all'indice delle pagine di diario degli anni 1992-94 | ||
Seconda parte |
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"Pesci
di fogna". E' in una
battuta del film di Lindsay Anderson, tale espressione che ho ritenuto. Poichè la
considero particolarmente acconcia a esprimere quanto mi siano
ributtanti i giovani razzisticamente infetti. Trasudano una volgarità
ch'è esaltata della propria ignoranza quant'è più rozza e fetida
(insolente), una tracotanza ch'è solo in attesa dei tempi favorevoli
per disfogarsi nel sangue. Allo stesso
tempo che si mimetizzano in bravi ragazzi ordinati e composti. Igienicamente
sani e puliti, pronti all'usa e getta di un coito
come si presenti l'occasione. Sic
mi esse videntur. L'antisemitismo,
ancora... Ed in classe si limiterà a solidarizzare con chi è ebreo,
nell'avvertenza dichiarata che altrimenti, come egli condannasse con
sdegno, favorirebbe per reazione il contagio (imitativo). Ribadirà tuttavia, si predispone, che la persecuzione non può che
indurre chi è diverso a perseverare più ancora tenacemente nel suo
essere, poiché è l'oppressione persecutoria, sono i rapporti di potere che ogni
giorno ti si ripropongono contro, la situazione che ne ha acuito
l'intelligenza esistenziale, e che non può che farlo inasprire d'odio e
d' orgoglio, a fronte di chi è tanto più forte quanto più rozzamente
ignorante e stupido e (fetido e bestialmente) lubricamente volgare. (
Con lo
sguardo, di sottostante pur sempre, che leva la donna verso l'uomo che
si esalta, impedendola, che lei debba reingoiarlo (ributti) (di dentro)
fino in fondo nella soffocazione.
E' notte
tarda e non ha ancora preso sonno, rimette il pentolino dell'acqua
un'altra volta sul fornello, spera che una camomilla possa concigliargli
il sonno prima o poi, quando oramai non ha più di tre ore di sonno
prima del risveglio l'indomani mattina per la scuola. E' il
rovello che dura da Ma di così
atroce, che significa istantaneamente tra loro? si chiede nel
ritrascinarsi a letto in un'investigazione che gli affanna il respiro. Significa,
prova a chiarirsi, che tutta l'intelligenza e la sensibilità acuitasi
in millenni di vilipesa sofferenza di una specie reietta, eppure non
basterà mai, fino alla fine del tempo, a scongiurare che ogni nuovo
giorno il mondo le risorga contro, mentre a loro è d'avanzo la
rudimentalità bruta, l'ignoranza strafottente che volgarmente ti
ostentano, a riassicurare il predominio; anzi, è la stessa ottusità
avvincente (impunita) che li preserva immuni da scrupoli, che fa che ci
prendano e strappino l'assenso... già destri a ogni E non basta,
scuote la testa, sapere che è difficile, comunque, resistere al puzzo
del pesce di fogna, che sono destinati a insignificanti esistenze di
massa fallimentari, in mostruosità
domestiche ( in orrori domestici) di putrefatti rapporti che si
tengono eppure in scena per ulteriori decenni; o ripetersi che non sono
altro che la genitura di chi vive senza motivazioni, secondo necessità,
in quanto costituiscono la mentalità di chi è la semplice messa in
atto degli automatismi sociali; quel loro sorriso, indelebile, gli
stronca ogni residuo di comprensione e di pietà, gli restringe la gola
nella morsa di un odio mortale. Implacabile,
inestinguibile mio odio tormento di quel loro sorriso. Ne rilevava
l'abiezione rivoltante Bettin, su L'Unità, in una intervista quale
l'autore de "L' erede". E' una
ostentazione, dice esattamente, innanzitutto di superiorità. Fondata,
come ogni razzismo e intolleranza, sulla denigrazione nell'altro di
quanto, negritudine, omofilia, handicap psicofisico (gibbosità ossea),
o sull'esaltazione in se stessi di ciò, ricchezza familiare, status
etnico- sociale privilegiato, che non dipende dalla propria natura. Ed è un'
ostentazione intensificata dalla ferocia sprezzante dell'irrisione di
ogni inutile sforzo, del sottostante, per rendersi degno e apprezzabile
in capacità e meriti acquisiti, in sensibilità ed intelligenza
perspicue ed acuite. Poichè il
colore bianco e sano della propria pelle, l'uso normale del proprio
cazzo che si può già pubblicizzare, l'essere ricchi di famiglia o
l'avere già la moto da corsa o le scarpe di marca secondo l'ultima
moda, assicurano una superiorità immediata ch'è incontrastabile
(irresistibile). Che consente l'arroganza di ostentare la più ottusa volgarità
prevaricatrice, che i bennati sanno di potersi consentire
impunenemente, poichè comunque la faranno franca e prevarranno, e
troveranno pur sempre chi a
loro
la darà vinta; anzi, è appunto
tale indegnità indecente che li farà i match winners, tanto più
capaci di prenderci quanto più profumati e lubrici. E comunque,
nell'odio, un sospiro di conforto: che la fuga del tempo, verso la
morte, non appare mai abbastanza vertiginosa, quando quel loro irriderti
è l'avvenire (il futuro) che incombe.
Rivedere in IL coraggio di essere, di Gargani, ( il saggio dell'omonimo
volume, 1992), nel fondo della penultima pagina quella citazione
indiretta di Wittgenstein, utile a comprendere la
natura di certo antisemitismo e delle connivenze con esso; come cioè
sia l'assenza di risonanze, nella profondità, di un'angoscia interiore
rammemorante, che per un verso non inibisce il protagonismo di esistenze
banali (insignificanti) ad armarsi la mano per sprangare, ad affiggere
stelle gialle o a gridare morte agli ebrei, benché (pur) non sussista un odio e un
timore antisemita, pur di apparire alla ribalta di prime pagine e
schermi; e come sia la stessa insussistenza di un' interiorità
sgomenta, in esistenze per lo più necessitate dai più grossolani
interessi, a spiegare altresì la indifferenza o il minimizzare corrivo
e complice; in chi è pur una mente comunque calcolante e realistica
senza ombre inquietanti. P. S. Il passo, a pagina 103, è il seguente:"Pensare è
dunque ricordare, perché non potrei esperire un evento come terribile, inquietante, tutto fuorchè
banale, se esso non fosse la eco di una terribilità e di
un'inquietudine che sono già dentro di me." Per la
giornata di di un professore semita. Quando nel
sottopassagio il fiotto d'allievi gli viene incontro, festosi che lo
sciopero contro il razzismo sia l'occasione di cui profittare per
evitare la scuola, " Culo, culo..." è il grido che si perde
alle sue spalle dopo la svolta. Poi in
classe fa l'appello dei presenti: Non v'è chi si è palesato antisemita
e razzista che non abbia profittato dello sciopero per essere assente;
mentre sono presenti, tutti gli allievi che sa contrari a ogni
intolleranza razziale. E' notte
tarda e non ha ancora preso sonno, rimette il pentolino dell'acqua
un'altra volta sul fornello, spera che una camomilla possa concigliargli
il sonno prima o poi, quando oramai non ha più di tre ore di sonno
prima del risveglio l'indomani mattina per la scuola. E' il
rovello che dura da Ma di così
atroce, che significa istantaneamente tra loro? si chiede nel
ritrascinarsi a letto in un'investigazione che gli affanna il respiro. Significa,
prova a chiarirsi, che tutta l'intelligenza e la sensibilità acuitasi
in millenni di vilipesa sofferenza di una specie reietta, eppure non
basterà mai, fino alla fine del tempo, a scongiurare che ogni nuovo
giorno il mondo le risorga contro, mentre a loro è d'avanzo la
rudimentalità bruta, l'ignoranza strafottente che volgarmente ti
ostentano, a riassicurare il predominio; anzi, è la stessa ottusità
avvincente (impunita) che li preserva immuni da scrupoli, che fa che ci
prendano e strappino l'assenso... già destri a ogni E non basta,
scuote la testa, sapere che è difficile, comunque, resistere al puzzo
del pesce di fogna, che sono destinati a insignificanti esistenze di
massa fallimentari, in mostruosità
domestiche ( in orrori domestici) di putrefatti rapporti che si
tengono eppure in scena per ulteriori decenni; o ripetersi che non sono
altro che la genitura di chi vive senza motivazioni, secondo necessità,
in quanto costituiscono la mentalità di chi è la semplice messa in
atto degli automatismi sociali; quel loro sorriso, indelebile, gli
stronca ogni residuo di comprensione e di pietà, gli restringe la gola
nella morsa di un odio mortale. Un odio che
si alimenta dell'odio di se stesso, in un' intensità soffocante cui non
ha più riparo da opporre, da che quest'estate è venuto meno alla sua
integrità di insegnante. E
l'irrisione beffarda, o le mormorazioni, non può più fronteggiarle,
come gli anni precedenti, dicendosi ad altrui detrimento di avere
l'onorabilità integerrima di chi può giudicare. " Il
sottoscritto,**, Commissario di Italiano e Storia presso la "
Commissione d'esami di maturità dell'Iti
di ** etcetera etcetera, chiede che sia allegato e messo a verbale
quanto segue:..." Nei lambiccamenti di rito, che si esigono, quando occorra appellarsi ad
un Superiore nella repellente prosa della burocrazia scolastica,
iniziava così, il lungo testo di rampogna, che per sfogarsi aveva
indirizzato, pur a giochi fatti, alla Presidentessa di quell'ultima
Commissione d' esami di cui aveva fatto parte l'estate scorsa; una
tuonitronante, fulmini e saette, che s'era squagliata giorno dopo giorno
al cimento; tale lettera rivolgendogliela, esacerbato allo stremo, perché avesse così requie una notte come questa già lungamente insonne e
convulsamente agitata, senza più remissione dopo l' acme doloroso che
l'aveva colto, quando tardi, troppo tardi, si è reso conto
dell'avvenuto.... riconsiderando i prospetti dei voti dei Commissari
suoi colleghi nelle varie prove d'esame...
" Per
quanto tale richiesta fosse legittima, semprechè non
fosse risultata univocamente orientata,- seguitava la sua voce di
protesta ( seguitavano le parole di quell'atto di protesta), gli è
parso un controsenso che ha reso un gravissimo torto al suo operato, che
gli sia stato richiesto- e a lui soltanto- di motivare, e per iscritto,
in quali termini intendesse esercitare la doverosa pienezza delle sue
prerogative di Commissario d'esami, all'atto di accertare la maturità o
la non maturità dei candidati, avendo enunciato il suo dissenso
rispetto a dei criteri, quali quelli configurati dalla Presidentessa,
che non potevano che essere integralmente riveduti, come è accaduto per
intervento dei Commissari interni, in luogo di quello che pur era da
attendersi piuttosto dai Commissari esterni, in quanto prescrivevano per
la liceità di un giudizio di non maturità, che non dovesse sussistere
nessun elemento favorevole al candidato, dei criteri, che se recepiti,
avrebbero impedito di giudicare non maturo qualsiasi candidato da parte
di qualsiasi Commissione, e privo pertanto di ogni crisma di legalità..." Se la ricordava ancora di fronte, la donnona enorme, che stizzita
reiterava nei suoi riguardi l' accusa dissennata, perché le opponeva resistenza, di essere
per questo un totalitario, nel mentre folle di irresponsabilità, lei
veniva perfezionando la sua connivenza con la scuola in esame, lei che
le prime settimane aveva solidarizzato appieno con la sua condotta
conforme alle normative, muovendo da posizioni
ch'erano ancora più estreme che le sue, tanto che il primo
giorno aveva minacciato addirittura di ritirare uno scritto, di un
candidato sgomento, perché in un dizionario tecnico figurava
il disegno di un impianto..., anzi, esortandolo a infierire nei voti
oltre la sua misura costante... Poi lei
aveva cominciato non solo a desistere... nel suo ritirarsi nel piano
superiore, come in un Aventino, ( Ed era
rimasto lui solo, fra gli altri, nelle cui discipline tecniche d'esame,
nulla era la sua competenza di insegnante di lettere... " Cane
che abbaia..." si era venuto dicendo... Non
intuendo, ancora, quanto
lei già avesse oltrepassato ciò che lui cosi veniva presagendo... E quando le
aveva anticipato (ventilato) che nel caso di un determinato allievo lui
si sarebbe espresso per la non maturità " Sarà
maturato a maggioranza, lei aveva replicato, al che soltanto, lui aveva
cominciato a prefigurare già tutto con sgomento... che significassero
quelle sue telefonate a questo o a quell'altro Presidente, per trarne
conferma di come fosse impotente a decidere altrimenti di ciò che le
metteva in bocca la scuola una Commissione d'esami, secondo norme
ministeriali che lei asseriva le legassero le mani, norme di cui lui le
aveva pur richiesto senza ottenerla visione, e di cui in sede scrutini
l' aveva ancor invitata vanamente a dargliene comprovatante lettura;
norme che sapeva benissimo, infatti,
che non costuivano che Quando
ancora era con lei in rapporti d'intesa, riferito ai colleghi della
Commissione che gli allievi si prestavano ad interrogarli nelle sole
discipline di loro gradimento, "
Davvero non possiamo non dirci tutti che democristiani", le aveva
soggiunto, con una cattiveria dettata dalla consapevolezza che
quell'Istituto era un caposaldo scolastico delll' Amministrazione di
sinistra della città... "Ed è
parsa al sottoscritto tale richiesta particolarmente disdicevole, per
usare un eufemismo, aveva seguitato in quell'allegato, " poichè è
stata inoltrata in assenza di qualsiasi richiesta di chiarimento,
invece, ai Commissari delle materie d'indirizzo, delle ragioni per le
quali tutti i candidati che sono stati considerati più o meno
gravemente insufficienti negli scritti inconfutabili delle stesse
discipline, - come solo quella notte, lui eppure ancora ingenuo, aveva
accertato ad un riscontro che era stato sistematicamente perseguito- con
la sola eccezione di un
candidato iniziale, siano tutti apparsi in grado di riparare provvidenzialmente, tramite dei colloqui nel cui svolgimento
il sottoscritto, per imperizia, ha pur dovuto riconoscere una
inevitabile delega fiduciaria ai rispettivi Commissari. ................................." Eppure aveva
subodorato qual'era il trend, si era reso conto che sempre più veniva
meno l'incertezza sull'esito delle interrogazioni, e lui stesso, in quel
clima generale, aveva cercato di essere quantomai comprensivo e
flessibile, Eppure lui
aveva seguitato a variare i giudizi... a formulare insufficienze, di
fronte a risultanze inconfutabilmente indecenti... Come avrebbe
potuto, nonostante tutto, assecondare un esito scontato di assolutoria
generale, se nella sua scuola aveva seguitato a contribuire oltrechè a
promuovere a bocciare? Era questo,
al postutto, il nocciolo duro della sua resistenza morale. Si, lo
sapeva già come sarebbe finita, eppure riteneva ancora che loro li
avrebbero dichiarati maturi, certi candidati, Nel seguito
di quella lettera aveva voluto quindi beffeggiarla, nelle sue presunte
competenze, quella donnona Presidentessa così autoritariamente succube
e proterva, e tanto più obnubilata e boriosa quanto più sottomessasi: "
Inoltre il sottoscritto fa presente alla Presidentessa, Signora Clelia
Malanima, che è perlomeno uno sproposito, come Lei ha sostenuto,
rapportare gli esami di maturità a degli scrutini estivi, e pretendere
la sussistenza di gravi ed incolmabili lacune, quale requisito
indispensabile per la non maturità; in quanto, a differenza di tali
scrutini, per gli esami di maturità non sussiste la facoltà degli
allievi di riparare e colmare a settembre le lacune verificate.: Auspicando
di avere evidenziato, in tal senso, come siano vari i versi in cui si può
rischiare di rendere il proprio operato illegale, nell'Esercizio delle
proprie funzioni di Presidente o di Commissario d'esami, tanto più se
si diventa succubi oltre le proprie stesse possibilità di contrastarli,
di determinate logiche e giochi d'intenti, Etcetera, Etcetera...." Ma poi,
quando il giorno seguente le ha trasmesso il testo, e lei l'ha letto... Lui era
diventato un omino ch'era sbiancato sottile di fronte all'imperiosità
di lei, quando brandendo la lettera, illividita di sdegno, ha convocato
tutti quanti a seduta stante plenaria
imputandogliela davanti: "
Sentite, sentite, fate caso a quel che insinua il qui presente collega,
quando usa quel " provvidenzialmente", o impiega
quell'"inconfutabili", riferiti alle prove scritte, a
differenze dei colloqui d'esame, legga, legga fino in fondo, il nostro
collega, quello che ha
scritto, vi ci accusa tutti quanti di disonestà professionale..." Certo, lui
non era arretrato nell'interpretarne il senso, rotto dal'emozione aveva
pur ribadito che anche se tale opinione non v'era formulata
espressamente, non negava certo che le sue parole potessero essere
interpretate giusto in quel senso... Ma lui, non
lei era lì di nuovo l'imputato, lui, non loro, doveva lì giustificarsi
e rispondere della propria condotta, lui che osservava le normative per
preservare il valore di prova formativa degli esami, anzichè loro che
si erano degradati, quali insegnanti, a complici del raggiro da parte
dei candidati delle istituzioni scolastiche. Loro, non
lui, dovevano dunque lì temere l'altrui giudizio, tremare di fronte
alle conseguenze di una denuncia... E invece
aveva tollerato o addirittura creduto che loro potessero minacciare di
sporgere denuncia, non aveva manco visto, nel loro fare offeso e
indignato quanto tremavano... E così era
stato lui, messo all'angolo, che aveva più degli altri ostentato il
timore d'avere violato un rapporto, che aveva cercato di preservare lo
sguardo negli occhi degli altri, offerto una via d'intesa e di
riconciliazione... " So
benissimo, che solo se avessi denunciato in tempo l'eventuale accaduto,
per quanto già potevo supporre durante i colloqui, avrei i titoli per
dare corso a quanto può lasciare supporre quanto vi sostengo..." E
addirittura aveva provato sollievo nell'essere riaccolto fra loro,
nientemeno che al cenno di benevolenza materna di lei, non più offesa,
la magnanima, quando " poveretto", " vedete di
risollevarlo", aveva detto loro non più iraconda. Solo ora lo
intendeva benissimo, traendo chissà quale respiro di sollievo allo
scampato pericolo, per che cosa significava per loro tutti la sua
rinuncia a procedere oltre. Colmo del
colmo dell'umiliazione inflittagli, erano quindi seguitati gli atti di
magnanimità, nei suoi riguardi, cosicchè (ed ora) Lei, ora non più,
non aveva più bisogno di quella sua dichiarazione scritta sui criteri
di giudizio della maturità degli allievi, gliela restituiva
condiscendendo... Che
importava, adesso si torturava, che loro avessero capito che lui aveva
capito tutto, e che implicitamente avessero con lui poi ammesso tutto
quanto: " E tu, come ti comportesti, di fronte a uno che ti
pretende di giudicare dall'esterno? " Di fronte a
se stesso, ogni volta che riattualizzava la scena, tornava ad essere
lui, non loro, che si sentiva chiamato a rispondere di fronte alla più
alta corte di giustizia; quella che solo nei suoi riguardi, nei
confronti del genere umano, ritiene lecito formulare l'estrema condanna.
Tale e tanta
è la vergogna di se stesso che non può più revocare, quale si è
acuita poi al ritorno a scuola, di fronte ad allievi che deve formare,
educare e giudicare,
Non occorre,
più, oramai, che il suo disprezzo lo perfezionino gli altri. Come quando
oggi, nel sottopassaggio, dal fiotto d'allievi che gli è venuto
incontro, festanti che lo sciopero contro il razzismo fosse l'occasione
di cui profittare per evitare la scuola, " Culo, culo...", è
stato il grido che si è perso alle sue spalle dopo la svolta. Poi in
classe ha fatto l'appello dei presenti: Non v'è chi si è palesato
antisemita, e razzista, che non abbia profittato dello sciopero per
essere assente; mentre sono presenti,
in popchi, i soli
allievi che sa contrari alla intolleranza razziale. Con quel
loro sorriso, alla sua spiegazione del culto dei greci del bello. A levare la
mano su di sè può bastare quindi poco. Finalmente.
Quando per
se stessi non c'è più nessun elemento favorevole.
L'antisemitismo,
ancora, e l'odio razziale e del diverso ... E in classe,
al loro rientro, lui che dovrà limitarsi a solidarizzare con chi è
degli altri, nell'avvertenza dichiarata che altrimenti, come egli
condannasse con sdegno Ribadirà
tuttavia, si predispone, che la persecuzione non può che indurre chi è
diverso a perseverare più ancora tenacemente nel suo essere, poichè è
l'oppressione persecutoria, sono i rapporti di potere che ogni giorno ti
si ripropongono contro, la situazione che di lui ha acuito
l'intelligenza esistenziale, e che non può che farlo inasprire d'odio e
d' orgoglio, a fronte di chi è tanto più forte quanto più rozzamente
ignorante e stupido e (fetido e bestialmente) lubricamente volgare. (
Con lo
sguardo, di sottostante pur sempre, che leva la donna verso l'uomo che
si esalta, impedendola, che lei debba reingoiarlo (ributti) (di dentro)
fino in fondo nella soffocazione. E comunque,
nell'odio, trae al ricordo di ciò quell' irrisione gli ventilava in
faccia, questo sospiro almeno di conforto: che la fuga del tempo, verso
la morte, non appare mai abbastanza vertiginosa, quando quel loro
irriderti giovanile è l'avvenire (il futuro) che incombe. Costituirebbe
l'autentica descrizione di una battaglia, la rappresentazione di due ore
di lezione quali le ultime d'oggi in 2c. Ove la tensione sfinita-
stanotte non ho dormito che tre ore, ancora, per registrare per loro la
replica di Curva Hitler di Milano Italia- è lo sforzo di trovare ad
ogni azione di disturbo la contromossa da inventare all'istante, che è
vincente nella misura in cui converte l'ira o lo sdegno nauseabondo in
un estro di spirito, nell'escogitazione di una trovata che li assoggetta
ad un compito ingrato con fare divertito ed ammirato. Rilanciando
a distanza interminabili sfide e singolari tenzoni. Sic. E' stata
un'illuminazione feconda di un seguito: l'idea insortami, mentre
illustravo loro come lo sviluppo delle capacità mentali trovi la sua
origine prima nella liberazione delle capacità delle mani con
l'acquisizione della statura eretta dell'Antropiteco, di illustrare a
quali vertici di prestidigitazione espressiva ne sia pervenuto l'uso
tecnico, nell'arte pianistica di Glenn Gould. A raffronto con il
potenziamento del'intelligenza geniale a compensazione della distrofia
atroce nel fisico inglese Hawkins. E si erano
messi intanto a ridere, quando parlando dei nostri cugini, gli scimpanzè
sapientes, ho detto loro come in virtù della stazione eretta
condividano con noi la facoltà esclusiva dell'amore frontale tra le
specie animali. Nota L'allievo
Tontolini ha lanciato con impeto eccessivo la gomma al compagno senza
seguire una curva parabolica. ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ Oggi in
seconda, al verificarsi delle solite sottrazioni a chi più si
impermalosisca della colla o della gomma o di che altro, ho assunto il
criterio di valutare l'intelligenza di una persona dalla sua capacità
di divertirsi e di divertire senza offendere o recare torto agli altri.
E
all'allievo oltremodo offeso e infastidito dal tormentio degli altri, ho
soggiunto di tenere conto che purtroppo la madre degli sciocchi è
sempre incinta, e che alla stupidità degli altri, poichè non può
essere abolita per decreto, purtroppo è giocoforza ci si adatti,
evitando di dare loro modo di divertirsi con delle (nostre) reazioni così
risentite. Helas,
credo che dovrò presto problematicizzare, altresì, come la civiltà liberale possa
essere la forma migliore di coesistenza civile, perché consente più di ogni altra al
singolo di isolarsi (dalla stupidità diffusa) dalla violenza della
volgarità di massa. ++++++++++++++++++++++++++++++++++ I miei
diari scolastici seguitano in ogni caso a deludermi, perché non lasciano nemmeno suppore quale sia l'allegria divertita e l'affetto
che anima l'esercizio delle mie lezioni. Ove lo spirito ironico è
l'atteggiamento disarmante che più assiduamente perseguo. Quando le
scriverò con la stessà felicità delle mie note di viaggio?.
Il mio
fervido europeismo, il mio senso di appartenenza fin nell'intimo più
intrinseco agli splendori e agli orrori della cultura europea, eppure in
me convive, ricordavo a me stesso in questi giorni nel profilare nuovi
itinerari natalizi continentali, con il senso di solitudine più
agghiacciante per le sue contrade, con l'incapacità di stabilire
qualsiasi forma e modo di comunicazione con gli altri viventi della
comunità. Annichilitovi
a una frazione numerica insignificante delle varie moltitudini di massa di
Rues e Strasses ( et Ut e Odoi). E
vagolandovi con un margine di riserva mentale di neanche una settimana. Zombie che
si alimenta di antichi accenti elisabettiani, della saghe Nibelungiche che
reincantino le absidi ( che reincanta la pietra) di Worms.
L'accento
falso delle mie geremiadi sociali, allorchè denuncio la mia miseria di
lavoratore dipendente e le ingiustizie che patisco quando intendo accedere
a una dimora a equo canone o ai servizi sanitari, è nella consapevolezza,
che le duplica ( doppia), ( che le risvolta), che tutto quanto patisco è
altresì voluto, che è l'esito al contempo di disadattamento e di
preservazione aristocratica, di vigliaccheria pusillanime e di sfrontato
coraggio, (che è) ciò che mi è giocoforza perpetuare, per preservare
una specola donde scrivere senza prosternare la Musa. Potrei pure
dare lezioni private, tentare di intraprendere una colaborazione con il
foglio locale, infischiarmene delle condizioni di locazione del mio
contratto di affitto, farmi residente e non più pagare rincarata la
bolletta della luce e avere l'assistenza medica ch' è ancora gratuita.... Eppure...
Eppure... che disagio
anche solo supporre la tensione incombente di porre condizioni al mio
locatatore... mi dico... anche solo evocare l'idea di un trasloco...di
rimettermi sul mercato immobiliare con le masserizie per strada... come mi
è uggioso, oh, non voglio neanche pensarci, il pensiero del tirocinio
lento e gratuito, dapprima, e del larvato disdegno che dovrò sottacere,
la voce sottomessa e dimessa, nel sottopormi al vaglio di qualche
gazzettiere locale, attendere il beneplacito, per potere collaborare a
scrivere interventi su un'attualità politica che mi infervora per quanto
per l'appunto mi è estrinseca; e pur anche le lezioni private, che
compromesso ignobile della mia arte liberale, mi asfissierebbero
privandomi di ogni tempo disponibile, dato l'incredibile scrupolo che pur
sempre vi riporrei, poichè anche le più ottenebrate ( pervicaci) meningi
si affiderebbero a diretto pagamento, per me obbligantissimo, alla mia
taumaturgia di incredulo stregone dnelle proprie arti linguistiche. Anche solo
dovermi arrampicare sino alla plafoniera per ricambiare la lampadina ch'è
guasta, il dovere strascicare qualche
mobile domestico per ergermici sopra, è fatica che mi costa solo a
evocarla un tale stento... O peggio,
meditare di ( tentare di) riabbocarmi magari stasera, con il mio locatore,
per un'intesa che sblocchi le condizioni di un patto in deroga che mi
consenta di farmi residente dove vivo e lavoro... Meglio
ostinarmi qui a trascrivere al computer la mia impotenza, ricorrendo di
nuovo all' aula di Informatica dell' Istituto scolastico dove anche oggi
sono tornato sotto la pioggia, poichè non posso disporne di uno
personale, digitandovi al solo prospetto (remunerativo) munifico di una
posterità differita di qualche decennio dopo la mia morte, tanto mi
spaventa il confronto non solo con i vivi, ma con chi dovrà sopravvivermi
in tutto l'odio velenifero che incrudelisce contro i morti chi ne è stato
in qualche guisa debitore e a loro è sopravvissuto, secondo quanto
attestano le nefande denigrazioni in corso
della memoria di Montale e Calvino e Pasolini, per tacere il
destinio postumo di quant'altri letterati e scrittori negli ultimi anni
scomparsi.
Oggi non v'è
più Paese dei Balocchi che non sia una Società per Azioni. "
Denatus" Hrabal- In memoria di A. Dubceck. Sull'ultima
pagina in bianco de " Il coraggio di essere". Occorre
farsi cosa per dirsi un'anima. Solo chi ne
è sedotto può criticare un idolo. Altrimenti
detto: Solo chi di
un mondo ha fatto il suo destino ne è capace della critica. Oltrepassare
il mondo traversandolo. La propria
bellezza è la verità che incarniamo vivendo. ( Nel senso:
la verità è la bellezza che mostriamo (esprimiamo) vivendo). ( In tal
senso è il vero a identificarsi con il pulchrum. E la bellezza è la verità
ineffabile. Che si mostra. Et
veru(?) incessu(?) patuit dea.) ( Ossia il
bello non è in tal senso ( dei suoi vari) il vero logico o filosofico-
scientifico esteticizzato(la sua stilisticità in forme di vita enarrate
che lo rivelano o in forme figurative che lo rappresentano). A Zenaugui, ... dopo
" Un mister Bush, "una brutta bestia come lui" , Anzichè
" Uno della sua cricca o della sua risma" Al brano
iniziale del testo "Nel Magheb, dopo Saddam": "
Anzichè " Espanso ", riferito al sudore, usare il sostantivo
"pregna" o l'espressione " di cui nello sforzo l'ho
impregnata", a seconda del modo in cui la frase che non ho presente
è costruita. Mi era parso
alquanto bruttino, sotto il casco, il ragazzino che nella lanca in secco
s'era riavviato lungo l'argine con il motorino, una volta che i crossisti
sopraggiunti ebbero terminate le loro evoluzioni nelle sabbie del fiume. Avevo
seguitato tuttavia a fissarlo mentre si allontanava, nelle sue nude gambe
troppo corte e tornite. Quando,
prima del termine dell'erta, è venuto arrestandosi presso il suo veicolo,
e per quanto potevo intravedere distante, si è abbassato i calzoncini, ne
ha estratto il sesso in erezione, ed ha intrapreso con foga a masturbarsi
fronteggiandomi. Sorpreso,
l'ho inteso in un primo istante come un atto di offesa, e mi sono volto
altrove, come se disgustato, per evitargli ogni soddisfazione
esibizionistica. E se invece,
mi sono chiesto appena dopo, volesse provocarti per coinvolgerti?
Accertare la tua disponibilità sessuale? IL tuo ritrarti perbene non è
già la maschera ddella tua fuga? Verifica a tua volta... Mi sono fatto così coraggio e sono
avanzato, poi, accostatomi a un pioppo, mentre lui seguitava a
fronteggiarmi brandendolo senza masturbarsi, a mia volta ho aperto i
pantaloncini ed abbassati gli slip gliel'ho ostentato, quindi ho iniziato
con la mano a esasperarne il glande. Lui ha iniziato a sua volta il
movimento lento e poi accelerato di dimenarlo in sintonia, interrompendolo
quando me ne sono distolto perché già sborravo. Ho contratto
l'acme del piacere e ho allora reimmesso l'uccello negli slip, accelerando
il passo per avvicinarlo mentre si ricomponeva.
La maturità,
della mente autunnale, è lo sconforto e la consolazione crepuscolare che
ogni cosa (tutto) è inestirpabile: l'orrore della svastica e l'offerta
della propria vita perché ne sia salva ( Così oggi
pomeriggio ero ancora in quella stanza di caserma, di fronte al sergente
avvenente che mi ha richiesto e che confuso mi rinvia senza spiegazione. " E'
questo che vuole, o che vuoi?"- avvicinandolo, anzichè congedarmi,
ora invece gli chiedo nello slacciarlo... E anzichè
freddarmi, come mi accadrà domani, scambio ora una facezia, che ci
rallegra, con l'allievo che ha in queste settimane disvelato che l'amavo
per riderne con gli altri. So, che in
lui non sussiste reciprocità. Ma anche se
in me ugualmente non può esservi verso le donne cui piaccio
corresponsione, eppure so, che identicamente, il mio ritrarmi seguita a
suscitare in noi attrazione e repulsione, in ritorsioni e fascinazioni che
ci avvincono pur in interminabili assenze. Tutto è
inestirpabile, certo, a sconforto e consolazione. Ma
l'inestirpabile che insiste, è la sedimentazione degli atti mancati che
ritornano in scena. Che come tali, non tornano a ripetersi che per mancare
( venir meno) di nuovo. Revivants di
una vita già morta. La monotonia poetica è la fedeltà veridica all'unica e
medesima cosa che appetiamo, all'unica e medesima tragicità che ci dà
sconforto. La felicità
autentica è il consentire alla morte, in ogni catastrofe che la
preannuncia. Pertanto si
ride di ciò di cui si piange. E il comico
è identico al tragico.
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