Cenere
di Gomorra Ceneri E' cenere di Gomorra, inestinguibile, che
residui ogniqualvolta ti ritorci allo scherno, giacché non ti ha lasciato scampo il farti deserto. Nonostante
l'ispessimento dell'occlusione sotto la maschera, la lamina ti
insanguina ad ogni colpo ulteriore, come al primo squarcio rivelatore. Più che la
desolazione del desiderio, il tuo strazio implacato è il loro sbranarti
nonostante il desistere. Ma la
inesorabile certezza dell'insanabilità di ogni loro oltraggiarti, è
anche il tuo rimarginarti consolatorio,- Nella cui
celata ti chiedi come mai coloro, ora disonorati sidiaci, si
avventurarono a morte benchè maitres à penser. La sventura
economica La sventura
economica della mia famiglia è una morsa che ci devasta, ritorcendoci a
secernere ogni più abietta miseria che ci guata di dentro, il lerciume
dell'ignavia più vile e mendace, in quali conati spregevoli di
scampevole fuga, ogni infimo calcolo e resa dei conti aggallando
spietata, in un bulicame che attossica l'anima occludendola. Nella cara
trepidazione dei loro vani sguardi, l'anima a farsi forma, la pietà
responsabile coercendola nelle angosce contabili dei doveri dei vincoli. Nei
brogliacci seguono le note del diario di viaggio a Parigi ( dicembre
i987-gennaio 1989) Da un mese
che vivo in città. Ed oggi è
oramai un mese che vivo in città. La mia
solitudine cresciuta, sempre meno il tempo e il denaro. Dalla
prigionia familiare tradotto in quella domestica, che ogni giorno
riattivo tra lavandini e fornelli, le sole convenzioni interiorizzate
popolando le mie stanze, ove mi compulsano stremate al dispendio
casalingo di ore e ore, prima di attendere infine a me stesso senza più
forze. Perchè non
li consumai. Ed ancor ora
vado pensando ai miei rapporti ancora potenzialmente vivibili poichè
non li consumai, ed a quanti incarnandoli si sono ritorti in una
oltraggiata distanza insormontabile. Eppure quale
pulcritudo erotica, nel ricordo, avvampano ancora le defunte amicizie
sessuali, non già quali amanti, ma fraterni negli atti fisici
esasperandoci il m. . Ma l'orrore
della tensione della possessione ch'io vi conobbi è tale ancora, che
nemmeno le amicizie amorose mi sono più anelabili. La sicurezza
del giusto La mia
risolutezza nell'esigere il credito dai miei genitori miserrimi, mi
rammemora quale inflessibile spietatezza sia la sicurezza del giusto. La parola e
la morte Concludendo
" Un uomo che dorme" E se il non
valicare la soglia, nell'apologo di Kafka, non sia già , come l'inaccesibilità
del Castello, L'arrestarsi che impedisce la vanificazione del senso? E se la
trascendenza del Castello e la separatezza dei Signori, non sia appunto
ciò che consente di risensare di nuovo l'assurdo vitale in apparenze di
impedimenti ed ostacoli. Nel punto di
fuga Domani la
parola e la morte. Nel punto di fuga l'annientamento e lo scampo. L'oggi
ancora una differita ulteriore, la lettura in ascolto e i minuti
piaceri. L'attimo ancora di sole. La sortita di nuovo dell'urgere in
strada. Quando non è l'inasprire al dispendio scolastico o domestico,
ligi ad ordini e doveri e al loro occorrente. Così manca
sempre di nuovo l'impatto, beneficiari di una falsificazione incessante
del sollievo dei conforts. Il fido inesausto cui di nuovo si attinge. La fragile
spoglia E la fragile
spoglia teme più ancora il disfarsi, quando l'attaccamento a se in
ansia, un pensiero incessante, non saranno che la confusione nel fango
di carne e capelli. E quanta sua passione di petali e trame, ora che la
tortura del torto è il suo solo tormento. In arte Per
ipertrofia In arte, se
si è irretiti nel tramando di tradizioni classiche, come per ipertrofia
il manierismo pervenga a ciò che altrimenti si ottiene di dire per
spoliazione di ogni connotazione, lo squallore innanzitutto del
quotidiano odierno. Parole nuove E parole
nuove ulteriori, a me preziose, mi hanno offerto i miei terebranti casi
o le acquisizioni rateali degli ultimi tempi, come "gemizie"
nel dèpliant illustrativo degli effetti della pomata per le emorroidi,
o "silenziamento" nelle istruzioni d'uso del televisore "Sony". Il
disvelarsi E' la
felicitazione più intensa di una lettura critica, il disvelarvisi del
tuo itinerario interiore ancora misconosciuto. Ed è quanto
mi è accaduto l'inverno scorso, nel leggere, con i testi di Donne,
l'introduzione a loro
premessa di G. Melchiori, che mi è venuta chiarificando come il decorso
metafisico del mio manierismo, a sua insaputa, nell'inglese di tale
poeta come già in Yeats, ricercasse i calchi formali del proprio franto
respiro, che nella sintassi neolatina dell'italiano tende
ineluttabilmente ad armonizzarsi, incongruamnente, pur nel venirvi ad
espressione di un urto vitale discorde tra mondano e cosmico. Ciò che
perseguo mi si è chiarificato altresì come una versione ulteriore
della poetica della "sensibilità unificata" di Eliot, o come
un tentativo ulteriore di attuazione del "linguaggio poetico
intensificato" di cui parla Hopkins, seguitando in "discorsi spezzati"
e "frasi lasciate per aria", secondo le modulazioni
sintattiche dell'espressionismo contemporaneo recensite da Gianfranco
Contini, così perpetuando lo sforare un'orbita trascendente vuota,
delle mie urgenze pulsionali così inesauste di idola tribus. Continentalità E' in un
felice termine di Longhi, che i giorni addietro, ho rinvenuto la natura
fondamentale della tradizione d'arte in Padania, ov'egli la qualifica
esattamente come "continentale", cioè a dire intermediatrice,
nella sua ubicazione cisalpina, tra l'universalità della classicità
mediterranea e gli individualismi ( i particolarismi) di espressionismi
ed empirismi nordici, le conformazioni classiche cui sono venuti
sogiacendone i modi, concretandovisi e particolareggiandosi ad esprimere
realtà individue; negli intenti eminenti di un realismo corporale
eccedendo per ipertrofia o parodia le generalità;e così riconducendo
ogni mondo che sia moda in voga della Civitas imperiale, a ciò che è
il fondo perenne dell'humus, all'archè della terra da cui tutto ha
origine e nel cui grembo irreversibilmente ritorna... Ed è questo
il nostro heideggerismo dei poveri. E' la natura
di uomo postumo dell'uomo provinciale ( uomo fatale).
Estratti E pietas e
ironia e malinconia, della tua arte siano le assidue ancelle tutelari. Seguono i cartoni di Single. I988-89 Frammenti
poetici Azzurro
cielo invoca azzurro mare, candida nube
il candido di vele, sono
gabbiani i gridii del cielo, a palpiti in
ali a inebriarsi, resiste la
fibra nella tesa, la luce
s'abbaglia in muri e marmi, il nudo ch'è
schianto il vivo aperto.
Essaouira. Sailing
from Aegypt Valicate le
soglie degli invasi solari, sui gemiti e
rantoli tra polvere e sterco ma non
intendesti tu che il
vaniloquo dell'adorare idoli per sventare
la morte e assicurarsi massacri. Invocando
Ptah, Amon od Allah. E furono i
tuoi stessi gesti nell'accecamento dell'ansia, tu
vicissitudine ancora a disilludersi eterna di un corpo
in sfacelo come (appena) si arresti. Del
vaneggiamento nella consunzione d'incanti il
mancamento a compiersi nel sereno Cicladico. E nel
chiarore lunare se ti sporgi dai bordi la vertigine
sale del vuoto che immane. Finchè nel
pesce col vino è il piacere del gusto, il respiro
alla fonda che infine si placa. E il mare di
nuovo è il tremendo dove di
nuovo t'inoltri e t'abbandoni.
1987-89 Akenathon Luci di
stelle nel deserto di Akenaton, nella sabbia
inneggiano salme ancestrali, lo stesso,
l'Orizzonte dolente a luminarvi d'eterno, " Ed io
respiro il dolce alito che si esala dalla tua bocca, dammi le tue
mani, ove tutto il tuo spirito fluisce, invoca il
mio nome nell'eternità ed io in te
non abbia a morire mai", labbra e
pupille affinatesi in estasi, " io
vedo ogni giorno la tua bellezza, e il mio
desiderio è la mia giovinezza e la mia
vita di nuovo per amore di te", l'ombra e la
sete di nuovo dei vivi, un raglio
nell'afa alla soma che pesa, il rombo del
sangue, l'angoscia che ansima, cecità e
passi fra slogan e folle.
1987-88 Ceneri di
rose Ceneri di
rose incipriano i deschi, lo
screziarsi esalando fragranze, rivolventesi
nel traboccare dell'anse s'infervida
in smalti il nitore di ammanti, il freddo
vivo di fuori la ridda di
ombre e di linfe nel verde che addensa, intenti
all'aperto il defluire
del tempo nella fuga dei cieli. E voi,
tenere violette, E voi,
tenere violette, sbocciaste
all'autunno come a una nuova primavera, ricordandomi
che immortale è l'illusione, come il
canto d'amore ai depredati. Delle
violette, benchè passe,/ persiste da settembre la consunzione in fiore. Ai geli le
trattieni ora al tepore interno. Nella magia
della musica con l'acqua,/ s'è una cura trepida che irrora. E risfiori
il basilico ancor verde, ne tasti il
terriccio con le mani, soccorri le pianticine/ strenue d'acqua. Poi, prima
di uscire, accosti le
ante in un effetto serra. E la tua
solitudine si espande in un'intensità vibrante. Scrupoli Che
scempiaggine i miei scrupoli artistici, privarmi di esperienze e di agi
per il rispetto di un prossimo ch'eppure generalmente disprezzo! Che per
remunerarmi non chiede che il mio scadimento (cedimento) alle sue
bassezze di vita e di gusto... Eppure,
son'io stesso che ho il bisogno di restare al di qua degli schermi, per
illudermi ancora, nonostante ogni evidenza, che qualunque artista o
conduttore che vi è dentro e va in onda, come chiunque che edita, mi
sia per ciò stesso in alcunchè superiore. Quando ciò cui assisto ogni
giorno è il vilipendio più squallente di tale abnegazione (esigenza)
ideale, denaro e successo arridendo a chi prosterna ogni valore più
alto, a chi esterna ad ogni altro ciò che di indegno invece io interno
nella mia cloaca più fonda, a chi più dileggia o banalizza ogni
scrupolo e tensione, identificando la perfezione o la novità superiore
nella diversa dimensione o posizione di un bottone; gli stessi scrittori
più in voga, professionalmente bravi, evidentemente ponendo termine
all'opus laddove nemmeno io incomincio. Così ogni
giorno è la riprova concreta che si è tanto più popolari quanto più
si è volgari. In quanto degli arricchiti ignoranti senza fisime e
scrupoli di (alcuna) giustizia di sorta. Sacrificio
di stenti Per giorni
viene disperando del suo sacrificio di stenti, assistendo a chi è
applaudito come artista o intellettuale, se il dibattito degenera i
valori in contumelie da trivio,o il genio è un istrione (l'istrione è
un genio) in goliardie d'avanguardia, contrabbandate quali delle epocali
sottrazioni di senso, la critica d'arte
risoltasi sugli schermi in che clamoroso successo nel maledirsi a
morte. Interviste e
rubriche sui fenomeni d'arte, puntulmente decidendosi nel loro valore
conclusivo di mercato... E il
presidente del club sportivo celebra pubblicamente i suoi splendidi
uomini, mentre perchè davvero lottino a vincere deve stanziare (a loro
) un premio partita ulteriore, pari a più di quanto il Nostro
guadagnerebbe in almeno dieci anni di insegnamento; quell'individuo
intervistato poi così sudicio e incapace, in studiate menzogne e vacuità
ed omissis, riesibendosi sugli schermi quale il Presidente del Consiglio[1]
. A tutti
quanti i succitati critici e artisti, e radiotelegiornalisti e
videopresentatori, e palazzinari megapresidenti e calciatori
professionisti, il suddetto (al vertice) così riassicurando il trogolo
intatto. Soldi,
soldi, soldi Abbozzo per Single Soldi,
soldi, soldi, oh, si, si è deciso finalmente, a scrivere e a dannarsi
nient'altro che per fare i soldi, un bel mucchio di soldi, tanti soldi
da non patire più stenti e umiliazioni... come di
versare contributi e non avere ugualmente i soldi per potersi curare, o
di insegnare a dei ragazzi che disdegnano di apprendere tanto così
gratuitamente, a meno che il genitore già non regali a loro in cambio
una supermoto nipponica, quand'egli ora soltanto si è potuto concedere
l'acquisto della sua bicicletta da montagna, acquistandola bellissima,
è vero, nella sua cromatura striata, con il cambio a più leve
installato sul manubrio, ma squinternando per mesi il suo bilancio,
tant'è che la bolletta del gas in pagamento lo ricostringe a nuove
gramizie, rinserrando i denti per il furore tra le folle volgari... ( Si, soldi,
soldi, soldi, in una scrittura di cose e di fatti quanto più
elementare, tutta coordinazione e scarsa di riflessioni, scrivendo
soltanto ciò che i più intendono sentirgli dire, che in fondo è solo
questione di pensarci di meno e di saperci fare, e che al posto loro chi
non farebbe lo stesso? L'assenza di scrupoli in fin dei conti non è che
l'utile dilettevole del rapinio reciproco, si, va benissimo, così eppure
concedendo ancora una chance, per l'amore e per i migliori sentimenti
(fatti in casa), in intrighi a sensazione di sesso e affari e
tradimenti, quasi che fosse la cosa più importante la loro vita banale,
la realtà nient'altro che uno sporco imbroglio generale, là di fuori
una stessa corruzione che ci immischia tutti, eppure resta sempre una
speranza, anche se colui stesso che ne scrive è nella merda,
coinvoltovi nel profittarne con il suo lettore, la classica bottiglia accanto ammazzascrupoli... Egli nemmeno
deve appallottolarsi e gettarsi nel cestino al primo tentativo, gli
basta l'immaginarsi uno scrittore di successo... Che importa
se non c'è futuro? Se ogni tradizione che tramanda è tradimento, e già
troppa è la memoria dopo alcuni millenni di storia, perchè ci sia
ancora,per un qualsiasi scrittore, anche solo il modo di rimanere
registrato in un archivio dati? (Quand'anche ci fosse una sopravvivenza
del genere umano?) (E) se la rammemorazione che preserva è sempre più
impossibile? L'istante
d'eterno (della ricreazione) vale ogni suo tormento nella dissipazione.
E i vincoli della sua prigionia mondana li ama troppo fedelmente: poichè
sono il puro giro del foro interiore che nobilita, accanto alla medesima
segregazione di lavoratori e reietti, come lui nel Tempo senza più
Paradiso. E nel suo
fiorito asil, può levare le sue catene senza sentirvi avvinto chi
strettamente ne dipenda. Singolo e
solo, non è il signore di nessuna servitù domestica. Remunerato
soltanto come insegnante di Stato, le sue parole non mistificano o
disarmano: Ed egli può tacere per dire soltanto ciò che è intima
voce. La sua
povertà appiedata non è spreco di energie utili alle generazioni
venture, ed egli non inquina che nella misura indispensabile a una vita
decente. Egoista,
senza carità o amore o fecondazione sessuale, agli schiavi razziali può
opporre la sola fortuna di essere diventato se stesso nella civiltà più
forte (occidentale). Ed offre la
sua vocazione a tradirla per la loro stirpe futura. A intervalli
di mesi con i suoi cari A intervalli di mesi mi ricongiungo con i miei cari, riuniti
intorno ad una stessa spoglia mensa, mentre sullo schermo si irradiano
inascoltati i nostri predatori sociali. E i nostri
discorsi non parlano più che di consumi e di costi, che di stipendi
immiseriti da ritenute ed imposte, i miei vecchi confortandosi di
invecchiare senza ingrassare oltre e senza più debiti, contenti dei
miei soli progetti evidenti di acquisti ulteriori. Eppure
l'affetto è il senso più che mai delle nostre parole, anche se ne
divora la miseria ogni significato. Che
tormento, l'impotenza a risollevarmi
con loro dalla miseria stremante, il ritrovarli senpre più
logori (invecchiati) e senza mai scampo tra quelle pareti scalcinate, il
mobilio dintorno i raccolti relitti della nostra casa dispersa. Io, che nel
mio solitario fervore come sento eppure di amarla la loro miseria, che i
miei vecchi fa così inermi e innocenti, candidi e dolenti come devoti
bambini, da sempre di null'altro capaci che di seguitare nel solco. E un nodo mi
stringe la gola alla loro remissione in angoscia, rimordendomi
l'infinito male che a loro ho inflitto per vivere; (eppure) loro come
ancora a sperare e ad amarmi, essendo io la loro luce più cara, colui
stesso che perchè non rinuncia a se medesimo, sino alla morte li
condanna a infilare quel cappio. E quante
volte, la mia trepidazione in ansia li vive già morti, come stia da
solo nelle loro stanze deserte, o
nel ritornare da solo sugli stessi sentieri già percorsi insieme (con
mia madre), sempre più attento alla mia vita come al loro bene più
caro; ad ogni ritorno fra loro commuovendomi che ancora mi parlino e
siano ad attendermi, consolandomi,ad ogni partenza, ch'eppure potrò
ancora sani e salvi ritornare a vederli. Nella casa
deserta E nella tua
casa deserta vi rientri fra i morti, rideponi le tue vane vestigia, tu
che riperdi ancora il tuo sangue al loro appressarti, nella loro orma tu
che nemmeno ti attenti ad apparire in caratteri, tanto a te stesso esali
l'obbrobrio; nel consorzio tu innominabile, cosicchè ti adombri ai
revenienti, di nuovo l'umore decanti in chiarità mentale, armonie e
lacrime il tuo ritorno nei secoli; alla memoria del torto, nel
riprecipitare ostile di un gesto, finchè ti riconfonde, sulle loro
impronte incessanti, l'instancabile orrore del desiderio dei vivi. 1990 Verità di
stile La tua verità
di stile un manierismo orfico? Un sublime nichilistico? Quand'anche,
nell'essere comunque presso di sè solo nel farsi consumo, spirituali
nella lordura dell'orda. L'ascesi nei giardini di Klingsor dei
supermarkets. La voce nel
canto del libro con la morte negli occhi. Dandy e snob Il dandy il
secessionista eccentrico da utilità e chiasso, lo snob un conformista
integrale per risarcire l'origine, necessitando distinguere lo snob
seguace d'ogni ventata di moda ch'è il presenzialista in ogni occasione
mondana, dallo snob la cui normalità esteriore è il contromanifestarsi
di una diversità insanabile, che nel celarsi stesso si acuisce e
resiste. Individuandosi
invisibile nella convenzione totale. Di meno Nel crollo
delle idealità sociali, a seguito della grandezza nell'immiserimento
dell'età presente, incapace più d'altro che di limitare la bestia,
nell'animalità generale auspicherei almeno che ognuno divenisse di meno
se stesso, che i moderati fossero meno moderati e gli estremisti meno
estremisti; ma il gioco delle parti si ripete identicamente accanito
nella ciecità degli atti, (imbolsito) nei medesimi termini inviliti di
un passato non ancora remoto; ed io ne traggo agevole conforto al vizio
di desistere tediato. Mai come ora Forse, mai
come ora, (la critica ) le idee critiche di Marx e Nietzsche sono state
così reali e ineffettuali.Nel senso stesso che non si intende pensarle. La volontà
di potenza non ha più nemmeno maschere che non siano abusate.E il
capitalismo è un potere che
pervade ogni ambito. Cosicchè spazio e tempo non sono più certo forme
ad esso a priori.
Eros E il
desiderio di uno di loro mi ha intristito di nuovo. Così la mia
malinconia si è disperata di nuovo, nel sentire la mia unica sorte una
mostruosità impossibile. E la morte
mi è apparsa di nuovo il solo senso dei miei vani giorni, come allorchè
si cancella un errore con l'impressione di un tasto. Come mi è un sogno
innocente ciò che lo rivolterebbe. Eppure come mi vuole bene e mi tende
la mano, perchè ogni volta ne libero lo sguardo... Tutta la mia
vita su di lui è china. Rigurgitando d'orrore per la norma comune di
istituzione e famiglie, che nelle mie parole e nei miei atti s'impone
per salvaguardarmi ed eccellere, L'angelo
custode Ed ora il
mio angelo custode che mi sventa dal gas, e non può saperlo! è quel
mio allievo bambino che svolge tutti suoi compiti.( A. T.). Per le
vacanze di Natale gli ho trasmesso da registrare le cassette del Flauto
magico. Che
l'incanti, senza fine, il glochenspiel di Papageno! Cartoon I volti
giovani entusiasti, l'esaltazione di chi gode, quando gli appaiono sullo
schermo sollecitano un suo odio inestintosi, riesasperandone la solitudine
in acredine e volgarità sessuali. Ogni
incidente mortale di una giovane vita così è di (sollievo)(conforto)
compiacimento al suo deserto, e quand'anche si indigna o si commuove, la
sua pietà per i vivi è reale solo in quanto è generica, e nessun torto
può indurlo alla minima protesta reale.
............................................................
I giorni che
passano E i giorni
passano nel cretinio continuo di lavare piatti e correggere compiti, nella
nevrastenia di levare uno sporco ed errori ch'eppure riavanzano. Prometeo
incatenato alla montagna più aspra delle
vane pile di piatti e di compiti, roso nel fegato, sgrassato ogni
unto, poi dalla mortificazione della loro resa di tutto quanto non sia
affare di calcolo... Vana Danaide a versare e riversare il bene senza
considerazione effettiva nelle loro memorie volatili ...se è altro che il
sapere e l'arte che in effetti conta... Eppure ad
uno ad uno, sull'umido della tavola rilavata deve ora di nuovo
contrassegnare ogni errore, fornire le motivazioni di ogni rilievo,
rivalutare ogni svolgimento in rapporto ad ogni altro; anche in tal caso,
benchè per i più sarà solo il voto numerico cheimporterà loro, domani,
quando ugualmente inutile fatica sarà la delucidazione a viva voce ancora
di nuovo degli stessi loro fraintendimenti, ( sempre negli stessi
argomenti) dall'inizio dell'anno, (intanto) ridicendosi invano, senza
consolarsene affatto, che non può essere che così, quando solo
l'estimabile (le cose di pregio non hanno valore.) ha ancora un valore. Soldi,
soldi, soldi Abbozzo per Single Soldi,
soldi, soldi, oh, si, si è deciso finalmente, a scrivere e a dannarsi
nient'altro che per fare i soldi, un bel mucchio di soldi, tanti soldi da
non patire più stenti e umiliazioni... come di
versare contributi e non avere ugualmente i soldi per potersi curare, o di
insegnare a dei ragazzi che disdegnano di apprendere tanto così
gratuitamente, a meno che il genitore già non regali a loro in cambio una
supermoto nipponica, quand'egli ora soltanto si è potuto concedere
l'acquisto della sua bicicletta da montagna, acquistandola bellissima, è
vero, nella sua cromatura striata, con il cambio a più leve installato
sul manubrio, ma squinternando per mesi il suo bilancio, tant'è che la
bolletta del gas in pagamento lo ricostringe a nuove gramizie, rinserrando
i denti per il furore tra le folle volgari... ( Si, soldi,
soldi, soldi, in una scrittura di cose e di fatti quanto più elementare,
tutta coordinazione e scarsa di riflessioni, scrivendo soltanto ciò che i
più intendono sentirgli dire, che in fondo è solo questione di pensarci
di meno e di saperci fare, e che al posto loro chi non farebbe lo stesso?
L'assenza di scrupoli in fin dei conti non è che l'utile dilettevole del
rapinio reciproco, si, va benissimo, eppure
concedendo ancora una chance per l'amore e per i migliori sentimenti
(fatti in casa), in intrighi a sensazione di sesso e affari e tradimenti,
quasi che fosse la cosa più importante la loro vita banale, la realtà
uno sporco imbroglio generale, là di fuori una stessa corruzione che ci
immischia tutti, eppure resta sempre una speranza, anche se colui stesso
che ne scrive è nella merda, coinvoltovi nel profittarne con il suo
lettore, la classica
bottiglia accanto ammazzascrupoli... Egli nemmeno
deve appallottolarsi e gettarsi nel cestino al primo tentativo, gli basta
l'immaginarsi uno scrittore di successo... Che importa
se non c'è futuro? Se ogni tradizione che tramanda è tradimento, e già
troppa è la memoria dopo alcuni millenni di storia, perchè ci sia
ancora,per un qualsiasi scrittore, anche solo il modo di rimanere
registrato in un archivio dati? (Quand'anche ci fosse una sopravvivenza
del genere umano?) (E) se la rammemorazione che preserva è sempre più
impossibile? L'istante
d'eterno (della ricreazione) vale ogni suo tormento nella dissipazione. E
i vincoli della sua prigionia mondana li ama troppo fedelmente: poichè
sono il puro giro del foro interiore che nobilita, accanto alla medesima
segregazione di lavoratori e reietti, come lui nel Tempo senza più
Paradiso. E nel suo
fiorito asil, può levare le sue catene senza sentirvi avvinto chi
strettamente ne dipenda. Singolo e
solo, non è il signore di nessuna servitù domestica. Remunerato
soltanto come insegnante di Stato, le sue parole non mistificano o
disarmano: Ed egli può tacere per dire soltanto ciò che è intima voce. La sua
povertà appiedata non è spreco di energie utili alle generazioni
venture, ed egli non inquina che nella misura indispensabile a una vita
decente. Egoista,
senza carità o amore o fecondazione sessuale, agli schiavi razziali può
opporre la sola fortuna di essere diventato se stesso nella civiltà più
forte (occidentale). Ed offre la
sua vocazione a tradirla per la loro stirpe futura. Ancora un
anno fa Come
rimpiango, nemmeno (ancora) un anno fa, di non poter più replicare come
allora, da un giovane di Marrakesch, nella sua dignità ferita dal mio
evitarlo: " Je ne sui pas raciste, je suis communiste!".
maggio 1990 Per il modo
anomalo in cui sono diverso E' per il
modo anomalo in cui sono diverso, che i miei colleghi ed i coinquilini
ignorano la mia natura reale. Per i più
sono pertanto uno scapolo inetto agli usi meccanici ( che) ancora (è) in
ritardo. La qual cosa
mi è di scampo e di sconforto. Perchè ora
che la normalità è stata del tutto ristabilita, la loro ottusità
incapace di immaginare nel futuro di un uomo che una coppia di lei e lui,
mi sottrae alla perdita di ogni favore e simpatia, che la sola menzogna
velata mi assicura. Lo so
benissimo, per l'avversione e lo schifo che palesano in mia presenza per
chi è mio simile; ignorando che ne è il destinatario anche il mio odio
silenzioso nei loro riguardi. E quando
incuriosiscono solleciti per le mie faccende, perciò non fanno che
ulteriormente rivoltarmi. Perchè è
ogni mia anomalia e stranezza che deve giustificarsi al cospetto della
loro natura di gente comune;
e quando dico (a loro) delle mie angustie domestiche, tra lo scherzevole e
il serio, senza ch'io di certo chieda a loro consiglio, non resistono mai
al suggerirmi di trovarmi in una moglie una schiava domestica. E mentr'io
sono intento a cercarmi scampoli di tempo per confortarmi nel leggere, in
nome della socievolezza è tale loro chiacchiericcio squisito che ha il
buon gusto d'insinuarsi a distogliermi. Ciò che non dimentico mai E il torto e
la morte sono ciò che mai non dimentico. [1]
Il lettore eventuale di qusto sfogo, non si chieda in termini di
riscontri storici, a chi sia riferibile con precisione, se a Craxi
piuttosto che a De Mita o
ad Andreotti: poichè può valere benissimo per tutti e tre. ( A
damnatio memoriae imperitura,oh il vaneggiamento, di cui ben se ne
fottono, dell'indegnità augurale che una posterità li stramaledica!
Or appena deprecata ...)
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