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agosto
Venerdì
si sono sciolte rapidamente, l'una dopo l'altra, le contrarietà da cui la
giornata sembrava segnata: essendomi ritrovato quel mattino con poche
decine di shekel, per mia disattenzione, dato che sulla guida non avevo
fatto attenzione che anche quel giorno, non solo di Sabato, le banche
erano chiuse.
Ma
è bastato che mi sia recato alle porte di Damasco, per trovare già
aperto lo spiraglio delle ante di un negozietto di cambio.
Quindi,
all' Ufficio Turistico, quando ho appreso che Sebastye e il sito
archeologico dell'antica Samara erano irraggiungibili, almeno per quel
giorno, perchè i tassisti arabi per Nablus così come la locale
popolazione araba erano in sciopero contro l'offensiva israeliana in atto
nel Sud del Libano, e che il primo pullman per Masada per quel giorno
oramai sarebbe partito troppo tardi, a mezzogiorno, ed ho quindi rilevato
alla mia interlocutrice, in francese, che secondo gli orari dei Musei di
Gerusalemme ch'erano riportati sulla mia guida per il giorno di Venerdì (
per quel giorno) non mi restava l'alternativa di visitarli , dato che come
di Sabato avrebbero chiuso troppo presto, lei mi ha fatto invece sapere (
mi ha confortato) che eccezionalmente di luglio e in agosto, in previsione
del grande flusso di turisti, l'orario dei musei nei giorni festivi
sarebbe stato prolungato; ed è così che per quel giorno e il seguente, e
l'altro ancora, l'Israel Museum è diventato il centro di raccoglimento
delle mie giornate.
Dovessi
ora pertanto indicare anche una sola ragione, ed una soltanto, per
visitare Gerusalemme ed Israele, indicherei per l' appunto e senza dubbio
l'Israel Museum.
Già
il sito, al culmine del parco della Knesset, è una fragranza balsamica di
pini e olivi e rosmarino, nel cui verde intenso circostante, il suo
complesso di padiglioni ed istituti si apre tra lo scorrimento, lungo i
declivi, delle acque e delle fontane del giardino di sculture all'aperto
di Isam Noguchi.
Ed
incontro al cielo e al visitatore, ora vedi sculture che vi si proiettano
sulla vinta resistenza della materia, a esternare leggerezza e sospensione
dei corpi, ora con le stesse sostanze materiche della grevità e della
tecnologia opprimente, le vedi esprimere slanci ascensionali o in
sopravincente (contrapposta) tensione, vitalità biomorfe o il ludico
gratuito, le invenzioni di un informe fantastico.
Come
mi sono deciso di cessare di divagarvi, sono entrato innanzitutto nel
Santuario del libro, secondo il rito preliminare, degli innumerevoli
visitatori, di ammirarvi la preservazione delle testimonianze delle guerre
di resistenza giudaica contro la dominazione romana, i Manoscriti degli
Esseni e le lettere di Bar Kobka, intanto che in questi giorni, e in
quelle ore, si perpetuavano gli attacchi agli hezbollah delle forze
d'occupazione israeliana, nelle zone di sicurezza a sud del Libano.
Ma
dietro gli hezbollah è l'intelligenza di Assad di Siria, di cui è certa
più l'intenzione di riavere i territori del Golan, che di volere la pace
con la stella di Davide.
Quindi
prima di visitare successivamente Judaica, ho voluto cogliere l'occasione,
nei padiglioni adiacenti, della mostra ch'era ancora in esposizione su
"Painting the Bible in Rembrandt's Holland".
Secondo
la concezione di chi l'ha allestita, gli artisti rappresentativi, come i
loro committenti, protestanti od ebrei che fossero, per affermare nel
Seicento il processo di indipendenza della civiltà olandese dall' Impero
spagnolo, l' avrebbero idealizzata pittoricamente in una "nuova
Israele", i suoi uomini pronti a scagliare la nuova pietra gloriosa
di Giacobbe e Davide, nel sogno di Daniele, contro le nuove Rome e Persie
e Babilonie, o i nuovi faraoni, Amman, e Nabuccodonosor, dalla Bibbia
desumendo per sè medesimi e i ritrattati, modelli esemplari di virtù e
valore; in panneggi e turbanti, i più orientali, così nobilitando i
sembianti commissionari dei benefattori dell'Ospizio di Harlem, nell'(come
l)'accolita di Elisha che rifiuta i doni di Nama.
E
Guglielmo III è un altro David, e i banchieri d'Olanda ulteriori
Giuseppe che provvedono l'Egitto batavo di granaglie, anzichè di spreco e
falsa idolatria.
Mentre
l'espulsione di Hagar e di Ismaele, può occorrere a rammentare, al
committente ebraico, quella di Sefarditi e Marrani dalla Spagna, o sono
Yael, Ruth, ed Esther, che
vengono altrove riesortando ad un esercizio virtuoso del proprio potere
seduttivo.
Di
Rembrandt, di cui si richiamano le frequentazioni di Menasseh ben Israel e
del poeta Ephraim Bueno, insieme con la rappresentazione di Giuseppe e
Putifarre e la sua moglie, grandeggia l' evocazione di Mosè con le tavole
della Legge, ove Rembrandt, in un sublime limitarsi a ciò che è ombra e
terra nel colore, viene alla resa dei conti con l'estrema vanità di ogni
ordine e legge, con l'estremo sconforto che presta a Mosè, nel guardare a
noi, della consapevolezza della (loro) inosservanza delle leggi all'atto
stesso di imporle, la figura di Mosé traendo lo sfacimento delle sue
carni vissute, da un lividore di colore come dilavato e invaso di fumo di
tenebra, da un'opacità di fondo di nuvole e roccia, nella riduzione di
tutto a esprimere l'infuriare di ogni elemento; i tocchi, nello
scompigliarsi di vesti e capelli, come agitati e sommossi dal freddo della
costernazione.
Quindi
è stata Judaica, enciclopedia didattica, e insieme incantevole
favola, dei rituali e dei reperti superstiti della religiosità ebraica, nelle
sue ricorrenze, a iniziare dalle lampade di quando- e la memoria
andava a Breve Venerdì di I. B. Singer-, all'apparire delle prime stelle
del Sabato, la moglie chiude gli occhi al cospetto del marito che la
benedice, e la tavola è imbandita per il pranzo e la recita delle zemirot
il Sabato, o nelle guise fiabesche dei trafori di torri campanarie con le
banderuole svettanti, di uccelli canori su racemi fioriti flessuosi dai
cesti, di luminosi girasoli d'argento, sono predisposti i contenitori di
spezie per l'havdalah che vi pone termine.
Poi
(O) nelle teche sono apparsi fanno di sè mostra i sofar che
suonano(, a) con voce di pentimento e perdono, a promessa e suggello della
ricorrenza del Rosh-ha-Shanah e del Kippur, mentre mi ha deliziato puoi
successivamente accostarmi ai capanni all'aperto, dipinti di scene di
convalli festanti e di suburbi di turrite mura, dove era dato ripararsi
(all'esterno) a evocazione delle peregrinazioni nel deserto, quando è il
tempo della Sukkot;, nelle vetrine adiacenti esposti i contenitori
rilucenti dell'etrog, il frutto del cedro di cui con il lulav, la frasca
di palma, mirto e salice legati insieme, si serve allora l'anziano
che adempie al rito cui deve procedere, del corteo con i libri Santi
intorno alla bima; cui succedono i candelabri delle nove lampade ad
accendersi consecutivamente, per la purificazione del tempio dell'
hanukkah, quindi i rotoli del libri di Ester del Purim della liberazione;
e ulteriormente, i magnifici manoscritti dell'haggadah, con le
prescrizioni rituali della passover, accanto i calici e le posate
imbandite, in un comparto gli strumenti per la facitura del pane azzimo a nella
commemorazione dell' Esodo, dopo che con la candela, ed una piuma, anche
l'ultima briciola di pane lievitato sia stata raccolta(,) ed arsa al
fuoco; nonchè i calendari dell' omer che segue, a interdire attenti
che nè sposalizi nè e il taglio di capelli sono allora
concessi, per la sua durata.
Mi
si sono quindi aperti (Quindi ti si aprono) negli stili di appartenenza a
(di) questa o quell'altra civiltà d'Europa, i sacri testi più
preziosamente manoscritti, nell'uno gli uomini in guisa di bestie secondo
l'interdetto di rappresentarli, nell'altro effigiati intenti nella
ritualità quotidiana, con la delicatezza creaturale dell'arte miniata
dell' Italia del Nord già rinascimentale ( il Rotschild del 1460-70), o
mi si sono svolti o involti, ornamentali, gli arredi fiammanti del Santo
dei Santi, i rotoli della torah e i loro ammanti, le parokhet
sontuosamente intessute di menorah, di leoni rampanti e di corone e
pilastri del Tempio, insieme con i rimmonim nelle forme di melograni, e
gli indicatori della parola sacra in guise di mani, gli jad, appunto,
sinchè miracolosamente incolume e ricostituita, è l'integralità
stessa dell'interno di una sinagoga in cui meravigliosamente mi
sono addentrato, alfine traspostavi lì in salvo
oltre l'Olocausto dall' Europa, l'una di Vittorio Veneto, l'altra
dalla volta splendidamente festosa di intricati uccelli e del loro
inviluppante fogliame, ch'era in Horb preso Bamberga.
Nell'una
risuonando le note del mio conterraneo Salomone Rossi, nell'altra,
struggenti, quanto dei tre libri di preghiera per la inaugurazione della
nuova sinagoga di Konisberg, opera di Eduard Birnbaum(1855-1920), andati
distrutti con la distruzione della sinagoga nella notte dei cristalli,è
sopravissuto nella sola memoria dei cantori superstiti allo sterminio.
Anche
rivisitando l'Istituto un secondo giorno, nell'urgenza anche solo di
percorrere le sale d' Arte moderna, di impressionisti e postimpressionisti,
prima di visitare conclusivamente il Museo Archeologico, non ho potuto che
dare un colpo d'occhio al Jewish etnography Departement, eppure ho avuto
modo di restarne stupefatto, dalla messa in mostra di quali e quanti siano
stati i modi di ambientarsi, prima ancora che di variare le sinagoghe e
gli oggetti di culto, cui si è adattato l'ebreo nelle quotidianità della
diaspora, che vivesse nel ghetto o nella mellah, nella juderia o nello
shetl, che si assimilasse con gli indigeni dell' India o del Turkestan o
di Bukhara, o dello Yemen, del Kurdistan o della Turchia.
Bastava,
a impressionarti, la moltitudine dei copricapi e delle calzature indossati
dagli ebrei, o l'accostamento degli interni in cui l'ebreo ha vissuto come
nella sua dimora più propria, del salotto settecentesco
con il pianoforte e i mobili in noce e i buoni ritratti di
famiglia, all' arredamento di soli tappeti e cuscini e mensole, e ripiani
di appoggio, della dimora arabesca nordafricana.
Quando
il primo giorno sono uscito dall' Israel Museum ch'era pomeriggio
inoltrato, mi sono uniformato ai più nel prendere l'autobus, sono così
finito nel centro anzichè nella città Vecchia, scendendo quando mi è
apparso di avere superato di qualche via Me'a She'arim. Ed ho allora
profittato del disguido per transitarvi.
L'aspetto
dimesso delle basse dimore spioventi, le ringhiere che le accomunavano a
schiere, il rugginio e lo sfascio degli infissi, tutto sembrava farne una
riesumazione degli shetl esteuropei, o una loro preservazione ad onta del
tempo e della storia.
Vi
ho oziato a lungo anche per deviarvi all'interno dalla via principale, ove
avrei seguitato altrimenti a trovarmi appresso al camion che raccoglieva
il pattume e l'immondizia del quartiere,
di cui i conducenti ed il netturbino erano arabi.
In
tal modo (Così) essi di Venerdì, il giorno festivo degli Islamici,
lavoravano per il riposo anticipato dell'ebreo ortodosso.
E
ho indugiato nei vicoli laterali sino a quando, riemerso sulla via, sono
stato richiamato dall'agire rabbioso di un giovane ortodosso, che si
veniva accanendo contro alcuni manifesti.
Ne
iniziava anche lo strappo, al che i passanti si sono fermati ed hanno
rallentato intorno a lui.
Ma
l'ilarità e lo scherno sono state solo le reazioni iniziali, perchè
altri giovani e gente adulta, arrestatisi, hanno cominciato a gridargli
contro e a tentare di impedirlo; il che lo ha più ancora incattivito,
provocandolo a usare lo spray per cancellare un'altra copia del manifesto.
Sui
balconi si affacciavano intanto ( Intanto si sono fatte ai balconi)
schiere e gruppi di donne che a voci, e grida, prendevano anch'esse
parte (prendevano parte anch'esse) al contrasto. Che è degenerato di lì
a poco in un litigio e in una zuffa collettiva, tra i sostenitori del
giovane raccoltisi in sua difesa, e gli altri ebrei ortodossi, a lui
contrari, cui non era riuscito di seguitare a malmenarlo a calci e pugni.
E
il traffico lungo tutta la via ne è rimasto coinvolto, o perchè le auto
erano costrette a fermarsi, o perchè questo o quello degli inseguiti,
cercava la fuga e il riparo su questo o quel taxi di passaggio.
Dall'angolo
in cui improvvisatomi reporter ho cercato riparo, a seguito di altre a
ripetizione, una pietra mi ha allora sorvolato d'un niente, nel tentativo
riuscito, di chi l'aveva scagliata, di colpire una di tali auto, insieme
con lo scampato in fuga di cui si era arrestata a soccorso; quell'intifada
che mi risuonava intanto l'ulteriore conferma che non v'è oppositore
irriducibile, che l'antagonismo non finisca per assimilare al (
immedesimare con il) proprio nemico.
(
Quelle stesse lenti, sia detto per inciso, che pesano
sull'aspetto
linfatico di tanti ebrei di Me'a'she'arim, dove le avevo ritrovate,
altrettanto spesse, e ricorrenti, se non presso i Mozabiti di Algeria, gli
ultraortodossi dell'integralismo islamico, per purità di causa loro
stessi endogamici...)
Quindi
la caccia all'uomo si spostava all'interno del quartiere, in un nero
svolazzo di riccioli e bombette e lunghi soprabiti ( e lunghe gabbane),
mentr'io mi allontanavo fino all'angolo
di svolta della via a Sud, dove i fuggiaschi raggiungevano lo
scampo definitivo in vettura, ed una donna con il bambino nella
carrozzella, seguitava incurante a deprecare e ad assistere a tutto.
Poi,
(ritornata sembrava la calma) alquanto placatasi la via, ritornavo sui
miei passi per apprendere le ragioni del litigio: ed ora da un giovane,
ora da un gruppo di donne, appuravo la causa di quello che era successo;
da quel che ho capito, il contrasto era insorto e degenerato in rissa, per
un diverbio tra hassidici di Belsen e di Breslau, sul modo di intendere la
formazione religiosa, che per gli uni non doveva disattendere la logica,
per gli altri ispirarsi solo alla fede.
Intanto
l'incendio ortodosso si veniva spegnendo e smorzando del tutto, in ogni
senso particolarmente per un giovane di rientro sulla via principale,
quando vi credeva scampato ogni pericolo, che proprio nel mentre si
rassettava soprabito e filatteri e riccioli, vi era investito da secchiate
d'acqua da delle donne al balcone.
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