3, Israele

 

6 agosto

 

Venerdì si sono sciolte rapidamente, l'una dopo l'altra, le contrarietà da cui la giornata sembrava segnata: essendomi ritrovato quel mattino con poche decine di shekel, per mia disattenzione, dato che sulla guida non avevo fatto attenzione che anche quel giorno, non solo di Sabato, le banche erano chiuse.

Ma è bastato che mi sia recato alle porte di Damasco, per trovare già aperto lo spiraglio delle ante di un negozietto di cambio.

Quindi, all' Ufficio Turistico, quando ho appreso che Sebastye e il sito archeologico dell'antica Samara erano irraggiungibili, almeno per quel giorno, perchè i tassisti arabi per Nablus così come la locale popolazione araba erano in sciopero contro l'offensiva israeliana in atto nel Sud del Libano, e che il primo pullman per Masada per quel giorno oramai sarebbe partito troppo tardi, a mezzogiorno, ed ho quindi rilevato alla mia interlocutrice, in francese, che secondo gli orari dei Musei di Gerusalemme ch'erano riportati sulla mia guida per il giorno di Venerdì ( per quel giorno) non mi restava l'alternativa di visitarli , dato che come di Sabato avrebbero chiuso troppo presto, lei mi ha fatto invece sapere ( mi ha confortato) che eccezionalmente di luglio e in agosto, in previsione del grande flusso di turisti, l'orario dei musei nei giorni festivi sarebbe stato prolungato; ed è così che per quel giorno e il seguente, e l'altro ancora, l'Israel Museum è diventato il centro di raccoglimento delle mie giornate.

Dovessi ora pertanto indicare anche una sola ragione, ed una soltanto, per visitare Gerusalemme ed Israele, indicherei per l' appunto e senza dubbio l'Israel Museum.    

Già il sito, al culmine del parco della Knesset, è una fragranza balsamica di pini e olivi e rosmarino, nel cui verde intenso circostante, il suo complesso di padiglioni ed istituti si apre tra lo scorrimento, lungo i declivi, delle acque e delle fontane del giardino di sculture all'aperto di Isam Noguchi.

Ed incontro al cielo e al visitatore, ora vedi sculture che vi si proiettano sulla vinta resistenza della materia, a esternare leggerezza e sospensione dei corpi, ora con le stesse sostanze materiche della grevità e della tecnologia opprimente, le vedi esprimere slanci ascensionali o in sopravincente (contrapposta) tensione, vitalità biomorfe o il ludico gratuito, le invenzioni di un informe fantastico.

Come mi sono deciso di cessare di divagarvi, sono entrato innanzitutto nel Santuario del libro, secondo il rito preliminare, degli innumerevoli visitatori, di ammirarvi la preservazione delle testimonianze delle guerre di resistenza giudaica contro la dominazione romana, i Manoscriti degli Esseni e le lettere di Bar Kobka, intanto che in questi giorni, e in quelle ore, si perpetuavano gli attacchi agli hezbollah delle forze d'occupazione israeliana, nelle zone di sicurezza a sud del Libano.

Ma dietro gli hezbollah è l'intelligenza di Assad di Siria, di cui è certa più l'intenzione di riavere i territori del Golan, che di volere la pace con la stella di Davide.

Quindi prima di visitare successivamente Judaica, ho voluto cogliere l'occasione, nei padiglioni adiacenti, della mostra ch'era ancora in esposizione su "Painting the Bible in Rembrandt's Holland".

Secondo la concezione di chi l'ha allestita, gli artisti rappresentativi, come i loro committenti, protestanti od ebrei che fossero, per affermare nel Seicento il processo di indipendenza della civiltà olandese dall' Impero spagnolo, l' avrebbero idealizzata pittoricamente in una "nuova Israele", i suoi uomini pronti a scagliare la nuova pietra gloriosa di Giacobbe e Davide, nel sogno di Daniele, contro le nuove Rome e Persie e Babilonie, o i nuovi faraoni, Amman, e Nabuccodonosor, dalla Bibbia desumendo per sè medesimi e i ritrattati, modelli esemplari di virtù e valore; in panneggi e turbanti, i più orientali, così nobilitando i sembianti commissionari dei benefattori dell'Ospizio di Harlem, nell'(come l)'accolita di Elisha che rifiuta i doni di Nama.

E Guglielmo III è un altro David, e i banchieri d'Olanda ulteriori Giuseppe che provvedono l'Egitto batavo di granaglie, anzichè di spreco e falsa idolatria.

Mentre l'espulsione di Hagar e di Ismaele, può occorrere a rammentare, al committente ebraico, quella di Sefarditi e Marrani dalla Spagna, o sono Yael, Ruth,  ed Esther, che vengono altrove riesortando ad un esercizio virtuoso del proprio potere seduttivo.

Di Rembrandt, di cui si richiamano le frequentazioni di Menasseh ben Israel e del poeta Ephraim Bueno, insieme con la rappresentazione di Giuseppe e Putifarre e la sua moglie, grandeggia l' evocazione di Mosè con le tavole della Legge, ove Rembrandt, in un sublime limitarsi a ciò che è ombra e terra nel colore, viene alla resa dei conti con l'estrema vanità di ogni ordine e legge, con l'estremo sconforto che presta a Mosè, nel guardare a noi, della consapevolezza della (loro) inosservanza delle leggi all'atto stesso di imporle, la figura di Mosé traendo lo sfacimento delle sue carni vissute, da un lividore di colore come dilavato e invaso di fumo di tenebra, da un'opacità di fondo di nuvole e roccia, nella riduzione di tutto a esprimere l'infuriare di ogni elemento; i tocchi, nello scompigliarsi di vesti e capelli, come agitati e sommossi dal freddo della costernazione.

Quindi è stata Judaica, enciclopedia didattica, e insieme incantevole favola, dei rituali e dei reperti superstiti della religiosità ebraica, nelle sue ricorrenze, a iniziare dalle lampade di quando- e la memoria andava a Breve Venerdì di I. B. Singer-, all'apparire delle prime stelle del Sabato, la moglie chiude gli occhi al cospetto del marito che la benedice, e la tavola è imbandita per il pranzo e la recita delle zemirot il Sabato, o nelle guise fiabesche dei trafori di torri campanarie con le banderuole svettanti, di uccelli canori su racemi fioriti flessuosi dai cesti, di luminosi girasoli d'argento, sono predisposti i contenitori di spezie per l'havdalah che vi pone termine.

Poi (O) nelle teche sono apparsi fanno di sè mostra i sofar che suonano(, a) con voce di pentimento e perdono, a promessa e suggello della ricorrenza del Rosh-ha-Shanah e del Kippur, mentre mi ha deliziato puoi successivamente accostarmi ai capanni all'aperto, dipinti di scene di convalli festanti e di suburbi di turrite mura, dove era dato ripararsi (all'esterno) a evocazione delle peregrinazioni nel deserto, quando è il tempo della Sukkot;, nelle vetrine adiacenti esposti i contenitori rilucenti dell'etrog, il frutto del cedro di cui con il lulav, la frasca  di palma, mirto e salice legati insieme, si serve allora l'anziano che adempie al rito cui deve procedere, del corteo con i libri Santi intorno alla bima; cui succedono i candelabri delle nove lampade ad accendersi consecutivamente, per la purificazione del tempio dell' hanukkah, quindi i rotoli del libri di Ester del Purim della liberazione; e ulteriormente, i magnifici manoscritti dell'haggadah, con le prescrizioni rituali della passover, accanto i calici e le posate imbandite, in un comparto gli strumenti per la facitura del pane azzimo a nella commemorazione dell' Esodo, dopo che con la candela, ed una piuma, anche l'ultima briciola di pane lievitato sia stata raccolta(,) ed arsa al fuoco; nonchè i calendari dell' omer che segue, a interdire attenti che nè sposalizi e il taglio di capelli sono allora concessi, per la sua durata.

Mi si sono quindi aperti (Quindi ti si aprono) negli stili di appartenenza a (di) questa o quell'altra civiltà d'Europa, i sacri testi più preziosamente manoscritti, nell'uno gli uomini in guisa di bestie secondo l'interdetto di rappresentarli, nell'altro effigiati intenti nella ritualità quotidiana, con la delicatezza creaturale dell'arte miniata dell' Italia del Nord già rinascimentale ( il Rotschild del 1460-70), o mi si sono svolti o involti, ornamentali, gli arredi fiammanti del Santo dei Santi, i rotoli della torah e i loro ammanti, le parokhet sontuosamente intessute di menorah, di leoni rampanti e di corone e pilastri del Tempio, insieme con i rimmonim nelle forme di melograni, e gli indicatori della parola sacra in guise di mani, gli jad, appunto, sinchè miracolosamente incolume e ricostituita, è l'integralità  stessa dell'interno di una sinagoga in cui meravigliosamente mi sono addentrato, alfine traspostavi lì in salvo  oltre l'Olocausto dall' Europa, l'una di Vittorio Veneto, l'altra dalla volta splendidamente festosa di intricati uccelli e del loro inviluppante fogliame, ch'era in Horb preso Bamberga.

Nell'una risuonando le note del mio conterraneo Salomone Rossi, nell'altra, struggenti, quanto dei tre libri di preghiera per la inaugurazione della nuova sinagoga di Konisberg, opera di Eduard Birnbaum(1855-1920), andati distrutti con la distruzione della sinagoga nella notte dei cristalli,è sopravissuto nella sola memoria dei cantori superstiti allo sterminio.

Anche rivisitando l'Istituto un secondo giorno, nell'urgenza anche solo di percorrere le sale d' Arte moderna, di impressionisti e postimpressionisti, prima di visitare conclusivamente il Museo Archeologico, non ho potuto che dare un colpo d'occhio al Jewish etnography Departement, eppure ho avuto modo di restarne stupefatto, dalla messa in mostra di quali e quanti siano stati i modi di ambientarsi, prima ancora che di variare le sinagoghe e gli oggetti di culto, cui si è adattato l'ebreo nelle quotidianità della diaspora, che vivesse nel ghetto o nella mellah, nella juderia o nello shetl, che si assimilasse con gli indigeni dell' India o del Turkestan o di Bukhara, o dello Yemen, del Kurdistan o della Turchia.

Bastava, a impressionarti, la moltitudine dei copricapi e delle calzature indossati dagli ebrei, o l'accostamento degli interni in cui l'ebreo ha vissuto come nella sua dimora più propria, del salotto settecentesco  con il pianoforte e i mobili in noce e i buoni ritratti di famiglia, all' arredamento di soli tappeti e cuscini e mensole, e ripiani di appoggio, della dimora arabesca nordafricana.

Quando il primo giorno sono uscito dall' Israel Museum ch'era pomeriggio inoltrato, mi sono uniformato ai più nel prendere l'autobus, sono così finito nel centro anzichè nella città Vecchia, scendendo quando mi è apparso di avere superato di qualche via Me'a She'arim. Ed ho allora profittato del disguido per transitarvi.

L'aspetto dimesso delle basse dimore spioventi, le ringhiere che le accomunavano a schiere, il rugginio e lo sfascio degli infissi, tutto sembrava farne una riesumazione degli shetl esteuropei, o una loro preservazione ad onta del tempo e della storia.

Vi ho oziato a lungo anche per deviarvi all'interno dalla via principale, ove avrei seguitato altrimenti a trovarmi appresso al camion che raccoglieva il pattume e l'immondizia del quartiere,  di cui i conducenti ed il netturbino erano arabi.

In tal modo (Così) essi di Venerdì, il giorno festivo degli Islamici, lavoravano per il riposo anticipato dell'ebreo ortodosso.

E ho indugiato nei vicoli laterali sino a quando, riemerso sulla via, sono stato richiamato dall'agire rabbioso di un giovane ortodosso, che si veniva accanendo contro alcuni manifesti.

Ne iniziava anche lo strappo, al che i passanti si sono fermati ed hanno rallentato intorno a lui.

Ma l'ilarità e lo scherno sono state solo le reazioni iniziali, perchè altri giovani e gente adulta, arrestatisi, hanno cominciato a gridargli contro e a tentare di impedirlo; il che lo ha più ancora incattivito, provocandolo a usare lo spray per cancellare un'altra copia del manifesto.

Sui balconi si affacciavano intanto ( Intanto si sono fatte ai balconi) schiere e gruppi di donne che a voci, e grida, prendevano anch'esse parte (prendevano parte anch'esse) al contrasto. Che è degenerato di lì a poco in un litigio e in una zuffa collettiva, tra i sostenitori del giovane raccoltisi in sua difesa, e gli altri ebrei ortodossi, a lui contrari, cui non era riuscito di seguitare a malmenarlo a calci e pugni.

E il traffico lungo tutta la via ne è rimasto coinvolto, o perchè le auto erano costrette a fermarsi, o perchè questo o quello degli inseguiti, cercava la fuga e il riparo su questo o quel taxi di passaggio.

Dall'angolo in cui improvvisatomi reporter ho cercato riparo, a seguito di altre a ripetizione, una pietra mi ha allora sorvolato d'un niente, nel tentativo riuscito, di chi l'aveva scagliata, di colpire una di tali auto, insieme con lo scampato in fuga di cui si era arrestata a soccorso;10israel.jpg (57481 byte) quell'intifada che mi risuonava intanto l'ulteriore conferma che non v'è oppositore irriducibile, che l'antagonismo non finisca per assimilare al ( immedesimare con il) proprio nemico.    11israel.jpg (55499 byte)

( Quelle stesse lenti, sia detto per inciso, che pesano 

sull'aspetto linfatico di tanti ebrei di Me'a'she'arim, dove le avevo ritrovate, altrettanto spesse, e ricorrenti, se non presso i Mozabiti di Algeria, gli ultraortodossi dell'integralismo islamico, per purità di causa loro stessi endogamici...)

Quindi la caccia all'uomo si spostava all'interno del quartiere, in un nero svolazzo di riccioli e bombette e lunghi soprabiti ( e lunghe gabbane), mentr'io mi allontanavo fino all'angolo  di svolta della via a Sud, dove i fuggiaschi raggiungevano lo scampo definitivo in vettura, ed una donna con il bambino nella carrozzella, seguitava incurante a deprecare e ad assistere a tutto.

Poi, (ritornata sembrava la calma) alquanto placatasi la via, ritornavo sui miei passi per apprendere le ragioni del litigio: ed ora da un giovane, ora da un gruppo di donne, appuravo la causa di quello che era successo; da quel che ho capito, il contrasto era insorto e degenerato in rissa, per un diverbio tra hassidici di Belsen e di Breslau, sul modo di intendere la formazione religiosa, che per gli uni non doveva disattendere la logica, per gli altri ispirarsi solo alla fede.

Intanto l'incendio ortodosso si veniva spegnendo e smorzando del tutto, in ogni senso particolarmente per un giovane di rientro sulla via principale, quando vi credeva scampato ogni pericolo, che proprio nel mentre si rassettava soprabito e filatteri e riccioli, vi era investito da secchiate d'acqua da delle donne al balcone.