Irrealtà: 1) al rientro dallo Yemen, è
irrealtà il decorso di una esistenza stantia, tra casa e scuola, che si
ripete monotona e vuota e irreversibile, irrevocabile come la complessità
del benessere che mi è giocoforza riassicurarmi, nello spettro incombente
della catastrofe individuale, quale mi si prefigura, come esca dagli
incessanti vincoli ed obbligazioni composite; e che nella sua
inconsistenza coattiva irrealizza (vanifica) come luoghi di culto, delle
memoria, le vertiginose avventure di viaggio che ho appena vissute. 2) Irrealtà delle mie immagini
fotografiche che rievocano lo Yemen, poichè è rimasto avulso dalla loro
riduzione, a impressioni ottiche, ciò che ne ho vissuto con l'integrità
dei sensi, ciò che per esmplificare sentiva 3) irrealtà dell'iper-reale
(politico sociale) dei rapporti di forza che si riaffrontano in Italia e
nel mondo più sviluppato, senza che dell'abominevole niente risulti mai
inestirpabile, o che alcuna acquisizione di progresso mitighi
l'insensatezza dell' eterno ritorno di orde servili inferocite contro chi
è ancora più escluso, all'irrealtà di dovere sostenere (affrontare) il
risorgere in scuola e nella società, di ogni volgarità atavica e
primitivismo barbarico, al ( (.... è indicibile.... per operai
e pensionati e lavoratori dipendenti, sentirsi imporsi l'onere dei
sacrifici economici più scuoranti ed angustianti, (angoscianti),
(soffocando) sgomenti dell'impossibilità di rifarsi di una vita di
sgobbo, proprio da chi ha accorpato (instaurato) il regime allo sfascio
perpetrando ogni sorta di corruttela e di abuso e di sopercheria, e ora
profitta della crisi che ha ingenerato con il più sfrontato ladrocinio e
sperpero impunito, oltraggioso di vincoli e regole e pattuizioni di
contratti, per alterare (modificare) a proprio ulteriore agio e profitto i
rapporti di forza, nella congiura vessatoria 4) l'irrealtà di ciò che la
patalogia rivela più intensamente sconvolgente; se il senso del torto non
mi ha sommosso quanto lo scacco del perfezionismo di una
videoregistrazione mancata,( se non ti dai pace e infuri su te stesso
autodistruttivamente,) per avere perduto la registrazione dei minuti
iniziali del " Posto delle fragole", una domenica
già a notte tarda... Mi ero ridisteso sul letto, già
all'una inoltrata, dopo essermi risvegliato appena prima, di soprassalto,
constatando che seguitavano i precedenti programmi... in attesa volevo leggere ancora un
poco... mi sono invece riassopito... per
risvegliarmi sconvolto alle sequenze già in onda della visione onirica,
del professore *, di Sara e del fratello che frascheggiano nel recesso
delle fragole... Che colpa potevo averne... Eppure ho iniziato a colpirmi
brutalmente, percuotendoni e usando la cinghia su ogni parte del corpo,
dibattendomi e agitandomi tra urla soffocate, finchè a lenire il dolore,
avviata comunque la registrazione, ho infuso nell'acqua bollente tutte le
bustine residue di camomilla... nel tormento che mi invasava di
una violenza ch'era suicidiaria, chiedendomi che più mi importasse a tale
scacco, del rovello con cui mi ero accinto a votare e con cui seguivo
l'esito delle elezioni anticipate della mia Provincia, asssurte a grande
rilevanza, quale test del grado di disgregazione in corso del sistema
politico e dell'unità nazionale, mentre già per l'indomani, quale atto
riparatorio della lacuna filmica, non mi riproponevo che di acquisire a
qualsiasi costo i filmati del "Settimo Sigillo" e de "Il
posto delle fragole". E dire che ne ho rinvenuto le
copie nel mio stesso Istituto scolastico due giorni dopo; ma la
duplicazione non era che una larva inguardabile
dell'originale, che l'ombra dell'ombra del fulgore autentico del
bianco e nero di Bergman. E la settimana seguente, quella
scorsa, nel mio sangue si è insinuato di nuovo tale ansioso tormento
( l'ansioso tormento di tale perfezionismo mancato), quando ho
speculato sui residui di nastri antecedenti, per registrare in spezzoni
sconnessi le esecuzioni di Glenn Gould! Così è stata addirittura la
registrazione delle Variazioni Goldberg, che ne è rimasta scempiata della
quattordicesima e della quindicesima, finite fuori orario per una
temporizzazione sparagnina, e quindi, per integrare la lacuna finale, vi
ho rappezzato la puntata seguente, con il solo bel risultato di
disarticolarla in due parti sconnesse, nell' assenza ulteriore di un
margine utile per inserirla tutta di seguito sul medesimo nastro, cosicchè
nel trapasso da una cassetta all'altra, all'altezza dell'intervallo di
pochi secondi tra la fine
dell'illustrazione delle Variazioni e la loro riproduzione, è andato
perduto anche l'inizio della sedicesima... Per che vile lucro, di cui non so
ancora capacitarmi... Sgomento dell'inasprirsi
incessante, anche solo al ricordo, del rodìo autoaccusatorio di tali
miei perfezionistici intenti... Quando il filmato videoregistrato
arriva al termine, o si interrompe del tutto, è lo sgomento della realtà
della morte che mi pervade, a suoni e immagini di epopee e a scene di
intimità domestiche, che svaniscono nel silenzio e si sfocano nel
lattiginio (puntinio) del vuoto. Eppure il tondo era stato rilavato
sotto l'acqua, la stessa
grattugia era stata prima sottoposta ad un risciacquo, il formaggio,
fresco d'acquisto, tenuto nel freezer fino all'istante di prelevarlo... Eppure, la pasta già al dente,
quando era giunta l'ora di aggiungere il formaggio appena grattugiato e
rimescolato con l'olio agli altri ingredienti, eccovi Dopo che aveva reso gli ultimi
onori al nemico, nell'attorcigliare a uno stecco per precipitarlo dal
balcone senza ammazzarlo, sul terrazzo sottostante, il vermicello che
aveva visto divincolarsi in verticale al soffitto appena era rientrato a
sera in cucina... Annotazioni Cerca scampo dal verminio
domestico lungo gli argini nelle golene fluviali Dove nel cuore estate è già
novembrino l'ammanto fogliare, al rodio vorace dovunque dintorno
delle rughe d'ifantria, che lo raggiugono fin nel metro quadro, lungo
l'asciugamano e le nudità pelose, che (
Così accade al suo rientro
dall'Oriente selvatico nella pulizia Occidentale, stanco di ogni sorta di
contrarietà antigienica e insalubre che ha sopportato in viaggio, di
avervi dovuto mangiare con le mani attossicanti di amoachina, in assenza
delle posate, carni e vivande (imbandite) su mense infestate di mosche, o
intingendo con le mani nel medesimo piatto, o prelevando bibite stappate
da mani che appena poco prima scaccolarono il naso. E' scuorante, accorgersi che i
rarissimi che hanno letto qualche mia pagina, fra chi conosco, sono
rimasti delusi
perché
ne hanno accertato che stile, e spessore intenso,
mi precludono di essere uno scrittore di successo. Bah! Progetto di scrivere " IL
Critico e il poeta", sulle dissimulazioni cui è forzato un poeta per
captare e preservare la benevolenza di un critico
tutelare, al cui arbitrio non può che sottomettersi, con odio sempre più
larvato, una volta intercettato il suo favore. Ricevere aiuto da altri è
ritentare una probalibilità quantomai
remota, la frustrazione ricorrente del rifiuto oppostogli da chi, egli
spregiando come di se più venale, ha nelle mani il suo destino ed egli
deve simulare di adulare deferente. Ed egli(io) rimane legato a quel
filo esclusivo, non cerca il successo e la notorietà, affidandosi al
critico come a un custode testamentario presso la posterità, sia per il
complesso del suo nome ridicolo, buono se notorio solo per essere irriso,
che per la sua diversità che suppone che istigherebbe i malevoli a
incrudelire contro di lui, certamente a delinquere chi gli è similare, (
oh, i Bellezza e gli Arbasino di ogni sorta e risma spregevole, per
riferirci alle chiacchiere letterarie italiane), vuoi per il suo senso
religioso benchè nichilistico dell'espressione artistica, che lo induce a
rifuggirne ogni ricorso commerciale, ogni uso facile e piacevole
quattrinaio, benchè vanitoso e smanioso delle cose più belle e di
viaggiare nel mondo. Ectecetra, Etcetera, etcetera. Nome della nuova terra da confederare come indipendente, nel
Poema eroicomico sulle prodi gesta dei Leghisti alla presa di Roma? Alias
la Polenteide. Il
Pirlamento. La Musa Triorchide
(Tripallade). Le due donne abitano ai due piani
di una stessa casa, l'una la proprietaria, l'altra l'inquilina più
anziana.
L'arte di farsi amare "Devi vederla come se ne sta
tutto il santo giorno con le mani in mano , mia madre me ne è venuta
parlando tra una chiacchiera e l'altra, nel preparare di nuovo i peperoni
ripieni dopo la sbobba del cane. Si riferiva alla signora, di lei
più giovane, ch'è proprietaria della vecchia casa ove lei è inquilina,
e così dicendo ha allentato le braccia, in un fare cascante, che
intendeva simularne l'indolenza di fondo. " E' per me stessa che devono
volermi bene le mie figlie, lei mi ripete. Così la mattina lascia il loro
letto disfatto e non prepara (a loro) mai la colazione, e mi capita più
volte di vederle ancora affamate e rabbiose (e voraci) alle due del
pomeriggio, sempre che si siano potute sfamare di un panino. Lei non fa che (si limita ad)
acquistare loro delle stecche di cioccolato, " sono Vedessi il disordine che c'è in
casa sua... Con una scusa o l'altra, cerco di evitare di metterci piede
ogni volta che m'invita... Io glielo ripeto, per parte mia, che occorre
unire " Cosa ti dice in
risposta..." Io meglio di ogni altro, essendo
suo figlio, so che cosa (quanto) mia madre l'abbia resa realistica sino a
tal punto Dopo mesi, da single,
di sofficini e di fast food! " Oh,- mia madre protesta
vibrante, vuoi sapere che cosa lei mi ha risposto:- e così dicendo
aggrotta la bocca- " Ma allora tu li vuoi prendere per la
gola..." " " E tu..." " Anche! (Ma certamente!), -
le ho risposto- ma che ti credi, cara mia? - Sono compiaciuto della (di
tanta) sua avvedutezza consapevole,
"Uhm... che pretese le sue
...Come se il suo fare non fosse a sua volta presuntuosamente
egoistico.... Intanto non
sgobba affatto, E come se quand' io vengo quì da
te... Certo che mi fa piacere ritrovarci insieme,
Ma una sua punta di rimprovero,
nella risposta, quando già annuiva di sottecchi lusingata nella sua
maestria culinaria, mi fa tuttavia intendere che disingannata non è del
tutto. "Non dirmi, dai, che quando
vieni a trovarci non hai voglia di rivederci...
Perché
allora ci hai
telefonato tu per primo anche questa volta..." Occorre adesso, ben intendo, il
mio fare più amorevole e ruffiano, il cinismo che in me soggiace più
sfacciatamente affettuoso, la sapiente rimbrottatura di chi ha la riprova,
fresca, che l'interlocutore pecca più ancora fortemente del (nel)( nello
stesso) fallo che ci addebita. " Come se non avessi sentito
al telefono cosa dicevi a mio padre, credendo che non fossi in ascolto,
quando gli ho detto (anticipato) che sarei venuto io a trovarvi. "
Oh, meglio così, -gli hai detto- così non c'è bisogno che ci muoviamo
noi altri..." Confessalo... me lo hai addirittura riconfermato con le
tue stesse parole, senza
farci caso, quando mio padre subito dopo ti ha passato
la linea... Ep poi ti ho ritelefonato per precederti, sapevo
benissimo che non avresti aspettato più oltre, che altrimenti mi avrebbe
raggiunto a ore una tua telefonata ... " Eh, il cuore di mamma
tua..." " Auff... "( (" Quasi che (Come se) tu
ignorassi di sapere benissimo- (eppure) taccio di dirle- che è solo
questione di catena più o meno lunga...." " Ma (Oh,) che vuoi che mi
illuda, oramai.... (non mi illudo proprio), recita sommessa, come se per
lei il servirci in cucina, e nei servizi domestici, non fosse che un atto
di sottomissione rassegnata alla nostra ingordigia (materialità
interessata) (alla materialità interessata di noi congiunti)." Mi
pare già di sentirli, (come se non li sentissi, già) (come li sento già),
i commenti della gente, lungo la strada che porta là, a... " al Cimitero..." "Hm, si... Certo che li aveva
anche lei i suoi difetti, di me diranno, ma in cucina aveva due mani (in
cucina) ..." " Eh, quella sì, era una che
sapeva (proprio) come farsi voler bene..." seguito (così) la sua
frase precipitando a ridere.
Eh, si. Anche quando lei è più
divertita (allegra), lei vive soltanto per ciò che potranno dire sulla
sua tomba e al suo funerale. Invano, nell'insinuarle quant'è
la malevolenza "Che mi fa soffrire,
piuttosto, è verificare certi calcoli che non mi attenderei in
famiglia,... certe cose che..." A che si riferisce, di altro ? mi
chiedo inquietato. Forse a qualche concessione o regalia che le è fatta,
di piccolo conto, per approfittare quindi meglio di lei, imponendole in
cambio onerosi servigi? Per giunta colpevolizzandola se si ricusa? Non
sono io, di certo, che in questo è maestra fra la sua figliolanza..
Seppure ....Per sincerarmene, comunque, i miei peccati incomincio ad
accusarli tutti: "Ti riferisci forse al fatto
che non vengo a trovarti senza qualche camicia da farti abbottonare o
stirare? Al fatto che sono ritornato a farmi vivo come si è esaurito il
Vov che mi avevi preparato? A..." Ma il discorso viene (è)
interrotto a tal punto. Nè lei vuole confidarsi più
oltre, vagamente elusiva e in sè intristita. (Cerco altrimenti di rinfrancarla. " Ma chi catturi per la gola,
per la sua paura che tu ne faccia un
grassone poi lo perdi. Ogni cosa ha il suo rovescio. Dopo un pranzo, o due
, o tre, è inevitabile lasciarti. " " Lo so, che si è vuote e da
latte." " Come bottiglie?" " No, come donne pregne o
sgravide.) Intanto è rientrato mio padre con
il cane dalla passeggiata. E lei corre a preparare la pappa
per l'uno e per l'altro. In un modo o nell'altro, prima o
poi altrimenti abbaierebbero. Mentre io devo ultimare i
preparativi e lasciarla per prendere l'autobus, rivolgendole le mie ultime
raccomandazioni interessate. "Mi raccomando, se ti capita
di trifolare con il prezzemolo degli altri funghi... E ricordati, di riservarmi la
zucca migliore per quando ritorno... E fammi trovare qualche nuovo vaso
di piantine grasse..." "Sta sicuro, sta sicuro, mi
ribadisce inseguendomi con l'ultimo sguardo dalla finestra. Non ho dubbi, commosso, che come
svolto sarà già all'erta ad assicurarmi il tutto. Anche del cacio pecorino, prima di
partire, ha voluto darmi una abbondante porzione, dopo averne fatto
quattro debite parti: una per se, una per mio fratello, una per me ed una
per mia sorella. E quando in capo a qualche ora
ritorno a casa e guardo che cosa ha riposto nel mio sacchetto delle
provviste, vi trovo ogni sorta d' erba e vegetale del suo ortaggio
ottobrino. Ihh, con le immancabili lumache che le bavano lubriche.... Le foglie d'insalata sapide e
gustose come alghe guaste... Perché, poi, vi ha riposto anche
quei suoi peperoni verdi, che come crudità mi sono alquanto
incommestibili? Così già mi arrabbio, e glielo
vorrei pure gridare in faccia, se solo fosse lì ancora presente,
perché
dovrebbe pur sapere che Così buoni, come lei sola li sa
preparare.
Invecchiare: quando che ti assilla
(tormenta) non è più il
rifiuto e l'abbandono, e del fallimento, o del tuo deperire, non hai più
la vigoria di disperarti, così che l'insostenibile, un tempo, sei giunto
a nebulizzarlo nella degustazione dell'acredine dei tuoi giorni
assuefatti; e la rabbia del torto svelenisce in diserzione, mentre nel
frangente cruciale, la furia che ora ti squassa è la frustazione che si
discatena di una manchevolezza nell'uso Vecchiezza: quando ciò che
perviene a farci esasperare contro la nostra vita, è il venir meno Vecchiezza: l'arte(sic) miseranda
( miserevole) di riuscire a sostituire l'irraggiungibile con
l'acquisibile: ossia (di sostituire) ciò, di più precario, -l'arte, la
conoscenza, l'estasi mistica o l'amore e il godimento carnale- cui si
perviene in virtù di grandezza e di bellezza, con quanto invece di
mercenario e di consumo, Vecchiezza Ossia infine contentarsi ( Vecchiezza è il tuo sfacimento in
così tant'odio di te stesso, che ti fa l'osteggiatore più spietato dei
tuoi soddisfacimenti. Tanto ti impedisci e ti detesti
nel tuo desiderio, esecutore implacabile del loro scherno. Della loro sentenza di condanna,
di cui il tuo disdegno orgoglioso sono le mentite spoglie di un fatale
soccombere. E il giorno che su te stesso
levassi la mano, li avresti solo adempiuti.( la loro rispettabilità). (
avresti solo adempiuti i tuoi figuri).
Quando ti appelli alla tua dignità,
a quanto sei superiormente consapevole della tua indecenza, non fai ancora
che legittimamente difenderti. Dall'armarti in
conformità di loro contro te stesso. L'odio razziale, la
discriminazione sessuale, è su di me, introvertito, la violenza insostenibile di una mortificazione inflittami
nonostante mi astenga. Appunto per l'impotenza che
s'ingenera dall'odio che ho di me stesso rinfocolandolo ( riesasperandolo) Tanto la denigrazione sessuale e
l'odio razziale sono già per questo letali. Introvertendosi, secondo verdetto,
nell'istigazione a delinquere contro me stesso. La felicità autentica è il
consentire alla morte, in ogni catastrofe che la preannuncia. Pertanto si ride di ciò di cui si
piange. E il comico è identico al
tragico. L'ostracismo sessuale indebolisce
le difese immunitarie contro l'odio di se stessi. **( Volgere il testo nelle
lamentazioni, in terza persona, di un insegnante che non sa tollerare il
mondo,
perché
non può vivere che in un consesso di Angeli; che nella
maialitudine limitrofa, pur disponendo, come i miei attuali, di carissimi
allievi, affettuosi, si tormenta ch'eppure la barbarie già li insidi e
devasti, che non possa in loro disporre, in ultima istanza, del conforto
di esistenze e intelligenze angeliche). E' il fare scuola, nuovamente, il
riadattamento con gaia disperazione alla vacuità degli esiti. E assumo il tono più faceto e
scherzoso per addolcire il nauseoso, nell'illustrare agli allievi che
esistono oggetti di forma parallelepipeda, che presso noi occidentali si
usano ripercorrere di seguito da sinistra verso destra, chiamati libri o
books o biblia o che dir si voglia, con i quali essi dovranno pur
cimentarsi addentrandone i tracciati. Meglio sottacere, che per me
esiste la medesima differenza di genere e specie che intercorre tra l'uomo
e l'animale, tra chi legge i libri e chi ne fa a meno. Anche
imperciocchè, i miei
confratelli, e congregati insegnanti, per lo più non ne fanno un uso
maggiore. Ed è stomachevole, pur sempre,
anche se è insensato prendersela, vedere come di ogni premura e
sollecitudine, o scrupolo, occorre di nuovo affrettarsi, non appena si ha
l'avvertenza di esercitarli, nell' (ad ) evitare che prontamente già ne
profittino. Anche
perché
in fondo ti troveresti da solo. Che conta dire sono solo ragazzi,
che occorre capirli, (comprenderli), non già detestarli, ripetersi che
non possono sapere quello che fanno, etcetera etcetera, quando sai che
sono solo un' anticipazione del peggio ancora a venire, più in generale,e
quando nonostante l'alzata di spalle, in loro rifuggi (sai che esprimono)
ciò che incombe ovunque d'intorno sulla tua solitudine. Che è nella (loro) abiezione
razzista rivoltante, che tra loro serpeggia, nella sicumera del loro
argomentare la pena di morte e il diritto di abortire, che hai presagito
l' ottenebramento generale e la dissoluzione in atto con precisione
totale... Tra il fuggi fuggi generale di
educatori e insegnanti come suona la campana... La verità, piuttosto, è che i
miei allievi non hanno niente da imparare, in esperienza e norme,
perché
l'imbarbarimento è il loro senso comune, vi sono già a casa loro, e
sanno benissimo come agirvi capaci... Sono già addestrati a ogni uso di
sorta...Come gli ex- allievi di 2c, che non avevano bisogno di
cerebralizzare la prassi dei Gesuiti, per ferirti nel vivo tramite chi
amavi... Non sei poi riuscito a salutarlo
una sola volta, quest'anno, l'ex, senza che si mettesse a ridere
d'intesa... Ma ti indispone ora prendertela
anche per ciò, sai che in fondo non importa, che vi è altro cui volgerti
oltre, che esistono anche le ragioni del torto, e che la vera colpa che ti
addebiti è che tu fai dell'insegnamento un dovere e vi dedichi surplus,
che sei con loro umano e responsabile, oltre le simulazioni rituali
e le larvature ironiche.... La nausea, per quanto tu ti ripeta che loro
sono l'effetto delle regole del gioco, che nient'altro può esserci nel
loro tassello, è comunque la feccia sull'orlo dell'indomani, se tu devi
farci comunque di nuovo ritorno, e variare e pur riaccertare che comunque
la cosa non serve, e ripeterti che è così
perché
è così più in
generale, anche se i visi saranno consenzienti, nei volti dei loro
genitori, quando dovrai recitare a giorni sull'importanza educatrice della
scuola, e simulare nel tono di ravvivato fervore un impegno forzoso;
perché
occorre comunque "dir Messa", parafraserai ( "Luci
d'inverno"), nonostante gli esiti non cambino quale che sia l'
offerta, del virtuale o di Woodi Allen, di Vertigo o di Paul Klee... E anche la mostra dell'Auto
dipinta, già lo sai, nel predisporre ogni modulo, che sarà un
infischiarsene alle spalle del profe, e chi non impara nei corridoi e per
strada a insultare l'altro di essere un "culo", non è ancora un
iniziato...
L'educazione alla salute,
predicano dai Ministeri, è
l'educarne ogni interesse conoscitivo... il sollecitarne la curiosità... Si provi, solo, per scrupolo,... E chi dovrebbe o potrebbe
suscitare le ali? I miei.... E' più realistico con la sferza
disciplinarli ad apprendere la ginnastica di qualche formula, li forma di
fatto l'insignificante o il meccanico, ed essi vi si piegano in effetti,
dato che è così di necessità, più in generale, di quanto non valga
alimentare motivazioni o responsabilità, o il mostrare loro, che pure
sono in grado di intendere la cosa benissimo, come un segno astratto possa
già commutarsi, in Klee, non appena una linea ricurva sul fondo azzurro
evochi la prua, nelle figure estatiche di un porto fiorito. IN 2C Leggere la denuncia farsesca dei
redditi di gioiellieri e pellicciai della loro città, in Educazione
civica, provocarne la sconcertata sorpresa, senza minimamente alludere al
fatto che ne sobilli la rivolta proprio la Lega di cui sono fanatici. Invitarli ad argomentare a favore
della pena di morte, limitandomi a dichiarare solo su espressa richiesta
il mio schietto orrore inconvertibile, lasciando che fossero loro stesso a
trarsi in inciampo, allorchè uno di loro ha identificato il criterio
della giustificazione della condanna di morte, in nome dell'uguaglianza
tra la colpa e pena, secondo le sue stesse parole nella volontà di
vendetta, e un altro, nel motivarla come deterrente efficace, proprio così
come si uccide un cane idrofobo, ha convenuto che si, non è decisivo che
il condannato sia responsabile o meno. Ed è stata l'altro ieri la
sollevazione di un peso, quando deprecando un manifesto immondo, delle
Leghe, che invitava i meridionali del Nord a tornarsene "go
home", uno di loro, anzichè seguitare a sorridere ironicamente con
gli altri senza mai replicare, è intervenuto con vigoria per sostenere
che era
perché
lottassero contro la corruzione, nella loro terra
d'origine, che si esortavano i meridionali in quel manifesto a farvi
ritorno. E' così io credo, che si può
evitare l'elusione reciproca degli antagonismi oppositi, che è l'ambito
amniotico in cui i terroristi o i massacratori etnici crescono alla scuola
liberale dei loro insegnanti.
Da volgere in una narrazione
indiretta, così come ampia parte del materiale biografico diaristico, per
un eventuale romanzo tragicomico su " Un vecchio professore". Infatti è iresistibilmente comica
la sua denuncia drammatica, come il tragico umano sub specie divinitatis Quando il sindacalista, in Assemblea, ha iniziato a sgranare
gli ulteriori misteri dolorosi della manovra per i dipendenti pubblici,
l'onere vessatorio per il lavoro dipendente dell'intangibilità
dell'evasione fiscale, " eppur si muore" ( si è consolato il
vecchio) mi sono consolato con un respiro di sollievo, non più
dispiaciuto che il giorno innanzi avessi appena traguardato la soglia
degli "anta", e che con ogni probabilità più di metà del mio
bicchiere io già l'abbia bevuto ( per oltre tre quarti avesse già bevuto
il suo bicchiere). La mia sola fortuna, almeno
presumo, è che ho già più di otto anni di servizio, altrimenti per
altri venticinque anni, almeno, ancora a maggio sarei ancora costretto a
ripetere ancora invano, a una nuova scolaresca come le precedenti, ciò
che avrei replicato invano dagli inizi a settembre. O non ne occorrono invece forse
dodici? Ed io sono all'undicesimo... Ma non è questo che importa. Non
mi sono mai sindacalizzato
perché
non ho mai tollerato che per preservare
le pensioni-baby il sindacato mi abbia svenduto dieci anni or sono con gli
altri precari, e che poi, una volta di ruolo, io che non vivo che del mio
insegnamento, debba guadagnare un terzo di meno del mio stipendio, quant'è
l'importo gravoso del mio affitto, rispetto a chi non svolge a scuola che
un mestiere accessorio alla propria libera professione, solo
perché
in
tal modo quegli è pervenuto a più anni di anzianità di servizio. E che dire delle tante colleghe,
che nemmeno nelle ore a disposizione scambiandosi i particolari di una
nuova ricetta, dimenticano le finalità casalinghe del loro tra tran
scolastico... Per il resto, bloccato ogni scatto
di anzianità, e a fronte dell'inflazione, e della svalutazione, un
aumento mensile che non equivale nemmeno al costo di volumetto di poesie
di nemmeno cento pagine... Ma questo è niente. Del blocco della contrattazione si
teme la proroga ulteriore.... E il mio affitto e le spese
condominiali? E chi le blocca? Chi l'aumento della spesa al supermarket? Già l'incremento di quest'anno,
del mio affitto, supera di per sè i miseri adeguamenti biennali del mio
stipendio... Ed ora che per giunta mi è
esplosa addosso la febbre influenzale in tutta la sua virulenza, torno ad
accusarmi più ancora implacabile della mia remissività ai patti
locatari, per osservare i quali ricuso tuttora di trasferire la residenza
ove vivo e lavoro da anni, che è conditio sine qua non per poter
usufruire di un appartamento ammobiliato, non essendo ancora possibile
trovarne altrimenti, cosicchè non posso disporre dell'assistenza
sanitaria qui dove lavoro; non solo, benchè versi i contributi per una
assistenza medica che (è) di fatto già in tutto e per tutto è per me a
pagamento fuor di ospedale- a meno che non voglia andare e tornare in
corriera dal medico del mio paese d'origine, come oggi con la febbre
addosso che mi divora, trentasei chilometri ad andare e trentasei a
ritornare,- dovrò io temo,
dal prossimo anno, poichè come single sfioro un reddito inevaso di trenta
milioni lordi, versare un contributo ulteriore, secondo i nuovi decreti,
per non perdere il diritto a un'assistenza non ospedaliera di cui già non
godo di fatto( per non essere escluso da un'assistenza sanitaria di cui già
non godo di fatto). IO che ne avrei bisogno
continuativamente... Le mie deficienze immunitarie o le
mie turbe psicomatiche, E poi quand'anche ricorressi a un
medico a pagamento, come mi è capitato, sentendomi imporre delle cifre
sprezzanti di ogni fissazione di una tariffa massima, che mi potrei
attendere? Se non di pagare magari per
sentirmi di nuovo dire, avanti un altro, che
devo attendere che si ricostuiscano da sole le mie difese... O più gravemente, sia pur
spicciativamente, che devo imparare a convivere con il male? E per sentirmi dire questo dovrei
umiliarmi a fare la fila? Io sono già laureato in filosofia... Suppongo già di conoscere la
filosofia tragica dei Greci... Eppure, debbo pagare anche il
minimo certificato qualora (indisposto ) mi assenti alla sia pur minima
riunione scolastica, io che come insegnante so benissimo, che non posso
elargire che come atto gratuito ogni reale insegnamento... e che nulla di ciò che vale o che
conta, di ciò che elargisco agli allievi, può essermi imposto da nessun
ministero, o mi viene gratificato e riconosciuto... E non basta. Si dà altresì che in virtù
dell'altrui evasione fiscale cui sono asservito come lavoratore
dipendente, qualora io volessi concorrere per un pubblico alloggio, non
avrei probabilità alcuna di successo, figurando, io che non dispongo che
di una bicicletta come mezzo di trasporto, e non posso consentirmi
l'acquisto di un alloggio, tra i contribuenti più ricchi del mio paese e
della mia città, assai più di gioiellieri e pellicciai, e di macellai e
ristoratori... per i quali, pertanto, i poveretti ( i miserabili), invece
gratuita è ogni prestazione sanitaria......
Timori e tremori civili, ansie e
angosce di spettri sociali sopravvenienti, è questo in fondo ciò che ti
importa? Saresti altrimenti un'animalità esaudita? In ultima istanza non
dipende che da te se non sei gremito, se tu intendi così preservarti. In verità, quali che ne siano gli
idoli del fanatismo, sai che comunque li odieresti, non altrimenti
perché
sono dei giovani,
perché
sono la genia di una vita che ti seduce e che ti
esclude e a cui sei impotente. Inesorabilmente. E il loro slancio
in avanti comunque ti è insolente, se quant'è l'essenza della vita ti è
fallimento. E basta che appena me ne distanzi,
dagli allievi,
perché
svanisca il piacevole irretimento nelle apparenze
del gioco che ci contrappone, e la simpateticità si rovesci in un
sentimento antagonistico letale, se solo riaffiora il pensiero di
ciò che in loro subentra dal fondo come rientrano nel branco, e l'identità
di gruppo impone loro di riassumere un sembiante oltraggioso e razzistico. Ma è inammissibile, mi ripetevo
anche ieri pomeriggio, che ciò che essi rappresentano possa intorbidare
la tua solitudine, essi trascorreranno nella tua vita come necessitate
presenze senza alcuno significato effettivo;, eppure sono dovuto rientrare
in appartamento, nel magnifico tramonto novembrino, senza che ne fossi
smemorato nei fulgori e nei fumidi gialli degli ultimi ammanti, vanamente
inoltratomi " solo e pensoso "per" i più deserti
campi", ove " vestigia umana" non mi recasse più il timore
o il tremore di un insulto sessuale.
Quando ho successivamente ripreso
la correzione dei compiti, l'astio più accanito (belluino) è riesploso
nei loro riguardi, lo stesso rabido rancore, debbo supporre, in cui la
loro scherzosità in classe senza animosità apparente si piega al compito
e all' obbligazione, o si inasprisce come debbano adempiere a un assunto. Di loro ripensavo, anche stamane,
che per quietarmi ed essere più efficace nei riguardi della virulenza che
li ha infestati, occorre anzichè contrastarla antiteticamente, che mi
interni in ciò il suo decorso ha di analogo con la fenomenologia della
contestazione studentesca del sessantotto che mi coinvolse: e così ho
ravvisato che come allora, nei rapporti che intercorrevano tra noi allievi
delle classi liceali in relazione al sistema sociale, essi non possono per
lo più differenziarsi che all'interno del movimento di secessione attuale
dal sistema politico, tra democratici, federalisti, secessionisti
razzisticheggianti sconfinanti nei naziskeans, così come allora ci si
contrapponeva tra parlamentari della sinistra storica e sedicenti
extraparlamentari rivoluzionari. E pertanto mi ha riequilibrato
constastare che tutto quanto allora si sarebbe potuto dire di noi, e al
cui filisteismo borghese reagivo con sdegno, si potrebbe ora dire di loro
a torto o a ragione: che sono il seguito esaltato e inconsapevole del
populismo di una demagogia eversiva, e che ha tanto più successo, quanto
più il suo formulario è rozzo e schematico, nel vagheggiare un che di
indistinto e di generico, o che le armi della critica possono cedere il
passo alla critica delle armi, che sono il sedicente nuovo per il cui
tramite si riforma il potere in modi più ancora gerarchici: etcetera
etcetera... E già quanti loro genitori, ed
altri insegnanti, tramano come allora un doppio gioco: deprecano che siano
superficiali o che non studino, che presumano già di bastare a se stessi,
che non abbiano valori e idealità, e che manchino di una memoria
storica, mentre non solo non oppongono loro resistenza, ma di fatto ne
assecondano gli umori anche nel voto politico. Non è forse vero piuttosto,
sostenevo in Consiglio di classe, che presumono a tal punto( che sono così
presuntuosi)
perché
effettivamente sono già sufficienti,
perché
hanno
già una cultura e valori, sia pure antitetici, che bastano a vivere
secondo le istruzioni per l'uso? E che possono consentirsi in virtù
appunto del privilegio "nordista", di essere così rudimentali e
razzisticamente determinati? Perché mai, ribadivo in Consiglio
di classe, dovrebbero studiare e sacrificarsi, quando vedono che può
essere tanto più facile arricchirsi e avere successo se si è incolti e
senza scrupoli? Che senso ha mai rampognarli,
avrei dovuto soggiungere nei riguardi di certuni colleghi, che sono quelli
che di loro più si lamentano, quando li si è abilitati ad infischiarsene
di ciò che insegniamo, promuovendoli anche se nel corso delle lezioni non
hanno fatto altro che sfottii? E
purtuttavia, inestirpabile, a
rendere insanabile il mio disdegnarli come una recessione e di una
degradazione antropologica, permane il senso di essi spregiativo che
allora, come ora, la politica (era) per me e per chi mi era compagno era
l'attività volta a creare una vita migliore per quanti più uomini sia
possibile, che fossi allora comunista ed ora liberale; mentre per chi
adesso E' ciò a cui ho alluso, quando ai
genitori, come agli allievi, ho ricordato che è così difficile educare,
nella contemporaneita,
perché
gli orientamenti generali, e
particolarmente quelli giovanili, sono tendenzialmente contrari a quello
spirito cosmopolita, democratico, solidaristico e volto al bello del gusto
estetico, che ci si ripropone istituzionalmente di trasmettere a loro, in
quei rituali, quali i consigli di classe e i colloqui e i ricevimenti dei
genitori, che si risolvono negli atteggiamenti di prammatica negli
insegnanti e nei genitori coscritti, in cui il vizio rende ipocrita
omaggio alla virtù. (E poi in classe a un allievo che
me l'ha chiesto, ho illustrato che cosa sia il cosmopolitismo, dicendogli
che è il ritenere innnanzitutto ogni altro simile come un uomo, e quindi
sostenere chi è più debole in luogo di chi è più forte, a prescindere
dalla sua appartenza etnica o di razza o sessuale.) ( Come il razzismo sia un'esclusione dell'altro, a causa di ciò
che non dipende da lui della sua individualità sociale, mentre è una
pretesa violenta di superiorità ( e di prevaricazione), che non è
giustificata da merito o capacità acquisite che non siano l'attitudine a
far sottostare). Ma il tuo dolore è che ciò che sostieni non ha alcuna forza
inesorabile. Torni a ripetertelo, per ripeterlo
a loro,
perché
non incrementino il dolore di chi già è un escluso,
giustificati dalla terra e dal sangue, o dalla fisicità normale, non già
da meriti o capacità acquisite da far valere... Ma ciò che tu dici per i più è
insussistente, mentre inesorabile è la cecità dell' entusiasmo,
l'avvento della catastrofe
perché
avvenga il cambio di scena dell'orrore. Anche oggi, mentre ero di
passaggio... lui mi ridicolizzava in compagnia. Non credo affatto di patirne. L'ho sempre saputo, inorridendone. Soltanto speravo, che non avesse a
soccombere così irresistibilmente. Idiotismo atavico ne è sempre
stata la diagnosi. Peccato.
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