'amica lì presente di mia sorella, temendo di doverla allora lasciare nel piatto, come già la sua quiche infarcita di lardo.

Ma forse più ancora gentile non mi sono appalesato, appunto nell'esserlo, quando ho contraffatto la bocca che andava storcendosi, al grembiulino da cucina ed al panno da bidè ricevuti in dono da mio nipote.

(N. B: "E l'altr'anno non era andata meglio, quando in tutto, da tutti quanti, avevo ricevuto il completo per un ricovero in ospedale: un pigiama e un paio di ciabatte.

Mentre l'anno scorso, sempre per quanto attiene mia sorella e mio nipote suo figlio, ho dovuto fare buon viso a una ordinaria serie di canottiere.)

Poi il giorno di Natale, ingozzati di tortelli e tortellini, di carni lesse e bollite innaffiate di vino, per le algide vie di Modena uscivo nel tardo pomeriggio (trescavo) a disintorpidirmi con i più giovani , - mio fratello, mio nipote ed Alexis-, così   convenendo con essi in una sorta di garconniere nel centro, ove ci siamo riuniti con una loro amica, ed ove la mia ripulsa anche solo delle loro effusioni prurigini smancerie sessuali, da cui mi estraneavo cortese e scostante, mi freddava più di quanto, nell'affollamento, la delusione dell'l' accertamento di ciò che di mondano e nonostante tutto di consueto sia il Natale, mi avesse già prostrato freddato l'animo .

" E' veramente bohèmienne- quella giovane aveva detto della mansarda.

" Molto", per non dire "troppo", le aveva replicato mio fratello.

Era evidente che per i suoi trascorsi di povero, a differenza di lei, ne aveva repulsione.

E in quel ricetto, ci avessi vissuto, io avrei dovuto vergognarmi di doverli accogliere.

Loro cui occorre sempre uno sforzo magnanimo di degnazione, per comprendere chi non possa ricorrere ai viaggi aerei.

Ma a mio nipote ed al suo giro di amici, quel ricovero tornava utile per le loro esigenze sessuali, era un nido d'incontri fuori casa, e  in tutto e per tutto diveniva così " very nice"...

" Sei stato di una tale generosità...", quindi al rientro  mi diceva mia sorella, chiamandomi in disparte, per contraccambiarmi di un' ulteriore cesta di bottiglie di vino e amarene e di aceto balsamico.

Ma io non ho voluto neanche sentirne parlare, per quei doni di generosità, schernendomene( Ma io mi sono raggricciato, al solo sentirne parlare di generosità, a proposito, schernendomi per quei doni) senza affettazione alcuna.

Lei, che al di fuori del lavoro vive la vita come una telenovela, se la può davvero consentire, tanto in falsa coscienza è  egoisticamente avida, e insieme ingenuamente avventurata...

Piuttosto il Santo Natale che per me mai si compie, è ch'io mi rassegni agli altri e che li accetti, e che dia ugualmente ciò che è secondo la mia pienezza e l'empito, secondo la misura del buon gusto e del dovuto, cercando di non farci caso, se per non smentirmi ho speso per loro così tanto, in doni, che ora non posso andare via, mentre loro che mi hanno regalato il minimo, le vacanze ora le festeggiano via all'estero... 

E ahime, ancora debbo evitare come una ricaduta mentale di pensare alla scuola, esulcerandomi anche il solo prefigurarmi, al rientro, di dovere La vera generosità mi ripetevo poi a casa dai miei, invece, mio malgrado, è quella che esulcerandomi esibisco a scuola, come quando andrò andare in avanscoperta un giorno libero, a rivisitare il Museo archeologico dell' Alto Mantovano di Cavriana, per realizzare così le schede per la successiva gita di istruzione, senza che di questo me ne giunga alcun compenso o riconoscimento, indubitabilmente certo che (poichè) l'onere cui mi sottopongo così gratuitamente, (il tutto dai miei allievi), se la ruota è la stessa ogni anno che ricompie il ciclo, dai miei allievi sarà accolto e recepito come un' elargizione non richiesta e che non li obbliga affatto, per lo scrupolo strambo di un professore di cui non capiscono ancora siffatta premura, quando preferirebbero piuttosto unirsi a un'altra classe, andare chissà dove purchè più lontano, non è che il viaggio costi più di tanto? professore? e dove sarà possibile fare pic nic o mangiare ogni cosa al sacco, se fosse loro ovviamente dovuto, anzi, se solo avessero il sospetto che è stata una gratuita per obbligarli allo studio, ( una gratuita obbligazione reciproca), che per ciò stesso sarà irriso come una provocazione che non deve sortire alcun effetto, dimostrandomi ancora meno riguardo di quello che già non vengono attestando per il mio insegnamento, con il solo risultato prevedibile che il loro profitto, appunto perchè sono un insegnante che si è mostrato nei loro confronti quantomai riguardoso e sollecito, scarseggerà ancora di più che in ogni altra materia, quasi fosse in loro una determinazione assoluta, che ciò che un insegnante fa e richiede oltre il minimo, è una provocazione gratuita che non deve sortire il minimo effetto....

Incapace di capire fino in fondo, che se penso veramente a ciò che così si verifica, non posso che consentirvi, e che equo e santo e giusto, è quanto comunque è il riscontro che occorre soltanto che accetti, evitando di patire distorcendo il collo espiatorio.              

 

 

26 dicembre

 

Stamane mia mamma mi ha risvegliato in anticipo perchè vedessi come che stava nevicando ( per annunciarmi la neve).

Ed io festante ho dischiuso di un poco le finestre per accoglierne l'incantevole biancore (imbiancata) ( farfallio) (discesa), e dato che già anche mio padre si era alzato, da lui mi sono fatto accompagnare di primo mattino a Mantova, rientrandovi per fare ritorno a Modena in giornata, deliziato anche all'idea di vedere la mia città e i suoi laghi sotto la neve.

Le falde della neve copiosissima avevano già rivestito ogni aspetto della città di Modena e dei campi periferici, imbiancandone gli albereti ( le alberete) e i filari di arbusti, velandone gli specchi d'acqua lacustri e ammonticellando le zolle, nell'opacità grigia profondante, remota, ogni lamiera o profilato moderno.

 Ma quando nel tepore del treno, giunto in prossimità della mia provincia, ho deposto le " Storie dei Lombardi" di Brera, le sue memorabili evocazioni di anitraie e falconiere viscontee, delle arginelle per la pesca nelle lanche, onde per trasumare in queste pagine l'algido candore, alla neve è subentrato allora l'umidore del solo piovasco, ed io deluso della repentina fuoriuscita dal mio niveo  Eden, ho deposto il foglio e la penna(, e alla viscida vista dei consueti impianti e stalle e zolle e teloni,) e non ho più avuto l'animo di scrivere nulla.

 

Poi, di rientro a Modena, nel primo pomeriggio, quando già paventavo che il niveo candore si fosse disciolto, poca neve, poi una sua lieve distesa quà e  là per i campi, quindi il suo riaddensarsi ( riaffoltarsi) di nuovo nell'algore che mi ha accolto alla discesa dal treno, dopo la vista delle poiane che si scrolavano in cielo sulle bianche distese, l'acqua nelle conche rafferma e i rami tramati nel cielo cinereo al pari che in Brugel, è stato come se avessi valicato in nemmeno un' ora l'estrema frontiera, per qui giungere fra i miei cari nel paese straniero ch'è fatato e felice.       


 

 

29 dicembre. A Pavia

 

L' esasperazione reattiva, ieri mattina, quando ho letto sul giornale dell' iperattività sessuale delle coccinelle, presumendole immediatamente delle donne, mi mantiene guardingo sulla felicità quieta che assaporo con i miei cari, nella mia tormentosa infelicità anestetizzata letargizzata.

Certo mi è confortevole e grato trascorrere questi giorni insieme con i miei familiari ed il nostro cane Fred, entro quel loro amorevole tepore premuroso, ora fragrante di calicanti, potendo ad ogni occorrenza confidare nella loro disponibilità solerte, tra un'amena facezia e la più divertita ironia.( " Adesso registrerai o scriverai anche questa,-  ha finto ad esempio di contrariarsi, ieri mia madre, quando mi sono messo a ridere perchè nella sua immaginazione rustica, le cipolline che a suo dire alla signora del piano di sotto  non erano riuscite affatto in agrodolce, risultando alla cottura incredibilmente imbozzacchite rinsecchite nonostante i suoi puntuali consigli,-" ah, a casa loro non senti che odore di bruciato", - nella sua immaginazione rustica, per la loro durezza, avevano assunto i connotati in lei indelebili dei marroni di un asino - " at ies visti, iera duri cme i maron ad n'asan"- " Ma perchè, lei dolendosi, parlare sempre male degli asini, quando sono bestie così intelligenti.. Avevamo una somarina, quand'ero piccola...-; mentre ieri sera l'ho messa in guardia che non le avrei voluto più o meno bene, se per la mia partenza mi avesse o non avesse stirato con la sciarpa il cappotto stazzonato, per averlo voluto riporre insieme con le altre mie cose nello zaino-valigia, per chissà mai che " gelosia", anzichè lasciarlo nel suo armadio comodamente disteso).

E' che le loro premure, più prima che poi le avverto come spire letargiche,   come l' avvezzarmi a ingrassarmi di nuovo nella leccardia di capponcino impotente, ibernato sotto la coltre di così tanto amore...

Cosicchè avevo prefissato, già domenica, che oggi avrei turisticheggiato qui a Pavia, dove scrivo quanto ho già detto e quanto or segue viene ancora seguendo in Santa Maria del Carmine,

giuntovi in anticipo su ogni ruolino, così come è con un certo sollievo, più che con rammarico, che mia madre non ha potuto non accogliere l'invito di suo fratello, a che insieme con mio padre trascorra da loro nel Varesotto il Capodanno.

All'inizio, a dire il vero, la conversazione telefonica tra fratello e sorella che origliavo nella mia stanzetta, sembrava un reciproco sforzo di scaricare l'uno sull'altro, la dissuasione a recedere dal'impegno assunto.

" Sai, quanto i miei figli ci tengono a passare il Capodanno con noi... No, non state a farvene un problema... Non dovete sentirvi obbligati..."

Invece le tante sue riserve e renitenze e recalcitrazioni che mia madre mi aveva anticipato, si sono fuse e dissolte in un assenso, come il burro che stava friggendo in padella per la frittata di funghi.

Il problema vero, dietro le quinte telefoniche, più che il mio stato abbandonico di figlio solo, era il cane Fred, di mia sorella, chi l'avrebbe tenuto? mentre erano in corso in Spagna le sue "vacaciones"?

Lei se ne è andata che non era ancora trascorso Santo Stefano a Barcellona, e mio nipote non può non partire con Alexis per Nizza...

Intanto io sono qui ora impaziente di riprendere questo mio solo possibile itinerario pavese, non potendo fuoriuscire dalla Padania, dopo che mi sono svenato a tal punto per onorare anche nei loro riguardi le regalie natalizie...

Abbozzando buon viso a magra sorte, ah, non li avessi nemmeno ricevuti i loro doni, dolcificando in un sorriso affranto l'agro più amaro in bocca, nel ricevere quel grembiulino da cucina,... e la cesta di mia sorella,...mi sa, conoscendola, ha malignato la mia cattiveria indomita, che fosse ripiena dei doni da lei ricevuti in esubero, che mi ha riversato con il vantaggio secondario di disingombrarsene..

Comunque stanno in bella evidenza con la sua caffettiera sul mio tavolo grande...

Per ritornare su che cosa possa mai significare, qualora ancora mi alletti, ( qualora il riconoscimento di tale affezione possa ancora allettarmi), l'attribuzione di una patente di generosità.

( Ieri sera ho tramato come un ragno intorno ad Alexis. Hum, per suscitarne le simpatie basta titillarne il nazionalismo greco. Ma è suo padre, o sua madre, che è tale di nazionalità?

Almeno per Iraklion conveniva che non era gran che, che è "a little bad, not very nice".

E come si è illuminato, rapito, quando gli ho rivelato che so  

del ritrovamento e del sito di Vergina, del tesoro tou Filippos, tuttavia adombrandosi (contrariandosi) già nell'umore, quando gli ho accennato di averne visto dei reperti esposti a Bologna, quasi che dovesse fronteggiare, anche solo il sospetto, di un ulteriore trafugamento degli beni patrii...

Peccato, nel salutarlo, non avergli accennato scherzosamente:

" But Macedonia is greeck..."

 

Su Pavia

 

Ben è vero, che per ognuno " Mater tua semper pulchra", così recitava il passo del Romanzo su Pavia di Gianni Brera, che mi ricorreva alla mente nel ripercorrere con i miei sensi le vie dela città, da lui favoleggiata come più bella finanche di Siena...

Eppure mi esaltava per Strada Nuova, vedervi fin oltre il Ticino lungo il Borgo, materializzatavi una comune misura operosa per lavoratori e signori, nella assenza di qualsiasi alterigia dei palazzi, contigui, sobriamente asciutti, alla pasticceria e all'officina, il viavai e l'operare e le dimore, il tutto assorto in uno stesso fervore (madore) gastronomico- meccanico.

Così come è bastato che l'esemplarità del San Michele perdesse la sua regalità in arenaria, perchè le sue versioni in cotto[2], in san Pietro in ciel d'oro come in Santa Maria in Betlem o in San Teodoro, assumessero una più indigena e calda anima rustica... Quasi che il marmo che vi gioca con il cotto, prevaricandolo nella sola fioritura statuaria della Certosa, qui fosse solo l'appannaggio della regalità e della morte.    

 

             

 

 

Fine anno

 

 

1 gennaio

 

Quando ieri verso sera, di nuovo a Mantova, - mia mamma e mio padre si sono nel frattempo recati a trascorrere il fine anno presso i miei zii materni-,  sono uscito per acquistarmi una cartella e i cubi a giorno per contenervi i miei ultimi libri, per scambiare presso il mio libraio Lolita che avevo regalato a mio fratello con un libro di Chatwin, e per il taglio dei capelli, - cosicchè quando ritornero con i miei familiari a pranzare nel ristorante che è stato allestito nella mia casa natale, il mio aspetto ne risulterà ringiovanito, per i soliti sguardi intenti a scrutare ogni segno di decadimento in chi fa rientro-la mia città era animata nel freddo da non molti (sparuti) passanti, pochi o nessuno v'era ancora nei negozi, cosicchè sotto le luminarie beneauguranti sembravano attardarsi indugiandovi solo i ritardatari o chi non avesse ultimato gli acquisti ulteriori, quasi che la sacralità del cenone o del ritrovo con i propri congiunti nelle case distogliesse ogni altro dalle pubbliche vie, ove chi era ancora intento in acquisti o in incombenze, dileguatasi con la ressa la frenesia consumistica, pareva differire il rientro solo per una più compiuta partecipazione al rito, per una comunione e una rigenerazione più rinnovatrice.

Quanti, invece, come me non erano attesi che dalla propria solitudine, da una cenetta da consumare con se stessi ed il televisore acceso, come me commuovendosi pur risapendone la retorica ritrita, alle parole del messaggio del presidente della nostra Repubblica che hanno benedetto il suo sacrificio come non vano.

E' stato anche sapendo che così sarebbe stato l'ultimo dell'anno, che mia madre mi ha lasciato l'ultima trota rimastale in frigo, che secondo una ricetta lombarda ho cucinato nel modo più elementare e squisito, riponendola in forno nella teglia imburrata entro un fondo di patate, ampiamente cosparsa di prezzemolo e di buccia grattugiata di limone, quindi irrorandola di olio e cospargendola di sale aromatico e di timo.

Anche in ciò ignorano i miei fratelli, ed ogni altro mio familiare, quanto l'amore più profondo che hanno nei miei confronti che nei loro riguardi mio padre e mia madre, sia reso in essi più ancora struggente dal senso di colpa, che li intormentisce, per avermi messo al mondo destinandomi a una vita anormale più sola e infelice, così come la scandisce ogni fine anno, quando loro sono comunque per il mondo in una qualunque compagnia, mentr'io (i miei genitori lo sanno, che) mi ritrovo dovunque solo.

E suppongo sia stato non ignorandolo, a differenza di loro, che benchè il libro si fosse sciupato, il mio libraio non si è rifiutato di cambiarmelo e mi ha rinnovato le più vive felicitazioni, che io ho contraccambiato insieme con il suo favore, con i più vivi e ripetuti auguri ed acquistando la guida agli itinerari ebraici della mia regione.

Che non ho mancato di ostentare, al più fido dei loro frequentatori e mio caro conoscente, di inveterata e sottaciuta e sottesa origine ebraica.

E' stato cucinando con ogni cura del caso quella trota finissima, che l'ultimo residuo di malinconia si è schiarito, e che si è quietata l'angoscia letale addensatasi già al risveglio, quando un acuto odore che permaneva nelle stanze e non scemava, mi ha fatto paventare un'esalazione venefica.

E' accaduto il giorno prima della vigilia di Natale, nella mia Provincia, che prima un'anziana signora, poi tre dei parenti convenuti per l'esequie siano rimasti vittime dell' ossido di carbonio.

" meglio piuttosto lasciarsi morire che ricorrere a loro, mi sono detto, anche solo ricorrendo al centotredici o al pronto soccorso. O anche solo all'inquilino responsabile del condominio. Mi lascerò andare, al pari di chi in America anzichè astenersi, come me reietto, lascia che a liberarlo siano l' Aids e il suicidio sessuale."

Così è con lo stato d'animo ( con l'angoscia) di chi ha la morte da incontrare a ore, che in mattina ho effettuato i soli acquisti di cibo, e solo quando lo sconforto si è attenuato, ho ripreso animo per uscire ed effettuare le compere che avevo in animo, sorprendendomi alla fine, di come fossi riuscito a trovare il tempo anche per il taglio dei capelli.

Con il garzone ho avuto allora modo di dilungarmi sulla scuola, su che sia stata l'autogestione.

Nonostante ogni concessione ed attenuante, non avendo modo di oppormi a che ne pensasse degli studenti.

" Non dico tutto, ma almeno il settanta per cento di loro li vedi che non hanno voglia di studiare, che non gliene frega niente di niente... li vedi, già alle nove del mattino che se ne vanno a spasso, che fanno gruppo e non badano che a fumare tra loro...

Studieranno si, ma solo perchè glielo impone loro padre e per non andare a lavorare...

Studiare è comunque fare qualcosa, bisogna darsi da fare, lavorare, lei non sa che tristezza è dalle mie parti- è di Barletta- per i giovani non avere niente da fare perchè c'e solo disoccupazione, te ne stai li tutto il giorno, davanti al mare e avanti e indietro...

 O un lavoro se lo trovi, è per poche decine di migliaia di lire... Io pure ci campavo, perchè avevo un padrone di MIlano che aveva riguardo (, non ne profittava più di tanto) ... 120.000 lire alla settimana, senza pagarti i contributi, naturalmente...

E allora li capisci quelli che spacciano droga, che in poco fanno fortuna. Anche da noi è già arrivata la criminalità, drogai, furti, ( spaccio, scippi), la Sacra Corona unita...Immagini come ci sono rimasto, aprendo il giornale, quando vi ho visto la fotografia di un mio amico, di vent'anni, uno tranquillo, ch'era già dentro per il pizzo... Era andato con altri a incendiare capannoni..."

Mentre ho cenato mi sono riguardato per l'ennesima volta i nudi di Sebastiane, poi, ( ma solo) una volta dopo che ho sparecchiato e riordinato ogni cosa ( tutto), ho ricercato ed avviato la messa in onda di " Angelo" di Lubitsch, ma per pochi minuti, che ho voluto uscire prima di mezzanotte in bici per le vie del centro, per vedere come i miei concittadini vi attendessero la venuta del nuovo Anno...

Non v'era più per le vie che gente sparuta, che qualche gruppuscolo di mortarettari, cosicchè giunto fino all'altezza della piazza del Palazzo Ducale, rimiratane l' algida magnificenza notturna ho svoltato per rientrare di fretta.

Al calducccio, quindi con che delizia nel confortevole regno del mio appartamento, al sopraggiungere della mezzanotte com'è classicamente di rito, stappandomi la bottiglia di spumante  e assaporandomi (affondando il coltello e i denti) nelle fette di pandoro fragrante appena aperto.

Finchè ripresa la visione di " Angelo", il sonno ha prevalso su tutto.    

   

 

      

 

 

La cena natia

 

Piacenza, 4 gennaio 1993

 

Si avviano oramai nervosamente alla conclusione, le mie vacanze natalizie e queste note.

Cercherò di redigerne l'epilogo con estrema concisione, affannato ad essere stringato, dal timore di essere vano quanto sono attuale e psicologico, e quanto mi impegolo, reattivo e querulo, nelle questioni dei diritti e  dei doveri della mia esistenza civile e familiare.

Dunque Sabato, 1 gennaio, ai nuovi orrori dal fronte di guerra dell' ex-Jugoslavia, le mie perturbazioni ( alterazioni) mentali si sono addensate nella decisione di non tollerare l' orrore bosniaco, ma già domenica il fatto che mi ha prevaricato la mente e che su tutto è prevalso, rovinandomi la festività, eclissando la festività precipitandomi in un oscuramento nervoso, è stato l'evento calcistico della la sconfitta interna dell' Inter con l'Atalanta ( 1-2), che ha estromesso definitivamente la mia squadra dalla lotta per lo scudetto.

Ne ero ancora innervosito e teso ieri sera, lunedì, quando mi sono ritrovato di nuovo insieme con i miei genitori e mia sorella e il mio nipote, riuniti per una cena nella osteria in cui è stata trasformata la nostra casa comune ceduta in affitto, che si è dovuto cedere in affitto sei anni or sono.

Psicopompi i ristoratori, nella successione dei tortelli di zucca a quelli con gli spinaci, affiancati ai tagliolini pìù arricciolati reclini con i funghi porcini, cui subentravano indi il luccio e lo stracotto di manzo, e le più mirabili delizie di panna e cioccolato, mentre ci allentatavano  ogni remora il bianco d'Alba e il lambrusco locale, dolcificatisi nel grignolino finale, siamo venuti così regredendo alla fine del tutto nel come eravamo, illusi, i miei cari, quando ci fossimo ritrovati con gli altri compaesani, di permanere ancora i superstiti e gli unici scampati dalle devastazioni del tempo, tra loro che permanevano in un passato la cui fissità divoratrice, solo i miei cari fortunosamente gli illesi, credevano di  scrutare e cogliere nei tratti degli altri, quasi che l'andare altrove in città, o il restare al passo coi tempi, nell' abbigliamento e nelle idde mentali, fossero la prerogativa esclusiva che ci aveva preservato invulnerabili, o avessero potuto ritardare infinitamente il nostro deterioramento.

Io stesso, perchè mai l'ultimo dell'anno mi ero sbrigato per farmi tagliare i capelli, il che giova assai a ringiovanirmi l'aspetto, e prima di partire mi ero abbigliato con il cappotto ed il completo che avevo acquistato più di recente?

L'anziana ostessa del paese, non sapeva di redimere con una sola battuta ogni cattiveria inflittami quan'ero bambino ( nella mia esistenza di bambino), allorchè dopo i più festosi saluti, le sole parole che mi ha detto sono state: " Ma se non diventi mai vecchio...".

E la figlia oramai ultracinquantenne, che mia sorella dopo inesauste maldicenze intercorse per anni, era smaniosa fin dagli antipasti di reincontrare dopo la cena, offriva a lei, e agli altri miei cari, la soddisfazione di constatare come il suo presente non fosse che l'aggiornamento del suo primitivismo di un tempo, quando è venuta felicitandosi che lì non fossero ancora arrivati i negri, come avviene da noi in città.

La sola piacevole sorpresa sconcertante, per loro è stata la scoperta come al ritrovarlo si fosse rivelato un pazzo, lo zitello studioso solitario del paese, che all'avere infine ritrovato con chi poter parlare a ruota libera di ciò che gli urgeva, si era euforizzato al punto da divorare ogni parola, nel discorrerci dei ridicoli marchingegni del fascismo per ritardare ( per impedire l'eccesso di velocità dei) i velocipedi, o del suo progetto che si destinassero le scuole vuote d' Italia non solo ai bambini della Bosnia ma anche ai loro maestri.

E un coltivatore che sapevamo un proprietario fino all'osso, per il quale vale più un capo di bestiame che la vita intorno alla stalla di una presenza sospetta, non si è smentito, istantaneamente, quando a ciò ha scosso la testa, e benchè ci odi e ferocemente disprezzi, non ha potuto trattenersi dal dire:

"Ah, sono slavi, è altro sangue, quello..."

Ed oggi, anche per rendere meno traumatico il mio rientro nelle strettoie scolastiche, ed il rimpianto di non essere espatriato durante le vacanze, mi sono concesso una divagazione turistica a Piacenza.

Stamane quasi mi vergognavo di oziarvi contemplativamente, pressocchè il solo turista della città, non fosse stato per due frettolosi francesi. E in Santa Maria della Campagna, riguardando gli affreschi del Pordenone, mi ha colto lo scoramento, e mi è parso di esservi con i pochi credenti che la frequentavano , il fedele postumo di un credo che è morto.

Lo sconforto è stato avvalorato dal fatto che il mio viavai, sotto la pioggia (pioggerellina), da un monumento all'altro e poi per il centro della città, ha insospettito la volante,  che come sono entrato nel bar dove ora sto scrivendo, mi ha intercettato e mi

ha richiesto i documenti.

E si è intensificato, aperto il giornale, quando vi ho letto che oggi si chiude il Museo di Capodimonte; venti, venticinque, i visitatori abituali.

Prima di passare e chiudere ancora due episodi, che confermano le parole di Juri Lotmann ieri sul Corriere che ho letto ieri sul Corriere : che asserivano come sia chi ci consente di compiere il bene, che dà luce ai nostri giorni.

( "E quando rendiamo più facile la vita a un altro, essa diventa più facile anche per noi... Dio voglia che noi possiamo essere d'utilità a qualcuno, consolare qualcuno, aiutare qualcuno. Soltanto questo ci salverà, tutti insieme e ognuno singolarmente.)

Stamane una vecchina, dagli occhi chiari e timidi e gentili,

sotto i portici del palazzo gotico mi ha chiesto i soldi che le occorrevano per una necesità medica, poichè non si era ritrovata che con i contanti del biglietto per tornare al paese, premettendo che le indicassi il mio indirizzo che me li avrebbe restituiti.

Io sì, le ho fatto l'offerta, ma di pochi spiccioli, quando bastava le dessi qualche migliaio di lire in più, per non obbligarla a umiliarsi di nuovo ( per evitarle di umiliarsi di nuovo).

Solo dopo che lei mi ha ringraziato ripromettendosi di chiedere

 i soldi di nuovo a qualcun altro, ho compreso quanto sono stato imperdonabile ( quanto nella mia offerta fossi stato imperdonabilmente avaro e ingeneroso).

Ma era già troppo tardi per ritrovarla intorno.

E in Santa Maria della Campagna, quando per vedere meglio gli affreschi del Pordenone ho acceso e spento alle mie spalle le sole luci dei ceri elettrici, una donna ingrossata ancora giovane e strana, ha cessato di pregare per chiedermi con voce stentata se fossi stato io a provocare quell'accensione.

E quando l'ho confermato, " Meno male, - si è risollevata- temevo proprio che fosse stato il demonio".

" Adesso sono più tranquilla,- poi ha soggiunto d'un fiato . Sa, avrebbe potuto fare bum e fare esplodere tutto!".

L'averla così confortata e tranquillizzata, vincendo l'apprensione e la paura elusiva che quella donna mi suscitava,

ha irradiato una giornata ch' è seguitata anonima e grigia; come anonima e grigia mi permane Piacenza: certamente sono animate e piacevoli via Roma o via Bonfatti, la via che reca al duomo o lo slargo del borgo presso San Sepolcro, sono imponenti e austeri gli interni del duomo e di San Francesco; ma è come se si fosse salvaguardata città di gente ordinatamente libera, solo negandosi ogni fisionomia e un'identità, apparentandosi o limitandosi ad essere di transito; e i suoi stessi monumenti paiono esemplari in tal senso; se si pensa al suo duomo, che mutuati prototipo e maestranze da quello di Modena, ne è divenuta la contraffazione

assumendo i connotati, a capanna, della tramutazione gotica del romanico lombardo, e prima della Rinascenza non v'è chiesa che non ne sia venuta al seguito. 

  

  

 

 

                

 

 

Aggiunta

 

Poi, sotto la pioggia intorno a San Savino, nel bar di fronte con la foto con dedica del tenore Bergonzi, ove non si parlava che delle prodezze della squadra di calcio del Piacenza, per la prima volta nella massima serie.

E non è conosciuta per altro ora Piacenza in Italia.

Io che solo per scrupolo ho fatto ritorno alla grata di fronte, e infine ho trovato aperto nel pomeriggio il San Savino,

entrandovi nella quiete silenziosa, incantandomi alla varietà floreale e animale dei suoi capitelli romanici, alla tarsia zodiacale e delle opere dei mesi dei suoi mosaici.

Quindi ancora il tempo, sanati con dei cerotti i piedi piagatisi dentro le scarpe ristrette, per fare ritorno a San Sisto e visitarne la fastosità interna affrescata di fregi, quindi il solo viscido della pioggia incessante sull'asfalto, mentre arrivavo infradiciato alla stazione, le macchine che schizzavano luci e fanghiglia, il sottopassaggio umido e fetido, l'attesa ancora di un'ora, prima di essere fra i miei cari, di trovarvi il porto del tepido conforto familiare alla mia solitudine estrema, al suo trascinarsi qui sfinita e fradicia, tra il bar e le latrine ove c'era movimento, può essere che quel mio coetaneo emaciato e bello, .... sosto su una panchina presso il primo binario e lo guardo per accertarlo, lui mi fissa e mi ricambia, ma è impossibile, ora, per quanto mi piaccia, appartarmi in un cesso e chinarmi a farglielo, quando tra un'ora sarò da mio padre e da mia madre, ma devo, devo non mortificarmi, recuperarmi in ciò che sono e sento eccitatamente di essere nel timore del panico, per contentarli i miei impulsi che lo vogliono, e provarci e non annientarmi di rimpianti, ora che lui raggiunge di nuovo gli orinatoi, che ne esce al più presto, ora la vedo, perchè è subentrata una disinfettatrice, sono io che ora lo anticipo, che devo farlo nel poco tempo che resta, e lui mi raggiunge e mi si mette accanto, un vecchio intruso si leva, e ora già ce lo masturbiamo senza più ritegno, è morbido e roseo il suo prepuzio, il glande ne fuoriesce livido e umido e sempre più gonfio, voglio toccarglielo, fargli cenno di chiuderci in una latrina, ove possa prenderglielo e nutrirmene e saziarne fino a che...lui già viene e butta, se lo rimette frettolosamente dentro e scompare via...

Ed io sono anche giusto in tempo per non ritardare la partenza al treno seguente ...

Il rimpianto sopravvive di non avergli fatto cenno, d'avere avuto ritegno a toccarglielo o chinarmici  sopra... L'avrebbe consentito?... non avrebbe forse temuto di essere sorpreso in atti osceni in luogo pubblico? ... Forse l'avrebbe malamente sorpreso, che agganciato mi fossi mostri mostrato il più ghiotto senza ritegno... c'è comunque appagamento... finché il treno non sopraggiunge a Modena, e sono cordiale ma sottilmente nervoso fra i miei cari.      

 

 

dal cinque gennaio

 

"E' solo un avvertimento,  non devi agitarti," ho iniziato a ripetermi, per placarmi, mentre con quella sanzione infilata malamente in tasca rientravo a scuola, l'ultimo giorno di vacanza, per ricontrollare sul registro i compiti che avevo assegnato alle classi per il rientro.

All'altezza del passaggio a livello, poi dell'ospedale, intanto il traffico era congestionato più del solito, ma io ero oramai in trance, anche se mi mantenevo calmo, ed era così in mia vece il mio pilota automatico, che all'incrocio seguente, si regolava per la precedenza con le auto che sopravvenivano.

Già l'ultimo giorno dell'anno discendendo per le spese del mattino, avevo ritrovato un precedente avviso postale nella cassetta delle lettere, ma allora non avevo avuto, il modo e il tempo, per ritirarvi ciò che ero certo consistesse nei compact disk in arrivo, che avevo richiesto alla rivista Amadeus, per ultimare la Selva morale e spirituale di Claudio Monteverdi.

Sicchè ho cominciato a sorprendermi, a mia volta, quando infine recatomi a ritirare quanto per me vi era depositato, l'addetta delle poste si è stupita alla mia richiesta, avendo poco contante, di quale fosse l'importo che dovevo versare in contrassegno.

No, era una semplice raccomandata in arrivo dalla mia stessa città, e quando stropicciavo la busta e l'aprivo,- chi poteva mai esssere?- vi ritrovavo infatti l' intestazione consueta, e i caratteri e i termini della prosa burocratica, cui ero tristemente avvezzo, del mio Preside che per quel fatto, per il quale pur gli avevo risposto per le rime, aveva la temerarietà non solo di non farla finita, anzi, come stranivo nel percorrerne in un battibaleno i punti salienti del discorso di replica, presumeva di avere addirittura ragione, sinchè dovevo allibire, nell' apprendervi che addirittura mi puniva...    

Ma come...

Cercavo intanto di riprendermi dallo sconcerto, nel pervenire a scuola, razionalizzandone l' esagitazione nella considerazione che per me così risultavano esattamente rovesciati i termini, rispetto alla situazione di mia sorella di cui mi aveva parlato l'altra sera, e in cui era rimasta coinvolta come direttrice dell'ospizio rispetto alle sue assistenti e ai sindacati...

Ed io, come me ne aveva parlato, avevo superato immediatamente ogni distanziamento nei suoi riguardi, per darle per questo vivamente ragione e solidarizzare con lei, indignato che i sindacati avessero anche solo esercitato le difese di quelle due sciagurate, ree confesse, che stanche delle petulanze di una vecchia che dovevano accudire, accostando una sedia a una finestra l'avevano invitata piuttosto a fare il salto.

" Tu avrai pure formalizzato ogni cosa.... Invece di renderti grazie di non averle su due piedi licenziate...

La CgL, poi, parlare di stato di un atteggiamento intimidatorio e che ne turba il lavoro...

Ora invece ero io, contro il mio Preside, che cercavo di ritrovare il fiato e la calma riproponendomi l'aiuto dei sindacati...

Mettendo con loro le mani avanti, che mi difendessero perchè condividevano le mie sacrosante ragioni, e non già per ragioni d'ufficio... per la natura opposta dell' atto imputatomi, rispetto a quelli commessi dalle due sciagurate inservienti, allorchè mi ero ero assunto la responsabilità di difendere la dignità e il diritto, di quell'alunno, a non vedere ribadito il rifiuto della sua persona da parte delle istituzioni scolastiche, come mia sorella in quanto direttrice aveva difeso i diritti dei suoi anziani a non patire sevizie.

" A pulire e rivestire i morti, le metteremo, - le aveva prefigurato il suo superiore appoggiandola...

Ma io che appoggi potevo aspettarmi, mi chiedevo, al Preside daranno comunque ragione, per il solo fatto che assicura l'ordine e garantisce l'efficienza dell' Istituto...

Poi a scuola, maneggiando i registri, che cosa non avrei voluto scrivervi sopra, quali dichiarazioni e richieste infuriate di convocazioni, non fosse stata per la sfiducia in ogni gesto clamoroso, come avrei voluto precipitarmi nell' Ufficio in cui lavorava silenzioso, gridandogli in qualche modo quanto fosse stato un farabutto... non avesse prevalso la ragionevolezza, con la consapevolezza che non reagire e permanere impassibile, era il modo migliore di non dargli alcuna soddisfazione...

Sul registro di classe rileggevo intanto i termini del suo provvedimento di sospensione, inflitto a quell' allievo maggiorenne e stolto che ho in classe tra i piccoli di prima, e inestetico e negligente e inaccorto, per quel calcio, a casaccio, da cui ogni cosa aveva avuto origine, e che in un momento di improvvida euforia quell'allievo di prima maggiorenne e più sprovveduto dei suoi compagni di classe ancora bambini, aveva sferrato contro il muro di classe, trascurando che fosse di carton gesso...

Purtroppo per lui, la scalcinatura è finita nel periscopio del Preside...

Avesse avuto gli occhi azzurri e i capelli biondi, fosse stato alto e emozionante...

Ed egli è scorfano, a vedersi, quantomai odioso per le sue pupille insaziate di efebi...

Due giorni di sospensione, il Venerdì e il Sabato seguente...     

Quando finora, se fossi stato io ( se mia), o un altro insegnante, ad accertare e a denunciargli ogni sorta di lesione e sopruso, che questo o quell'allievo avessero intenzionalmente inflitto ad altri allievi, nella loro sensibilità, anzichè inavvertitamente ai muri inerti della scuola, non una solo provvedimento, anche di sola ammonizione, è stato da lui assunto di persona...

Confidando che fossero i Consigli di Classe, cui demandava l'affare, ad attagliare a chi si fosse levato contro il torto, la incomoda veste di chi li scomodava per una riunione di troppo...

Ma quel pomeriggio, per i corridoi, mi sono limitato unicamente ad osservargli, che era da temere non avrei voluto che lo stolido alunno, potesse supporre  un nostro rigetto della sua persona...

E tanto si è rivelato inavveduto e malaccorto, anzichè un infido

beffardo, che egli si è attenuto immediatamente e con remissività fanciullesca alle disposizioni del Preside, assentandosi per la sospensione il giorno immediatamente seguente e il successivo, senza accertare che era stata decretata dal Preside per i giorni ulteriori di fine settimana, quando, il Venerdì mattina, alla prima ora me lo sono ritrovato in classe.

Avrei dovuto assentarlo con un invito perentorio ad uscire per altri due giorni da scuola, obbedendo alla lettera di quello che stava scritto sul registro di classe? quando lui si era già sottomesso ed aveva già obbedito alle disposizioni del Preside?

Al quale l'ho inviato istantaneamente, perchè gli chiedesse che cosa dovevo fare.

La immagino la scena, per come il giovane me l'ha riferita, e per come il Preside non l'ha smentita.

Lui scende, spiega alla segretaria del Preside le ragioni per le quali ha bisogno di essere ricevuto, e questa gli dice di attendere sulla soglia dello studio, dove entra per uscirne comunicandogli di che il Preside non può riceverlo per un abbassamento di voce..., che può ripassare comunque domani.

Di tutte le interpretazioni del comportamento del mio Superiore diretto, resta la più plausibile vche abbia inteso mettermi alla prova...

Dunque non aveva la voce nemmeno per rispondermi un si o un no, che poteva pur tracciare su un rigo di carta, il mio superiore gerarchico, e così onorava il mio scrupolo di non disattenderne

anche la più provocatoria delle sospensioni, voluta dal solo arbitrio dei suoi sensi...

L' allievo restassse intanto dunque in classe, non si trattenesse incustodito nei corridoi, in lui avevo pur una persona da accudire e onorare, in attesa che gli insegnanti delle ore a venire, disponessero di lui secondo il loro modo di intendere e volere, o che infine l'Emerito si pronunciasse, la sua debilitata voce d'improvviso tonitruonando ...

E in classe il giovane è rimasto tutto quel giorno come il dì seguente...     

Del che, quando la cosa sembrava che fosse defluita nel decorso scolastico ordinario, eravamo invece chiamati a rispondere in capo a una settimana o due, io e l'insegnante della prima ora.

Temevo a tal punto che la contestazione scritta riguardasse piuttosto i miei arrivi a scuola sul filo di lana, che ho accolto quel diverso addebito con un certo sollievo, certo, fosse una ritualità dovuta alle risultanze dei registri o un risentimento  immemore dell' effettivo svolgersi dei fatti, di potermene scagionare perentoriamente, e assai più agevolmente di un richiamo alla mia ritardarietà, semplicemente, mi dicevo, rinfrescando al Preside la memoria di quanto era successo.

E così infatti gli replicavo, il più seccamente e sbrigativamente che mi fosse possibile

Egregio Signor Preside,

 

Quanto alla contestazione di addebiti che da parte Sua si avanzano nell' atto protocollare n. 136/RIS, si fa semplicemente presente che:

l'allievo Claudio Falcone, allorchè si è presentato in classe in data 23.11.93, primo giorno di sospensione, è stato da me prontamente inviato in Presidenza, ove la Segretaria Gli ha comunicato che Lei non poteva assolutissimamente riceverLo per un abbassamento di voce, e che avrebbe dovuto fare ritorno presso la Presidenza il giorno seguente.

Nel frattempo la mia ora di servizio era oramai largamente trascorsa, ed in mancanza di Sue direttive chiarificatrici, ho ritenuto opportuno, nel corso della mia ora residua, secondo le Sue emerite raccomandazioni, di evitare comunque che il medesimo allievo stazionasse senza controllo in corridoio.

Così ho agito secondo quanto mi è stato comunicato che è accaduto dall'allievo Falcone, e non ho alcun motivo di dubitarne, visto anche la giustificazione che Lei, o chi per Lei, ha successivamente apposto alle sue assenze dei giorni precedenti.

Di quanto Le scrivo potrà avere conferma presso la classe, la Sua Segretaria, la Vicepresidenza, etcetera etcetera.

Essendomi così riservato, per la mia salvaguardia, di non esprimere alcun giudizio in merito su tale richiesta di chiarimenti, o su altre sue osservazioni recentemente rivolte al sottoscritto, e di non consentirLe alcuna soddisfazione di stile,

  

Mantova, li, 7 dicembre 1993     Odorico Bergamaschi, insegnante

 

Mai avrei supposto che la cosa invece avesse un seguito, che invece il pomeriggio dell'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale, mentre ininterrottamente "il sottoscritto" riceveva un genitore dopo l'altro nei colloqui generali, senza un solo istante di tregua dall' illustrare a loro sui Compiti il senso e le ragioni dei voti e dei giudizi, quel ragno, nel suo Ufficio, stesse intanto secernendo tutta l'obiettività di cui potesse intessere la sua tela, in cui intendeva evidentemente catturarmi e farmi la sua preda, mostrarmi quanto possa nel farmi danno, se io gli contravvenga e seguiti a resistergli.

Infestando innanzitutto il mio Natale e le mie festività, con l'invio sollecito per posta, e per raccomandata a casa, di quella sanzione prima che avessero termine.

Che altre ragioni, possono averlo indotto a inoltrarmene la comunicazione prima che ricominciasse la scuola?

Quando l' insegnante di Educazione fisica della prima ora del giorno seguente, ancora non ha ricevuto comunicazione alcuna., Finendo assolto di tutto, come ogni altro mio collega che abbia avuto quell'allievo in classe quei due giorni.

Ero io e non altri, che ha inteso colpire, il solo al quale era mirato il tiro... il solo del cui libero giudizio si risentissero i suoi nervi, il solo cui dunque mostrare che potesse il suo artiglio, il solo che il suo artiglio si attenti o non abbia riguardo a colpire.

Ignorando la sua cieca libidine che sul mio capo permane in agguato, che ciò che mi ostenta come un atto di forza, mi è l' abiezione più rivoltante, che lui in ciò si riconferma quanto più ho orrore di essere, perchè così appunto era mio padre, elusivo e reticente e pavido di ogni responsabilitàe, e che dunque non posso non essere anormale, (un uomo che non è un uomo vero perchè gli è impossibile di essere come il padre che ha avuto e che rifugge di essere,) in fuga dal padre che ho avuto e che mi è impossibile essere, senza schifare il Preside nel suo manifestarsi per l'uomo che è.             

Poi quando di rientro a casa, nella mia solitudine, la sofferenze della sua persecuzione incombente mi hanno sopraffatto, lo svasamento è divenuto un incubo insonne, il tormento una fantasia omicida sanguinante, un sopravvenire di raptus  che mi dilaceravano in intenti di denuncia di tutto, piangendo le macerie e l'ingombro della mia vita mentale perduta, cercando, ritrovato un equilibrio, di mettere a frutto letterariamente le mie relazioni pericolose.:

" E allora è ancora il mio Preside, che devo cdere ancora di avere in lui di fronte, chiedevo  in un furore immaginario ai colleghi lungo i corridoi, o non piuttosto un pretendente?

Insomma, o gli cedo, o devo andarmene...

E' come se in questi atti protocollari volesse mettermelo di fronte, per farmi vedere come l'ha grande e grosso da succhiare...

O recedendo da intenti assalti e insulti,-sapevo benissimo che come gli avessi messo le mani addossso ero già un uomo finito, e non mi sarebbe allora convenuto che ammazzarlo, al che mi sovveniva la fantasia più truce sgozzandolo contro i vetri o martellandolo- immaginavo di imbarazzarlo sino al sudore più freddo, guatandolo al passaggio delle scolaresche senza smettere di tenergli gli occhi addosso, o di limitarmi a gridargli come gli fossi passato di fronte:" Lo vuoi capire, o no, che intendo restare solo?"

Così seguitavo finchè non avevo la forza di riprendermi, di disfecciarmi della cosa passando a leggere qualche articolo di cronaca sugli orrori di Bosnia, o sulle stragi compiute in quei giorni dalle milizie messicane, di giovani indios in rivolta, armati soli di fucili di legno tinti con il lucido per scarpe, per essere in capo a qualche minuto ghermito di nuovo dalla mia ossessione, e mettermi al computer per iniziare il ricorso, o redigere qualche comunicato da inoltrargli, da cui altresì assumesse corpo, reale o immaginario che fosse, il processo reale o i lromanzo epistolare sostitutivo della sua distruzione con la parola...

"Lui non sa, che voglio così indurlo al suicidio..."

Tanto ritorna vero ciò che asserisce così classicamente il Manzoni, capitolo II, " che i provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano l'animo degli offesi".

 

Cosi recitava in tal senso una prima lettera:

 

"Il sottoscritto, avvalendosi del fatto che non ha presso la sua persona alcun diritto di replica, ne profitta ben volentieri per comunicarle che comunque non se ne sarebbe avvalso, in quanto non ne sarebbe valsa e non potrebbe valerne la pena, poichè non ha mai creduto, da che sono iniziate anni or sono queste sue iniziative epistolari nei riguardi dello scrivente, che nulla avessero a che vedere nel loro spirito e nell'intento reale che perseguono con la sua natura di Preside, attribuendo pertanto alle sue argomentazioni più una valenza clinica per ciò di cui erano il sintomo, e che si è preoccupato pertanto con la debita cautela di eludere, o di aggirare, che non già raziocinante; invitandola pertanto a rientrare nei suoi ranghi di preside e a non travestirsene, onde non costringermi in consiglio di classe e con i genitori a palesare le mie supposizioni, che l'umana benevolenza sarebbe certamente pronta ad accogliere con il più largo beneficio di inventario

                                   Odorico bergamaschi

 

Ad essa ne succedeva quindi una seconda più disillusa e pragmatica, improntata a neutralizzarne e impedirne ogni iniziativa ulteriore

"Per il riguardo che pur mi è dovuto alla funzione che lei esercita, il sottoscritto, in replica alle sue ultime e ulteriori prese di posizione epistolari, le fa presente che si riserva d'ora in poi di dare pubblica lettura, di ogni sua ulteriore missiva scritta che sia rivolta al sottoscritto, presso le sue classi, i colleghi, i rappresentanti dei genitori e degli studenti, e inoltrandole a chiunque altro egli ritenga opportuno, del mondo scolastico, sindacale e sanitario.

 

O successivamente mi dimettevo da propositi pratici, per mirare di nuovo a trafigggergli il petto:

 "Egregio Signor Preside:

Di una sola cosa la ringrazio: di avermi insegnato in negativo, con il suo comportamento, come non devo mai comportarmi con i miei allievi, se voglio averne l'affetto e non rivoltarli." (per non provocarne l'odio letale) per non  schifarli (per non suscitare il loro rigetto repulsivo).

(per non farmi da essi odiare e disprezzare).

 Ps. Sono solo e intendo restar solo:

Devo farglielo ripetere in coro?             

                      

Quanto segue, infine, di simili fatti, è cronaca che deborda le vacanze di Natale.

Dirò soltanto di come al rientro, dopo che così l'eminenza sinistra del Preside è riuscita ad adombrarmi l' Epifania, sia bastato che abbia letto l'Avvertimento del Preside al Presidente del Consiglio di classe e ai suoi colleghi di Fisica, perchè in IStituto il fatto assumesse un clamore generale, e mi giungessero attestazioni unanimi di solidarietà, mentre mi si annodavano intorno trame e cospirazioni per spacciare definitivamente il Preside.

Mentre in classe riprendevo a insegnare in uno stato di sbando,   era il mio assillo principale compilare il ricorso, nella speranza che la sua stesura contribuisse ad affrancarmi dall' angoscia e dal terrore sgomento dell'arbitrio del Preside, cui ogni mio comportamento mi sembrava prestarsi.

Se lasciavo la classe per qualche minuto, allo scopo di ritirare in sala insegnanti le verifiche di Storia di cui era improrogabile la consegna, non ero forse passibile, come quella mia collega, l'anno scorso, di essere imputato di abbandono di minorenni?

Ed ancora ieri, sabato 16 gennaio, sono caduto in uno stato di panico, per il paventato ammonimento, quando gli allievi di prima, all'ultima ora, per evitare l' imbottigliamento nel fondo, sono l'ultima classe del corridoio più interno, al suono della campana se ne sono scappati per la vietatissima uscita di sicurezza.

Eppure, ciononostante, sono corso in sala insegnanti a ritirare a Compito, e all'unico allievo che al mio cenno di richiamo si è arrestato all' uscita di sicurezza, ho fatto cenno di andarsene oltre.

" Io ho capito da tempo come si deve fare in questo Istituto, mi diceva una collega di Lettere alla riunione in pizzeria, tu devi eseguire sempre tutto alla lettera..."

Non fosse stato per il mio caso, e per le barzellette e la denigrazione o il dileggio dei personaggi dei soliti noti del varietà nazionale, non si sarebbe parlato che degli errori e degli spropositi dei loroo allievi, che dei loro calcoli di pensionamento.

Non si parlava d'altro nella riunione per materie, nei conciliaboli in sala insegnanti.

L'una calcolando come anticipando il pensionamento, pure se perdeva il due per cento per ogni anni di meno rispetto ai trentacinque d'anzianità previsti, eppure li avrebbe più che recuperati, tali soldini, investendo in bot o cct i denari della liquidazione anticipata...

E l'altra realizzando come non venendo più a scuola, avrebbe potuto assistere sua madre senza più avere bisogno della domestica, il risparmio della cui retribuzione compensava quanto la pensione le sarebbe valsa di meno che lo stipendio.

Qualche altro collega subodorando invece qualche oscura manovra di recupero, di quanto lo stato dovrà sborsare per includere computare nella liquidazione degli statali anche l'indennità di contigenza...

Mentre i piccoli intanto seguitano a guardarci, se così mi ha scritto, il più caro dei miei allievi di seconda in un suo tema:

"Purtroppo però ci sono anche insegnanti che per vari motivi, uno dei quali è il futuro pensionamento, non possiedono più stimoli nell' insegnare e dunque non offrono, ingiustamente, agli alunni ciò che spetta loro, e inoltre non si fanno rispettare più, provocando così un'indisciplina generale nella classe."

Per quanto riguarda ancora il mio ricorso, il sindacalista mi ha avvertito che ne ha visto respingere già altri ugualmente sacrosanti.

" A Roma, è la morale sfiduciata di qualche mia collega, pensano che se il Preside ti infligge una sanzione, è perchè tu  devi essere un lavativo. Per questo, gli daranno ragione anche se nel caso ha torto".

" Anche se l'avvertimento viene messo agli atti, e non se ne fanno niente, è ingiusto, comunque, tu non devi tollerarlo.

Con tanti altri che non fanno un cazzo, perchè tu che a scuola ti danni tanto, devi invece vederti sporcato il fascicolo?"

E si parla di altri soprusi e ricorsi.

 C'è chi parla di un unico ricorso che il Preside ha perso, per il sospetto che vi fosse fumo persecutorio.

Quando a una supplente di Lingue straniere, che aveva ancora solo un'ora di servizio, e non di lezione ma a disposizione, prima che cessasse del tutto il suo periodo di supplenza presso l'Istituto, e che per quell'ora  avrebbe dovuto e aveva trovato chi la sostituisse, se voleva essere in tempo all'aeroporto per recarsi in America presso la sorella che stava per partorire, il Preside negò l'assenso a che potesse non fare l'ora, e così la indusse inducendola per essere presso la sorella a disobbedirgli.

Subendone Con la conseguenza di un' l' ammonizione da lui inflittale, e la conseguente perdita di ogni possibilità di ricevere supplenze dal Provveditorato per tutto l'anno successivo.           

C' è invece chi parla di altri ricorsi che ha perso di recente, e mi assicura che se lo invio, non posso che vincerlo in ogni modo.

Così comunque ricomincia l'anno.

Con la fiammella della speranza, più ancora assottigliata, che dispera non più soltanto  del riconoscimento dei meriti, ma della remissione degli inesistenti demeriti.

Le Camere sono state appena sciolte, con le nuove elezioni si inaugura la seconda Repubblica

Si dice intanto che siano stati orribili gli anni appena trascorsi, per tutto quanto è emerso nei processi giudiziari, di scandali e corruzione di regime, e collusioni e complicità delle forze dell'ordine con la criminalità organizzata da cui doveva tutelarci.

Io trovo invece che fossero invivibili gli anni in cui la corruzione e la criminalità prosperavano impunite, e di tutto si aveva sentore ma la denuncia era impotente o tacitata.

" Quando i migliori hanno perso la fede, e i peggiori si gonfiano d'ardore appassionato."

Certo, l' illegalità sta già tramandosi nuove maschere, e già il falco sta riunendosi al falconiere.

Eppure con la paura del reincalzare vincente del vecchio, c'è intanto energia e fervore di slancio, c' è ancora il tempo di riderne.

Come ieri l'altro, in sala insegnanti, del cancro rinvenuto e estratto nella testa di Andreotti, che secondo il suo difensore legale sarebbe stato causato (ingenerato) dal suo distacco dal potere.

" Che è mai un cancherino, e per giunta benigno, a seguito dei tanti che gli sono stati augurati..."

Mentre  ieri, a suscitare il sarcasmo, era piuttosto il secondo degli otto moduli richiesti dal nostro capo d'istituto per le gite scolastiche, ove il Programma del viaggio d' istruzione, nel reclamare che si indicassero le attivita previste, ora per ora, soggiungendo di aggiungere all'occorrenza altri fogli, ammoniva che sono proibiti i "tempi morti".

Ove appunto, invece, è ora lungotempo di reinoltrarsi.

a inizio pagina                



[1]MI è accaduto lo stesso martedì mattina, quando controllando lo stato librario del volume di "Balla coi lupi" che un'allieva di sua iniziativa mi aveva fornito in lettura, constatavo che varie pagine erano incignate ( stropicciate), ed alcune addirittura lacere nel margine inferiore.

" Maledizione, mi sono detto, e adesso glielo devo ripagare...Oh, lei- e già la consideravo di malanimo-, non dirà di certo che è lo stesso, non fa nulla, mi imporrà comumnque di ripagarglielo.

E il mio libraio, ho un bel da dirgli che devo rifondere un libro che non mi è di alcun interesse, e che non su mia richiesta mi è stato offerto in lettura, non vorrà saperne di uno sconto speciale, di vendermelo al prezzo di costo, farà vezzose orecchie da mercante,. O mi dirà fintamente si, come l'anno scorso, quando gli ho chiesto di vendermi a costi di acquisto, una copia dfei libri che mi erano stati rapinati a Nimes... Accidenti a lui..."

Quando fui io, per ritrosia altezzosa, a non fargli più presente la richiesta cui subito aveva acconsentito, all'atto di comperarli ad uno ad uno.

 

[2]Del quale cotto, nella sua terra natia, così mirabilmente Brera ne parla " Ma il mio paese non è proprio geniale.C'è molta nebbia, questo sì, e gli uomini hanno fatto, direi inventato la terra, inumandovi per secoli i propri corpi. In nessun Paese al mondo, non essendo io stato in Cina, ho riscontrato così stretto legame fra la terra e chi vi sta sopra. Tu senti, camminando, di posar i piedi su qualcosa che ti appartiene, non solo, ma che è addirittura in te. Forse per questo mi si stringe un poco la gola quando vedo arrossarsi al tramonto un tozzo campanile lombardo. Quei mattoni sono anche carne mia, polvere delle mie ossa più antiche, sangue del mio sangue che si accende all'ultima luce del sole. ( Storie dei lombardi, pagina 202)